L’inquinamento atmosferico limita gli impianti fotovoltaici

Uno studio condotto da ENEA in collaborazione con l'università Federico II di Napoli su inquinamento e impianti fotovoltaici mostra una diminuzione della resa dovuta alle polveri sottili presenti nell'aria
Inquinamento e impianti fotovoltaici: perdita di produzione

La si potrebbe quasi definire un’alleanza, di certo non santa bensì perversa e pericolosa. Ci riferiamo al “connubio” fra i combustibili fossili e l’inquinamento che producono, perché se è vero che gli impianti fotovoltaici sono una delle principali armi per limitare, ed un domani azzerare, il ricorso alle fonti fossili, a limitarne l’efficienza c’è proprio l’inquinamento atmosferico

Fotovoltaico: perdite medie annue pari al 5%

A darne conferma è un recente studio condotto dai ricercatori del Centro ENEA di Portici (Napoli), in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Ambientale dell’Università Federico II del capoluogo campano. Un’indagine la cui conclusione principale è che l’inquinamento atmosferico ha, appunto, un impatto rilevante sulla resa degli impianti fotovoltaici in Italia, con perdite medie annue pari al 5% causate dal solo particolato (PM2.5) presente nell’aria, con punte che possono arrivare alla doppia cifra in aree particolarmente inquinate da polveri sottili.

“Si tratta di un problema molto serio per una fonte energetica come quella fotovoltaica, caratterizzata di per sé da basse densità di potenza per unità di area di impianto – ha sottolineato Girolamo Di Francia, responsabile del Laboratorio Sviluppo Applicazioni Digitali Fotovoltaiche e Sensoristiche dell’ENEA -. Un problema soprattutto se si pensa agli impegni previsti dal PNIEC e dal PNRR per il nostro Paese, e che dimostra, una volta di più, come la connessione tra la produzione ed il consumo di energia debba andare di pari passo con le tematiche di salvaguardia dell’ambiente”.

Inquinamento e impianti fotovoltaici: in Cina va ancora peggio

Un impatto, quello delle polveri sottili sulla resa degli impianti, che peraltro era stato oggetto di un altro studio pubblicato sulla rivista “Nature Energy” con risultati ancora peggiori. Infatti, dalle rilevazioni effettuate in Cina è emerso che a causa dell’inquinamento atmosferico la capacità produttiva degli impianti fotovoltaici diminuiva addirittura del 13%.

“Analizzando il funzionamento dei rilevatori ottici per polveri sottili – ha spiegato Di Francia -, ci siamo resi conto che il particolato disperde in maniera rilevante la radiazione solare proprio nel range di lunghezze d’onda in cui ci si attende che le celle solari funzionino al meglio”.

Comuni della Campania e Copernicus

In particolare, le analisi condotte da ENEA e “Federico II” sono state effettuate su vari comuni della regione Campania, utilizzando i dati provenienti dalle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria dell’ARPAC e quelli forniti da Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea. Il tutto sommando anche altri dati di misure effettuate nello specifico nella città di Portici e sviluppando diverse metodologie di analisi a partire da numerosi lavori di letteratura.

“Il nostro – ha concluso Di Francia – è uno dei pochi laboratori di ricerca al mondo in grado di studiare questa problematica, sia dal punto di vista sperimentale che di modellistica, perché da anni si occupa della rilevazione puntuale dell’inquinamento atmosferico al suolo oltre che delle tematiche connesse allo sviluppo delle applicazioni fotovoltaiche, una competenza probabilmente unica”.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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