Metodo BIM: perché digitalizzare l’edilizia fa bene

Non un semplice software, non un insieme di disegni 3D, ma uno strumento di progettazione integrata e integrabile nel tempo. Cos’è davvero il metodo BIM? Emanuele Tosatti, Global Channel Manager Smart Buildings di ABB Electrification, traccia i confini della rivoluzione digitale che sta muovendo passi importanti nell’industria italiana delle costruzioni.

“Ciò che cambia, nella progettazione BIM, non è il tipo di intervento in sé, ma il fatto che tutte le decisioni critiche, sia nella realizzazione sia nella successiva manutenzione del building, possano essere anticipate e meglio valutate grazie alle molte informazioni fruibili – spiega il manager, che si occupa di BIM per ABB a livello globale -. Questo grazie alla visione collaborativa di tutti i professionisti coinvolti. Architetti, ingegneri, tecnici, impiantisti e fornitori lavorano, insieme, su un unico modello virtuale”. Con evidenti benefici in termini di tempi, costi e qualità del lavoro.

Genesi e caratteristiche del metodo BIM

Partiamo dal concetto: BIM è l’acronimo di Building Information Modeling. Un processo che permette di digitalizzare tutti gli aspetti del mondo edile: dalla concettualizzazione (fattibilità economica, mockup, fasi di progettazione, ecc.) alla realizzazione, fino al facility management di un fabbricato (manutenzione programmata, materiali utilizzati, ecc.). Pensando addirittura, un giorno, al suo smantellamento.

Anticipare le decisioni in fase progettuale significa risparmiare risorse ed efficientare processi per tutto il ciclo di vita dell’edificio, a beneficio dell’intera filiera delle costruzioni

Un’attività di progettazione smart che affonda le proprie radici nella volontà di rispondere alle esigenze della logistica e della sicurezza nei cantieri. “Un contesto dove si spendono molte risorse e dove il “disordine” aumenta la probabilità di incidenti – aggiunge Tosatti -. Dalla primaria necessità di controllare materiali e movimenti in cantiere si sviluppa dunque l’odierno faldone digitale BIM. Lo definirei un repository a forma di edificio, che accompagna ogni commessa dalla A alla Z”.

Dal singolo oggetto BIM alla visione collaborativa

Metodo BIM: progettazione e gestione digitali

Building Information Modeling si spinge oltre l’ormai affermata tecnologia CAD 3D. I modelli BIM consentono assemblaggio tridimensionale multilivello e archiviazione delle informazioni su tutti i prodotti. I valori chiave che si aggiungono al modello 3D sono la collaborazione e la gestione dei dati. Ed è proprio in queste due aree che si concentrano oggi gli sforzi, sia tecnologici che formativi, per fare il definitivo salto verso la digitalizzazione del mondo edile.

Il ciclo di vita di una costruzione BIM conta infatti tre fasi:

Insomma, dalla fase “embrionale” alla documentazione completa. In un panorama che sottende collaborazione, dove la molteplicità professionale lavora sullo stesso oggetto, arricchendolo giorno dopo giorno.

I vantaggi? Prevenire, risparmiare, ottimizzare

Tra i principali vantaggi, lo abbiamo accennato, c’è la possibilità di prevenire le criticità sia in cantiere sia nella successiva gestione della struttura.

Inoltre, chi progetta in BIM ha l’opportunità di:

Esempio lampante di tutto questo, che ci ricollega anche al ruolo di ABB, riguarda la clash detection (verifica interferenze). Nel metodo BIM, i disegni vengono trasformati in oggetti intelligenti che contengono tutti i layer impiantistici e strutturali, con i dettagli di ogni singolo prodotto posizionato al loro interno.

Si notano subito gli eventuali conflitti, si limitano le varianti in corso d’opera, si accelera l’intero processo di realizzazione del building e si progettano meglio gli ambienti. Inoltre vengono considerate le distanze di sicurezza tra le apparecchiature e le vie di fuga per l’operatore. Senza dimenticare, per esempio, il peso per dimensionare la soletta o la dissipazione termica per dimensionare l’impianto di aria condizionata.

BIM ABB

Tecnologia in opera con ABB

Cosa fa ABB in questo speciale processo? Sostanzialmente accede all’progetto BIM per supportare i progettisti nel capire esattamente “dove mettere cosa”. Qui gioca un ruolo fondamentale la gestione degli spazi: “Il valore aggiunto della proposta ABB unisce la qualità e l’affidabilità delle caratteristiche tecniche alla precisa collocazione operativa del prodotto nel contesto di riferimento. Un esempio? Gli oggetti BIM dei quadri incorporano le dimensioni per le manovre esterne. Praticamente offrono già in fase progettuale informazioni preziose sia per la logistica di cantiere sia per i facility manager”.

Ciò significa collaborare alla realizzazione di un edificio non come semplici fornitori di componenti. Ovvero lavorare insieme agli altri stakeholder del progetto alla preliminare definizione delle soluzioni ideali e avere dunque maggiori chance di trasformarle in scelta definitiva. “Quando si ottimizza un progetto, tutto diventa più conveniente – aggiunge Tosatti -. Si realizzano proposte più precise e si genera meno competizione sui prezzi. Basti pensare che nel mondo anglosassone chi spinge di più sul BIM non è quello della progettazione, bensì quello dei professionisti della “preventivazione”.

Più le informazioni sono accurate e ottimizzate, più le quotazioni risultano vincenti”. Prende così vita un nuovo modo di affrontare la progettazione, frutto della “percorribilità tecnica” abilitata dal modello virtuale dell’edificio, ma soprattutto della convenienza economica conseguente alla sua messa in campo. Una precisione molto apprezzata da professionisti delle costruzioni e studi di progettazione. “ABB ha deciso di approcciare il metodo BIM con una strategia ben precisa, fatta di concretezza e visione sinergica, coinvolgendo clienti e potenziali tali in un processo digitale che fa la differenza”, conclude il manager italiano.

 

ANIE: “L’industria tecnologica sia il fulcro della ripresa”

La buona notizia, in un anno che ne sta purtroppo riservando ben poche, è che proprio la pandemia ha reso ancor più vitali per l’economia del Paese l’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale. Ed è giusto che a sottolinearlo, nell’assemblea annuale andata in scena sia in modalità fisica che virtuale, sia stata l’ANIE, la Federazione che raggruppa 1.500 aziende del settore elettrotecnico ed elettronico con un totale di 500.000 addetti e circa 84 miliardi di fatturato.

La resilienza del comparto tecnologico

Certo, i numeri relativi alla prima metà dell’anno mostrano una realtà molto dura per le imprese del settore, ma inquadrati nel contesto generale dell’industria italiana denotano la specifica resilienza del comparto tecnologico. In particolare, a fotografare questa situazione ci sono i dati dell’Osservatorio sul mercato delle tecnologie della Federazione.

L’indagine sottolinea come nel primo semestre 2020 il 71% delle imprese appartenenti al campione ha segnalato un calo del fatturato nel confronto con i sei mesi precedenti. Ma le stime relative alla seconda parte dell’anno evidenziano gli effetti positivi delle riaperture successive al lockdown. E così la quota delle aziende che dichiarano un’ulteriore flessione del fatturato scende al 33%.

dati comparto tecnologico Anie

L’occupazione tiene nonostante la pandemia

Sul fronte occupazionale emergono invece segnali di stabilità su entrambi i semestri per oltre il 70% delle imprese. La lieve ripresa in corso nel secondo semestre non è però in grado di cancellare o minimizzare le perdite attese in chiusura d’anno. Infatti, il 71% delle imprese del campione stima sull’intero anno 2020 un calo del fatturato. Una negatività peraltro non marginale, se è vero che ben il 40% delle aziende interpellate prevede un calo a doppia cifra.

Ma, e veniamo all’assunto di partenza, proprio l’emergenza sanitaria, durante i mesi di lockdown e poi nell’incerta fase attuale, ha reso sempre più evidente la spinta che possono fornire la trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica per la ripresa economica del Paese. In altri termini, le forzate restrizioni alle attività hanno fatto comprendere a molti l’esigenza di considerare la digitalizzazione come elemento primario. Una sfida che va raccolta dalle imprese ANIE “in grado di fornire – come sottolinea la Federazione – tecnologie che vengono impiegate ovunque, dalla casa all’industria, dai trasporti alle infrastrutture energetiche e di comunicazione”.

Investire in tecnologie digitali al di là dell’emergenza

Dai dati dell’Osservatorio emerge che ben il 65% delle imprese ritiene che sia proprio la necessità di ripensare l’attività lavorativa a seguito della pandemia e che il principale fattore che sta sostenendo gli investimenti siano le nuove tecnologie digitali all’interno delle aziende. In un’ottica di più lungo periodo, il 70% delle imprese ANIE ha compreso di dovere investire in tecnologie digitali anche oltre l’emergenza.

Una situazione che porta il presidente di ANIE, Giuliano Busetto, a lanciare un vero e proprio appello: “Ora più che mai al Paese occorrono competenze, tecnologie e volontà politica. Le risorse oggi ci sono: i 209 miliardi del recovery fund ci offrono un’occasione unica di completare la trasformazione digitale dell’Italia. E chiediamo vengano spesi secondo un disegno di politica industriale teso a favorire le tecnologie che abilitano la trasformazione digitale delle imprese italiane”.

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Monitorare in cloud l’accuratezza dei contatori con mSure

Quando facciamo il pieno alle nostre auto diamo per scontato che il distributore calcoli con esattezza il quantitativo di carburante erogato e il relativo importo.
Lo stesso avviene con i contatori di energia elettrica.
Esistono però una serie di circostanze che possono portare a un calcolo errato: per questo motivo la finlandese Helen Electricity Network, un operatore del sistema di distribuzione di Helsinki, e Aidon, un fornitore di tecnologia e servizi di smart metering e smart grid per i paesi nordici, hanno effettuato una prova sul campo utilizzando Energy Analytics Studio, una soluzione di Analog Devices per l’analisi dei contatori che integra la tecnologia mSure.

L’importanza di una misurazione corretta

mSure Analog DevicesI contatori installati in ambienti industriali, municipali e residenziali possono risentire di condizioni variabili nel tempo: il clima, carichi imprevisti, fulmini ecc. Senza contare le manomissioni (volontarie o meno). L’impiego di energie rinnovabili, della ricarica dei veicoli elettrici e di altre variabili hanno inoltre reso il computo dell’elettricità erogata più soggetto ad errori. Per questo motivo la precisione del contatore può subire derive o variazioni, con conseguente sovra o sotto-fatturazione, e relative spese di riparazione.

Si tratta di un brutto colpo per la fiducia dei consumatori, che non hanno la certezza di pagare per ciò che consumano.
Oggi vengono eseguiti test periodici e a campione, talvolta sostituendo i contatori a intervalli regolari: un approccio costoso e non risolutivo. La tecnologia mSure di Analog Devices può essere integrata in ogni singolo nuovo contatore installato: sfruttando un servizio di analisi basato sul cloud, è in grado di monitorare e riportare costantemente la precisione di misurazione di ogni contatore in funzione.

Il test con mSure

Il servizio di analisi cloud-based mSure viene utilizzato in combinazione con dispositivi pilota appositamente costruiti e installati sul posto, in serie con un misuratore primario. I dispositivi pilota sono dotati del circuito integrato di misurazione dell’energia ADE9153B di Analog Devices, che include la tecnologia mSure, per consentire una diagnostica avanzata.

In questo modo, il contatore può inviare dati diagnostici grezzi al servizio di analisi, che li elabora individuando anomalie, monitorando i trend e i rapporti sullo stato di salute del contatore. In un’implementazione reale, le aziende di utility possono disporre di contatori basati sul circuito integrato di misurazione ADE9153B e utilizzare il servizio di analisi per ottenere i vantaggi della tecnologia mSure.

I risultati

scostamento percentualeRispetto alle misurazioni di riferimento effettuate da VTT/MIKES, una testing house finlandese indipendente, i dati del servizio di analisi cloud-based mostrano che, su 19 dispositivi analizzati, è stato possibile tracciare una deriva della precisione inferiore allo 0,1%. Tutti i 19 dispositivi hanno registrato uno scostamento simile e mostrano, in alcuni casi, una deriva minima, vicino allo 0%.

I contatori sono poi stati lasciati invecchiare per 8 mesi in un ambiente accelerato, per simulare circa 10 anni di utilizzo continuo alla temperatura ambiente media di 30 °C. Anche in questo caso, la deriva di precisione dei 19 dispositivi ha registrato valori intorno allo 0,1% e sia il test di precisione che il servizio di analisi mostrano una deriva negativa media di circa -0,05%.

Infine, un contatore ha subito l’invecchiamento artificiale per mostrare la capacità del sistema di analisi di riconoscere accuratamente i valori di deriva più alti. L’invecchiamento è stato eseguito inserendo una resistenza in parallelo allo shunt, per modificarne il valore. La deriva causata da questo invecchiamento è stata misurata da VTT/MIKES a -1,91%, mentre il sistema di analisi ha registrato un valore pari a -1,96%, con una differenza dello 0,05%.

Il virus non ferma la crescita mondiale dell’energy storage

L’abbattersi del coronavirus sul pianeta ha prodotto una tempesta di segni meno sui principali indicatori economici e finanziari. Una congiuntura fortemente negativa che però risparmia proprio alcuni dei settori industriali strettamente legati alla green economy. È il caso, ad esempio, dell’energy storage, come indica un recente report messo a punto da Wood Mackenzie.

Un rapporto accurato che fra l’altro prende correttamente in considerazione entrambe le tipologie di funzionamento che caratterizzano l’energy storage. Si tratta dei sistemi Front of the Meter (FtM), ovvero quelli situati a monte del contatore, ad esempio i grandi accumulatori a batterie che aiutano ad ottimizzare l’impiego dell’energia proveniente da fonti rinnovabili intermittenti. Invece i sistemi Behind the Meter (BtM), a valle del contatore, sono generalmente di minori dimensioni e comprendono anche gli accumulatori domestici collegati a installazioni fotovoltaiche.

Uno sviluppo vorticoso iniziato nel 2013

Partito praticamente dal nulla, nel 2013, il comparto dell’energy storage è cresciuto vorticosamente con una media annua del 63%, un andamento che nelle previsioni ante-Covid doveva essere confermato pure nell’anno ancora in corso. Ovviamente la pandemia ha cambiato le carte in tavola, ma non così tanto da cancellare il segno più a fine anno, se è vero che Wood MacKenzie prevede per il settore soltanto un calo globale del 17% rispetto alla stima originaria.

A “salvare” il comparto, sottolinea il report, c’è innanzitutto la sua giovinezza, con gli investitori che considerano l’energy storage come uno dei più promettenti fra gli asset che caratterizzeranno lo sviluppo economico dei prossimi anni. “Abbiamo rilevato – ha spiegato Rory McCarthy, analista di Wood MacKenzie – una flessione del 17% nelle installazioni previste nel 2020, ma a bilanciare il prevedibile calo di inizio anno c’è la forte accelerazione che è in corso adesso”.

Rendere più sostenibili le economie nazionali

Ed ancora, se è vero che taluni investimenti sull’energy storage sono stati bloccati dalla pandemia, è altrettanto vero che non è cambiata la tendenza generale verso un bisogno crescente dell’accumulo energetico. Una grande fase di transizione, nelle modalità di utilizzo dell’energia, “che sarà ancor più accelerata – ha spiegato McCarthy – man mano che i governi nazionali vedranno nell’energy storage una risorsa fondamentale per rendere più sostenibili le loro economie”.

2030: previsioni di crescita per l’energy storage

Nonostante la crescita impetuosa sopra citata, la capacità complessiva fin qui installata nel mondo dell’energy storage è ancora ben distante dai 100 GigaWatt-ore (GWh). Ebbene, secondo la previsione di Wood MacKenzie nel 2030 si arriverà addirittura a 741 GWh con una crescita percentuale media nel decennio che si dimezzerà ma rimarrà comunque elevatissima: +31%.

L’andamento stimato delle macro-aree mondiali

Una delle parti più interessanti del report è quella relativa all’andamento stimato delle più importanti aree mondiali, siano esse nazioni o continenti. A fare la parte del leone, da qui al 2030, dovrebbero essere gli Stati Uniti, ribadendo di fatto una posizione di leadership acquisita al nascere del mercato dell’energy storage. In particolare, al termine del decennio gli Usa dovrebbero detenere circa la metà della capacità globale installata (il 49%).

Nella visione di Wood MacKenzie il secondo posto mondiale spetterà alla Cina con una percentuale pari al 21% del mercato e 153 GWh di capacità installata. Gli altri Paesi asiatici destinati a recitare un ruolo importante saranno Giappone e Corea del Sud, mentre spostandosi a sud viene citata l’Australia, nazione/continente che peraltro ha puntato da subito sullo sviluppo dell’energy storage.

La crescita dell'energy storage

In Europa situazione troppo frammentaria

E l’Europa? Il report naturalmente non la dimentica, anche se sottolinea come la situazione attuale sia abbastanza frammentata ed il suo protrarsi relegherebbe inevitabilmente il nostro continente ad un ruolo di secondo piano nello sviluppo dell’accumulo della capacità energetica. Nel dettaglio, le nazioni che occupano la leadership sono attualmente Gran Bretagna e Germania e le cose non dovrebbero cambiare almeno fino al 2025.

Energy storage in Italia? Terreno da recuperare

Quanto al nostro Paese, insieme con la Francia è atteso a un recupero del terreno perduto nel settore dell’energy storage, anche se molto dipenderà dal livello di apertura del mercato nei prossimi anni, con l’auspicabile coinvolgimento di un numero sempre crescente di soggetti, sia dal lato dell’offerta che della domanda. Al riguardo, sottolinea il report, “sarà fondamentale l’aiuto che arriverà alle varie nazioni dalla Commissione europea nell’ambito del raggiungimento degli obiettivi fissati con il green deal“.

Una unità a colonna per un clima ideale negli spazi commerciali

L’unità a colonna per i sistemi Digital e Super Digital inverter di Toshiba Italia Multiclima si colloca nella gamma Light Commercial e si presta per il riscaldamento e il raffrescamento di spazi commerciali (anche di grandi dimensioni), rappresentando così una valida alternativa alle cassette, split a parate, unità a cassetta e a soffitto.
L’unità a colonna di Toshiba si presenta inoltre compatta, sottile e facile da collocare all’interno di negozi, ristoranti e studi professionali.
L’unità è compatibile con i sistemi Digital e Super Digital Inverter con gas R32 e R410, per installazioni mono o trifase, ed è disponibile in cinque taglie (da 2 a 6 HP).

Un’unità a colonna compatta ma potente

Unità a colonna ToshibaTrattandosi di una unità a colonna molto compatta (misura infatti 175 cm di altezza per 60 cm di larghezza) può essere utilizzata anche per semplici progetti di ammodernamento di spazi commerciali.
È inoltre un prodotto esteticamente moderno, con un’ampia capacità di distribuzione dell’aria grazie ai deflettori posizionati nella parte alta che assicurano un ampio flusso d’aria verso l’alto, il basso e da sinistra verso destra. L’ampia mandata d’aria (150° in verticale e 45° in orizzontale) e il comando auto-swing rendono il flusso d’aria sempre gradevole.

Inoltre il comando a filo è già integrato e preinstallato nell’apposito alloggio sul fronte nell’unita.
Questo permette di programmare in modo facile e intuitivo le impostazioni di funzionamento e le temperature, oltre ad agevolare il monitoraggio energetico.

Il comando è dotato di programmazione settimanale con un massimo di 8 programmi giornalieri, così da impostarne il corretto funzionamento durante l’intero periodo senza sprechi e ottenendo così un significativo risparmio in bolletta.
Nel quadro elettrico è presente anche un rilevatore di perdite di gas, attivo solo in combinazioni con le unità esterne Super Digital Inverter e Digital Inverter dotate di gas R32: il funzionamento di questo sensore è garantito da Toshiba per 7 anni di funzionamento continuo della macchina, trascorsi i quali sul comando comparirà un avviso di sostituzione.

Nella base dell’unità a colonna si trova il pannello di aspirazione contenente il filtro che blocca le particelle di polvere presenti nell’aria e la bacinella per la raccolta dello scarico di condensa.

Hardware Forum Italy 2021, la fiera della ferramenta riparte da protagonista

È fissato per il 22 e 23 settembre 2021 l’appuntamento con Hardware Forum Italy che si svolgerà in un nuovo padiglione, la hall 3 di Fieramilanocity. Utensili, fissaggio, edilizia, sicurezza, colore ed elettrico saranno le sei tematiche della nuova edizione della Fiera della Ferramenta organizzata da Koelnmesse ormai diventata l’appuntamento di riferimento per l’intero settore.

Anche per la prossima edizione è confermata la collaborazione sinergica con Bricoday per offrire al visitatore un’unica piattaforma dedicata ai comparti ferramenta e bricolage sul territorio nazionale.

“Grazie alla forza di Koelnmesse, continueremo nella strada intrapresa perché Hardware Forum Italy continui a rappresentare la piattaforma leader indipendente di incontro per il comparto ferramenta in Italia con la collaborazione di partner istituzionali e aziende protagoniste della distribuzione italiana ed internazionale – ha commentato Thomas Rosolia, amministratore delegato di Koelnmesse Italia.

Con l’obiettivo di rafforzare il proprio ruolo di unica piattaforma, Hardware Forum Italy sta sviluppando contenuti e format innovativi che porteranno espositori e visitatori a riunirsi nuovamente a Milano per ridefinire i futuri scenari di mercato e stabilire rapporti commerciali di successo.

Molto più di una fiera

A espositori e visitatori è dedicato un ricco programma di attività collaterali: conferenze, seminari, premi (Oscar della Ferramenta, Premio Prodotto dell’Anno e Premio Produttori) e molto altro. Un’occasione di confronto e aggiornamento sulle dinamiche e le tendenze del mercato.
Sarà ulteriormente sviluppata l’attività di Matchmaking – un servizio gratuito per gli espositori di Hardware Forum Italy – che garantisce alle aziende incontri selezionati con i key player della distribuzione nazionale e internazionale. Un’occasione unica per stabilire nuovi contatti e generare strategiche opportunità di business.

Appuntamento al 22 e 23 settembre 2021  conHardware Forum Italy al Padiglione 3 di Fieramilanocity!

Superbonus 110% e impianti di climatizzazione invernale

Il meccanismo del Superbonus 110% rappresenta uno degli elementi principali del Decreto rilancio (decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020) e vuole essere un trampolino per la ripresa economica del paese e stimolo per il settore dell’edilizia abitativa.

Il meccanismo del Superbonus 110% punta sulla riqualificazione energetica di edifici esistenti mettendo a fattor comune crescita economica e decarbonizzazione del settore residenziale. Daikin crede che questo innovativo meccanismo possa aprire la strada per una ripartenza “green” nell’era post Covid-19.

L’importanza di rinnovare

L’efficienza energetica è un requisito base per le nuove costruzioni: è obbligatorio che il 50% dell’energia totale utilizzata per il riscaldamento ed il raffrescamento nonché per la produzione di acqua sanitaria derivi da fonte rinnovabile. La pompa di calore è il prodotto perfetto per il raggiungimento di questo obiettivo. Ma è anche una soluzione ideale in caso di riqualificazione energetica perché consente di elevare la classe di efficienza energetica degli edifici più vecchi.

Come sappiamo il patrimonio edilizio italiano è costituito da edifici vecchi: circa il 75% è stato costruito più di 40 anni fa e oltre la metà si trova nella peggiore classe che ci sia, ovvero la G. Il riscaldamento è una grossa fetta del bilancio economico, è quindi chiaro che è fondamentale sostituire i vecchi impianti con soluzioni più sostenibili ed efficienti.

E proprio il superbonus 110% rappresenta lo strumento ideale per intervenire sugli impianti vecchi e inefficienti puntando su soluzioni tecnologiche sostenibili in grado di aumentare il valore degli immobili.

In un talk dal titolo “Il riscaldamento del futuro è già oggi”, Daikin ha posto l’attenzione su come accedere al super incentivo sulle opportunità per i proprietari di casa di aumentare il valore degli immobili e sulle soluzioni Daikin per accedervi.

Il Superbonus 110% rappresenta un volano per far comprendere i vantaggi in termini di efficienza e sostenibilità che il passaggio a soluzioni di riscaldamento innovative ed elettriche (in sostituzione ai combustibili fossili) può generare. La consapevolezza delle persone è alla base dei cambiamenti necessari per costruire un futuro più sostenibile.

infografica Daikin efficienza

Cos’è il Superbonus 110%?

Il Superbonus 110% è il nuovo strumento di incentivazione per la riqualificazione energetica introdotto con il Decreto Rilancio e riguarda le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021.

L’incentivo dà la possibilità al cittadino di vedersi restituito il 110% dell’importo versato sottoforma di detrazione fiscale in 5 quote annuali.

È applicabile sugli gli edifici unifamiliari con riscaldamento autonomo, come una villetta indipendente, o gli edifici plurifamiliari, come i condomini. Per poter avvalersi dell’incentivo fiscale è fondamentale un miglioramento di efficienza energetica di almeno due classi o comunque portare l’abitazione alla massima classe possibile.

Gli interventi per accedere all’agevolazione maggiorata

Durante l’evento Daikin Davide Guida di Gabetti Lab ha sottolineato le tipologie di interventi che consentono di accedere all’incentivo maggiorato utilizzando la metafora del treno, la locomotiva e di vagoni per spiegare la differenza tra gli interventi trainanti e quelli trainati.

La locomotiva rappresenta gli interventi relativi al cappotto termico e quindi il miglioramento dell’involucro edilizio, la sostituzione degli impianti di riscaldamento/climatizzazione e gli interventi antisismici. Se pensiamo al treno, la locomotiva traina i vagoni che in questo caso rappresentano gli interventi aggiuntivi che rientrano nel superbonus 110% come la sostituzione dei serramenti, l’installazione di schermature solari, del fotovoltaico, della building automation. Ovviamente per usufruire degli interventi trainati è fondamentale che vengano eseguiti quelli trainanti. Per spiegarlo sempre utilizzando il concetto del treno, “i vagoni non si muovono se non c’è una locomotiva che li trasporta” ha aggiunto Davide Guida.

Daikin per il comfort ideale: pompa di calore o riscaldamento ibrido con caldaia

Tecnologie Daikin per accedere al Superbonus

Per quanto riguarda la sostituzione degli impianti termici rientrano nel superbonus le pompe di calore che assicurano efficienza, sostenibilità e ottimizzazione delle risorse, con dei risparmi cumulati in bolletta importanti, ma anche sistemi ibridi, caldaie a condensazione almeno in classe A.

La tecnologia delle pompe di calore copre sia la climatizzazione invernale sia quella estiva e funziona in sinergia con i sistemi rinnovabili come il solare fotovoltaico: una tecnologia d’avanguardia che permette di salire di più classi energetiche.

Come sottolineato da Axel D’Angelo, product manager di Daikin Italia sono diverse le soluzioni, le più efficienti sono:

Un unico sito istituzionale dedicato al Superbonus

“Il Superbonus rappresenta una grande prospettiva di crescita, soprattutto per il settore del fotovoltaico che negli ultimi anni ha avuto degli andamenti discontinui, per usare un eufemismo…”. Riccardo Fraccaro non soltanto è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ma è anche uno degli esponenti del governo che più si è speso per la realizzazione di un provvedimento che è divenuto subito parte integrante dei discorsi degli italiani, in attesa che cominci a dispiegare i suoi effetti sul campo.

Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

Auspicio: la domanda sopravanzerà l’offerta

L’intervento di Fraccaro ha aperto la smart conference organizzata da Italia Solare e dedicata al Superbonus 110%, con le relative indicazioni normative e tecniche per il fotovoltaico. Il sottosegretario ha voluto sottolineare le potenzialità del provvedimento con un paradosso: “Mi auguro che nel prossimo anno si andrà incontro ad una scarsità di manodopera e di materiali, perché questo significherà che grazie al ricorso di massa al Superbonus la domanda finirà per sopravanzare l’offerta“.

Mercato enorme, tutti possono guadagnarci

Chiave di volta dell’auspicato successo, il meccanismo di funzionamento: “Il mercato di riferimento – ha spiegato Fraccaro – è enorme e c’è davvero spazio per tutti. Con l’applicazione del Superbonus tutti possono guadagnarci, dai professionisti e le imprese fino alle banche ed agli altri finanziatori. Al riguardo credo che sarebbe utile dar vita a dei tavoli territoriali, magari a livello provinciale, dove raggruppare la parte politica, gli ordini professionali e tutti gli altri attori, comprese le banche del territorio. Tutti a uno stesso tavolo per fare squadra, lavorare assieme e creare delle sinergie. Perché, lo ripeto, c’è spazio per tutti, grandi e piccoli”.

Verso l’estensione dei termini nella legge di bilancio

Uno scenario in cui la domanda supera l’offerta presuppone però che sia possibile il suo smaltimento nel tempo, cosa al momento impossibile vista la scadenza del Superbonus fissata alla fine del 2021. E questo rimanda al tema dell’auspica estensione temporale del provvedimento.

“Non soltanto sono favorevole – ha affermato Fraccaro -, ma ormai ritengo che si vada con forza in questa direzione. Sia il ministero dell’Economia che quello dello Sviluppo Economico si sono espressi in modo affermativo. Per avere l’ufficialità dell’estensione del termine, che poi è la cosa che interessa a professionisti ed imprese, occorre attendere il varo della legge di bilancio entro la fine dell’anno”.

Spesso approccio sbagliato

In attesa dello spostamento dei termini, c’è però da lavorare sul presente con le molte problematicità già emerse legate all’applicazione del provvedimento. “La maggior parte dei professionisti e delle imprese – ha rimarcato il sottosegretario – si rivolge al mercato ancora con tante incertezze e questo porta a non offrire tutte le possibilità del Superbonus. Ad esempio, spesso viene detto al potenziale cliente che deve essere lui a provvedere al finanziamento dei lavori mentre fra le tre possibilità per gestire il costo dell’intervento c’è quella, a mio avviso la più importante, che prevede la cessione preventiva del credito d’imposta all’impresa in cambio di uno sconto che azzera la fattura grazie al recupero del 110%”.

Portale unico Superbonus

Quanto al governo, Fraccaro si è soffermato su un’iniziativa di prossima realizzazione: “Dobbiamo cercare di dare delle risposte univoche ed avere un unico punto di riferimento comunicativo. Per questo stiamo lavorando con l’Agenzie delle Entrate, l’Enea, il Mef e il Mise per realizzare un portale comune nel quale convogliare tutte le informazioni relative al Superbonus, inoltre mettendo a disposizione degli utenti e dei professionisti un’unica area dove chiedere dei chiarimenti ottenendo le risposte nel più breve tempo possibile. Il portale unico Superbonus sarà a disposizione fra pochi giorni e provvederemo a pubblicizzarne la sua realizzazione”.

DIRIS Digiware contribuisce a una migliore efficienza nella GDO

Il consumo di energia è seconda, in ordine di costi, nei supermercati di tutto il mondo.
Ciò significa che rappresenta anche una ghiotta opportunità di risparmio sfruttando le migliori tecnologie per ridurne i consumi.
Inoltre, una riduzione del 15% nella bolletta elettrica significa aumentare di almeno un punto percentuale i margini di un negozio.

Analizzare i carichi per stabilire la migliore strategia

Emblematico in questo senso il caso di una delle più grandi catene di supermercati al mondo, che attualmente gestisce oltre mille negozi ed è specializzata principalmente nella vendita al dettaglio di generi alimentari, prodotti per la salute e la bellezza, per la casa, articoli per animali domestici e per bambini, articoli di cancelleria, DVD e riviste.

Come avviene per la maggior parte dei negozi che si occupano anche della vendita di generi alimentari, più dell’80% dell’energia elettrica consumata è suddivisa in tre principali voci: refrigerazione, climatizzazione e illuminazione.

Il primo ostacolo che la catena ha dovuto affrontare è stato comprendere quale impatto avesse ciascuna di queste tre voci. Le bollette infatti non fanno distinzione tra consumi derivanti da carichi diversi.
Al fine di promuovere una più efficiente politica energetica, il team di gestione ha deciso di installare un sistema di monitoraggio dell’energia in più di 530 negozi, oltre la metà della proprietà, al fine di misurare con maggiore precisione il consumo d’energia in ciascuna delle tre attività principali.
La prima sfida da affrontare è stata quella di raccogliere le informazioni da dispositivi eterogenei per tipologia e con tecnologie anche molto diverse tra loro.

Essendo i negozi di generazioni diverse tra loro, le installazioni elettriche erano talvolta molto complesse. Infine, dato il numero dei siti e l’investimento economico in gioco, era necessario identificare un team adeguatamente qualificato per gestire e ottimizzare al meglio l’intero progetto.
La scelta del partner è caduta su Socomec e su uno dei propri system integrator, che ha proposto il sistema DIRIS Digiware quale soluzione adatta a tutte le esigenze dei negozi della catena.

Il sistema di monitoraggio dell’energia DIRIS Digiware

DIRIS Digiware è pensato per consentire all’Energy Manager un monitoraggio semplice ma completo di tutti i parametri di potenza in tempo reale e comprendere al meglio i livelli di consumo energetico in dettaglio.

In ogni supermercato il sistema DIRIS Digiware proposto è composto da almeno 1 DIRIS Digiware D-70 (display locale con comunicazione Modbus TCP), 1 DIRIS Digiware U-10 per la misurazione della tensione e 4/5 DIRIS Digiware I-30 con sensori apribili per misurare il carico.

I dati raccolti vengono poi messi a disposizione dell’Energy Manager attraverso il software Webview di Socomec, che consente di monitorare in modo efficace l’utilizzo di energia e rispondere tempestivamente ai mutevoli requisiti di consumo energetico.
Un altro lato positivo del sistema DIRIS Digiware è la sua natura completamente aperta, che permette di integrarsi con l’eventuale sistema BMS (Building Management System) esistente.

Come funziona DIRIS Digiware

Funzionamento dispositivi DIRIS Digiware Socomec

Trattandosi di una soluzione Plug & Play, DIRIS Digiware risulta di semplice installazione (dettaglio particolarmente utile quando i carichi da monitorare sono molti). Permette infatti un’implementazione in un quarto del tempo rispetto a soluzioni tradizionali di sistemi di misura in soluzione multipunto ed è dotato di connessione RJ45 tra i moduli e RJ12 ai sensori di corrente.
Può quindi essere adattato a ogni esigenza grazie alla disponibilità di vari dispositivi di monitoraggio e sensori di corrente (da 5 a 6000 A).

Un ulteriore vantaggio chiave del sistema DIRIS Digiware è la sua elevata precisione, garantita secondo la norma IEC 61557-12: classe 0,5 per la catena globale di misura (strumenti di misura associati ai sensori di corrente), dal 2 al 120% della corrente nominale.

Analizzare i consumi per ridurre i costi

DIRIS Digiware si è rivelato un sistema di monitoraggio indispensabile per conoscere il profilo energetico dei negozi e consentire così di agire nel migliore dei modi per ottenere una efficace politica energetica.
Ad esempio, i dati sul consumo energetico in tre supermercati nella stessa area hanno mostrato una netta differenza nel costo energetico per metro quadro riguardo i loro refrigeratori. Ogni supermercato disponeva di due refrigeratori con specifiche di progettazione equivalenti, i quali operavano alla stessa temperatura ambiente.

Dopo aver analizzato il consumo energetico a livello di singola attività, l’azienda ha scoperto che i supermercati impiegavano diverse strategie operative e di controllo per i due refrigeratori. Questo ha permesso di identificare la migliore strategia di controllo dei refrigeratori e di applicarla al supermercato con il consumo più elevato, ottenendo così una riduzione di consumo del 20% e relativo risparmio annuale di diverse migliaia di euro.

Lo stesso approccio ha portato all’installazione di un impianto di illuminazione ad alta efficienza, consentendo un risparmio in termini di consumo energetico superiore al 15%, che corrisponde a un risparmio finanziario di diverse migliaia di euro.

Infine, DIRIS Digiware ha permesso a questa catena di supermercati di ottenere la certificazione energetica ISO 50001, che consente di strutturare il suo approccio di miglioramento energetico, ma anche di comunicare a clienti e dipendenti il serio impegno dell’azienda nella riduzione dei consumi energetici e la sua impronta ecologica.

Da ENEA i consigli green per il riavvio del riscaldamento

Nelle regioni italiane con clima più rigido la data fissata è il 15 ottobre, e se l’autunno continuerà a mostrarsi tutt’altro che clemente saranno in molti a rispettarla. Stiamo parlando della possibilità di riavviare il riscaldamento, operazione destinata a procurarci una migliore vivibilità negli ambienti interni anche se non altrettanto può dirsi per il benessere del nostro portafoglio…

In particolare, la possibilità di accendere il riscaldamento a metà ottobre riguarda oltre la metà degli 8mila comuni italiani, vale a dire quelli della cosiddetta zona climatica E, che comprende grandi città come Milano, Torino, Bologna e Venezia, ma anche le zone di montagna in tutta Italia dove, appunto, il clima è più rigido.

Evitare gli sprechi e anche le possibili sanzioni

E con il duplice intento di aiutare a risparmiare in bolletta e salvaguardare l’ambiente, ENEA ha pensato bene di diffondere un vero e proprio decalogo con indicazioni pratiche per scaldare al meglio le proprie abitazioni evitando sprechi e anche possibili sanzioni per comportamenti inappropriati.

Un’operazione che mai come quest’anno ENEA ha declinato in modalità green con varie indicazioni che invitano esplicitamente gli utenti ad un rinnovamento energetico del proprio impianto di riscaldamento sfruttando le agevolazioni di legge come, ultimo arrivato, il Superbonus al 110%.

Il vademecum dell’Agenzia nazionale  per riavviare il riscaldamento si apre con le raccomandazioni rituali come la manutenzione dell’impianto, la sua corretta impostazione climatica ed oraria, l’arredamento corretto intorno ai termosifoni.

Far effettuare un check-up alla propria abitazione

Decisamente più innovativo è invece il consiglio di far effettuare un check-up alla propria abitazione. “Chiedere a un tecnico di effettuare una diagnosi energetica dell’edificio – riporta il documento ENEA – è il primo passo da fare per valutare lo stato dell’isolamento termico di pareti e finestre e l’efficienza degli impianti di climatizzazione. La diagnosi suggerirà gli interventi da realizzare valutandone il rapporto costi-benefici”.

Ed ancora: “Oltre ad abbattere i costi per il riscaldamento, anche fino al 40%, gli interventi diventano ancora più convenienti se si usufruisce delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, l’ecobonus che consente di detrarre dalle imposte Irpef o Ires dal 50 all’85% delle spese sostenute a seconda della complessità dell’intervento e il superbonus, con cui l’aliquota di detrazione sale al 110%”.

casa green sostituzione sistemi di riscaldamento

Sostituire la vecchia caldaia con un modello innovativo

Ben consapevole di quanto sia tuttora vetusta buona parte degli impianti di riscaldamento nel nostro Paese, ENEA consiglia, a check-up avvenuto, di scegliere per l’eventuale sostituzione un modello innovativo. “Dal 2015 – si legge nel decalogo -, tranne poche eccezioni, si possono installare solo caldaie a condensazione. È opportuno valutare la possibilità di sostituire il vecchio generatore di calore con uno a condensazione o con pompa di calore ad alta efficienza”.

Indicate anche le “caldaie alimentate a biomassa e i sistemi ibridi (caldaia a condensazione e pompa di calore), abbinati a impianti solari termici per scaldare l’acqua e fotovoltaici per produrre energia elettrica. Anche per questi interventi è possibile usufruire degli sgravi fiscali”.

Le giuste soluzioni tecnologiche per sfruttare l’impianto

Eseguito il check-up, comprato in regime di agevolazione il nuovo impianto, ENEA fornisce anche indicazioni su come sfruttarlo al meglio con soluzioni tecnologiche innovative: “È indispensabile dotare il proprio impianto di una centralina di regolazione automatica della temperatura che evita inutili picchi o sbalzi di potenza. La possibilità di programmazione oraria, giornaliera e settimanale garantisce un ulteriore risparmio energetico”.

Fra i consigli non manca il riferimento alla “domotica che aiuta a risparmiare: cronotermostati, sensori di presenza e regolatori elettronici permettono di regolare anche a distanza, tramite telefono cellulare, la temperatura delle singole stanze e il tempo di accensione degli impianti di riscaldamento”.