Nuovi WindFree Pure 1.0 e DVM S2 da Samsung

Per il quarto anno consecutivo (ma per la prima volta on-line) Samsung Electronics Air Conditioning Europe ha organizzato il Climate Solutions Day dedicato ai propri partner.
Quest’anno il tema è stato “Ready for the New World“. Con l’occasione sono stati presentati anche alcune nuove soluzioni: DVM S2 e WindFree Pure 1.0

DVM S2, il DVM di sesta generazione

La nuova gamma DVM S2 rappresenta la sesta generazione della Digital Variable Multi di Samsung. Questa piattaforma offre elevata efficienza energetica stagionale e utilizza l’Intelligenza Artificiale per ottimizzare la climatizzazione in base ai diversi ambienti (aumentando quindi l’efficienza senza compromessi in termini di comfort).

Più semplice da installare e manutenere, risulta ancora più silenziosa grazie a una serie di accorgimenti tecnici.
Più facile anche la selezione delle unità per interni scegliendo in una gamma semplificata.

WindFree Pure 1.0

In Europa si trascorre circa il 90% del tempo in ambienti chiusi; per questo la qualità dell’aria interna è diventato un aspetto ancora più determinante, tanto che anche l’Organizzazione mondiale della Sanità si è impegnata a sottolineare l’importanza di questo aspetto.

Il nuovo WindFree Pure 1.0 è dotato di un filtro PM1.0 per la purificazione dell’aria, della funzione Freeze Wash e di controlli smart per offrire il massimo comfort e aria più pulita in ogni ambiente.

Climatizzazione: nuovo WINDFREE PURE 1.0 di samsung

Il filtro elettrostatico PM1.0 purifica l’aria ed è in grado di filtrare particelle di polvere fino a 0,3 micron, oltre a eliminare alcuni tipi di batteri utilizzando un caricatore elettrostatico.

La qualità dell’aria può inoltre essere monitorata continuamente tramite l’app SmartThings: anche quando l’unità è spenta, il sensore è in grado di registrare in ogni momento la qualità dell’aria all’interno degli ambienti di casa. Se l’inquinamento atmosferico raggiunge il livello “elevato” o “molto elevato” viene inviata una notifica all’utente, che può così attivare la modalità di purificazione dell’aria da remoto.

Pensato per l’uso residenziale, WindFree Pure 1.0 rappresenta un’ulteriore evoluzione del concept unico di Samsung WindFree (disponibile nelle versioni a parete, cassette a 1 via e a 4 vie) e del relativo sistema di diffusione che evita getti d’aria diretti grazie a migliaia di microfori.

Le funzioni di WindFree Pure 1.0

Sistema filtri WindFree Pure 1.0 Samsung

La funzione Freeze Wash consente di pulire l’unità e di rimuovere fino al 90% di determinati tipi di batteri.
Grazie a questa funzione, lo scambiatore di calore dell’unità interna viene raffreddato a -15 °C, ricoprendosi di brina. Selezionando la modalità di sbrinamento, il ghiaccio, sciogliendosi, elimina i batteri presenti all’interno dello scambiatore di calore. Quando lo scambiatore di calore deve essere pulito mediante la funzione Freeze Wash, l’app SmartThings invia una notifica direttamente sullo smartphone.

Il modello WindFree Pure 1.0 dispone di un nuovo display avanzato che consente di monitorare la qualità dell’aria all’interno dell’ambiente. Il sensore laser posto sul display misura le concentrazioni di PM10, PM2,5 e PM1,0 presenti nell’aria. La qualità dell’aria viene indicata sul display in base alla concentrazione più elevata misurata, ed espressa utilizzando quattro diversi livelli/colori che vanno da “ottima” (blu) e “buona” (verde) a “scarsa” (gialla) e “pessima” (rossa).

La qualità dell’aria può essere monitorata continuamente anche tramite l’app SmartThings. Anche quando l’unità è spenta, il sensore laser è infatti in grado di registrare in ogni momento la qualità dell’aria all’interno dell’ambiente. Quando l’inquinamento atmosferico raggiunge il livello “elevato” o “molto elevato”, viene inviata una notifica direttamente sullo smartphone. L’utente può quindi agire tramite l’app SmartThings, attivando la modalità di purificazione da remoto.


Data creazione articolo 16 febbraio 2021 – Articolo aggiornato

Gli utensili che non devono mancare nella borsa di un installatore

Phoenix Contact ha lanciato sul mercato una serie di utensili e attrezzature utili per i professionisti dell’installazione. Si tratta in particolare di una taglierina compatta, di una forbice multiuso e di una pinza a crimpare. Vediamole in dettaglio.

Taglierina compatta per guide di supporto PPS Compact

La taglierina portatile per guide di supporto PPS Compact consente di tagliare le guide di supporto standard in modo rapido, semplice e sicuro. Il meccanismo a leva è progettato per ridurre lo sforzo e separa le guide di supporto senza trucioli o sbavature, quindi senza necessità di rielaborazione.

La battuta sulla guida di misurazione permette di impostare la lunghezza esatta per una lavorazione del profilo accurata e ripetibile. Oltre alla guida dimensionale (che mostra la lunghezza in pollici e mm) è possibile adattare anche un metro a nastro. La taglierina per guide DIN è adatta per i comuni tipi di guide di supporto NS 35/7,5 in acciaio, rame, alluminio e V2A e per NS 35/15 in acciaio, rame e alluminio.

Grazie al suo peso ridotto può essere utilizzata per lavori flessibili in officina e in cantiere. A scelta, la taglierina può essere assicurata in modo permanente al piano di lavoro, bloccata in una morsa o fissata temporaneamente con un morsetto a vite.

Utensili da taglio multifunzionali Cutfox

Le forbici della serie Cutfox sono versatili e affidabili nell’utilizzo quotidiano. Grazie alla microdentellatura delle lame, le forbici offrono elevate prestazioni di taglio e risultati di lavoro ottimali. Le nuove forbici sono adatte per rame (flessibile), alluminio (flessibile), fibre di vetro e kevlar, plastica e schermi intrecciati.

Inoltre, sono disponibili varianti delle forbici con zone di spelatura e crimpatura. Le impugnature a 2 componenti appositamente sagomate con zona morbida antiscivolo nonché la forma ergonomica garantiscono un utilizzo comodo e sicuro.
Queste forbici sono leggere, compatte e sono dotate di giunti a vite. Le forbici della serie Cutfox sono realizzate in acciai temprati speciali per utensili e plastica resistente agli urti.

Pinza a crimpare Crimpfox Vario 4S

La pinza a crimpare Crimpfox Vario 4S garantisce una lavorazione affidabile di capicorda isolati, non isolati e TWIN. L’integrata chiusura a pressione assicura un ciclo di crimpatura completo e affidabile e può, all’occorrenza, essere sbloccata senza attrezzi.

Le ganasce a crimpare autoregolanti della pinza consentono la lavorazione dei capicorda secondo DIN 46228-1 e DIN 46228-4 e con collari speciali nella sezione trasversale da 0,25 a 4 mm2 nonché dei puntalini twin fino a 2×1,5 mm² senza necessità di regolazione. Inoltre, la pinza a crimpare consente sezioni da 6 a 10 mm2 e 16 mm2. Grazie alla speciale forma a crimpare quadrata, si ottengono le maggiori superfici di contatto possibili ed elevati valori di estrazione del conduttore, particolarmente adatti per la tecnica di connessione a molla.

Distribuzione elettrica smart per il pomodoro Casar

Distribuzione elettrica smart significa controllo remoto, efficienza energetica e sicurezza produttiva. Obiettivi pienamente raggiunti da Casar, azienda sarda di lavorazione del pomodoro che ha recentemente riqualificato il proprio impianto elettrico con tecnologie Intelligent Distribution di ABB.

Perché intervenire? Tra la raccolta dei pomodori – rigorosamente made in Sardegna – e la preparazione della passata devono passare massimo 12 ore. Ma Casar è una realtà vivace e in forte espansione: per coniugare strategie di crescita, standard di qualità ed elevata produttività, i suoi impianti funzionano a pieno regime 24 ore su 24. La possibilità di controllare virtualmente ogni aspetto elettrico cambia decisamente le carte in tavola.

Distribuzione elettrica smart: il progetto

Lo stabilimento di Serramanna (SU) occupa un’area di circa 120.000 metri quadrati, dei quali 31.000 coperti. Nei suoi spazi si trasformano circa 400.000 quintali di pomodori, raccolti su 330 ettari e immediatamente inseriti nel ciclo produttivo, che garantisce freschezza e qualità made in Italy. In passato, durante il picco della stagionale della produzione di pelati e passate era necessario presidiare “fisicamente” gli impianti.

Casar produce ogni anno oltre 22 milioni di confezioni di conserve con pomodoro di Sardegna

“La nostra principale esigenza – spiega Michel Elias, amministratore di Casar – era monitorare l’impianto da remoto, senza la presenza costante di personale di manutenzione durante il ciclo di produzione continua. La soluzione proposta da Gruppo Gattermayer e QService, con tecnologie ABB, ci è sembrata da subito interessante. La piattaforma cloud che oggi utilizziamo è semplice e intuitiva. Questo ci permette di controllare i parametri più importanti dell’impianto elettrico e disporre interventi mirati quando necessario”. Il tutto, nasce dall’installazione di due nuovi quadri di distribuzione generale in sostituzione di quelli esistenti, ormai obsoleti. Vediamone le caratteristiche principali.

Come nascono i quadri elettrici connessi

Distribuzione elettrica smart: il modulo Ekip UP

Le unità digitali Ekip UP di ABB

Al cuore dei Power Center targati ABB, i quadri System Pro E power di corrente nominale 1250A. Queste soluzioni ospitano anche i nuovi interruttori scatolati Tmax XT con taglia fino a 630A, collegati a moduli Ekip UP per la comunicazione dei parametri elettrici.

L’architettura dell’impianto è costituita da 6 unità digitali Ekip UP, che fanno da master, raccogliendo i dati dai 40 interruttori (client) presenti in ciascun quadro. Le unità plug-and-play diventano così gateway per il cloud e inviano le informazioni sullo stato degli apparecchi alla piattaforma di gestione energetica ABB Ability Electrical Distribution Control System (ECDS).

Ekip UP, dunque, monitora i dispositivi in campo verificando che le protezioni funzionino correttamente, garantendo una rapida diagnostica dei guasti. Ma i vantaggi non si fermano al controllo remoto: le funzionalità del modulo per la distribuzione elettrica smart permettono al cliente di valutare ulteriori azioni di ottimizzazione degli impianti.

La potenza del digital twin

Casar può dunque contare su un impianto “gemello” digitale, frutto della remotizzazione dei segnali e dell’integrazione con la piattaforma EDCS. Questo consente anche di tenere sotto controllo un elemento critico come il fattore di potenza.
Cosa significa in concreto? La disponibilità dei dati in tempo reale e la possibilità di ricevere allarmi evitano a Casar il pagamento di penali in bolletta relative a valori di fattore di potenza inferiori ai limiti consentiti dal distributore di energia elettrica. Artefice digitale di questa importante opzione è il widget “Fattore di potenza”, disponibile insieme ad altre funzionalità sulla piattaforma ECDS.

Qui, infatti, mutuando la user experience sui widget, ABB ha realizzato un sistema che permette all’utente di selezionare le informazioni più rilevanti per la sua attività. Inoltre, da questo pannello di controllo personalizzabile si possono avviare report di analisi pronti all’uso. Ecco come monitorare il nuovo sistema di distribuzione elettrica smart in poche mosse, su smartphone o tablet, per una digitalizzazione industriale davvero efficiente.

Potenza nominale e produttività nei pannelli fotovoltaici

L’efficienza per metro quadrato dei pannelli solari è molto più importante della loro potenza nominale. In particolare, in ambito residenziale, dove i tetti delle case hanno degli evidenti limiti di spazio, l’indicazione dei Wp può essere fuorviante in quanto non tiene conto della produttività per metro quadrato dei moduli, un parametro certamente importante quando ci sono limiti di spazio.

Pannelli fotovoltaici e limiti di spazio

tetto fotovoltaico Bologna

L’evoluzione tecnologica ha introdotto sul mercato moduli con potenza nominale sempre più elevata (pannelli da 500 Wp non sono più un’eccezione, e sono già apparsi quelli da 600 Wp), ma con dimensioni sempre maggiori. Questo perché, in parte a causa del calo dei prezzi del silicio, i wafer da cui sono costruiti i pannelli sono sempre più grandi. Nel 2012 lo standard era di 15,6 cm, qualche anno dopo era già di 16,2 cm e i produttori utilizzano oggi wafer fino a 21,0 cm. All’aumento dei Wp, quindi, aumentano anche le dimensioni dei moduli, ma non accade altrettanto per la produttività per metro quadrato.
Le grandi dimensioni vanno anche a scapito della resistenza e dell’affidabilità.

L’uso di wafer più grandi, infatti, ha come conseguenza che eventuali microfessure possono svilupparsi più rapidamente in quanto i produttori, per ridurre il peso dei moduli, utilizzano lastre di vetro più sottili. Pannelli più grandi hanno quindi maggiori probabilità di essere danneggiati durante la movimentazione, il trasporto o dopo l’installazione a causa del forte vento e del carico di neve. A questo si aggiunge il problema del peso: qualora si superassero i 25 chili che un installatore è autorizzato a sollevare in base alla normativa italiana in materia di salute e sicurezza, sarebbe necessario utilizzare manodopera extra.

Potenza nominale e produttività a confronto

Confrontando due moduli diversi, A e B, possiamo constatare che il modulo A ha una potenza nominale di 350 Wp e dimensioni 1,86 mq (1,78×1,05 metri), quindi un’efficienza di 187 Wp/mq. Il modulo B ha dimensioni inferiori, pari a 1,66 mq (1,59×1,05 metri) e ha una potenza nominale inferiore (340 Wp), ma un’efficienza maggiore (204 Wp): più piccolo e più efficiente.

L’analisi è stata effettuata da Panasonic, i cui moduli puntano sulla maggiore efficienza e, quindi, su un rendimento per metro quadrato superiore.

Questi pannelli fotovoltaici sono inoltre particolarmente resistenti sia nei climi caldi che in quelli freddi. Grazie al basso coefficiente di temperatura (0,258) mantengono alta efficienza ed erogano una potenza maggiore anche con temperature elevate. Grazie alla cornice rinforzata hanno una capacità di carico garantita di 5.400 Pa (Newton/mq) adatta a supportare elevata quantità di neve o forte vento.

Nasce il nuovo Ministero della Transizione Ecologica

A ben vedere, in un governo che è tecnico di nome ma in realtà pieno di esponenti espressi dai partiti politici, la vera novità è rappresentata da un dicastero nuovo di zecca con un’etichetta assai intrigante: Ministero della Transizione Ecologica. E nella squadra dell’esecutivo che ha appena giurato davanti al presidente della Repubblica c’era naturalmente il suo primo responsabile, ovvero il fisico Roberto Cingolani, uomo già entrato con alterne fortune nelle cronache italiche dell’innovazione tecnologica.

Ma prima di occuparci del personaggio è opportuno soffermarsi sulla genesi della “creatura” che si appresta a dirigere. Non è certo la prima volta che nell’orizzonte politico nostrano si materializzano improvvisamente nuovi dicasteri, e la storia purtroppo ci insegna che spesso si è trattato di escamotage per moltiplicare le poltrone piuttosto che di iniziative volte a migliorare servizi e competitività del Paese. Questa volta, però, potrebbe/dovrebbe essere diverso…

Il premier Draghi annuncia una svolta green

Partiamo da una frase pronunciata dal neo premier, Mario Draghi: “Il nostro sarà un governo ambientalista“. Un’affermazione che appare a dir poco riduttivo catalogare come una captatio benevolentiae nei confronti del Movimento Cinque Stelle, la forza politica più lesta nell’intestarsi il merito della creazione del dicastero. L’impressione, invece, è che il presidente del Consiglio parli e guardi all’Europa, le cui istituzioni e aspettative conosce a perfezione in virtù degli otto anni trascorsi alla guida della BCE.

C’è poi un altro elemento importante da considerare, ovvero le forti critiche giunte da Bruxelles al precedente esecutivo guidato da Giuseppe Conte sulla stesura del Recovery Plan, il documento che deve indicare le modalità d’impiego delle ingenti risorse, a fondo perduto o sotto forma di prestito, messe a disposizione dal Recovery Fund europeo. Recovery Plan giunto già alla sua seconda versione (con Draghi ce ne sarà presto una terza) ed il cui capitolo più sostanzioso riguarda proprio la transizione verso un’economia a impatto zero.

Quasi 70 miliardi da gestire e “proteggere”

Dunque non è azzardato ritenere che il nuovo Ministero della Transizione Ecologica sia un tassello fondamentale dei futuri rapporti Italia-Europa sull’asse della green economy, a cominciare appunto dalla gestione dei quasi 70 miliardi che attualmente il Recovery Plan destina proprio alla “transizione ecologica”, dove l’uguaglianza della definizione non sembra affatto casuale.

E qui veniamo al nuovo ministro, del quale sarà fondamentale la capacità di tenere la barra a dritta, nel senso che gli ingenti fondi di cui dovrebbe disporre andranno difesi dall’appetito di altri dicasteri, come il Ministero dello Sviluppo Economico se non direttamente quello dell’Economia.

Un tecnico non nuovo alla politica al Ministero della Transizione Ecologica

Al riguardo va detto che Roberto Cingolani si presenta come un tecnico “ibrido”, nel senso che nonostante la sua prestigiosa formazione accademica ha già avuto a che fare con la politica. In particolare, nel 2016 ricevette dall’allora premier Renzi l’incarico di progettare un polo scientifico da realizzare nell’ex area Expo a Milano. Il fisico propose la realizzazione dello “Human Technopole“, un hub per la medicina del futuro. Il governo approvò anche se tre anni dopo Cingolani è passato ad altro incarico, diventando responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo. Adesso questa nuova sfida: dimostrare di essere il giusto traghettatore per la transizione ecologica del Paese.

Cose da sapere prima di acquistare un’auto elettrica

Cosa occorre sapere prima di procedere con l’acquisto di un’auto elettrica così da fare una scelta consapevole? A partire da questo presupposto si è sviluppato uno dei diversi talk che si sono tenuti nel contesto del recente Klimamobility Congress, appuntamento dedicato alla mobilità sostenibile.

Hanno partecipato al panel di discussione: Francesco Naso, direttore tecnico di Motus-e, Andrea Daminelli, fondatore di DazeTechnology e Paolo Mariano, Responsabile acquisti e appalti per Sasa SpA Bolzano.

L’auto elettrica conviene?

A oggi il prezzo di acquisto di un’auto elettrica è più alto rispetto a quello di una vettura tradizionale, nonostante siano attivi importanti incentivi statali e regionali a disposizione di tutti i cittadini. Si ipotizza comunque che il prezzo d’acquisto delle e-car raggiungerà una parità con quella del comparto classico entro tre o quattro anni. Scegliere una vettura elettrica diverrà quindi come acquistare un veicolo classico.

Quanto costa invece mantenere un’auto elettrica nel suo intero ciclo di vita? Sul fronte della manutenzione, la prima cosa da sapere è che un’auto elettrica presenta solo un quinto delle componenti che si trovano in una vettura a motore termico. Ne consegue che, generalmente, l’auto elettrica necessita di una minore manutenzione rispetto all’auto endotermica.

Entrando ancor più nel dettaglio, da alcuni studi è emerso come la manutenzione di una auto elettrica costi circa il 42% in meno rispetto a quella necessaria per una macchina tradizionale. La cifra è ovviamente variabile  in base alle policy di service programmato adottate da ciascuna casa automobilistica, oltre che alla tipologia di veicolo prescelta. La e-Golf, ad esempio, rientra tra i modelli più economici in termini di costo per la manutenzione programmata. La Tesla ha invece un piano manutentivo abbastanza cospicuo sul fronte dei prezzi. È tuttavia importante ricordare che alcuni punti previsti nella manutenzione programmata non inficiano sulla garanzia delle auto elettriche. Esiste perciò l’opportunità di decidere di non effettuarli, assicurandosi così un ulteriore risparmio.

Nel contesto della manutenzione sono inclusi anche i costi relativi ai freni, agli pneumatici e ai liquidi utilizzati all’interno delle vetture. Nelle auto elettriche, la frenata rigenerativa permette un minor utilizzo dei freni, che varia comunque parzialmente a seconda di come viene condotto il mezzo.

La frequenza di cambio degli pneumatici è invece paragonabile a quella dei veicoli endotermici.

Costi di ricarica

Rispetto al tema del rifornimento, i veicoli elettrici hanno il vantaggio di potersi ricaricare in una ampia varietà di situazioni. Il costo necessario per la ricarica appare quindi molto variabile, a seconda dello specifico contesto. Per una corretta quantificazione è opportuno sapere che un kWh di ricarica copre in media intorno ai 7 Km di tragitto, avvicinandosi all’energia contenuta in un litro di carburante.

Ricaricando il veicolo esclusivamente in ambito domestico il costo complessivo è decisamente più basso poiché si aggira intorno agli 0.2 euro a kWh (kilowattora). Se si ricorre alle colonnine pubbliche il costo si attesta invece sugli 0,42 euro a kWh.

Nel ventaglio di contesti possibili, esiste inoltre l’opportunità di ricaricare le vetture gratuitamente.

I Wallbox dialogano con il fotovoltaico?

Non tutti i modelli di Wallbox riescono a dialogare con il fotovoltaico. Tra le tecnologie più interessanti, esistono tuttavia dei sistemi che permettono di ricaricare l’auto solo nei momenti in cui c’è disponibilità di energia solare.

Come si sceglie un’auto elettrica

Quali sono i criteri da seguire nel momento in cui si sceglie un’auto elettrica? L’iniziativa più valida consiste nel testare l’auto di persona. Il test drive permette di stabilire in maniera molto oggettiva quali siano le differenze esistenti a livello di prestazioni e di comfort tra una vettura elettrica e un veicolo a motore termico. Il test drive permette perciò di effettuare un confronto realistico.

Molte persone sono frenate dal compiere l’acquisto di un’auto elettrica per timore di imbattersi in un costo eccessivo. In realtà, si tratta di un mito da sfatare. Le perplessità riguardanti l’aspetto più strettamente economico derivano almeno in parte dal fatto che molti cittadini non siano ancora a conoscenza dei tanti incentivi disponibili per l’acquisto delle auto elettriche. Ignari di queste agevolazioni, molti potenziali acquirenti si limitano perciò a un semplice confronto dei prezzi. Ma il contesto è ben diverso da ciò che si pensa. Oggigiorno il mercato propone ad esempio numerose Citycar elettriche che al netto degli incentivi costano quanto la controparte termica. In taluni casi, il prezzo risulta persino inferiore. Dopo l’acquisto, inoltre, la stessa gestione delle auto elettriche comporta costi solitamente più bassi rispetto a quelli necessari per le vetture tradizionali.

Altro argomento molto dibattuto è quello dell’autonomia. Per una scelta consapevole, l’autonomia delle auto elettriche deve essere valutata commisurandola alle reali necessità di uso del mezzo. A oggi, l’autonomia delle e-car è ampiamente superiore alla effettiva percorrenza che un gran numero di persone compie d’abitudine. In media, le percorrenze degli italiani risultano molto basse. Si tratta insomma di un punto su cui riflettere con attenzione, se si desidera compiere una scelta d’acquisto davvero consapevole.

Sviluppo sostenibile e parità di genere: la sfida continua

Crescita aziendale è sviluppo sostenibile, in un percorso green inclusivo che integra modelli di business, impatto ambientale e impegno sociale. Schneider Electric accoglie il nuovo anno implementando un ambizioso programma di Sustainability Impact (SSI) per il periodo 2021-2025. Una strategia a lungo termine che rafforza e accelera gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU e punta a supportare anche clienti e partner in questo doveroso passaggio.

Nuovo SSI: i 6 obiettivi dello sviluppo sostenibile

“Essere un’azienda sostenibile, con un business sostenibile, è il perno della nostra strategia – commenta il presidente e Ceo di Schneider Electric Jean-Pascal Tricoire -. Con il primo “barometro di sostenibilità”, nel 2005, siamo stati pionieri di un approccio attento a questi temi, stabilendo via via obiettivi sempre più stringenti. Gli impegni annunciati oggi definiscono l’evoluzione del nostro percorso”.

Quali sono, dunque, i nuovi obiettivi? La global company lancia 6 principali sfide:

Questi macro-temi si declinano poi in 11 obiettivi concreti, da raggiungere entro il 2025. Il tutto, con una importante novità metodologica. Ognuno degli oltre 100 paesi in cui Schneider Electric opera agirà secondo impegni specifici, per rispondere “dal basso” alle esigenze dei diversi contesti locali.

Sviluppo sostenibile: 11 obiettivi per il periodo 2021-2025

Il business etico premia

Gli ultimi traguardi di sostenibilità, uguaglianza e inclusione sociale raggiunti da Schneider Electric mostrano che la strada è quella giusta. Nel giro di un anno, infatti, l’azienda ha scalato l’indice annuale delle “Global 100 most sustainable corporations in the world” di Corporate Knights. Un significativo balzo in vetta alla classifica, dal 29° posto della precedente edizione, che riconosce gli anni di impegno nella governance ambientale e sociale.

Schneider Electric è il gruppo più sostenibile al mondo secondo la classifica Corporate Knights 2021 Global 100

Nell’ultimo anno, poi, Schneider Electric ha accelerato la roadmap di decarbonizzazione, ha firmato il Climate Pledge per la carbon neutrality ed è stata la prima azienda a emettere un bond convertibile ESG. Questo dinamismo green è valso anche l’inserimento, per il decimo anno consecutivo, nella CDP-A List per le azioni in campo ambientale e l’ingresso nella Top 50 Diversity Leaders ranking del Financial Times.

Passi avanti nella parità di genere

Insieme alla sostenibilità ambientale, per Schneider contano uguaglianza e pari opportunità. Anche qui, l’impegno globale ha fruttato la menzione, per il quarto anno consecutivo, nel 2021 Bloomberg Gender-Equality Index (GEI). La lista include 380 realtà imprenditoriali che favoriscono la parità di genere e la presenza femminile nel mondo del lavoro. Tra le attività più performanti, in Schneider, quelle legate a trasparenza, parità salariale e cultura inclusiva.

L’azienda ha tradotto questo impegno in tre filoni con concreti:

“Abbiamo fatto progressi con la presenza femminile nel board di direzione e nel comitato esecutivo – conclude il Ceo Tricoire -. Ma l’obiettivo è che entro il 2025 le donne rappresentino il 50% delle nuove assunzioni, il 40% dei manager di prima linea e il 30% della leadership senior. L’equilibrio di genere è parte integrante del nostro modo di fare business e ne stiamo facendo una priorità”.

Bloomberg GEI offre a manager e investitori informazioni utili a confrontare le politiche per la parità di genere delle più grandi aziende del mondo

Ecco perché Schneider Electric ha aderito alla Gender and Diversity KPI Alliance (GDKA). Un gruppo di aziende, associazioni e istituzioni che supporta l’adozione di indicatori di performance per misurare la parità di genere e il rispetto delle diversità nella propria attività.

Terra AC Wallbox di ABB ora disponibile anche da RS Components

RS Components presenta l’ultima soluzione integrata e connessa per la ricarica dei veicoli elettrici di ABB.
Terra AC Wallbox nasce dall’esperienza di ABB nel mondo della mobilità elettrica e rappresenta una soluzione ideale per applicazioni residenziali, per gli uffici e anche per i luoghi commerciali, come negozi e hotel.

Terra AC Wallbox, compatta ma potente

Terra AC Wallbox ABBPur essendo molto compatta (l’unità montata a parete misura solo 320x195x110 mm) Terra AC Wallbox è in grado di erogare fino a 22 kW di potenza e può ospitare sia connettori di tipo 1 che di tipo 2.

Garantisce entrambe le opzioni di connettività wireline (Ethernet, RS485/P1 seriale) e wireless (Bluetooth, Wi-Fi, 4G cellulare), facilitando così l’integrazione con l’infrastruttura di rete esistente, oltre a consentire il controllo remoto tramite un’applicazione per smartphone dedicata.

Oltre al contatore di energia integrato nella soluzione, questa Wallbox è predisposto per interfacciarsi con il contatore dell’elettricità dell’edificio in cui è installato. In questo modo, è possibile supportare le attività di gestione dinamica del carico, mantenendo i costi di utilità associati il più bassi possibile.

Ricarica auto elettrica sicura e veloce

La soluzione Terra AC Wallbox di ABB è dotata sia di un cavo di 5 metri, sia di una presa universale di tipo 2. Può essere usata insieme a un’alimentazione monofase (per un’uscita di 7,4 kW) o trifase (per un’uscita di 22 kW).

Al fine di garantire la massima sicurezza dell’utente, sono stati incorporati appositi meccanismi di protezione da sovracorrente, sovratensione, sottotensione e guasto a terra, così come funzionalità di protezione dagli sbalzi di tensione. Classificata IP54, con robusti involucri conformi a NEMA e una gamma di temperature operative da -35 a +50 °C, la soluzione può essere collocata in ambienti esterni.

L’economia circolare spiegata alle nuove generazioni

Il cambiamento passa dai fatti ma anche dalle parole. Lo sa bene chi si occupa, a vario titolo, di green economy e sostenibilità e riscontra quotidianamente la diffusa ignoranza su temi che invece riguardano e riguarderanno sempre più il benessere dell’intera comunità. Una mancanza di conoscenza determinata anche da un deficit di comunicazione e dunque ben vengano le iniziative volte a colmarlo, come il recente webinar “Vincere la sfida dell’economia circolare per dare un futuro ai più giovani”. Un incontro virtuale per presentare il volume “Tutto ruota. Viaggio nel mondo dell’economia circolare“, Edizioni Angelo Guerini e Associati in collaborazione con La Fabbrica S.p.A.

Copertina del Libro Tutto RuotaUn webinar per presentare il libro

Il webinar, organizzato da Greenthesis Group, ha visto la partecipazione degli autori del libro Luciano Canova, economista e divulgatore scientifico, e Fabrizio Iaconetti, esperto in marketing e comunicazione ad alto impatto sociale, oltre che di Simona Grossi e Vincenzo Cimini, rispettivamente vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Greenthesis.

Dalle parole dei presenti è emersa la particolarità di un volume che ha l’ambizione di unire il rigore scientifico dell’esposizione a un linguaggio divulgativo alla portata di tutti, rivolgendosi soprattutto ai più giovani per spiegare loro tutti i vantaggi dell’economia circolare e della sostenibilità, ma anche agli adulti per consentire loro di estendere un bagaglio di conoscenze che, e veniamo all’assunto di partenza, è purtroppo spesso inadeguato.

Realizzazione grafica al servizio della lettura

Particolarità di un volume che è stata poi confermata dallo sfoglio e dalla lettura. Distinguiamo le due operazioni perché è sufficiente la prima per catturare una delle peculiarità, a nostro avviso vincente, del libro, ovvero la sua curata e particolare impostazione grafica (le illustrazioni sono di Silvia Mauri e la direzione creativa di Marco Smiroldo). Le 192 pagine del volume sono infatti condite da bei disegni, simboli e tabelle, sempre funzionali alla comprensione dei temi esposti.

Il libro si dipana lungo cinque capitoli, ognuno dei quali prevede un “Pit Stop” conclusivo per tirare le somme degli argomenti proposti. Un’impostazione chiaramente didattica, collegata anche al target giovanile di riferimento, ma che non risulta mai pesante, anche perché non si parla di fisica applicata ma di fatti e concetti che ciascuno può facilmente collocare nella vita di tutti i giorni. Al termine sono inserite anche due interessanti interviste sul tema della sostenibilità a Maurizio Dallocchio e Massimiano Tellini, rispettivamente professore dell’Università Bocconi e manager di Intesa San Paolo.

Oltre il Pil per il vero benessere

Il primo capitolo, “Piovono Polpette”, comincia con una lunga disamina sul concetto di Prodotto interno lordo, un autentico totem economico-statistico della società contemporanea che però, come ci viene spiegato, presenta non pochi aspetti criticabili e, soprattutto, risulta del tutto insufficiente a misurare il benessere delle persone. Da qui, nella seconda parte, emerge la necessità di andare oltre il Pil e cogliere la complessità delle cose “pensando per sistemi”, che poi è il miglior modo per capire l’importanza di un modo di produzione circolare.

Libro Tutto ruota dedicato a sostenibilità ed economia circolare

17 obiettivi per la sostenibilità

Nel capitolo successivo, “Invertiamo la rotta”, vengono illustrati i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile così come indicati nell’Agenda 2030 approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una serie di target fondamentali sul cui raggiungimento occorre basare la sfida verso una transizione energetica sostenibile. E qui Tutto Ruota ci offre degli approfondimenti preziosi sui benefici della riforestazione e sul trattamento dei rifiuti, quest’ultimo considerato come una vera e propria pietra angolare dell’economia circolare.

Una montagna di rifiuti all’orizzonte

Non a caso dei rifiuti si continua a parlare per tutto il terzo capitolo, “Primo non buttare”, innanzitutto con un’esposizione delle relative normative europee ed italiane. Il libro prosegue con un’interessante, e per tanti aspetti preoccupante, analisi della situazione a livello mondiale dalla quale emerge un insostenibile trend di crescita dei rifiuti globali, con la previsione di 3,40 miliardi di tonnellate entro il 2050, più del doppio del tasso di crescita della popolazione nello stesso periodo. Non manca un focus sul nostro Paese, che in tema di gestione dei rifiuti si caratterizza, purtroppo, per le grandi differenze territoriali.

L’occupazione al tempo della sostenibilità

“Il lavoro che circola” è invece il nome del quarto capitolo, nel quale gli autori cominciano ad occuparsi del futuro nell’ottica delle ricadute occupazionali dell’economia circolare. Un concetto cardine è quello di “End of Waste”, ovvero la fine dei rifiuti nell’economia circolare. Seguono una serie di buone pratiche nel riuso dei materiali, dall’azienda specializzata nel riciclo di pneumatici a quella che ricava fibre tessili da ciò che resta delle arance spremute. Attività virtuose che creano lavoro, tanto che le prospettive dei cosiddetti green jobs appaiono rosee: solo in Italia, da qui fino al 2023 un quinto dei nuovi posti di lavoro sarà creato da aziende ecosostenibili.

Dalle comunità NIMBY a quelle PIMBY

E con una narrazione interamente rivolta al domani si svolge “Spinte gentili verso il futuro”, l’ultimo capitolo di Tutto Ruota. Pagine utili per tirare le somme degli argomenti affrontati e mostrarne il virtuoso “incastro” verso un avvenire sostenibile. Al riguardo, ci piace sottolineare la riflessione sul passaggio da una società NIMBY a una società PIMBY…

In particolare, con l’acronimo NIMBY (inglese per Not In My Back Yard, che significa “non nel mio cortile”) si indica generalmente la protesta di una comunità locale, o parte di essa, contro opere di interesse pubblico da realizzare sul proprio territorio. Ebbene, la green economy e le tecnologie sostenibili potranno rovesciare i termini della questione: le comunità PIMBY (Please In My Back Yard) saranno quelle a volere sul proprio territorio l’installazione di opere pubbliche per l’economia circolare.

Isolamento: soluzioni termorestringenti in un unico espositore

Per supportare gli installatori HellermannTyton ha pensato di riunire in un unico distributore tutto l’occorrente per il corretto isolamento di cavi e dispositivi: dalle guaine termorestringenti alle barre isolanti, dall’adesivo termofusibile sempre pronto all’uso fino al riscaldatore a gas.
Presso i distributori elettrici è dunque possibile trovare il nuovo espositore, una soluzione pratica con i prodotti indispensabili per proteggere e isolare cavi e dispositivi.

Due famiglie di prodotto per l’isolamento

Per quanto riguarda l’isolamento, HellermannTyton propone la famiglia HIS di guaine termorestringenti confezionate in pratici dispenser (HIS-Pack) e la guaina MA47, con adesivo interno e rapporto di restringimento 4:1, ideale per isolare e proteggere dall’acqua applicazioni in bassa tensione.

Le guaine termorestringenti HIS sono ideali in tantissime applicazioni nell’isolamento elettrico e garantiscono una elevata protezione dalla corrosione e dall’abrasione meccanica. Nell’espositore sono state inserite le HIS-Pack,  guaine termorestringenti 2:1 senza adesivo disponibili in diversi colori (nero, blu, rosso, giallo-verde) e adatte a un impiego tra -55 e +125 °C, certificata UL.
HIS è una guaina in poliolefina reticolata a parete sottile e flessibile e proprio nell’espositore è disponibile in un pratico dispender con una tabella che illustra i campi di applicazione.

Le scatole – tutte della stessa dimensione indipendentemente dal diametro della guaina o della sua lunghezza – hanno una finestrella che permette di vedere con un semplice colpo d’occhio il diametro e il colore delle guaine all’interno. Inoltre, l’installatore ha la possibilità di sfilarne la quantità desiderata.

espositore HellermannTyton con guaine termorestringenti HIS per isolamento

Questa tipologia di packaging è una soluzione pratica sia per il distributore che è in grado di fornire la giusta quantità di prodotto ai propri clienti sia per gli installatori che non devono acquistare quantità minime.

Tredux MA47, invece, è una barra termorestringente a base poliolefinica con adesivo che protegge dall’umidità e da altri impatti ambientali. MA47 identifica una famiglia specifica: si tratta di un prodotto a medio spessore con adesivo interno e fattore di restringimento pari a 4:1 ideale in connessioni interrate o sommerse.

All’interno dell’espositore si trovano le barre termorestringenti confezionate in cartoni, divise per diametro, della lunghezza di 1 metro. Ogni barra è identificata con un’etichetta, in modo da poter essere venduta singolarmente. Ogni cartone è preforato, in questo modo è possibile prelevare una o più barre.

In questo video, gli esperti di HellermannTyton testano la guaina termorestringente MA47.

Adesivo termofusibile per guaine e preformati

A seconda dell’applicazione è possibile dunque optare per le soluzioni con collante o senza. I prodotti con collante sono ideali per l’isolamento atmosferico poiché evitano l’ingresso di umidità, inoltre grazie all’elevato spessore assicurano una maggiore protezione meccanica contro abrasione o urti. Le guaine senza collante, invece, si usano per proteggere e isolare elettricamente.

Per avere sempre a portata di mano il prodotto giusto e semplificare il lavoro dell’installatore, HellermannTyton ha sviluppato una soluzione smart, HMT200A, un adesivo termofusibile da utilizzare con guaine e preformati senza adesivo. Grazie a questa soluzione è possibile trasformare una guaina senza collante in una completa di adesivo.

Avere con sé il collante in nastro significa risolvere in modo pratico e veloce una tipica necessità sul campo. Il collante – utilizzato in accoppiata con un prodotto termorestringente – essendo termofusibile si fonde quando viene scaldato e si risolidifica una volta raffreddato, sigillando il tutto.

espositore HellermannTyton con nastro termofusibile per guaine

Riscaldatore a gas E4500

Tra i prodotti presenti nell’espositore HellermannTyton troviamo il riscaldatore a gas E4500, un dispositivo pensato per riscaldare termorestringenti inclusi tubi, preformati e manicotti per la riparazione dei cavi.

È ideale per lavorare in spazi aperti o dove non c’è nessuna alimentazione elettrica grazie a pratiche cartucce a gas che ne assicurano l’utilizzo per 1,5 ore.
E4500, a differenza delle torce a gas, non emette fiamma, ma solo aria calda e viene fornito con due diversi ugelli, adatti per lavorare con termorestringenti di diametro medio o piccolo.

E4500 è molto semplice da usare ed efficiente nelle attività quotidiane, come dimostrano gli esperti HellermannTyton in questo video.

Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito HellermanTyton o scrivere alla pagina Marketing@HellermannTyton.it