La fabbrica faro, per la nostra cultura digitale, non è un “semplice” progetto pilota. Diventare Lighthouse Plant, nel quadro delle attività previste dal Piano Transizione 4.0 del Mise, significa avviare una profonda rivisitazione degli impianti produttivi. Ovvero farsi portavoce di un modello virtuoso di smart manufacturing che si nutre costantemente di tecnologie emergenti e innovazioni gestionali.
Un sistema da aggiornare e, soprattutto, da monitorare. Lo testimonia il percorso digitale di ABB Italia, che esce dall’assessment della filiera legata alla propria fabbrica bergamasca di Dalmine con una precisa strategia condivisa.
Obiettivo dell’awareness assessment, curato dal Digital Innovation Hub (DIH) di Confindustria, scattare una fotografia sull’attuale livello di maturità digitale dell’ecosistema ABB. Azione utile a pianificare miglioramenti e a dimostrare a partner, fornitori e non solo quanto le applicazioni 4.0 possano fare la differenza in termini di sostenibilità e competitività aziendale.
“ABB in Italia è impegnata con significativi investimenti nelle fabbriche di Dalmine, Frosinone e Santa Palomba, già riconosciute Lighthouse dal Mise – spiega l’amministratore delegato Gian Luca Lilli -. In linea con le finalità del progetto, l’assessment dei fornitori ci consentirà di ottenere una produzione industriale ancor più interconnessa e di creare una Digital Supply Chain dinamica e collaborativa”.
L’analisi sulla maturità digitale ha coinvolto un campione di 17 fornitori, ubicati in Lombardia, Veneto e Lazio. Parallelamente, sono finiti sotto la lente d’ingrandimento i rapporti delle singole aziende con la capo filiera ABB.
Oggetto di valutazione, secondo una scala di maturità da 1 a 5, le dimensioni legate a:
A queste si aggiungono otto macroprocessi: Ricerca & Sviluppo, Produzione, Qualità, Manutenzione, Marketing, Logistica, Supply Chain e Risorse Umane. Il risultato? Sia nelle dimensioni sia nei macroprocessi, gli indici assegnati alle aziende della filiera ABB risultano più alti della media nazionale.
Per l’analisi, DIH ha utilizzato la metodologia “TEST4.0” del Politecnico di Milano/Assoconsult, mentre l’elaborazione dei dati ha visto il contributo di tre tesisti dell’Università di Bergamo
In cima alla classifica troviamo Ricerca & Sviluppo e Produzione. Due ambiti particolarmente evoluti grazie alle attività di codesign e alla selezione di fornitori strutturati ed efficienti dal punto di vista produttivo. Questo perché, prima di ogni percorso di trasformazione digitale, c’è il necessario lavoro di allineamento ai principi del lean manufacturing.
Tra i potenziali ancora inespressi, invece, si segnalano gli aspetti logistici e la gestione delle risorse umane. Nella direzione, quest’ultima, di specifici programmi formativi per sviluppare competenze digitali.
Dopo la valutazione, ecco la pianificazione. Una serie di azioni – alcune già avviate – per migliorare la digitalizzazione della filiera ABB in una roadmap condivisa.
Tra queste:
Un percorso di integrazione con i propri partner volto a potenziare quanto già messo in campo da ABB nell’ultimo decennio.
L’app che consente al fornitore di conoscere in tempo reale lo stato della sua linea di produzione ha già portato risultati in termini di diminuzione delle difettosità
“Il progetto di filiera ABB è il risultato dell’ecosistema di innovazione digitale bergamasco – spiega Gianluigi Viscardi, presidente del DIH Lombardia -. I risultati della mappatura, effettuata con la collaborazione dell’Università di Bergamo e Ubi Banca, offrono spunti importanti per il futuro. Nuovi progetti finalizzati a rendere la filiera ABB più resiliente, integrata e digitalizzata”.
Completa questa idea di filiera 4.0, l’accordo tra ABB e UBI Banca. Un’intesa nata per supportare, tramite specifico plafond, gli investimenti dei fornitori che hanno partecipato all’assessment.