Riqualificazione energetica: Sorgenia Green Solutions e Intesa Sanpaolo

La transizione green si realizza anche con interventi di riqualificazione energetica: Sorgenia Green Solutions ha siglato una partnership con Intesa Sanpaolo con l’obiettivo di massimizzare le opportunità introdotte dal Superbonus 110%. L’obiettivo è rendere l’applicazione di questo incentivo il più semplice possibile.

L’accordo rende possibile la cessione del credito d’imposta a Intesa Sanpaolo, con la sicurezza di essere accompagnati durante tutte le fasi del processo da Sorgenia Green Solutions. La Esco gestirà i lavori – dalla diagnosi energetica fino all’installazione delle soluzioni più adatte – e seguirà l’iter relativo al finanziamento.

Secondo la Legge di Bilancio 2021, la scadenza del Superbonus 110% è fissata al 31 dicembre 2022 per i condomìni che entro giugno 2022 abbiano concluso almeno il 60% dei lavori. Per gli ex-IACP che al 31 dicembre 2022 abbiano completato almeno il 60% dei lavori, il Superbonus 110% spetta anche per le spese sostenute fino al 30 giugno 2023

Il governo sta discutendo un prolungamento dell’agevolazione fino a fine 2023. Il Superbonus innalza al 110% la detrazione delle spese sostenute per la casa e può essere richiesto per interventi antisismici, per l‘efficientamento energetico, l’installazione negli edifici di impianti fotovoltaici, di colonnine di ricarica e, in generale, di infrastrutture per veicoli elettrici. Particolare attenzione è rivolta agli immobili (tranne le nuove costruzioni) oggetto di interventi finalizzati al miglioramento della prestazione termica o alla riduzione del rischio sismico. Una opportunità che consente di aumentare il valore del proprio immobile sfruttando il contributo statale pari al 110% della spesa.

Decarbonizzazione del riscaldamento degli edifici italiani: una strategia

Nel 2021 il riscaldamento domestico italiano contribuisce ancora, in maniera significativa, a inquinare le nostre città e a surriscaldare il pianeta, incentivato da una serie di sussidi ambientalmente dannosi e da misure che invece di promuovere gli impianti a fonti rinnovabili favoriscono anche quelli a combustibili fossili. Ultima tra tutti l’Ecobonus. Eppure, nel nostro paese esistono valide alternative ai sistemi centralizzati alimentati a gas e gasolio.

Da questi presupposti si muove il nuovo nuovo studio “Una strategia per la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici in Italia” realizzato da Elemens per Legambiente e Kyoto Club.

Inserito nell’ambito di un progetto della European Climate Foundation finalizzato a eliminare gradualmente i combustibili fossili dagli edifici residenziali in Italia, il documento indaga lo stato dei sistemi di riscaldamento nel Belpaese, il loro apporto in termini di emissioni di gas, nonché le priorità d’intervento. Lo studio presenta inoltre le proposte per decarbonizzare il settore elaborate da Legambiente e Kyoto Club, che puntano all’eliminazione immediata del Superbonus per le caldaie a gas e individuano nel 2025 la data strategica per vietare l’installazione di nuovi impianti alimentati da combustibili fossili.

Entriamo nel merito del documento scoprendo alcuni dei punti più interessanti.

Lo stato dei sistemi di riscaldamento in Italia

Nel nostro paese, la maggior parte dei consumi degli utenti residenziali sono finalizzati al riscaldamento delle abitazioni per una percentuale pari al 67% del totale. Il restante 33% è invece destinato ad altri usi quali l’acqua calda sanitaria, il raffrescamento, l’illuminazione e le apparecchiature elettriche.

La maggior parte delle abitazioni italiane (17,5 mln) utilizza il metano, attraverso caldaie a gas. I combustibili solidi, in prevalenza legname, vengono usati in 3,6 milioni di abitazioni. L’utilizzo del riscaldamento elettrico e del gasolio corrisponde a 1,3 milioni ciascuno, mentre il GPL viene usato in 1,2 milioni di case. Restano invece marginali l’olio combustibile e altre tipologie di fonti.

Sono in particolar modo i grandi centri urbani a essere contraddistinti da impianti centralizzati alimentati a gas e gasolio.

Contributo del riscaldamento degli edifici all’inquinamento atmosferico

Qual è invece il contributo del riscaldamento degli edifici all’inquinamento atmosferico in Italia? Nel nostro paese il riscaldamento degli immobili residenziali, commerciali e pubblici pesa sulle emissioni di CO2 per oltre il 17,7%, secondo i dati di Ispra. Particolarmente consistente nell’inquinamento atmosferico risulta il ruolo del riscaldamento residenziale. Da solo è responsabile del 64% della quantità di PM2,5, del 53% di PM10 e del 60% di CO2 emessi nel 2018, contribuendo al peggioramento della qualità dell’aria, in special modo nelle grandi città del Centro-Nord.

Un impatto considerevole che è stata confermato anche durante il lockdown del 2020. Uno studio dell’ARPA ha attestato come in Lombardia, nonostante il blocco delle attività produttive e di gran parte dei trasporti, le emissioni di PM10 siano diminuite soltanto del 17% proprio a causa di un incremento nell’uso del riscaldamento.

Sussidi ambientalmente dannosi

Il Ministero dell’Ambiente pubblica, ormai da alcuni anni, il catalogo dei sussidi erogati dallo Stato a favore delle fonti fossili o di pratiche che hanno effetti negativi sull’ambiente. In termini economici, il settore energetico è quello che beneficia maggiormente di sussidi che risultano dannosi per l’ambiente.

Entrando più nello specifico, è possibile distinguere alcune agevolazioni che impattano in maniera diretta sul settore del riscaldamento residenziale. Il primo posto è occupato dall’Ecobonus, potenziato di recente con l’aliquota del 110%, meglio nota come Superbonus. L’agevolazione fiscale incentiva non solo le tecnologie rinnovabili ma anche soluzioni che usano combustibili fossili come il gas naturale. È il caso delle caldaie a condensazione, per le quali è previsto il totale rimborso delle spese da parte dello Stato.

Altra iniziativa dannosa sotto il profilo ambientale si riscontra nell’agevolazione finalizzata a ridurre il prezzo per l’acquisto di gasolio e GPL nelle aree non metanizzate (zone montane, Sardegna e isole minori). L’impatto che si produce è un rallentamento della diffusione delle rinnovabili termiche.

Infine, va ricordata l’aliquota IVA agevolata (pari al 10%) destinata ai consumi a uso civile per il riscaldamento degli edifici, che viene applicata limitatamente ai primi 480 metri cubi di gas consumato nell’anno.

Incentivi e sussidi dovrebbero fornire una spinta propulsiva nei confronti della transizione verso sistemi più efficienti e a emissioni zero. Tutto ciò invece non avviene e ne ne deriva un rallentamento nel processo di decarbonizzazione del nostro paese, oltre che un danno per il clima.

Decarbonizzazione del riscaldamento: le proposte di Legambiente e di Kyoto Club

Per favorire la diffusione di sistemi di riscaldamento a zero emissioni, Legambiente e di Kyoto Club suggeriscono una serie di iniziative. Le associazioni propongono di accompagnare la dismissione degli impianti inquinanti con l’obbligo di una loro sostituzione con soluzioni ad alta efficienza e a basso impatto ambientale, come il solare termico e le pompe di calore (soprattutto geotermiche) e/o con l’introduzione di misure di supporto per queste tecnologie.

Secondo Legambiente e Kyoto Club, la terza tecnologia da tenere in considerazione per la decarbonizzazione del riscaldamento domestico è quella delle caldaie a biomassa legnosa.

Le due realtà propongono quindi delle modifiche ai sussidi alle fonti fossili, nel dettaglio:

Decarbonizzazione del riscaldamento degli edifici italiani

Dallo studio: “Una strategia per la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici in Italia”

Buone pratiche di decarbonizzazione

Come riportato nello studio, nel mondo si possono annoverare diverse buone pratiche di decarbonizzazione. L’Olanda ha ad esempio annunciato l’uscita completa dal gas entro il 2050. Negli Stati Uniti, San Francisco è pronta a introdurre da giugno 2021 l’obbligo di realizzare nuovi edifici residenziali e commerciali senza sistemi di riscaldamento basati sul gas naturale.

Esempi virtuosi si possono contare anche in Italia. È il caso di Milano, la cui Giunta ha approvato un nuovo regolamento che prevede la messa al bando delle caldaie a gasolio da ottobre 2022. Per sostenerne la sostituzione, il Comune ha stanziato risorse a fondo perduto per l’acquisto d’impianti di nuova generazione, come solare termico e pompe di calore.

Unico Art, climatizzatore senza unità esterna e gas R410A rigenerato

Olimpia Splendid è conosciuta, tra le altre cose, per la propria gamma di climatizzatori senza unità esterna. Oggi l’offerta si amplia con Unico Art, un modello realizzato in collaborazione con lo studio italiano Ercoli+Garlandini e proposto in esclusiva per il mondo retail.

“Per Unico Art abbiamo proposto un mix di forme arrotondate, smussi e linee più spigolose – spiegano Sebastiano Ercoli e Alessandro Garlandini – Il flap è stato poi impreziosito con una texture puntinata con un forte impatto visivo, che dà un tocco di calore e sensualità tattile e materica a superfici che solitamente sono perfettamente lisce”.

Unico Art, unico di nome e di fatto

Olimpia Splendid Unico Art

Unico Art si distingue per il corpo bianco lucido, dalle linee morbide d’ispirazione retrò, abbinato alla parte evaporante con effetto matt e una texture dalla forte personalità.
L’estetica non è l’unico valore del climatizzatore Unico Art. Olimpia Splendid punta molto sulla sostenibilità e sulla circolarità delle risorse.

Già lo scorso anno, infatti, l’azienda ha presentato il primo climatizzatore residenziale funzionante con gas rigenerato, come base per uno sviluppo concreto di un’economia circolare nel mondo della climatizzazione.

“Si parla molto dell’impatto potenziale dei refrigeranti usati nella climatizzazione, ma non di quello reale. – spiega Roberta Vanni, responsabile marketing di Olimpia Splendid – Lo smaltimento del refrigerante esausto e la produzione di quello nuovo hanno invece una ricaduta importante in termini ambientali, che può essere risparmiata rigenerando il gas in Italia, attraverso un processo che utilizza energia pulita. Ecco perché abbiamo scelto di utilizzare l’R410A 100% rigenerato anche nel nuovo Unico Art”.

Per Olimpia Splendid l’utilizzo di nuovi refrigeranti si inserisce in un più ampio progetto di sostenibilità aziendale, che l’ha portata alla ridefinizione dei target di sviluppo, allineandoli ai Sustainable Development Goals europei rilevanti per il comparto industriale di appartenenza.

Economia circolare, i numeri che premiano l’Italia

In poco tempo è diventato uno degli appuntamenti annuali più significativi in tema di green economy, in perfetta corrispondenza con la crescente importanza degli argomenti trattati. Stiamo parlando del Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia, giunto alla sua terza edizione e realizzato dal CEN-Circular Economy Network, ovvero la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa, in collaborazione con Enea.

L’edizione 2021 è stata presentata di recente nel corso di un evento in streaming che ha compreso un intervento del neo ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Le principali risultanze del Rapporto sono state illustrate dal presidente CEN, Edo Ronchi, e dal direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea, Roberto Morabito.

La sfida climatica passa dall’economia circolare

Il punto di partenza dell’analisi è semplice: non ci può essere transizione ecologica senza economia circolare. Di conseguenza, le possibilità di evitare una catastrofe climatica, onorando gli impegni al 2050 assunti al vertice Onu di Parigi del 2015, sono legate proprio al rilancio dell’economia circolare.

In particolare, secondo il Circularity Gap Report 2021 del Circle Economy – che misura la circolarità dell’economia mondiale – raddoppiando l’attuale tasso di circolarità dall’8,6% (dato 2019) al 17%, si possono ridurre i consumi di materia dalle attuali 100 a 79 Gt (gigatonnellate) e tagliare così le emissioni globali di gas serra del 39% l’anno.

Il ruolo di leadership dell’Italia

In quest’ambito, com’è noto, l’Unione europea si è data l’obiettivo più ambizioso, vale a dire azzerare le proprie emissioni entro il 2050. Una sfida che vede attualmente l’Italia in prima linea. Infatti, per il terzo anno consecutivo, il nostro Paese risulta in testa nel confronto sulla circolarità tra le cinque principali economie dell’Unione (Germania, Francia, Italia, Spagna e la Polonia, che con l’uscita del Regno Unito occupa il quinto posto).

Un confronto reso possibile dalle modalità d’analisi che hanno portato alla stesura anche di questo terzo Rapporto. Vengono infatti esaminati i risultati raggiunti nell’ambito della produzione, del consumo, della gestione circolare dei rifiuti, oltre che degli investimenti e dell’occupazione nei settori del riciclo, della riparazione e del riutilizzo. Per ciascuno di questi settori è stato individuato un set di indicatori, sulla base dei quali si attribuisce un punteggio e viene così realizzata la comparazione fra le cinque principali economie Ue.

L’indice di performance sull’economia circolare

Sommando poi i punteggi di ogni settore, si ottiene “l’indice di performance sull’economia circolare” che quest’anno, appunto, conferma, la prima posizione dell’Italia con 79 punti, seguita dalla Francia a 68, da Germania e Spagna a 65 e dalla Polonia a 54.

indice performance economia circolare

Entrando più nel dettaglio, le performance italiane di circolarità nel settore della produzione si confermano le migliori rispetto alle altre quattro principali economie europee. Infatti, per la produttività delle risorse, il nostro Paese crea il maggiore valore economico per unità di consumo di materia: ogni kg di risorsa consumata genera 3,3 euro di Pil contro una media europea di 1,98 euro. Buona è anche la produttività energetica: 8,1 euro prodotti per kg equivalente di petrolio consumato.

Consumi interni di materiali e rifiuti urbani

Quanto al consumo interno di materiali, per l’Italia nel 2019 è risultato pari a 490 Mt (milioni di tonnellate), stabile rispetto all’anno precedente. E nel confronto con le principali economie europee, il nostro Paese si colloca soltanto dietro la Spagna in termini di bassi consumi.

Una posizione analoga, la seconda in Europa, a quella occupata dall’Italia in relazione alla percentuale (18,2%) di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo. E nel 2019 è rimasta costante anche la produzione pro capite di rifiuti urbani, 499 chili per abitante contro una produzione media europea di 502 kg/ab.

Al primo posto nella percentuale di riciclo

Particolarmente premianti, per il nostro Paese, i numeri relativi al riciclo. Il riciclo dei rifiuti urbani nel 2019, secondo i dati ISPRA, è del 46,9%, posizionandoci al secondo posto dopo la Germania.

La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è invece al 68%, nettamente superiore alla media europea (57%) con il conseguente primo posto fra le principali economie europee. Ed ancora, il tasso di utilizzo circolare di materia in l’Italia nel 2019 è risultato al 19,3%, ben superiore alla media dell’Unione europea (11,9%) seppur inferiore a quello di Paesi Bassi (28,5%), Belgio (24%) e Francia (20,1%).

economia circolare nella gestione dei rifiuti

Fotovoltaico e autoconsumo: cosa bisogna sapere

Cosa si intende per autoconsumo fotovoltaico? Con il termine autoconsumo si intende la quantità di energia, prodotta dall’impianto fotovoltaico installato, che consumiamo direttamente in casa. Durante il giorno i pannelli fotovoltaici producono una certa quantità di energia e, almeno una parte di essa, viene utilizzata per soddisfare almeno in parte il fabbisogno energetico domestico. Per sopperire alla domanda di energia non soddisfatta con l’autoconsumo, si acquista l’energia secondo le normali procedure e la si preleva dalla rete elettrica nazionale.

Si parla molto di questo argomento perché, fondamentalmente, è un dei temi centrali quando si parla di convenienza e di ritorno dell’investimento per gli impianti fotovoltaici. Ecco perché.

La fetta di energia prodotta in eccesso e non consumata viene immessa in rete, dando il diritto a un relativo “rimborso” proporzionato alla quantità venduta. Lo scambio sul posto, però, risulta essere economicamente meno vantaggioso rispetto all’autoconsumo, in quanto il rimborso non è mai equivalente al costo totale pagato in bolletta. Per fare una quantificazione, possiamo dire che se l’autoconsumo è di circa il 20% e l’acquisto di energia è dell’80%, il rimborso per lo scambio sul posto non equivale alle spese sostenute per quell’80%, ma ne coprirà fino a circa il 70%. Tutto ciò che autoconsumiamo, invece, è a costo zero. Ogni kWh di energia autoprodotta, del resto, equivale a un kWh che non si deve acquistare dal distributore.

L’autoconsumo può essere immediato o differito. Nel primo caso consumiamo energia nel momento in cui viene prodotta, quindi durante le giornate di sole; nel secondo caso possiamo consumare l’energia prodotta anche in un secondo momento, inclusa la notte. È chiaro, quindi, che l’autoconsumo differito aumenta la percentuale di energia autoprodotta utilizzata in casa, ma per farlo è necessario un impianto fotovoltaico con accumulo.

Impianto fotovoltaico con accumulo: come aumentare l’autoconsumo

Secondo il GSE, in media un impianto fotovoltaico senza un sistema di accumulo permette un autoconsumo che arriva al 30% dell’energia prodotta. Questo dipende dalle abitudini e dai consumi che si hanno in casa, ma è vero che nella maggior parte dei casi l’energia consumata durante il giorno è meno rispetto a quanto avviene durante la sera. In realtà, l’autoconsumo può essere aumentato modificando l’uso che facciamo di alcuni elettrodomestici. Ad esempio, programmando lavatrici e lavastoviglie durante il giorno anziché la sera.

La soluzione per aumentare l’autoconsumo risiede proprio nell’impianto fotovoltaico con accumulo, che permette di immagazzinare in una batteria una certa quantità di energia, consumabile in qualsiasi momento.

Le batterie di accumulo domestiche hanno taglie contenute, generalmente tra i 2 e i 5 kWh, con i quali si riesce generalmente a portare la percentuale di autoconsumo anche all’80% di quanto prodotto, riducendo al massimo la quantità di energia da acquistare e lo scambio sul posto. Aumentando la capacità dell’accumulo e migliorando le nostre abitudini, è possibile raggiungere anche il 100% dell’autoconsumo e dell’indipendenza energetica.

Per raggiungere concretamente questo obiettivo, però, è fondamentale applicare alcune altre buone pratiche, come il monitoraggio dei consumi domestici, la riduzione degli sprechi ed intervenire per l’efficientamento energetico dell’edificio. Ma l’accumulo è davvero sempre la soluzione più conveniente? I fattori da considerare, in realtà, sono molti, come il costo delle batterie, la loro durata di vita media (attualmente di circa 10-12 anni), l’effettivo fabbisogno energetico e la distribuzione dei picchi di consumo.

Impianto fotovoltaico con accumulo: come aumentare l’autoconsumo

Le batterie di accumulo per il fotovoltaico: quanto costano?

Il costo delle batterie di accumulo per il fotovoltaico varia a seconda della loro capacità e della tecnologia con cui sono realizzate. Anche per questo è fondamentale eseguire un progetto accurato dell’impianto fotovoltaico con accumulo, che deve essere ponderato proprio sulla base delle nostre abitudini e dei consumi medi stimati.

Oggi, una batteria per usi domestici può costare dai 3.000 agli 8.000 euro circa. Il costo elevato iniziale, seppur attualmente in decrescita, è proprio ciò che finora ha limitato la diffusione degli impianti fotovoltaici con accumulo, in quanto il ritorno dell’investimento era eccessivamente lungo e comprometteva il vantaggio di aumentare anche fino all’80% l’autoconsumo. Oggi, invece, il discorso può essere ribaltato. Perché? Innanzitutto cambiano gli edifici e le nostre esigenze, ad esempio sempre più persone devono ricaricare di notte un’auto elettrica; in secondo luogo l’Ecobonus 110% include anche l’installazione dell’accumulo.

Superbonus 110%, fotovoltaico e accumulo

Il Superbonus 110 prevede incentivi per coloro che eseguono interventi di efficientamento energetico che portino, nel complesso, ad un salto di almeno due classi energetiche. Tra gli interventi trainati ammessi all’incentivo ci sono anche il fotovoltaico e i sistemi di accumulo. Quindi, purchè si rispettino tutti i criteri posti dal decreto (i lavori devono includere almeno o cappotto termico o sostituzione della centrale termica e salto di due classi energetiche), è possibile detrarre il 100% della spesa sostenuta per fotovoltaico e accumulo. In questo modo, i vantaggi economici dovuti all’installazione sono immediati.
Per chi è escluso dal Superbonus, invece, c’è comunque la possibilità di ricorrere al bonus pari al 50% con detrazioni o sconto in fattura.

Autoconsumo collettivo: che cos’è

Il Decreto Milleproroghe ha previsto incentivi pensati proprio la diffusione dell’autoconsumo e delle comunità energetiche. Si parla, in questo caso, di autoconsumo collettivo, ovvero della possibilità di un gruppo di consumare e accumulare energia prodotta da un impianto fotovoltaico. Ogni soggetto mantiene totale autonomia nella libertà di consumo e di acquisto di energia da un fornitore scelto, ma l’impianto è, in sostanza, condiviso. È il caso di un condominio, di un edificio condiviso da più imprese o soggetti o di un ente locale. Viene previsto un apposito incentivo riconosciuto per 20 anni, che si può cumulare al Superbonus. Il GSE ha realizzato un portale dedicato al tema (https://www.autoconsumo.gse.it/) in cui si trovano tutte le informazioni utili e si può stimare la convenienza della realizzazione dell’impianto.

Capo Verde, acqua potabile con il fotovoltaico di FuturaSun

Moduli fotovoltaici FuturaSun vengono utilizzati nell’isola di Boa Vista, a Capo Verde, per alimentare l’impianto di desalinizzazione e ottenere così acqua potabile e per uso agricolo alla comunità rurale di Varandinha.

Attivo da dicembre 2020, questo impianto di desalinizzazione è di tipo offgrid, cioè alimentato esclusivamente dai moduli fotovoltaici FuturaSun.

L’Isola di Boa Vista e l’impianto di desalinizzazione

L’isola di Boavista è una delle più desertiche tra le dieci isole vulcaniche nell’oceano Atlantico, privo di fonti naturali di acqua potabile, battuto da forti venti che portano sabbia dal Sahel e dal Sahara, con precipitazioni limitate e frequenti periodi di siccità che impediscono la crescita di una vegetazione rigogliosa.
Sfruttare l’energia solare per alimentare un impianto di desalinizzazione che fornisce acqua potabile in un’area così desertica è il connubio vincente.

Per il campo fotovoltaico di 63,36 kW sono stati utilizzati 192 moduli monocristallini FuturaSun Next 330W ad alta efficienza con garanzia di prodotto di 15 anni e garanzia di rendimento di 25 anni.

Desalinizzatore Isola Boa Vista
Caratteristiche prestazionali fondamentali che si affiancano ad altre performance tecniche di particolare resistenza, estremamente apprezzate in contesti estremi come quelli di Capo Verde. I pannelli Next 330W sono infatti certificati per la resistenza alle tempeste di sabbia, secondo lo standard internazionale IEC 60068-2-68, garantendo prestazioni superiori per installazioni in tutta la fascia sahariana e subsahariane e mediorientale, ma anche certificati per resistenza alla corrosione da nebbia salina, secondo lo standard IEC 61701, che caratterizza altrettanto duramente le coste africane e le isole atlantiche prospicienti.

Per almeno 30 anni l’installazione di Varandihna a Boa Vista consentirà di fornire circa 75 metri cubi di risorsa idrica al giorno, utile a sostenere le necessità potabili e sanitarie di una comunità rurale di 250 abitanti e le esigenze irrigue della locale associazione agricola, che potrà raddoppiare la coltivazione tradizionale.

Un progetto Genius Watter con FuturaSun

L’impianto di desalinizzazione è opera della start up italiana Genius Watter, che ha sviluppato e brevettato un sistema di desalinizzazione alimentato ad energia solare, senza batterie, in grado di fornire acqua potabile e per uso agricolo in zone remote sprovviste della connessine alla rete. L’intero sistema è equipaggiato con connessione satellitare per permettere il monitoraggio da remoto e gestire in caso di bisogno la manutenzione di qualsiasi componente.

Soddisfazione anche da parte di FuturaSun: “È per noi motivo di orgoglio studiare e realizzare pannelli – conferma Alessandro Barin, CEO dell’azienda – che grazie alla loro tecnologia possano essere utilizzati anche in contesti estremi così da poter supportare progetti di sostenibilità ambientale, economica e sociale”.

Resi9: nuova gamma per la distribuzione elettrica residenziale

Resi9 è la nuova offerta di prodotti di Schneider Electric pensata per offrire a chi realizza quadri elettrici le risposte alle esigenze di installazione in ambito residenziale.
Una gamma completa di apparecchi di protezione come magnetotermici, differenziali e gli interruttori non automatici, SPD ma anche accessori di cablaggio come i pettini di collegamento o apparecchi di completamento come le suonerie.

Resi9 – che rinnova la famiglia Acti9 – permette di integrare le funzionalità richieste dalle nuove edizioni della CEI 64-8.

Resi9: la nuova offerta modulare per la distribuzione elettrica in ambienti residenziali

Resi9, tutto quello che serve

Nella nuova gamma Resi9 sono presenti i differenziali Tipo F, nella versione ad alte prestazioni SI (superimmunizzato). Nel nuovo capitolo 37 (ambienti residenziali) della norma CEI 64-8, sono raccomandati i differenziali tipo F per alcuni dei circuiti con inverter monofase di uso domestico, la caratteristica SI garantisce l’immunità ai disturbi (es: evento temporalesco).

Schneider Electric introduce in una gamma dedicata al residenziale, prima sul mercato, interruttori sezionatori, per offrire ai propri clienti la flessibilità realizzativa necessaria, o limitatori di sovratensione per garantire la protezione completa dei carichi e salvaguardare l’investimento dell’utente finale.

Anche la fase di cablaggio del quadro è stata semplificata:  grazie ai pettini di distribuzioni realizzati ad hoc si ottiene un cablaggio curato.

Resi9 si integra perfettamente con tutti gli altri apparecchi modulari di completamento del centralino.

Concorso Watts & Win: acquista Watts e Vinci Ducati!

Dal 12 aprile al 30 settembre 2021 è attivo il concorso a premi Watts & Win: scegliendo i prodotti Watts, gli installatori vinceranno premi Ducati e potranno partecipare all’estrazione finale di una Ducati Monster Plus.

Partecipare è facilissimo, basta collegarsi al sito https://www.wattsandwin.it, compilare il modulo di iscrizione con i propri dati e inserire le prove d’acquisto (fatture, scontrini, ricevute). Il sistema convertirà il valore degli scontrini in punti che potranno essere accumulati per il ritiro dei premi. È a disposizione un ampio catalogo con prodotti sia a marchio Ducati, sia con altre tecnologie.

Con una spesa minima di 300 euro, l’installatore partecipa all’estrazione finale della Ducati Monster Plus!
Il regolamento completo è disponibile sul sito dedicato al concorso: www.wattsandwin.it

Sei un installatore? Che aspetti? Accendi il motore e raggiungi i tuoi obiettivi con i prodotti Watts.

Perchè installare un UPS? I vantaggi in azienda e a casa

L’attuale mondo tecnologico è profondamente dipendente dalla disponibilità continua di alimentazione elettrica. Le tecnologie intelligenti richiedono un’alimentazione ininterrotta e priva di disturbi. L’impatto dell’interruzione di alimentazione, anche per un periodo di tempo limitato, può portare a numerosi danni e problematiche in qualsiasi settore.  Come evitare tutto questo? La risposta è semplice: basta dotarsi di un UPS (Uninterruptible Power Supply), conosciuto come gruppo di continuità!

Nato per garantire il funzionamento continuo dei dispositivi elettrici in corrente alternata, svolge un ruolo fondamentale nella stabilizzazione della tensione di alimentazione rispetto alle fluttuazioni oltre ovviamente a preservare dal rischio di disservizi e interruzioni dell’erogazione dell’elettricità di rete.

L’importanza dell’energia elettrica

Sono molte le problematiche che possono creare malfunzionamenti alle apparecchiature elettroniche e digitali. La qualità dell’alimentazione, o meglio un disturbo nella qualità dell’alimentazione – tensione, corrente o frequenza – interferisce con il normale funzionamento degli apparecchi elettrici. Tra le principali cause annoveriamo:

Ogni disturbo può causare guasti, errati funzionamenti dei dispositivi, perdita dei dati o fermi di produzione.

L’importanza dell’energia elettrica

Gli UPS sono la soluzione ideale per una strategia di business continuity e rappresentano un tassello fondamentale per chi opera nell’impiantistica elettrica.

Oltre il 50% dei guasti dei carichi critici sono dovuti all’alimentazione elettrica, e i costi orari correlati all’indisponibilità delle relative applicazioni sono in genere molto elevati. Per un mondo sempre più dipendente dalle tecnologie digitali, è divenuto sempre più importante risolvere i problemi che influiscono sulla qualità e la disponibilità dell’energia, fornita dalla rete di distribuzione, che alimenta carichi sensibili.

Il ruolo degli UPS: fondamentale per ogni settore

Da quando hanno fatto la loro comparsa, all’inizio degli anni ‘70, la loro importanza è andata sempre più crescendo di pari passo con lo sviluppo delle tecnologie digitali. Gli UPS sono apparecchiature elettriche da installare fra la rete di distribuzione e i carichi sensibili. Erogano un’energia più affidabile rispetto a quella della rete, e sono in grado di soddisfare i requisiti di qualità e disponibilità dei carichi sensibili.

In un ambiente domestico, molti dispositivi elettronici e apparecchiature elettriche possono subire danni o guasti a causa di blackout improvvisi, oscillazioni della tensione e altri disturbi elettrici.

In ambito aziendale, le interruzioni causate dai blackout o da instabilità di rete possono anche causare nelle piccole e medie imprese mancata produzione e danni di tipo economico.

In aeroporti e ospedali, un funzionamento non corretto delle apparecchiature può costituire un serio pericolo per la sicurezza delle persone, mentre strutture come i data centers, crocevia di vitale importanza per il traffico della rete e punti d’accesso per i provider e gli utenti, richiedono un’energia assolutamente priva d’interruzioni, ad alta qualità, affidabile 24 ore su 24, per 365 giorni.

Un UPS consente di correggere i vari disturbi che possono generarsi dalla comune alimentazione elettrica come cali o sbalzi permettendo ai dispositivi ad esso collegati di continuare il proprio funzionamento senza subire danni. Ma anche:

gamma Easy UPS dedicata al mondo elettrico Schneider Electric

Schneider Electric: una soluzione completa per tutte le esigenze

Sul mercato ne esistono di diverse tipologie e per diverse applicazioni, Schneider Electric – per rispondere alle necessità di tutte le applicazioni sensibili – propone un’offerta completa di soluzioni di protezione elettrica.

La gamma Easy UPS, dedicata specificatamente al mondo elettrico, si caratterizza per semplicità e facilità coniugata nella scelta, nell’installazione, nella manutenzione e nella espandibilità. Easy-UPS SRVS monofase è la soluzione per piccole e medie imprese che necessitano di una protezione essenziale per condizioni di alimentazione instabili, garantendo connettività coerente e affidabile nei momenti più critici.

Easy UPS Serie 3, è la soluzione trifase che rende prevedibili i costi energetici offrendo fino al 96% di efficienza in modalità a doppia conversione e fino al 99% di efficienza in modalità ECO, grazie alle avanzate caratteristiche del prodotto, alle specifiche competitive e alla solidità del design elettrico.

Semplice da installare, collegare, usare, manutenere e riparare, è ideale per una vasta gamma di applicazioni nelle piccole e medie imprese. EcoStruxure Ready, è caratterizzato da un’ampia gamma di temperature operative e da una solida protezione dai sovraccarichi, senza pregiudicare compattezza e leggerezza.

Disponibile nella versione S fino a 40 KVA, nella versione M da 60-200 kVA per Data Center di piccole e medie dimensioni e altre applicazioni aziendali e nella versione L da 250-600 kVA (400 V) per edifici commerciali e applicazioni industriali leggere di medie e grandi dimensioni.

Il ruolo dell’impiantista

Scegliere l’UPS giusto non è, però, così semplice dato che ne esistono di diverse potenze e tipologie, comprese le opzioni legate alla ridondanza, alla scalabilità e al tipo di batterie da utilizzare. Qui diventa fondamentale il ruolo del consulente e dell’impiantista che è in grado di analizzare la soluzione più adatta in base alle esigenze partendo da alcune semplici domande come quali apparecchiature proteggere? Per quanto tempo?
Una cosa è certa: di un UPS non bisognerebbe mai fare a meno!

Tecnologie per il comfort e la qualità dell’aria

Mai come nell’ultimo anno abbiamo trascorso così tanto tempo nelle nostre case. Per molti di noi sono diventate degli uffici mobili con stanze dove trascorriamo anche 8 ore ogni giorno. Soprattutto per chi vive in città assicurarsi il ricambio dell’aria è diventato una necessità. Se nei nuovi edifici ci sono tecnologie come la ventilazione meccanica controllata (VMC) che si occupa di effettuare il ricambio d’aria in modo automatico, normalmente nelle case vengono aperte le finestre nella speranza di migliorare la qualità dell’aria interna. Purtroppo non è così perché porta in casa sì aria fresca, ma con essa anche pollini, batteri e il classico inquinamento esterno.

Oggi la sfida è godere di un’aria più sicura, con meno batteri possibile all’interno della propria casa. Ma come fare? Sicuramente la tecnologia ci viene incontro con soluzioni innovative che hanno la capacità di proprio di rendere l’aria più salubre e garantire il giusto comfort e la giusta umidità.

Per rispondere a questa esigenza Hisense propone l’innovativa tecnologia Hi-Nano per la purificazione dell’aria integrata sui climatizzatori della gamma residenziale e una nuova gamma di purificatori d’aria.

Hi-nano per la qualità dell’aria

HI-Nano è lo speciale dispositivo pensato per eliminare virus e batteri dall’aria. Hi-Nano produce infatti una quantità elevata di ioni positivi e negativi che hanno un’azione fortemente ossidativa e altamente reattiva. Tali ioni si attaccano alla superficie di batteri o virus e successivamente vengono assorbiti dagli stessi; diventano idrossili (OH) ed estraggono idrogeno (H) dalla proteina di superficie. In seguito a questo processo, le particelle virali si trasformano in molecole d’ acqua e perdono la loro efficacia. Questa tecnologia è in gradi di rimuovere fino al 94% del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) e fino al 90% del virus H1N1 (dato certificato da Texcell) rendendo l’aria più pulita e sicura.

Hi-nano: il dispositivo che elimina virus e batteri

Hi-Nano: tecnologia Hisense per migliorare la qualità dell’aria eliminando batteri o virus per creare un ambiente sano per le persone

Presente sia nella linea Fresh Master sia in altri climatizzatori Hisense, permette di pulire l’aria attraverso il rilascio di ioni di ossigeno e atomi di idrogeno.

Un concentrato di tecnologia

Presente alla Fiera MCE Live+Digital 2021, Hisense ha presentato il meglio della propria tecnologia a beneficio del comfort e della qualità dell’aria come Da qui il nuovo climatizzatore Fresh Master.

In Hisense l’innovazione va di pari passo con sicurezza, da qui la nascita della nuova linea di climatizzatori Fresh Master con due sistemi monosplit da 2,5 e 3,5 kW. Fresh Master infatti è l’unico a sfruttare la ventola dell’unità interna per attivare un meccanismo di decompressione dell’aria prelevata dall’esterno, garantendo 50 m3 di aria pulita in una sola ora di funzionamento. Questo significa aria pulita anche in tutte le stanze vicine a quella dove è installata la macchina.

Oltre a migliorare la qualità dell’aria, Fresh Master include due sensori per il monitoraggio della quantità di CO2 nell’ambiente e uno per controllare la temperatura evitando sbalzi termici. Per supportare l’utente nel capire la qualità dell’aria indoor sono presenti spie colorate visibili sul display dell’unità interna.

Self-cleaning: performance costante e costi sotto controllo

Tra le tecnologie innovative in grado di mantenere una buona qualità dell’aria, troviamo Self-cleaning: un sistema che si attiva ad ogni spegnimento dell’unità e, attraverso un processo di brinamento e sbrinamento, consente di rimuovere quelle sostanze che depositandosi sulle alette della batteria possono determinare perdite di efficienza nel tempo con impatto sui consumi.

Qualità dell’aria assicurata con i nuovi purificatori

Insieme ai climatizzatori, Hisense propone i purificatori d’aria AE-15K4AF1 e AE-23R4A dal design moderno e dall’elevata capacità filtrante grazie al filtro HEPA e ionizzatore integrato. I due modelli differiscono per il volume d’aria priva di particelle inquinanti che sono in grado di emettere nell’unità di tempo (1 ora). Entrambi sono dotati di display frontale con indicatore luminoso della qualità dell’aria.

migliorare la qualità dell'aria con i purificatori Hisense

Silenziosità e comfort sostenibile

Accanto a Fresh Master, Hisense propone anche Silentium Pro, il climatizzatore in classe A+++ che si caratterizza non solo per la silenziosità, rapidità nel riscaldare o raffrescare l’ambiente con costi contenuti, ma anche per il sensore intelligente Smart Eye che, attraverso una scansione a infrarossi della stanza individua la presenza di persone e modula il flusso d’aria per garantirne il massimo comfort.

Intelligenza artificiale e controllo da remoto tramite app

Sia Silentium Pro sia Fresh Master sono dotati della tecnologia TMS brevettata da Hisense. Basata su algoritmi di intelligenza artificiale, questa tecnologia, riceve ed elabora i 5 parametri ambientali più importanti (temperatura, umidità, ventilazione, irradiazione termica e attività) per regolare la climatizzazione della stanza.
La presenza del modulo Wifi permette di controllare la temperatura anche quando si è fuori casa tramite l’app Connect Life. Connect Life è inoltre compatibile con Alexa e Google Assistant.

Tutti i climatizzatori possono usufruire delle agevolazioni fiscali Ecobonus e Conto Termico 2.0 che prevedono la detrazione del 65% per gli interventi di efficientamento energetico.