X i-PRO di Panasonic, le telecamere con Intelligenza Artificiale integrata

La nuova serie di telecamere di sicurezza X i-PRO di Panasonic sono dotate di funzionalità di Intelligenza Artificiale integrate.
Ciò significa una migliore gestione delle immagini in varie applicazioni, come la videosorveglianza intelligente per aziende e per la sicurezza pubblica.

La nuova serie X i-PRO sfrutta un motore AI con capacità di analisi integrate per riconoscere cambiamenti e movimenti sospetti all’interno della scena e per adattare automaticamente le impostazioni di immagine a seconda della scena analizzata, il tutto migliorando anche la compressione video per ottimizzare l’uso di banda e della archiviazione su server.

Telecamere pronte per software di terze parti

Panasonic X i-PRO wv-x1551lnDotate di un innovativo kit di sviluppo software, queste telecamere sono state progettate per consentire anche a terze parti di realizzare applicazioni avanzate di intelligence, per soddisfare le esigenze specifiche dei rispettivi clienti.

Sulle nuove telecamere è possibile installare fino a tre applicazioni di video-analisi, con due applicazioni i-PRO e il kit di sviluppo software inclusi senza costi aggiuntivi per chi acquista la soluzione entro la fine di marzo 2021.
Le due applicazioni di video-analisi disponibili di default sono: AI Video Motion Detection (AI-VMD) e Privacy Masking.
Dei sei modelli della gamma, quelli con risoluzione 5 MP sono già disponibili sul mercato mentre i modelli con risoluzione 4k arriveranno entro fine 2020. La nuova serie è dotata anche di design antivandalo di tipo dome o box, per interni ed esterni.

Le funzionalità di Intelligenza Artificiale integrate in X i-PRO

Telecamera di sorveglianza Panasonic X i-PRO wv-x2251AI-VMD è una funzionalità avanzata che permette di riconoscere persone, auto, moto o bici e può essere utilizzata come efficace soluzione anti-intrusione, identificando direzioni, movimenti sospetti e molto altro.
Il motore di AI integrato fa attivare un allarme sulla base di parametri predefiniti e con un elevato livello di precisione.

La seconda applicazione integrata, il Privacy Masking, permette di rilevare e riconoscere le persone e nasconderne la figura o il viso tramite pixelatura per tutelare la loro privacy.
Le attuali leggi sulla privacy, come il GDPR adottato in tutta Europa, rendono – a questo proposito – questo tipo di applicazione assolutamente fondamentale per molte aziende.

La soluzione può essere utilizzata anche per proteggere l’identità di dipendenti, clienti e visitatori, in un’ampia varietà di contesti.

La luce giusta per parchi e giardini

Gli impianti di illuminazione nelle aree verdi rendono un servizio che è sempre molto apprezzato dai cittadini, in particolare dai residenti delle grandi città. In sintesi, i benefici conseguibili si riassumono, innanzitutto, nella piena agibilità degli spazi verdi di sera e di notte, in condizioni di sicurezza: poter vedere distintamente non solo eventuali ostacoli ma anche le persone malintenzionate, rappresenta la condizione necessaria per sentirsi protetti e ridurre i rischi di spiacevoli incontri o incidenti.

Ma, al di là degli aspetti funzionali, certamente prevalenti nelle aree verdi di quartiere, sono da prendere in considerazione, nel progetto di illuminazione nelle aree verdi, le qualità estetiche della vegetazione in luoghi che contribuiscono a rendere attraente e piacevole la fruizione dello spazio urbano.

Illuminazione nelle aree verdi e percorsi

Ed è proprio il rapporto dell’area verde con il contesto urbano che deve focalizzare l’attenzione dei progettisti. Ci riferiamo al complesso degli accessi e alla rete dei percorsi, vale a dire quelle parti del giardino o del parco che sono le più utilizzate anche di sera e di notte. Le zone di ingresso necessitano di luce sia sui piani orizzontali, sia su quelli verticali, per valori di illuminamenti compresi, indicativamente, tra 10 e 20 lx. Ci si orienta solitamente sull’impiego di apparecchi diffusori su pali di altezze dai 3 ai 6 metri da terra, in funzione dell’estensione della zona da rischiarare. Meglio limitare l’uso di apparecchi diffusori su palo basso o installati a terra perché non garantiscono livelli accettabili delle luminanze sui piani verticali, requisito essenziale per le aree pubbliche, anche se la minore invasività e l’eleganza del design rendono queste soluzioni praticabili quando si vuole rischiarare solo la pavimentazione in aree sufficientemente protette.

È importante ottenere una buona uniformità localizzata (rapporto tra illuminamento minimo e medio >= 0.4) e controllare che non vi siano abbagliamenti. Indicativamente, un apparecchio diffusore su palo con altezza pari a 3.5 metri può dare un illuminamento medio di 10 – 15 lx su un’area di circa 40 m2, con un modulo LED da 40 W.

L’illuminazione dei percorsi pedonali serve da guida visiva – l’osservatore, con una rapida occhiata, vede il tragitto e la meta – e per la pronta individuazione di ostacoli nonché delle condizioni del fondo (se è bagnato, oppure sdrucciolevole, inclinato, con gradini e pendenze, con buche). Per i livelli di illuminamento consiglia di non avere valori inferiori a 10 lx ed è fondamentale l’uniformità dell’illuminazione sul piano orizzontale del fondo in accordo con le norme di riferimento, la UNI 11248 “Illuminazione stradale. Selezione delle categorie illuminotecniche” (2016) e la UNI EN 13201-1-2-3-4-5 (2016).

Non ha molta importanza la resa dei colori. Si consiglia in ogni caso di non discostarsi troppo dalla qualità cromatica delle lampade usate per il verde o le zone di soggiorno in modo da evitare contrasti sgradevoli.

Sui gradini delle scale lungo i percorsi è importante riuscire a creare ben marcati contrasti di luminanza tra le alzate (piano verticale del gradino, bassa luminanza) e le pedate (piano orizzontale, alta luminanza). Sono i contrasti, infatti, a rendere visibili i gradini e pertanto ad agevolare e rendere sicure le salite e le discese. La diversa colorazione dei materiali che compongono le alzate e le pedate permette facilmente di ottenere soddisfacenti contrasti con l’illuminazione.

illuminazione nelle aree verdi Performance in Lighting

Piazza Enriqueta Castilla Zujaira Spagna: illuminazione realizzata con soluzioni Performance in Lighting – credit fotografo Juanan Barros

Luce per il verde

Occupiamoci ora della luce per la vegetazione. Cominciamo dai manti erbosi. Se sono di piccola estensione e ben curati meritano un’illuminazione diffusa che può essere realizzata con apparecchi a fascio largo su palo intervallati secondo i rapporti tipici dell’illuminazione di percorsi ad alta uniformità. Vale la regola generale dell’interdistanza non superiore a due volte e mezzo l’altezza di installazione.

I manti erbosi decorativi, posti a cornice di siepi, arbusti, alberi, edifici, monumenti, non richiedono di solito un’illuminazione molto uniforme: è sufficiente proiettare fasci larghi da una ridotta altezza da terra (luce radente) per sfumare con la luce il piano orizzontale del prato e illuminare invece più intensamente tutto ciò che giace sui piani verticali di fronte agli apparecchi (siepi, arbusti, tronchi di alberi).

Gli alberi si prestano bene agli effetti scenografici: sono delle presenze che di notte contribuiscono a rendere attraente lo spazio verde. Poco praticata è l’illuminazione dall’alto che genera illuminamenti nella parte alta dell’esemplare arboreo che di solito è poco visibile e molta ombre proiettate alla base. Più frequente è l’illuminazione frontale. Si ottiene con gli apparecchi posizionati sul piano che taglia in orizzontale la parte mediana della massa delle fronde. In questo modo si riduce certamente l’effetto di pozzo scuro alla base e si rischiarano meglio (ottenendo luminanze maggiori) le foglie che si trovano più vicino al terreno, i rami e il tronco: gli elementi più facilmente osservabili. Tuttavia si rischia maggiormente di incorrere nell’abbagliamento per la ridotta altezza di installazione di apparecchi.

Le due modalità descritte prevedono apparecchi che non è facile occultare o mascherare. L’illuminazione dal basso, con gli apparecchi dislocati a livello del terreno che circonda l’albero o, ancor meglio, completamente incassati nel terreno, consente di operare viceversa nel senso dell’occultamento o della mascheratura. Laddove non è praticabile l’incasso sarà possibile circondare gli apparecchi con siepi o aiuole, oppure creare piccoli dislivelli e invasi nel terreno. Posizionando gli apparecchi a “livello zero” e puntando i fasci luminosi dal basso verso l’alto, facciamo risaltare soprattutto il tronco e i rami, con meno efficacia il fogliame.

Illuminazione nelle aree verdi Bega

Illuminazione per alberi realizzata con un proiettore installato direttamente davanti al tronco – Fonte Bega

Resa dei colori

La ricerca di una buona qualità cromatica della luce si impone quando l’area verde è ricca di vegetazione pregiata con fioriture stagionali. Ma anche la resa cromatica degli incarnati delle persone e dei loro abiti – in particolare i visi, ai fini estetici e per favorire il riconoscimento reciproco – richiede luce con uno spettro delle radiazioni equilibrato, quanto più simile a quello della luce naturale.

Il fogliame di alberi e arbusti possiede di solito una dominante di colore che viene messa in evidenza solo dalla luce erogata da una lampada che abbia nel suo spettro elettromagnetico le radiazioni di frequenze comprese nell’intervallo corrispondente a quel colore.

Facendo qualche esempio: le conifere, piante sempreverdi molto ricercate perchè ornano i parchi con il volume del loro fogliame aghiforme anche nei mesi invernali, mostrano una caratteristica colorazione verde scuro e brillante, talvolta con sfumature grigie, azzurre e bluastre, secondo il tipo di pianta e le stagioni. Per abeti, cipressi, pini, tuje, conviene usare sorgenti con temperature di colore uguale o superiore a 4000 K. Diverso è il caso delle palme oppure dei pruni e degli aceri dal fogliame rosso scuro: le dominanti gialle, arancio e rosse sono messe in risalto dalle sorgenti con temperatura di colore compresa tra 2400 e 2700 K. In presenza di essenze di vario tipo la selezione delle sorgenti risulta difficoltosa e non sempre si ottengono risultati soddisfacenti data la sensibile depressione degli effetti cromatici quando la luce incidente ha uno spettro povero di radiazioni corrispondenti a quelle gamme di colori. Esistono sorgenti che offrono spettri molto equilibrati in grado di garantire una buona resa cromatica per molte gamme cromatiche.

Foto in apertura: Illuminazione nelle aree verdi con apparecchi Erco al Parco divertimenti Abrahams Reserve di Perth in Australia – Credit fotografo Matt Devlin

Nuove lampade UV-C da Signify per la sicurezza di ambienti e oggetti

Signify è un brand molto conosciuto nel mondo dell’illuminazione. Sfruttando le proprie competenze tecnologiche, l’azienda ha incrementato la produzione di lampade UV-C ampliando così il proprio portfolio prodotti.
Quello dell’impiego di lampade UV-C è un tema molto caldo: si tratta infatti di una tecnologia ampiamente utilizzata per la disinfezione dell’aria e di oggetti.

uv-tech

Signify ha inoltre recentemente acquisito le attività di Germicidal Lamps & Applications (GLA), un’azienda olandese specializzata nelle soluzioni di disinfezione tramite raggi UV-C. L’accordo prevede l’utilizzo dei prodotti di GLA che assicureranno una purificazione dell’aria ottimale, così come la condivisione del prezioso bagaglio di competenze e conoscenze aziendali nel settore.

Più sicuri con le lampade UV-C

Dispositivo Philips Signify disinfezione tramite raggi UV-CSignify vanta un’esperienza di oltre 35 anni nel campo dell’illuminazione UV-C. Esperienza messa a disposizione della crescente esigenza di disinfezione di aria, superfici e oggetti legata alla pandemia da Covid-19.

Grazie all’aumento della capacità produttiva delle linee di prodotti UV-C, Signify sarà in grado di fornire un maggior grado di protezione e sicurezza per persone, ambienti e oggetti. È stato infatti ampiamente dimostrato come la tecnologia UV-C abbia un efficace effetto germicida. Questo è quanto emerge da alcuni test di laboratorio condotti dall’Università di Boston, che rivelano come le lampade UV-C di Signify siano in grado di neutralizzare il SARS-CoV-2, ossia il virus responsabile del Covid-19, nell’arco di pochi secondi.

L’offerta Signify

Infografica UV-C SignifyLa nuova gamma di prodotti UV-C di Signify comprende ora un numero ancora maggiore di apparecchi di illuminazione e cabine destinati a diverse applicazioni nell’ambito professional.

Ci sono infatti 12 nuove linee di apparecchi UV-C appositamente progettati per disinfettare aria, superfici e oggetti. Questi prodotti si rivolgono a clienti che operano all’interno di uffici, scuole, palestre, negozi, magazzini, nonché sui trasporti pubblici.

Si tratta di prodotti specifici, nati per soddisfare esigenze diverse: alcuni sono perfetti per la disinfezione di superfici all’interno di uffici, scuole e servizi igienici e, poiché dispongono di appositi sensori ambientali e sistemi di monitoraggio, entrano in funzione autonomamente solo quando non sono presenti persone e animali.

Altri, invece, includono apparecchi UV-C mobili che possono essere facilmente spostati da un luogo all’altro o utilizzati per disinfettare le superfici dei trasporti pubblici, come ad esempio autobus e treni.
Per quanto riguarda la disinfezione degli oggetti, Signify ha creato una gamma di cabine di disinfezione UV-C semplici, sicure e veloci da usare per disinfettare ad esempio oggetti come cellulari, borse, computer portatili e portafogli. Installate all’interno dei negozi, sono invece ideali per la disinfezione dei resi oppure di abbigliamento e accessori che vengono provati dai clienti nei camerini.

Le applicazioni sono infinite: queste sorgenti possono essere utilizzate anche all’interno di tunnel per la disinfezione di superfici. È possibile utilizzare tunnel UV-C per disinfettare i carrelli della spesa dei supermercati, oppure in albergo per rendere sicuri i bagagli degli ospiti al momento del check-in.

Analisi Enea: crollo dei consumi energetici ma anche delle emissioni nocive

Per Enea si è trattato sicuramente del report più “estremo” fra quelli che l’Ente rilascia con cadenza trimestrale. Il motivo, naturalmente, sta nel durissimo impatto del coronavirus sul sistema economico e sociale del nostro Paese nei mesi che vanno da aprile a giugno. E così, l’ultima Analisi trimestrale del sistema energetico italiano abbonda di iperboli, ma non tutte di valenza negativa, specie per quanto riguarda le rilevazioni legate all’andamento della green economy.

Nel 2020 probabile record negativo per i consumi energetici

“I cali di consumi energetici e di emissioni sono senza precedenti – ha spiegato Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che ha curato l’Analisi -. E, anche nell’ipotesi ottimistica di un ritorno alla normalità nella seconda parte dell’anno, a fine 2020 la flessione sarà probabilmente superiore al record negativo del 2009 (-6% dei consumi di energia)”. È seguita, però, una considerazione molto significativa: “Le emissioni sono diminuite più dei consumi di energia in quanto si è ridotto principalmente il ricorso alle fonti fossili con maggiore intensità carbonica, come carbone e petrolio”.

Enea 2 trimestre -consumi energetici

Il picco negativo nel mese di aprile causa lockdown

Il dato più eclatante contenuto nel report è il calo record dei consumi energetici, addirittura un -22% nel secondo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Il picco negativo è stato raggiunto ad aprile (-30%), un mese trascorso in lockdown da tutto il Paese, mentre su base semestrale la riduzione è stata del 14% rispetto alla prima metà dell’anno scorso.

Il crollo dei consumi è stato però caratterizzato da un’importante dinamica interna, legata alle diverse modalità di approvvigionamento ed utilizzo delle varie fonti energetiche. Infatti, il forte calo dei consumi di energia elettrica (-13%) si è accompagnato con una forte crescita percentuale del “peso” delle fonti rinnovabili. Basti pensare che quest’ultime nel mese di maggio hanno soddisfatto oltre il 50% della domanda di elettricità (il 20% da eolico e solare), raggiungendo un nuovo massimo storico.

enea produzione rinnovabili

Nel secondo trimestre +7% per le fonti rinnovabili

In termini assoluti, lo studio Enea indica che nei mesi da aprile a giugno si è registrato un aumento del 7% dei consumi da fonti rinnovabili. Ma a determinare la loro crescita percentuale molto più sostenuta c’è stato il parallelo crollo delle fonti fossili. In particolare, nel secondo trimestre la domanda di petrolio è diminuita del 30%, quella di gas naturale del 18% mentre le importazioni di energia elettrica sono crollate del 70%.

Da notare come sia attesa una decisa inversione di tendenza nella seconda parte dell’anno, con le stime preliminari che già evidenziano consumi di energia in ripresa a luglio rispetto ai mesi precedenti, anche se restano molto inferiori rispetto ai livelli del luglio 2019. Fra gli indicatori della ripresa c’è il traffico stradale, ormai vicino ai livelli dell’anno scorso per i veicoli pesanti, e il traffico aereo, raddoppiato in luglio rispetto al mese precedente.

Enea nuova potenza installata rinnovabili

Forte calo delle emissioni di anidride carbonica

Un altro capitolo importante dell’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano è quello relativo all’andamento delle emissioni inquinanti, anch’esso fortemente influenzato dal lungo regime di lockdown. Nel dettaglio, Enea ha rilevato una grande diminuzione delle emissioni di anidride carbonica, con il -26% registrato nel secondo trimestre che impatta notevolmente pure sul bilancio della prima metà dell’anno (-17%).

Un crollo, quello delle emissioni di CO2, che non autorizza però ad abbassare la guardia sul fronte della decarbonizzazione, come ha sottolineato lo stesso Gracceva: “È plausibile che in uno scenario di ritorno dell’attività economica sui livelli pre-crisi, la traiettoria delle emissioni torni a discostarsi dagli obiettivi al 2030, soprattutto se si confermasse il trend degli ultimi anni con un modesto disaccoppiamento tra andamento dell’economia e consumi di energia”.

Enea 2 trimestre - Emissioni CO2

Aikom Technology distribuisce in Italia le telecamere di videosorveglianza di Hikvision

Aikom Technology è diventata distributore italiano di Hikvision, tra i brand di spicco nel mondo delle telecamere di videosorveglianza.
Si tratta di una conseguenza naturale della strada intrapresa negli anni da Aikom, che vede l’azienda crescere di anno in anno nel settore della distribuzione di prodotti per la sicurezza e la sorveglianza (significativa la crescita del 20% dal 2018 al 2019, trend ancora stabile nei primi 6 mesi del 2020).

Hikvision e Aikom, una partnership di valore

L’ingresso di Hikvision nell’offerta di Aikom Technology risponde a diverse esigenze.
Innanzitutto, molti dei partner di Aikom utilizzano già da tempo le soluzioni Hikvision in numerosi progetti e ne hanno potuto testare il buon rapporto qualità prezzo.

Accordo distribuzione Aikom HikvisionInoltre, la gamma di soluzioni Hikvision risulta così ampia da offrire risposte convincenti in molti ambiti applicativi: le videocamere – sia analogiche, sia IP – si rivelano uno strumento fondamentale non solo per la gestione della videosorveglianza e dell’intrusione, ma anche per applicazioni intercom e di controllo accessi, nel monitoraggio urbano così come per i trasporti, l’educational, la sanità, la finanza e gli edifici intelligenti.

In tema distretta attualità, il 2020 ha messo a dura prova molte strutture: la nuova attività di distribuzione di Aikom Technology ha avuto un ruolo fondamentale, offrendo una risposta rapida ai propri partner che hanno così potuto garantire con tempestività le soluzioni termografiche e di conteggio persone di Hikvision.

“Credo che la scelta di offrire i prodotti Hikvision ai nostri clienti sia strategica. – ha dichiarato Raffaele Bianchi, sales manager Aikom Technology – Si tratta infatti di un brand che, a fronte di prezzi contenuti, mette in campo soluzioni complete e all’avanguardia. A differenza di altri marchi concorrenti, Hikvision attribuisce molta importanza alla localizzazione dell’attività: l’attenzione alle esigenze del mercato italiano e un team italiano professionale e competente sono due caratteristiche che hanno orientato la scelta di Aikom su questo brand che, siamo convinti, porterà il nostro reparto Security & Surveillance a fare un grosso passo avanti”.

Vodafone, rete europea green entro il 2030

Vodafone ha annunciato che entro luglio 2021 la propria rete europea sarà alimentata al 100% da energia elettrica rinnovabile, creando una rete per i clienti in 11 mercati che si svilupperà in maniera sostenibile utilizzando solo fonti eoliche, solari o idriche/idroelettriche.

Ma l’impegno del gruppo va oltre, sostenendo i clienti business che utilizzano i suoi servizi nel ridurre le proprie emissioni di carbonio per un totale complessivo di 350 milioni di tonnellate a livello globale nel decennio 2020/2030.

L’obiettivo di Vodafone: connettere le persone in modo sostenibile

L’obiettivo di Vodafone è quello di connettere tra loro un miliardo di persone e in modo sostenibile.
Già nel 2019 Vodafone ha acquistato tutta l’energia elettrica da fonti rinnovabili, con l’impegno di ridurre della metà la sua impronta ecologica entro il 2025 e riutilizzare, rivendere o riciclare il 100% i rifiuti della sua rete a supporto dell’economia circolare.

Vodafone 100% green entro il 2030«Mentre la società si ricostruisce e riprende dalla crisi del COVID-19, abbiamo un’opportunità per ridisegnare il nostro futuro in maniera sostenibile, per garantire che la ripresa non avvenga a discapito dell’ambiente. – ha confermato Nick Read, CEO del Gruppo Vodafone – L’accelerazione del nostro passaggio al 100% di energia rinnovabile sulle reti europee cambierà per sempre il modo in cui alimentiamo la nostra tecnologia, riducendo la nostra dipendenza dai combustibili fossili, aiutando i nostri clienti a gestire le proprie risorse più efficacemente e a ridurre le loro emissioni di carbonio e, contemporaneamente, contribuendo a creare un pianeta più pulito per tutti».

L’obiettivo per la riduzione del carbonio è stato determinato con l’aiuto di esperti di carbonio e sostenibilità a livello mondiale, il Carbon Trust, con cui Vodafone lavora da anni. Il Carbon Trust ha calcolato la quantità totale delle emissioni che Vodafone ha contribuito a far evitare ai suoi clienti business e ha delineato possibili scenari futuri per comunicare gli obiettivi di Vodafone in questo ambito.

Entro il 2025 circa l’80% dell’energia utilizzata dalle reti Vodafone verrà da fonti rinnovabili ottenute direttamente dalle reti nazionali di elettricità tramite Contratti di Acquisto dell’energia elettrica e con tariffe green. Il restante 20%, fornito da Vodafone ai suoi locatori per edifici e altre infrastrutture, sarà invece coperto da certificati per energie rinnovabili. Ove possibile, Vodafone investirà anche in impianti per la creazione di energia in loco, principalmente utilizzando pannelli solari.

Già oggi Vodafone Italia utilizza il 97% di energia da fonti rinnovabili con l’obiettivo, in linea con il Gruppo, di raggiungere il 100% entro il 2021. Non solo: nell’ultimo anno, grazie all’impiego di dispositivi Smart IoT (come smart meter, smart logistics, cloud &hosting, ecc.) ha registrato una riduzione di emissioni pari a 1.306.815 tCO2e (tonnellate di CO2 equivalenti).

Come migliorare l’efficienza energetica di un edificio in 5 passi

Gli interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica degli edifici assicurano anche benefici al comfort e al benessere delle persone, diminuendo le spese economiche per il funzionamento dell’edificio e riducendo l’impatto ambientale dell’immobile.

I nuovi edifici sono costruiti secondo precisi canoni e sono sempre più efficienti, riuscendo addirittura ad essere energeticamente autonomi e autosufficienti, grazie alla combinazione di buona progettazione, impianti innovativi e fonti rinnovabili. Però, come in molti altri paesi, in Italia una buona fetta del patrimonio immobiliare è datato e costruito senza particolare attenzione nei confronti della sostenibilità e dell’efficienza energetica.

Per questo è importante sapere come intervenire per aumentare le performance energetiche dell’intero comparto edile. Per favorire la riqualificazione degli edifici, negli anni sono stati erogati incentivi per la ristrutturazione e l’efficienza energetica (Ecobonus e Conto Termico ad esempio), quest’anno ampliati ulteriormente.

Migliorare l’isolamento termico dell’edificio

Isolare termicamente un edificio significa ridurre le dispersioni energetiche verso l’esterno, riducendo gli sprechi e – di conseguenza – l’energia necessaria a climatizzare gli ambiente. La soluzione più utilizzata per l’isolamento termico degli edifici esistenti è la posa di un cappotto esterno, un sistema efficace che elimina i ponti termici perché posato con continuità su tutte le superfici del fabbricato. Lo spessore e il materiale dipendo dai casi specifici e dalle prestazioni che si vogliono ottenere. La posa, in realtà, non è sempre possibile: ad esempio la facciata può essere vincolata o, a causa della forma stessa dell’edificio, non è possibile garantire uno strato isolante continuo. In questi casi si può ricorrere ad un cappotto interno o almeno a dell’intonaco isolante.

Comunque, qualsiasi miglioria dell’isolamento termico comporta sia un aumento del comfort interno, che una riduzione dei consumi energetici e dunque maggiore efficienza energetica.

L'efficienza energetica degli edifici secondo il Decreto Legislativo n.48/2020

Sostituire i serramenti

Le prestazioni dei serramenti incidono molto sul bilancio energetico dell’edificio, in quanto sono spesso fonte di dispersione e via d’accesso per l’aria fredda e in molti edifici vecchi gli infissi non sono mai stati cambiati. In questi casi, la soluzione più efficace è la sostituzione degli infissi, scegliendone di nuovi con vetrocamera e con una buona tenuta all’aria.

Laddove non sia possibile, come negli edifici storici, spesso si ricorre alla realizzazione di un secondo serramento, distanziato da quello esistente. Alcune alternative, se percorribili, sono la sola sostituzione dei vetri o delle guarnizioni, nel caso in cui le prestazioni degli infissi risultino comunque complessivamente accettabili.

Riqualificare gli impianti

Gli impianti per la climatizzazione e la produzione dell’acqua calda sono responsabili dei principali consumi energetici di un edificio. Negli edifici esistenti, molto spesso, sono installate vecchie caldaie inefficienti, che causano anche emissioni nocive in atmosfera. Sostituire la caldaia, quindi, è una delle operazioni più importanti da fare, scegliendo di installare una nuova caldaia a condensazione o una pompa di calore. Al nuovo generatore, poi, va abbinato un sistema di distribuzione efficiente, come ad esempio il riscaldamento a pavimento. Oltre alla sostituzione delle tecnologie esistente, c’è anche la possibilità di intervenire sulle tubazioni, assicurandosi che non ci siano perdite e che siano adeguatamente isolate. Ristrutturare l’impianto di climatizzazione può comportare un elevato risparmio energetico, aumentando anche di un paio di classi energetiche la classificazione dell’immobile.

Domotica e Building Automation

Una volta riqualificati l’involucro e gli impianti di un edificio, è possibile migliorare l’efficienza di un edificio implementando un sistema di domotico. Questi sistemi permettono di efficientare il funzionamento di impianti, elettrodomestici e dispositivi connessi, introducendo il controllo da remoto e meccanismi di funzionamento automatici e di autoregolazione.

Due degli innumerevoli esempi possibili sono il controllo delle luci e del riscaldamento, che possono essere accesi e spenti tramite smartphone o regolati in automatico a seconda delle reali condizioni ambientali, rilevate tramite un sistema di sensori. La domotica e la Building Automation rendono gli edifici più efficienti, ma anche più sicuri e confortevoli.

pannelli fotovoltaici sul tetto di una villa

Fonti rinnovabili per l’efficienza energetica

Migliorate le prestazioni dell’edificio, è consigliabile ricorrere alle fonti rinnovabili per soddisfare, almeno in parte, il fabbisogno energetico. Le soluzioni sono diverse, ma le più diffuse riguardano l’installazione di impianti solari per la produzione di acqua calda sanitaria e di sistemi fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Cresce sempre più anche la diffusione dei sistemi di accumulo abbinati al fotovoltaico, che permettono di accumulare l’energia prodotta dall’impianto e utilizzarla anche in un secondo momento, ad esempio di notte, quando il sole non c’è. Alternative all’energia solare sono il mini/micro eolico, la geotermia e le biomasse.

Leggi e scarica l’e-book dedicato alle tecnologie per rendere gli edifici efficienti e integrati

L’Europa finanzia la costruzione della prima gigafactory di batterie agli ioni di litio

Trecentocinquanta milioni di euro sono una bella cifra, ma a ben guardare il rendering del colossale impianto la cui costruzione contribuiranno a finanziare, ci si rende conto che non si tratta assolutamente di un investimento sovradimensionato. La cifra, sotto forma di prestito, è quella stanziata dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) a beneficio di Northvolt, l’azienda svedese che sta realizzando a Skellefteå, località nel nord del Paese scandinavo, la prima gigafactory europea per produrre celle a ioni di litio.

Successo della linea produttiva dimostrativa

La BEI finanzia la prima gigafactoryLa stessa BEI aveva già finanziato Northvolt con 52 milioni di euro nel 2018 per realizzare una linea produttiva dimostrativa. Un’ operazione andata a buon fine industriale, con il laboratorio che ha iniziato a produrre le sue celle alla fine del 2019, e che ha fatto quindi da preludio al prestito attuale. In particolare, il finanziamento è supportato dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), il principale pilastro finanziario dell’Unione europea.

Del resto l’attenzione europea verso Northvolt si fonda su basi solide. Stiamo parlando di un’azienda che si è subito contraddistinta per progetti ambiziosi fondati sempre su una filosofia green, tali da renderla in poco tempo un riferimento per la futura industria europea dell’accumulo.

Gigafactory scandinava destinata a divenire un riferimento mondiale

La gigafactory scandinava, denominata Northvolt Ett, è destinata dunque a divenire un riferimento mondiale nella produzione delle batterie al litio. Nel dettaglio lo stabilimento diverrà operativo nel 2021 e si occuperà della preparazione attiva dei materiali, l’assemblaggio delle celle nonché il loro riciclaggio una volta che saranno giunte a fine vita.

La road map prevede che per l’impianto una crescita produttiva graduale fino al raggiungimento della sua piena capacità. Nella sua fase iniziale la fabbrica produrrà batterie per 16 GWh di capacità all’anno, un risultato che verrà poi incrementato in una fase successiva fino ad arrivare ai 40 GWh che ne costituiranno la capacità annuale definitiva. Va ricordato che le batterie di Northvolt sono progettate per diversi utilizzi, dal settore auto allo stoccaggio della rete, dai dispositivi portatili alle applicazioni industriali.

Una scelta geografica all’insegna delle rinnovabili

La scelta di Skellefteå quale sede della gigafactory non è certo casuale. La località si trova infatti in una regione della Svezia che si caratterizza per la presenza di miniere e materie prime utili alla produzione delle celle, oltre a vantare una consolidata consuetudine nei processi di fabbricazione e riciclo. Inoltre, considerata la cospicua disponibilità di energia pulita dell’area geografica, il nuovo impianto di Northvolt potrà utilizzare il 100% di energia rinnovabile nei suoi processi produttivi.

Northvolt, fra l’altro, sta portando avanti il progetto di una seconda gigafactory, questa volta in joint-venture con il gruppo Volkswagen, che sorgerà a Salzgitter in Germania. La capacità produttiva di quest’ulteriore stabilimento sarà di oltre 20 GWh con l’avvio della produzione di celle al litio che è previsto per il 2024.

“Portare l’Europa alla leadership globale nel settore delle batterie”

Il vicepresidente della Commissione europea responsabile dell’Alleanza europea delle batterie, Maroš Šefčovič, ha sottolineato come “la BEI e la Commissione sono partner strategici nell’ambito dell’Alleanza europea delle batterie, che lavorano a stretto contatto con l’industria e gli Stati membri per portare l’Europa alla leadership globale in questo settore strategico. Supportando e questo progetto all’avanguardia, confermiamo la nostra determinazione a rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa nei settori e nelle tecnologie chiave”.

Quanto a Northvolt, il suo cofondatore e amministratore, Peter Carlsson, ha ringraziato la BEI che “ha svolto un ruolo fondamentale nel rendere possibile questo progetto sin dall’inizio. Siamo estremamente grati per il sostegno che abbiamo ricevuto da loro e dall’Unione europea. L’Europa deve costruire la propria catena di approvvigionamento per la produzione di batterie su larga scala e la BEI è un’autentica pietra angolare di questo processo”.

Würth inaugura il primo negozio automatico sempre aperto

Würth Automatic Store è un concept innovativo ideato per facilitare l’esperienza d’acquisto dei clienti. Basato sul concetto di negozio automatico, risulta particolarmente utile in questo momento dove, a causa della pandemia legata al Covid-19, il distanziamento sociale impone di limitare i contatti interpersonali.

I vantaggi del negozio automatico Würth

Wurth Automatic Store

Il negozio, completamente automatizzato, consente ai clienti di visualizzare su un apposito schermo la disponibilità in tempo reale dei prodotti (attualmente il catalogo include oltre 2.000 referenze) e di effettuare l’acquisto in modalità self-service. In alternativa, può essere utilizzato come punto di pick-up per il ritiro degli ordini effettuati tramite la Würth App o su sul sito di Würth.

Wurth Automatic StoreQuesto nuovo concept di negozio automatico, vincitore del premio SMAU 2019, rivoluziona l’esperienza di acquisto dei clienti grazie al touch-point fruibile in modalità self-service. Naturalmente il sito è accessibile in qualsiasi momento, orario e giorno per assicurare la piena fruibilità all’utente, anche per gli acquisti last minute.
Tra gli altri vantaggi di questo nuovo Würth Automatic Store sicuramente la disponibilità costante di prodotti per gli artigiani locali, ma anche il monitoraggio in tempo reale dello stock disponibile per avere la certezza di trovare ciò di cui si ha bisogno.

Il primo prototipo è stato installato a Sommacampagna (VR) presso lo spazio dell’azienda Cubi Srl, ma altri negozi automatizzati saranno lanciati su tutto il territorio nazionale.

Il progetto è stato sviluppato grazie alla collaborazione con Hevolus Innovation, partner internazionale di Microsoft per la Mixed Reality e partner tecnologico di Würth Italia per iniziative di Corporate Open Innovation, e con ICAM, azienda specializzata nella progettazione e produzione di innovativi sistemi automatici per lo stoccaggio, la distribuzione e la vendita, progettati per interconnettere gli attori della Supply Chain in modo efficiente, sostenibile e sicuro.

In Europa per la prima volta più elettricità da rinnovabili rispetto al fossile

È davvero un bel sorpasso, quello consumato dal mondo green nei confronti del fossile nella prima metà dell’anno, tanto più che è avvenuto nella nostra vecchia e cara Europa. Nel continente, infatti, per la prima volta l‘elettricità ottenuta da fonti rinnovabili è stata maggiore di quella proveniente dai combustibili tradizionali. Una notizia così positiva da mettere in secondo piano l’innegabile “aiutino” che ha portato al conseguimento di questo traguardo, del quale comunque parleremo nella parte finale dell’articolo.

A certificare il sorpasso è stata la società di ricerca Ember che ha, appunto, condotto uno studio relativo ai consumi elettrici nel primo semestre 2020 nell’Europa a 27. Ebbene, nel periodo considerato le energie rinnovabili hanno generato il 40% dell’elettricità, sorpassando dunque per la prima volta i combustibili fossili, dal cui sfruttamento è stato prodotto il 34% dell’elettricità. Una supremazia, quella del green, che naturalmente non rappresenta solo una circostanza statistica, visto che per il Vecchio continente ha significato una diminuzione del 23% delle emissioni di CO2 nei primi sei mesi dell’anno.

Le rinnovabili superano le fossili

Rinnovabili trainate dalla crescita di solare e eolico

Rispetto allo stesso periodo del 2019 l’energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili è aumentata dell’11%, trascinata dalla crescita del solare e dell’eolico (rispettivamente del 16% e dell’11%). E se nel primo caso a propiziarla sono state le cospicue installazioni di nuovi pannelli fotovoltaici, nel secondo caso la crescita è stata dovuta soprattutto alle condizioni atmosferiche favorevoli, con venti sostenuti che hanno percorso l’Europa nei mesi invernali e primaverili.

Da segnalare come anche l’idroelettrico abbia beneficiato di condizioni atmosferiche favorevoli, sotto forma di precipitazioni superiori alla media nel Nord Europa e in Spagna, che hanno determinato un incremento del 12% per l’energia generata nel semestre. Molto più contenuto, invece, l’incremento dell’elettricità ottenuta con le bioenergie, pari soltanto ad un punto percentuale.

La ripartizione per settori della quota di elettricità da rinnovabili

Andando a vedere la ripartizione per settori del 40% di elettricità ottenuto da rinnovabili, si vede come la parte del leone spetti a eolico e solare. Insieme queste due fonti hanno raggiunto una quota di mercato pari al 21% dell’elettricità prodotta nell’Europa a 27 durante il primo semestre 2020. Dall’idroelettrico è invece arrivato il 13% mentre il restante 6% va attribuito alle bioenergie.

A livello nazionale colpisce la percentuale molto maggiore della media raggiunta da eolico e solare in Paesi come Danimarca (64%), Irlanda (49%) e Germania (42%). Non entusiasmante la performance semestrale dell’Italia che con il suo 19% di eolico e solare si piazza soltanto davanti alla Francia (+11%) fra i grandi Paesi del continente, largamente preceduta dalla Spagna (+30%).

Quota di energia da rinnovabili in Europa

Il calo della domanda provocato dalla pandemia ha colpito il fossile

Dallo studio di Ember emerge poi un fattore significativo, che ci riporta all’importante “aiutino” di cui dicevamo in apertura, ovvero il diverso impatto della pandemia sulle diverse fonti energetiche dalle quali si ottiene l’elettricità, in Europa come negli altri continenti. Infatti, le rinnovabili hanno confermato la loro resilienza, nel senso che una volta installati un pannello fotovoltaico, una pala eolica piuttosto che una diga producono elettricità sempre e comunque.

Dunque, di fronte al calo complessivo della domanda nel primo semestre dell’anno, che poi è stato un autentico crollo nei mesi del lockdown, il corrispondente taglio dell’offerta ha riguardato soprattutto le fonti fossili, il cui sfruttamento si può diminuire o interrompere in tempi brevissimi a seconda delle esigenze del momento. Esattamente quel che è successo nell’Europa a 27 con un calo semestrale del 18% nell’utilizzo dei combustibili fossili e del 32% per quanto riguarda il carbone.