
La notizia, nuda e cruda, risulta inevitabilmente criptica: l’Italia ha ufficialmente avviato la fase di test dello SRI, diventando l’ultimo Paese dell’Unione Europea a sperimentare il sistema. Dunque, prima di entrare nel merito di quanto sta avvenendo, è opportuno, specie per i non addetti ai lavori, chiarire di che cosa si sta parlando.
Partiamo dalle tre lettere, SRI, che sono l’acronimo di Smart Readiness Indicator. Si tratta dell’indicatore che è stato messo a punto dalla Commissione Europea, nell’ambito delle iniziative legate al varo della Direttiva Case Green, per misurare la capacità di un edificio di utilizzare tecnologie intelligenti. Quest’ultime sono quelle che contribuiscono alla decarbonizzazione, offrendo al contempo ambienti abitativi più confortevoli ed efficienti.
Per quanto riguarda la definizione di “intelligenza” di un edificio, la Commissione Europea la esplicita così: “La sua capacità di percepire, interpretare, comunicare e rispondere attivamente ed efficientemente alle mutevoli condizioni relative al funzionamento dei sistemi tecnici dell’edificio stesso, all’ambiente esterno (comprese le reti energetiche) e alle esigenze degli occupanti”.
In particolare, lo Smart Readiness Indicator valuta gli edifici in base alla loro capacità di svolgere 3 funzionalità chiave:
Ed ancora, fra le finalità dello SRI c’è quella di aumentare la consapevolezza dei vantaggi promessi dalle tecnologie per gli edifici intelligenti, come l’automazione degli edifici e il monitoraggio elettronico degli impianti usati nell’edilizia, tra cui riscaldamento, acqua calda, ventilazione, illuminazione ed altri ancora.
Negli ultimi anni, lo Smart Readiness Indicator è stato progressivamente testato in diversi Paesi dell’Unione Europea, fornendo delle preziose informazioni sulla sua implementazione e sui potenziali benefici che ne scaturiscono. Una lista di Paesi nella quale, come detto, adesso si colloca, per ultima, anche l’Italia.

La sperimentazione italiana dello SRI sarà guidata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) con il supporto di ENEA. Si tratta di un progetto pilota della durata di 12 mesi che mira appunto ad affinare per il contesto nazionale i meccanismi di funzionamento dello Smart Readiness Indicator.
Dal comunicato pubblicato sul sito della Commissione Europea si apprende che “la fase di test in Italia si concentrerà sulla valutazione delle tecnologie intelligenti all’avanguardia disponibili sul mercato, sull’adattamento del catalogo dei servizi SRI e sull’esplorazione della potenziale integrazione con gli Attestati di Prestazione Energetica (APE)”.
Ed ancora, verrà analizzata “la correlazione tra i punteggi SRI e le classi di efficienza energetica degli edifici. Le valutazioni saranno condotte da esperti ENEA, istituzioni accademiche come l’Università di Cassino e l’Università del Lazio Meridionale, membri di enti di normazione italiani e valutatori esterni qualificati, coprendo almeno 30 edifici in diversi casi d’uso e zone climatiche”.
La Commissione Europea sottolinea come l’implementazione dello SRI continua a guadagnare slancio in tutta Europa, con 16 Paesi dell’Unione Europea che hanno già in corso le fasi di test nazionali. Parallelamente, “progetti finanziati dall’UE, come SMART2, EasySRI, SRI2MARKET e SRI-ENACT, hanno permesso di condurre delle azioni complementari, talvolta supportando direttamente le fasi di test nazionali, come il perfezionamento degli strumenti di valutazione, la standardizzazione delle metodologie e la formazione dei valutatori”.
I primi risultati indicano che lo Smart Readiness Indicator può aiutare i proprietari di edifici a valutare, dando loro priorità, le tecnologie intelligenti che migliorano le prestazioni degli edifici. Al contempo, l’applicazione dello SRI facilita le sinergie tra la digitalizzazione e gli obiettivi di efficienza energetica.
Sono stati lanciati due importanti sondaggi per approfondire il tema dello Smart Readiness Indicator (SRI) dell’Unione Europea, promuovendo una maggiore comprensione e diffusione dello strumento.
Il primo sondaggio, intitolato “Indagine sullo Smart Readiness Indicator (SRI) dell’UE”, è rivolto ai dipendenti di aziende e organizzazioni che possiedono o investono in edifici non residenziali all’interno dell’Unione Europea. L’obiettivo è comprendere più a fondo le aspettative e il livello di conoscenza degli stakeholder, in particolare dei proprietari e degli investitori immobiliari, nei confronti dello SRI.
Il secondo sondaggio è invece rivolto ai valutatori che hanno già avuto esperienza diretta con lo SRI. L’indagine ha lo scopo di raccogliere opinioni e suggerimenti da parte dei professionisti del settore, con particolare attenzione alle sfide metodologiche riscontrate, alla flessibilità del framework, alla facilità d’uso, ai benefici previsti per gli utenti finali e alle eventuali esigenze di formazione. Anche in questo caso, la partecipazione avviene compilando il modulo disponibile online.
Entrambi i sondaggi resteranno aperti fino al 30 aprile 2025.
L’anno prossimo è fissata un’importante scadenza istituzionale. Infatti, ai sensi della Direttiva riformulata sulla Prestazione Energetica nell’Edilizia, la Commissione europea è tenuta a presentare al Parlamento europeo e al Consiglio, entro il mese di giugno, una relazione sulla sperimentazione e l’attuazione dello SRI. Una relazione che terrà conto dei risultati disponibili delle fasi di sperimentazione nazionali e dei progetti pertinenti.