La decarbonizzazione italiana passa dalle comunità energetiche

Dai condomini ai centri commerciali, dai distretti industriali alle aree agricole: uno studio realizzato da Elemens illustra un futuro pieno di opportunità per le comunità energetiche
La decarbonizzazione italiana passa dalle comunità energetiche

Non soltanto un fattore importante, ma addirittura la carta vincente lungo la strada che dovrà portare l’Italia alla completa decarbonizzazione: è questo lo scenario relativo alle comunità energetiche che emerge dall’indagine realizzata da Elemens per conto di Legambiente.

Recepimento Direttive comunitarie RED II e IEM

Uno studio che parte da una premessa fondamentale, ovvero il pieno recepimento da parte del nostro Paese delle due Direttive del Parlamento e del Consiglio Europeo. Si tratta della “RED II“, relativa alla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, e della “IEM“, che riguarda le norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica.

Con un’Italia che si “mette in riga” rispetto ai target stabiliti a Bruxelles, l’indagine Elemens stima che già entro il 2030 il contributo delle comunità energetiche possa arrivare a 17,2 GW di nuova capacità rinnovabile permettendo di incrementare, sempre al 2030, la produzione elettrica di rinnovabili di circa 22,8TWh. Un risultato importante poiché stiamo parlando del 30% circa dell’incremento di energia verde previsto dal PNIEC per centrare i nuovi target di decarbonizzazione individuati a livello europeo.

Le ricadute economiche sul territorio

Lo studio va più in là con l’analisi, andando a descrivere le ricadute economiche che innescherebbe la forte diffusione delle energy community. Il completo recepimento della Direttiva RED II farebbe infatti da volano a massicci investimenti in nuova capacità rinnovabile, stimati in 13,4 miliardi di euro nel periodo 2021-2030. Quest’ultimi genererebbero a loro volta importanti ricadute economiche sulle imprese italiane attive lungo la filiera delle rinnovabili, pari a circa 2,2 miliardi di euro in termini di valore aggiunto.

Anche lo Stato, naturalmente, avrebbe la sua parte. Con lo sviluppo delle comunità energetiche viene stimato un incremento del gettito fiscale, da qui al 2030, pari a circa 1,1 miliardi di euro. Quanto ai vantaggi ambientali, viene prevista in Italia una riduzione di 47,1 milioni di tonnellate delle emissioni CO2 al termine del decennio.

Contributo delle Comunità Energetiche

Comunità energetiche: il contributo al target del PNIEC – fonte rapporto Elemens realizzato per Legambiente dicembre 2020

Comunità energetiche: riflessi positivi sull’occupazione

Altro aspetto importante legato all’evoluzione delle comunità energetiche è quello occupazionale. Ebbene, lo studio indica per il periodo 2021-2030 un impatto in termini di aumento delle unità lavorative dirette (relativo soltanto al lato impianti) pari a 19.000 addetti, senza considerare l’indotto che si verrebbe a creare attraverso gli interventi di efficienza energetica e gestione degli impianti, nonché di integrazione della mobilità sostenibile, che si può stimare in altrettanti nuovi posti di lavoro.

“Questo studio sulle comunità energetiche – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – dimostra le grandi potenzialità nel nostro Paese di uno scenario di condivisione e autoproduzione dell’energia che ha grandi vantaggi perché permette di sviluppare le rinnovabili laddove c’è la domanda, nei quartieri, nei centri commerciali, nei distretti produttivi, nelle aree interne e agricole”.

L’impatto sui settori termico e dei trasporti

L’indagine Elemens sottolinea poi come le energy community possono favorire il processo di decarbonizzazione in settori cruciali come il termico e i trasporti. In particolare, il minor costo dell’energia autoconsumata rispetto a quella prelevata dalla rete renderebbe ancor più conveniente l’installazione di sistemi di riscaldamento quali le pompe di calore, che verrebbero così alimentate dall’energia prodotta dagli impianti a fonti rinnovabili presenti all’interno della comunità energetica, con ulteriori benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni.

Per quanto attiene alla decarbonizzazione dei trasporti, l’energia elettrica prodotta dagli impianti rinnovabili installati nella comunità energetica potrebbe anche essere utilizzata per alimentare delle stazioni di ricarica dei veicoli elettrici (pubbliche ma anche private). Anche in questo caso l’effetto sarebbe quello di traslare i consumi energetici dai combustibili fossili all’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, accelerando quindi il processo di decarbonizzazione nei trasporti.

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Marco Ventimiglia

Giornalista professionista ed esperto di tecnologia. Da molti anni redattore economico e finanziario de l'Unità, ha curato il Canale Tecnologia sul sito de l'Unità
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