Energia e clima: piani nazionali e obiettivi, Italia e UE da migliorare

La Commissione Europea ha presentato la valutazione dei Piani Nazionali per l'Energia e il Clima, sottolineando gli aspetti positivi e gli elementi da migliorare. Nella disamina dei PNEC, per quanto riguarda il piano italiano, ci sono ancora diversi aspetti da migliorare, su emissioni, consumi, efficienza e produzione energetica per centrare gli obiettivi climatici al 2030
Analizzati i Piani energie e clima: emissioni, consumi, efficienza e produzione energetica

È sostanzialmente positiva la valutazione della Commissione Europea sui Piani Nazionali per l’Energia e il Clima, presentati dai Paesi membri e oggetto di una attenta analisi e di raccomandazioni da parte dell’organo UE. Nel complesso, gli Stati hanno colmato in modo significativo il divario nel raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici per il 2030. «Hanno migliorato sostanzialmente i loro piani a seguito delle raccomandazioni della Commissione del dicembre 2023». Così, l’Unione Europea si sta avvicinando collettivamente a una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra, come fissato dalla legge europea sul clima, e sta raggiungendo la quota attesa di almeno il 42,5% di energia rinnovabile.   

Tuttavia, per raggiungere questi obiettivi c’è ancora molto su cui intervenire. Sul PNIEC dell’Italia, in particolare, il giudizio espresso dalla Commissione UE ha evidenziato la necessità di interventi migliorativi su diversi fronti, dalla decarbonizzazione alla transizione energetica.

Energia e clima: i piani nazionali e il giudizio della Commissione UE

I piani nazionali energia e clima sono documenti di pianificazione fondamentali che delineano gli obiettivi, le politiche e le misure degli Stati membri UE che consentiranno loro di raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE per il 2030.

La Commissione Europea ha apprezzato i “miglioramenti significativi” dei Piani presentati, rispetto ai loro progetti, dimostrando così di aver accolto le raccomandazioni della Commissione e aver aumentato l’ambizione in materia di energia e clima.

Secondo le proiezioni degli Stati membri, le emissioni nette diminuiranno di circa il 54% entro il 2030, “se le politiche e le misure esistenti e quelle stabilite nei PNEC saranno attuate parallelamente alle politiche dell’UE”.

Le lacune evidenti

Ci sono, però, delle lacune di ambizione tra i vari settori. Per esempio, in ambito ESR (Effort Sharing Regulation): ne fanno parte edilizia, agricoltura, trasporti, gestione rifiuti, piccola industria), le emissioni diminuiranno di circa il 38 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Si tratta di un progresso sostanziale rispetto ai progetti di piani precedenti e vicino all’obiettivo del 40% fissato dall’UE. Tuttavia, permangono differenze tra i vari Paesi. Cinque dei 23 piani valutati prevedono un divario rispetto all’obiettivo nazionale del regolamento sulla condivisione degli sforzi, sottolineando la necessità di un’azione più incisiva in questi Stati membri.

Anche sul settore LULUCF (Uso e cambiamento d’uso del suolo e foreste) c’è da lavorare per ridurre il gap tra risultati e obiettivi. A oggi permane un divario di circa 45-60 MtCO2eq, nonostante diversi Stati membri abbiano intensificato gli sforzi rispetto ai progetti di piani.

Va poi segnalato che Belgio, Estonia e Polonia non hanno ancora presentato i loro piani definitivi, malgrado la scadenza fosse fissata al 30 giugno 2024, e la Slovacchia l’ha presentato solo lo scorso aprile.

Le considerazioni delle Ong climatiche

Diversi addetti ai lavori hanno espresso il loro parere sui progressi dei vari piani. Secondo Clean Air Task Force (CATF), gruppo di advocacy e think tank senza scopo di lucro su clima ed energia, sebbene ci siano stati progressi rispetto al passato, i piani non sono ancora sufficienti a fornire l’insieme completo di strumenti di investimento e attuazione necessari per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Europa per il 2030. La direttrice per le Infrastrutture per l’Energia Pulita di CATF, Nicole Pavia, ha evidenziato che sono troppi i piani che “mancano ancora di chiarezza su come si tradurranno in misure nazionali, su come garantiranno finanziamenti pubblici fino al 2030”.

Anche la principale coalizione di Ong europee Climate Action Network (CAN) Europe), pur apprezzando l’allineamento generale dei PNEC in materia di riduzione delle emissioni, ha evidenziato gravi carenze. Molti Piani nazionali energia e clima non hanno l’ambizione e le politiche necessarie per conseguire le riduzioni delle emissioni richieste, in particolare nel campo dell’efficienza energetica, dove il divario è significativo.

Italia all’esame di energia e clima

Il piano nazionale integrato per l’energia e il clima italiano è stato oggetto dell’analisi della Commissione Europea. Vediamo, di seguito, alcuni dei temi al centro dell’analisi.

Decarbonizzazione

In tema ESR, il cui Regolamento copre il 60% delle emissioni UE, il Piano nazionale integrato energia e clima “fornisce informazioni insufficienti” su come l’Italia si adopererà per raggiungere l’obiettivo del -43,7% entro il 2030 rispetto al 2005. “Le politiche e le misure esistenti e pianificate porteranno a una riduzione di solo il 40,6% nel 2030 rispetto al 2005, 3,1 punti percentuali in più rispetto all’obiettivo nazionale”, si segnala nel rapporto.

Piano Energia e Clima: gli obiettivi ESR

Sui trasporti, il piano si basa su una forte diffusione dei veicoli elettrici (4,3 milioni di veicoli elettrici a batteria più 2,2 milioni di ibridi plug-in entro il 2030) e su un aumento notevole – sei volte superiore – dell’uso di biocarburanti entro il 2030, “un dato difficilmente compatibile con la flotta esistente”.

Piano Energia e Clima: gli obiettivi LULUCF

Per quanto riguarda il segmento LULUCF, secondo il Regolamento dedicato, riguardante l’assorbimento del suolo e delle aree boschive, l’Italia deve aumentare i propri assorbimenti netti di -3,2 MtCO2eq nel 2030 rispetto alla media annuale del periodo di riferimento 2016-2018. Tuttavia, secondo gli ultimi dati pubblicati per il 2022, la performance dell’Italia è peggiorata di 13,2 Mt CO2 eq. rispetto al periodo di riferimento. Inoltre, tenendo conto delle proiezioni per il 2030, l’Italia avrà ancora un divario di 9,2 Mt CO2 equivalenti, tra cinque anni.

Energia: produzione e consumi

In tema energetico, la valutazione della Commissione parte dal ricordare Il contributo dell’Italia al consumo finale di energia, pari a 101,70 Mtep, un dato non in linea con il contributo nazionale di 93,05 Mtep presentato dalla Commissione.

Dal consumo alla produzione, l’esame sul Piano nazionale integrato per l’energia e il clima tocca il tema delle energie rinnovabili, fondamentali per la transizione energetica. Si evidenzia il disallineamento, seppure lieve, tra l’obiettivo del Piano definitivo sul contributo delle energie rinnovabili al consumo finale lordo di energia entro il 2030 (39,4%), e l’obiettivo previsto (40,5%). Ma a farsi notare sono alcuni passaggi poco incisivi sullo sviluppo delle FER. Uno di questi riguarda i presunti progressi nella designazione delle “aree di accelerazione delle energie rinnovabili”. Secondo la Commissione UE, non tutti questi progressi contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi della RED II riveduti, in particolare per quanto riguarda la designazione delle aree non idonee per gli impianti di energia rinnovabile. Il rischio è che questa situazione potrebbe portare a un rallentamento delle nuove installazioni, in contrasto con l’urgenza di promuovere la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili.

Adattamento ai cambiamenti climatici

Nel Piano nazionale integrato energia e clima, l’Italia fa riferimento alla Strategia Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici e al Piano Nazionale di Adattamento Climatico. Tuttavia contiene un’analisi parziale delle vulnerabilità e dei rischi climatici ed è carente di una valutazione quantificabile degli impatti. Affronta parzialmente le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla futura disponibilità idrica e le sue implicazioni sul settore energetico. Manca una valutazione completa e lungimirante della futura domanda e offerta idrica a livello nazionale.

Efficienza energetica: i ritardi nell’edilizia

Sull’efficienza energetica e sui relativi obiettivi e modalità di raggiungimento, la Commissione coglie elementi positivi, ma anche lacune. Segnala che l’Italia ha definito politiche e misure complete per raggiungere i contributi nazionali in materia, ma non ha quantificato i risparmi energetici attesi e il contributo per ciascuna delle misure di efficienza energetica segnalate.

In particolare è evidente il ritardo dell’edilizia, ancora troppo dipendente dai combustibili fossili. «L’Italia non ha incluso le tappe aggiornate dopo la strategia di ristrutturazione a lungo termine (LTRS) presentata nel 2020 e si limita a fare riferimento ai tassi di ristrutturazione annui previsti fino al 2050». Il piano nazionale energia e clima, sebbene tratti spesso del tema edilizio, non descrive a sufficienza il collegamento tra misure e finanziamenti, e tassi di ristrutturazione e risparmi energetici. Le misure descritte non si concentrano specificamente sugli edifici con le prestazioni peggiori.

Tra le raccomandazioni finali della Commissione UE sull’edilizia, si richiede di accelerare il ritmo di ristrutturazione degli edifici residenziali con le peggiori prestazioni e di quelli delle famiglie vulnerabili. Inoltre, si chiede di promuovere ulteriormente l’elettrificazione del riscaldamento e la diffusione delle pompe di calore, affrontando il problema dello squilibrio nel rapporto tra prezzo dell’elettricità e prezzo del gas.

Infrastrutture di rete

L’Italia è al di sotto dell’obiettivo di interconnettività a livello UE. Lo riporta testualmente il documento della Commissione Europea, che raccomanda – tra l’altro – di pianificare in modo dettagliato politiche e misure per la digitalizzazione del sistema energetico, con particolare attenzione all’infrastruttura di rete.

In tema di interconnessione elettrica, il Piano nazionale integrato energia e clima descrive in dettaglio i progetti che aumenterebbero la capacità di interconnessione elettrica. Riporta informazioni sulle capacità di trasferimento netto e sullo stato di avanzamento dei progetti. Tuttavia, non fissa un obiettivo per l’interconnessione elettrica per il 2030.

A proposito di infrastrutture di rete e di sicurezza, si parla anche di flessibilità, di cui l’Italia non quantifica il fabbisogno, anche se include politiche e misure per migliorarla.

Nel mercato energetico, il nostro Paese – sempre secondo la Commissione UE – promuoverà la partecipazione attiva delle risorse energetiche distribuite, come la gestione della domanda e altre risorse di flessibilità, e definirà nuove regole per la gestione della domanda per la fornitura di servizi ausiliari. Inoltre mira inoltre ad acquisire capacità di stoccaggio centralizzata a lungo termine, che sarà messa a disposizione dei partecipanti al mercato elettrico interessati.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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