Le bozze di un documento si chiamano così proprio per la loro provvisorietà, ciò non toglie che quanto accaduto al capitolo “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici” contenuto nel Recovery Plan salta inevitabilmente all’occhio. Infatti, fra la prima e la seconda versione c’è addirittura una differenza negativa di più di dieci miliardi relativa alle risorse disponibili per la riqualificazione del nostro patrimonio immobiliare, pubblico e privato.
Il perché della cosa è praticamente impossibile da capire dato che la suddivisione delle risorse (29,35 miliardi) destinate agli interventi sull’edilizia è specificata nella seconda versione mentre è del tutto assente nella prima bozza, quella con 40,1 miliardi di spesa prevista. Una “stranezza” che non passerà inosservata a Bruxelles, considerato che il Recovery Plan altro non è che il documento messo a punto dal governo italiano per l’impiego degli ingenti fondi messi a disposizione dal Recovery Fund europeo.
Nonostante la vistosa sforbiciata, le risorse destinate alla riqualificazione del patrimonio immobiliare restano molto ingenti anche perché l’abbattimento delle emissioni di CO2 non può che passare dalla riduzione dei consumi di energia degli edifici che generano più di un terzo dei consumi totali in Italia. Il Piano del governo sottolinea come “la maggior parte dei 14,5 milioni di edifici del Paese è stata edificata in epoche precedenti alle vigenti normative legate all’efficienza energetica. L’Italia è inoltre esposta a rischi sismici, che richiedono una diffusione capillare degli interventi di prevenzione”.
L’intervento su efficienza energetica e riqualificazione degli edifici si struttura su due linee progettuali. La prima riguarda la realizzazione di un programma di efficientamento e messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico, con particolare riferimento a scuole, edilizia residenziale pubblica, Comuni e cittadelle giudiziarie. Un contesto dunque vastissimo, per il quale vengono previste risorse pari a 10,84 miliardi di euro.
In quest’ambito la parte del leone viene assegnata alla scuola con 6,42 miliardi destinati al risanamento strutturale degli edifici scolastici con il relativo “efficientamento energetico e la digitalizzazione degli ambienti di apprendimento attraverso il cablaggio interno delle scuole, in modo da favorire una progressiva riduzione dei consumi energetici e delle emissioni climalteranti”. Prevista anche la realizzazione di nuove scuole in un’ottica di sostituzione edilizia.
La seconda linea progettuale dell’intervento su efficienza energetica e riqualificazione degli edifici riguarda l’edilizia residenziale privata e anche pubblica, quest’ultima intesa come il patrimonio immobiliare dell’Istituto autonomo case popolari (IACP). Un settore per il quale il Recovery Plan indica uno stanziamento complessivo di ben 18,5 miliardi di euro.
Si tratta di un ambito che, nella visione del governo, sarà dominato in buona sostanza dal ricorso al Superbonus, definito come “un incentivo temporaneo per la riqualificazione energetica e l’adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato, attraverso una detrazione fiscale pari al 110% dei costi sostenuti per gli interventi”.
Ed oltre che descrivere i purtroppo complessi meccanismi di funzionamento del Superbonus, il documento ne indica le finalità concrete: “L’obiettivo è di aumentare in modo sostanziale il risparmio annuale generato dagli interventi di riqualificazione energetica. In termini di superficie sottoposta a riqualificazione energetica e sismica, si stimano circa 3 milioni di metri quadri riqualificati per anno, corrispondenti a circa l’1% della superficie complessivamente occupata da edifici residenziali”.