Inquinamento luminoso e risparmio energetico

L’inquinamento luminoso è dannoso per l’ecosistema e per la salute umana ed è indice di spreco energetico. Ecco di che cosa si tratta e come si dovrebbe intervenire
inquinamento luminoso

Che cosa si intende per inquinamento luminoso? L’inquinamento luminoso è provocato dall’interferenza delle luci artificiali con la quantità di luce naturale altrimenti presente. L’inquinamento luminoso si manifesta durante le ore notturne e ha diverse conseguenze, troppo spesso sottovalutate. L’eccessiva presenza di luci artificiali, infatti, può provocare danni e rischi sia per l’ecosistema, che per la salute delle persone.

Gli effetti sulle persone

Tra gli effetti ci possono essere forme di depressione, disturbi nel ciclo del sonno e una maggior facilità a sviluppare alcune patologie, a causa di una riduzione dell’efficacia del nostro sistema immunitario. Oltre a ciò, l’inquinamento luminoso ci priva anche della possibilità di ammirare elementi della natura come, ad esempio, la Via Lattea, che ormai non è visibile al 60% delle persone che abitano in Europa e all’80% di quelle che vivono negli Stati Uniti. La luce può propagarsi anche per centinaia di chilometri e contaminare anche luoghi e ambienti lontani dai centri urbani, dove generalmente c’è la maggior concentrazione di corpi illuminanti.

La causa principale di questa forma di inquinamento è riconducibile all’illuminazione pubblica esterna, ancora troppo spesso caratterizzata da impianti non a norma e che disperdono energia verso la volta celeste. A regolare la materia dell’inquinamento luminoso, però, si ritrovano principalmente solo leggi regionali, di cui la prima è stata quella introdotta dal Veneto nel 1997. Vi è poi la UNI 10819 che delinea i requisiti degli impianti di illuminazione esterna, in modo da limitare la dispersione del flusso luminoso delle sorgenti artificiali verso l’alto.

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Il legame tra inquinamento luminoso e risparmio energetico

Inquinamento luminoso e necessità di un maggior risparmio energetico sono due temi che possiamo considerare sovrapponibili. La presenza stessa di una quantità eccessiva di luce artificiale, infatti, sottende un consumo elevato di energia e, molto spesso, attraverso impianti e dispositivi vecchi e poco efficienti. Negli anni sono stati condotti diversi studi mirati ad analizzare e quantificare i consumi energetici suddivisi per settori e utilizzi.

Secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani i paesi in cui si spreca una quantità pro capite maggiore di luce sono il Portogallo, la Spagna e l’Italia. Questo studio sottolinea anche che non c’è corrispondenza tra i paesi o le aree maggiormente ricche con lo spreco di energia dovuto all’illuminazione. Anzi, generalmente i paesi con il Pil maggiore sono anche quelli in cui si raggiungono i risultati migliori in termini di risparmio energetico. Giusto per quantificare questo spreco, risulta che nel 2017 l’Italia ha speso 1,7 miliardi di euro per l’illuminazione pubblica, con un consumo di circa 6.000 GWh.

Il consumo pro capite è di 100 kWh, che corrisponde al doppio della media europea. I risparmi energetici (ed economici) potrebbero essere davvero importanti, basti pensare che la Germania, a seguito di un intervento strutturato e diffuso di riqualificazione durato quasi dieci anni, ha ridotto i propri costi del 53%.

L'illuminazione pubblica e l'inquinamento luminoso

Come intervenire per ridurlo e risparmiare energia

Ridurre lo spreco di luce, e quindi di energia, è possibile e ci sono diverse soluzioni, che nel loro complesso potrebbero assicurare risparmi di milioni di euro e di tonnellate di CO2. Innanzitutto, è necessario razionalizzare l’uso della luce, evitando sprechi e di illuminare eccessivamente luoghi dove non vi è una reale necessità. La luce risponde sicuramente a bisogni di fruibilità e di sicurezza, ma molto spesso si tende ad esagerare e sono molte le aree industriali, le vie e le aree extra urbane illuminate a giorno 24 ore su 24.

È chiaro che un uso regolato della luce non è sufficiente se si deve contare su impianti non efficienti e che causano un elevato spreco di energia. Da alcuni anni sono tantissimi i comuni italiani che si stanno mobilitando per una riqualificazione completa della rete di illuminazione pubblica, sostituendo lampade e lampioni esistenti con nuovi modelli a LED.

Questa tecnologia ha una durata maggiore e consuma molta meno energia. Questi interventi, inoltre, sono l’occasione per fare un passo in più e valutare l’installazione di lampioni intelligenti e che integrano ulteriori funzioni, in ottica di “smart city”. Oggi è necessario scegliere corpi illuminanti che proiettano luce verso il basso e che permettano di ricorrere a soluzioni come la regolazione dell’intensità della luce (anche automatica e autoadattiva) e l’uso di sensori di presenza. La combinazione di queste possibilità, combinate ad una manutenzione regolare e precisa da parte delle amministrazioni, può portare nel tempo anche a risparmi energetici del 60 o addirittura del 70-80%.

È chiaro che sono fondamentali anche azioni mirate alla sensibilizzazione sul tema, rivolta sia alla popolazione in generale, che ai tecnici e agli addetti del settore, che rimangono un importantissimo veicolo di diffusione dell’informazione e che possono giocare un ruolo fondamentale nel favorire certe scelte, supportando i Comuni.
Risparmiare energia e ridurre l’inquinamento luminoso offre doversi vantaggi all’ecosistema, all’ambiente in generale, alla salute delle persone.

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Gaia Mussi

Laureata in Progettazione Tecnologica e Ambientale, da sempre appassionata ai temi della sostenibilità e della tecnologia. Collabora come copywriter con portali, magazine e aziende per la creazione di contenuti inerenti il campo dell’edilizia, della sostenibilità e del risparmio energetico
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