
“L’idrogeno verde è un elemento fondamentale per raggiungere l’obiettivo globale di emissioni nette pari a zero entro il 2050. Tuttavia, il potenziale tecnico-economico per produrre idrogeno a basso costo e a basse emissioni di carbonio non è distribuito equamente a livello globale”. Sono alcune delle affermazioni più significative del recente rapporto Irena dedicato, appunto, al principale vettore di fonti rinnovabili.
E proprio il disallineamento geografico nella produzione/consumo dell’idrogeno con basse emissioni di anidride carbonica rappresenta uno degli aspetti su cui maggiormente si concentra lo studio dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, dal titolo “Shaping sustainable international hydrogen value chains”.
“Le regioni con il potenziale per produrre idrogeno verde – si legge nel report – potrebbero non allinearsi con quelle che avranno un’elevata domanda futura. Ciò potrebbe portare alla creazione di un nuovo mercato globale che non solo commercia idrogeno a basse emissioni di carbonio, ma anche i suoi derivati. Una dinamica che potrebbe rimodellare il commercio energetico globale e creare opportunità per nuovi attori, compresi i Paesi in via di sviluppo”.

Irena evidenzia come, da un punto di vista economico, la produzione conveniente di idrogeno a basse emissioni carbonio e dei suoi derivati si basa sull’accesso a energia rinnovabile a basso costo, nonché sull’accesso alle risorse idriche e terrestri disponibili in loco. Inoltre, si prevede che gli sviluppi futuri del mercato saranno significativamente influenzati dalle normative e dai programmi di incentivazione volti a promuovere la produzione globale di idrogeno green.
“Programmi di incentivi, come l’Inflation Reduction Act (IRA) negli Stati Uniti e il sistema di aste implementato dalla European Hydrogen Bank (EHB), hanno il potenziale per avere un impatto notevole sulle tecnologie, le caratteristiche e la localizzazione della produzione e del consumo di idrogeno. Molti dei nuovi programmi di incentivazione non si concentrano solo sulla produzione nazionale ma si estendono anche alla produzione nei mercati esteri”.
In termini di impatto ambientale, nel rapporto si sottolinea come nel corso del suo ciclo di vita l’idrogeno green emette mediamente meno gas serra rispetto all’idrogeno blu. Allo stesso tempo, quando si considera la produzione di idrogeno per l’esportazione, è fondamentale scongiurare il rischio che eventuali oneri ambientali ricadano sui Paesi in via di sviluppo.
Irena spiega che quando si tratta di trasporto a lunga distanza di idrogeno green e prodotti derivati, esistono diverse opzioni di trasporto, con requisiti infrastrutturali e considerazioni tecniche variabili. Molto probabilmente, si andrà incontro ad un futuro in cui questo tipo di trasporto avverrà con diverse modalità.
In particolare, nel rapporto vengono presi in considerazione “quattro vettori di idrogeno liquido da cui è possibile estrarre l’idrogeno nel luogo di destinazione. In molti casi, tuttavia, è più appropriato utilizzare i vettori direttamente come combustibili o materie prime, senza trasporto su lunghe distanze”.
Un altro aspetto affrontato nel rapporto dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili è quello del consumo energetico, che varia anche a seconda del tipo di vettore idrogeno che viene utilizzato. Ad esempio, nel caso dell’idrogeno liquido la maggior parte dell’energia viene consumata nel Paese produttore.

Invece, per quanto attiene l’ammoniaca, i vettori di idrogeno organico liquido (LOHC) e il metanolo è più frequente il trasporto e quindi il consumo a distanza. Tuttavia, è richiesta una notevole quantità di energia nel Paese di destinazione durante i processi di deidrogenazione e cracking. Si tratta di uno svantaggio, che “può essere mitigato utilizzando l’ammoniaca e il metanolo direttamente come combustibile o materie prime chimiche, bypassando la fase di riconversione e il suo elevato consumo energetico associato”.
Non manca un focus sull’occupazione. “Sebbene il settore dell’idrogeno abbia il potenziale per creare molti posti di lavoro – si legge –, può essere difficile determinare quanti di questi saranno a lungo termine e di alta qualità, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”.

Irena si concentra quindi su un aspetto peculiare: “L’accettazione sociale e il coinvolgimento della comunità svolgono ruoli cruciali nell’implementazione di successo delle nuove tecnologie energetiche, in particolare nel contesto dello sviluppo di infrastrutture su larga scala. Ciò è particolarmente rilevante per la costruzione delle strutture di fornitura necessarie per soddisfare la crescente domanda di idrogeno rinnovabile in futuro”.