L’automobilistico è tra i settori che più hanno sofferto il blocco delle attività a causa della pandemia di Covid-19. Al suo interno però il comparto della mobilità elettrica ha vissuto un 2020 con un andamento ben differente. A confermarlo sono numeri da record.
Mobilità elettrica verso la crescita strutturale
Giovanni Matranga, responsabile organizzazione e formazione di MOTUS-E
“Le performance del mercato delle auto elettriche sono state ottime” racconta Giovanni Matranga, responsabile organizzazione e formazione di MOTUS-E. Di fronte a un calo del 28% delle vendite dell’automotive a causa del fermo impianti dovuto al lockdown, l’elettrico ha superato le previsioni pre Covid. Si parla di 60mila unità vendute nel 2020, tra vetture elettriche pure o BEV (battery electric vehicle) e le ibride plug-in o PHEV (plug-in hybrid electric vehicle). Numeri quasi triplicati rispetto al 2019 e che, a dicembre 2020, hanno portato al record di +251% sull’anno precedente.
Una crescita evidente anche in termini di unità elettriche circolanti in Italia, passate da 20mila nel 2018 a quasi 100mila nel 2020, con un incremento medio annuo del 120%.
“Sono risultati in parte figli di politiche di incentivo e sostegno alla domanda intraprese dal Paese. Misure che si sono tradotte poi in crescita strutturale del settore, in termini di sostegno agli sforzi di ricerca e sviluppo che le case automobilistiche e l’intero indotto stanno affrontando. Il nostro augurio però” afferma Matranga “è che si arrivi presto a un momento in cui gli incentivi non saranno più necessari”. Di pari passo cresce molto anche la rete delle infrastrutture di ricarica, con la conseguenza di spingere ulteriormente l’adozione di veicoli elettrici.
Tabella sulle immatricolazioni elettriche in Italia 2020 vs 2019
L’Italia e le infrastrutture di ricarica
Secondo il report 2020 dedicato a “Le infrastrutture di ricarica pubbliche in Italia” di MOTUS-E, al 31 dicembre si contano 19.324 punti di ricarica distribuiti in 9.709 infrastrutture pubbliche; rispettivamente +41% e +35% rispetto alla prima edizione del report a marzo 2020. Ancora una volta c’è stata “una crescita molto forte. Addirittura, rispetto a settembre 2019 – data di inizio delle rilevazioni – i dati parlano di un +81%. Sono cambiati anche alcuni elementi legati alla tipologia di distribuzione. Le più diffuse sono le strutture per le potenze medie, da 7 a 44 kW in CA, ma è cresciuto, seppur meno del previsto, anche il numero delle colonnine fast e ultra fast che permettono di ricaricare le auto in minore tempo”.
Crescita dell’infrastruttura di ricarica elettrica pubblica in Italia
Ci si augura una crescita del numero di HPC (High power chargers) – ovvero le strutture con potenze di almeno 100 kW – “dove le più potenti permetterebbero di ricaricare fino all’80% della batteria in soli 10 minuti, con tempistiche quindi comparabili a quelle del rifornimento delle auto con motori endotermici. Si pensi a quali vantaggi per i viaggi a lunga percorrenza e per l’elettrificazione delle flotte di veicoli aziendali”.
Tuttavia questa tipologia di colonnine di ricarica non è stata inclusa tra le tecnologie finanziariamente supportate dal PNIRE (Piano Nazionale Infrastrutturale per la Ricarica dei veicoli alimentati ad Energia Elettrica). “A tale proposito come associazione abbiamo avanzato delle proposte di modifica del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per potenziare il sostegno a queste tecnologie, che speriamo possano essere prese in considerazione”.
Dall’indagine che ha portato al report 2020 – a cui per altro hanno partecipato non solo gli associati a MOTUS-E ma anche molti operatori indipendenti dall’associazione, che Matranga non manca di ringraziare esplicitamente – emerge anche un dato ulteriore. “Esiste una distribuzione non bilanciata delle infrastrutture sul territorio nazionale. Mentre al nord troviamo il 57% delle installazioni, il centro ne conta il 23% e il sud e isole solo il 20%”. Una situazione che andrebbe uniformata per permettere una reale crescita della mobilità elettrica nel Paese.
Suddivisione su base regionale dei punti di ricarica per veicoli elettrici
Perché si sceglie l’elettrico?
Intanto le ragioni che spingono il mercato della mobilità elettrica sono diverse:
- incentivi statali
- assenza di bollo per i primi 5 anni
- accesso libero a zone urbane ZTL
- possibilità di parcheggio gratuito
- assenza di emissioni di CO2.
Elettrificare la mobilità significa renderla più sostenibile e fare un uso efficiente dell’energia
Ispirarsi all’Europa “elettrica”
Nella diffusione della mobilità elettrica l’Italia è però più arretrata rispetto al resto d’Europa. “Siamo indietro sia nelle vendite di autoveicoli sia nella realizzazione di infrastrutture e punti di ricarica. Si pensi che la Germania in un solo mese ha immatricolato 60mila auto elettriche, pari alle nostre immatricolazioni di un intero anno. L’Olanda ha 62mila punti di ricarica installati e 1 auto venduta su 5 è elettrica; ad Amsterdam inoltre dal 2009 sono garantiti un punto di ricarica pubblico e un parcheggio riservato vicino alla propria abitazione per ogni utente con un’auto elettrica. E ancora a Londra ben 1.300 lampioni stradali sono stati convertiti in punti di ricarica”. Ma un altro degli esempi a cui dovremmo ispirarci, dice Matranga, è quello norvegese. Il Paese scandinavo è stato “il primo a dichiarare il phase out della vendita di auto a benzina e diesel entro il 2025, e metà dei suoi veicoli venduti a dicembre 2020 erano BEV”.
Distribuzione delle vendite di auto elettriche per area geografica. Italia e Paesi Europei
La mobilità elettrica rappresenta anche un’occasione che l’Italia non può lasciarsi sfuggire, perché elemento essenziale della transizione energetica. Un cambiamento per altro a cui il Covid-19 ha impresso un’accelerazione. “Dopo la pandemia nulla sarà più come prima e dobbiamo sfruttare questa occasione per cambiare i paradigmi della mobilità” aggiunge Matranga. “Una mobilità che deve essere più sostenibile e deve passare attraverso tre elementi essenziali”, condivisi dal PNRR:
- le fonti energetiche rinnovabili (FER)
- l’elettrificazione
- l’economia circolare nei materiali.
Dal Recovery plan alla PUN
Dunque l’Italia, già leader nelle FER, non può perdere questo treno né rischiare di perdere quote di mercato a favore di competitor internazionali. “Il settore automotive è ovunque in forte e continuo fermento – si pensi anche alle recenti aggregazioni di aziende, come Stellantis”.
Ma c’è bisogno di investire in digitalizzazione, in nuove tecnologie – come le auto che consentono uno scambio di energia con la rete, vehicle to grid (V2G) –, di cambiare il concetto di trasporto incentivando il car sharing e il trasporto pubblico elettrici. E ancora di creare impianti di costruzione e recupero di batterie. “La competizione” ricorda Matranga “è mondiale”.
Il Recovery plan è una grande opportunità di investimento, “ma la bozza attuale appare un insieme disordinato di progetti, privo di una visione organica per superare le sfide dei prossimi anni. Come MOTUS-E abbiamo suggerito 15 misure di investimento per un valore di 18,7 miliardi di euro, focalizzando le risorse verso la mobilità elettrica”.
Nella spinta dell’elettrico una parte importante potrebbe svolgerla la Piattaforma Unica Nazionale (PUN), ad oggi ancora in attesa di essere istituita. “Si tratta di un portale database unico e certificato dal Mit (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) per dare supporto agli operatori, agli utenti e alle stesse istituzioni. Consentirebbe un aggiornamento automatico e dinamico, con protocolli open-source, da parte degli operatori. La piattaforma potrebbe quindi fornire informazioni in tempo reale sulle infrastrutture presenti sul territorio nazionale, la loro posizione e il loro funzionamento”. Il ricorso alla PUN permetterebbe quindi di migliorare i servizi per gli utenti, di verificare la copertura del territorio e di svolgere controlli e manutenzioni mirati ed efficaci.
Obiettivi auspicati per la mobilità elettrica
“Per il futuro prospettiamo un’ulteriore crescita del trend del settore. Nel nostro Report IdR 2030 stimiamo 4,9 milioni di auto elettriche in Italia e fino a 130mila punti di ricarica pubblici al 2030; augurandoci però che siano stime in difetto – dice Matranga. – Ci aspettiamo inoltre lo sviluppo di hub urbani per la ricarica veloce e la diffusione delle tecnologie HPC, una sempre più spinta digitalizzazione e una maggiore copertura infrastrutturale”.
Ma soprattutto “sarà indispensabile rendere prioritarie le misure che abbiamo proposto per il PNRR”, tra cui:
- estensione al 2025 dell’Ecobonus ai veicoli categoria M1 fascia 0 – 60 g CO2/km
- rafforzamento dell’elettrificazione del trasporto pubblico locale
- rafforzamento dei fondi per le infrastrutture di ricarica pubbliche e private
- creazione di poli di produzione e riciclo di batterie
- destinazione di una parte del nuovo Piano Transizione 4.0 alla riconversione industriale dell’automotive verso l’elettrico
- previsione di fondi per lo sviluppo di nuove competenze su mobilità elettrica e digitalizzazione della mobilità.
“Auspichiamo che il confronto sul Piano e le sue misure sia aperto. Noi di MOTUS-E ci siamo e siamo disponibili” dice Matranga e conclude con una benaugurante nota personale, “come vedo il futuro del settore? Parafrasando Rino Gaetano: sempre più blu… blu ELETTRICO!”