La nuova climatizzazione, purifica e igienizza

Nasce da un modo innovativo di pensare alla qualità dell’aria indoor e al benessere abitativo, per finire a conformarsi alle nuove e più attuali esigenze. È il concetto di climatizzazione e comfort climatico per interni di Samsung, espresso nel nuovo WindFree Pure 1.0. A raccontarci i dettagli di questa visione è Ettore Jovane, Head of Air Conditioning Business di Samsung Italy.

Oltre la climatizzazione: la qualità dell’aria

Ettore Jovane, head of Air Conditioning Business di Samsung Italy

Ettore Jovane -Head of Air Conditioning Business Samsung Italy

“Le nuove esigenze espresse da quanto accaduto a seguito della pandemia di Covid-19 non hanno fatto altro che confermare trend per noi importanti da sempre – spiega Jovane. – Ovvero la qualità dell’aria indoor e il benessere abitativo”. I prodotti della sezione Air Conditioning di Samsung prendono le mosse da questi presupposti. “Nel 2017 abbiamo lanciato per la prima volta la soluzione WindFree che ha aggiunto ai benefici della climatizzazione quelli della qualità dell’aria per un reale comfort climatico”.

Oggi il nuovo WindFree Pure 1.0 fornisce anche una risposta a due esigenze divenute di stringente attualità: la purificazione dell’aria e l’igienizzazione. E utilizza a questo scopo un doppio sistema di filtrazione.

Il sistema WindFree Pure 1.0 è dotato di:

Samsung ha introdotto direttamente a bordo macchina il controllo e il monitoraggio della qualità dell’aria all’interno delle abitazioni

Lotta all’inquinamento indoor con la doppia filtrazione

“Il filtro PM1.0 in dotazione permette la purificazione dell’aria, filtrando le particelle di polvere fino a 0,3 micron – spiega Jovane. – Inoltre è in grado di sterilizzare l’ambiente eliminando fino al 99,9% di batteri, catturati grazie alla carica elettrostatica generata dagli elettrodi del filtro stesso. La funzione Freeze Wash, controllabile dall’apposita App SmartThings o dai comandi del climatizzatore, consente invece di rilevare eventuale sporco presente sullo scambiatore di calore della macchina, allertando della necessità di manutenzione”.

Portando lo scambiatore di calore a -15°C consente la rimozione fino al 90% dei batteri. Attivando in seguito la funzione defrost, il ghiaccio così formato si scioglie e permette di eliminare alcuni tipi di batteri che altrimenti rimarrebbero all’interno dello scambiatore. L’utente può anche essere avvisato tramite notifica dall’App SmartThings quando questa operazione è necessaria. La manutenzione risulta così semplificata e agevolata dall’impianto stesso, garantendo in tal modo un’elevata efficienza.

Infine “le funzionalità dei controlli smart permettono di avere sempre il massimo comfort e aria più pulita in ogni ambiente”. Il climatizzatore è dotato di sensore in grado di registrare in ogni momento la qualità dell’aria interna. In caso rilevi un alto livello di inquinamento atmosferico invia una notifica all’utilizzatore che può così attivare, sempre attraverso l’applicazione da remoto, la modalità di purificazione aria.

La tecnologia proposta con il nuovo modello di climatizzatore, continua il manager, è l’evoluzione di quanto già ideato per la gamma WindFree, “dal filtro ad alta densità Tri-Care che utilizza ioni d’argento per la purificazione dell’aria, a Easy Filter Plus, un filtro facile da rimuovere e da mantenere pulito, anche grazie alla funzione Autoclean, presente per altro sull’intera gamma WindFree”.

Climatizzazione: nuovo WINDFREE PURE 1.0 di samsung

WindFree Pure 1.0 è l’evoluzione della gamma WindFree e unisce climatizzazione, purificazione dell’aria e igienizzazione

Evoluzione digitale: qualità dell’aria a bordo macchina

Nelle nuove soluzioni il ricorso a tecnologie smart e a sistemi digitalizzati ricopre un ruolo chiave.

In tema di digitalizzazione dei sistemi, Samsung ha introdotto una novità importante: il controllo e il monitoraggio della qualità dell’aria all’interno delle abitazioni, direttamente a bordo macchina. “È lo stesso impianto – aggiunge Jovane – a suggerire l’uso del dispositivo in funzionalità purificatore attraverso la notifica sul display presente sul comando, sull’App e sul condizionatore stesso”. E non solo, “questo concept è stato trasportato anche nel mondo del terziario e industriale. Oggi quindi possiamo montare un filtro per la purificazione dell’aria anche sulle cassette delle unità interne di queste tipologie di impianti”.

L’azienda ha lavorato molto sull’integrazione dei sistemi. “Già nel 2012 abbiamo messo il wi-fi sui nostri condizionatori per consentirne la gestione in remoto. Il nostro è un ecosistema in cui i vari impianti dialogano tra loro”. E diverse sono le tecnologie di cui la climatizzazione Samsung si avvale:

Attraverso il ricorso a sistemi di AI gli impianti sono in grado di regolare la climatizzazione, anche in base alle abitudini dell’utente. Il controllo vocale invece è attivabile con tutti i principali assistenti vocali in commercio. Mentre il ricorso ad App permette di gestire in modo efficiente ed efficace la manutenzione programmata, con un evidente vantaggio sia per l’utente finale sia per i professionisti del settore.

Gestione in chiave IoT

I climatizzatori dunque fanno parte di un più ampio ecosistema SmartThings in cui i vari impianti sono connessi in chiave IoT – internet delle cose – e domotica, e in cui si gestiscono diverse funzioni:

Il tutto, sottolinea Jovane, gestibile semplicemente da dispositivi mobili.
“Senza dubbio la tecnologia domotica è in grado di semplificare la vita. Tuttavia c’è ancora un gap culturale da superare. Il nostro compito resta però quello di rendere semplice e fruibile ciò che, in realtà, è complesso. Per questa ragione continuiamo a studiare nuovi prodotti e soluzioni attraverso il nostro dipartimento di Ricerca e Sviluppo”.

Ascoltare l’installatore

“Tutte le novità introdotte strizzano l’occhio anche al lavoro dell’installatore” sottolinea il manager. Un esempio è la movimentazione automatica del pannello del condizionatore – disponibile, nello specifico, su sistemi di climatizzazione commerciali –, che permette al manutentore di effettuare il proprio lavoro con maggiore facilità.

“L’installatore va ascoltato nelle sue esigenze e nei suoi suggerimenti. Anche per questo abbiamo instaurato un dialogo costante attraverso Samsung Aircon Academy, il nostro centro di formazione, in cui la pratica sui nostri prodotti è parte fondamentale del percorso formativo”. Un feedback costante che proviene dal mondo di chi opera sul campo, dunque, e una collaborazione molto apprezzata dagli stessi installatori e progettisti. Nel 2020 l’Academy ha addirittura contato un aumento del 60% di figure professionali formate attraverso i suoi corsi. A dimostrazione da un lato dell’interesse del settore al tema della formazione, dall’altro della capacità dell’azienda di organizzarsi con proposte formative anche a distanza. Di tutto questo resterà qualcosa? Jovane ne è sicuro, quella dei prossimi anni “sarà una comunicazione nuova, con proposte ibride di formazione”.

“Ready for the New World” dunque? Come recita lo slogan dell’evento Climate Solutions Day organizzato da Samsung a gennaio 2021. “Sì” risponde Jovane. “Pronti per un mondo connesso e agevolato dalle funzioni digitali. Ma che sia un mondo – commenta in ultimo – che resti comunque saldamente con i piedi per terra”.

Nuovi contatori di energia da Hager Bocchiotti

Per consumare meno energia è innanzitutto necessario sapere quanta energia si sta consumando. Per questo Hager Bocchiotti ha lanciato una nuova gamma di contatori per misurare i consumi e, se necessario, trasmetterli.
La nuova gamma rientra, unita ad altri dispositivi come i sistemi per accesso remoto, tra quelli detraibili fiscalmente con il Superbonus 110%.

Contatori di energia davvero smart

Grazie all’ampiezza di gamma, i contatori di energia Hager Bocchiotti sono ideali per qualsiasi esigenza applicativa, consentendo una varietà di soluzioni personalizzabili con misurazione degli impulsi, interfaccia M-Bus o Modbus e controllo delle tariffe.

Inoltre, la certificazione MID, la gestione multi-tariffaria e la bidirezionalità li rendono particolarmente adatti all’impiego anche dove è richiesta la contabilizzazione economica dei consumi e/o della produzione di energia.
La compatibilità con tutti i principali standard di comunicazione unita a particolari soluzioni tecniche, come il sistema Agardio che fa diventare il cablaggio Modbus sicuro ed estremamente affidabile, rendono questa gamma adatta per il monitoraggio intelligente del consumo di energia negli edifici residenziali, del terziario e in ambito commerciale.

Solo la nuova gamma di contatori Hager Bocchiotti è disponibile in misura diretta fino a 125 A trifase con l’assegnazione di un solo indirizzo bus anziché tre come per il contatore 3×80 A monofase. Il contatore sui quattro quadranti consente la visualizzazione di potenza attiva (kW), reattiva (kvarh), apparente (kVA), tensione (V), corrente (A), fattore di potenza e frequenza (Hz).

Hager Bocchiotti Contatori schema monofase trifase

La gamma, che vanta la certificazione internazionale ISO 50001, è compatibile con tutti i principali protocolli di comunicazione: a seconda dell’applicazione è possibile scegliere dispositivi con emettitore di impulso, connessione M-Bus (spesso utilizzata in edifici residenziali) o Modbus (principalmente utilizzata all’interno di edifici commerciali e nel terziario avanzato).

Inoltre, l’interfaccia KNX TXF121 consente di trasmettere su bus KNX tutti i valori misurati ed è affiancabile a quasi tutti i contatori di energia della gamma.
I dispositivi Modbus sono disponibili con connettore a vite oppure con tecnologia plug&play tramite connettore RJ45 che, essendo protetto da inversione di polarità, garantisce una connessione priva di errori anche al server di monitoraggio dell’energia agardio.manager.

Phoenix Contact E-Mobility: al via la produzione nella sede polacca di Rzeszów

Il nuovo stabilimento di Phoenix Contact E-mobility nella città polacca di Rzeszów è stato completato in soli cinque mesi nonostante tutte le difficoltà dovute alla pandemia: la prima linea di produzione di cavi di ricarica AC è stata inaugurata a gennaio 2021 all’interno della nella nuova sede di 15.000 m2.

Nel 2020 in Germania, le nuove immatricolazioni di veicoli elettrici hanno raggiunto la quota di 200.000 che diventano 400.000 se si considerano anche i veicoli ibridi plug-in. Un fenomeno destinato ad aumentare anche grazie agli incentivi previsti dalle case automobilistiche dai diversi stati europei.
Tutti i veicoli elettrici e plug-in vengono consegnati completi di cavo di ricarica AC.

“Phoenix Contact ha deciso di investire sulla produzione di cavi di ricarica AC – ha sottolineato Christoph Paetzold, project manager del nuovo stabilimento di Rzeszów. -Essere riusciti a completare lo stabilimento di Rzeszów in tempi record, grazie alla collaborazione dell’impresa costruttrice Panattoni è per noi un grande traguardo”.

Lo stabilimento diventerà uno dei siti produttivi più importanti per Phoenix Contact E-Mobility grazie alla posizione strategica nel Parco Scientifico e Tecnologico di Dworzysko ed all’infrastruttura ben sviluppata.

Phoenix Contact ha intenzione di espandere le capacità produttive anche presso la casa madre in Germania e punta a aumentare l’organico in Polonia per rispondere tempestivamente alle esigenze di mercato.

Quanto fa risparmiare la riqualificazione energetica?

La riqualificazione energetica degli edifici viene fatta per migliorare le prestazioni degli immobili esistenti, così da aumentare il comfort interno e ridurre i consumi energetici per il loro funzionamento. Il risparmio energetico raggiungibile attraverso la riqualificazione degli edifici, è una priorità indicata anche nel PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima.

Ancora oggi, infatti, circa il 60% del parco edilizio italiano è inefficiente e la sua riqualificazione, combinata all’uso delle rinnovabili, darebbe un importante contributo per la decarbonizzazione del settore (e in generale del Paese).
Riqualificare un edificio esistente significa intervenire sia sull’involucro, che sugli impianti, in modo da assicurare le massime prestazioni possibili. Un impianto innovativo ed efficiente, infatti, non darebbe i risultati sperati se installato in un edificio male isolato. Gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici hanno dei costi, ma anche molti vantaggi. La domanda è: una volta sostenuti i costi dell’intervento, quali sono i guadagni che si possono ottenere e in quanto tempo?

La riqualificazione energetica degli edifici: quanto costa?

La riqualificazione energetica degli edifici ha un costo differente a seconda dell’edificio su cui si deve intervenire, della sua localizzazione, delle sue caratteristiche e dei risultati che si vogliono ottenere. I principali interventi da eseguire per riqualificare un edificio riguardano la posa dell’isolamento termico su tutto l’involucro opaco (il cappotto termico può costare dai 60 ai 150 euro/mq, mentre l’isolamento della copertura dai 50 euro/mq se posato dall’interno, fino ad oltre 250 euro/mq se realizzato dall’esterno), la sostituzione degli infissi (dai 250 ai 600 euro/mq), l’installazione di impianti per la climatizzazione, per la produzione di acqua calda sanitaria e per la ventilazione meccanica controllata (VMC) efficienti (dai 2.000 euro in su per i generatori, dai 50 ai 100 euro/mq per la VMC e 50 euro/mq circa per il riscaldamento a pavimento).

Riqualificazione energetica edificio

I costi di questi interventi, sommati all’installazione di sistemi per la produzione di energia rinnovabile, rappresentano la principale voce di spesa per la riqualificazione di un edificio. A ciò, si aggiungono i costi per le pratiche edilizie necessarie e per i tecnici e i professionisti coinvolti. Infine, concorrono all’efficienza energetica di un edificio anche tutti i dispositivi elettronici che si decide di acquistare e l’efficienza del sistema di illuminazione; per questo è meglio acquistare elettrodomestici delle massime classi energetiche disponibili, ricorrere ai Led e, per massimizzare il risparmio, anche a soluzioni per la Smart Home.

Il ritorno dell’investimento: quanto si risparmia?

Il ritorno dell’investimento sostenuto per la riqualificazione energetica di un edificio avviene, mediamente, tra i 5 e i 10 anni. Come si può calcolare questo tempo di ritorno dell’investimento? Fondamentalmente considerando 2 fattori:

In termini di kWh risparmiati, quindi, a seconda degli interventi si possono “guadagnare” classi energetiche maggiori rispetto a quelle di partenza. Considerando gli stessi valori di energia primaria con cui vengono assegnate, si parla di un risparmio del 20% circa per ogni salto di classe.

casa efficiente

Chiaramente, le potenzialità di risparmio sono tanto maggiori, quanto più sono elevati i consumi nello stato di fatto. Per gli edifici più energivori, infatti, è sempre consigliato eseguire gli interventi in modo combinato, massimizzando così i risultati. Per gli edifici più efficienti, invece, è opportuno valutare dove è più conveniente intervenire sulla base di un’analisi dettagliata dello stato di fatto. Il risparmio potenziale, rispetto al costo dell’intervento, ci permette di decidere quale strada percorrere.

Secondo dati dell’ENEA, ad esempio, l’isolamento termico dell’involucro può permettere un risparmio di energia compreso tra il 30% e il 50%, la sostituzione della caldaia tra il 10% e il 20%, mentre combinando tutti gli interventi citati, si può arrivare anche a superare il 70% di risparmio energetico rispetto alle condizioni di partenza. Queste percentuali si traducono, appunto, in kWh di energia risparmiati e in un conseguente risparmio economico.

Ai costi ridotti in bolletta, si sommano le detrazioni fiscali che si possono richiedere per gli interventi di riqualificazione energetica. Le strade percorribili sono principalmente 3: l’Ecobonus 65%, il Superbonus 110% e il Conto Termico erogato dal GSE.

In tutti e tre i casi, sono ammessi interventi per l’efficientamento energetico degli edifici e la domanda può essere fatta direttamente dal privato. Cambiano le regole di erogazione, le percentuali di quanto viene agevolato, le modalità di riscossione degli incentivi e le spese sostenibili. Proprio per questo è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista, così da valutare quale sia la soluzione più conveniente.

Al vantaggio del risparmio energetico e, quindi, del risparmio economico permesso dagli interventi di riqualificazione, si aggiungono ulteriori vantaggi. Un edificio efficiente, infatti, assicura maggior comfort interno per i suoi occupanti e aumenta il valore commerciale dell’immobile.

Wallbox Joinon I-CON di Gewiss, ricarica elettrica semplice e funzionale

Si arricchisce la gamma di wallbox Gewiss con le nuove unità Joinon I-CON, che si distinguono per la funzionalità one-hand recharge, una gestione intelligente dei carichi, la retroilluminazione Back-light, diverse possibilità di installazione (a parete, a incasso o a pavimento), con presa T2 fissa o T2 mobile e potenze di ricarica fino a 22 kW.

Le funzionalità di Joinon I-CON

Wallbox Gewiss Joinon I-Con con presa T2Sono numerose le funzionalità aggiuntive che Gewiss ha incluso nelle nuove wallbox Joinon I-CON.
Innanzitutto one-hand recharge permette di collegare la presa di ricarica con una sola mano, così da agevolare altre operazioni (come lo scarico di buste o bagagli dall’auto).

Le versioni I-CON Premium sono equipaggiate con una interfaccia utente composto da display e slider touch, che permette di visualizzare messaggi e di gestire localmente, in maniera rapida e intuitiva, tutti i settaggi di ricarica. Le unità possono essere gestite anche attraverso una App (Android e iOS) che consente di configurare a piacimento le impostazioni di ricarica e verificare lo storico delle operazioni effettuate.

Sul fronte della sicurezza, tutti i dispositivi I-CON sono equipaggiati con un dispositivo DC leakage per la protezione dalle dispersioni in corrente continua, garantendo un importante risparmio economico e un’assoluta protezione di cose e persone.

Poiché ci sono sempre più case dotate di gestione intelligente dei carichi elettrici, Joinon I-Con include la funzionalità Dynamic Load Management, che consente di ricaricare il proprio veicolo elettrico alla massima potenza disponibile in casa senza superare il limite consentito dal proprio contatore domestico. La wallbox, infatti, alza o abbassa autonomamente la potenza di ricarica del veicolo elettrico in funzione dell’utilizzo degli altri carichi domestici.

I-CON consente inoltre l’installazione a incasso, con una minima sporgenza dalla parete. Una soluzione che ne esalta le forme senza impattare sull’ambiente circostante.
A richiesta, la wallbox può essere equipaggiata di un sistema di retroilluminazione a Led, denominato Back‑light, che evidenzia la posizione dell’unità e il suo utilizzo.

Utilizzo privato, pubblico o a pagamento

Joinon I-CONA seconda dell’applicazione, i modelli differiscono per l’attivazione del processo di ricarica.

I punti di ricarica con Autostart sono utilizzabili da qualsiasi utente senza autenticazione: l’avvio della ricarica con queste stazioni è immediato e automatico con il collegamento del veicolo elettrico, ideale ad esempio per contesti privati.

Le Stazioni di ricarica con modalità RFID, invece, sono pensate per garantire un accesso riservato ai punti di ricarica. Il loro utilizzo, infatti, può essere controllato attraverso una o più tessere RFID, che fungono da chiave di attivazione del processo di ricarica.

Le unità in versione Cloud, infine, sono progettate per offrire un servizio di ricarica a pagamento. Ogni colonnina di ricarica può essere gestita attraverso un backend di monitoraggio e la sua attivazione avviene con la relativa App, che consente agli utenti di geolocalizzare le unità direttamente da dispositivo mobile.

La wallbox Joinon in TV

La wallbox Joinon è la protagonista di una recente campagna TV di di Gewiss.

Descritta come “una scatola magica che ricarica tutte le auto elettriche“, Joinon, la nuova wallbox di Gewiss, promette non solo di ricaricare l’auto elettrica, ma anche di migliorare la qualità della vita e dell’ambiente che ci circonda.
La pubblicità si conclude infatti con il claim la scelta per il futuro inizia oggi.

Ecco il video della pubblicità in TV:

Plasmacluster, da Sharp una tecnologia contro il Coronavirus

La lotta al Coronavirus sta impegnando aziende di ogni settore – ciascuna con le proprie competenze e innovazioni – al fine di porre rimedio all’attuale pandemia.

A tal proposito, Sharp è stata la prima al mondo a esporre le particelle di coronavirus (SARS-CoV-2) presenti nell’aria agli ioni Plasmacluster. Dopo circa 30 secondi, è stata osservata una riduzione delle particelle virali di circa il 90%. Lo studio di laboratorio è stato condotto in collaborazione con il Centro Nazionale delle Ricerche per il Controllo e la Profilassi delle Malattie Contagiose, Istituto di Medicina Tropicale dell’Università di Nagasaki, da esperti del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Shimane e da membri della Japanese Society for Virology.

L’Università di Nagasaki, in particolare, è un’autorità riconosciuta a livello internazionale nel campo della ricerca sulle malattie infettive.

L’efficacia della tecnologia Plasmacluster

Funzionamento tecnologia Sharp Plasmacluster

Già nel 2004 Sharp aveva dimostrato l’efficacia della tecnologia brevettata Plasmacluster Ion, utilizzata nei purificatori d’aria dal brand, contro il coronavirus felino (Feline CoV), che appartiene anch’esso alla famiglia delle Coronaviridae. L’anno successivo, Sharp ha potuto dimostrare l’efficacia della sua tecnologia contro il coronavirus originale della SARS (SARS-CoV) che ha causato l’epidemia del 2002-2003 ed è geneticamente simile al nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). In un recente test in laboratorio, Sharp ha mostrato l’efficacia della tecnologia Plasmacluster contro il SARS-CoV-2 nelle goccioline trasportate nell’aria.

“I disinfettanti, come l’alcool e i detergenti (tensioattivi), sono ampiamente riconosciuti come efficaci nel ridurre la presenza di virus sui materiali, tuttavia esistono poche contromisure efficaci per la contaminazione via aerea (microdroplets), come ad esempio quella di indossare una mascherina. – ha commentato il Dr. Jiro Yasuda, professore presso il Centro Nazionale delle Ricerche per il Controllo e la Profilassi delle Malattie Contagiose, Istituto di Medicina Tropicale all’Università di Nagasaki – È stata dimostrata un’efficace inattivazione della SARS-CoV-2 nelle goccioline trasportate dall’aria grazie alla tecnologia Plasmacluster. Ci si aspetta che possa essere utile per ridurre il rischio di infezione in locali come uffici, appartamenti, strutture sanitarie e veicoli”.

Come va la transizione circolare dell’industria italiana?

Il 62% delle imprese italiane ha implementato almeno un’iniziativa circolare: l’interesse c’è, non in tutti i settori, ma possiamo dire che la transizione circolare è innescata. Se la prima parte del Circular Economy Report 2021 ha gettato le basi strategiche e metodologiche dell’analisi sull’attuale mercato, la survey condotta sulle realtà industriali italiane restituisce un quadro più realistico di questo processo.

Un percorso ormai avviato, auspicabile e inevitabile, che porterà le aziende verso il nuovo paradigma di sostenibilità rigenerativa. I tempi e i risultati, però, sono ancora tutti da scrivere.

Le sfide italiane della transizione circolare

Parlare di economia circolare nell’industria – lo abbiamo visto nell’articolo precedente – significa superare il tradizionale concetto di sostenibilità. “Si tratta di risparmiare materiali e componenti, ovvero mantenere i prodotti il più a lungo possibile nel circuito, attraverso l’estensione della loro vita, la ridistribuzione, il riutilizzo, la rigenerazione e, soltanto alla fine, il riciclo – spiega il coordinatore dello studio Davide Chiaroni, Energy & Strategy Group, Politecnico di Milano School of Management -. Connettendo più filiere che condividono parte delle risorse, favorendo la cosiddetta simbiosi industriale, risulta possibile sostenere la stessa domanda di beni e servizi con un minor prelievo di risorse naturali”.

L’Italia è pronta a cambiare così radicalmente i propri modelli produttivi? Con quale potenziale in termini di investimenti, competitività e occupazione?

Industria più green? La voce dei protagonisti

L’indagine condotta dall’E&S Group su 150 aziende in 4 macro-settori industriali prova a delineare la sensibilità del nostro Paese in termini di economia circolare. Per ciascuna impresa, in ciascun settore, gli esperti hanno analizzato le pratiche adottate, i driver che ne favoriscono la diffusione e gli ostacoli ancora da superare. Ne emerge una fotografia ricca di chiaroscuri.

I 4 settori di riferimento

Anzitutto, lo studio riguarda i seguenti contesti produttivi:

Ottimismo, ma non troppo

Veniamo al cuore dell’indagine partendo dalle buone notizie. Il 62% delle aziende intervistate ha implementato almeno una pratica di economia circolare o ha giocato un ruolo di supporto ad altre imprese (10%). Quanto al restante 38%, il 14% dichiara di voler adottare almeno una pratica di economia circolare nel prossimo triennio e solo il 24% si è mostrato indifferente. Guardando indietro, si comprende anche che la transizione verso modelli circolari è un processo già in atto da diverso tempo. Circa il 30% delle aziende attive ha agito solo negli ultimi due anni, mentre il 40% nell’intervallo compreso tra 2 e 5 anni fa.

Le cifre, da sole, inducono ottimismo, ma la situazione varia nettamente da settore a settore. In generale, il Resource & Energy Recovery sta facendo meglio di altri, mentre le aziende dell’Automotive sembrano ancora troppo legate a logiche di economia lineare.

Transizione circolare: la percezione delle aziende intervistate

* Il punteggio è stato calcolato come media ponderata dei punteggi (da 1 a 5) assegnati dalle aziende per descrivere il posizionamento nel passaggio a modelli circolari

Quali attività per la transizione circolare

Ma cosa fanno le aziende in concreto? Le pratiche manageriali per la transizione circolare delle imprese sono associate alle due dimensioni del Butterfly Diagram (cicli biologici e cicli tecnici) descritte nel precedente approfondimento.

L’attività più adottata è il Design for Environment, ovvero la riprogettazione di prodotti e processi, il tassello principale del cambiamento. Solo un terzo delle aziende intervistate ha investito in Design for Remanufacturing/Reuse (rigenerazione e riutilizzo di componenti) e ben poche si sono spinte al Design for Disassembly, che richiede di implementare, già in fase di progettazione del prodotto, il suo futuro smontaggio green e ad alto grado di recuperabilità. Ancor meno diffusi, come al termine di un “imbuto”, i sistemi di Take Back per il recupero delle materie e dei componenti dai clienti finali. Insomma, il processo di trasformazione si è messo in moto, ma la strada è ancora lunga.

Transizione circolare: le pratiche manageriali adottate

I driver del cambiamento

Cosa spinge i decision maker del mondo industriale ad adottare processi green? La visione imprenditoriale da sola non basta. Secondo i 150 protagonisti dell’indagine, i principali driver sono:

Tra le spinte meno significative, invece, l’adozione di una Reverse Supply Chain, la prossimità geografica di partner specifici, la scarsità delle risorse e la volatilità dei prezzi.

Transizione circolare: le barriere

Quanto invece agli ostacoli alla diffusione dell’economia circolare, la parola chiave è incertezza. Ed è legata soprattutto alla situazione governativa italiana, che non agevola la valutazione di decisioni strategiche. Al secondo posto ci sono i costi d’investimento e le tempistiche degli interventi da sostenere. Non meno importante, la scarsa propensione al rischio del top management. Seguono poi tutti i limiti connessi alle caratteristiche dei prodotti e dei flussi del modello circolare.

Transizione circolare: le barriere per l'industria italiana

Il campione analizzato non è tale da permetterci conclusioni certe, ma questa indagine ci aiuta a sfatare il mito che vede nell’economia circolare un qualcosa di “sdoganato” e pienamente attivo nel mondo imprenditoriale italiano. La vera transizione circolare, richiede tempo, supporto politico e investimenti ben diversi.

Rendere il quadro elettrico Smart con BTDIN with Netatmo

BTDIN with Netatmo è la nuova gamma di moduli DIN intelligenti di BTicino da installare direttamente nei quadri elettrici per renderli smart. Il quadro elettrico Smart è una soluzione adatta non solo per il residenziale ma anche per il piccolo terziario come ad esempio negozi, bar, edicole e distributori self. Grazie a questa innovazione è possibile controllare dallo smartphone lo stato di luci, tapparelle e gli elettrodomestici connessi alle prese.

Come funziona il quadro elettrico Smart BTDIN with Netatmo

Tramite l’App Home + Control, disponibile sia per Android sia per iOS, è possibile gestire la casa in locale e da remoto ma anche utilizzando gli assistenti vocali Apple Homekit, Google Home, Amazon Alexa.

Facile da scaricare e molto intuitiva, questa App consente all’installatore professionista di configurare l’impianto con una semplice procedura guidata.
L’utente, invece, ha la possibilità di gestire e personalizzare fino a 8 scenari, monitorare i consumi elettrici e programmare l’accensione e lo spegnimento degli elettrodomestici definendo i carichi prioritari e secondari. Questo consente di risparmiare energia e evitare il sovraccarico. Inoltre permette di controllare i dispositivi con consumo energetico elevato come piastre a induzione, wallbox per la ricarica dei veicoli elettrici e climatizzatori.

BTDIN with Netatmo è un alleato per la sicurezza

Il nuovo quadro elettrico BTDIN with Netatmo può inviare notifiche se una luce o un elettrodomestico rimangono accesi troppe ore. Inoltre è possibile, anche da remoto, accendere o spegnere tutti i dispositivi collegati a prese elettriche.

La gamma compatta è composta da 5 dispositivi DIN:

Zalf punta alla sostenibilità con il nuovo impianto fotovoltaico

Charging station ZalfSfruttare le coperture di grandi stabilimenti installando importanti impianti fotovoltaici è uno dei modi migliori per ottenere energia rinnovabile e pulita senza un impatto significativo sul territorio. Tra le aziende che oggi possono vantare un impianto di questo tipo c’è Zalf, brand di Gruppo Euromobil specializzato in mobili per zone living, notte, camerette e home office.

L’azienda ha deciso di investire sul green ottimizzando le performance energetiche per ridurre i consumi. La nuova copertura fotovoltaica garantisce la autoproduzione necessaria a soddisfare oltre il 30% del fabbisogno energetico per l’illuminazione interna ed esterna dell’intero complesso industriale, contribuendo in tal modo a ridurre i consumi complessivi e la relativa immissione di CO2 nell’ambiente.

L’impianto fotovoltaico installato in Zalf

L’impianto è costituito da moduli in materiale policristallino a elevata efficienza e rendimento ed è installato sulla copertura della porzione di ampliamento della sede di Maser, nell’ottica di minimizzare l’uso del suolo. È anche dotato di stazione di ricarica per le auto elettriche aziendali.

L’autoproduzione di energia si pone come tassello della politica di sostenibilità ambientale dell’azienda, che prevede diverse azioni combinate, come il controllo costante dei consumi, l’implementazione di linee di produzione a minor assorbimento elettrico, il recupero di energia termica invernale, la riduzione dell’uso del suolo, la regimazione delle acque meteoriche con bacini di laminazione e infiltrazione.

Recovery Plan, ultimo treno per la digitalizzazione del Paese

Una delle componenti più importanti inserite nel Recovery Plan, nonché fortemente richiesta dall’Unione Europea che eroga le risorse disponibili a fondo perduto o come prestiti, è quella relativa alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e del sistema produttivo del Paese. Un intervento atteso a Bruxelles, perché l’Italia ha purtroppo accumulato negli anni un pericoloso ritardo che grava sempre di più sulla competitività e sull’efficienza.

Digitalizzazione per la Pubblica Amministrazione

Il capitolo del Recovery Plan relativo alla Pubblica Amministrazione è denominato “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella P.A.” con la previsione di risorse per un ammontare complessivo di 11,45 miliardi di euro. E per comprendere meglio la logica con cui verranno spesi questi soldi viene in aiuto una dichiarazione di intenti preliminare.

“La realizzazione degli obiettivi di crescita digitale e di modernizzazione della P.A. – si legge nel documento – costituisce una chiave di rilancio del sistema Paese. Questa componente si sostanzia da un lato nella digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e nel rafforzamento delle competenze digitali del personale della P.A., dall’altro nel rafforzamento e nella riqualificazione del capitale umano nella P.A. e in una drastica semplificazione burocratica”.

Obiettividigitalizzazione della Pubblica Amministrazione- Recovery Plan

Sviluppo di un cloud nazionale

Una serie di obiettivi da raggiungere innanzitutto con lo sviluppo di un cloud nazionale e la effettiva interoperabilità delle banche dati delle P.A., processi che avverranno in parallelo e in sinergia con il progetto GAIA-X, ovvero il forum di standardizzazione europeo per definire i protocolli di funzionamento dei servizi in cloud, un ambito nel quale l’Italia intende avere un ruolo di primo piano. Per completare il percorso delle riforme il Recovery Plan prevede anche lo sviluppo di un “Programma di innovazione strategica della P.A.” oltre che il potenziamento di “capitale umano e digitalizzazione del sistema giudiziario italiano al fine di accelerare lo smaltimento del pregresso”.

Digitalizzazione delle imprese: progetto Transizione 4.0

Ancor più corposo, in relazione alle risorse disponibili, il capitolo denominato “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo“. Infatti, si arriva ad un totale di 26,73 miliardi da spendere, la maggior parte dei quali assorbiti dalla realizzazione del progetto “Transizione 4.0” (18,98 miliardi) e dallo sviluppo di Banda Larga, connessioni veloci, 5G e monitoraggio satellitare (8,40 miliardi complessivi).

Transizione 4.0 riguarda l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese. In particolare, i relativi incentivi fiscali saranno riservati “alle imprese che investono in beni strumentali, materiali ed immateriali, necessari ad un’effettiva trasformazione digitale dei processi produttivi, nonché alle attività di ricerca e sviluppo connesse a questi investimenti. Si prevedono inoltre progetti per sostenere lo sviluppo e l’innovazione del Made in Italy, delle catene del valore e delle filiere industriali strategiche, nonché la crescita dimensionale e l’internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari a leva”.

Suddivisione spesa digitalizzazione industria

Banda Ultra Larga e fibra ottica

Per quanto riguarda la connettività, il Recovery Plan sottolinea come il nostro Paese si posiziona attualmente soltanto al 17° posto nell’ambito delle 28 nazioni aderenti all’Unione Europea. Ed ancora, il tasso di copertura delle famiglie italiane con reti ultra-veloci risulta essere pari al 24% rispetto a una media UE28 più che doppia, il 60%.

Da qui il documento parte con l’individuazione di vari interventi per la riduzione del digital divide. Tra le principali linee di progetto viene indicato il “Piano Italia 1 Gbit/s” che prevede il completamento del progetto Banda Ultra Larga, “con iniziative per il collegamento all’utente finale delle connessioni ultraveloci e la sua estensione alle nelle aree grigie”. C’è poi la copertura con fibra ottica “in realtà pubbliche ritenute prioritarie (completamento Piano scuole; piano sedi della sanità; piano fibra per parchi naturali; piano fibra per musei e siti archeologici)”.

5G e monitoraggio satellitare

Sempre in tema di connettività viene prevista l’installazione di fibra per il 5G lungo le vie di comunicazione extra-urbane, nonché la diffusione di reti 5G negli impianti sportivi pubblici. Infine, il documento fa riferimento alla realizzazione di un progetto ambizioso, ovvero “il lancio di una costellazione satellitare per il monitoraggio della Terra (ottico e via radar) ad elevata risoluzione con la relativa realizzazione dell’infrastruttura di terra per il controllo della costellazione e la costituzione di un istituto per il monitoraggio ambientale e di difesa del territorio, tramite sistemi di Intelligenza Artificiale e high speed computing“.