
La crescita del settore della clean energy comporta un costante incremento della domanda di minerali critici. Tuttavia, per concretizzare in modo efficace il percorso di transizione ecologica globale, è necessario potenziare ulteriormente gli investimenti su queste materie prime, in modo da garantire un’offerta resiliente e diversificata e traguardare i target energetici e climatici fissati su base globale. La questione è centrale se si pensa che il mercato di questi minerali è destinato a raddoppiare, raggiungendo i 770 miliardi di dollari entro il 2040 nell’ambito del percorso verso l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050.
A dirlo è un recente studio (Global Critical Minerals Outlook 2024) della IEA che ha realizzato una valutazione del rischio su alcuni minerali critici impiegati per la transizione energetica (litio, rame, nichel, elementi di cobalto, grafite e terre rare), analizzando quattro dimensioni chiave:
Dalla ricerca emerge come, dopo due anni di forti aumenti, i prezzi dei minerali critici siano diminuiti drasticamente nel 2023, tornando ai livelli pre-pandemia. Il calo più importante è stato registrato dai materiali impiegati nella produzione di batterie. Nello specifico, il prezzo del litio è calato del 75% e i prezzi di cobalto, nichel e grafite sono scesi di un valore compreso tra il 30% e il 45%, contribuendo a loro volta a ridurre i prezzi delle batterie del 14%.

Tuttavia, nonostante la riduzione dei prezzi dei minerali critici nell’ultimo anno abbia rappresentato una buona notizia, allo stesso tempo questo trend ha frenato nuovi investimenti. Nel 2023 gli investimenti destinati al comparto dell’estrazione di minerali critici sono cresciuti del 10% e la spesa per l’esplorazione è aumentata del 15%, un dato ancora positivo, ma in calo rispetto al 2022.
Lo studio evidenzia inoltre come attualmente i progetti relativi ai minerali critici annunciati siano sufficienti a soddisfare solo il 70% del fabbisogno di rame e il 50% di litio al 2035.
Il tutto in uno scenario in cui i Paesi di tutto il mondo raggiungono i propri obiettivi climatici nazionali. I mercati degli altri minerali – spiega inoltre la ricerca – sembrano più equilibrati, se i progetti vengono realizzati come previsto.
Secondo il direttore esecutivo dell’IEA Fatih Birol l’accesso sicuro e sostenibile ai minerali critici è essenziale per transizioni verso l’energia pulita efficaci. La richiesta globale di tecnologie come i pannelli solari, le auto elettriche e le batterie sta crescendo rapidamente, ma non si può soddisfare senza forniture di minerali critici affidabili e in espansione.
Birol ha sottolineato inoltre come il recente boom degli investimenti minerari critici abbia fatto fare importanti passi avanti su scala globale. Tuttavia, c’è ancora molto da fare per garantire un’offerta resiliente e diversificata di queste materie prime.
Il report evidenzia inoltre come, per raggiungere uno scenario di 1,5°C saranno necessari circa 800 miliardi di dollari di investimenti nel settore delle materie prime critiche entro il 2040.
Altra sfida importante sarà quella relativa al riciclo e al riutilizzo di questi minerali, un tema su cui c’è ancora molto da fare.
L’industria sta facendo progressi in termini di sicurezza dei lavoratori, equilibrio di genere, investimenti nella comunità e utilizzo di energie rinnovabili per la produzione mineraria. Tuttavia, lo stesso non si può dire per la riduzione della produzione di rifiuti, delle emissioni di gas serra e del consumo di acqua, dove ci sono ampi margini di miglioramento.
Lo studio della IEA è inoltre accompagnato da una versione aggiornata del Critical Minerals Data Explorer. Nello specifico si tratta di uno strumento online interattivo, messo a punto dall’agenzia, che permette agli utenti di avere un quadro costantemente aggiornato delle ultime proiezioni sui diversi materiali critici.
Tra le iniziative portate avanti dalla IEA c’è anche un nuovo programma volontario per la sicurezza dei minerali critici, lanciato a febbraio 2024.