Il mercato delle soluzioni Internet of Things per la Smart Home sta attraversando una fase particolare in Italia, riscontrando un crescente interesse da parte dei consumatori. Nel 2019, nel nostro Paese ha registrato un elevato tasso di crescita, pari al 40% in più rispetto al 2018, superando ampiamente il mezzo miliardo di euro.
Il rapporto tra prodotti Smart per la casa e consumatori è stato uno dei punti trattati al convegno Smart Home: dove c’è IoT, c’è casa, tenutosi martedì 18 febbraio presso l’Aula Magna del Politecnico di Milano. L’evento è stata l’occasione per presentare i risultati della ricerca sulla Smart Home realizzata dall’Osservatorio Internet of Things, progetto nato nel 2011 in seno allo stesso Ateneo con lo scopo di indagare le reali opportunità dell’IoT, combinando la prospettiva tecnologica con quella manageriale.
Addentriamoci ora nel merito, scoprendo qual è l’attuale interesse dei consumatori nei confronti dei prodotti Smart per la casa.
L’analisi del rapporto tra Smart Home e consumatori illustrata dall’Osservatorio Internet of Things si basa su dati provenienti da più fonti combinate, nello specifico:
Dall’analisi emerge che esistono svariati punti di domanda ancora aperti quando si tratta di esaminare il ruolo dei consumatori in relazione ai prodotti Smart Home. I segnali sono tuttavia positivi. Alcuni di questi interrogativi si stanno infatti trasformando pian piano in certezze. Lo si intuisce nell’immediato, considerando il livello di conoscenza degli utenti finali. Appare innanzitutto chiaro che la Smart Home è sempre più nota ai consumatori italiani. Lo stesso termine “Smart Home” risulta più conosciuto rispetto alla parola “domotica”. Ma non ci si limita al solo livello di consapevolezza. Con il passare degli anni, la Smart Home sta progressivamente crescendo.
Da una parte ci sono i più giovani, nella fascia compresa tra i 18 e i 34 anni, con una percentuale pari al 77%. La quota resta comunque abbastanza elevata anche nella fascia di età inclusa tra i 55 e i 74 anni, con una percentuale pari al 56%. Più di un consumatore su due, anche in questo secondo gruppo rappresentativo conosce il termine “Smart Home”.
Come spiega Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things, “l’altra variabile che è ancora più discriminante rispetto a quella dell’età è il livello di familiarità del consumatore con la tecnologia”. Gli utenti che possono essere considerati Tech Advanced, ossia capaci di effettuare tutta una serie di attività tecniche come configurare un modem, installare un’App, regolare un termostato in casa, risultano ancor più vicini al mondo della Smart Home, corrispondendo all’84%. Di contro, la percentuale dei Tech Dummy, ovvero i consumatori inesperti e poco avvezzi alla tecnologia, è pari al 45%.
Ne consegue che ai fini di ampliare ulteriormente il mercato della Smart Home, per le aziende diviene necessario andare a toccare le corde giuste rispetto alle categorie di consumatori attualmente ancora distanti da questo mondo. In che modo? Proponendo soluzioni semplici, accessibili e maggiormente fruibili.
A fronte di una percentuale di consumatori che rispetto al 2018 è piuttosto stabile e possiede almeno un oggetto Smart in casa, i dati del 2019 confermano che nel mercato dei prodotti Smart Home ci si sta effettivamente muovendo verso la semplificazione dei dispositivi.
A distanza di un solo anno i dati variano sensibilmente sotto questo profilo. Cresce infatti il numero di utenti in grado di installare gli apparecchi acquistati in totale autonomia, senza ricorrere all’aiuto di un professionista (64% dei rispondenti, +10% rispetto al 2018).
“Da un lato il merito è del consumatore che si sta avvicinando al mondo della Smart Home, capisce e comprende come poter installare in autonomia un dispositivo” – precisa Giulio Salvadori – “Ma dall’altro è anche merito dell’offerta, perché oggi assistiamo al lancio di soluzioni che sono veramente autoinstallanti e che l’utente percepisce come tali”.
Insieme al livello di autonomia cresce anche l’uso delle funzionalità da parte degli utenti (65%, con un +7% rispetto al 2018).
Le intenzioni di acquisto future fanno registrare una “timida” crescita. Il 37% dei consumatori dichiara di voler comprare almeno un oggetto Smart (+2% rispetto al 2018). Le intenzioni appaiono tuttavia piuttosto lontane nel tempo: solo l’11% ha in programma l’acquisto nei prossimi 12 mesi, mentre il restante 26% appare più cauto, ponendo come orizzonte temporale i prossimi tre anni.
Di primo primo acchito, questi dati sembrerebbero negativi. In realtà appaiono sostanzialmente allineati alle prospettive rilevate nel 2018, oltre che dipendenti dalle abitudini di acquisto degli utenti. I consumatori tendono in effetti a non pianificare gli acquisti degli oggetti Smart alla fine o all’inizio di un anno per i successivi dodici mesi, ma comprano d’impulso.
L’acquisto di impulso è innegabilmente uno dei più gettonati quando si parla di soluzioni per la Smart Home. Il dato trova un’ulteriore conferma nel fatto che durante i periodi dell’anno in cui l’acquisto non pianificato risulta più rilevante, come in occasione dei Black Friday, dei Cyber Monday o delle settimane prenatalizie, i prodotti Smart per la casa sono sempre in prima fila in termini di volumi venduti.
Osservando l’altra faccia della medaglia, si scopre che ad oggi oltre un 60% di italiani non possiede ancora un apparecchio Smart per la casa.
Ma quali sono le ragioni del mancato acquisto?
Nel 26% dei casi gli oggetti Smart vengono considerati troppo futuristici. Un 13% degli intervistati li reputa soluzioni non ancora mature sul fronte della tecnologia hardware o software. Ma c’è anche un 12% di consumatori che non ne ha mai sentito parlare. Un 11%, invece, non ne comprende i benefici.
Se si confrontano le ragioni legate al non acquisto alle motivazioni del non utilizzo, a fare da padrone è l’elevata complessità (44% dei casi). Nonostante ci si stia muovendo verso una progressiva semplificazione, i dispositivi Smart appaiono tuttora troppo macchinosi, almeno per determinate categorie di utenti. Il 23% dei consumatori attribuisce di contro il non uso a una poca utilità degli apparecchi, mentre il 14% parla di scarsa fruibilità.
Altro dato degno di nota è quello riguardante la preoccupazione dei consumatori per la sicurezza della propria Privacy. Se infatti nel 2014 solo il 27% degli utenti finali era restio a condividere i propri dati personali, tale percentuale è aumentata gradualmente passando dal 44% nel 2016, al 51% nel 2017 e 2018, fino a raggiungere il 54% nel 2019.
È significativo il fatto che tali timori non riguardino solo chi è generalmente restio ad adottare nuove soluzioni tecnologiche, ma anche i più giovani. Siamo di fronte a un trend piuttosto evidente che porta molte aziende a proporre la protezione dei dati come leva di Marketing in termini di comunicazione. “Oggi”, spiega il direttore dell’Osservatorio, “non si sponsorizzano più solo le funzionalità dell’oggetto Smart o i servizi offerti da quell’oggetto, ma anche il fatto che l’azienda produttrice possiede le certificazioni idonee a gestire i dati personali degli utenti”.
Rassicurare i consumatori sull’utilizzo dei dati e garantire un’adeguata protezione rispetto ad eventuali attacchi informatici da parte di soggetti esterni costituiscono quindi due leve essenziali per sostenere una sempre più capillare diffusione di oggetti Smart Home in futuro.