
È un problema annoso, ma che negli ultimi anni si è fatto, con un semplice gioco sulla parola, sempre più in-sostenibile. Stiamo parlando della dipendenza energetica dell’Unione Europea e di come pesa sempre più come un macigno sul futuro del continente. Infatti, se per decenni si è trattato essenzialmente di un problema economico, legato al costo del petrolio e del gas, adesso a gravare sull’Europa ci sono altre due questioni altrettanto rilevanti. Da un lato c’è la mancanza di sicurezza energetica legata alla dipendenza dall’import, dall’altro lato la questione della sostenibilità vera e propria, con il perdurante ricorso ai combustibili fossili che rischia di vanificare la transizione energetica.
Ad occuparsi dell’argomento c’è un articolo pubblicato sul sito di Ember a firma del suo Senior Energy Analyst, Chris Rosslowe. “L’Europa – si legge – dipende fortemente dai combustibili fossili importati, compromettendo la sua sicurezza energetica in un mondo che è sempre più insicuro. L’elettrificazione alimentata da energia eolica e solare autoctone potrebbe dimezzare questa dipendenza delle nazioni europee, ma i progressi sono stati fin qui troppo lenti”.
E, insieme alla lentezza dell’espansione delle fonti energetiche green, ha purtroppo giocato un altro fattore: “Le nazioni europee hanno permesso che la loro dipendenza dalle importazioni di energia fossile crescesse costantemente, al punto che poche altre grandi economie ne sono più dipendenti. Questo approccio potrebbe aver fornito energia a basso costo in periodi di maggiore stabilità, ma i tempi sono cambiati e i consumatori hanno pagato il prezzo di un approccio così rischioso per la sicurezza energetica”.
Il rimedio a questa situazione è tanto semplice nella spiegazione quanto complesso nella realizzazione, e consiste nello sviluppo dell’approvvigionamento elettrico all’interno dell’Unione Europea. Elettrificazione che sostituisce le importazioni di combustibili fossili e riduce gli sprechi e l’inquinamento derivanti dall’utilizzo di petrolio e gas.

“Passando ad alternative elettriche nei trasporti, nell’edilizia e nell’industria – si legge nell’articolo – l’UE può ridurre rapidamente la sua dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, aumentando al contempo l’efficienza e la decarbonizzazione. I progressi nell’elettrificazione sono stati fin qui lenti, ma l’UE ha un enorme potenziale inutilizzato. Le tecnologie sono pronte, dai veicoli elettrici alle pompe di calore, affinché l’Europa compia un enorme passo avanti verso un futuro elettrico più sicuro”.
Per quanto riguarda la dipendenza europea dai combustibili fossili importati, Ember evidenzia come quest’ultimi hanno fornito il 58% dell’energia primaria dell’UE nel 2024, molto più di altre grandi economie come la Cina (24%) o l’India (37%). Importazioni di combustibili fossili che peraltro rimangono concentrate presso pochi fornitori. Infatti, i quattro principali fornitori di gas dell’UE hanno coperto l’83% delle importazioni nel 2024, in linea con quanto avveniva prima della crisi del gas.
Ed ancora, nell’articolo viene quantificata in ben 930 miliardi di euro la “penale” che l’UE ha pagato per le importazioni di combustibili fossili durante la crisi energetica. In particolare, durante la crisi del gas (2021-2024), quando il prezzo di tutti i combustibili fossili è aumentato vertiginosamente, le importazioni sono costate all’UE 1,8 trilioni di euro, ovvero 930 miliardi di euro in più rispetto a quanto sarebbero costate le stesse quantità ai prezzi pre-crisi.
Un’annotazione importante riguarda la ripartizione per i vari settori dell’economia, con soltanto il 19% della produzione di elettricità nell’Unione Europea che comporta l’impiego di combustibili fossili importati. Una percentuale che sale addirittura all’88% se invece si guarda a ciò che accade nel settore dei trasporti.
“Con la decarbonizzazione dell’approvvigionamento elettrico dell’UE – è la riflessione –, una quota sempre maggiore di energia si basa su fonti nazionali come l’eolico e il solare. Altri importanti settori dell’economia sono più esposti. Spostare il consumo energetico dai combustibili fossili importati all’elettricità prodotta internamente in tutti i settori dell’economia è quindi la via più rapida per una maggiore indipendenza energetica”.
Al momento, comunque, poco più di un quinto della domanda energetica dell’UE risulta già elettrificato, con progressi peraltro disomogenei nei vari Paesi membri. Ad esempio, l’elettrificazione domestica varia dal 12% in Polonia al 48% in Svezia, mentre l’elettrificazione della produzione di ferro e acciaio varia dal 18% in Slovacchia al 57% in Francia.
Resta il fatto che, mentre l’Unione Europea discute le sue ambizioni energetiche e climatiche per il 2040, un’analisi della Commissione europea mostra che la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili può essere dimezzata entro il 2040. Ed è proprio l’elettrificazione degli usi energetici in tutta l’economia che può determinare la maggior parte di questo cambiamento.
Sbloccare l’elettrificazione rappresenta quindi un fattore essenziale per ridimensionare in modo netto la dipendenza dell’UE dalle importazioni. Nella visione di Ember, la sostituzione dei combustibili fossili negli usi finali con l’elettricità da un lato sarà fondamentale per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione, dall’altro lato rafforzerà la competitività e la sicurezza.
“L’elettrificazione – è la spiegazione – riduce le importazioni di combustibili fossili in modo così efficace perché la stragrande maggioranza dei combustibili fossili importati viene consumata direttamente negli usi finali, come il riscaldamento e i trasporti. In questi usi, il passaggio dai combustibili fossili all’elettricità sostituisce una fonte energetica prevalentemente importata con una prevalentemente prodotta internamente, riducendo complessivamente la quantità di energia necessaria”.
