PNRR e digitalizzazione: 3 vie per una crescita sostenibile

Come integrare PNRR e digitalizzazione nella ripartenza italiana? Il gruppo di lavoro Efficienza Energetica & Trasformazione Digitale di Kyoto Club non ha dubbi: l’impiego pervasivo delle tecnologie connesse concorre a massimizzare i risultati dello sviluppo sostenibile.

Perché dagli edifici e dalle industrie digitali passano gli obiettivi di decarbonizzazione degli edifici. Ma anche quelli di competitività delle aziende e di benessere dei cittadini.

3 percorsi smart, una ripartenza green

“La trasformazione digitale sta assumendo un ruolo abilitante nella transizione ecologica – spiega Nicola Badan, Business Director Emergy Lighting di Schneider Electric -. Lo vediamo ogni giorno nelle nostre relazioni con aziende, integratori e clienti finali. Dal parco immobiliare privato al mondo industriale, vogliamo offrire ai decisori politici una visione sistemica del mercato e del suo grande potenziale”.

Proprio in vista degli obiettivi del Recovery Fund, Schneider Electric ha individuato 3 percorsi prioritari, presentati in occasione dell’evento online su PNRR italiano, digitalizzazione e sostenibilità di Kyoto Club.

Edifici sostenibili: quanto conta il terziario

Nella sfida legata all’efficientamento energetico degli edifici, la leva strategica sta nel terziario, anche privato. Si tratta di edifici obsoleti, responsabili di gran parte dei consumi e delle emissioni di CO2.

Questo coinvolge anche settori duramente colpiti dall’emergenza sanitaria: scuole, ospedali, hotel, retail, ristorazione, strutture turistiche e altre Pmi. Qui, secondo l’osservatorio di Schneider Electric, scattano interventi mirati a sostegno di economia, occupazione e sostenibilità.

In particolare, serve:

Evolvere la Transizione 4.0

La seconda riflessione su PNRR e digitalizzazione riguarda le filiere tecnologiche. Ovvero l’industria, il commercio e la competitività dei business correlati alle soluzioni connesse. Il piano Transizione 4.0 rappresenta una grande opportunità per le imprese italiane, ma i cambiamenti dettati dalla pandemia ne chiedono la ridefinizione.

Soprattutto, l’ampliamento verso settori finora non “incentivati” come ristorazione, retail e ospedali. E una visione integrata degli obiettivi della fabbrica connessa, che spaziano dall’efficienza energetica alla connettività degli strumenti, dalla sostenibilità dei processi all’economia circolare.

Parliamo di:

PNRR e digitalizzazione: perché parlare di resilienza

Terzo tassello, orizzontalmente correlato ai precedenti, la resilienza dai servizi essenziali. La centralità di scuole e ospedali, centri nevralgici per l’erogazione di servizi critici per i cittadini, è già presente nel PNRR. Ma con obiettivi poco “coraggiosi” in termini di scopo e perimetro.

“Riteniamo fondamentale investire nella continuità di esercizio dei servizi pubblici e privati rivolti alla collettività – conclude Badan -. L’innovazione tecnologica c’è, ed è pronta a garantire questa resilienza, nella sicurezza e nei tempi di risposta, che accompagna situazioni sociali di grande rilevanza”.

Sì, dunque, agli incentivi per gli investimenti green e digitali, ma con meccanismi strategici, orientati a massimizzare il rendimento di questo impegno.

Fibra ottica, polemiche sull’intervento dell’AGCOM

È una delle partite in corso più importanti fra quelle che riguardano “l’aggiornamento” tecnologico del Paese eppure, come spesso capita nello Stivale, se ne parla molto meno del dovuto. Ci riferiamo alla fibra ottica, ovvero il mezzo grazie al quale in pochi anni la quasi totalità dei cittadini italiani sarà raggiunta dalla banda ultra larga.

Proprio in questi mesi si sta definendo il quadro regolatorio relativo ai milioni d’interventi d’installazione della fibra ottica che saranno necessari negli edifici privati. Un contesto nel quale spiccano le recenti linee guida emesse dell’AGCOM in materia di accesso ai condomini per la realizzazione, appunto, di reti in fibra ottica.

Impatto sulla privacy e sul libero mercato

L’introduzione di regole è ovviamente attività imprescindibile in ogni nazione civile, senonché, nel caso in questione, l’intervento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni non sembra essere stato dei più efficaci, almeno a giudicare dalle reazioni negative che ha innescato. A non convincere varie associazioni di categoria sono soprattutto due aspetti del provvedimento niente affatto trascurabili, ovvero quelli che vanno ad incidere sulla tutela della privacy e sul libero mercato.

Va detto che l’AGCOM ha definito le sue linee guida, in tutto sei articoli, tenendo conto di tutta la precedente legislazione in materia, quella che viene elencata nella parte iniziale del documento. Il disposto che va a toccare la privacy è quello contenuto nell’Art. 4 con l’indicazione che “I condomini e l’Amministratore di condominio (Amministratore), ove nominato nei casi previsti dalla legge, sono tenuti a consentire e, per quanto possibile, a facilitare l’accesso dell’Operatore all’interno della proprietà, ai locali tecnici e ad ogni parte comune dell’immobile per la realizzazione della cablatura”.

La posizione di Confartigianato sulla fibra ottica

Il che, nel caso limite, potrebbe sancire il diritto della persona che sta compiendo i lavori d’installazione della rete ad entrare in casa d’altri anche se il proprietario dell’abitazione non vuole consentirne l’ingresso. “La proprietà privata è proprietà privata – commenta Flavio Romanello, presidente di Confartigianato Antennisti ed Elettronici – mentre le linee guide stabiliscono il principio che l’Operatore può portare la fibra dentro gli edifici indipendentemente dal parere dell’assemblea e dell’amministratore di condominio”.

Quanto all’impatto sul libero mercato, nelle linee guida dell’AGCOM il passaggio più rilevante è contenuto nell’Art. 2: “In assenza di un’infrastruttura interna all’edificio predisposta per l’alta velocità, gli Operatori hanno il diritto di far terminare la propria rete nella sede dell’abbonato, a condizione di aver ottenuto l’accordo dell’abbonato”.

Con la conseguenza, nel caso questo accordo ci sia, di tagliar fuori dalla filiera dei lavori le ditte e gli installatori che si occupano degli interventi sull’ultimo tratto della rete, ovvero quello che va dal punto d’ingresso, situato alla base dell’edificio, fino alle singole abitazioni.

Le critiche di CNA Installazione Impianti

“Le linee guida AGCOM – è la critica di Carmine Battipaglia, presidente di CNA Installazione Impianti – sembrano scritte solo per tutelare gli interessi delle società di telecomunicazione e non quelli di tutti gli attori della filiera, condomìni ed imprese di installazione in testa. Regole che sembrano concedere mano libera alle Telco mentre non possono che essere gli installatori a dover portare la connessione sino alle abitazioni dei singoli condomìni”.

Ed ancora: “Viene data la possibilità di rimuovere ogni risorsa di rete dall’edificio se questa non è utilizzabile o non necessaria per i servizi di comunicazione elettronica. E chi lo decide se la rete già presente nell’edificio non sia utilizzabile o necessaria? Le stesse Telco per poter liberamente utilizzare i cavidotti già esistenti?”.

Battipaglia reputa poi poco convincente un ulteriore punto del regolamento AGCOM: “Viene messo in evidenza il principio che le opere vanno realizzate a regola d’arte e nel rispetto della normativa tecnica vigente ma l’impianto descritto nelle linee guida tutto è tranne che un impianto multiservizio e rispondente alla Guida Tecnica CEI 306-2”.

Per ulteriori informazioni leggi il documento relativo alle linee guida AGCOM per le reti a banda ultra larga.

 

2 minuti e il preventivo è fatto: la promessa di Otovo per il fotovoltaico

Prenotare i pannelli solari per la propria abitazione e trovare l’installatore per effettuare i lavori, il tutto a un prezzo competitivo. Il tutto in 2 minuti!
È ciò che promette Otovo, azienda norvegese attiva nel settore fotovoltaico che punta decisa verso il residenziale italiano, toccando quota di mercato del 10% nel prossimo triennio e un fatturato di 100 milioni di euro entro il 2025.

Come funziona Otovo

Fabio Stefanini General Manager Otovo Italy

Fabio Stefanini, General Manager di Otovo Italy

Per utilizzare i servizi di Otovo è sufficiente inserire il proprio indirizzo di casa sul sito, fornendo semplici indicazioni come numero di piani dell’edificio, inclinazione del tetto e tipologia di rivestimento. Una volta fatta quest’operazione, si ottiene una prima valutazione di prezzo e si può procedere con la richiesta di un preventivo personalizzato. Otovo provvede a prepararlo e a consegnarlo in 24 ore, trovando l’offerta commerciale più conveniente e l’artigiano che può effettuare la messa in opera.

Interessante anche la possibilità per il cliente di scegliere tra acquisto o affitto dei pannelli fotovoltaici. L’affitto, tra le altre cose, consente di ottenere subito i benefici dell’energia green e di distribuire nel tempo l’investimento. A prescindere dalla formula scelta, Otovo offre una garanzia di 5 anni sull’installazione, rispetto ai soli 2 anni previsti dalla normativa vigente. In particolare, nel caso di affitto dell’impianto, questi è garantito per tutta la durata del contratto. E c’è anche la possibilità di comprare, oltre all’impianto fotovoltaico, le batterie per stoccare l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici che non viene immediatamente consumata. Si tratta di una formula che Otovo propone in anteprima per l’Italia e che sta ottenendo un buon 40% di preferenza su scala nazionale.

Vantaggi anche per gli installatori

Oltre alla sostenibilità ambientale, Otovo promuove anche la sostenibilità sociale.
L’azienda permette infatti agli installatori locali di entrare a far parte del proprio gruppo di partner commerciali, tutelando le economie territoriali. In questo modo, gli installatori possono accedere a condizioni di fornitura privilegiate, sfruttando la rete di produttori e distributori di Otovo per sviluppare i progetti e ricevere un solido supporto per la crescita del proprio business. Questo aspetto è molto importante perché l’azienda punta a costruire un vero e proprio network diffuso su tutto il territorio italiano, favorendo la piccola impresa locale.

Nuova piastra passacavi da icotek con doppia opzione di montaggio

KEL-DPZ-Click è la piastra passacavi di icotek disponibile per forature metriche standard M25, M32, M40, M50 e M63. A seconda della versione selezionata, è possibile far passare fino a 78 cavi attraverso un foro, offrendo così un passaggio cavi estremamente compatto. Il tipo di fissaggio viene deciso dall’utente e può essere modificato in qualsiasi momento durante il processo di installazione. Le opzioni di montaggio disponibili sono:

Con i prodotti KEL-DPZ-Click compatti, piatti e ibridi, i cavi negli alloggiamenti degli armadi di controllo, nei sistemi e nelle macchine possono essere instradati e sigillati fino a IP68.

Inoltre, la piastra passacavi con sistema Click può essere installata frontalmente senza la necessità di accedere e fissare dal retro con una ghiera (installazione mediante scatto). Il tipo di installazione può essere determinato dagli utenti stessi, a seconda della classe di protezione IP richiesta. Grazie al nuovo sistema Click, retrofit e assistenza possono essere eseguiti facilmente e in qualsiasi momento.

A seconda del tipo di installazione, il KEL-DPZ-Click garantisce diverse classi di protezione certificate IP65, IP66 e IP68, RINA, HL3, Ecolab e molte altre per consentirne l’utilizzo anche in ambienti di lavoro molto difficili.

5 cambiamenti che hanno trasformato l’illuminazione negli ultimi anni

L’illuminazione è un elemento caratterizzante per qualsiasi tipologia di ambiente e locale interno, in quanto ne determina l’aspetto, ma anche il comfort e la possibilità di svolgervi determinate attività. Proprio per il ruolo centrale che la luce ha nella vita dell’uomo, non deve stupire come nel tempo si siano cercate nuove soluzioni ed innovazioni per migliorare passo dopo passo l’intero comparto dell’illuminazione. Uno studio sempre più accurato della luce e l’evoluzione tecnologica hanno permesso, quindi, di raggiungere risultati eccellenti nel campo dell’illuminazione, soddisfacendo anche obiettivi quali il miglioramento del comfort interno, il risparmio energetico e un controllo della luce sempre più puntuale e personalizzato.

Dalla prima centrale elettrica pubblica aperta a Berlino alla fine dell’800 i cambiamenti sono stati davvero tantissimi. Senza considerare un intero secolo di evoluzioni, ecco quali sono le principali innovazioni che hanno cambiato la luce negli ultimi tempi.

Luce LED e risparmio energetico

Le lampade LED sono la principale soluzione per favorire il risparmio energetico nel campo dell’illuminazione. In realtà, la tecnologia risale agli anni ’60, ma i LED sono stati prodotti in modo più efficiente solo negli anni ’90 e hanno trovato più ampia diffusione (anche in ambito domestico) dopo la dismissione della produzione di lampade ad incandescenza.

Il primo divieto di produzione in Italia è arrivato nel 2009 e dal mese di settembre del 2012 è stato introdotto anche quello sulla vendita di lampadine a incandescenza tra i 25 e i 40 W, ancora in molti magazzini. L’obiettivo era proprio quello del risparmio energetico e della riduzione dell’impatto ambientale dovuto all’uso dei dispositivi di illuminazione. Il risparmio energetico garantito dal LED, del resto, è superiore al 90% rispetto al consumo delle lampadine tradizionali.

Light Design: quando la fisica incontra la creatività

Il LED ha portato con sé anche altre applicazioni della luce, dovute principalmente alla sua versatilità e flessibilità di installazione. Parliamo del Light Design, i cui esempi sono ormai innumerevoli, dall’illuminazione di edifici e monumenti, fino agli eventi e agli spettacoli. Proprio lo sviluppo della tecnologia abbinato allo studio illuminotecnico, infatti, permette di mettere in scena luci, ombre e colori secondo un preciso progetto creativo, che influenza la percezione che lo spettatore ha di spazio, forme e colori.

In un certo senso, è l’applicazione più artistica delle conoscenze tecnico-scientifiche relative al campo dell’illuminazione, che si integrano con quelle architettoniche. Senza pensare necessariamente a grandi eventi e spettacoli, possono essere considerate applicazioni di Light Design anche alcune tipologie di illuminazione degli spazi interni privati, con l’installazione di luci in modo non del tutto convenzionale. Sono sempre più diffusi i tagli di luce su pareti e soffitti, le guide luminose a pavimento o lungo scale e corrimani, per non parlare dei risultati che si possono ottenere all’aperto, con l’illuminazione dei giardini.

nuove tecnologie per illuminazione artistica

Automazione e controllo della luce

Il tema dell’automazione e del controllo degli impianti è ormai consolidato da alcuni anni e gli sviluppi tecnologici vissuti in questo campo sono davvero innumerevoli. Tra le prime soluzioni che si sono diffuse negli ultimi anni ci sono sicuramente i sensori di presenza, i sensori crepuscolari e i dispositivi dimmerabili. Si tratta delle prime forme di automazione e controllo della luce negli ambienti chiusi, ma anche all’aperto. Venivano (e ancora oggi accade) utilizzate soprattutto nei luoghi pubblici, per evitare sprechi e consumi eccessivi di energia.

Domotica e Internet of Things

Lo step successivo, quando si parla di automazione e controllo dell’illuminazione, è stato fatto con l’avvento della domotica e successivamente dell’IoT. Nell’ultimo decennio, infatti, il mondo di Internet si è sovrapposto a quello degli oggetti, dando origini a soluzioni di controllo e automazione sempre più avanzate. Sia nel caso della domotica, che dell’Internet of Things, la luce diventa connessa ed è regolabile e controllabile da remoto tramite uno smartphone.

Questo significa monitorare i consumi, accendere e spegnere a distanza, regolare intensità luminosa e colore, ma anche impostare scenari, ovvero eventi con precise regole che determinano il tipo di illuminazione in quella circostanza. Oggi, quindi, si parla di Smart Lighing, ovvero di illuminazione intelligente. Le applicazioni sono molte anche in ambito pubblico, in cui sta prendendo piede il “lampione intelligente”, che integra alla funzione di illuminare anche una serie di altre possibilità, come il rilievo della qualità dell’aria o delle condizioni del traffico.

Human Centric Light

Infine, cresce sempre di più l’interesse verso lo Human Centric Light, un approccio all’illuminazione che parte dal concetto che la luce sia al totale servizio delle persone.

Questo significa andare oltre un tipico studio illuminotecnico e concentrarsi su tutti gli aspetti umani sui quali interferisce la luce, tra cui quello emotivo e biologico. Presa coscienza del grande potere che la luce ha sulle persone, l’obiettivo diventa quello di eseguire un progetto con precisi obiettivi e che si adatti al massimo alle esigenze e al benessere delle persone.

Si dovrà considerare la tipologia di attività da svolgere in un ambiente, le modalità con cui integrarla con quella naturale, ma anche lo stato emotivo e il ritmo biologico delle persone. In questi progetti, infatti, si cerca sempre di simulare la luce naturale, con tonalità e regolazioni che la rendono dinamica, ma sempre adeguata a ciò che si sta facendo. Ovviamente, questo approccio integra tutte le tecnologie finora viste, soprattutto in ambito di Smart Lighting.

I reati informatici si evolvono, la cybersecurity deve fare lo stesso

“La quantità di minacce è aumentata principalmente a causa della vulnerabilità delle reti, dalla crescita esponenziale dei dati a disposizione e dalla scarsa consapevolezza degli utenti”. A parlare è Alessandro Manfredini, vicepresidente AIPSA e direttore Group Security e Cyber Defence del gruppo A2A, una persona quindi particolarmente indicata per fare il punto sul tema della cybersecurity e protezione dei dati aziendali in tempi di pandemia.

Alessandro Manfredini, vicepresidente AIPSA e direttore Group Security e Cyber Defence del gruppo A2A

Alessandro Manfredini, vicepresidente AIPSA e direttore Group Security e Cyber Defence del gruppo A2A

“Non più nerd ma criminali comuni”

“Occorre anche considerare – prosegue Manfredini – l’identikit del cybercriminale di ultima generazione, poiché anch’esso ha subito nel tempo profonde mutazioni. Anni addietro l’hacker tipico, era solitamente riconoscibile come un nerd con altissima esperienza informatica, mentre oggi l’hacker è tutt’altro. Oggi coloro i quali compiono reati informatici sono criminali comuni, che nel frattempo si sono digitalizzati anch’essi, sfruttando la possibilità di ottenere veri e propri servizi on demand. Non è difficile trovare questo genere di “servizi” (attacchi Ddos, malware, spamming, ecc.) nel deep e dark web. Ci troviamo quindi di fronte a una tipologia di figura completamente diversa rispetto al passato, proprio perché è il fattore adattabilità il responsabile di questa metamorfosi”.

Cyberminacce si evolvono insieme alle tecnologie di rete

Dunque, emerge un quadro caratterizzato dall’evoluzione della tipologia di cyberminacce, al passo con il progredire delle tecnologie di connessione, e ciò rende sempre più importante riuscire a gestire quantità di informazioni massicce nel migliore dei modi innalzando, nel contempo, i livelli di protezione da attacchi digitali. Senza dimenticare che, quando si parla di cybersecurity, sono molti gli aspetti che devono essere affrontati in modo approfondito con l’obiettivo imprescindibile di arrivare all’adozione di soluzioni concrete di sicurezza in modo che lo scenario non arrivi ad essere fuori controllo.

Da una sicurezza statica ad una dinamica

“L’attuale scenario delle aziende nazionali – spiega Manfredini – è composto da realtà che si stanno affacciando ora al tema della trasformazione digitale come anche da aziende più mature che hanno intrapreso il percorso della digitalizzazione ben prima della crisi pandemica. Ed è mutato lo stato delle cose poiché fino a qualche anno fa quando si parlava di sicurezza ci si riferiva alla protezione del dato, attraverso una messa in sicurezza “statica”, mentre ora è quanto mai necessario preservare il dato e le informazioni indifferentemente dalla loro ubicazione, rendendo quest’aspetto estremamente dinamico”.

cybersecurity risponde in modo concreto ai reati informatici

Cybersecurity per tutta la filiera aziendale

Il vicepresidente AIPSA (l’ Associazione Italiana Professionisti Security Aziendale) sottolinea poi che “le dimensioni del perimetro di esposizione alle minacce sono direttamente proporzionali alla quantità di dati movimentata. E si evolve anche lo scenario delle normative in fatto di cybersecurity e tutela delle informazioni specifiche per adottare una strategia non solo di difesa ma di sensibilizzazione riguardo al fattore resilienza, essenziale per essere reattivi a fronte non soltanto di un cyberattacco ma anche, ad esempio, di un guasto. Occorre anche considerare il livello di tutta la filiera aziendale, perché il tema sicurezza non può interrompersi al di fuori del proprio perimetro. Fornitori e interlocutori vari devono essere equiparati alla stregua dei processi interni aziendali: il livello di sicurezza delle reti e degli applicativi interni, ad esempio, deve essere allineato a tutta la supply chain”.

Fattore umano anello debole della catena

Senza dimenticare che al centro di tutto, ed i crimini informatici non fanno eccezione, restano sempre le persone. “Posso dire – afferma Manfredini – che tutti gli episodi di attacco digitale hanno confermato che il fattore umano è il vero anello debole della catena. Ecco perché la cybersecurity non si deve limitare soltanto alle tecnologie ma anche alla sensibilizzazione delle persone. E da qui parte anche il discorso su un altro aspetto importante: quello di avere un approccio olistico della protezione delle informazioni e dei dati. Non basta più considerare la rete e le infrastrutture aziendali come un castello protetto solamente dal rinforzo delle mura per difendersi dalle incursioni esterne. È altrettanto importante prendere atto di come le minacce possano arrivare ad esempio anche dall’interno, sottolineando quanto sia fondamentale mettere in sicurezza i processi interni”.

Connettori per sistemi di accumulo di energia

Con i nuovi connettori per sistemi di accumulo ad innesto Phoenix Contact offre una tecnologia di connessione sicura e che consente risparmio di tempo per i sistemi di stoccaggio dell’energia. La gamma include connettori per il collegamento di barre collettrici e connettori monopolari per batteria, per applicazioni fino a 1.500 Volt.

I connettori della serie BBC per il collegamento su barra collettrice facilitano l’installazione di sistemi plug-in, sul lato posteriore, nei sistemi di accumulo di energia, eliminando la necessità di cablaggio, mentre i connettori della serie BPC, protetti contro l’inversione di polarità, si inseriscono sul lato frontale del modulo. La struttura modulare consente diverse intensità di corrente e quindi una vasta gamma di applicazioni.

Per il lato batteria, sono disponibili connettori per cavi e connettori da pannello con diverse tecniche di connessione. I connettori monopolari della batteria possono essere ruotati a 360°, consentendo uscite flessibili dei cavi. I poli della batteria protetti contro contatti accidentali e la codifica meccanica garantiscono che il collegamento dei poli possa avvenire in sicurezza. Il feedback acustico durante l’innesto assicura collegamenti sicuri e duraturi.

Valore dell’Internet of Things: benefici ottenibili

Quali sono i benefici concreti ottenibili per imprese, consumatori ed enti attraverso l’Internet of Things? I vantaggi sono numerosi e investono diversi ambiti. Di questo tema si è discusso nel convegno online “L’Internet of Things alla prova dei fatti: il valore c’è, e si vede!”. L’evento è stato l’occasione per presentare la nuova ricerca sullo IoT realizzata dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.

Scopriamo alcuni dei più significativi benefici correlati allo IoT rilevati dagli esperti.

Benefici dell’Internet of Things in ambito Consumer

I consumatori che acquistano prodotti connessi possono sempre più gestirne le funzionalità da remoto e accedere a nuovi servizi. In ambito Consumer, le applicazioni per la Smart Home hanno ad esempio dimostrato di permettere l’ottenimento di risparmi legati alla riduzione dei consumi energetici della propria abitazione, che si attestano tra il -16% e il -28%.

La Smart Home garantisce inoltre svariati benefici per le persone fragili e per gli anziani presenti in casa, con applicazioni intelligenti per il monitoraggio a distanza di parametri vitali e clinici e con servizi di pronto intervento in caso di emergenza.

Altro vantaggio ottenibile in ambito Consumer è l’opportunità di stipulare polizze assicurative per la casa in cui il premio varia sulla base del livello di “Smartness” dell’abitazione. Secondo una recente indagine condotta dall’Osservatorio, infatti, la presenza di dispositivi Smart per la sicurezza domestica diminuisce il livello di rischio di furto e porta perciò a una riduzione del premio assicurativo. In base a quanto stimato in riferimento al mercato americano*, la presenza di soluzioni connesse per la sicurezza domestica all’interno di una casa conduce a una diminuzione del rischio di furto pari al -8,5%, con un conseguente decremento del premio assicurativo di -30,5 Dollari all’anno.

Benefici dello IoT in ambito Business

Sono numerose le imprese dei diversi settori che possono trarre beneficio dall’adozione di soluzioni IoT. Si pensi ad esempio al mondo manifatturiero. Nelle cosiddette Smart Factory, i dati provenienti da macchinari connessi rendono possibile una migliore gestione delle attività di manutenzione, consentendo di passare da una logica correttiva, in cui si aspetta il manifestarsi del guasto, a un approccio predittivo che anticipa il malfunzionamento e ottimizza l’intervento manutentivo in sé. Un criterio che aiuta a ridurre tempi e costi legati al blocco del macchinario.

Internet of Things: vantaggi

Osservatorio Internet of Things – Valore dell’Internet of Things: benefici ottenibili

Il beneficio di un simile sistema proattivo in termini di Business Continuity è  più che evidente. Ipotizzando una vita utile del macchinario di dieci anni, l’Osservatorio ha stimato per il passaggio a un approccio di manutenzione predittiva un Pay Back Time (PBT) di 17 mesi.

Tali valutazioni includono anche i vantaggi legati alla sottoscrizione del servizio di manutenzione con una logica “Pay per Use”. Il monitoraggio e l’analisi in tempo reale dei dati raccolti dal macchinario permettono infatti al fornitore di intervenire tempestivamente per ridurre i tempi di inattività e di garantire così il servizio manutentivo con una logica in cui il cliente paga solo per l’effettivo utilizzo dei macchinari.

I benefici che le tecnologie IoT possono abilitare non sono però solo di tipo economico ma si spingono oltre, includendo altri ambiti tra cui quello ambientale.

Benefici dell’Internet of Things in termini di sostenibilità ambientale

Un contributo importante fornito dallo IoT riguarda anche la sostenibilità ambientale. Un esempio su tutti si ha nel cosiddetto Smart Metering idrico ovvero nell’installazione di contatori idrici connessi, gestiti in telelettura. Grazie alla lettura da remoto, simili contatori permettono di avere bollette più accurate, di abbattere il numero di frodi e di identificare prontamente i guasti nelle condutture, ottimizzando la gestione delle reti idriche e contribuendo così alla riduzione delle perdite di acqua.

Tutto ciò si traduce in benefici economici ma anche in chiari vantaggi ambientali. Secondo quanto stimato dall’Osservatorio, la quantità di acqua risparmiata annualmente attraverso i contatori intelligenti si aggirerebbe tra gli 0,9 e i 3,4 milioni di metri cubi, pari a circa 18-20 m3/anno economizzati da ogni famiglia. Anche la quantità di energia risparmiata risulta piuttosto consistente attestandosi, secondo i calcoli, tra i 14.000 e i 44.000 KWh/anno.

* L’analisi è stata contestualizzata nell’area geografica degli Stati Uniti per l’esistenza di una più ampia mole di dati sulla correlazione tra livello di Smartness delle singole abitazioni e tassi di furto per quartiere

Pompa di calore e fotovoltaico? Integrazione che vale il Superbonus

Un unico fornitore, due interventi chiave per l’accesso alla super detrazione. La combinazione di pompa di calore e fotovoltaico, con tecnologie LG Business Solutions, ha tutte le carte in regola per soddisfare gli ultimi requisiti normativi legati all’efficientamento degli edifici. Favorendo al contempo l’indipendenza energetica e il percorso italiano della transizione ecologica.

Pompa di calore e fotovoltaico: come funziona il bonus

Tecnologicamente parlando, il pacchetto “incentivabile” è composto da:

Questo perché le fonti rinnovabili, oltre a essere green, abilitano livelli di efficienza più elevati e un altrettanto importante risparmio sui costi operativi ed energetici. “LG si propone come partner affidabile e fornitore di una soluzione integrata – spiega Marco Leggieri, Heating Sales Manager di LG Electronics Italia, durante il webinar di MCE Live+Digital -. Inoltre, per supportare ulteriormente gli operatori del settore, offriamo il calcolatore del Superbonus. Un servizio digitale disponibile gratuitamente sul sito di LG Business, previa registrazione”.

I vantaggi degli impianti termici full-electric

Partiamo dall’intervento trainante, sempre necessario per accedere al Superbonus 110%. Le pompe di calore idroniche (aria/acqua, acqua/acqua o geotermiche) devono rispettare l’Allegato F del “Decreto Requisiti” del 6 Agosto 2020. Per queste soluzioni, il coefficiente di prestazione istantaneo (COP) deve essere almeno pari ai valori indicati nella Tabella 1 del Decreto.

Pompa di calore: i requisiti per accedere al superbonus

Coefficienti di prestazione minimi per pompe di calore elettriche – Fonte LG Business Solutions su Allegato F del “Decreto Requisiti”

La prestazione viene dichiarata e garantita dal produttore, in questo caso LG, sulla base di prove effettuate in conformità alla UNI EN 14511. Al momento della prova, la pompa di calore deve funzionare a pieno regime, nelle condizioni indicate nella tabella.

Pompe di calore LG Therma V

Pompe di calore LG Therma VLa tecnologia aria/acqua della gamma Therma V porta efficienza e risparmio energetico sia nelle ristrutturazioni sia nelle case di nuova costruzione. Questo perché l’80% dell’energia necessaria per produrre riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria viene generata sfruttando l’aria esterna.

Oltre ai requisiti dell’ecobonus, la tecnologia LG offre:

Refrigerante R32: una svolta ecologica

Tra i principali vantaggi di installare una pompa di calore LG, c’è anche l’impatto ambientale del refrigerante R32. Una soluzione conforme alle normative vigenti, che riduce il potenziale di riscaldamento globale (GWP) del 68% rispetto al refrigerante R410A. Il tutto senza venire meno alle esigenze dei consumatori in termini di efficienza energetica e prestazioni.

Pompa di calore e fotovoltaico: il ruolo dei moduli LG SolarSfruttare al meglio l’energia solare

Una volta selezionato il modello di pompa di calore ideale, eccoci all’intervento trainato del fotovoltaico. Qui, ci si può affidare ai diverse famiglie di moduli LG Solar, che insieme all’elevata potenza in uscita, offrono 25 anni di garanzia sul prodotto e sulle prestazioni.

Tra i top di gamma, la novità si chiama NeON R. Ogni pannello impiega 60 celle Tipo N formato M6 con struttura a contatto posteriore, toccando un coefficiente di temperatura – 29% per grado Celsius. La struttura di questo modulo raggiunge così una potenza di 405 Wp, ovvero un livello di efficienza del 22,3%.

Obiettivo indipendenza energetica

Il vero salto di qualità (e di classe energetica) delle case totalmente elettriche, tuttavia, si fa con l’integrazione tra pompa di calore e fotovoltaico. Questa combinazione, associata a una batteria di accumulo, aumenta efficienza, prestazioni e risparmio anche quando i requisiti del Superbonus 110% sono già al “sicuro”.

Un esempio? Prendiamo un edificio in classe E, già oggetto di interventi almeno parziali di riqualificazione dell’involucro. Nell’analisi presentata da LG, la sostituzione del sistema di generazione esistente con una pompa di calore Therma V spinge l’abitazione verso la classe C, per un risparmio medio annuo del 47%. L’aggiunta dell’impianto fotovoltaico, con la funzione Smart Grid che massimizza l’autoconsumo trasformando l’energia elettrica prodotta in energia termica, genera ancora più efficienza e taglia i costi in bolletta. Volendo, infine, c’è la funzione Energy State, che permette all’impianto integrato di utilizzare il surplus di energia solare anche per il raffrescamento. Così, unendo pompa di calore e fotovoltaico, si aumenta l’indipendenza energetica nei periodi estivi.

Il monitoraggio termico continuo riduce il rischio di incendio

Negli edifici civili e industriali gli incendi sono uno dei rischi maggiori e molto spesso la loro origine è di tipo elettrico. Quanto più è complesso l’impianto, tanto maggiore è il rischio. Basti pensare a data center o ad ambienti come aeroporti, ospedali, istituti di ricerca, siti produttivi. Per questo un monitoraggio costante e proattivo di tutti gli impianti è una strategia fondamentale nella prevenzione degli incendi.

Le cause possono infatti essere molteplici e non sempre sono da ricondurre a un errore progettuale o di installazione. Più spesso sono le attività di manutenzione a generare problemi, oltre a usura, corrosione, vibrazioni, attriti, eccesso di pressione: tutti elementi che possono portare a un aumento della temperatura.

Questa condizione può poi ulteriormente peggiorare a causa di frequenti variazioni cicliche di temperatura (per esempio quando si registrano grandi escursioni termiche fra giorno e notte) o di commutazioni (on/off) ripetute nel tempo, che generano shock elettromagnetici sulla sbarra di distribuzione e sui punti di collegamento.

La termografia IR

Monitorare le condizioni di salute degli impianti riduce sensibilmente la possibilità di incidenti, che possono rivelarsi davvero molto costosi. Il sistema più largamente utilizzato è quello della termografia IR: con una telecamera a raggi infrarossi si ispezionano tutti i punti critici e se viene rilevata una temperatura anomala si interviene tempestivamente. Spesso, infatti, il guasto non è improvviso, ma nasce da una situazione che si deteriora nel tempo, con le temperature che salgono piano piano fino a giungere a un punto critico. Per questo i rilievi termografici vengono eseguiti periodicamente a distanza di qualche mese l’uno dall’altro.

Ma praticità ed economicità dell’intervento nascondono comunque delle insidie. Non sempre, per esempio, i quadri elettrici e gli impianti sono perfettamente accessibili e quindi talvolta il personale incaricato corre dei rischi per riuscire a raggiungere con la telecamera il punto da ispezionare. Altre volte il guasto si sviluppa rapidamente, nell’intervallo tra un controllo e l’altro, rendendo inefficace questa tecnica di prevenzione.

Il monitoraggio termico continuo

Per questo si sta diffondendo un metodo più moderno capace di eliminare gli aspetti negativi della termografia: il monitoraggio termico continuo. A fronte di un investimento iniziale che può anche essere importante, si ottiene però un sistema che nel tempo può rivelarsi più conveniente dal punto di vista economico, ma soprattutto capace di avvicinare allo zero i rischi di incendio, i cui danni potrebbero essere incalcolabili.

La tecnologia informatica permette di realizzare reti di rilevamento senza fili basate su sensori che possono non solo avvertire tempestivamente in caso di problemi, ma persino predire la possibilità di un guasto prima che questo si verifichi. In questo modo la manutenzione può essere eseguita con un tempismo pressoché perfetto.

Schneider Electric sensori Easergy TH110

I sensori sono generalmente di ridotte dimensioni (pochi centimetri di lato) e a volte anche autoalimentati, in modo da semplificarne il loro posizionamento. Vengono installati in modo permanente sui collegamenti delle sbarre di distribuzione, sulle connessioni cavo e sui contatti degli interruttori per segnalare eventuali guasti in quadri elettrici, trasformatori, apparecchiature in bassa e media tensione.

La rete di sensori dialoga di norma con un dispositivo che raccoglie i dati da tutti i terminali e, interfacciandosi con il sistema IT, invia in tempo reale lo stato degli elementi monitorati. A questo punto, in caso di anomalie, entra in gioco il software che fa scattare gli alert, avvisando tempestivamente sia il personale dell’azienda sia eventualmente i soggetti esterni incaricati della manutenzione.

Oltre al rilevamento della temperatura, a volte i sensori dei sistemi di monitoraggio termico continuo possono misurare anche l’umidità, aumentando la versatilità.

I punti da monitorare

Un sistema di monitoraggio termico continuo si può non solo prevedere in fase di progettazione, ma anche installare in un secondo momento su impianti esistenti.

I sensori vanno montati su tutti i principali punti di collegamento, e in generale nelle zone a rischio termico, presenti nell’impianto elettrico: il quadro di distribuzione MT (con i sensori che dovrebbero essere collocati sui cavi in ingresso, sulle sbarre di distribuzione e sui collegamenti degli interruttori automatici estraibili), il trasformatore MT/BT (sensori sull’ingresso MT, sugli avvolgimenti, sulle barrette cambio di rapporto e sull’uscita BT) e i condotti BT, per i quali ne vengono realizzati modelli specifici.

Qualche difficoltà in più c’è invece sui collegamenti BT ad alta densità, perché i limiti di spazio al momento non sempre consentono l’installazione dei sensori. Ovviamente lo sviluppo tecnologico procede e la sempre maggior miniaturizzazione dei componenti potrebbe presto consentire di ovviare a questo inconveniente. Nel frattempo, per non ridurre l’efficacia dell’intero impianto di monitoraggio continuo, è possibile ricorrere a una telecamera IR installata in modo permanente o a un analizzatore di gas capace di rilevare la presenza di fumi.

Easergy TH110 per il monitoraggio termico continuo

Sensore Easergy TH110 monitoraggio termico continuo

Schneider Electric propone i sensori Easergy TH110 wireless auto-alimentati per il monitoraggio termico continuo. Questi sensori forniscono informazioni sullo stato delle apparecchiature ogni minuto e, in caso di allarme, inviano un segnalazione via e-mail o sms. Easergy TH110 consente un controllo continuo delle connessioni per rilevare il lento deterioramento e prevenire i possibili problemi prima che causino malfunzionamenti, fermo delle apparecchiature o peggio ancora incendi.

Per venire incontro alle necessità di affidabilità e continuità di servizio, Schneider Electric fornisce quadri di Media Tensione e trasformatori nativamente equipaggiati con i sensori Easergy TH110.

Grazie ai sensori intelligenti Easergy TH110 è possibile: