Il Superbonus? A giudicare dal suo risalto nei mezzi di comunicazione è più vivo che mai, e questo nonostante le sentenze funebri emesse nei suoi confronti dopo il ridimensionamento progressivo deciso dal governo. Anzi, il ritorno in auge della maxi-agevolazione è legato proprio alle ipotesi di una “ricrescita” del recupero fiscale, che nel 2024 è per ora fissato al 70%, seppur con un’importante limitazione che illustreremo a seguire.
Il contesto in cui potrebbe verificarsi questo nuovo coup de théâtre relativo al Superbonus è quello della revisione del PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), fra l’altro auspicata dall’UE che vuole vederci chiaro sulle modalità con cui l’Italia sta spendendo i fondi europei che lo finanziano.
Ebbene, questa revisione potrebbe permettere di dedicare una parte aggiuntiva delle risorse economiche ai bonus energetici, liberando fino a ulteriori tre miliardi di euro per il Superbonus.
E proprio l’entità di queste risorse aggiuntive spiega la limitazione di cui sopra. Tre miliardi di euro, infatti, non rappresentano una somma enorme considerata la sfera d’azione del Superbonus, che fin qui ha “movimentato” varie decine di miliardi. E così, se il proposito è quello di riportare il recupero fiscale per l’anno prossimo al 110% originario, di questa opportunità potrà beneficiare soltanto una parte dei cittadini.
In pratica, il Superbonus ripotenziato riguarderebbe soltanto la platea dei cosiddetti incapienti, ovvero coloro che hanno un reddito così basso da non presentare denuncia dei redditi o, pur presentandola, con un importo che non consente di beneficiare delle detrazioni.
Per tutti gli altri, invece, dovrebbe continuare a valere la regolamentazione attuale, quella che appunto prevede il proseguimento del Superbonus nel 2024 con l’aliquota ridotta al 70% (65% nel 2025).
Ma non dovrebbe essere finita qui, perché oltre che alla rimodulazione parziale del recupero fiscale si sta lavorando anche sulla ridefinizione della tipologia dei lavori inclusi nel Superbonus al 110% per il 2024. Un’operazione legata anche alla necessità di limitare il più possibile truffe ed abusi, vale a dire i comportamenti illegali che hanno rappresentato l’aspetto più criticato della maxi agevolazione.
L’ipotesi è che si circoscriva l’effettuazione dei lavori al solo efficientamento energetico dell’immobile, lasciando fuori quindi tutta quella serie di interventi “a corredo” che spesso sono stati agganciati in qualche modo al Superbonus. Al riguardo un nodo da sciogliere è quello delle caldaie a condensazione che l’Unione Europea intende bandire quanto prima per via dell’utilizzo di gas, mentre in Italia è forte il partito di coloro che vorrebbero salvarne l’adozione a condizione che vadano a sostituire caldaie con minore efficienza energetica.
Intanto, nonostante la progressiva riduzione della sua convenienza, il Superbonus continua la sua marcia anche nel 2023, come testimonia il monitoraggio sull’andamento dell’agevolazione che ENEA esegue da anni. Alla metà di quest’anno il totale degli investimenti ammessi a detrazione per il Superbonus sfiora gli 80 miliardi di euro (con un incremento di circa 3 miliardi rispetto al 31 maggio). Invece, le detrazioni maturate al 30 giugno per i lavori conclusi raggiungono i 71,1 miliardi rispetto ai 68,1 miliardi del mese precedente.
Infine, sul fronte tuttora irrisolto del blocco della cessione dei crediti maturati con il Superbonus, va segnalato che i tecnici del ministero dell’Economia stanno valutando i possibili interventi a favore delle “vittime”. Tra le ipotesi al vaglio c’è quella di un blocco dei pignoramenti e delle azioni civili nei confronti delle imprese, dei cittadini e dei professionisti che non sono riusciti a incassare i crediti a loro spettanti.
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