Qualità dell’aria in Italia: quanto può migliorare grazie alla mobilità elettrica

L’auto elettrica è tra le protagoniste indiscusse nella lotta contro l’inquinamento atmosferico che riguarda da vicino tutti noi cittadini, attanagliando in particolar modo i grandi centri urbani. Ne siamo ormai consapevoli. Un’ulteriore conferma giunge dai dati di uno studio realizzato dal CNR – Istituto per l’Inquinamento Atmosferico, in collaborazione con MOTUS-E, la prima associazione costituita per accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica nel nostro paese.

I dati sono stati presentati in anteprima durante la fiera digitale Key Energy e saranno pubblicati a breve in un report dedicato. Ecco quanto emerge dal documento.

Lo studio

Lo studio sulla qualità dell’aria ha valutato la dispersione in atmosfera e la ricaduta al suolo degli inquinanti primari nonché il relativo impatto emissivo nelle città di Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo.

All’interno del lavoro si esaminano e si confrontano due scenari prospettici, rispettivamente al 2025 e al 2030. Per realizzare la ricerca è stato utilizzato un metodo di simulazione definito ADMS (Advanced Dispersion Modelling System) – Roads, che ha permesso di analizzare l’impatto ambientale di svariati comparti del parco circolante nelle sei città italiane oggetto di studio, ovvero il trasporto privato, la logistica dell’ultimo miglio e il Trasporto Pubblico Locale su gomma. L’analisi si è specificamente basata sui flusso di traffico reali relativi a ogni ambito di mobilità urbana preso in considerazione, con dati forniti dalle stesse Amministrazioni.

Si sono potute così calcolare le variazioni nelle concentrazioni delle due sostanze inquinanti PM10 (particolato) e NO2 (biossido di azoto) derivanti dalla mobilità cittadina nel suo complesso, tenendo inoltre in considerazione un insieme di dati meteo di un tipico giorno feriale invernale (la velocità e la direzione del vento, la stabilità atmosferica, la temperatura, l’umidità, il tasso di precipitazione, la nuvolosità).

Il legame tra mobilità elettrica e qualità dell’aria

Gli scenari prevedono l’incremento della percentuale di penetrazione delle tecnologie ibride plug-in/elettriche sul parco veicolare circolante, considerando contemporaneamente la riduzione delle percentuali relative alle tecnologie a combustione interna, quali benzina e diesel.

Le diminuzioni delle concentrazioni di PM10 e NO2 riguardanti il comparto trasporti, riportate nei due scenari temporali immaginati, sono riconducibili alla ridistribuzione delle tecnologie, alla rottamazione di quelle più inquinanti oltre che all’aumentare delle percentuali di penetrazione relative all’elettrico e all’ibrido.

All’atto pratico, quindi, gli scenari simulati hanno consentito di valutare i benefici provenienti dalla presenza di una crescente flotta di auto ibride plug-in ed elettriche in circolazione lungo le arterie urbane, con la contemporanea progressiva uscita di scena delle vetture obsolete e inquinanti.

I risultati della simulazione modellistica città per città

Riportiamo di seguito i risultati della simulazione modellistica per le concentrazioni di PM10 e NO2 per ciascuna città analizzata.

Gli scenari di Torino

Mappe di distribuzione della concentrazione media oraria di NO2 a Torino

Mappe di distribuzione della concentrazione media oraria di NO2 nella città di Torino

NO2

Il parco veicolare è costituito, in questo caso, dai soli due comparti del trasporto individuale privato e logistica dell’ultimo miglio. Sono esclusi dallo studio sia il Trasporto Pubblico Locale, e anche tutte le altre tipologie di veicoli (motocicli, veicoli pesanti ecc.) e altre sorgenti emissive non oggetto di studio.

Le concentrazioni medie orarie simulate arrivano fino ad un massimo di circa 100 µg/m3 nello scenario base.

Negli scenari futuri assistiamo ad una netta riduzione passando da una percentuale del 61% al 2025 fino ad arrivare ad una riduzione del 93% al 2030.

PM10

Nello scenario base, i valori di concentrazione giornaliera di PM10 arrivano fino ad un massimo di circa 25 µg/m3. Le aree più interessate dal contributo del parco veicolare privato sono concentrate negli archi con maggior flusso di traffico.

Negli scenari futuri assistiamo a una netta riduzione passando da una percentuale del 36% al 2025 fino ad arrivare ad una riduzione del 39% al 2030.

Gli scenari di Roma

NO2

Il parco veicolare analizzato è costituito, in questo caso, dal solo comparto del trasporto individuale privato.

Negli scenari futuri assistiamo a una netta riduzione delle concentrazioni medie orarie di NO2 dovuta al comparto trasporto privato che passa da una percentuale del 53% al 2025 fino ad arrivare ad una riduzione del 89% al 2030.

PM10

Nello scenario base, i valori di concentrazione giornaliera di PM10 legati al trasporto privato arrivano fino ad un massimo di circa 34 µg/m3. Le aree maggiormente interessate dal contributo del parco veicolare privato sono concentrate negli archi con maggior flusso di traffico, in questo caso coincidente con il GRA.

Negli scenari futuri assistiamo a una netta riduzione passando da una percentuale del 36% al 2025 fino ad arrivare ad una riduzione del 42% al 2030.

Gli scenari di Milano

NO2

Anche in questo caso, il parco veicolare analizzato è costituito dal solo comparto del trasporto individuale privato. Le concentrazioni medie orarie simulate in un giorno feriale invernale del mese di gennaio arrivano fino ad un massimo di circa 140 µg/m3 nello scenario base.

Negli scenari futuri assistiamo a una netta riduzione delle concentrazioni da una percentuale del 62% al 2025 fino ad arrivare ad una riduzione dell’84% al 2030.

PM10

I valori medi giornalieri del PM10 arrivano fino ad un massimo di circa 25 µg/m3 per lo scenario base riferito a un giorno feriale invernale del mese di gennaio. Le aree più interessate dal contributo del parco veicolare sono legate alle zone in cui ricadono gli archi con maggior flusso di traffico.

Si denota una riduzione delle concentrazioni, passando dallo scenario 2025 allo scenario 2030, rispettivamente del 36% e del 41%.

Gli scenari di Bologna

NO2

Si ricorda che il parco veicolare è costituito, in questo caso, dai soli due comparti del trasporto individuale privato e logistica dell’ultimo miglio. Sono esclusi dall’analisi sia il Trasporto Pubblico Locale, e anche tutte le altre tipologie di veicoli (motocicli, veicoli pesanti ecc.) e altre sorgenti emissive non oggetto di studio.

Le concentrazioni medie orarie simulate arrivano fino a un massimo di circa 150 µg/m3 nello scenario base.

Negli scenari futuri assistiamo a una netta riduzione passando da una percentuale del 47% al 2025 fino ad arrivare ad una riduzione del 79% al 2030.

PM10

Nello scenario base si evince che i valori giornalieri del PM10 arrivano fino a un massimo di circa 19 µg/m3. Le aree maggiormente interessate dal contributo del parco veicolare sono quelle in cui ricadono gli archi con maggior flusso di traffico.

Si denota una riduzione delle concentrazioni, passando dallo scenario 2025 allo scenario 2030, rispettivamente del 28% e del 34%.

Gli scenari di Palermo

NO2

Il parco veicolare è costituito, in questo caso, dal solo comparto del trasporto individuale privato.

Le concentrazioni simulate arrivano fino ad un massimo di circa 90 µg/m3 nello scenario base.

Negli scenari futuri assistiamo a una netta riduzione, passando da una percentuale del 52% al 2025 fino ad arrivare ad una riduzione del 74% al 2030.

PM10

Dallo scenario base si evince che i valori del PM10, espressi in µg/m3, arrivano fino a un massimo di circa 15 µg/m3. Le aree più interessate dal contributo del parco veicolare sono quelle aree in cui ricadono gli archi con maggior flusso di traffico.

Si denota una riduzione delle concentrazioni, passando dallo scenario 2025 allo scenario 2030, rispettivamente del 38% e del 46%.

Mobilità elettrica: una scelta amica dell’ambiente

I dati emersi dalle simulazione modellistica parlano quindi con chiarezza. Come precisato da Francesco Petracchini, Direttore del CNR-IIA, «lo studio rimarca l’importanza dell’attività scientifica dell’Istituto a supporto delle pubbliche amministrazione per fornire elementi necessari per la comprensione dei benefici ambientali connessi all’utilizzo di tecnologie pulite».

«Con questo studio – ha invece dichiarato il Segretario Generale di MOTUS-E Dino Marcozzi – grazie alla collaborazione del CNR abbiamo un quadro ben preciso sui benefici ambientali dati alla mobilità elettrica nelle città italiane. Inoltre, le nostre stime sulla penetrazione dei veicoli elettrici fino al 2030 vedono un trend di crescita sempre più positivo riconfermando come la mobilità sostenibile a zero emissioni sia una concreta realtà da raggiungere per il benessere dell’ambiente e del nostro Paese.»

La mobilità elettrica, insomma, è una soluzione concreta per migliorare la qualità ambientale delle città italiane. E i dati ricavabili dallo studio del CNR e di MOTUS-E ne sono l’ennesima conferma.

Tutto quello che bisogna sapere sulla ricarica domestica delle auto elettriche

Le vendite di auto elettriche sono in crescita in tutto il mondo.
Certo, si tratta ancora di una quota molto contenuta rispetto al totale, ma se includiamo le auto ibride plug-in allora le cose si fanno interessanti.
Ci sono però anche alcune barriere che ne limitano la diffusione: pensiamo ad esempio alla range anxiety, ma anche a come e dove “fare il pieno”. In molti si chiedono come ricaricare una macchina elettrica a casa, se è sufficiente una presa di corrente o se è necessario un contatore dedicato (a proposito, vi siete mai chiesti quanto costa installare una wallbox?) e, non ultimo, quanto si paga per ricaricare una macchina elettrica.

Per tutte queste domande non esiste una risposta univoca: proprio come c’è differenza tra fare il pieno a un’auto a benzina in autostrada o al distributore di un centro commerciale, anche la ricarica di una auto elettrica può avere costi anche molto differenti in base a dove (e come) intendiamo caricarla.
Abbiamo quindi raccolto alcune tra le domande principali che vengono poste e che, giustamente, richiedono una analisi attenta per non compiere scelte affrettate.

In che modo è possibile ricaricare una auto elettrica a casa?

Anche se la maggior parte delle auto è dotata di un caricatore che può essere collegato direttamente alla normale presa della corrente domestica (una presa schuko), sarebbe meglio non utilizzare regolarmente questo sistema. Le prese domestiche, infatti, non sono realizzate per reggere potenze elevate per un tempo prolungato e risultano di conseguenza meno sicure. Per utilizzare comunque questo metodo è preferibile una spina per uso industriale (una presa CEE industriale conforme alla norma CEI EN 60309-2, purché supportata da cavi con la giusta sezione, è adatta alla ricarica di una auto elettrica perché progettata per mantenere elevati carichi per lungo tempo).

Ancora meglio, invece, sarebbe utilizzare una infrastruttura di ricarica a norma e installata a regola d’arte da un operatore. Le wallbox assicurano una ricarica più sicura e veloce, grazie anche alla maggior potenza impiegata. Questi dispositivi vengono installati nel proprio box o presso posti auto privati e collegati all’impianto elettrico domestico, in modo che possano prelevare corrente e trasmetterla tramite un cavo all’auto.

Esistono wallbox di varia potenza, alcune delle quali superano anche i 20 kW. La scelta va però relazionata alla potenza ammessa dal caricatore dell’auto elettrica, così da evitare di acquistare un’infrastruttura sovradimensionata (o viceversa).

Quanto costa installare una wallbox?

Il costo delle wallbox cambia a seconda del modello. Come per ogni altro dispositivo è consigliabile informarsi adeguatamente ed evitare acquisti indirizzati solo dal risparmio economico. Anche se si trovano wallbox ad alcune centinaia di euro, generalmente i costi, installazione inclusa, si attestano tra i 1.000 e i 3.000 euro. Per comodità ci si può rivolgere direttamente al venditore dell’auto o al fornitore di energia, che spesso dispongono di prodotti appositi. È fondamentale, in ogni caso, confrontare più listini e conoscere in modo preciso le proprie esigenze.

icona mobilita elettrica

Serve aumentare la potenza del contatore o richiederne uno nuovo?

Quando si acquista l’auto elettrica non è necessario comunicarlo al gestore di rete per qualche autorizzazione, né richiedere nuovo contatore.
Un contatore separato e installato appositamente per “altri usi” risulterebbe solo più costoso. Infatti, i consumi per la ricarica delle auto elettriche rientrano negli usi domestici, che godono di tariffe più convenienti. Si può eventualmente valutare l’aumento di potenza del contatore installato, operazione che oggi ha costi minori rispetto al passato, variabili da fornitore a fornitore di energia. Va considerato anche il fatto che le nuove wallbox sono in grado di autoregolare la potenza assorbita, così da non limitare l’uso contemporaneo di altri elettrodomestici.

Restando in tema di ricarica auto elettrica nel box di un condominio, occorre tenere in considerazione lo schema del proprio impianto elettrico: negli edifici di recente costruzione, infatti, le prese di corrente presenti nel proprio garage sono a tutti gli effetti un ramo del proprio impianto elettrico e, come tali, i relativi consumi vengono conteggiati dal relativo contatore.

Nelle costruzioni più vecchie, invece, le prese di corrente nei garage sono collegate all’impianto elettrico condominiale e si presuppone se ne faccia un utilizzo moderato. La ricarica di una auto elettrica non rientra in questa casistica, quindi sarà necessario valutare con l’amministratore e un tecnico se l’impianto è adatto a reggere quel carico e come misurarne e fatturarne a parte i consumi (tipicamente attraverso l’installazione di un contatore supplementare).

Servono permessi particolari per installare le wallbox domestiche?

Per installare una wallbox presso la propria abitazione non servono permessi o autorizzazioni particolari. Nel caso di un condominio, è necessario avere l’autorizzazione dei condomini se si sfruttano aree comuni, di cui non si è gli unici proprietari.
Come spiegato nel paragrafo precedente, inoltre, occorre far valutare da un tecnico se l’impianto è adeguatamente dimensionato per gestire il carico aggiuntivo.

mobilità elettrica

Quanto tempo è necessario per ricaricare un’auto elettrica?

Il tempo di ricarica di un’auto elettrica dipende da diversi fattori: dalla potenza impiegata (ovvero da quella accettata dal caricatore dell’auto e da quella massima erogabile dalla wallbox), dal tipo di auto e dallo stato di carica delle batterie.
In base a questi parametri il tempo di ricarica può quindi variare da 2 o 3 ore fino a più di 10.

Per fare un esempio estremo, che non rappresenta la casistica tipica ma che aiuta a comprendere meglio i numeri, una auto elettrica con autonomia di 400 km (e quindi con batterie da circa 60 kW) collegata a un normale contatore domestico da 3 kW impiegherà fino a 20 ore per una ricarica completa. Occorre tenere presente inoltre che non tutti i 3 kW saranno disponibili: ci sono carichi sempre connessi (come i frigoriferi) o utenze particolari che vengono attivate periodicamente (lavatrice, lavastoviglie, climatizzatori) che riducono la potenza disponibile per la ricarica delle batterie dell’auto elettrica. Per questo motivo, se possibile, può essere una buona idea prendere in considerazione l’aggiornamento del proprio contratto con il fornitore al fine di ottenere una potenza massima impegnata maggiore (spesso sono sufficienti i 6 kW).
In ogni caso, va comunque precisato che non è necessario fare solo ricariche complete quando la batteria è scarica. A casa si possono anche fare ricariche parziali, sfruttando semplicemente il tempo a disposizione.

Quanto costa la ricarica di una auto elettrica a casa?

Icona ricarica domestica auto elettricaAnche il costo della ricarica dipende dall’auto e dalla capacità del sistema di ricarica. Fondamentalmente, si fa lo stesso ragionamento di quando si valuta il costo di un pieno di gasolio, solo che il prezzo non sarà al litro, ma al kWh.
Occorre dunque passare dal concetto di km/litro a quello di km/kWh.
Le statistiche aggiornate del sito Electric Vehicle Database indicano in media un consumo di 150-200 Wh per ogni km, cioè tra 15 e 20 kWh ogni 100 km.

Per calcolare il costo di ricarica assoluto è sufficiente moltiplicare la capacità della batteria in kW per il costo dei kWh del proprio contratto domestico (è indicato nelle bollette). In altre parole, per un’auto con batterie da 30 kWh e un costo medio stimato tra 0,17 e 0,18 €/kWh, una ricarica completa costerà poco più di 5 euro.

Per comprendere meglio i numeri occorre capire quanta strada ci faranno fare quei 5 euro di elettricità: restando nell’esempio dell’auto elettrica con batteria da 30 kWh e ipotizzando un consumo di 15 kWh ogni 100 km, emerge che l’auto avrà una autonomia di 200 km con un “pieno” di 5 euro.

Si risparmia se si ricarica una auto elettrica a casa con il fotovoltaico?

Abbinare un sistema di ricarica per l’auto elettrica ad un impianto fotovoltaico assicura un maggior risparmio economico se si ha a disposizione anche un dispositivo per lo stoccaggio dell’energia (il cosiddetto accumulo fotovoltaico).
È importante poter consumare energia pulita per la ricarica dell’auto anche nelle ore in cui questa non viene prodotta, come la notte. In alternativa, si dovrebbe riuscire a ricaricare l’auto nelle ore di maggior produzione, ovvero quelle centrali della giornata.

È possibile installare una colonnina di ricarica in condominio?

In condominio è possibile installare stazioni di ricarica per le auto elettriche nei box privati. Per chi si stesse chiedendo come ricaricare l’auto elettrica senza un garage, segnaliamo che è possibile installare una wallbox negli spazi comuni.

La differenza è che per l’installazione nel proprio box non serve l’approvazione dei condomini, ma è sufficiente comunicarlo all’amministratore. Inoltre, se si pensa di collegare la stazione di ricarica all’impianto condominiale è necessario acquistare un misuratore dei consumi, così da calcolare la quota di energia utilizzata per la ricarica. Per l’installazione nelle aree comuni è necessaria l’approvazione dell’assemblea condominiale per la suddivisione di tutte le spese e la comproprietà dell’infrastruttura. Se il parere è negativo, non si impedisce l’installazione della colonnina, ma le spese saranno a carico dei soli condomini interessati e, di conseguenza, anche l’utilizzo. Unico vincolo è la garanzia di non danneggiare le parti comuni, né comprometterne l’uso.

Ci sono detrazioni fiscali o incentivi per l’installazione delle colonnine di ricarica?

L’installazione di colonnine di ricarica per l’auto elettrica è uno degli interventi che può godere di incentivi come il Superbonus 110% introdotto dal Decreto Rilancio, a patto che sia combinato con uno degli interventi trainanti nel campo dell’efficienza energetica e della sicurezza sismica. Se l’installazione non avviene contestualmente ad altri interventi, si può comunque godere della detrazione al 50% introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 (fino al 31 dicembre 2021), che copre le spese di acquisto, installazione e potenziamento contatore fino ad un massimo di 3.000 euro.

La Legge di Bilancio 2022 purtroppo non ha prorogato la detrazione fiscale 50% per l’acquisto e l’installazione delle Wallbox. Questo significa che sono detraibili solo le spese sostenute fino al 31 dicembre 2021.


Articolo aggiornato

Mentor ME, continua l’e-learning per gli studenti

Nei mesi scorsi, con l’avvento della pandemia, gli strumenti di didattica digitale sono stati adottati dalle scuole diventando una modalità indispensabile per permettere agli studenti di continuare il proprio percorso di studi, di accedere a nuovi contenuti e di avvicinarsi a nuovi temi del futuro.

In questo contesto in continua evoluzione, con l’obiettivo di andare incontro alle richieste dei docenti che per il nuovo anno scolastico chiedono soluzioni pratiche per permettere agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di svolgere in sicurezza le iniziative di PCTO (ex alternanza scuola-lavoro), Mitsubishi Electric propone Mentor ME, la piattaforma gratuita a supporto della didattica in ambito tecnico disponibile online e fruibile a livello nazionale.

Come funziona Mentor ME

Mentor ME può essere definito un avanzato laboratorio virtuale che mette in comunicazione la scuola con le imprese, consentendo ai docenti di aggiornarsi sulle più innovative tecnologie attualmente utilizzate in ambito aziendale e favorendo nei giovani l’acquisizione di competenze fondamentali in ambito professionale utili per iniziare a fare i primi passi nel panorama lavorativo.

La piattaforma prevede un modulo introduttivo di PCTO della durata di 3 ore, finalizzato ad avvicinare gli studenti al mondo dell’impresa, facendo conoscere loro la storia, le attività e i processi di un’azienda come Mitsubishi Electric.
Segue poi un percorso professionalizzante a scelta tra Automazione Industriale e Meccatronica (con 27 ore di PCTO) o Climatizzazione (con 21 ore di PTCO).

Per ciascuno di questi moduli i giovani possono usufruire di contenuti di e-learning di qualità, con lo stesso livello di aggiornamento tecnologico che Mitsubishi Electric fornisce ai propri partner. La sessione di e-learning, articolata in 3/6 lezioni, prevede momenti di approfondimento e si conclude con un test di verifica.

L’aspetto più operativo di Mentor ME si compie con una attività di smartworking guidata da un mentor aziendale che vede gli studenti protagonisti di esercitazioni pratiche in cui si misurano con l’ideazione di un vero progetto, come se lavorassero in azienda, applicando le nozioni acquisite.

A partire dal secondo quadrimestre (dicembre 2020) il percorso di Automazione Industriale e Meccatronica si arricchirà di un nuovo modulo dedicato alla Robotica e al controllo numerico (CNC) composto da 2 lezioni in e-learning.
L’accesso e l’iscrizione gratuita da parte dei docenti a Mentor ME è possibile dalla piattaforma

Superbonus: serve un cambio di passo del sistema finanziario

“Quello della finanza è sicuramente un tema non irrilevante per quanto riguarda il Superbonus 110%, una misura che è stata concepita con due finalità di grande rilevanza: rilanciare l’economia e combattere l’inquinamento”: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, ha colto l’occasione offerta da uno dei numerosi eventi di Ecomondo, la fiera che quest’anno va in scena in modalità digitale, per fare il punto su alcuni aspetti chiave del provvedimento per il rilancio dell’edilizia in chiave green. Ricordiamo che il Superbonus 110% è la maxi agevolazione fiscale prevista dal DL 34/2020, noto come Decreto Rilancio, che ha aumentato al 110% la detrazione fiscale per interventi di efficienza energetica (cappotto termico e sostituzione impianti di climatizzazione invernale), interventi antisismici, installazione di impianti fotovoltaici o infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici su edifici residenziali. Le misure sono valide per le prese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021.

Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

“Teniamo a mente – ha premesso Fraccaro – che tutto mondo dell’edilizia residenziale ha un’incidenza molto elevata nella produzione di CO2. Basti pensare che le nostre città, con tutte le attività che vi si svolgono, sono responsabili del 70% e più dell’inquinamento complessivo e in questo ambito il 36% delle emissioni nocive è da attribuire alla CO2 generata dagli edifici”.

La ratio finanziaria del Superbonus 110%

L’evento di Ecomondo era dedicato in particolare alla finanza per l’efficienza energetica, ed il sottosegretario ha sottolineato come “il Superbonus è stato previsto al 110% del costo dei lavori perché quel 10% diventa il margine di guadagno che consente al mondo finanziario di anticipare la liquidità attraverso l’acquisto del credito d’imposta. La somma erogata, maggiorata del 10%, verrà poi recuperata in cinque anni ottenendola dallo Stato. Quest’ultimo, grazie a questa sorta di patto con il sistema finanziario, non è così costretto ad accollarsi subito tutto l’importo dei lavori eseguiti in regime di Superbonus”.

Problemi per l’anticipo di liquidità

Da qui una precisazione importante: “Ritengo il guadagno garantito al sistema finanziario sicuramente congruo, visto che con il 10% c’è la possibilità di realizzare una marginalità del 2% annuo superiore, ad esempio, a quella ottenibile con molti titoli di Stato. Il problema, però, sorge quando si rivolgono alle banche, per chiedere di anticipare la liquidità, le molte imprese che non hanno le risorse per provvedere da subito a tutti i costi dell’intervento. Si crea un problema perché negli ultimi anni la capacità di erogare il credito si è legata a certi valori, a loro volta determinanti per il rating degli istituti bancari, che non possono essere soddisfatti da tutte le imprese”.

La solidità professionale

Per questo Fraccaro ha lanciato un vero e proprio appello: “Noi abbiamo bisogno che il sistema bancario non dimentichi quella che è la sua principale funzione, ovvero finanziare il tessuto produttivo, e che quindi anticipi alle imprese la liquidità necessaria applicando dei tassi d’interesse corretti. Quindi, nel caso del Superbonus con il meccanismo del 110% e il credito d’imposta garantito dallo Stato, il sistema finanziario è chiamato ad un autentico cambio di passo, non si deve preoccupare tanto della solidità finanziaria dell’azienda quanto della sua solidità professionale o di quella del consorzio di imprese che eseguono i lavori”.

Superbonus: evitare l’improvvisazione

In quest’ambito emerge però un’altra questione: “Dobbiamo evitare un ulteriore problema, cioè quello dell’improvvisazione. Il Superbonus, infatti, è uno strumento che può attrarre nuovi attori nel modo dell’efficienza energetica, ma questi nuovi arrivati, a cui guardiamo comunque in maniera positiva, devono essere dei soggetti qualificati. Tutto il meccanismo finanziario funziona se i lavori vengono fatti a regola d’arte perché l’obiettivo finale è l’efficientamento energetico, cioè il minor consumo per riscaldamento e elettricità degli edifici”.

La proroga del Superbonus

Inevitabile, poi, il riferimento ad un’altra questione di stretta attualità: “Il percorso di efficientamento energetico, paradossalmente, è iniziato proprio grazie alla pandemia – ha dichiarato il sottosegretario – ma abbiamo il dovere di non interromperlo una volta che il virus sarà sconfitto. Non a caso uno dei temi sul tavolo è quello della proroga del Superbonus. Considerato che in Italia dobbiamo efficientare almeno il 3% annuo dell’edilizia residenziale pubblica e privata, i 15 miliardi all’anno movimentati dal Superbonus rappresentano l’ammontare indispensabile per centrare l’obiettivo”.

Gli obiettivi europei

Obiettivi da raggiungere che naturalmente vanno inseriti nel contesto del continente: “La Commissione europea – ha specificato Fraccaro – quantifica in 185 miliardi annui l’ammontare aggiuntivo degli investimenti necessari sul territorio dell’Unione per la riqualificazione degli edifici. Quindi diciamo che il Superbonus, ritenuto dai più come una misura straordinaria legata all’effetto Covid, in realtà deve trasformarsi in una misura ordinaria, la cui costante applicazione sarà necessaria fino al 2030, ma in realtà fino al 2050 quando andrà raggiunta la neutralità energetica dell’Europa”.

Un sistema di accumulo modulare per Martinsville, in Virginia

Wärtsilä fornirà il suo sistema di accumulo di energia di nuova generazione ad AEP OnSite Partners per servire la città americana di Martinsville, in Virginia. Si tratta del primo progetto basato sul sistema Wärtsilä GridSolv Quantum, che sarà in grado di garantire alla cittadina statunitense un considerevole vantaggio in termini operativi, economici e ambientali.

Un sistema di accumulo modulare

La soluzione consiste in un sistema di accumulo di tipo modulare, compatto e completamente integrato: un pacchetto pre-ingegnerizzato progettato per facilitare l’implementazione e l’ottimizzazione energetica sostenibile per diverse località e applicazioni di mercato.

Marco Golinelli, Director Wartsila Energy Business Solutions

Marco Golinelli, Director Wartsila Energy Business Solutions

I requisiti di flessibilità e funzionalità rendono questa tecnologia una soluzione completa, con diversi sottosistemi che lavorano in sinergia per fornire la massima prestazione al minor costo del ciclo di vita.
Le funzioni del sistema saranno controllate dal software intelligente di gestione energetica GEMS di Wärtsilä, che consentirà, fra l’altro, di ridurre di circa 9 MW la domanda di picco della città di Martinsville, che dispone di un proprio servizio di distribuzione e mantiene un proprio sistema che serve circa 13.000 tra residenti e aziende.
Grazie a questo progetto, che sarà operativo nella seconda metà del 2021, la città ridurrà la trasmissione e i valori massimi di capacità all’interno del territorio dell’operatore regionale.

“Il successo di questa operazione negli USA conferma la nostra capacità di aiutare i fornitori di energia a integrare le microgrid di stoccaggio ad aumentare la loro quota di energia rinnovabile. – ha commentato Marco Golinelli, Director Wärtsilä Energy Business Solutions e Presidente di Italcogen, Anima Confindustria – Avremmo bisogno di molti progetti di questo tipo anche in Italia: il sistema elettrico necessita di flessibilità e, anche per attrarre investimenti in questo campo, questo elemento deve essere riconosciuto e premiato. Inoltre, lo stoccaggio di energia è ancora soggetto a doppia tassazione, prima come produttore e poi come consumatore di elettricità, cosa che non è in linea con le decisioni prese a livello dell’UE”.

Giubbotto New Nyborg per un autunno con comfort e sicurezza

Sicurezza, prestazioni e comfort sono tre punti cardine quando si parla di lavoro.
Rossini si distingue nella produzione di abbigliamento da lavoro, tecnico, DPI e specifico per il mondo Ho.Re.Ca.
A tal proposito, l’azienda ha recentemente presentato la nuova collezione autunnale New Nyborg di giubbotti da lavoro in softshell.

Una linea completa per l’abbigliamento da lavoro

La linea comprende giubbotti e gilet da lavoro ed è realizzata in tessuto tecnico softshell, che garantisce traspirabilità, termoregolazione, resistenza all’acqua ed elasticità.
Questo rende i dispositivi di protezione sicuri e confortevoli da indossare, oltre che realizzati con materiali altamente performanti e progettati per rispondere a diverse esigenze di utilizzo.

Il gilet Zack, ad esempio, dispone di cerniera centrale e foro di areazione sulla schiena, mentre il giubbotto Smarty vanta un’ottima vestibilità, cerniera centrale antipioggia, cappuccio staccabile con cerniera e coulisse e pratico foro in silicone per le cuffie dello smartphone.
Il giubbotto invernale Newman, infine, possiede una confortevole imbottitura e fodera di design, cappuccio fisso con coulisse e inserto rifrangente sotto il cappuccio.

New Nyborg e softshell per comfort e sicurezza

Giubbotto Rossini New NyborgLa linea New Nyborg implementa le già eccellenti qualità di idrorepellenza, termoregolazione, comfort ed elasticità del softshell con ulteriori caratteristiche: Waterproof Protection grazie all’accoppiata tra tessuto impermeabile e il micro-pile con membrana 8000 mm WP e 800 MPV; Breathable Comfort che mantiene il corpo asciutto durante ogni attività lavorativa; fattore Extra Elastic che permette al capo d’abbigliamento di adattarsi perfettamente al corpo, offrendo massima libertà di movimento e Durable Textile, che aumenta il ciclo di vita del capo grazie all’uso di una trama resistente alla trazione e all’abrasione.

Il New Nyborg è caratterizzato da chiusura centrale e cerniera waterproof, cappuccio con coulisse e velcro di chiusura applicato al giubbotto tramite cerniera; taschino interno al petto destro chiuso con cerniera, tasche inferiori chiuse con cerniera waterproof e fori di aerazione sottoascelle e sulla schiena per un’alta traspirabilità. I polsi interni in maglia elastica, il fondo posteriore arrotondato e con inserti di colore a contrasto e i profili rifrangenti anteriori, posteriori e lungo le maniche, garantiscono vestibilità e sicurezza sul lavoro.
Il giubbotto softhshell New Nyborg è disponibile in sei colorazioni, nelle taglie dalla S alla XXXL.

Incentivi e detrazioni fiscali per gli impianti domestici

Incentivi e detrazioni fiscali hanno lo scopo di favorire interventi e lavori per riqualificare gli edifici esistenti e per costruire i nuovi secondo principi di qualità ed efficienza. Tra gli incentivi rivolti al mondo dell’edilizia, rientrano anche alcuni lavori relativi all’impiantistica domestica.

Per quanto riguarda gli edifici esistenti e “vecchi”, considerando che gran parte del parco immobiliare italiano risale a decenni fa, questi strumenti favoriscono la messa in sicurezza e l’efficientamento energetico, con benefici per le persone che li vivono, ma in generale anche per l’ambiente. Negli edifici più recenti, invece, si tratta di indirizzare le scelte verso le tecnologie più performanti, soprattutto in ambito energetico e di automazione (basti vedere alla crescita del mercato della Smart Home).

Detrazioni fiscali per impianti di riscaldamento e raffrescamento

Quando si parla di detrazioni fiscali per gli impianti di riscaldamento e raffrescamento si entra nel campo del risparmio energetico e dell’efficientamento degli edifici esistenti. Sostituire l’impianto esistente con uno di nuova generazione e più performante, infatti, permette di accedere all’Ecobonus. Si tratta di una detrazione IRPEF del 50% o 65% del costo dell’intervento sostenuto, restituito in 10 anni in rate equivalenti. La percentuale della detrazione cambia a seconda dell’intervento effettuato, che è del 50% se si limita alla sostituzione con una caldaia a condensazione, mentre è del 65% se si installa una caldaia a condensazione in classe A, abbinata ad un sistema evoluto di termoregolazione. Si possono detrarre al 65% anche le pompe di calore, i sistemi ibridi (caldaia a condensazione+pompa di calore), microgeneratori e pannelli solari per la produzione di acqua calda.

Inoltre, con il Decreto Rilancio si è introdotto il Superbonus 110% che racchiude tutti gli interventi previsti dall’Ecobonus.

Per ottenere l’estensione dell’Ecobonus al 110%, però, è necessario che la sostituzione dell’impianto di riscaldamento centralizzato assicuri un aumento di due classi energetiche dell’immobile o il raggiungimento della massima possibile. Il limite di spesa detraibile, in questo caso, è di 30.000 euro ed è possibile richiedere uno sconto in fattura o la cessione del credito in sostituzione della restituzione del credito in 10 rate annuali. La detrazione è valida per tutti gli interventi eseguiti tra il 1° luglio 2020 e il 31 dicembre 2021.

Bonus domotica: detrazioni al 65%

Le spese sostenute per l’acquisto e l’installazione di impianti finalizzati all’automazione domestica e che garantiscono un risparmio energetico possono rientrare nelle detrazioni fiscali al 65% dell’Ecobonus. Le spese ammissibili devono, quindi, concorrere all’efficientamento dell’edificio.

Fondamentalmente si tratta di sistemi per regolare e gestire gli impianti di riscaldamento e raffrescamento da remoto, ma anche quello per la produzione di acqua calda sanitaria. Questi sistemi, infatti, hanno il pregio di assicurare un miglior controllo dell’impiantistica domestica, riducendo gli sprechi e rispondendo in modo molto più puntuale alle reali esigenze degli utenti. Tra le altre funzionalità, inoltre, ci sono anche quelle di rendicontazione dell’energia consumata, permettendo in generale un comportamento più consapevole. Il funzionamento è il medesimo di quanto descritto in precedenza, con la rateizzazione in 10 anni del credito.

detrazioni fiscali per la domotica

Detrazione impianto elettrico 2020

Molto spesso in casa si sottovaluta l’importanza della sicurezza dell’impianto elettrico, che non viene né manutenuto né sostituito nemmeno a distanza di anni. Un impianto elettrico e tutte le sue componenti, però, non sono eterni, anzi andrebbero ripristinati circa ogni 20 anni. Oggi moltissime case italiane hanno ancora impianti risalenti ad inizio anni 90’ se non prima, nonostante siano sempre di più i dispositivi in casa alimentati ad energia elettrica.

Proprio per questo il rifacimento dell’impianto elettrico è uno degli interventi incentivati con il Bonus Ristrutturazione. La detrazione impianto elettrico 2020 consiste nella detrazione IRPEF del 50% del costo sostenuto per i lavori di rifacimento dell’impianto, fino ad una spesa massima ammissibile di 96.000 euro (che può raggruppare diversi interventi di manutenzione straordinaria oltre all’impianto elettrico). Possono accedere sia i proprietari di un’abitazione sia gli affittuari, ma per godere della detrazione è fondamentale pagare tramite un bonifico parlante, in cui si indicano il riferimento alla norma (articolo 16-bis del Dpr 917/1986), il codice fiscale del beneficiario e di chi riceverà il pagamento (o Partita Iva) e gli estremi della fattura.

Il nuovo impianto, chiaramente dovrà essere conforme alla norma CEI 64-8, certificato da un professionista abilitato e dotato di Dichiarazione di conformità, documento da rilasciare al proprietario al momento dell’installazione dell’impianto.

Incentivi fiscali per gli impianti di sorveglianza e sicurezza

Anche gli impianti per la sicurezza e la videosorveglianza rientrano nelle spese detraibili con il Bonus Ristrutturazioni. La detrazione IRPEF al 50% non vale per tutte le spese sostenute, ma si applica ai sistemi di videosorveglianza con telecamere, ai sensori e rilevatori di effrazione per gli infissi, all’installazione di un antifurto e in generale ai servizi di sopralluogo e progettazione per gli impianti di sicurezza. Anche in questo caso i lavori dovranno essere pagati tramite bonifico parlante, riportante le informazioni dette prima. Ulteriore condizione da rispettare è quella di affidare i lavori di progettazione e installazione a professionisti del settore.

JuiceBox, la stazione di ricarica di Enel X, vince il Compasso d’Oro 2020

Enel X lancia sul mercato italiano JuiceBox, l’infrastruttura di ricarica privata per veicoli elettrici da installare nei garage e posti auto, sia a casa che in ufficio.

Le nuove JuiceBox, interamente progettate e sviluppate in Italia, sono realizzate in plastica riciclata, nel pieno rispetto dell’ambiente e dei principi dell’economia circolare, e si gestiscono anche da remoto attraverso l’App JuicePass di Enel X.

Le caratteristiche delle stazioni di ricarica JuiceBox

JuiceBox Enel XSono due le tipologie di stazioni di ricarica disponibili: JuiceBox Pro e JuiceBox Pro Cellular, entrambe dotate di connettività Wi-fi e Bluetooth, mentre la versione Pro Cellular aggiunge la connettività cellulare LTE per garantire la connessione in qualsiasi luogo.

Sono disponibili entrambi nella versione con cavo e senza cavo con una potenza fino a 22 kW.
Grazie alla funzionalità di smart charging, JuiceBox è in grado di adattare il suo livello di potenza in base alla disponibilità residua del contatore per rispondere al meglio alle necessità dei clienti, ed è dotata di tutte le caratteristiche di sicurezza e connettività che rendono il momento di ricarica un’esperienza semplice e sicura.

Caricare l’auto con JuiceBox è un’operazione facile e intuitiva e tramite JuicePass è possibile scegliere tra due esperienze di ricarica: con la modalità Connect&Charge è sufficiente inserire il cavo al connettore del veicolo per iniziare la ricarica, in alternativa è possibile richiedere l’autenticazione tramite App o card RFID.

Un design da premio e connettività top

Grazie al suo design, recentemente la JuiceBox di Enel X si è aggiudicata il premio “Compasso d’Oro” per il design industriale 2020.
Le infrastrutture JuiceBox sono connesse h24 con la piattaforma di gestione cloud di Enel X e, grazie alla connettività e LTE, possono essere utilizzate anche da remoto attraverso l’app JuicePass di Enel X che consente di gestire le impostazioni e regolare la potenza della JuiceBox, monitorare le sessioni di ricarica e il consumo d’energia, programmare e avviare da remoto la ricarica, ricevere notifiche live e accedere ad ulteriori funzionalità di smart charging. Inoltre, attraverso la corona LED dinamica è possibile visualizzare subito lo stato di ricarica della propria auto. Grazie all’app è possibile inoltre accedere a oltre 50.000 stazioni di ricarica.

Airforte Aero, per una sanificazione continua dell’aria

È dal 2009 che Greenova Italia seleziona prodotti e tecnologie per l’efficientamento energetico, nel rispetto delle risorse naturali, dell’ambiente e delle persone.
All’interno delle proposte dell’azienda spicca la gamma Airforte Aero, una linea di sistemi per la sanificazione continua e permanente dell’aria in ambienti chiusi anche in presenza di persone.

L’alto grado di efficacia ed efficienza di questi prodotti è garantito dall’impiego contemporaneo di 5 tecnologie; ionizzazione, lampade UVC, filtri brevettati rivestiti di biossido di titanio, filtro HEPA di ultima generazione e filtri a carboni attivi.

Come funziona la tecnologia di Airforte Aero

Greenova Airforte Aero 1000L’impiego di queste tecnologie assicura che la sanificazione operata da questi macchinari sia Covid_Free Tested, fattore di assoluta priorità in questo momento storico.

Ma offre anche ulteriori benefici: sanificazione continua dei locali anche in presenza di persone, eliminazione di virus, batteri, muffe, spore ed acari, odori (incluso il fumo), polveri sottili, pollini, microparticelle, formaldeide e legionella, il tutto senza emissione di ozono né di rifiuti nocivi, con un basso consumo energetico e bassi costi di manutenzione.

I sistemi per la sanificazione di Greenova Italia riproducono il processo naturale con cui il sole, con l’irraggiamento UV, trasforma il vapore acqueo presente nell’aria e l’ossigeno in radicali idrossilici, capaci di eliminare qualsiasi contaminante organico e inorganico presente nell’aria e sulle superfici.
I radicali idrossilici hanno una “vita” di soli 20-50 millisecondi: per poter sanificare in modo efficace un ambiente, dunque, è necessario produrli costantemente.

Ed è proprio questa una delle funzioni di Airforte Aero, che può lavorare ininterrottamente filtrando l’aria presente in un ambiente e creando radicali idrossilici.

Economia circolare, gli italiani devono informarsi di più

Per giocare una partita, nel caso in questione quella della green economy, bisogna innanzitutto conoscere le regole del gioco. Ebbene, dalla recente indagine dell’Ipsos “L’Economia circolare in Italia”, i cui risultati sono stati presentati nel corso di EcoForum 2020, emergono due elementi: da un lato aumentano i cittadini che possono effettivamente “scendere in campo”, ma dall’altro non sono ancora abbastanza.

Una prima importante evidenza dello studio, che ha coinvolto un campione di mille intervistati a rappresentanza della fascia d’età fra 16 e 70 anni, consiste, appunto, nella conoscenza della materia. Infatti, circa il 76% degli interpellati ha saputo dare una definizione corretta del concetto di sostenibilità anche se soltanto il 36% ha dimostrato di possedere una conoscenza approfondita dell’argomento.

Insufficiente comprensione dell’economia circolare

Meno positivi i riscontri relativi alla comprensione dell’economia circolare, un ambito dove negli ultimi due anni il bacino dei conoscitori non si è allargato. In particolare, se attualmente 4 italiani su 10 dimostrano di conoscere le dinamiche che caratterizzano l’economia circolare, soltanto 2 su 10 sanno collocarle in questa categoria.

Dall’indagine Ipsos risulta poi che l’83% del campione è disposto ad adottare almeno un comportamento che vada a vantaggio dell’economia circolare, nella maggior parte dei casi con un maggior impegno nello smaltimento dei propri rifiuti. Ma ci sono anche coloro che in nome del riutilizzo delle risorse si dichiarano disponibili ad accettare dei prodotti meno belli esteticamente, seppur non rinunciando alla loro efficacia e performance.

Scheda conoscenza economia circolare

Il rapporto con le istituzioni europee

Un capitolo importante della ricerca riguarda il rapporto degli italiani con le istituzioni europee in tema di crescita sostenibile. Ad esempio, su un tema di stretta attualità come il Recovery Fund il 72% degli intervistati ha affermato di ritenerlo importante per un rilancio green dell’economia all’insegna della circolarità, della sostenibilità e della lotta alla crisi climatica.

Per quanto attiene il ruolo giocato dall’Europa nell’indirizzare l’Italia verso uno sviluppo sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che sociale, il 61% dei cittadini intervistati lo ritiene importante. Ed ancora, circa la metà del campione ammette di conoscere poco o per nulla il Green Deal europeo. Più dell’80% di coloro che invece si sono fatti un’opinione sull’argomento esprime una valutazione positiva sul Green Deal.

Scheda conoscenza sostenibilità

Gli investimenti delle imprese sulla sostenibilità

Spostando il focus sulle imprese, con il suo Osservatorio l’Ipsos evidenzia l’esistenza di un interesse diffuso sulla sostenibilità da parte della maggioranza delle aziende italiane. Nel dettaglio, il 60% delle imprese effettua degli investimenti in tal senso mentre il 34% ha deciso di non farlo.

Un dato, quello delle aziende che investono, che però diventa meno positivo andando a scorporarlo. Infatti, soltanto il 24% delle aziende italiane investe sulla sostenibilità “in modo convinto da diversi anni”. Il restante 36% delle imprese lo fa invece con una strategia limitata ad alcuni ambiti o soltanto da poco tempo.

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