Fluke 393, multimetro a pinza per il fotovoltaico certificato fino a 1500 V

Fluke ha lanciato sul mercato il nuovo multimetro a pinza 393 (disponibile anche nella versione FC, Fluke Connect) progettato per misurare le tensioni in impianti fotovoltaici conformi al nuovo standard a 1500 V.

È di pratico utilizzo perché pensato per operare anche con scatole di giunzione particolarmente congestionate, ma è anche sicuro perché è il primo multimetro a pinza a vero valore RMS CAT III / 1500 V DC per impianti fotovoltaici, conformi ai più recenti standard di sicurezza per multimetri a pinza IEC/EN 61010-2-032:2019.

Caratteristiche del multimetro a pinza Fluke 393

Multimetro a pinza Fluke 393 FC

Rispetto a strumenti standard, limitati a 1000 V DC, per questo tipo di applicazione il multimetro a pinza Fluke 393 è in grado di misurare fino a 1500 V DC.

Può essere quindi usato su impianti fotovoltaici di varie dimensioni, inclusi quelli più grandi come quelli pubblici, industriali e commerciali.

La sicurezza è garantita dall’isolamento CAT III a 1500 V; si tratta dell’unico multimetro a pinza per impianti fotovoltaici a offrire questo livello di protezione per tecnici e ingegneri. I puntali isolati del multimetro sono conformi allo standard CAT III 1500 V, mentre i multimetri stessi offrono una protezione CAT IV a 600 V AC.

Nessun problema per le condizioni di utilizzo in ambienti difficili: il grado di protezione IP54 (protezione dalla polvere e dagli spruzzi d’acqua provenienti da qualsiasi direzione) lo rende idoneo per testare impianti fotovoltaici in diversi climi e in un’ampia gamma di condizioni atmosferiche, proteggendo lo strumento dall’ingresso di polvere e pioggia.

Facile da usare e connesso

Kit multimetro a pinza Fluke 393 FC

Per definizione, un multimetro a pinza rende più semplice il lavoro dei tecnici. A maggior ragione un multimetro come il Fluke 393 si rivela vincente in presenza di scatole di giunzione degli impianti piccole e congestionate.

Mentre con altri multimetri può risultare difficile eseguire le misurazioni, Fluke 393 dispone di una ganascia più sottile del 25% rispetto agli altri modelli di multimetri a pinza Fluke, rendendo le misurazioni in spazi ristretti più facili e veloci.

Sveltire e semplificare l’attività di misurazione significa raccogliere più dati in meno tempo. Per agevolare ulteriormente i professionisti del settore, Fluke ha realizzato la versione 393 FC (Fluke Connect), pensata per documentare i valori rilevati, salvarli (fino a 65.000 punti di dati) e condividerli con il proprio team.

Un multimetro completo in ogni funzione

Oltre alle misurazioni di tensione e corrente, il multimetro a pinza fornisce Fluke 393 la misurazione della potenza DC e la registrazione dei dati, per migliorare l’efficienza operativa.

La produttività è migliorata da un segnale acustico che indica la corretta polarità PV, nonché dall’indicazione di continuità visiva che semplifica i test di continuità in condizioni di scarsa illuminazione. Infine, i multimetri presentano un display a due righe per misurazioni simultanee.

Scopri di più sul sito Fluke Italia!

Illuminazione in hotel, tra efficienza e personalizzazione

Scegliere la giusta illuminazione in hotel non è sfida da poco, a maggior ragione quando si tratta di un edificio storico e ancorata alle tradizioni architettoniche locali. Rossini Illuminazione e l’architetto Paola Valerio sono riusciti a valorizzare la recente ristrutturazione dell’Hotel Trieste di Gradisca d’Isonzo (GO), suggestivo borgo situato sul confine tra Italia e Slovenia.

Ristrutturazione e illuminazione in hotel

L’albergo si trova nel centro del comune friulano dal 1911 ed è stato recentemente oggetto di un ampio intervento di ammodernamento. Oltre alla necessità di rifare la struttura di quattro piani, con la progettazione e l’aggiunta di una nuova aerea dell’hotel, in questo progetto era fondamentale e contestualizzare gli ambienti anche attraverso la luce. Serviva infatti un sistema illuminotecnico funzionale ma esteticamente elegante, nel giusto mezzo tra storia e modernità.

La soluzione prescelta si chiama Twin, lampada di Rossini Illuminazione declinata secondo diverse configurazioni custom, progettate appositamente per le camere dell’hotel. Qui, i corpi illuminanti si sposano con l’arredamento e l’architettura complessiva, trasmettendo agli ospiti un senso di serenità, comfort ed equilibrio.

Hotel Trieste: lampada Twin di Rossini illuminazione

Rivisitazione della lampada Twin

Se versatilità è la parola chiave del concept dell’Hotel Trieste, la versione con due bracci e due diffusori di Twin installata nella suite è il simbolo di una rivisitazione vincente. Ma il design minimale dell’apparecchio si riscopre in ogni camera. Una collezione di lampade decorative composte da una struttura a tutta altezza con doppio aggancio a parete e a soffitto: un elemento decorativo e non solo strutturale. A completamento, la finitura in ottone dona una luce confortevole ai lati del letto, grazie al diffusore in vetro soffiato.

Flessibilità e design moderno

Infine, alcune camere dell’hotel hanno anche una zona living, resa più accogliente da un’altra soluzione da tavolo con finitura in oro satinato o da una applique in gesso personalizzabile e adattabile al colore della parete. Un gioco estetico di equilibri e geometrie, che unisce alla rotondità del diffusore. In linea con un ambiente elegante, moderno e tecnologicamente avanzato dell’illuminazione in hotel.

Mobilità elettrica, la lenta crescita delle stazioni di ricarica

È un numero che cresce inevitabilmente, poiché deve seguire il parallelo espandersi della mobilità elettrica, ma con una velocità che per ora risulta abbastanza modesta. Stiamo parlando della diffusione sul territorio nazionale delle infrastrutture di ricarica. Una situazione “fotografata” come di consueto da Motus-E, con una rilevazione che prende in considerazione sia i singoli punti di ricarica, sia le infrastrutture/stazioni (che possono includere uno o più punti di ricarica) che le location (dove possono insistere una o più infrastrutture di ricarica).

Dati al 30 settembre 2021

Gli ultimi dati sono quelli relativi al terzo trimestre dell’anno che indicano la presenza in Italia di 24.794 punti di ricarica situati in 12.623 stazioni. Per quanto invece riguarda le location, risultano essere 10.019 quelle accessibili al pubblico, delle quali l’80% è collocato su suolo pubblico (in primis lungo le strade) mentre il restante 20% si trova su suolo privato a uso pubblico (ad esempio, supermercati e centri commerciali).

Rispetto alla precedente elaborazione trimestrale – chiusa al 30 giugno 2021 con l’indicazione di 23.275 punti di ricarica presenti in 11.834 stazioni -, si osserva un sensibile rallentamento dei tassi di crescita, spiegato principalmente con il periodo estivo. Si registra, infatti, un incremento di 1.522 punti, ovvero un +7% contro il +12% del trimestre precedente (+2.518 punti). Per quanto attiene le infrastrutture, sono aumentate di 789, anche qui con un +7% contro il +12% del trimestre precedente (+1.303). Infine, nel terzo trimestre 2021 si rilevano 566 nuove location (+6%).

Punti di ricarica inutilizzati

La rilevazione di Motus-E evidenzia poi un problema particolare, vale a dire la presenza di un numero importante di infrastrutture di ricarica installate, circa il 12%, che però non sono attualmente utilizzabili dagli utenti finali. La ragione principale risulta essere la mancata finalizzazione del collegamento alla rete elettrica da parte del distributore di energia interessato, ma a fare da ostacolo possono esserci anche altre problematiche relative all’iter autorizzativo.

Peraltro, si tratta di un tasso che continua a confermare un vistoso trend di miglioramento. Infatti, nel primo trimestre dell’anno ben il 22% delle infrastrutture di ricarica risultava ancora inutilizzabile, percentuale scesa al 15% nella rilevazione del secondo trimestre fino, appunto, all’attuale 12%. Una discesa che conferma l’efficacia degli sforzi di miglioramento dei processi di autorizzazione sia da parte dei distributori locali che da parte delle amministrazioni.

Raffronto con il passato

Ragionando in termini storici, rispetto alla prima rilevazione di Motus-E risalente al terzo trimestre del 2019 (10.647 punti di ricarica presenti in 5.246 infrastrutture), si registra una crescita del +133% con un incremento medio annuo pari al 53%. Ed ancora, in termini di potenza il 95% dei punti di ricarica è in corrente alternata (AC), mentre soltanto il 5% opera in corrente continua (DC). A fine 2020 erano 19.324 punti di ricarica per le vetture elettriche ospitati in 9.709 infrastrutture di ricarica accessibili al pubblico

Inoltre, il 19% dei punti di ricarica italiani è del tipo a ricarica lenta (con potenza installata pari o inferiore a 7 kW), il 76% a ricarica accelerata o veloce in AC (da 7 kW a 43 kW). Percentuali residuali, invece, per i punti fast DC fino a 50 kW (il 3%), così come per i restanti impianti ad alta potenza, 1% sia per quelli fino a 150kW che per quelli oltre questa soglia di potenza.

Le tipologie di ricarica elettrica

La ripartizione geografica

In relazione alla ripartizione geografica, circa il 57% dei punti di ricarica è distribuito nel Nord Italia, il 23% nel Centro mentre soltanto il 20% è dislocato nel Meridione e nelle Isole. Un altro dato interessante è quello che segnala una diffusione abbastanza uniforme dei punti di ricarica in merito alla concentrazione di abitanti sul territorio, con un 34% presente nei capoluoghi e il restante installato negli altri comuni più piccoli.

la distribuzione dei punti di ricarica

La Lombardia con 4.380 punti è la regione con la maggiore diffusione, da sola possiede il 18% di tutti i punti. Seguono nell’ordine Piemonte e Lazio, con il 10% a testa, Emilia-Romagna e Veneto al 9% e la Toscana all’8%. Sei regioni, dunque, che complessivamente coprono il 65% del totale dei punti di ricarica in Italia. Infine, in termini di crescita relativa, le regioni che hanno incrementato di più i loro punti rispetto al secondo trimestre sono state Lombardia (+16%), Veneto (+15%), Piemonte e Lazio (+10%).

Wallbox e Superbonus, tutte le informazioni nella guida emobility

La detrazione 110% del Superbonus è una misura in continua crescita: dagli ultimi dati disponibili risultano 46.195 asseverazioni protocollate (circa il 14% su condomini e l’86% su edifici unifamiliari e indipendenti) per una spesa complessiva di 7,5 miliardi di euro e il tasso di crescita è passato rapidamente da circa 1 miliardo di euro/mese a oltre i 1,8 miliardi di euro/mese.
Per semplificare l’accesso al Superbonus 110%, VP Solar ha sviluppato dei kit completi che comprendono il fotovoltaico, l’accumulo elettrico, le pompe di calore (anche ibride) e i sistemi di ricarica.

È possibile inserire anche l’installazione delle wallbox? Certo, come intervento trainato.

Le wallbox abbinate agli interventi che beneficiano degli incentivi 110% come intervento trainato sono ideali per lo sviluppo della mobilità sostenibile, anche alla luce della crescita del mercato delle auto ibride plug-in (PHEV) ed elettriche (BEV).

variazione immatricolazioni 2020-2021 gennaio-agosto auto BEV PHEV

Scaricare la Guida emobility e la mappa mobility

VP Solar ha recentemente pubblicato un nuovo strumento per i professionisti dell’energia, la Guida emobility, che fornisce un ausilio pratico per la scelta del sistema di ricarica più adatto ad ogni esigenza e fornisce molte informazioni utili sul tema della mobilità elettrica in generale.

La Guida emobility di VP Solar contiene un glossario per i termini più utilizzati (Vehicle to Grid, Tipo 2, OCPP), i dati di mercato della vendita di auto elettrificate e sull’estensione dell’infrastruttura di ricarica, gli incentivi e diversi aspetti riguardanti la ricarica, come ad esempio:

le caratteristiche che i sistemi di ricarica devono avere per i diversi contesti installativi come quello domestico, dei condomini o aziende, dei luoghi semi pubblici (alberghi, centri commerciali) o pubblici;
gli accorgimenti tecnici per l’installazione a regola d’arte, ad esempio l’utilizzo del differenziale tipo A oppure B, le linee guida dei VV.F. per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi e le note pratiche per l’installazione come la protezione dagli urti.

Scarica la guida Emobility mappa mobilità

La Guida comprende inoltre la Mappa mobility, una raccolta di dati sui sistemi di ricarica e l’indicazione del settore preferenziale di applicazione, con le caratteristiche elettriche, le protezioni differenziali, le modalità di accesso alla ricarica (APP, RFID o back-end con OCPP), la connettività e la funzioni smart disponibili, come il load management e la ricarica solare.

La Guida emobility e la Mappa sono scaricabili gratuitamente sul sito di VP Solar.

VP Solar Academy presenta inoltre i contenuti della Guida emobility in webinar dedicati a partecipazione gratuita tutte le date sono disponibili nel Calendario corsi.

Aumenti rame ed energia: la tempesta perfetta si abbatte sui cavi

L’incremento dei prezzi dell’energia elettrica, la carenza e l’aumento dei prezzi delle materie prime (rame e materie plastiche) così come i costi relativi agli imballaggi e ai trasporti preoccupa le imprese produttrici di cavi.

Per le aziende produttrici di cavi per energia e accessori, cavi per comunicazione e conduttori per avvolgimenti elettrici associate ad ANIE AICE è una sorta di tempesta perfetta, scenario che non è mai stato vissuto. Un comparto che nel 2020 ha generato un volume d’affari complessivo pari a 3,1 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi di euro di esportazioni.

Il rincaro dell’energia è un problema mondiale, ma questo aumento senza precedenti rischia di frenare le attività industriali. Inoltre emergono tensioni a causa della crescita dei prezzi di listino di beni e servizi.

Dopo diversi mesi di stagnazione dovuta alla pandemia, la richiesta di energia è tornata crescere, ma l’offerta è limitata anche a causa di questioni geo-politiche aspetti legati al clima.

Il costo del gas, fonte principale dell’elettricità, si è quintuplicato da inizio anno, è ha sfiorato i 220 euro per Megawattora. Anche il carbone ha raggiunto un record storico, arrivando a 280 euro per tonnellata nel Nord Europa, mentre il barile di petrolio Brent che ha toccato il prezzo massimo degli ultimi tre anni. Anche il valore della Ue CO2 resta vicino ai massimi storici, sopra 85 euro per tonnellata.

Salgono i costi delle materie prime come il rame

Nell’ultimo anno le quotazioni delle principali commodity non energetiche sono esplose: il costo del rame è passato da 3 euro al Kg, a 6/7 euro Kg, per arrivare a 9 euro kg. Lo stesso vale per altri metalli a cui si aggiunge spesso la difficile reperibilità. Tutto ciò potrebbe avere degli impatti devastanti sulle imprese con ricadute anche sui prezzi di vendita del cavo come prodotto finito.
Nel corso del 2021 il costo energetico per i produttori (euro per kWh) si è più che triplicato, con particolare intensità dopo agosto, con un impatto sui costi di produzione che varia dal 5% al 20% a seconda del tipo di prodotto.

“La carenza delle materie prime, l’aumento del prezzo delle stesse e l’esplosione dei prezzi dell’energia sta causando problemi negli approvvigionamenti e ora sta assumendo proporzioni drammatiche – ha dichiarato Carlo Scarlata Presidente di ANIE AICE – Chiediamo comprensione da parte di tutti gli attori della filiera (clienti e fornitori) perché collaborino a mantenere in salute un comparto già messo a dura prova in questi anni”.

Auto elettrica: i dubbi degli italiani sono superabili?

L’Osservatorio Continental Mobilità e Sicurezza 2021 nasce per fotografare l’attuale situazione del settore automotive da un determinato punto di vista. Quest’anno il focus è sull’auto elettrica e su come questa viene percepita dalla popolazione italiana.

Il 1990 può essere considerato l’anno zero delle emissioni: è da allora, infatti, che vengono misurate in modo scientifico e costante. Il primo obiettivo, e forse il più ambizioso, è quello di abbattere entro il 2030 il 55% delle emissioni nocive. Per il 2035 si punta ad azzerare le emissioni dalle nuove automobili e nel 2050 si cerca la neutralità dell’effetto dell’uomo per quanto riguarda la mobilità.

Ma gli italiani sono pronti a questo cambiamento? Sono informati e si interessano alla nuova mobilità? Per rispondere a queste domande è stata effettuata una ricerca da Euromedia Research su un campione di 3.000 italiani maggiorenni. Sono stati indagati il vissuto, le percezioni, le aspettative dei consumatori relativamente all’auto elettrica.

Osservatorio Continental 2021: gli italiani sono pronti all'auto elettrica?

Alessandra Ghisleri, direttrice della società che ha eseguito i rilevamenti ha evidenziato che gli italiani sono propensi e incuriositi dalla svolta elettrica ma non ancora pronti ad affidarsi completamente a questa nuova frontiera. I tempi non saranno brevi perché il salto diretto verso l’elettrico è e sarà molto complicato.

“Abbiamo suddiviso i dati per generazioni, partendo dai più giovani (la cosiddetta Generazione Z, nel nostro caso dai 18 ai 26 anni per includere solo quelli potenzialmente patentati), per salire alle Generazione Y (fra i 27 e i 41 anni), la Generazione X (tra i 42 e i 55 anni) e infine i Baby Boomers (dai 57 ai 72 anni). Si tratta di dati utili per comprendere al meglio la complessità dei parametri in gioco e capire le proporzioni nelle diverse fasce di popolazione”.

“Un’altra informazione importante riguarda la distribuzione della popolazione. – aggiunge Alessandra Ghisleri – Più di 30 milioni di italiani risiedono in provincia, in pratica circa 17 milioni di famiglie. Si tratta di un dato utile per valutare al meglio il rapporto con il tessuto sociale italiano in base alla ripartizione in città metropolitana, capoluogo e provincia”.

I numeri dell’Osservatorio Continental 2021

Le prime risposte alle domande dell’Osservatorio Continental evidenzia che il 66,1% degli intervistati sarebbe interessato ad acquistare un’auto elettrica, il 12,1% ha provato a guidarne una, l’86,2% possiede un’auto personale ma solo lo 0,8% di queste è elettrica.
Si ritiene informato il 63,7% degli intervistati, mentre gli interessati sull’argomento sono quasi il 77%. I più attenti risultano essere quelli che desiderano comprare un’auto elettrica e che magari ne hanno già guidata una.
“Ma il dato fondamentale è un altro: abbiamo posto alcune domande per capire il livello di conoscenza delle tecnologie alla base delle auto di nuova generazione, e il 76,7% ha identificato correttamente un’auto ibrida definendola una automobile con una alimentazione elettrica e a benzina o a gasolio che si attivano a seconda delle circostanze. Ben il 74,7% ha identificato correttamente un’auto elettrica, mentre solo il 47% ha identificato una auto ibrida plug-in, cioè ricaricabile anche attraverso una presa di corrente.

Qui iniziamo a capire che manca un certo livello di conoscenza utile per incentivare non solo l’acquisto, ma anche la diffusione delle auto elettriche”.

Osservatorio continental emobility

È una questione di cambio di mentalità

Sempre secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Continental, per 1 italiano su 3 l’auto elettrica è quella che cambierà il mondo dell’automobile e degli automobilisti. Il 19,7% è convinto che sia uguale alle altre automobili, mentre il 17,7% afferma si tratti di una auto di lusso e che solo pochi potranno permettersela. Infine, per il 16,5% cambierà il modo di viaggiare e di organizzare i viaggi, mentre per l’11,8% è alternativa a quella endotermica.

La Generazione Z (18-26 anni in questo caso) e la Generazione X (tra i 42 e i 55 anni) si sono concentrati nella prima risposta, in particolare per è interessato all’acquisto e guarda con attenzione il mondo dell’automobile elettrica. Di questi, il dato importante è che molti sono residenti in una città o in un’area metropolitana.
Di questi, il 19,7% di chi afferma che si tratti di un’auto come le altre, appartiene alla Generazione Z: una fascia d’età molto attenta a cambiamenti climatici, come dimostrano attivisti come Greta Thunberg.

I Baby Boomers sono tra i più restii nei confronti dell’elettrico; anche chi ha provato a guidarne una, le considera auto di lusso e quindi alla portata di pochi. Quelli che invece pensano che cambieranno il modo di viaggiare e la pianificazione dei viaggi abitano nei capoluoghi e appartengono in particolare alla Generazione Y (27-41 anni).
Alla domanda se viaggiare con una auto elettrica sia uguale a quanto avviene con un modello tradizionale, il 52,4% pensa sia maggiormente indicata per viaggi brevi, come spostamenti in città o all’interno di aree metropolitane. La Generazione Z interessata all’acquisto pensa di guidarla proprio all’interno delle città metropolitane.

La mobilità elettrica è un’ottima soluzione, ma cambia il modo di viaggiare perché occorre programmare i viaggi extra-urbani, in particolare per quelli più lunghi. Questo lo pensa il 40% circa degli intervistati.

“Tra questi contiamo principalmente le persone che risiedono nei capoluoghi di provincia e che hanno già provato a guidarle, – aggiunge Alessandra Ghisleri – ma sono soprattutto i Baby Boomers ad essere più scettici nei confronti delle auto elettriche. L’80,6% dice infatti che per intraprendere un viaggio extra-urbano è necessario pianificare nei minimi dettagli tutto il percorso, le tempistiche, le cariche e anche dove ci si può fermare”.

Osservatorio Continental: auto elettrica costosa

Opinioni contrastanti: colpa della poca conoscenza?

È stato chiesto agli intervistati se fossero d’accordo o meno con alcune frasi. Le risposte sono interessanti perché mostrano un certo margine di miglioramento in termini di conoscenza del settore.
L’affermazione “la gestione di una auto elettrica è più economica di quella di una auto con motore a scoppio” mostra due dati interessanti: innanzitutto il 42,8% la condivide, ma circa 1 italiano su 5 non sa rispondere. Si torna quindi al livello di conoscenza del settore, che deve essere incrementato.
“L’auto elettrica risolverà i problemi di mobilità nei prossimi 5 anni”: questa affermazione non viene condivisa da 1 italiano su 2.
“L’auto elettrica risolverà i problemi di inquinamento ambientale”: affermazione condivisa dal 60% degli italiani.
“I costi di manutenzione di una auto elettrica sono superiori a quelli di una auto endotermica”: ne è convinto il 51,6% degli intervistati, ma ancora c’è un 20% circa che non sa rispondere.
“L’auto elettrica ha prezzi adeguati in base al budget pianificato per cambiare la propria vettura”: in questo caso il 63% degli interpellati non condivide l’affermazione.

I punti di forza dell’auto elettrica

Tra i punti di forza riconosciuti dal campione intervistato, il 43,8% segnala si tratti di dispositivi che non inquinano l’ambiente. Al secondo posto ci sono il comfort e la silenziosità, seguite dal fatto che possono essere utilizzate anche nelle aree a traffico limitato (25%), che nel momento dell’acquisto si possa usufruire di un incentivo (23,8%), che possono essere caricate completamente tramite una fonte elettrica a piacere (22,9%), e che non siano soggette al pagamento del bollo.
Importante anche la questione economica legata all’utilizzo: il 17,6% è d’accordo sul fatto che una vettura elettrica abbia un costo inferiore per km percorso rispetto alle auto tradizionali.

Punti di Forza auto elettrica - Osservatorio Continental

Fonte Osservatorio Continental Mobilità e Sicurezza 2021

I punti deboli dell’auto elettrica

Diversi anche i punti negativi rilevati durante le interviste.
La prima e più evidente è legata al prezzo di acquisto: per il 43,9% le auto elettriche costano troppo. A seguire, vengono segnalati l’autonomia limitata (38,7%), la quota di diffusione delle colonnine di ricarica (37,4%), il potenziale inquinamento dovuto allo smaltimento delle batterie esauste (28%) e il tempo di ricarica troppo lungo (27,3%).
Infine, circa 1 italiano su 5 segnala che l’utilizzo di un’auto elettrica implica troppe pianificazioni per gli spostamenti extra-urbani e che non sempre sia possibile installare una wall box nella propria abitazione.

punti deboli auto elettrica Osservatorio continental

Un potenziale importante

Il 55% degli intervistati si dice realmente interessato all’acquisto di un’auto elettrica. Il 10,6% non solo si è già informato, ma è andato da un concessionario o ha parlato con qualcuno che ne possiede una. Il 33,9%, invece, non la comprerebbe assolutamente.
Gli interessati sono i più giovani, che vivono perlopiù in provincia e che hanno già parlato anche con un concessionario.
I meno interessati sono i più anziani, i Baby Boomers, e quelli che abitano nelle città metropolitane soprattutto del nord. Ma perché non sono interessati a comprare un’auto elettrica?
In primo luogo il costo, ma anche l’autonomia, le batterie, la ricarica e la scarsa disponibilità di colonnine. Tutte voci già viste nell’elenco dei punti di debolezza delle auto elettriche.
Con gli incentivi il 30% di persone che al momento non sono interessate prenderebbero in considerazione l’acquisto. Stiamo parlando di un potenziale di circa 4 milioni e mezzo di persone, in particolari giovani e che risiedono in provincia.
Quasi il 70% non ha ancora avuto l’occasione di provarne una: un dato che mostra quanto la mancata conoscenza di questi prodotti possa influenzare le decisioni dei consumatori.
Chi l’ha provata cosa ne pensa? Innanzitutto stupisce la silenziosità, mentre al secondo posto si piazzano l’accelerazione e lo stupore nello scoprire le prestazioni di un’auto elettrica.

emobility e ricarica Elettrica

Auto elettrica: le opportunità per il futuro

Tra 10 anni il parco macchine sarà del 37,2% ancora di tipo ibrido o ibrido plug-in, l’endotermico al 16,5%, l’elettrico a batteria il 16,4%, le celle a combustibile rappresenteranno l’8,6% del parco circolante e quelle a gas naturale il 5,2%.
Alla domanda diretta “secondo voi il mercato dell’auto sarà pronto?”, il 55% ha risposto affermativamente. Certo, chi vive in una città è più abituato a imbattersi in colonnine di ricarica; in valori assoluti, 11 milioni di persone non hanno mai fatto caso alla presenza di colonnine, ma il 60% degli intervistati valuta che il PNRR potrà sbloccare questa situazione.

La maggior parte dei consumatori è potenzialmente pronta, ma deve essere rassicurata non solo sul tema dei costi, ma anche su come funzionano le batterie, come e dove ricaricare ecc. Da questo punto di vista, la rete dei concessionari ha la grande opportunità di poter “istruire” le persone anche attraverso dei test drive.
“Visto il notevole salto tecnologico, ci si aspetta tempistiche non certo brevi. – ha concluso Alessandra Ghisleri – Ma una cosa è certa: se conosci un prodotto, puoi prenderlo in considerazione con maggiore consapevolezza”.

Luce tutta italiana al Grand Hotel Victoria di Menaggio

La ristrutturazione del Grand Hotel Victoria di Menaggio richiedeva un progetto illuminotecnico all’altezza di una struttura 5 stelle lusso nel prestigioso scenario del lago di Como. La scelta dei designer di Studio Luce, divisione del Gruppo Sacchi, è così caduta su diverse soluzioni efficienti ed eleganti, frutto del design italiano.

Un sistema di corpi illuminanti perfettamente inserito in ciascuna parte dell’intervento di riqualificazione e ampliamento curato dallo Pè Architettura&Design.

Grand Hotel Victoria: nuova vita di lusso

L’hotel ha riaperto lo scorso marzo dopo un progetto di ristrutturazione durato 3 anni. Oggi gli ospiti hanno a disposizione 81 camere, oltre 1.500mq di spa, 90 posti auto e 2 ristoranti.

In particolare, i lavori sulla struttura hanno previsto due fasi:

Tradotto in sfida illuminotecnica, era necessario esprimere questa doppia anima armonizzando lo stile classico con quello moderno delle aree di nuova realizzazione.

Luce scenografica e funzionale

Ripercorriamo le tappe di questo corposo progetto. Al piano terra dell’ala storica, Studio Luce e la committenza di R Collection Hotels hanno scelto di mantenere gli antichi lampadari, restaurati con apposite tecniche laser. La scalinata centrale, invece, ospita uno scenografico lampadario realizzato in collaborazione con Linea Light. 18 metri di altezza capaci di illuminare i 4 piani del Grand Hotel Victoria. Al quinto e ultimo piano trovano spazio nuovi ambienti mansardati, con una vista mozzafiato sul lago. Il nuovo edificio “Palazzo”, che conta 47 camere, coniuga lo storico linguaggio architettonico dell’albergo con la modernità, grazie al minuzioso utilizzo cemento, legno e ferro.

Quanto all’ospitalità, ogni camera Grand Hotel Victoria è stata resa unica nel suo genere con punti luce integrati alla domotica esistente, completi di regolatori di intensità per creare le giuste atmosfere e controllare i consumi. Infine, arricchiscono l’atmosfera rilassante della Erre spa 2 cieli stellati in fibra ottica firmati Fibretec.

Tanti marchi italiani, uno stile unico

Il filo conduttore del progetto di Menaggio è il Made in Italy, dagli arredi di design ai mobili realizzati da artigiani locali, fino ai tessuti ideati e cuciti su misura da aziende della zona. Studio Luce ha seguito la filosofia dei manager del Grand Hotel Victoria: i corpi illuminanti installati appartengono a brand italiani quali Flos, IGuzzini, Linea Light, Elcom, Panzeri illuminazione, Oty Light, Luce&Light, Fibretec, Egoluce e altri.

Un’illuminazione variegata ma raffinata che riflette in pieno il mood della struttura comasca.

La decarbonizzazione italiana secondo le utility

Quanto contano le utility nella decarbonizzazione italiana? Il potenziale c’è, bisogna coglierlo con nuove sinergie tra pubblico e privato e un adeguato quadro normativo. Se, infatti, gli scenari della transizione ecologica e i target europei al 2030 spingono le imprese dei servizi pubblici di energia, acqua e ambiente, la Federazione Utilitalia è pronta a lanciare la volata.

Il Position Paper “Utilities protagoniste della transizione ecologica: la sfida della decarbonizzazione” traccia le sfide di questo percorso fatto di rinnovabili, efficienza energetica e digitalizzazione.

Decarbonizzazione italiana in 4 tappe

Partiamo dai rinnovati obiettivi green europei e italiani. Per tagliare del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) sarà necessario adeguare i target specifici per le rinnovabili, tra il 38% e il 40% dei consumi finali, e l’efficienza energetica, tra il -39% e il -41% dei consumi primari.

Come raggiungerli? La roadmap della transizione energetica ed ecologica secondo Utilitalia prevede 4 ambiti.

Investimenti nella transizione energetica

Il primo passo è investire, per trasformare il sistema produttivo e i modelli di business delle utility. Un percorso già ampiamente in atto: nel 2019, le aziende del settore hanno speso 450 milioni di euro (8,2 euro per abitante) in decarbonizzazione. Gli esempi concreti non mancano: serre rinnovabili, oltre 5mila mezzi a basso impatto ambientale, il 42% di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Sfidare il PNIEC

Gli obiettivi al 2030 stabiliti dal Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) lanciano alle utility italiane tre principali sfide:

Innovazione tecnologica e servizi

La decarbonizzazione italiana è anche strettamente legata alle nuove opportunità di mercato nelle diverse filiere legate ai servizi pubblici.

Ecco alcuni esempi:

Normativa per la decarbonizzazione italiana

A completare il quadro della transizione energetica vista dalle utility, l’importanza di avere a disposizione una normativa chiara e applicabile. La proposta è semplificare le procedure di autorizzazione per gli impianti rinnovabili e sviluppare un sistema di autorizzazione omogeneo.

Fondamentale, dunque, lo snellimento burocratico legato agli impianti rinnovabili, per sostenere la crescita della generazione da FER e garantire il raggiungimento degli obiettivi 2030.

Le principali sfide per le utility italiane sono la crescita della capacità rinnovabile, l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti.

Legge di Bilancio, verso la riconferma parziale degli incentivi

Negli ultimi anni la legge di Bilancio si è trasformata in uno snodo fondamentale per coloro, e sono tanti, che operano nel settore dell’edilizia, oltre che per i normali cittadini che negli edifici vivono e lavorano. Caratteristica confermata anche dalla finanziaria (si può chiamare anche così) per il 2022, dove la posta in gioco non è solo l’auspicata proroga del Superbonus al 110% ma anche la conferma di tutti gli incentivi che riguardano i lavori e gli acquisti legati agli immobili.

Un iter soltanto all’inizio della Legge di Bilancio

Diciamo subito che al momento si può dare per certa la conferma del regime di proroghe per il settore dell’edilizia, anche se con alcune significative, e dolorose, eccezioni. Al momento, perché l’iter che porterà all’approvazione della legge di Bilancio entro la fine dell’anno è soltanto all’inizio e l’esperienza insegna che le sorprese, prima nella fase di scrittura del testo e poi nel cammino parlamentare del provvedimento, sono sempre possibili.

Intanto, la certezza della conferma delle proroghe deriva da ciò che è scritto nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB) che il governo italiano ha appena inviato alla Commissione Europea per la valutazione, un passo fondamentale per poter poi procedere, appunto, al varo della legge di Bilancio. Ebbene, nel testo si legge che per “favorire gli investimenti sul patrimonio edilizio finalizzati ad aumentare l’efficienza energetica e la resilienza sismica” è prevista “la proroga dei bonus per ristrutturazioni edilizie, riqualificazione energetica, mobili, sisma, verde”.

Superbonus ristretto ai condomini

Condominio nuovo

Cominciamo con il destino del Superbonus al 110%, per il quale si profila una proroga di un anno, spostandone il termine al 31 dicembre 2023, ma anche un restringimento della platea dei possibili beneficiari. Infatti, l’estensione temporale dovrebbe riguardare soltanto i lavori eseguiti dai condomini e dagli istituti autonomi case popolari (o equivalenti). Rimarrebbe invece il termine di fine 2022 per le altre tipologie di immobili, ovvero villette, edifici unifamiliari e quelli composti da unità immobiliari indipendenti.

Per quanto riguarda gli altri incentivi, in scadenza alla fine di quest’anno, si va verso la proroga della validità a tutto il 2022, anche qui con una significativa eccezione. Dovrebbe infatti scomparire la possibilità di detrarre il 90% dei costi relativi al rifacimento delle facciate dell’edificio, ma non è ancora chiaro se si tratterà di una cancellazione del bonus tout court o piuttosto si ridurrà (nel caso al 50%) la percentuale di recupero delle spese.

Riconferma per gli altri incentivi

Bonus verde giardinaggio

Viaggiano invece verso la riconferma “piena” gli altri incentivi edilizi. La proroga a fine 2022, con la medesima quantificazione degli sconti, dovrebbe quindi riguardare l’Ecobonus, che permette di beneficiare  della detrazione del 50% delle spese sostenute per il rifacimento degli infissi, schermature solari e biomassa, nonché il Bonus ristrutturazioni, che comprende gli interventi di manutenzione straordinaria e ristrutturazione edilizia effettuati sulle singole unità immobiliari residenziali, con detrazione del 50% delle spese sostenute fino a un massimo di 96mila euro per singola unità immobiliare.

Ed ancora, ci sono da considerare il Bonus mobili ed elettrodomestici, con la possibilità di detrarre il 50% delle spese sostenute fino ad un importo massimo di diecimila euro, ed il Bonus verde per sistemare i giardini e i terrazzi, quest’ultima un’agevolazione che permette ai privati di usufruire di una detrazione Irpef fino al 36% delle spese sostenute su un tetto massimo di 5.000 euro.

 

Decarbonizzazione dei trasporti: il momento è arrivato

Decarbonizzazione dei trasporti: a che punto siamo? La domanda chiave, per l’evoluzione italiana della mobilità elettrica, non è più “quante auto elettriche si producono e si acquistano”, ma quanta sostenibilità può scaturire da questo processo. Soprattutto alla luce degli scenari economici post Covid-19 e dei risvolti più concreti del PNRR.

Così lo Smart Mobility Report 2021 dell’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, per la prima volta patrocinato anche da ElettricoMagazine, ci racconta lo sviluppo della mobilità elettrica nel nostro Paese. Dati non fine a sé stessi, ma connessi alla spinta green delle politiche europee e nazionali e alla diffusione della sharing mobility. Insomma, dopo tanto discutere, sembra avvicinarsi la fine dell’auto come siamo abituati a conoscerla.

Perché spingere sulla decarbonizzazione dei trasporti

Nel mondo, i trasporti rappresentano la seconda voce “produttrice” di emissioni di gas a effetto serra (GHG – Greenhouse Gases). Parliamo nel 2018 di 8,2 miliardi di tonnellate sulle 49 totali, in aumento del 79% rispetto al 1990. In Italia va ancora peggio: la mobilità è in testa ai responsabili delle emissioni di GHG con 104 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, per il 93% dovuti agli spostamenti su strada. Non stupisce dunque il focus dell’Ue, e di conseguenza del Governo italiano, sulla mobilità sostenibile.

Mobilità sostenibile: le emissioni del settore trasporti nel mondo e in Italia

Le emissioni di GHG a livello mondiale, europeo e italiano

Il quadro normativo europeo

Mobilità pulita, sicura e connessa è il motto delle politiche comunitarie. Tante iniziative, culminate nel recente maxi pacchetto “Fit for 55” che punta a ridurre le emissioni del 55% al 2030 e del 100% al 2050. Ecco i principali passaggi evolutivi della normativa Ue sulla decarbonizzazione dei trasporti:

La strategia italiana del PNRR

Sul fronte italiano siamo in attesa di concretizzare, finalmente, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Tra le 6 missioni previste dal piano, la mobilità sostenibile trova spazio all’interno della seconda voce, denominata “Rivoluzione verde e transizione energetica”. La missione copre il 30% delle risorse complessive del PNRR e contiene a sua volta il componente “Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile”, che vale 23,78 miliardi di euro. Di questi, ben 8,58 miliardi (36% del totale) sono destinati alla transizione sostenibile del trasporto locale.

Sviscerando ulteriormente questo budget, 0,74 miliardi di euro andranno all’infrastruttura di ricarica dei veicoli elettrici: 500 punti di ricarica rapida in autostrada (175 kW) e 755 nei centri urbani (90 kW). La missione è raggiungere entro il 2030 circa 31.500 punti di ricarica rapida pubblici pronti ad alimentare circa 6 milioni di veicoli elettrici del parco circolante. Solo così si raggiungeranno gli obiettivi europei legati alla decarbonizzazione dei trasporti.

Come vanno le auto elettriche nel mondo

A che punto siamo? In questo primo articolo ci soffermiamo sulla compravendita delle auto elettriche, nel prossimo vedremo lo status dell’infrastruttura di ricarica.
Nel 2020 sono stati immatricolati quasi 3,2 milioni di veicoli elettrici, intesi come autovetture e veicoli commerciali leggeri. Un aumento globale del 43% rispetto allo Smart Mobility Report 2020 (dati 2019) che copre il 4,2% del totale. Il dato è rassicurante, se consideriamo che il mercato dell’automotive è calato del 15% tra 2019 e 2020 a causa della pandemia. Nota positiva, l’Europa sorpassa la Cina e diventa la prima della classe, con 1,36 milioni di veicoli immatricolati e un +137% rispetto 2019. Seguono il colosso asiatico, con 1,3 milioni di mezzi green e +12%, e gli Stati Uniti con 330.000 unità e +4%. Tra gli altri paesi, si evidenziano i risultati di Sud Corea (+55%), Canada (-7%) e Giappone (-28%), con immatricolazioni rispettivamente pari a e 52.000, 47.000 e 31.000 unità.

Tornando al Vecchio Continente – che non è poi così “vecchio” vista la rapida evoluzione smart dei trasporti –, vince sempre la Germania con oltre 394.000 auto elettriche immatricolate (+263% sul 2019). In seconda posizione la Francia, con 185.000 veicoli elettrici e +202%, e terzo il Regno Unito (175.000, +140%), accompagnato poi da Norvegia, Svezia e Olanda. L’Italia guadagna ben tre posizioni nella top 10 europea: vediamo come.

Mobilità elettrica: immatricolazioni di auto nel 2020 in Europa

La mobilità elettrica italiana nel 2020

Oggi in Italia circolano 200.000 auto elettriche, il doppio di quelle che si contavano nel 2020, quasi il triplo del 2019. Insomma, la crescita della mobilità green è sorprendente: quasi 60.000 auto elettriche immatricolate nel 2020, al +251% rispetto al 2019.

I veicoli acquistati risultano così suddivisi:

In termini relativi, si tratta del 4,3% sul totale delle immatricolazioni, in aumento 3,4% rispetto all’anno precedente.

Mobilità sostenibile: le immatricolazioni di e-car in Italia nel 2020

Come sta andando il 2021? Solo tra gennaio e settembre si sono aggiunte altre 100.000 auto elettriche, di cui circa 47.000 BEV (+168%) e 53.000 PHEV (+ 327%). La media percentuale è da record: +234% sullo stesso periodo del 2020. In termini relativi, le immatricolazioni coprono già l’8,5% del totale italiano.

Le immatricolazioni per canale di mercato

Da dove viene la principale spinta alla decarbonizzazione dei trasporti? La suddivisione per canali di mercato rispetto all’anno 2020 risulta così composta:

Geografia della mobilità sostenibile

Le buone performance della mobilità green riguardano soprattutto il Nord Italia, dove è stato immatricolato il 67% delle auto elettriche acquistate nel 2020. Il 26% riguarda le regioni del Centro e il 7% si colloca al Sud. Il tutto, con una distribuzione molto eterogenea che rispecchia il diverso grado di diffusione delle infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico e degli incentivi locali all’acquisto/utilizzo dei veicoli elettrici.

Decarbonizzazione dei trasporti: la sharing mobility c’è

Una tendenza importante della nuova mobilità italiana è rappresentata dalla condivisione. La sharing mobility, infatti, ha confermato nel 2020 una certa vitalità, soprattutto per quanto riguarda scooter (+45%) e monopattini (attenzione: +665%), mentre auto e bici sono in calo o stazionarie. Si tratta di veicoli in parte o totalmente elettrificati: questo conferma la sinergia tra elettrificazione e condivisione, con l’unica eccezione delle auto (più che dimezzate rispetto al 2019).

Bene soprattutto la flotta di scooter, che a fine 2020 conta a 7.360 unità. Sebbene si tratti di un mercato “giovane”, siamo passati da 11 servizi di kick-scooter sharing in 3 città italiane a 64 servizi in 30 centri urbani.

Quadro sinottico della mobilità elettrica italiana

L’elettrificazione e la decarbonizzazione dei trasporti non riguardano solo le automobili. Le evoluzioni italiane degli altri mezzi green si confermano importanti. In particolare, le biciclette elettriche crescono del 44%, i motocicli del 210% e i bus del 49%. “Possiamo parlare di un boom – spiega Vittorio Chiesa dell’Energy & Strategy Group -. Eppure, siamo ancora molto lontani dai 6 milioni di veicoli elettrici che dovrebbero solcare le nostre strade nel 2030. In rapporto allo stock complessivo di mezzi circolanti in Italia nel 2020, i veicoli elettrici sono cresciuti del 61% in termini di immatricolazioni ma rappresentano ancora una percentuale minore all’1%”.

Mobilità sostenibile: il quadro sinottico del report 2021

Il quadro sinottico della smart mobility in Italia nel 2020

La smart mobility corre, non abbastanza veloce

In conclusione, secondo i ricercatori del Politecnico di Milano stiamo andando bene ma non benissimo: bisogna accelerare la corsa alla mobilità sostenibile. Questo perché i numeri finora evidenziati porterebbero, in uno sviluppo di mercato inerziale, a 4 milioni di veicoli elettrici al 2030, ben lontani dagli obiettivi del PNIEC.

Come aumentare il ritmo? Le soluzioni risiedono soprattutto in azioni di policy più incisive, supportate sinergicamente dagli operatori del mercato. “Da qui al 2030, serve un deciso supporto normativo a favore della decarbonizzazione dei trasporti – conclude Simone Franzò, Direttore dell’Osservatorio Smart Mobility dell’Energy & Strategy Group -. Una tendenza che può abilitare un fatturato di 200 miliardi di euro, tra acquisto dei veicoli e sviluppo dell’infrastruttura di ricarica, con potenziali benefici per tutta la filiera”.

Interventi normativi e strategici più efficaci per la mobilità elettrica ci permetterebbe invece di arrivare a 8 milioni di auto elettriche al 2030, con un volume d’affari associato di 245 miliardi di euro

Inoltre, i 38 miliardi stanziati dal PNRR per promuovere la diffusione delle infrastrutture di ricarica, del biometano e dell’idrogeno nei trasporti sono una buona notizia, ma non bastano. Francia, Germania e Spagna, ad esempio, hanno deciso di supportare ulteriormente l’acquisto di veicoli elettrici, il cui elevato costo iniziale rispetto alle auto tradizionali rimane in Italia il principale scoglio da superare per “consacrare” la mobilità sostenibile.