Dei lutti e degli sconquassi socio-economici provocati dalla pandemia purtroppo si conoscono i dettagli in ogni luogo del globo. Il coronavirus, però, si sta rivelando anche un vero e proprio laboratorio nel quale misurare le attuali conseguenze sui consumi energetici e, soprattutto, delineare gli scenari futuri. Non a caso ENEA nel suo consueto report trimestrale ha deciso di dedicare un interessante approfondimento all’impatto energetico della pandemia nel nostro Paese.
Uno studio dove le cifre e le considerazioni più interessanti non sono per una volta legate all’andamento delle rinnovabili ma a quello del fossile. Infatti, se grazie alla sua resilienza ed incomprimibilità la produzione energetica da rinnovabili non ha subito un particolare impatto dalla pandemia, ben diverso è il discorso riguardante idrocarburi e gas, il consumo dei quali è andato incontro ad un autentico tracollo.
L’approfondimento ENEA inizia con alcune considerazioni generali. Per effetto delle misure volte al contenimento della emergenza sanitaria, la produzione industriale nel nostro Paese è diminuita tra marzo e settembre di circa il 17% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con il punto di minimo che si è registrato ad aprile (-42%), mentre a partire da maggio la riduzione è andata progressivamente attenuandosi.
Per quanto riguarda il prodotto interno lordo, dopo il crollo del secondo trimestre (addirittura -18% rispetto allo stesso trimestre del 2019), la stima preliminare dell’Istat indica invece per il terzo trimestre 2020 una forte ripresa congiunturale (circa un +16% sul periodo precedente). Ciò non toglie che anche il pil del terzo trimestre sia destinato a rimanere ben al di sotto del corrispondente periodo 2019 con un arretramento stimato del 5%.
Secondo le stime ENEA nei primi nove mesi del 2020 i consumi di energia primaria si sono ridotti di circa 14 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) rispetto allo stesso periodo del 2019 (-12%), ma quasi la metà di tale riduzione è maturata nei mesi di aprile e maggio, quelli trascorsi quasi interamente in lockdown, durante i quali il fabbisogno di energia è calato rispettivamente del 30% e 21% (a marzo -14%).
Entrando più nel dettaglio, il rapporto trimestrale ENEA spiega che con riferimento al solo periodo marzo-settembre, i consumi petroliferi sono quelli che hanno fatto segnare il calo tendenziale più marcato (in termini assoluti): quasi 8 Mtep in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-22%), il che significa circa il 60% del calo complessivo del fabbisogno di energia registrato negli stessi mesi.
Un calo, quello dei consumi di prodotti petroliferi, che è iniziato con forza già a marzo (-30% rispetto al marzo 2019), nonostante le misure per il contenimento della pandemia fossero state adottate a mese in corso. Il calo è poi proseguito in modo più marcato ad aprile (-45%) mentre a maggio, con la graduale riapertura delle attività produttive e del traffico veicolare, il calo si è poi ridimensionato (-29%). Un trend di attenuazione che è quindi proseguito a giugno (-18%) e ancor più nei mesi estivi: -14% a luglio, -11% ad agosto, -7% a settembre.
Più contenuta, invece, la flessione registrata dal gas. Il report indica che da marzo a settembre 2020 i consumi di gas sono stati complessivamente pari a circa 32,3 miliardi di Smc (standard metro cubo), in calo di oltre l’8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-2,9 miliardi di Smc, corrispondenti a circa 2,5 Mtep). Oltre la metà del calo della domanda nei sette mesi di indagine è da ricercare nella minore richiesta per utilizzo termoelettrico, circa il 30% per gli usi industriali.
Una flessione che però è maturata quasi esclusivamente nel corso del bimestre aprile-maggio, quando si sono registrati cali tendenziali rispettivamente del 23% e del 24% (rispetto agli stessi mesi del 2019), mentre a marzo, giugno e luglio i cali sono stati inferiori al 5% (sempre in termini tendenziali). Ad agosto e settembre, poi, si sono registrati addirittura degli incrementi rispetto allo stesso bimestre 2019, seppur di lieve entità sia assoluta che relativa (in tutto +157 milioni di Smc, pari a un +1,8%).
Specchio della pandemia è stato anche l’andamento della domanda di elettricità sulla rete tra marzo e settembre 2020. Complessivamente è stata pari a circa 172 TWh, in calo di circa 16 TWh rispetto ai livelli dello stesso periodo 2019 (-8%). E pure in questo caso si sono registrati cali significativi a partire dal mese di marzo (-10%), ulteriormente accentuati ad aprile (-17%) mentre a maggio il calo si è poi notevolmente ridotto (-10%) anche a causa della ripresa parziale delle attività produttive.
In estate si è poi assistito ad una progressiva normalizzazione. A luglio il calo si è drasticamente ridotto (-7%), pur in presenza di temperature assai più miti rispetto al luglio 2019 e quindi minori consumi elettrici per raffrescamento. Un trend di attenuazione che è proseguito ad agosto (-1,4%), per arrivare a un mese di settembre sostanzialmente sugli stessi livelli dello scorso anno.