Quanto siamo rinnovabili nel riscaldamento? Le FER termiche in Italia

Anche – e soprattutto – il riscaldamento inquina: ecco perché la transizione energetica verso produzioni decarbonizzate e decentralizzate tiene in forte considerazione la diffusione delle FER termiche. A loro è dedicato questo nuovo approfondimento sul Rapporto Statistico 2018 delle fonti rinnovabili in Italia pubblicato a dicembre dal GSE.

Tra le “altalene” del riscaldamento a biomassa, il boom delle pompe di calore e i movimenti del solare termico, resta ancora incerto il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020. Mentre il lato PNIEC, per l’energia termica rinnovabile, è ancora tutto da interpretare.

Nel report relativo al 2018, il 91% dell’energia termica viene dal consumo diretto di famiglie e imprese, il restante 9% riguarda la produzione di calore derivato

Cosa intendiamo per FER termiche

Il variegato panorama delle rinnovabili termiche rende doveroso un excursus metodologico sulle rilevazioni del GSE, basate su criteri Eurostat, IEA e UNECE. In particolare, questa sezione del report raccoglie i dati relativi a:

La rilevazione dei consumi di FER nel settore termico risulta più articolata rispetto al mondo elettrico, dove vigono convenzioni più standardizzate. Al variare della fonte, ad esempio, variano le modalità con cui viene prodotta l’energia e le relative grandezze. Fatta eccezione per il calore derivato, inoltre, non esiste una rete di immissione dell’energia prodotta dagli impianti di riscaldamento disseminati sul territorio. I consumi diretti sono quindi misurabili puntualmente solo negli impianti di grandi dimensioni: negli altri casi si utilizzano indagini campionarie e criteri di stima che combinano dati di mercato, parametri tecnici, dati amministrativi, ecc.

Resta infine il tema degli obiettivi nazionali basati sulla Direttiva 2009/28/CE, che esclude alcuni parametri ma ne include altri, permettendoci comunque di fotografare in modo pressoché “veritiero” l’andamento del settore.

Rinnovabili e calore: i dati del Rapporto Statistico FER 2018

Veniamo quindi al responso del GSE: nel 2018 i consumi di energia green nel settore termico ammontano a 446.386 TJ (10,7 Mtep). Il dato aumenta leggermente quando inserito nei parametri del monitoraggio degli obiettivi Ue, dove l’inclusione del biometano compensa l’esclusione dei bioliquidi non sostenibili e delle pompe di calore con prestazioni inferiori a quelle fissate dalla direttiva.

Rispetto al 2017, in generale, si registra una flessione di circa 22.500 TJ, al -4,9%, legata principalmente ai consumi di biomassa solida. Un segno negativo dovuto al clima più mite e, dunque, al minore fabbisogno di calore.

FER Termiche, il 2018 secondo il GSE

Il riscaldamento green più utilizzato dagli italiani

Il 91% dell’energia termica risulta consumato in modo diretto da famiglie e imprese, mentre il restante 9% rappresenta la produzione di calore derivato. Qui, il 90% viene da impianti che operano in assetto cogenerativo, il 10% in impianti destinati alla sola produzione di calore.

Considerando sia i consumi diretti sia il calore derivato, dunque, le FER termiche risultano così ripartite:

Consumi diretti, vince la biomassa

Nel 2018, le famiglie e le imprese hanno consumato 406.549 TJ di fonti rinnovabili (9.710 ktep) mediante diverse categorie di apparecchi: stufe, caldaie, pompa di calore, collettori solari termici, ecc. I contributi più rilevanti vengono dalla biomassa solida, ovvero legna da ardere e pellet, con un consumo complessivo di oltre 270.000 TJ (6,5 Mtep), il 66,5% dei consumi diretti totali. Cifra che sale a oltre 280.000 TJ considerando la frazione biodegradabile dei rifiuti.

Seguono le pompe di calore, con circa 108.700 TJ (2,60 Mtep) di energia rinnovabile fornita e un’incidenza pari al 26,7% dei consumi diretti totali. Solare, geotermico e biogas generano percentuali inferiori al 3% dei consumi.

FER termiche nel calore derivato

Il grafico sottostante illustra la distribuzione dei 4.277 TJ di calore derivato prodotto in Italia nel 2018 da impianti di sola generazione termica alimentati da fonti rinnovabili. Il 75% è concentrato nel settore residenziale, con il 42,5%, e dei servizi (32,5%). Decisamente più contenuti il settore industriale e gli usi propri/ausiliari, mentre le perdite di distribuzione si attestano al 22,5%.

FER termiche: i consumi del 2018 per fonte rinnovabile

Dal punto di vista geografico, la Lombardia concentra circa il 31% della produzione, seguita da Emilia Romagna, al 12,6%, Piemonte, all’11,6% e Veneto, all’11,5%.

E come va il solare?

Il peso dell’energia solare nelle rinnovabili elettriche non si traduce in altrettante performance per il settore termico. Ma vale comunque la pena dare uno sguardo ai dati del GSE. Alla fine del 2018, risultano installati in Italia circa 4,2 milioni di metri quadrati di collettori solari termici, principalmente nel settore residenziale.

Secondo quanto evidenziato dalle associazioni di categoria, i modelli più diffusi in Italia sono quelli piani, destinati alla produzione di acqua calda sanitaria.

Consumi finali al +29,9% sul 2013

L’energia termica ottenuta nel 2018 dallo sfruttamento dell’energia solare ammonta a 9.151 TJ, corrispondenti a circa 219 ktep. Si tratta quasi esclusivamente di consumi diretti (9.145 TJ), in crescita del 4,6% rispetto al 2017 e del 29,9% rispetto al 2013.

Nella maggior parte dei casi, il solare termico viene utilizzato per la produzione di acqua calda sanitaria domestica

Il 74% dell’ammontare totale si concentra nel settore residenziale, mentre il 20% è relativo a commercio e servizi. Assai più modesta l’incidenza di industria e agricoltura, rispettivamente al 5% e all’1% del totale. La produzione di calore derivato da impianti solari di sola generazione termica risulta invece molto limitata.

Solare termico in superfici e aree geografiche

Tra 2013 e 2018 la superficie complessiva installata dei pannelli solari termici è aumentata di circa 900.000 mq; l’energia fornita di circa 2.109 TJ. In entrambi i casi, si tratta di una variazione a doppia cifra del +30%. A livello geografico vince la Lombardia, con 16,4% del totale nazionale, seguita da Veneto (13%), Piemonte (9,7%), Sicilia (7,7%) ed Emilia Romagna, al 6,5%.

Cresce il peso delle pompe di calore nelle FER termiche

Veniamo infine alla regina della transizione energetica: la pompa di calore. Fino al 2016, questa voce era annoverata tra le fonti rinnovabili ai soli fini degli obiettivi stabiliti dalla Direttiva 2009/28/CE. Dal 2017, in ambito Eurostat/IEA, l’ambient heat rinnovabile catturato da questa tecnologia impiantistica rientra nelle statistiche energetiche ordinarie.

Fer termiche per riscaldamento con pompa di calore

Il report presenta i dati relativi all’energia rinnovabile complessivamente fornita (Eres), per uso invernale, dagli oltre 19,6 milioni di apparecchi a pompa di calore installati sul territorio nazionale, per circa 124 GW di potenza totale. Un valore di 108.684 TJ – circa 2,60 Mtep – corrispondente alla differenza tra calore utile complessivamente prodotto dagli apparecchi (definito Qusable) e consumo di energia delle pompe di calore. Il -2% dell’Eres rispetto all’anno precedente si deve al fatto che la potenza complessiva installata nel corso del 2018, che incrementa lo stock degli apparecchi esistenti, risulta inferiore a quella installata nell’anno 2004 che, uscendo dallo stock (la vita utile è assunta pari a 15 anni), lo riduce.

Si tratta comunque della voce più rilevante nelle FER termiche dopo i consumi finali di biomassa. La grande maggioranza degli apparecchi sfrutta il calore contenuto nell’aria ambiente (97%), mentre resta modesta l’incidenza delle pompe di calore alimentate da calore geotermico e idrotermico.

Come monitorare la sicurezza alimentare nella catena del freddo

Non solo la grande distribuzione organizzata, le aziende del settore alimentare e beverage, ma ristoranti, piccoli supermercati, pasticcerie e bar hanno attrezzature per la refrigerazione, come celle frigorifere o banchi frigo. E, ovviamente, hanno la necessità di mantenere i cibi e le bevande alla giusta temperatura, garantendo la catena del freddo per la sicurezza dei consumatori e la qualità delle merci.

Non soddisfare tali requisiti a causa di disservizi o guasti alle apparecchiature può essere costoso, infatti gli alimenti o le preparazioni alimentari possono deteriorarsi e soprattutto  nuocere alla salute. Per tutte queste piccole attività, non osservare le norme sulla sicurezza alimentare può comportare anche sanzioni o portare a chiusure.

Devi garantire la conformità alle normative sulla sicurezza alimentare? Punta sul monitoraggio e il controllo!

Per garantire la sicurezza dei consumatori ci sono normative e leggi che regolano tutti i livelli della catena alimentare e obbligano le aziende a identificare i punti critici di controllo, sviluppare procedure per affrontarle e documentare il funzionamento di tali procedure.

Monitorare per la sicurezza alimentare

Tra le principali preoccupazioni, la conservazione e distribuzione di cibi deperibili è fondamentale per assicurare la qualità dei prodotti e il loro mantenimento a temperatura controllata.

L’HACCP – acronimo di Hazard Analysis and Critical Control Points – è concepito per individuare, prevenire e controllare i pericoli che potrebbero compromettere la sicurezza di un alimento e, di conseguenza, la salute dei consumatori.

I gestori dei negozi per rispondere all’HACCP devono registrare dati relativi alla temperatura di congelatori, frigoriferi e celle frigorifere, monitorarle costantemente e tenere un registro con tutti i dati rilevati. È importante sottolineare che questi dati sono indispensabili per dimostrare la conformità della catena del freddo. Ovviamente è necessario andare oltre la semplice raccolta di dati, poiché è fondamentale eseguire la manutenzione continuativa.

Una soluzione in grado di rispondere alle normative HACCP dovrebbe:

monitoraggio e controllo dei parametri per la catena del freddoManutenzione predittiva e massima efficienza operativa

Un sistema in grado di soddisfare tutte queste esigenze è già un buon punto di partenza. Ma al giorno d’oggi l’innovazione tecnologica può fare molto di più: può anticipare le problematiche con evidenti benefici:

Nuove tecnologie come l’IoT o il cloud consentono di supportare le piccole attività commerciali fornendo soluzioni facili da utilizzare e da installare, poco invasive e soprattutto efficaci.  Ad esempio sensori wireless, software di gestione, controllori digitali e App consentono di monitorare le temperature e i parametri critici e restare aggiornati in tempo reale.
Grazie a tali innovazioni è più facile rispettare le normative sulla sicurezza alimentare e garantire la sicurezza dei clienti. La tecnologia consente di spostare la raccolta e la registrazione dei dati dalla carta al digitale, migliorando l’efficienza dei processi, limitando così gli errori di trascrizione o la perdita di informazioni importanti.

La risposta Schneider Electric ed Eliwell

Schneider Electric ed Eliwell – centro di eccellenza del gruppo per le applicazioni HVACR – rispondono alle esigenze di questo settore in qualità di fornitori di prodotti e soluzioni sviluppate in sinergia. Grazie a un vasto e flessibile portafoglio prodotti hanno la possibilità di fornire soluzioni sia per grandi supermercati sia per ristoranti, pasticcerie e qualsiasi attività abbia bisogno di garantire la catena del freddo e monitorare le temperature.

Innovation Hub EcoStruxure for Retail a Alpago Belluno presso la sede Eliwell

Innovation Hub EcoStruxure for Retail (ad Alpago Belluno presso la sede Eliwell) un vero e proprio hub per toccare con mano le tecnologie dedicate al mondo del supermercato e del convenience store

Per ogni attività, dunque, è prevista una specifica soluzione; come EcoStruxure for Retail e EcoStruxure for Supermarkets, che aiutano a migliorare la sicurezza, la continuità di esercizio, la sostenibilità, l’efficienza energetica, il monitoraggio e l’analisi dei dati.

Per le strutture più piccole e minimarket EcoStruxure Facility Expert aiuta a gestire le strutture in modo più efficiente tramite il software basato sull’IoT. Questa soluzione offre il massimo controllo per impianti HVAC, energia, sicurezza e refrigerazione. Tecnologia collaborativa in tempo reale, allarmi e avvisi incrementano l’affidabilità, l’efficienza e la convenienza delle operazioni.

Tra le apparecchiature in campo: EWSense, un sistema wireless per la misura di temperature nelle apparecchiature o ambienti per la conservazione o lavorazione degli alimenti o IDNext di Eliwell, il controllore di nuova generazione per banchi frigoriferi. IDNext è stato progettato per rispondere alle sempre più evolute esigenze applicative nel mondo della refrigerazione commerciale, chiamata a rispondere a standard elevati di classificazione energetica e conseguente sostenibilità ambientale.

In ambito refrigerazione, per Eliwell l’efficienza si chiama DOMINO: la soluzione per il controllo del freddo nell’industria della conservazione e per i supermercati dove è fondamentale mantenere la freschezza degli alimenti.  Tra le novità per abbattere sempre di più i consumi, DOMINO ZERO, la sua naturale evoluzione! Dove ZERO indica l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile a “zero emissioni”.

A EuroShop 2020 (Padiglione 16 – stand 16A21) a Düsseldorf (Germania) dal 16 al 20 febbraio saranno presenti soluzioni per la gestione integrata degli edifici, dalla refrigerazione al condizionamento dell’aria.

Ispezione termica per l’edilizia con Flir MR277

Il sistema per ispezioni edili FLIR MR277 è un misuratore di umidità con funzionalità IGM (Infrared Guided Measurement) dotato di tecnologia di imaging dinamico multi-spettrale MSX (Multi-Spectral Dynamic Imaging). Questo misuratore di umidità all-in-one con termocamera incorporata realizzato da Flir consente – grazie a una visione completa delle aree attraverso l’immagine termica IGM – di individuare l’umidità, le fughe d’aria e le carenze di isolamento.

Identificare e diagnosticare con Flir MR277

Progettato per i professionisti di risanamento, ristrutturazione e gestione di immobili, è uno strumento che include funzioni per identificare, diagnosticare, correggere e documentare le problematiche relative all’umidità e all’involucro edilizio. IGM sfrutta la potenza del sensore termografico Flir Lepton per guidare visivamente all’origine dei problemi dell’edificio. Una volta individuato, il sensore incorporato consente il rilevamento rapido e non invasivo dell’umidità.

Attraverso la App Flir Tools è possibile caricare in tempo reale le misure e le immagini. In questo modo è possibile diagnosticare e documentare facilmente i problemi con rapporti di ispezione completi e condividerli con i clienti.

MR277 è dotato di un display brillante che facilita l’identificazione visiva e consente di visualizzare contemporaneamente più parametri, tra cui i livelli di umidità, il punto di rugiada e la pressione di vapore.

La tecnologia di imaging – di cui è dotato – sfrutta il sistema di ripresa multi-spettro, per aggiungere contorni, scritte e motivi, al termogramma completo. MR277 può visualizzare e registrare immagini MSX, termiche e visive, memorizzando fino a 15.000 immagini nella memoria interna.

Il sistema include una sonda a puntali rimovibile MR02 e un sensore senza puntali integrato, per verificare la presenza di umidità ed eseguire con un unico strumento misurazioni accurate.

E’ dotato di igrometro MR13, un sensore di umidità e temperatura che misura l’umidità relativa ed è intercambiabile sul campo, riducendo al minimo i tempi di inattività e semplificando il lavoro del professionista.

In Italia un terzo dell’elettricità generata da fonti rinnovabili

Un risultato tutto sommato nella media continentale, anche se a preoccupare è lo stallo in un contesto, quello dell’Unione europea, dove invece il trend è di continua crescita. Stiamo parlando della quota nazionale di energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili, che nel 2018 vede l’Italia con una percentuale del 34%, sostanzialmente stabile rispetto ai due anni precedenti, come ha recentemente certificato Eurostat.

Nell’Unione Europea, come detto, la quota rinnovabile aumenta costantemente di anno in anno. Infatti, nel 2018 l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili ha fornito poco meno di un terzo (32%) dell’elettricità consumata, in leggera crescita rispetto al 31% nel 2017. Secondo gli obiettivi UE dovranno superare la metà del fabbisogno energetico al 2050.

Italia, dunque, leggermente al di sopra della media, anche se nel 2019 la situazione potrebbe cambiare in quanto le prime proiezioni (non di fonte Eurostat), indicano un ulteriore progresso nell’Unione europea, con la quota da rinnovabili che raggiungerebbe il 34%.

Ancora poche nazioni europee oltre la quota del 50% di fonti rinnovabili

A determinare questo risultato nel continente è un mix abbastanza distribuito, con l’energia eolica e idroelettrica che nel 2018 hanno contribuito ciascuno per circa un terzo rispetto alla somma dell’elettricità ricavata da fonti rinnovabili (eolico 35,8% e idroelettrico 33,3%). Per quanto attiene la quota rimanente, va attribuita per il 12% all’energia solare mentre il 10% spetta ai biocarburanti solidi (10%) con il restante 9% ottenuto da altre fonti rinnovabili.

Andando a valutare i singoli dati nazionali, tra gli Stati membri dell’Unione europea oltre la metà dell’elettricità consumata nel 2018 è stata generata da fonti rinnovabili in Austria (73%), Svezia (66%), Danimarca (62%), Lettonia (53%) e Portogallo (52%). In particolare, la posizione di leadership dei primi due Paesi deriva soprattutto dallo sfruttamento dell’energia idroelettrica, grazie alla quale viene prodotta più di tre quarti dell’elettricità consumata in Austria (77%) e più di due terzi di quella utilizzata in Svezia (69%).

Percentuale di energia elettrica prodotta da rinnovabili in Italia ed Europa

Crescono eolico, solare e biocarburanti, fermo l’idroelettrico

Ed ancora, fra le nazioni meno virtuose, ovvero quelle dove meno del 10% dell’elettricità proviene da fonti rinnovabili, figurano Ungheria e Malta (entrambe ferme all’8%), mentre poco migliore è la situazione di Cipro e Lussemburgo (entrambe con il 9%).

La rilevazione Eurostat sottolinea come la crescita dell’elettricità generata da fonti energetiche rinnovabili riflette soprattutto un aumento dell’energia eolica, del solare e dei biocarburanti solidi (incluse le rinnovabili da rifiuti), mentre le fonti idroelettriche appaiono ormai sature, con la quantità di energia generata che è relativamente simile al livello registrato dieci anni fa.

Drastico calo delle emissioni a effetto serra in Europa

Dati ancor più aggiornati relativi all’andamento europeo arrivano dal rapporto “The European Power Sector in 2019”, stilato dalla tedesca Agora Energiewende e dal think tank britannico Sandbag. In questo caso il focus è sulle emissioni a effetto serra del settore elettrico nel 2019 che risultano essere diminuite in maniera marcata con una flessione del 12%.

Si tratta di un dato, sottolinea lo studio, che non ha eguali dal 1990 ad oggi ed è pari a 120 milioni di tonnellate di CO2eq. Il fattore principale che ha portato a questo risultato è l’abbattimento dell’impiego del carbone. Infatti, tra nuove politiche Ue, l’avanzata delle energie rinnovabili e soprattutto il costo della CO2 più alto dopo la riforma dell’ETS (il sistema di scambio delle quote di emissione), le centrali elettriche alimentate ad antracite e lignite hanno ridotto del 24 per cento la loro produzione.

Come sarà Light + Building 2020? Luce digitale, ma anche edifici sostenibili

Connecting. Pioneering. Fascinating. Dalla luce digitale all’integrazione impiantistica degli edifici intelligenti, il motto di Light + Building 2020 sembra traghettare l’appuntamento biennale oltre le sue note frontiere illuminotecniche. Convenienza economica, user-experience, sicurezza e sostenibilità degli smart building guadagnano infatti un posto in prima fila in questa ventesima edizione ormai alle porte.

Luce digitale, smart building e servizi connessi: l’integrazione impiantistica è ormai completa e sarà protagonista a Francoforte dall’8 al 13 marzo 2020

Oltre la luce digitale, nella fiera dei nuovi smart building

2.700 espositori e un ricco palinsesto convegnistico e formativo per una full-immersion nella progettazione integrata di luce ed edifici intelligenti.

Tra i “main topic” dell’edizione 2020, segnaliamo:

Non solo luce, dunque: il programma di Light + Building 2020 riflette tutta l’evoluzione impiantistica dei moderni edifici con tecnologie di sicurezza, elettrotecnica, domotica e smart mobility. Rigorosamente integrati in architetture digitali complete e monitorabili.

Luce digitale ed estetica funzionale tra i topic di L+B 2020Fascinating, illuminazione come estetica funzionale

La nostra anteprima di L+B 2020 parte comunque dall’illuminazione: un mercato interpretato sia nella sua declinazione tecnica design-oriented sia nella luce decorativa per il mondo residenziale e per gli edifici professionali. Una novità interessante riguarda il concetto di estetica funzionale. Mutuando una parte del motto iniziale, il fascino spesso proviene dai dettagli meno visibili: fedele allo stile Bauhaus, l’architettura può essere valorizzata quando la forma asseconda la funzione. Questo vale anche per il lighting design, quando i corpi illuminanti posizionati in modo intelligente assumono il ruolo di fonti di luce. Quasi invisibili grazie alla tecnologia LED, gli apparecchi abbandonano la forma per lasciare spazio alla sostanza di pura luce.

L’estetica funzionale applicata al lighting design sarà protagonista di un’apposita area promossa da ZVEI (Associazione nazionale tedesca dell’industria elettrotecnica ed elettronica), dove si parlerà anche di “Light as a Service” (LaaS), ovvero della trasformazione della luce digitale in bene di servizio.

Connecting per realizzare edifici intelligenti

Ampliando la visione agli smart building, ecco come la luce intelligente diventi singolo organo di un organismo ben più complesso. La gestione degli edifici integrati chiama infatti in causa i settori dell’elettrotecnica e dell’automazione, in un controllo degli impianti sempre più connesso al tema dei dati.

Luce LED, elettrotecnica e automazione a Light + Building 2020

Per questo la fiera tedesca dedica ampio spazio alle tecnologie smart per ridurre i consumi energetici, aumentare il comfort e garantire un design elegante ma funzionale. Segnaliamo in particolare l’iniziativa Intersec Building, dedicata ai sistemi di sicurezza connessi alla rete. Il padiglione 9.1 si trasforma in “ponte” tra conoscenze teoriche e pratiche, grazie agli approfondimenti di aziende e imprenditori internazionali. Il convegno Intersec Forum offre invece un’ulteriore occasione di networking sugli attuali sviluppi della security integrata alla building automation.

Pioneering: XaaS verso nuovi modelli di business

Mai sentito parlare di XaaS? Un termine piuttosto inedito per descrivere una tendenza diffusa: la commercializzazione in abbonamento di prodotti dedicati a smart lighting e domotica.

La definizione generica “X as a Service” (XaaS) si può per esempio tradurre in:

L’idea è semplice: i clienti non vogliono necessariamente comprare gli apparecchi di illuminazione, ma vogliono la luce. Si assicurano pertanto il sistema più vicini alle proprie esigenze senza sostenere costi d’investimento.

Il futuro? Luce digitale a servizio degli utenti

Lighting as a service: servizi smart per gli edifici integratiLa trasformazione digitale alimenta ulteriormente questo trend. “L’illuminazione diventerà parte dell’Internet of Things – spiega Jürgen Waldorf, amministratore delegato di licht.de e della divisione Lighting di ZVEI -. La tecnologia offre infatti la possibilità di adattare la luce intelligente a tutte le esigenze degli utenti”. Quando i gestori di servizi ottengono dati provenienti da un ampio numero di immobili, possono sviluppare algoritmi a vantaggio di tutti i clienti, aiutandoli a illuminare meglio risparmiando energia.

Il concetto “as a Service” abbraccia ormai quasi tutti i settori della building automation, pensando in particolare ai sistemi di sicurezza e di protezione antincendio. Telecamere, barriere automatiche e tornelli non acquistati ma forniti all’interno di un servizio completo e digitale. In ogni contesto applicativo, progettazione, installazione, software, manutenzione e funzionamento sono centralizzati presso un unico fornitore.

Non ci resta che visitare Light + Building 2020 per conoscere questa integrazione completa tra luce digitale, edifici sostenibili e servizi smart.

MCE In The City 2020, un evento per la salvaguardia dell’ambiente

La salvaguardia del nostro pianeta passa prima di tutto dai comportamenti quotidiani di tutti noi, a partire dall’attenzione alla nostra casa: questo è il tema al centro della terza edizione di MCE In The City, evento per il grande pubblico organizzato da MCE – Mostra Convegno Expocomfort in occasione della Settimana delle Energie Sostenibili del Comune di Milano.

Massimiliano Pierini“La partita a favore della salvaguardia dell’ambiente e il risparmio delle risorse energetiche – dichiara Massimiliano Pierini, Managing Director di Reed Exhibitions Italia – non si gioca solo sul terreno delle grandi decisioni prese dai governi, ma anche su quello delle abitudini quotidiane dei singoli individui. Si tratta di una sfida che va affrontata a più livelli, promuovendo la consapevolezza dei cittadini sulle scelte che si possono fare ogni giorno”.

L’installazione di Planet Home di MCE In The City andrà ad aggiungersi ai numerosi eventi della Settimana delle Energie Sostenibili del Comune di Milano, molti dei quali ancora in via di definizione. Fra quelli già programmati, sempre sotto l’egida di MCE – Mostra Convegno Expocomfort e in collaborazione con il Green Building Council Italia, ci saranno le visite ad alcuni degli edifici più sostenibili che hanno cambiato il volto urbanistico di Milano in questi anni, per vedere da vicino, con la guida di esperti, alcuni degli esempi più significativi di questo nuovo modo di costruire.

MCE In The City 2020: dove e quando

MCE In The City 2020 si svolgerà all’interno del San Babila Building in Corso Venezia 2, a Milano; si tratta di un Temporary Store caratterizzato da 10 vetrine che si affacciano su strada e che per l’occasione sarà arricchito con numerosi Ledwall, di forte impatto visivo, personalizzati con i marchi delle aziende partner del progetto.

Planet Home sarà articolato in tre aree comunicanti: la prima dedicata all’accoglienza, arredata come se fosse un salotto di casa; nella seconda sarà possibile immergersi in un’area sensoriale, dove suoni e immagini stimoleranno le emozioni del visitatore; il terzo spazio sarà allestito secondo il format di un museo, dove sarà possibile avere consigli sui prodotti e soluzioni delle aziende partner, ma anche solo avere informazioni su quanto è già disponibile sul mercato per rendere gli ambienti della casa più efficienti, risparmiare sui costi di gestione e rispettare l’ambiente.

Ecco qui di seguito la locandina dell’evento:

Locandina MCE In The City

Cambia il paniere Istat 2020: la mobilità elettrica trionfa

Di pari passo con i cambiamenti che riguardano gli stili di vita, variano anche le abitudini di spesa dei consumatori italiani. Per questo motivo ogni anno l’Istat fa il punto della situazione, aggiornando l’elenco dei prodotti che costituiscono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo.

Tra le novità presenti nel paniere 2020, ad attirare l’attenzione è soprattutto l’inserimento per la prima volta delle auto elettriche e delle ibride, sia nuove che usate, ma anche dei monopattini elettrici.

Un dato da cui si denota che gli italiani hanno iniziato a mostrare un sempre maggiore interesse nei confronti della mobilità green.

La mobilità elettrica in Italia

Oltre a essere un riflesso del mutare dei tempi, la novità che è stata introdotta nel paniere Istat è un riconoscimento della progressiva diffusione delle vetture elettrificate nella nostra penisola. È innegabile che la dimensione del mercato italiano delle auto elettriche risulti ridotta, se confrontata con il mercato europeo e mondiale. Siamo comunque di fronte a un trend di crescita costante, come riscontrabile in numerosi report sull’argomento.

In base alla terza edizione dello Smart Mobility Report, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano e presentato lo scorso settembre in occasione di That’s Mobility, il 2019 ha segnato un traguardo importante per l’affermarsi dell’auto elettrica in Italia. Ad aprile, per la prima volta, sono stati superati i 1.000 veicoli immatricolati in un mese, un risultato che si è ripetuto a maggio e a giugno.

A incentivare l’acquisto dei veicoli green ha contribuito in maniera determinante l’entrata in vigore dell’Ecobonus, avvenuta ad aprile 2019.

Gli scenari che si preannunciano per il futuro appaiono altrettanto promettenti. Come puntualizza Simone Franzò, Assistant Professor e Direttore dell’Osservatorio Smart Mobility – Energy & Strategy del Politecnico di Milano, «si prevede che il parco circolante di veicoli elettrici al 2030 (sia “puri” che “ibridi plug-in”) sarà di oltre 2,5 milioni nello scenario più conservativo, fino a quasi 7 milioni nello scenario di sviluppo “accelerato”».

Paniere Istat 2020 entra la mobilità elettrica

L’altra e-Mobility

L’altro punto interessante che emerge dal paniere Istat 2020 riguarda l’inclusione dei monopattini elettrici. Il dato si configura come un segnale tangibile del fatto che nel nostro Paese, gli sviluppi della mobilità elettrica non sono confinati esclusivamente al comparto degli autoveicoli, ma coinvolgono anche altre forme di trasporto. Solo nel 2018 gli italiani hanno acquistato ben 230mila “tavole elettriche”.

Accanto ai monopattini, negli ultimi anni si è riscontrato anche un significativo aumento nel fatturato riguardante le e-bike. Per farsi un’idea, basti pensare che nel 2018 sono state vendute ben 173.000 unità, facendo segnare un +16,8% rispetto alla precedente annata.

Nel computo dei veicoli elettrici diffusi nel nostro territorio non vanno poi dimenticati i motocicli, gli autobus, i furgoni e le varie vetture commerciali. Come precisato nel rapporto e-Mobility Revolution realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con ENEL, “la diffusione di questi mezzi consente di rivoluzionare il sistema della mobilità passeggeri e merci nel suo complesso, secondo criteri di maggiore efficienza energetica, sostenibilità ambientale e urbana, sicurezza, accessibilità, connettività e multi-modalità”.

La grande sfida della mobilità elettrica, insomma, è più che mai aperta. E, seppur con qualche ritardo, l’Italia si sta dimostrando pronta ad accoglierla.

Digitalizzazione e sostenibilità nel packaging con EcoStruxure

Minipack-Torre – azienda specializzata nella progettazione e produzione di soluzioni per l’imballaggio da oltre 50 anni – ha sposato la digitalizzazione e la sostenibilità per fornire macchine per il confezionamento innovative, efficienti e connesse.

L’azienda di Dalmine (BG) progetta e fornisce macchine e linee confezionatrici vari settori, quali farmaceutico, cosmetica e food con una presenza in 86 paesi del mondo.

L’obiettivo è quello di offrire le migliori soluzioni d’imballaggio attraverso la ricerca di innovazioni tecnologiche rispondenti alle esigenze del mercato e in grado di garantire affidabilità, massima produttività.

Proprio per raggiungere questi obiettivi Minipack-Torre ha intrapreso un percorso volto a implementare le migliori tecnologie nelle proprie macchine connesse e ha scelto un partner come Schneider Electric in grado di valorizzare la spinta verso un futuro più digitalizzato.

Anche la sostenibilità è fondamentale per il successo di un’azienda

Il mercato chiede sempre di più ottimizzazione ed efficienza energetica. Le soluzioni rispettose dell’ambiente sono un plus sia per Minipack Torre sia per i suoi clienti.

L’azienda è particolarmente sensibile a questa tematica in tutte le fasi del processo. Infatti, per la realizzazione delle macchine viene posta molta attenzione ai materiali riciclabili a fine vita come l’acciaio e altri metalli; l’uso di plastiche è limitato. Inoltre, per la gestione dei movimenti macchina sono state installate valvole ad aria compressa che hanno un minore impatto energetico.

Anche per questa esigenza Schneider Electric è il fornitore adatto, da sempre focalizzato sulla sostenibilità e in grado di offrire soluzioni progettate per la massima riciclabilità.

Minipack-Torre - le soluzioni di Schneider electric per digitalizzare la macchina

EcoStruxure offre le basi per la progettazione di macchine adattabili

PratiKa 56 X2 – la macchina per il packaging termoretrabile – è stata completamente digitalizzata per offrire grazie alla connettività integrata e a software dedicati un’operatività sempre più efficiente e sostenibile. La digitalizzazione porta con sé servizi che trasformano il modo de gestire la manutenzione e il parco installato.

Le tecnologie Schneider Electric hanno consentito di ridurre il carico energetico della macchina – come l’utilizzo di inverter per tutti i motori e la presenza di funzionalità per il controllo dei consumi in tutte le fasi.

Il processo ha previsto:

Minipack-Torre EcoStruxure Augmented Operator Advisor

I benefici conseguiti

“Lavorare con Schneider Electric ci offre un forte vantaggio competitivo grazie alle nuove tecnologie che vengono costantemente sviluppate – ha sottolineato Andrea Piffari, Sales Manager di Minipack – grazie a questo processo di digitalizzazione possiamo offrire macchine più efficienti e performanti. Inoltre siamo in grado di traghettare le aziende anche in un percorso sostenibile”.

Best practice EcoStruxure a Interpack 2020

I costruttori di macchine sono alla ricerca di metodi innovativi per progettare in maniera più efficienti e redditizia. L’adattabilità e la flessibilità delle macchine è fondamentale per essere competitivi nel settore packaging.

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Porto Torres vuole elettrificare le banchine portuali

La definizione inglese è cold-ironing, ed è una delle soluzioni tecnologiche di cui non si parla mai abbastanza, visto che consente di abbattere una fonte d’inquinamento rilevante, specie in un Paese come il nostro baciato dal mare. Stiamo parlando dell‘elettrificazione delle banchine portuali, grazie alla quale si possono alimentare le navi in sosta attraverso una connessione via cavo, consentendo quindi una riduzione dell’inquinamento ambientale. Infatti, il completo spegnimento dei motori delle imbarcazioni durante l’ormeggio evita fra l’altro che le emissioni delle navi, a seconda della direzione del vento, finiscano in molti casi con l’essere respirate anche nei centri abitati limitrofi ai porti.

Ogni anno circa 1.300 navi si fermano nello scalo portuale

Porto Torres - presentazione progetto per elettrificare le banchine portualiDa queste considerazioni è partita la giunta comunale di Porto Torres per fare mettere a punto un progetto, illustrato recentemente, che consenta di elettrificare le banchine alla scalo, turistico ed industriale, della città sarda.

“Questo progetto – ha spiegato il sindaco Sean Wheeler – racconta con numeri e dettagli che l’elettrificazione delle banchine è realizzabile.  Si tratterebbe di un’opera utile per tutta la città. Oltre a proiettare il nostro scalo marittimo nel futuro, migliorerebbe la qualità dell’aria e dell’ambiente e offrirebbe anche una concreta opportunità occupazionale di lungo periodo”.

Ogni anno a Porto Torres attraccano circa 1.300 imbarcazioni, comprese, nel 2019, ben 34 navi da crociera, con uno stazionamento complessivo nello scalo sardo di varie migliaia di ore.

Va detto che già diversi porti del mondo sfruttano i benefici del cold-ironing: da Seattle a Los Angeles e San Diego, passando per Pittsburgh e Long Beach negli Stati Uniti, fino ai grandi porti europei di Rotterdam, Goteborg, Stoccolma e Anversa, oltre che, la notizia più recente, quello di Dunkerque in Francia, finanziato anche dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Una lista nella quale non è assente l’Italia, infatti la soluzione di elettrificare le banchine è stata sperimentata in alcuni casi a Taranto, Genova e soprattutto Livorno, dove è stato realizzato l’impianto più grande del mar Mediterraneo.

Elettrificare le banchine: risparmio annuo di 1.285 tonnellate di CO2

Quanto al progetto di Porto Torres, lo studio di fattibilità è stato realizzato dalla società Galileo Engineering ed è stato quindi messo a disposizione di Comune e Autorità portuale. Il progetto prevede l’alimentazione delle quattro banchine portuali attraverso delle linee sottomarine o terrestri che le rendano indipendenti fra loro nella capacità operativa. La potenza complessiva che verrà erogata dall’impianto di cold-ironing sarà pari a 3mila MWh, il che in termini di impatto ambientale assicurerà un risparmio annuo di 1.285 tonnellate di CO2.

Per quanto riguarda il costo dell’elettrificazione, è stimato in circa 2,5 milioni di euro, cifra che comprende la progettazione ed i diversi oneri. L’amministrazione comunale confida comunque di poter ridurre il peso economico della realizzazione grazie ad aiuti di Stato che siano compatibili con le normative dell’Unione europea.

Industria 4.0: le innovazioni nel mondo della logistica

Evoluzione tecnologica e Industria 4.0

La quarta rivoluzione industriale, come le precedenti, sta profondamente cambiando anche il contesto socioeconomico dell’epoca, ma ancor di più raggiunge ogni ambito della nostra vita, sia privato che lavorativo.

La robotica, l’Internet of Things, Big Data, Intelligenza Artificiale, Cloud Computing, sono solo alcune delle tecnologie che hanno investito l’intero comparto industriale.

Questa rivoluzione permette di raggiungere maggior efficienza, ottimizzare i processi e rinnovare completamente le pratiche finora diffuse. Proprio per questo, la logistica è uno di quei settori che può trarre maggior vantaggio. Poter contare sulla ricezione o sull’invio di merci in tempi brevissimi, su un’infrastruttura sicura ed evoluta per le comunicazioni e lo scambio di informazioni e sull’automatizzazione dei processi, è cruciale per il futuro della logistica.

Ciò è dimostrato dal trend positivo degli investimenti delle aziende logistiche italiane nel settore IT/Tech, oltre che dall’inserimento sempre più frequente in azienda di professionisti come Innovation Manager, Big Data Analyst o Digital Transformation Manager.

Che cos’è la Logistica 4.0

La crescente complessità del sistema logistico, con sempre più prodotti, ordini complessi, esigenze nuove dei clienti e tempi molto ristretti, rende fondamentale l’utilizzo delle nuove tecnologie.

La Logistica 4.0, ovvero l’integrazione di nuove tecnologie e lo sviluppo di modelli di lavoro innovativi e intelligenti, permette una crescita dell’efficienza dei processi e di rispondere in modo smart alle varie richieste.

Introdurre tecnologia e innovazione nel mondo della logistica, significa innanzitutto potersi prefissare obiettivi relativi al miglioramento della gestione dei magazzini e delle flotte di veicoli, ma anche trarre molti altri vantaggi da questa rivoluzione tecnologica. Ad esempio, la possibilità di assicurare la tracciabilità di ogni consegna, il miglioramento di ogni tipo di scambio informativo e di dati e l’automatizzazione completa di determinati processi. Oltre a rispondere alla crescente complessità del settore, tutti questi vantaggi, permettono anche di trovare risposta ad alcuni altri cambiamenti, tra cui la nascita di nuove competenze, in contrapposizione alla carenza di altri tipi di figure, come gli autisti.

Crescono, inoltre, nuove sensibilità, come l’attenzione alla sostenibilità, che richiedono necessariamente lo studio e lo sviluppo di nuovi paradigmi operativi.

tecnologia e innovazione nel mondo della logistica

Quali tecnologie sono utilizzate?

Le tecnologie protagoniste dell’Industria 4.0 sono diverse, tra cui soluzioni robotizzate, sistemi di automazione, sensori e dispositivi tipici dell’IoT, utilizzo dei Big Data.

Tra le più usate nel mondo della logistica, hanno trovato un grande sviluppo le applicazioni per l’identificazione e la rintracciabilità delle merci, come i sistemi RFId (Radio Frequency Identification), utilizzati in diversi modi: inseriti a terra o sugli scaffali per ottimizzare l’uso del magazzino oppure come RFId Gate, ovvero utilizzati per creare portali che rendano efficiente le operazioni di invio/ricezione. Smart Glass, sensori di visione 2D e 3D, scanner laser, sono altre tecnologie che permettono la rilevazione di merci, volumi, caratteristiche dei prodotti, la lettura di codici e così via. Anche l’IoT è una delle tecnologie della logistica 4.0, con l’utilizzo di sensori intelligenti, associati ad appositi software per la raccolta e l’analisi dei dati.

Le applicazioni potrebbero essere di vario tipo, ad esempio dedicate alla pesatura, alla geolocalizzazione dei veicoli, alla rilevazione di persone o dello stato di mantenimento dei prodotti lungo tutto il processo logistico, fino alla consegna. Anche per quanto riguarda i software gestionali si sono introdotte diverse innovazioni, con nuovi moduli per ottimizzare la gestione del magazzino, gli ordini, la pianificazione delle attività e l’assegnazione dei compiti. Molto spesso questi nuovi software offrono anche applicazioni mobile, in modo da integrare una serie di funzione anche su smartphone e tablet. Infine, anche in questo settore, la documentazione viene dematerializzata e digitalizzata, favorendo la conservazione sicura, ma anche lo scambio di informazioni.