
Mentre i leader mondiali si sono confrontati nella COP29 di Baku, facendo il punto sulla lotta al cambiamento climatico e sulle strategie per la sostenibilità, c’è chi invita ad osservare i problemi e a trovare le soluzioni sotto un altro punto di vista, quello dell’occupazione legata alla cosiddetta green economy. A valutare le cose in quest’ottica è un recente studio preparato da LinkedIn, il più grande network professionale al mondo con oltre un miliardo di utenti Web. In particolare, il “Green Skills Report 2024” analizza i dati che sono stati raccolti in 43 Paesi da gennaio a luglio di quest’anno.
Una prima evidenza è che non bastano i progressi tecnologici a garantire il successo della transizione energetica ed ecologica. Infatti, il report di LinkedIn sottolinea che, senza adeguati investimenti nella formazione delle competenze green, il processo di cambiamento potrebbe subire una pericolosa battuta d’arresto.

Il rischio è che entro il 2030, punto di passaggio fondamentale per i firmatari dell’Accordo di Parigi, “a livello globale, quasi un posto di lavoro su cinque che richiede competenze green resterà vacante, a causa della carenza di candidati qualificati. Divario che si prevede arriverà a 1 su 2 entro il 2050. Per raggiungere gli obiettivi climatici prefissati, è quindi fondamentale accelerare l’investimento nelle green skill e nella creazione di talenti adeguati”.
Ma non si tratta soltanto di un allarme per il futuro, considerato che la situazione appare già preoccupante. Nel report si evidenzia che a livello globale l’offerta di professionalità green è cresciuta soltanto del 5,6% tra il 2023 e il 2024, mentre la domanda è raddoppiata all’11,6%. Quindi “la significativa carenza di talenti necessari per affrontare la crisi climatica e progredire verso gli obiettivi di sostenibilità” è un problema già esistente.
Ed anche in Italia si assiste a dinamiche analoghe, se è vero che con una modesta crescita media annua del 2.55% rispetto al 2020 (il 4,63% in più dello scorso anno), soltanto il 17% dei professionisti nel nostro Paese “possiede attualmente un green job title o competenze legate alla sostenibilità”.
“Questi dati rappresentano un campanello d’allarme, non si può più perdere tempo – afferma Marcello Albergoni, country manager di LinkedIn Italia –. Ogni singolo obiettivo climatico è a rischio se non si può contare su una forza lavoro preparata per realizzare il cambiamento di cui abbiamo urgentemente bisogno”.
Lo stesso Albergoni spiega che “i nostri dati mostrano come i decisori politici hanno il potere di plasmare la domanda e l’offerta di talenti green. Nel momento in cui i governi finalizzano il prossimo decennio di impegni per il clima, devono prevedere investimenti dedicati a creare la forza lavoro qualificata per far fronte alla crisi climatica”.
Focalizzandosi sull’andamento della domanda, dal report emerge il costante aumento della richiesta di professionisti green a livello globale. Infatti, i dati sulle offerte di lavoro green analizzate dal “LinkedIn Economic Graph” mostrano che, tra il 2021 e il 2024, la domanda di green skills è cresciuta in media del 5,9% annuo a livello globale.

Per quanto riguarda il nostro Paese, l’incremento della domanda è stato invece molto inferiore, pari appena allo 0,12%. “Nel 2024, tuttavia, l’8,27% delle offerte di lavoro su LinkedIn in Italia ha riguardato professioni green, una percentuale superiore al 7,5% registrato a livello mondiale”.
Nel report sono contenute anche delle interessanti indicazioni relative ai principali settori chiave, i profili e le skill più richiesti nella transizione green. A livello globale, la domanda maggiore di professionalità green si registra nei settori dei servizi (23,1%), dell’edilizia (20,6%) e dell’agricoltura e allevamento (18,4%).
In Italia, si legge nel report, “la domanda di figure legate alla sostenibilità risulta essere non omogenea e variabile a seconda del settore: agricoltura e allevamento (34,10%), servizi (32,80%) ed edilizia (32,03%) sono i settori che hanno assunto la maggior percentuale di lavoratori con green skill”.
Un altro elemento importante di cui tener conto è l’ampliarsi del gap che penalizza donne e giovani in termini di accessibilità alle competenze green. Attualmente, solo una donna su dieci a livello globale possiede queste competenze, rispetto a quasi un uomo su cinque.
Ed ancora, sebbene le nuove generazioni stiano dimostrando un forte interesse per le carriere green – con il 61% di giovani che desidera lavorare in questo ambito nei prossimi cinque anni – “se si continua con l’attuale ritmo di formazione, solo un giovane su dieci avrà le competenze necessarie per accedere a questi lavori”.