
Fra i molti report che scandiscono i vari comparti dell’economia, quelli con il sigillo della Banca d’Italia sono da sempre sinonimo di autorevolezza e imparzialità. Caratteristica che non viene meno anche quando ad essere oggetto di studio sono i settori di genesi più recente, come quello delle fonti energetiche rinnovabili (FER). E proprio alle FER è dedicato il report dal titolo “Il recente sviluppo delle energie rinnovabili in Italia”.
Per quanto riguarda l’impostazione del report, vengono analizzati lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili in Italia, con particolare riferimento a quella solare e all’eolica, nonché agli obiettivi da raggiungere entro il 2030. Vengono inoltre fornite informazioni sulla localizzazione degli impianti e su quali fattori la influenzano. Ed ancora, si esaminano le richieste di connessione per nuovi impianti e le principali implicazioni per la rete elettrica di trasmissione.
Il report si apre ricordando gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione sottoscritti dai Paesi membri in sede europea, target che richiedono una crescente penetrazione delle FER nel mix energetico italiano. In termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, l’UE prevede entro il 2030 una diminuzione del 55 per cento rispetto al livello del 1990, per poi raggiungere entro il 2050 la cosiddetta neutralità carbonica (emissioni nette pari a zero).
In Italia attualmente i consumi energetici rappresentano la principale fonte di emissioni di gas a effetto serra, essendo responsabili, ai dati del 2022, di circa l’82% delle emissioni complessive. Di queste quasi un quarto è riconducibile alle industrie energetiche (principalmente produzione di elettricità e calore, raffinazione di prodotti petroliferi), il 13% al resto dell’industria, il 27% ai trasporti, il 18% ad altri settori incluso quello residenziale.
Per l’abbattimento delle emissioni è dunque fondamentale il ruolo ricoperto dalla FER: “La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, e in particolare la decarbonizzazione del settore elettrico, è strettamente legata all’aumento della produzione da fonti energetiche rinnovabili, come il solare e l’eolico, i cui costi di generazione sono diminuiti in maniera consistente negli ultimi anni”.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) recepisce quindi i menzionati obiettivi comunitari e li adatta al nostro contesto nazionale. “Secondo l’aggiornamento del luglio 2024 – specifica Bankitalia –, entro il 2030 la produzione di energia da FER dovrà coprire il 39,4 per cento dei consumi energetici finali lordi (la quota era pari al 19,2 per cento nel 2022) e il 63,4 per cento dei consumi finali lordi di elettricità (37,1 nel 2022)”.
Per raggiungere questi obiettivi il PNIEC prevede un aumento della capacità di produzione di elettricità da fonte solare fino a 79,2 gigawatt (GW) dai 25,1 del 2022 e un incremento dagli impianti eolici fino a 28,1 GW rispetto agli 11,8 del 2022. Marginale invece il contributo derivante dalla crescita delle altre FER (idroelettrico, bioenergie, geotermoelettrico).

In relazione a quanto fatto, la capacità produttiva di elettricità da FER è salita in misura consistente dal Duemila, passando da meno di un quarto del totale a quasi la metà nel 2022. All’idroelettrico si sono affiancati dapprima gli impianti eolici e dal 2008 quelli fotovoltaici (sostenuti dagli incentivi del Conto energia), con lo sviluppo dell’eolico che ha interessato pressoché esclusivamente il Mezzogiorno, mentre la crescita del solare è stata simile in tutto il Paese.
Senonché, nel report si evidenzia che la recente accelerazione delle installazioni FER risulta ancora insufficiente a raggiungere gli obiettivi. Inoltre, guardando ai prossimi anni, “l’incremento delle FER e la potenziale maggiore concentrazione nel Mezzogiorno di impianti di grandi dimensioni potrebbero accrescere i problemi di congestione della rete di trasmissione nazionale, richiedendo investimenti infrastrutturali aggiuntivi rispetto a quelli già pianificati”.
L’analisi di Bankitalia mostra che si è verificata una significativa accelerazione nelle installazioni degli impianti di fonti energetiche rinnovabili a partire dal 2022, soprattutto legata al comparto fotovoltaico, dopo la crescita modesta che aveva caratterizzato il periodo tra il 2014 e il 2021 (meno di 1 GW di nuova capacità FER in media all’anno).

In particolare, secondo i dati di Terna, nel 2023 sono stati installati 5,2 GW di nuova capacità solare, più del doppio rispetto all’anno precedente, di cui oltre il 70 per cento al Centro Nord. E nel primo semestre del 2024 le installazioni hanno raggiunto i 3,3 GW, con un incremento superiore al 40 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023.
Ma nonostante la crescita sostenuta del fotovoltaico, nella prima metà del 2024 “l’aumento della capacità rinnovabile complessiva è stato ancora inferiore, di circa un decimo, rispetto a quello che si stima essere necessario per il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima”. E a determinare questo gap è stato il modesto incremento delle installazioni eoliche per le quali si può parlare di una fase di stallo.
Si arriva così alle conclusioni del report: “Non programmabilità e intermittenza di solare ed eolico, potenziale maggiore distanza tra centri di produzione e consumo dell’energia, oltre a crescente elettrificazione dei consumi, necessitano di investimenti nei sistemi di accumulo e nella rete di trasmissione, oltreché nella gestione digitale della generazione distribuita”. Inoltre, occorre “una semplificazione normativa e l’accelerazione delle procedure autorizzative”.
Infine, si evidenzia l’opportunità di “un’identificazione preventiva da parte delle Regioni di aree idonee a beneficiare di iter accelerati per la realizzazione di impianti, oltre che di una razionalizzazione delle procedure attraverso un testo unico legislativo che riduca la complessità attuale. Elementi che andranno valutati alla luce dell’efficacia nello snellire e velocizzare la costruzione e l’esercizio degli impianti e la costruzione delle opere infrastrutturali connesse”.