
Ci ricordiamo di quando, appena tre anni fa, i prezzi dell’energia erano andati alle stelle come conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina? Ebbene, alla luce delle attuali rilevazioni statistiche, quella situazione, con le sue pesanti conseguenze sui bilanci delle famiglie e delle imprese, sembra fortunatamente molto lontana. Merito anche, come ci spiega un recente report di Eurelectric, della continua espansione delle fonti rinnovabili.
Lo studio in questione è l’edizione 2025 del “Power Barometer”, un’analisi che Eurelectric presenta come “una valutazione basata sui fatti del settore energetico europeo e dei suoi legami con le più ampie sfide energetiche e climatiche. Lo studio traccia la trasformazione del settore evidenziando i progressi nella decarbonizzazione, nell’elettrificazione, nell’integrazione delle energie rinnovabili e nello sviluppo della rete, esplorando al contempo come l’elettricità stia alimentando sempre di più i trasporti, l’industria e altri settori dell’economia”.

Uno dei dati più rilevanti presenti nel Power Barometer è quello che indica come nel 2024 si sia verificata una “felice” concomitanza di eventi. Infatti, l’aumento delle quote di fonti pulite e rinnovabili nel mix elettrico, unito alla stagnazione della domanda energetica, ha ridotto i prezzi medi in modo molto considerevole, dai 227 €/MWh del 2022 fino a 82 €/MWh.
“Nonostante questo calo – si spiega nel report – persistono dei picchi di prezzo regionali e volatilità del mercato. Per stabilizzare il mercato, l’Europa deve quindi accelerare l’elettrificazione e investire in reti, sistemi di accumulo e flessibilità. L’obiettivo da raggiungere è costruire un sistema energetico europeo affidabile che fornisca elettricità a dei prezzi accessibili a tutti i consumatori”.
Un’altra indicazione importante del Power Barometer è che, sempre nel 2024, “il settore energetico dell’Unione Europea ha proseguito il suo percorso di decarbonizzazione, con le fonti rinnovabili e il nucleare che insieme rappresentano ben il 72% della produzione di energia elettrica”.

Ma se i numeri premiano lo sforzo green dei Paesi membri UE, non mancano i problemi da risolvere. Eurelectric spiega che “permangono delle significative disparità nel mercato interno dell’Unione Europea, con le regioni ancora dipendenti dall’utilizzo dei combustibili fossili che registrano dei prezzi più elevati”.
In particolare, alcune regioni, come quelle dell’Europa sud-orientale, sebbene abbiano dovuto affrontare persistenti picchi di prezzo, sono riuscite a limitare la corsa dei prezzi stessi. “Nel 2024 – si legge nel report – i prezzi hanno superato in media i 150 €/MWh solo nel 6,9% dei casi, rispetto al 69% del 2022. Allo stesso tempo, i prezzi sono diventati negativi in media nel 3,6% dei casi, evidenziando che i periodi di eccesso di offerta rimangono una sfida”.
Kristian Ruby, segretario generale di Eurelectric, sottolinea che “per affrontare la volatilità del mercato, dobbiamo investire in reti, sistemi di accumulo e flessibilità. Allo stesso tempo, la debolezza della domanda continua a rappresentare un ostacolo a investimenti sostenibili”.
Si è detto della domanda energetica stagnante. Quella relativa all’elettricità, infatti, è cresciuta soltanto dell’1% nel 2024, restando inferiore del 7% rispetto ai livelli del 2021, “a dimostrazione del fatto che l’Unione Europea si sta ancora riprendendo dalla crisi energetica. Incentivare l’elettrificazione sarà fondamentale per raggiungere l’obiettivo di una quota del 32% entro il 2030, come stabilito dal “Clean Industrial Deal”.
Infine, ci sono le raccomandazioni di Eurelectric, con “l’invito rivolto ai responsabili politici ad accelerare l’elettrificazione in tutti i settori (trasporti, riscaldamento e industria), oltre a stabilire delle opportunità di investimento efficaci riguardanti le soluzioni di rete e la flessibilità”. Il tutto per bilanciare il sistema.