Il caso dei Paesi di Visegrad, come recuperare il gap nella transizione energetica

Un articolo di Ember racconta le vicende di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia: da regione in coda al cambiamento green ad area con la più forte crescita del fotovoltaico nonché polo nella produzione di batterie
Crescono le installazioni fotovoltaiche nei paesi di Visegard

Si chiama Gruppo di Visegrad, ed è l’entità creata più di trent’anni fa da Ungheria, Polonia e l’allora Cecoslovacchia, con lo scopo di promuovere un’integrazione unitaria nell’Unione europea. Un approccio che peraltro fallì, tanto che le nazioni citate entrarono poi nell’UE con negoziati e accordi separati. Ma se allora i Paesi interessati finirono per muoversi in ordine sparso, adesso sembrano accumunati in un altro modo, ovvero nella traiettoria che stanno seguendo sulla strada della transizione energetica.

Diciamo subito che i quattro Paesi citati – dalla Cecoslovacchia, ci racconta la Storia, nacquero la Repubblica Ceca e la Slovacchia – non erano considerati ai piani alti dell’Unione Europea come la punta di diamante, per così dire, della transizione energetica del nostro continente. A peggiorare il giudizio, la lentezza nell’adozione dell’energia rinnovabile, l’eccessivo utilizzo del carbone ed un quadro normativo obsoleto. Ma le cose, come ci racconta un recente approfondimento pubblicato sul sito di Ember, stanno cambiando rapidamente…

Un deciso cambio di marcia 

“Negli ultimi cinque anni – si legge nell’introduzione dell’articolo di Ember –, la produzione di energia solare nell’Europa centrale è cresciuta enormemente nonostante il modesto potenziale di produzione fotovoltaica della regione, un prodotto interno lordo inferiore alla media europea e gli ostacoli politici”.

In particolare, nonostante il contesto politico sfavorevole, i Paesi di Visegrad stanno diventando uno dei casi di successo europei proprio nel settore dell’energia solare. “Dal 2019, la produzione fotovoltaica nell’Europa centrale è cresciuta a un ritmo doppio rispetto alla media UE. Un tempo associata al carbone, la regione è già una potenza solare europea e sta rapidamente diventando il polo delle batterie del continente”.

Possibile ruolo di leadership dei paese di Visegrad

L’impennata della produzione solare, unita alla crescente forza come hub per la produzione dei sistemi di accumulo, porta la consulente di Ember, Tatiana Mindekova, a sostenere che “la regione dell’Europa centrale è destinata a guidare la prossima fase della transizione verso l’energia pulita, a condizione che vengano adottate delle politiche adeguate per garantire che questo ruolo di leadership sia duraturo”.

Infatti, il cambio di marcia dei Paesi di Visegrad non può ancora dirsi consolidato: “I piani nazionali per il 2030 fissano ancora obiettivi per le energie rinnovabili ben al di sotto della media UE, rischiando un rallentamento dei progressi. Per mantenere lo slancio, i Paesi dell’Europa centrale devono abbinare la crescita dell’energia solare alla flessibilità della rete e all’accumulo”.

Il paragone con il dato UE

Nel dettaglio, le quattro nazioni dell’Europa centrale hanno aumentato la loro produzione solare cumulativa nel quinquennio di quasi sei volte, passando da 5 TWh a 29 TWh. Si tratta, come detto, di un dato che sovraperforma enormemente quanto accaduto complessivamente nell’Unione Europea durante lo stesso periodo. Infatti, nell’UE si è registrato un aumento di 2,5 volte della produzione fotovoltaica, passata da 125 TWh nel 2019 a 308 TWh nel 2024.

Paesi di Visegrad: andamento del fotovoltaico

L’analisi a livello nazionale evidenzia che, comprensibilmente, i progressi non sono stati uniformi in tutta la regione. “La Polonia vanta la maggiore capacità solare cumulativa, superando i 23 GW – secondo il rapporto di Ember –, sostenuta da oltre 1,5 milioni di prosumer solari a giugno di quest’anno. Nel frattempo, l’Ungheria ha registrato il maggiore boom solare nel periodo di studio quinquennale, con la quota di energia solare nella produzione di elettricità nel Paese che è balzata dal 4% nel 2019 a quasi il 25% nel 2024. A luglio di quest’anno, la capacità cumulativa aveva superato gli 8 GW”.

Repubblica Ceca e Slovacchia

Per quanto riguarda le altre due nazioni del Gruppo di Visegrad, la Repubblica Ceca ha quasi raddoppiato la sua produzione solare nel periodo di cinque anni preso in esame, mentre la Slovacchia risulta più indietro in termini di capacità solare cumulativa “a causa di politiche sfavorevoli e di elevati costi di connessione alla rete”.

Ed ancora, l’analisi di Ember ha rilevato che a giugno di quest’anno Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia hanno registrato la quota di energia solare più alta di sempre nel loro mix energetico. Tradotto in percentuali, l’Ungheria ha raggiunto il massimo del 42%, la Polonia del 22% e la Repubblica Ceca del 14,7%.

Meno dipendenza dal carbone

Un altro aspetto molto importante segnalato dall’approfondimento di Ember è che ciascuna delle quattro nazioni sta compiendo progressi per ridurre la dipendenza dal carbone. “L’Ungheria ha dimezzato la sua quota di carbone dal 12% al 6% tra il 2019 e il 2024, mentre la Slovacchia ha chiuso l’ultima centrale elettrica a carbone lo scorso anno. La quota di carbone nella produzione di energia elettrica della Repubblica Ceca è diminuita del 7% negli ultimi cinque anni, mentre la data di eliminazione graduale del carbone è stata anticipata di cinque anni, al 2033. Infine, la Polonia ha generato più elettricità da fonti rinnovabili che da carbone per la prima volta nel giugno 2025”.

Da qui l’annotazione di Ember che evidenzia come “il successo di questi quattro Paesi nel tasso di crescita dell’energia solare rappresenta un esempio significativo, non soltanto per l’Unione Europea ma anche per le economie in via di sviluppo con sistemi energetici ancora basati sul carbone, offrendo un modello per le economie emergenti in tutto il mondo”.

La situazione nell’accumulo

Per quanto riguarda i sistemi di accumulo, nell’articolo si sottolinea che la regione ne esporta grandissime quantità, sebbene nel suo complesso abbia una capacità installata molto ridotta. In realtà le pipeline nazionali di progetti di batterie raccontano una storia più diversificata. Ad esempio, fino a metà 2025, la capacità installata di batterie su larga scala in Polonia era bassa (circa 0,02 GW), ma si prevede una forte accelerazione entro i prossimi 5 anni. Varsavia, peraltro, che è già tra i primi tre esportatori di batterie al mondo e dispone di una delle più grandi pipeline di gigafactory in Europa.

“La Polonia – spiega Ember – dispone di una delle più grandi pipeline di progetti di batterie su scala di rete nell’UE: ben 7,3 GW, di cui 0,8 GW già autorizzati o in costruzione. Quest’accelerazione è stata favorita dal successo delle batterie nelle aste del mercato della capacità del 2023 e del 2024, che hanno fornito un flusso di entrate prevedibile per i nuovi impianti e, più recentemente, da un programma di sussidi per l’accumulo dedicato, che prevede sovvenzioni e prestiti fino a 1,2 miliardi di euro”.

Il caso dell’Ungheria

Guardando all’Ungheria, ha anch’essa una capacità di batterie operative tra le più basse dell’UE, ma a differenza della Polonia la sua pipeline di progetti è praticamente assente. Di contro, nel 2021 l’Ungheria rappresentava circa un quinto del valore aggiunto della produzione di batterie dell’UE, seconda solo alla Germania, e a gennaio 2025 ospitava quasi il 40% della capacità di assemblaggio di celle dell’Unione.

“I Paesi dell’Europa centrale – è la conclusione dell’articolo – non hanno ancora eguagliato la rapida crescita dell’energia solare con analoghi progressi nell’implementazione delle batterie. Ad agosto 2025, i paesi dell’Europa centrale avevano installato solo 0,1 GW di batterie su larga scala, meno del 2% della capacità installata dell’UE. Un ritardo nell’implementazione delle batterie che sta già causando problemi. L’azione politica a sostegno dell’energia solare deve quindi concentrarsi sulla rimozione degli ostacoli all’accumulo, sulla gestione della domanda e su altre soluzioni di flessibilità pulita”.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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