Trasporto pubblico elettrico: le tecnologie ci sono, e la strategia?

Immaginiamo di risparmiare 1.000 tonnellate di CO2 su una linea che copre circa 600.000 chilometri l’anno: con le nuove tecnologie per il trasporto pubblico elettrico è possibile.

Ma per rivoluzionare davvero la mobilità urbana, non basta adottare le soluzioni di e-mobility più innovative. Serve un approccio strategico, che guardi all’intera catena della mobilità “calata” in ciascun contesto cittadino. Le proposte per la ricarica ultrarapida e la ricarica in deposito degli autobus elettrici di Hitachi ABB Power Grids vanno proprio in questa direzione.

Trasporto pubblico elettrico: come intervenire

Movimentare in modo efficiente e sostenibile una grande quantità di persone è il principale obiettivo di chi gestisce il trasporto pubblico locale (TPL). La strategia di Hitachi ABB Power Grids per questa sfida è spostare l’energia dal mezzo alla linea. Ovvero, cambiare nettamente il paradigma del trasporto pubblico elettrico con soluzioni di ricarica ultrarapida in corrispondenza delle fermate. Questo ottimizza i costi infrastrutturali e l’operatività della flotta di e-bus interessati.

Mobilità urbana elettrica con Grid-eMotion Flash Ricaricare gli autobus con Grid-eMotion Flash

La stazione Grid-eMotion Flash garantisce anche maggiore sicurezza. Dal punto di vista del mezzo, infatti, le batterie di bordo sono compatte e di peso contenuto (capacità da 90 a 112 kWh), mentre le colonnine di ricarica flash sono completamente automatizzate. Tradotto: non c’è comunicazione tra infrastruttura e autobus e il punto di connessione si trova a 4 metri e mezzo di altezza, è in corrente continua ed è alimentato solo quando il bus è fermo e collegato.

Il risultato? “Selezionando le tecnologie appropriate e garantendo una gestione energetica ottimale, Grid-eMotion Flash può far risparmiare fino a 1.000 tonnellate di CO2 su una linea che copre circa 600.000 chilometri l’anno – spiega Filippo Passante, Operating Unit Manager per l’Italia della BU Grid Integration di Hitachi ABB Power Grids -. Inoltre, i costi infrastrutturali del sistema sono del 30% inferiori a quelli di una equivalente linea filobus”.

Mobilità urbana con il grid-to-plug

Sempre in tema di trasporto pubblico elettrico, c’è anche la tecnologia Grid-eMotion Fleet per la ricarica in deposito degli autobus. Qui, la soluzione è di tipo grid-to-plug: funziona attraverso container standard che integrano sistemi di connessione alla rete e di ricarica in un unico blocco pronto per l’installazione.

https://youtu.be/-eh8yJYJZ6c

Grid-eMotion Fleet si collega a qualsiasi tipo di rete elettrica. Non solo: rispetto a una connessione convenzionale alla rete AC, riduce del 60% lo spazio necessario per la ricarica su larga scala, mentre il cablaggio del deposito diminuisce del 40%. Inoltre, la soluzione sfrutta l’energia rinnovabile eventualmente prodotta in loco attraverso un sistema digitale di gestione dell’energia. La stazione di ricarica si basa infatti su e-mesh EMS di Hitachi ABB Power Grids, che permette di migliorare l’intera infrastruttura di ricarica, calcolare il consumo energetico degli autobus ed elaborare, pianificare e fornire servizi efficaci per i passeggeri.

Trasporto pubblico elettrico, sostenibile e digitale: ecco la ricetta vincente per la mobilità urbana.

Custodie da esterno per applicazioni in spazi critici

Le nuove custodie da esterno con una profondità di installazione di 80 mm ampliano la gamma prodotti ECS di Phoenix Contact.
Il design costruttivo più compatto consente di ridurre le dimensioni del dispositivo del 75%, rendendolo adatto per applicazioni critiche in termini di spazio.

Grazie alla collaudata tecnica di connessione dei dispositivi possono essere realizzate interfacce individuali per segnali, dati o potenza.

Le custodie da esterno di plastica in policarbonato stabilizzato ai raggi UV (UL 94-V0) sono realizzate con grado di protezione IP69 e adatte ad un ampio intervallo di temperature da -40 °C a +100 °C. Oltre alla nuova versione, sono disponibili anche custodie con profondità di installazione di 109 e 169 mm. Una membrana di compensazione della pressione disponibile opzionalmente assicura un maggiore scambio d’aria, aumentando la durata dell’elettronica all’interno dell’alloggiamento. Per proteggere l’elettronica da accessi non autorizzati, le parti della custodia possono essere sigillate in modo sicuro.

Va a ruba il primo green bond dell’Unione europea

Non solo, riprendendo la citazione, i soldi non crescono sugli alberi, ma pure se fosse gli alberi non sarebbero mai abbastanza… Lo sanno bene anche a Bruxelles dove, esauriti gli entusiasmi per il varo del piano “Next Generation Eu”, si è posto un non trascurabile problema: come finanziare il pacchetto da 800 miliardi di euro lanciato dall’Unione europea per favorire la ripresa dell’economia continentale dalla crisi scatenata dalla pandemia? Parte importante della risposta sta nel ricorso ai mercati con il lancio di un prodotto finanziario sostanzialmente nuovo, non a caso denominato green bond a richiamare la tipologia principale degli investimenti che l’Unione europea vuole propiziare negli Stati membri grazie a questa massiccia iniezione di denaro.

Risultato straordinario per il green bond

Ebbene, proprio ieri è avvenuto il debutto delle obbligazioni verdi sui mercati con risultati che sono andati persino al di là delle più ottimistiche previsioni, con una domanda soverchiante rispetto all’offerta. Infatti, l’emissione di green bond da parte della Commissione Ue, con un valore complessivo di 12 miliardi di euro e una durata di 15 anni (scadenza a febbraio del 2037), ha registrato ordini record per oltre 135 miliardi, quindi più di undici volte il quantitativo di obbligazioni effettivamente disponibile.

Un risultato molto significativo anche perché si è trattato della prima emissione – condotta da condotta da BofA, Credit Agricole, Deutsche Bank, Nomura e Td Securities – di una lunga serie. In particolare, il programma di collocamenti obbligazionari deciso dall’Unione europea prevede di arrivare a coprire il 30% del costo di Next Generation Eu, per un ammontare di circa 250 miliardi di euro.

Effetto sui tassi d’interesse

Una lunga serie di collocamenti, dunque, che avrà una durata quinquennale ed a questo punto con la concreta prospettiva di comportare meno oneri del previsto per le casse europee. Infatti, se da qui al 2026 proseguirà la larga eccedenza della domanda rispetto all’offerta, l’Unione potrà permettersi di offrire i suoi green bond con tassi d’interesse minori rispetto a quelli ipotizzati in partenza.

Risparmi sugli interessi che potrebbero divenire significativi già nel corso di quest’anno visto che la Commissione Ue ha già indicato il traguardo degli 80 miliardi di valore delle obbligazioni a lungo termine (di cui i green bond fanno parte) collocate sui mercati finanziari nel 2021.

La Brexit non conta

Infine, c’è anche un risvolto singolare che ha accompagnato questa prima emissione di obbligazioni verdi, ovvero la finanziaria “cancellazione” della Brexit. Infatti, ben il 29% degli ordini di green bond, di gran lunga la quota più alta, è arrivata proprio da Londra, dove si sono mossi soprattutto i grandi fondi d’investimento.

In questa classifica di richieste per area geografica di provenienza, troviamo poi il blocco dei Paesi nordici (12%), seguito da Benelux e Francia (entrambi con l’11%). Nella graduatoria figurano anche la Germania (10%), l’Italia (9%), la Spagna (4%) e l’area asiatica (3%).

L’industria digitale resiste e rilancia: le tendenze del momento

Nel 2020 l’industria digitale italiana fattura 4,1 miliardi di euro e cresce dell’8%, nonostante lockdown, crisi economica e incertezze. Una prova del nove incoraggiante, per un mercato sempre meno potenziale e più reale. Questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato dalla ricerca 2020-2021 dell’Osservatorio Transizione Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano.

Una fotografia empirica di un mondo in costante movimento, di tecnologie smart che evolvono più velocemente rispetto alle persone e alle organizzazioni. Il covid-19 ha certamente accelerato la crescita digitale dei paradigmi aziendali, ma oggi è ancor più importante importante analizzarli per comprenderne esigenze e trend di sviluppo.

Industria digitale in un mondo che cambia

Al centro della trasformazione digitale del manifatturiero italiano ci sono il Piano Nazionale Transizione 4.0, le nuove consapevolezze generate dalla pandemia, l’Industrial Smart Working, il Green & Digital, la Servitization. Lo confermano i macro-temi sviscerati dall’Osservatorio Transizione Industria 4.0. “L’emergenza non ha arrestato la crescita dell’Industria 4.0 – spiega il responsabile scientifico Marco Taisch in apertura del convegno di presentazione della ricerca -. A conferma del fatto che non è stata una moda passeggera ma una progettualità che sta rinnovando il settore industriale italiano in modo. Le iniziative più semplici sono ormai conosciute e consolidate, con almeno un progetto attivato nel 75% delle imprese manifatturiere”.

Cosa manca per completare la convergenza digitale tra IT e operations? Per avviare progetti pervasivi, multi-tecnologici e basati sul cloud e reti innovative, è necessaria una visione di lungo termine. Ovvero sperimentare nuove applicazioni e investire nelle competenze 4.0 e nella formazione delle risorse aziendali.

Transizione 4.o dell'industria italiana: i dati del 2020

Quanto vale Industria 4.0 in Italia

Come sta andando il mercato 4.0 e cosa ci riserva il futuro? Risponde Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Transizione Industria 4.0. “Il 2020 ha spinto le aziende a ripensare il modo in cui vengono gestite le operations. Remotizzazione, flessibilità e servizi diventano gli elementi chiave nella gestione dell’industria digitale. La resilienza della supply chain è ormai strategica per mantenere e aumentare la produttività delle aziende e per adattare la loro offerta alle sfide del mercato post-pandemia”.

Ecco la rappresentazione complessiva anno su anno delle cifre e delle applicazioni della fabbrica connessa.

Industrial IoT batte tutti

Come anticipato in apertura, il mercato italiano dell’Industria 4.0 nel 2020 ha toccato quota di 4,1 miliardi di euro. Un +8% trainato soprattutto dalle tecnologie IT, che coprono l’85% della spesa contro il 15% delle OT (Operational Technologies).

Gli investimenti delle imprese manifatturiere si concentrano prevalentemente in:

Insomma, l’area più calda resta l’Industrial IoT, tecnologia abilitante importante anche grazie agli incentivi governativi. Bene, inoltre, il progressivo spostamento verso l’analisi e l’utilizzo dei dati (Industrial Analytics). In generale, permane un consistente gap tra grandi aziende e realtà imprenditoriali medio-piccole. Nelle pmi c’è ancora molto potenziale inespresso sul quale puntare nei mesi a venire.

Le applicazioni 4.0 più diffuse

Sul fronte delle applicazioni smart, in Italia nel 2020 si contano circa 1.400 sistemi di Industria 4.0 attivi nelle imprese manifatturiere, il 28% in più rispetto al 2019. Anche qui vincono le soluzioni di Industrial IoT – un quarto del totale (380, +31%) – spesso combinate con algoritmi di Analytics e Intelligenza Artificiale.

A seguire troviamo: le tecnologie Advanced HMI, come i wearable e le interfacce uomo-macchina per gestire i dati in formato visuale, vocale e tattile, con 286 applicazioni e un aumento del 15% e l’Advanced Automation (241, +5%), ovvero i sistemi di produzione automatizzati come i robot collaborativi. Particolarmente performante in termini di crescita sul 2019 il fronte  Industrial Analytics, incentrato sulla previsione delle prestazioni di assetti industriali e processi produttivi, con 200 applicazioni e un +39%. Percentuali a doppia cifra anche per Cloud Manufacturing, monitoraggio e diagnostica degli impianti industriali da remoto (140, +33%) e Additive Manufacturing (125, +30%), diffuso principalmente nei settori automotive e aerospaziale.

Le tipologie di Industria 4.0 applicate nel 2020

Come andrà l’industria digitale nel 2021?

La crescita del mercato nel 2020 è stata inferiore alle stime presentate nel 2019 (+20%), ma ugualmente positiva visti i contorni socio-economici globali. Ecco perché gli analisti del Politecnico di Milano si sono “sbilanciati” con cauto ottimismo circa i numeri dell’anno in corso. Le previsioni per il 2021 indicano infatti un’ulteriore accelerazione della spesa, a un tasso compreso fra +12% e +15%, oltre i 4,5 miliardi di euro.

Tra i settori più performanti:

Meno sostenuta, invece, la crescita di Industrial IoT (+9-14%), Advanced Analytics (+12-16%) e Additive Manufacturing (+6-12%). Continua la diffusione dei servizi, per i quali si prevede un aumento del 10-15%.

Focus sul piano nazionale Transizione 4.0

Discorso a parte, meritato, per il piano nazionale Transizione 4.0, che si unisce al nuovo capitolo del PNRR dedicato alla digitalizzazione dell’industria italiana. Le opportunità di questo programma sono ben note alle aziende manifatturiere. L’83% delle 175 grandi imprese e pmi intervistate dall’Osservatorio conosce il credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali, il 55% quello per ricerca, sviluppo e innovazione e il 52% quello per la formazione.

Nei prossimi sei mesi, le esigenze più sentite sono:

Nei prossimi due anni, invece, si auspica il rilancio di forme di iper e super ammortamento su beni strumentali (acquisto, revamping e accessori), indicato dal 48% del campione. Il 39% degli intervistati chiede poi incentivi diversi da quelli attualmente in vigore per gli investimenti in beni immateriali quali software e piattaforme per l’integrazione di sistemi. Certo, la differenza sarà fatta anche dal cambiamento di mindset e competenze: la formazione 4.0, secondo gli analisti dell’Osservatorio, è determinante a ogni livello e anche all’interno del board aziendale.

Sulle sfide del PNRR interviene infine Enrico Cereda, vice presidente di Assolombarda. “La carta vincente sarà il gioco di squadra – spiega il manager -. La realizzazione di un ecosistema pubblico e privato per fare leva sui 40 miliardi di euro a disposizione, sfruttando al massimo i piani nazionali di sviluppo della fabbrica connessa. Mi aspetto però procedure semplificate per gli imprenditori che credono in questo percorso e nell’ineluttabilità della trasformazione digitale delle imprese italiane”.

Tutto per il professionista: utensili manuali e strumenti di misura

Da Melchioni Ready è possibile trovare un ampio stock di utensili a marchio Stanley. Tra le proposte dedicate alla strumentazione di misura, sul canale e-commerce è possibile acquistare livelle, metri, righelli, bindelle e bolle. Mentre per quanto riguarda gli utensili manuali, l’offerta racchiude cacciaviti, taglierini e coltelli, ma anche lame, graffette, chiodi, cesoie ai quali si aggiungono pistole per chiodi e graffette, contenitori, pinze, rivettatrici, seghetti e raschietti.

Ampia gamma di utensili manuali

Il taglierino Stanley 9 mm, realizzato in plastica ABS di alta qualità, è resistente agli urti, inoltre, è caratterizzato da una punta a profilo sottile che consente di avere una maggior precisione nel taglio e permette di lavorare anche in spazi ristretti.
Per rendere scorrevole il movimento della lama, il taglierino ha una barra porta lama composta da un unico pezzo di metallo e un pulsante a scorrimento multi-posizione per bloccare la lama in sicurezza.

Il corpo posteriore del taglierino, di colore giallo, ha una duplice funzione:

Sempre sullo store Melchioni Ready è possibile acquistare la livella magnetica Stanley ad alcool. È una livella tascabile leggera, maneggevole e compatta., lunga solo 8.7 cm. La presenza di due cilindri contenitori per bolle permette una maggiore precisione durante la misurazione. La livella tascabile Stanlet può essere utilizzata anche sui tubi grazie alla base magnetica scanalata.

Su Melchioni Ready è possibile trovare anche il metro a nastro Tylon in formato 3 m e 5 m. Costituito da una cassa in ABS antiurto, è dotato di un rivestimento Mylar antiscivolo che non solo gli permette di resistere all’usura, ma ne garantisce una maggiore durata.

Il nastro a metro Tylon, inoltre, è caratterizzato da un’impugnatura ammortizzata in grado di offrire una presa antiscivolo e una maggiore resistenza agli urti. Il nastro è caratterizzato da una verniciatura polimerizzata e rivestito con pellicola in mat.sintetico Tylon dello spessore di 0,14 mm.

Il metro a nastro Tylon è dotatodi un blocco lama e di una clip per cintura in modo da poterlo utilizzare in cantiere. Scopri la gamma completa Stanley sul sito Melchioni Ready.

Riqualificazione degli impianti esistenti per il riscaldamento

La riqualificazione energetica degli edifici si sviluppa secondo due principali filoni di interventi: da un lato si migliorano le prestazioni della struttura, dall’altro si installano impianti tecnologici efficienti. Del resto, per raggiungere effettivamente alti livelli di efficienza energetica è indispensabile il lavoro di nuovi impianti performanti, soprattutto per la climatizzazione degli edifici, che oggi è responsabile della maggior parte dei consumi energetici del comparto.

In ogni caso, prima di attuare qualsiasi tipo di intervento, è bene rivolgersi a dei tecnici e professionisti in grado di indirizzare la scelta del committente, anche sulla base di dati ed analisi oggettivi. Prima di una riqualificazione, infatti, sarebbe opportuno procedere con una diagnosi energetica. Altro aspetto importante da considerare è l’ammissibilità degli interventi a eventuali bonus fiscali, come il Superbonus 110% e l’Ecobonus. Se si vuole beneficiare delle detrazioni, infatti, è opportuno assicurarsi sempre di rispettare tutti i requisiti che l’impianto deve avere per essere ammesso.

Cosa significa riqualificare gli impianti termici

Riqualificare gli impianti termici di un edificio significa sostituire quanto di esistente non è efficiente o funzionante. Per entrare nel dettaglio è necessario specificare cosa si intende per impianto termico, la cui definizione è contenuta nel D.Lgs 48/2020, introdotto per l’adeguamento alla nuova direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia e sull’efficienza energetica.

Con impianto termico, intendiamo un impianto tecnologico necessario a riscaldare, raffreddare o produrre acqua calda sanitaria, che può essere composto da diversi sottoinsiemi. Tra questi, il sistema di generazione, effettivamente responsabile della produzione di calore; il sistema di distribuzione del calore, che collega le differenti parti dell’impianto; i terminali, che servono gli ambienti; il sistema di regolazione e controllo, per gestire il funzionamento dell’intero impianto. Riqualificare l’impianto termico, quindi, può voler dire sostituire tutte o solo alcune di queste parti.

Sostituire il generatore di calore: che impianto scegliere?

Quando si vuole riqualificare gli impianti termici, nella maggior parte dei casi è necessario intervenire sull’impianto di generazione, ad esempio sostituendo la vecchia caldaia, inefficiente ed inquinante. Ma quale nuovo impianto è opportuno scegliere?

I generatori possono essere classificati in base alla fonte energetica utilizzata, piuttosto che del rendimento o della tecnologia sfruttata. Non esiste una tecnologia a priori migliori delle altre, ma esistono soluzioni più o meno indicate a seconda della circostanza.

caldaia

Una delle possibili alternative è la caldaia a condensazione, più economica della pompa di calore, che viene alimentata a gas e permette di risparmiare energia per il riscaldamento domestico e per la produzione di ACS. Il fluido termovettore utilizzato è l’acqua.

La pompa di calore, invece, è elettrica e può sfruttare il calore naturalmente presente nell’aria, nell’acqua o nel terreno, da distribuire attraverso acqua o aria. Le pompe di calore, quindi, sfruttano energia rinnovabile, ma il modello deve essere scelto in base al clima locale e alla disponibilità in loco delle risorse ambientali adeguate (come ad esempio l’acqua di falda).

In alcuni casi, si po’ valutare anche l’installazione di un impianto ibrido, dove caldaia e pompa di calore lavorano in combinazione, sfruttando al massimo i vantaggi di entrambe. Nei range di temperatura inferiori, quando la pompa di calore perde di efficienza, funziona la caldaia, viceversa quando si alza la temperatura.

Distribuzione ed erogazione del calore: serve intervenire?

Oltre alla sostituzione del generatore, potrebbe essere necessario intervenire su altre parti dell’impianto, che a loro volta incidono sulla resa globale dello stesso.

Per quanto riguarda il sistema di erogazione del calore negli ambienti, se l’edificio è datato, saranno installati quasi sicuramente i tradizionali radiatori. In questo caso si può scegliere di sostituire i terminali con altra tecnologia, come i sistemi radianti a pavimento, parete o soffitto.

La scelta dipende dal tipo di generatore installato e dalla possibilità di eseguire o meno gli interventi necessari alla posa del pacchetto radiante. In linea di massima, i radiatori tradizionali lavorano a temperature elevate, con acqua sopra i 65°, compromettendo l’efficienza di alcuni impianti, come le pompe di calore, che forniscono acqua calda a temperature inferiori.

Quindi, se non fosse possibile realizzare impianti radianti, è comunque consigliato acquistare nuovi radiatori, che in alcuni casi sono appositamente progettati per lavorare a temperature inferiori.
Infine, anche il sistema di distribuzione può richiedere degli interventi, nel caso di guasti alle tubature, eccessive dispersioni termiche o anche problemi alle elettropompe (nel caso dei circuiti ad acqua).

Distribuzione ed erogazione del calore

L’importanza del sistema di regolazione

Ultimo, ma non per importanza, va considerato il sistema di regolazione, in grado di gestire l’intero impianto. I nuovi sistemi di regolazione aiutano a risparmiare energia, regolando il funzionamento dell’impianto in modo puntuale rispetto alle effettive esigenze, riscaldando solo dove e quando serve. La regolazione può essere fatta sulla base della rilevazione delle condizioni climatiche, a zone o anche per singolo ambiente. Inoltre, grazie ai nuovi termostati smart, l’impianto può essere gestito da remoto tramite lo smartphone e si hanno a disposizione strumenti per acquisire maggior consapevolezza rispetto agli effettivi consumi.

Analizzatore di rete innovativo e semplice da usare per misurazioni prive di errori

Fluke presenta il registratore di dati/ricerca guasti di Power Quality serie 1770, il primo strumento costruito sulla piattaforma Fluke per gli analizzatori di rete con vantaggi sia in termini di fattore di forma sia di operatività.

Serie 1770: per quali applicazioni?

Le applicazioni tipiche per la serie Fluke 1770 includono manutenzione ordinaria e ricerca guasti di apparecchiature e alimentatori, indagini e ottimizzazione dell’energia e installazione di nuove apparecchiature.

Questa tipologia di misurazioni sono necessarie in impianti industriali e commerciali, università, ospedali, fornitori di servizi elettrici per garantire il funzionamento continuo, sicuro ed efficiente del sistema elettrico. Il funzionamento intuitivo e la verifica automatica delle connessioni rendono la serie 1770 adatta sia per tecnici professionisti, sia per utenti meno esperti che lavorano nell’installazione, nella messa in servizio e nella manutenzione delle apparecchiature.

power quality Fluke serie 1770

Misurazioni semplici, affidabili e sicure

La serie 1770 misura e acquisisce automaticamente i principali parametri di Power Quality:

garantendo agli utenti di ottenere sempre i risultati di misurazione corretti.

Il display touch screen, insieme ai pulsanti di navigazione fisici e a un’interfaccia utente ottimizzata, consente di modificare facilmente le impostazioni, gestire le sessioni di registrazione o analizzare i dati sul campo, in qualsiasi condizione di luce (sotto il sole o al buio). Inoltre può essere anche utilizzato con i guanti.

La funzionalità di configurazione guidata dell’analizzatore offre un’installazione rapida e a prova di errore. Oltre alla possibilità di correggere automaticamente i collegamenti di misurazione in modo digitale senza dover modificare i collegamenti fisici della sonda. Questo garantisce  una maggiore sicurezza degli operatori.

È possibile impostare visualizzazioni personalizzate per ottenere rapidamente test e dati ed effettuare misurazioni sul campo in vodo veloce e sicuro.

Il dispositivo è alimentato direttamente dal circuito misurato, quindi non è necessaria una presa di corrente.

Power Quality Fluke serie 1770

Accessori standard

Gli analizzatori serie 1770 utilizza gli accessori comuni dei prodotti Fluke esistenti, tra cui puntali per i test di tensione, sonde di corrente, kit gancio, ecc. offrendo un risparmio sui costi grazie alla possibilità di utilizzarli su più strumenti. Inoltre supporta l’applicazione software PC Energy Analyse di Fluke, che fornisce lo stesso accesso ai dati a cui i clienti sono abituati, con un’interfaccia utente più pulita e report più semplici.

Comodo trasferimento dei dati con la serie 1770

Il modello 1770 offre un trasferimento flessibile dei dati, da PC a USB, Wi-Fi, Ethernet e in remoto tramite rete mobile, senza interrompere una sessione di registrazione, o un’indagine sull’energia o la Power Quality.

“La nuova serie 1770 di analizzatori di rete stabilisce un nuovo punto di riferimento per la registrazione dei dati plug-and-play e la ricerca guasti in relazione alla Power Quality e ai disturbi, con la garanzia che anche gli utenti con poca esperienza possano raccogliere e analizzare dati significativi” sottolina Jai Gandhi, Sales Program Manager in Fluke.

Ulteriori informazioni sul registratore di dati/ricerca guasti di Power Quality serie 1770 a questo link.

Come rispettare i requisiti di sicurezza nella climatizzazione? Ci pensa Tool 32

Il regolamento UE 517/2014, noto come F-Gas, richiede la riduzione delle emissioni dei gas fluorurati a effetto serra. Questo ha favorito lo sviluppo di soluzioni HVAC/R con gas refrigerante a basso GWP (Global Warming Potential) di categoria A2L. L’utilizzo di questi refrigeranti – non tossici e leggermente infiammabili- rappresentano un’opportunità in applicazioni di refrigerazione, condizionamento aria e pompe di calore, ma sono soggetti a normative di sicurezza.

La norma UNI EN 378 2017: sistemi di refrigerazione e pompe di calore – Requisiti per la sicurezza e l’ambiente specifica i requisiti per la sicurezza delle persone e dei beni fornendo una guida per la tutela dell’ambiente. Stabilisce, inoltre, le procedure per il funzionamento, la manutenzione e la riparazione di impianti di refrigerazione e il recupero dei refrigeranti.
Questa norma definisce gli adempimenti obbligatori da parte degli installatori relativamente all’attuazione e la verifica dei livelli di presenza del gas e e l’infiammabilità degli impianti. Questo indipendentemente da dove vengano installati i sistemi di climatizzazione (abitazione o spazi commerciali).

Tool R32 per rispettare i requisiti di sicurezza

Per supportare il lavoro degli installatori, Toshiba ha realizzato il Tool R32 – uno strumento digitale – che permette in pochi minuti di verificare il rispetto dei limiti di legge d’infiammabilità e di tossicità degli ambienti. È sufficiente inserire i dati delle unità del sistema da installare per capire in fase di pre-vendita se l’installazione può essere fatta senza alcuna restrizione. Tool 32 suggerisce, inoltre, se sia necessaria l’installazione di componenti aggiuntivi per mitigare il potenziale rischio.

schermata con valori tossicità e infiammabilità

La diffusione di sistemi di climatizzazione e riscaldamento sempre più sostenibili ha portato all’utilizzo di refrigeranti di categoria A2L. Questi gas refrigeranti, tra cui l’R32 sono classificati come blandamente infiammabili. Questo significa che per determinate applicazioni potrebbero venire superati i limiti indicati norma UNI EN 378 2017.

Tra le situazioni da valutare attentamente troviamo le installazioni di unità interne a pavimento quali la console, installata in locali relativamente piccoli, utilizzata in grossi sistemi multisplit. In questo caso la quantità di refrigerante è non trascurabile e diventa obbligatorio l’installazione di strumenti di sicurezza aggiuntivi.

Cosa ne pensa chi utilizza lo strumento Toshiba?

Michele Maggioni della Due Emme di Maggioni & C., società che commercializza materiale termoidraulico, ritiene che Tool 32 sia un prezioso strumento nelle fasi di pre-vendita. Inoltre consete di dare un ulteriore servizio fornendo l’impianto chiavi in mano.
’Il Tool R32 è davvero molto semplice da utilizzare – sottolinea Maggioni -. Ovviamente non sostituisce il lavoro di un Termotecnico ma lo agevola nel dare una risposta veloce, accelerando la definizione dell’idoneità dell’impianto.”

Il tool è disponibile sul sito Toshiba a questo indirizzo.

Consigli all’Italia per una transizione energetica sostenibile

Si fa un bel parlare degli ambiziosi obiettivi europei per raggiungere le zero emissioni, ma poi diventa tutto inutile se i molti Paesi aderenti all’Unione non si attrezzano di conseguenza. Nazioni peraltro molto differenti fra loro e per le quali serve quindi un abito green tagliato su misura. Proprio quello che ha cercato di fare Hitachi per l’Italia con un’analisi approfondita sulla transizione energetica sostenibile. Realizzata in collaborazione con BCG, indica una serie di azioni prioritarie per ridurre le emissioni di anidride carbonica attraverso l’applicazione di tecnologie innovative.

4 leve d’azione per la transizione energetica sostenibile

In particolare, dallo studio emergono quattro leve principali per raggiungere la carbon neutrality attraverso la tecnologia. In primo luogo, l’Italia dovrebbe consumare meno e diminuire le emissioni migliorando l’efficienza dei processi esistenti. In quest’ottica l’applicazione della tecnologia digitale riveste un ruolo fondamentale con la necessità, dopo il rallentamento dovuto alla pandemia, di ripartire dagli interventi sull’esistente.

Al riguardo, il Politecnico di Milano sottolinea del Digital Energy Efficiency Report come nell’anno in corso quasi il 20% degli investimenti in soluzioni hardware è stato per interventi sul processo produttivo (373 milioni di euro), il 18% per impianti di cogenerazione (350 milioni), il 15% per sistemi di combustione efficienti (circa 300 milioni) e il 12% per l’illuminazione (240 milioni).

Ed ancora, i 168 milioni di euro investiti in soluzioni software, si sono invece concentrati su monitoraggio e sensoristica di base (oltre il 65% del totale). Nel complesso, la data valorization a supporto delle decisioni di ottimizzazione dei consumi è attualmente utilizzata da circa due terzi delle imprese italiane, un risultato ancora insufficiente.

Cambiare il mix produttivo

In secondo luogo, l’Italia dovrebbe aumentare l’energia primaria derivante da fonti rinnovabili, cambiando progressivamente il mix produttivo. Oggi nel mondo quasi una tonnellata su tre di CO2 deriva dal settore energetico, ma entro il 2050 il settore dovrà essere dominato globalmente dalle rinnovabili e l’elettricità rappresenterà quasi il 50% del consumo totale di energia a livello globale rispetto all’attuale 20% circa.

Tornando all’Italia, la necessità di integrare risorse rinnovabili su larga scala nella rete elettrica aggiunge strati di complessità ai modelli di produzione e distribuzione dell’energia. Tre gli elementi principali che sono necessari per gestire questa crescente complessità:

  1. tecnologie di stoccaggio e loro diffusione;
  2. reti elettriche nuove e migliorate sia a livello di distribuzione che di trasmissione;
  3. ampia diffusione delle tecnologie digitali per assicurare l’affidabilità e l’efficienza energetica economica e operativa.

In terzo luogo – una volta che il processo sarà efficiente con l’energia prodotta divenuta “pulita” – sarà necessaria l’elettrificazione del consumo quando possibile ed economicamente sostenibile. Questo significa utilizzare l’elettricità come principale fonte di energia. Tutti gli ambiti di utilizzo dovranno essere coinvolti, dal consumo energetico industriale, alla mobilità, dal riscaldamento alla cucina.

Elettrificazione della mobilità

Per la transizione energetica sostenibile, un ruolo cruciale sarà rivestito dall’elettrificazione dell’intero settore della mobilità, ad esempio con interventi massicci sulla rete ferroviaria per farla sempre più preferire al trasporto stradale. Ed ancora, andrà incentivato il trasporto pubblico locale “verde”, con un programma di rinnovamento importante del parco autobus obsoleto verso soluzioni a basse/zero emissioni e l’installazione delle relative infrastrutture di ricarica.

Infine, la quarta leva per raggiungere la carbon neutrality è quella da adottare quando il ricorso all’energia pulita non è un’opzione. Per i settori cosiddetti “hard-to-abate” dovranno quindi essere adottate delle nuove fonti energetiche a bassa emissione di anidride carbonica quali l’idrogeno, i biocarburanti e i syn-fuels.

Be Charge rinnova la sua app per la ricarica delle auto elettriche

L’utilizzo di uno smartphone per la ricerca delle colonnine di ricarica, la gestione del processo e il pagamento dei kWh prelevati è sempre più apprezzato dagli utenti.

Per questo Be Charge da sempre ha puntato su una app capace di rispondere a tutte queste richieste.

Oggi l’azienda propone una versione aggiornata e migliorata della propria app: più completa, più semplice e più fluida.

La app per smartphone Be Charge è ora disponibile negli store iOS e Android in una veste completamente rinnovata: registrarsi è ora ancora più semplice, grazie alla nuova interfaccia che permette di filtrare i punti di ricarica Be Charge e dei partner in base a diversi parametri, come la potenza in kW, la disponibilità e l’accessibilità h24.

È inoltre possibile impostare le stazioni di ricarica preferite, selezionare in fase di ricarica il livello di batteria per avere stime di ricarica più accurate e gestire i propri veicoli a batteria in una sezione completamente ripensata e migliorata.

Le nuove funzionalità della app Be Charge

Schermate app Be Charge

Ecco le nuove caratteristiche della app Be Charge: