Illuminazione intelligente e modulare per grandi aree esterne

La nuova soluzione per l’illuminazione di Gewiss Smart[PRO] 2.0, parte integrante della linea Endurance, si rinnova e diventa intelligente. La linea di proiettori LED di media e alta potenza estende il range con una nuova versione 3X2M e rinnova totalmente le prestazioni, per offrire efficienze più elevate e una migliore qualità della luce.

Progettata, sviluppata e prodotta in Italia, Smart[PRO] 2.0 è pensata per le applicazioni sportive o per altre aree esterne, come parcheggi, spazi verdi e parchi, con potenze equivalenti da 165 a 970 W e flussi luminosi che raggiungono i 122.000 lm.

Una soluzione modulare

L’intera famiglia Smart[PRO] 2.0 è stata studiata sulla base della modularità del gruppo ottico. Questo consente una estrema flessibilità nella definizione delle varie tipologie di prodotto e, di conseguenza, la possibilità di avere una soluzione ottimale per qualsiasi tipologia di applicazione.

Adatto a diverse necessità di illuminazione

Gewiss SmartPro 3x2Ciascun prodotto può essere composto a seconda del progetto, grazie all’estrema flessibilità di parametri quali temperatura colore, indice di resa cromatica, versione adatta anche all’illuminazione per riprese televisive, tipo di alimentazione, tipologia di ottiche e abbinamento con i sistemi intelligenti.

I nuovi proiettori si possono inoltre definire smart: sono stati infatti progettati per dialogare con i sistemi Interactive, che consentono di aggiungere intelligenza agli impianti di illuminazione, monitorandone i consumi, la gestione della luce, monitoraggio dei comportamenti e occupazione dei parcheggi ecc.

Building digitale: un ecosistema di opportunità

Il building digitale crea valore e ci rende tutti protagonisti di un processo di ammodernamento tecnologico che fa bene all’edilizia, alle persone e all’ambiente. Lo abbiamo sperimentato “intensamente” nei mesi di emergenza sanitaria: le soluzioni 4.0 hanno permesso di accorciare le distanze, interconnettere oggetti ed esseri umani e abilitare servizi essenziali.

Come coniugare l’evoluzione degli edifici connessi con un patrimonio immobiliare obsoleto, in un’attualità socio-economica decisamente provata? Riflessioni e possibili risposte vengono dal libro bianco di Anie “Building Digitale in uno scenario IoT”. Un’approfondita analisi di tecnologie, applicazioni e servizi, associata alle prospettive di crescita per la filiera dell’edilizia. Tutto, in una logica IoT orientata alla data economy per il benessere e la sicurezza delle persone.

Perché un libro bianco sul building digitale

Obiettivi di questo primo risultato del gruppo di lavoro Digital Building, supportare le imprese nel cambio di paradigma delle risorse IoT e alimentare il confronto con istituzioni e cittadini.

“Il tema degli edifici connessi assume con questa pubblicazione, e in questo periodo storico, un significato simbolico – esordisce Filippo Girardi, vice presidente ANIE con delega al Building, durante la videoconferenza di presentazione del libro bianco -. Lo riteniamo un lavoro aperto, in costante divenire. Dobbiamo impegnarci a seguire il dinamismo delle tecnologie, aggiornando di volta in volta la nostra analisi delle soluzioni che consentono ai cittadini di vivere meglio. Una visione corale per un futuro migliore, efficiente e intelligente”.

Non solo efficienza, con diversi scenari IoT

Altra premessa chiave, il ruolo delle tecnologie digitali. Se finora le politiche incentivanti legate al mercato delle costruzioni hanno puntato molto sull’efficientamento energetico degli edifici, è ora di pensare a sistemi integrati dalle molteplici finalità. Qualche esempio? E-learning, smart working, protezione dei dati, telemedicina, mobilità elettrica… tanti e diversi settori possono beneficiare del grande cervello IoT. “Siamo convinti che qualunque strategia a favore dell’edilizia, per essere oggi efficace, debba tenere in considerazione la fondamentale importanza delle tecnologie che permettano da un lato il massimo risparmio energetico, dall’altro nuove opportunità di servizi alle persone”, aggiunge Girardi.

Particolare evidenza viene data alla smart home, che ospita diversi servizi integrati per ottimizzare le prestazioni e garantire sicurezza e comfort alle persone

Ma le tecnologie del building 4.0 non possono essere esclusiva delle nuove costruzioni. L’ultimo censimento Istat conta 14,5 milioni di edifici in Italia, il 25% dei quali costruito tra 1946 e 1950 e il 15% addirittura prima del 1919. Un patrimonio datato ma ricco di storia, un valore inestimabile che “merita” di essere recuperato anche attraverso la trasformazione digitale.

I 6 capitoli del building digitale italiano

Primo punto a favore degli smart building, il mondo è già connesso. Lo confermano le previsioni al 2023 del Cisco Annual Internet Report 2020:

Seguono 6 capitoli utili a identificare il “quid” della logica digitale per il sistema-edificio e i suoi vantaggi per operatori e utenti.

Evoluzione del concetto di applicazione IoT

IoT: significato e opportunità

Rispetto al “predecessore” M2M (Machine-to-Machine), l’Internet delle Cose vanta una prospettiva orizzontale e omnicomprensiva. Dai cosiddetti “Data Silos”, serbatoi di dati poveri di informazione, passiamo alla possibilità di memorizzare una mole di dati permanenti. Un “Data Lake” interconnesso, che va oltre l’effettiva applicazione che lo ha raccolto o utilizzato.

Altro punto chiave è la grande varietà di punti di aggancio degli oggetti alla rete. Nel concetto di gateway si compie la fusione tra il mondo fisico di sensori e macchine (Operational Technology) e quello IT del dato. Due ambiti tradizionalmente distinti e difficilmente interoperabili. Le informazioni approdano poi al livello della visualizzazione: piattaforme IoT che consentono a utenti e stakeholder di monitorare gli impianti e prendere decisioni. Diversamente dai sistemi tradizionali, queste applicazioni risultano “smaterializzate” in contesti di cloud computing. Qui troviamo i requisiti fondamentali di scalabilità, interoperabilità, ubiquità e sicurezza degli ecosistemi IoT.

Per sua natura, insomma, l’IoT è estremamente versatile. Le sue applicazioni vanno dagli edifici digitali alla casa connessa, da Industria 4.0 alla smart city, fino alla grande sfida della rete elettrica.

Data economy e significato dei dati

La quantità dei dati generati in tali applicazioni digitali è enorme e aumenta in modo esponenziale. Il passaggio da un prodotto fisico a un sistema connesso, che combina sensori, software e interfaccia utente, crea uno spostamento del valore che le aziende non possono più ignorare.

I principali attori della data economy

Il flusso dei dati crea nuovi modelli di business, infrastrutture, politiche ed economie. Il passaggio dalla sharing economy (economia della condivisione) al nuovo concetto di outcome economy (economia del risultato) richiede infatti ai protagonisti della filiera uno sforzo notevole ma necessario. Basti pensare che il valore di questo mercato in Europa valeva 285 miliardi di euro e rappresentava l’1,94% del Pil già nel 2015 (European Commission: Building a European data economy). Ma la ricerca stimava una crescita fino a 739 miliardi di euro nel 2020, con un balzo al 4% del Pil europeo.

Elementi di architetture IoT nell’edificio

Spostandoci concretamente alla digitalizzazione, i diversi sottosistemi tecnologici possono essere integrati tramite un BMS (Building Management System). Qui, una o più interfacce consentono di gestire tutte le funzioni di BEMS (Building Energy Management System) e BACS (Building Automation Control System), comunque regolabili anche a livello locale.

Il lato più interessante sta nell’app economy: smartphone e tablet permettono oggi di gestire da remoto tutte le funzionalità integrate dei nostri edifici, abilitando una potenziale serie di servizi su misura per migliorare comfort, sicurezza e risparmio energetico.

Building: chi genera i dati e a chi interessano

Nello scenario evolutivo degli smart building, il mondo delle costruzioni risulta ancora troppo poco orientato alla trasformazione digitale. Cresce tuttavia la sensibilità a tecnologie come il BIM (Building Information Modelling) e la modellizzazione dei dati in ciascuna fase del progetto.

Oltre il BIM, si fa strada anche il concetto di Digital Twin. Ovvero una rappresentazione real-time dei sistemi e sottosistemi che compongono l’edificio, del loro stato e di come il loro funzionamento sia influenzato dal comportamento degli occupanti. La crescente richiesta di integrazione, la capacità di acquisire, processare e gestire le informazioni e la proposta di piattaforme IoT innovative, costituiranno la base di una nuova catena di valore per tutto il mercato dell’edilizia.

Building digitale: dal BIM al digital twin

Cybersecurity e privacy in un mondo digitale

In un contesto decisamente intangibile come quello digitale, è fondamentale la consapevolezza dei rischi legati alla cybersecurity e alla protezione dei dati.

La sicurezza del dato è uno degli aspetti più complessi da gestire, in quanto coinvolge diversi elementi:

Resta poi il controverso tema del regolamento GDPR, ovvero di come il dato raccolto venga poi manipolato ed esposto. La chiave, anche qui, è una visione olistica dei requisiti di sicurezza, da pianificare nel minimo dettaglio già sulla “carta” progettuale.

Il mercato di riferimento del building

In chiusura, torniamo al perché puntare sulla trasformazione degli edifici. L’emergenza Covid-19 non ha fatto che accelerare la transizione verso una economia digitale, evidenziando le criticità degli ambienti non connessi rispetto a quelli smart. Ma il processo era avviato: l’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano, infatti, ha rilevato nel 2019 un mercato in crescita del 24% rispetto all’anno precedente.

Sebbene il settore delle costruzioni fatichi a sposare l’idea digitale, gli smart building possono (e devono) diventare protagonisti della ripartenza italiana. Secondo uno studio 2018 del Boston Consulting Group le piattaforme digitali si candidano a tagliare quasi il 20% del costo totale dell’intero ciclo di vita di un progetto edile. Per il settore non residenziale, i risparmi variano dal 13% al 21% nelle fasi di progettazione e costruzione, e dal 10% al 17% nella successiva gestione. Percentuali che si tradurrebbero in investimenti nel settore digitale, aumento dell’occupazione e maggiore qualità nelle opere.

Promuovere la visione 4.0

Building digitale e data economy alzano così l’asticella delle sfide del mondo edile italiano, mentre si iniziano ad avvertire i pesanti effetti della pandemia. “Il libro bianco vuole inaugurare un confronto costruttivo e stimolante sulle dinamiche già in atto – spiega Roberto Siagri, coordinatore del gruppo Anie Digital Building -. Il paradigma degli edifici 4.0 richiede ecosistemi di tecnologie, competenze e professioni integrate. Un’opportunità unica per riqualificare i nostri edifici e rendere la nostra esistenza più sicura, sostenibile e moderna”.

C’è il Mediterraneo al centro del progetto Blue Deal

Ogni tanto, con i nostri piedi fin troppo piantati per terra, facciamo finta di scordarcene: ma per ogni metro calpestabile il nostro pianeta ne offre quasi tre su cui affondare nell’acqua. Ed allora, se quella del Green Deal è già una sfida di enormi proporzioni, diventa facile pensare all’immensa portata di un “Blue Deal“… Ed è proprio questo il nome che si è deciso di dare all’ambizioso progetto europeo per portare nei Paesi mediterranei tecnologie e soluzioni “su misura” per sfruttare l’energia dal mare.

Finanziamento dell’Unione europea di 2,8 milioni di euro

Al progetto stanno lavorando ben 13 partner tra cui ENEA e Università di Siena (coordinatore) espressioni dell’Italia, Spagna, Cipro, Grecia, Albania, Croazia e Malta. Il punto di partenza economico è un finanziamento Ue di 2,8 milioni di euro, con l’obiettivo di sostenere una transizione energetica che includa l’energia dalle onde e dalle maree in un’area particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.

“I Paesi che si affacciano sul Mediterraneo – ha sottolineato Maria Vittoria Struglia, responsabile ENEA del progetto e ricercatrice del Laboratorio di modellistica climatica e impatti – spesso non considerano il mare una concreta risorsa di sviluppo economico né tantomeno una fonte di energia pulita su cui centrare le strategie energetiche nazionali e regionali. Dobbiamo quindi lavorare per favorire la diffusione delle informazioni, l’innovazione tecnologica e l’iniziativa imprenditoriale.”

investimenti Blue Deal in Europa

Colmare il gap con i Paesi del Nord Europa

In particolare, ha proseguito Struglia, “con il progetto Blue Deal vogliamo affrontare queste sfide e offrire degli strumenti hi-tech e informativi adeguati, che permettano di valorizzare sempre di più la risorsa mare nel rispetto dell’ambiente e a beneficio delle comunità locali e del loro sviluppo. Anche se il divario con i Paesi del Nord Europa è ancora ampio, il bacino del Mediterraneo ha certamente un enorme potenziale di sfruttamento di energia dal mare, che non tarderà a utilizzare”.

Nell’arco di tre anni i partner avvieranno molte iniziative nelle diverse aree costiere del Mediterraneo, per far conoscere alle comunità locali, alle amministrazioni e alle imprese le potenzialità dell’energia dal mare e i suoi positivi effetti su ambiente, economia e occupazione. Tra gli eventi in programma ci sono business forum, open day, un concorso scolastico e i “Blue Deal testing lab”, ovvero dei laboratori pensati per coinvolgere i cittadini e rafforzare la collaborazione tra ricerca, enti locali e aziende, in particolare le Pmi.

Transizione energetica che includa l’energia del mare

“Blue Deal nasce dalle precedenti esperienze dei due progetti Interreg Med, Maestrale e Pelagos – ha spiegato Simone Bastianoni dell’Università di Siena – e mira a capitalizzarne i risultati. Dimostreremo che è possibile pianificare una transizione energetica che includa l’energia dal mare e forniremo esempi pratici in diversi luoghi dell’area mediterranea”.

Uno dei principali obiettivi del progetto sta nel superamento delle attuali restrizioni tecniche e burocratiche alla diffusione della blue energy, oltre che nell’individuazione di soluzioni innovative, sostenibili e ‘su misura’ per l’autosufficienza energetica delle piccole comunità, in particolare delle isole, anche in presenza di flussi turistici stagionali. La sintesi sarà quindi la definizione di un piano comune per la diffusione di queste tecnologie nell’area mediterranea.

Classico esempio di energia eolica off shore

A Malta il primo Piano di Sviluppo con risorse energetiche marine

Finora il primo caso studio affrontato dagli esperti è stata l’isola di Malta, che nel 2016 ha approvato un Piano di Sviluppo che menziona la risorsa energetica marina; i partner hanno organizzato un evento online, che ha permesso di testare in modo preliminare la possibilità di includere concretamente l’energia dal mare nella pianificazione delle sue aree costiere.

Ma Malta non è l’unico esempio virtuoso. Proprio l’Italia è il primo Paese del Mediterraneo per finanziamenti pubblici all’energia dal mare con quasi 5 milioni di euro nel 2019; in Spagna il piano per le energie rinnovabili 2011-2020 illustra in dettaglio una politica di energia pulita che punta a ottenere 750 MW di energia eolica offshore e 100 MW di energia delle onde entro quest’anno. Ed ancora c’è la Grecia, dove sono state installate 300 turbine eoliche offshore per rifornire di energia green le isole che non sono collegate alla rete nazionale.

Ottimizzazione della distribuzione dell’aria con la console a pavimento

Ideale per gli ambienti residenziali grazie alla compattezza e al design minimal, la console a pavimento J2 di Toshiba Italia Multiclima assicura comfort, efficienza energetica e basso impatto ambientale. La console fa parte della famiglia NatuR32 di Toshiba: il meglio in termini di prestazioni, senza compromessi e soprattutto rispettoso dell’ambiente.

Facile da installare e versatile, disponibile in sistemi monosplit o multisplit in tre taglie da 2,5 a 5,0 kW, è adatta per grandi ambienti con ampie finestre a soffitto, spazi soppalco o nelle mansarde. E occupa meno spazio di un radiatore standard. Le unità esterne possono essere anche posizionate sui tetti grazie ai pesi e dimensioni ridotte.

Attenzione ai dettagli per la console a pavimento J2

Grande attenzione nella progettazione di questa console, in classe energetica A++ sia in raffrescamento sia in riscaldamento, che raggiunge il comfort ottimale in modo veloce.

Tra i plus da sottolineare:

La filtrazione in estate ed in inverno

la console a pavimento J2 è dotata di un limitatore di potenza Rinnovo e pulizia dell’aria negli ambienti grazie al sistema di filtrazione New IAQ Filter; inoltre la console a pavimento J2 è dotata della tecnologia Magic Coil, una resina speciale che riveste la batteria dello scambiatore che riduce sporco, polvere e tracce di umidità di depositino.
Per una maggiore sicurezza, al momento dello spegnimento si attiva la funzione Self-cleaning che aiuta a mantenere asciutta l’unità.

Comfort a portata di smartphone e tablet

Gestire e controllare il sistema di climatizzazione da remoto non è mai stato così semplice: la nuova App Toshiba Home AC Control – disponibile su Google Play e AppStore – ha un’interfaccia grafica semplice e intuitiva, per avere tutto sotto controllo con pochi touch anche quando si è fuori casa. La App permette di gestire non solo le funzioni di base, come l’accensione e lo spegnimento e l’impostazione della temperatura, ma di regolare il getto d’aria, la ventola e molte altre funzioni per assicurare il massimo comfort.

Dalla Connected Car alla Smart Mobility: l’evoluzione delle reti V2X

Il trasporto su strada sta conoscendo una trasformazione digitale che cambierà radicalmente il nostro modo di spostarci, rendendo “Smart” il concetto di mobilità con un focus crescente sulla guida autonoma. Alla base di questo profondo cambiamento vi è l’adozione di una serie di tecnologie che includono le cosiddette reti V2X, il 5G e, non ultima, l’Intelligenza Artificiale. In occasione del convegno “Connected Car & Mobility: un nuovo inizio” sono stati resi noti i risultati della ricerca realizzata dell’Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano e come sta maturando la Smart Mobility sotto il profilo tecnologico.

L’evoluzione delle reti V2X

È indubbio che il futuro della Smart Mobility passerà anche e soprattutto attraverso la guida autonoma. Per i veicoli degli anni a venire si prospetta la capacità di condividere in tempo reale grandi volumi di dati prodotti dai loro sistemi di bordo. Una prerogativa che li renderà sempre più capaci di fronteggiare scenari di mobilità complessi.

Tuttavia, per far sì che questi scenari di Smart Mobility si verifichino divenendo reali, risulta essenziale equipaggiare le vetture con sistemi di comunicazione ad elevate prestazioni, in modo da rendere fattibile un continuo scambio di dati tra i veicoli (V2V – Vehicle-to-Vehicle), tra questi e l’infrastruttura a bordo strada (V2I – Vehicle-to-Infrastructure) e con i pedoni (V2P – Vehicle-to-Pedestrian).

Secondo gli esperti, la guida autonoma prevede cinque distinti livelli di automazione. Si parte dal livello 0 corrispondente a “nessuna autonomia”, in cui l’autista guida in maniera del tutto indipendente senza ricorrere all’aiuto del sistema di guida assistita. Si giunge poi fino al livello 5, definito “completa automazione”, in cui il veicolo si muove in maniera completamente autonoma, ovvero senza ausilio del guidatore. Oggi come oggi, sono oggetto di sperimentazione i livelli 2 e 3, ma la visione degli enti di ricerca e di standardizzazione è proiettata ben oltre verso i servizi avanzati di guida autonoma, corrispondenti ai livelli 4 e 5.

Allo stato attuale, i veicoli in fase di sperimentazione sono altamente intelligenti, integrano decine di sensori per rilevare ciò che accade nell’ambiente circostante e usano sistemi sofisticati di elaborazione dei dati. Dovendo però fare affidamento esclusivamente sui sistemi di bordo presentano almeno due limiti. Il primo corrisponde al fatto che i sensori hanno un raggio di visione circoscritto. Il secondo risiede nella mancata conoscenza di quali siano le intenzioni dei veicoli che transitano nelle immediate vicinanze, con le conseguenze del caso sotto il profilo della sicurezza e quello dell’efficienza. Le prestazioni delle vetture risultano perciò limitate soprattutto in scenari particolarmente complessi o contraddistinti da un’elevata densità di traffico.

Il contesto muterà con l’affermazione dei servizi avanzati di guida autonoma (livelli 4-5). Attraverso l’interconnessione V2X, i veicoli potranno infatti condividere in tempo reale i dati generati dai sensori di bordo, estendendo l’orizzonte di percezione ben oltre il proprio campo di visione. Lo scambio continuo tra i sistemi di controllo permetterà loro di coordinarsi e di sincronizzarsi in modo autonomo, anche in scenari complessi, traducendosi in una mobilità sempre più sicura ed efficiente, oltre che sostenibile.

Per raggiungere tali obiettivi, appare cruciale il ruolo giocato dalla connettività.

Connected Car: la connettività e il 5G

Rete 5GL’attuazione di meccanismi cooperativi V2X necessita chiaramente del supporto di una rete di comunicazione capace di connettere le vetture intelligenti tra di loro, con l’infrastruttura e gli altri utenti della strada. Ad oggi, le tecnologie V2X disponibili sono lo standard ETSI ITS-G5, basato su WiFi, e la tecnologia cellulare C-V2X, che utilizza il 4G ma è in evoluzione verso il 5G. I principali ostacoli sono costituiti dalla velocità trasmissiva e dalla latenza. Si richiede inoltre un’alta affidabilità anche in situazioni di estrema dinamicità, fino a 250 km/h.

Siamo quindi di fronte a un tipo di evoluzione che presuppone un notevole cambiamento delle attuali tecnologie. La banda a 5.9 GHz non è più sufficiente e si ci indirizza verso l’uso di frequenze ad onde millimetriche, con sistemi ad antenne multiple e algoritmi di puntamento sofisticati.

Questa è la direzione intrapresa dallo standard 5G New Radio, previsto entro la fine del 2020, che reputa l’automotive come uno degli ambiti applicativi più strategici. Il nuovo standard aprirà la strada a una tecnologia ad alta capacità trasmissiva, ultraveloce e di grande affidabilità, capace di abilitare i servizi avanzati di mobilità, consentendo ai veicoli di interagire rapidamente e in contesti fortemente dinamici.

“La novità del 5G”, precisa Monica Nicoli, Professore Associato di Ingegneria delle Telecomunicazioni presso il Politecnico di Milano, “è quella di combinare due diverse modalità di trasmissione per rispondere alle diverse esigenze della mobilità. Da un lato, una comunicazione V2X a corto raggio, per connettere direttamente i veicoli, le infrastrutture e gli utenti stradali. Dall’altro, una comunicazione a lungo raggio per connettersi con la rete dei cellulari”. La prima tipologia di connettività è su banda dedicata. Evitando di passare dalla rete, si riducono così eventuali tempi di ritardo a vantaggio soprattutto di applicazioni quali la sicurezza attiva. Le connessioni a lungo raggio sono invece complementari e possono essere usate, ad esempio, per l’Infotainment o per servizi di carattere informativo.

Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale

Le auto connesse e i dispositivi Smart per la mobilità permettono di raccogliere un ampio ventaglio di informazioni sul loro funzionamento e sugli utenti che utilizzano queste tecnologie. Le aziende si stanno perciò muovendo per trovare opportune strategie che consentano di valorizzare i dati raccolti, sotto il profilo tanto Consumer quanto Business.

Connected Car e Intelligenza Artificiale

Connected Car & Mobility: un nuovo inizio – Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale

Sotto questo punto di vista, l’Intelligenza Artificiale è destinata a giocare un crescente ruolo chiave, aprendo nuove possibilità di utilizzo delle informazioni ricavate. Si possono individuare diversi grandi ambiti in cui può rappresentare un supporto rispetto alla trasformazione della mobilità e lo sviluppo delle connected car. Analizziamo alcuni tra i principali.

Guida autonoma

Il primo riguarda la guida autonoma. In questo contesto, l’Intelligenza Artificiale si sta cimentando su tre grandi aree, ossia:

La gamma di soluzioni a cui l’Intelligenza Artificiale può garantire il proprio contributo è vasta e include, a titolo esemplificativo:

Assistenti vocali

Un ulteriore contributo offerto dall’Intelligenza Artificiale riguarda la possibilità di semplificare l’interazione tra l’utente e l’auto connessa mediante l’uso della voce. Negli ultimi anni la capacità di comprendere il linguaggio naturale è migliorata sensibilmente. Questa evoluzione ha permesso di introdurre gli assistenti vocali anche nel settore automotive. La voce può essere sfruttata per abilitare numerose funzionalità all’interno dell’abitacolo: dalle più classiche come la lettura delle e-mail e la trasmissione di informazioni sullo stato del veicolo, fino a quelle più innovative, come la ricerca di un ristorante con le migliori recensioni.

Si prevede inoltre l’opportunità di integrare l’assistente vocale presente a bordo vettura con quello della propria abitazione Smart, così da consentire di impostare svariati scenari casalinghi restando comodamente seduti in auto o, viceversa, di regolare parametri connessi al veicolo direttamente dalle proprie mura domestiche.

Supporto gestionale

L’Intelligenza Artificiale è inoltre destinata ad assumere un ruolo determinante come supporto a diversi contesti di tipo gestionale. Si può pensare alla sua funzionalità nel controllo del traffico di una Smart City, attribuendo le priorità ai vari veicoli, così da prevenire il rischio di incidenti e di ingorghi.

Le possibilità offerte dall’Intelligenza Artificiale applicata al contesto della mobilità intelligente sono in definitiva enormi. Non resta che attendere tutti gli sviluppi del caso.

28mila modi di illuminare arte e retail

Una famiglia di faretti, 28mila declinazioni per illuminare arte e retail in modo personalizzato. Con Eclipse, Erco raggiunge tutte le applicazioni illuminotecniche di alto livello come musei, gallerie d’arte o particolari progetti commerciali. Questo grazie a 28mila varianti di prodotto, che permettono ad architetti e lighting designer di soddisfare la primaria esigenza di queste categorie progettuali: la flessibilità.

Il sistema di faretti risulta infatti adattabile a tutte le modifiche e personalizzazioni necessarie nel ciclo di vita dell’impianto. Gli apparecchi sono liberamente installabili e orientabili sui binari elettrificati ed è possibile intervenire sulle caratteristiche illuminotecniche quando si vuole e in modo reversibile.

Eclipse offre un ampio ventaglio di soluzioni per i compiti di illuminazione più complessi ed esclusivi

Illuminare arte e retail con accessori dedicati

La versatilità di Eclipse si dimostra sul campo. Il sistema modulare di ottiche e accessori intercambiabili rappresenta un importante vantaggio a fronte dell’uso intensivo dei prodotti tipico di mostre ed esposizioni.

In cosa consiste la novità? Le ottiche Lens Unit, per esempio, si possono sostituire con una mano e senza attrezzi. Il sistema di fissaggio a baionetta, installato tra l’apparecchio e l’ottica, è presente anche sul bordo esterno di quest’ultima, per la connessione di accessori aggiuntivi. Questo consente di associare alla Lens Unit fino a tre componenti e di generare moltissime possibilità di distribuzione della luce, spettro luminoso e comfort visivo.

Come cambiare le caratteristiche della luce

Ottiche Lens Unit per faretti Eclipse di ErcoScegliendo la Lens Unit corretta, i progettisti possono trasformare un faretto spot in uno flood. Ma anche in extra wide flood, oval flood, oval wide flood o wallwasher. Allo stesso modo è possibile sostituire o aggiungere, anche successivamente, alcune specialità Erco per ottenere ancor più libertà nell’adattare il fascio luminoso alle necessità applicative.

Lo schermo diffusore ammorbidisce lievemente il fascio, creando così un gradiente più sfumato con illuminazione uniforme al centro. La lente per sculture, invece, lo apre in modo ovale lungo la sezione trasversale, esaltando così le caratteristiche di queste opere. Questa soluzione è anche ruotabile liberamente, per raggiungere superfici o oggetti in qualsiasi posizione.

Quanto contano spettri e filtri

La composizione spettrale della luce non influenza solo l’atmosfera, con una tonalità di luce calda o fredda, ma anche la percezione dei colori degli oggetti illuminati. Anche qui parliamo di flessibilità: Eclipse offre sei spettri luminosi LED, da 2700K fino a 4000K.

Per la regolazione di precisione, inoltre, ci sono quattro filtri di conversione:

Combinati ai sei spettri luminosi LED, questi filtri generano altre 24 tonalità. Il Blue Light Filter, invece, assorbe le parti blu e riduce il fattore di danneggiamento, rivelandosi particolarmente utile per le opere più delicate. Completano la personalizzazione i filtri speciali Skin Tone e Food, pensati per soddisfare ogni esigenza dei designer in termini di spettri luminosi.

Illuminare i minimi dettagli

Per i contesti di illuminazione più esigenti, infine, la famiglia Eclipse offre ulteriori elementi di schermatura. Oltre agli snoot, piccoli cilindri antiabbagliamento, troviamo schermi a nido d’ape e alette antiabbagliamento o barn doors (anche nella versione a otto elementi).

Ecco come l’ecosistema Eclipse permette ai professionisti del mondo artistico e del retail di adattare diverse caratteristiche del corpo illuminante alla specifica installazione. Distribuzione della luce, tonalità e comfort visivo cambiano in modo semplice e sempre personalizzabile.

Copyright immagini: © ERCO GmbH, www.erco.com

Hardware Forum Italy rimandato al 2021

Alla luce delle recenti disposizioni governative in materia di sicurezza e proroga dello stato di emergenza, l’organizzazione ha dovuto prendere atto dell’impossibilità di confermare la manifestazione Hardware Forum, dedicata al settore ferramenta, nel 2020 a Milano.

Nelle ultime settimane di intensi preparativi per definire la ripartenza autunnale di un comparto tecnico, con un’adesione da parte delle aziende superiore alle aspettative, la manifestazione era stata ridisegnata sul modello di sicurezza #B-SAFE4business messo a punto da Koelnmesse per una proposta fieristica in sicurezza e in conformità con le attuali normative per contrastare la diffusione del coronavirus in Italia.

Ma, in uno scenario nazionale ancora incerta sia per l’emergenza sanitaria sia economica, l’organizzazione ha ritenuto l’insussistenza delle minime condizioni per un’edizione 2020.

L’appuntamento con Hardware Forum e con Bricoday è rimandato a settembre 2021.

Il Rapporto 2020 di Legambiente: dai Comuni alle Comunità Rinnovabili

Dai Comuni Rinnovabili alle Comunità Rinnovabili: in fondo sono soltanto due lettere in più ma per Legambiente, che ha da poco diffuso il suo rapporto annuale, questo minimo cambio di titolazione sottende invece importanti cambiamenti in un’Italia che però, in tema di green economy, appare ancora a metà del guado, dove elementi positivi coesistono con evidenti criticità.

“Si apre una nuova epoca – sottolinea l’associazione – per l’energia pulita che punta all’autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili. A raccontare questa nuova rivoluzione in atto che ha al centro i territori e le comunità è il nuovo rapporto in cui, oltre a tracciare un quadro complessivo sulla diffusione delle fonti pulite nella Penisola nel 2019 e nell’ultimo decennio, si dà spazio e voce al mondo che si è già messo in moto nella condivisione e autoproduzione di energia da fonti rinnovabili”.

32 progetti di comunità rinnovabili e autoproduzione collettiva che coinvolgono amministrazioni, famiglie e aziende pronti a partire

Oltre un milione di impianti rinnovabili nel decennio

Nel consuntivo del decennio spicca il milione e oltre di impianti rinnovabili, tra elettrici e termici, che sono stati installati in 7.911 comuni italiani contro i 356 di partenza. Un contributo, quello portato dalle fonti rinnovabili al sistema elettrico italiano, che si è tradotto in un aumento della produzione energetica di quasi 50 TWh, passando dai 63,8 TWh del 2008 ai 114,8 TWh del 2019. In questo modo – si legge nel rapporto – è stato messo in parte in crisi il modello fondato sul consumo delle fonti fossili, portando alla chiusura delle relative centrali per 13 GW.

Allo stesso tempo Legambiente sottolinea come in Italia la crescita dell’energia pulita continua ad essere troppo lenta, con una media di installazioni all’anno dal 2015 ad oggi di appena 459 MW di solare e 390 di eolico. Si tratta di ritmi inadeguati rispetto a quanto la Penisola potrebbe e dovrebbe fare per rispettare gli impegni nella lotta ai cambiamenti climatici. Infatti, proseguendo così gli obiettivi fissati al 2030 dal PNIEC verrebbero raggiunti con ben 20 anni di ritardo…

La crescita delle rinnovabili elettriche

Rinnovabili in crescita ma con velocità insufficiente

Sotto questo aspetto il 2019 ha confermato in pieno il trend emerso negli anni precedenti, con una crescita in atto a una velocità insufficiente. Il rapporto indica 750 MW di solare fotovoltaico installato (272 MW in più rispetto al 2018) e 450 MW di eolico (112 MW in meno rispetto al 2018) installati. In generale l’anno scorso la produzione da rinnovabili è stata pari, come detto, a 114 TWh a fronte di una domanda elettrica nazionale di 326 TWh, con il contributo delle fonti pulite rispetto ai consumi elettrici che nel decennio è passato dal 15 al 36% (per quelli complessivi dal 7 al 19%).

Fin qui lo stato dell’arte, partendo dal quale il rapporto rimarca come i prossimi dieci anni saranno cruciali per moltiplicare questi numeri e aggiungere almeno 80-100 TWh di produzione rinnovabile al 2030, mentre in parallelo si dovranno ridurre i consumi attraverso l’efficienza, per arrivare a costruire un sistema che possa progressivamente fare a meno delle fonti fossili.

i nuovi dati legambiente del Rapporto comunità rinnovabili

Comunità Rinnovabili: per lo sviluppo una sfida diversa

Ma per Legambiente questa sfida si caratterizza anche per gli elementi differenti e per molti versi più importanti rispetto a quelli considerati nel passato: “Nell’accelerazione degli investimenti, indispensabile per arrivare a un sistema al 100% incentrato sulle rinnovabili, dobbiamo imprimere un secondo cambiamento rivoluzionario, che metta ancora di più al centro il territorio, con le sue risorse rinnovabili e la risposta da trovare alle diverse domande di energia elettrica e termica”.

La diffusione delle fonti rinnovabili nelle diverse regioni

Con l’approvazione della Direttiva Europea 2018/2001 diventa possibile abbattere le  barriere che fino ad oggi hanno impedito di scambiare energia prodotta da fonti rinnovabili in Italia, persino nei condomini o dentro un distretto produttivo, oppure in un territorio agricolo.

L’Italia dovrà recepire la Direttiva europea entro Giugno 2021, ma intanto è possibile sperimentare comunità energetiche per configurazioni fino a 200 kW
grazie all’approvazione di un emendamento proposto da Legambiente e Italia Solare, che è diventato Legge nel “Milleproroghe” (Legge 8/2020).

10 proposte-priorità di Legambiente rivolte al Governo

Consapevole della delicatissima fase socio-economica che sta vivendo il Paese duramente colpito dalla pandemia, Legambiente ha deciso di lanciare al Governo dieci proposte-priorità. L’auspicio è che vengano fatte proprie dall’esecutivo nel recovery plan che dovrà essere presentato a breve per facilitare, con l’aiuto dell’Unione europea, l’uscita dalla crisi provocata dal coronavirus.

  1. Semplificazione normativa
  2. Recepimento della direttiva europea sulle comunità energetiche
  3. Promuovere progetti di agrivoltaico
  4. Accelerare gli investimenti nei sistemi di accumulo sia sulla rete di trasmissione che di distribuzione
  5. Piano per l’efficienza energetica per la riduzione dei consumi in edilizia verso NZEB e nell’industria
  6. Elettrificazione delle città per trasporti e riscaldamento/raffrescamento degli edifici
  7. Potenziamento delle reti di trasmissione e distribuzione, delle interconnessioni internazionali e con Sicilia e Sardegna
  8. Accelerazione degli investimenti nel biometano
  9. Realizzazione di progetti eolici offshore
  10. Eliminazione dei sussidi alle fonti fossili

Semplificazione normativa e velocizzazione delle procedure

In primis si chiede una semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti da fonti rinnovabili di piccola taglia e l’introduzione di nuove linee guida per accelerare i progetti di grandi dimensioni in tutte le Regioni; l’associazione reputa poi necessario il pronto recepimento della direttiva europea sulle comunità energetiche e lo sblocco dei progetti fino a 200 kW con l’introduzione di un fondo per l’accesso al credito a tassi agevolati.

Più attenzione al fotovoltaico in agricoltura

Fra le proposte figura poi la promozione di progetti di agrivoltaico, attraverso regole per l’integrazione del fotovoltaico in agricoltura e incentivi per gli agricoltori nell’ambito della PAC; ed ancora, Legambiente chiede l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e la revisione della tassazione energetica sulla base delle emissioni.

Cablaggi a prova di errore

Comau – specialista nello sviluppo di sistemi e prodotti avanzati per l’automazione industriale – si è affidata alle soluzioni di SDProget Industrial Software per i nuovi progetti elettrici di prototipazione e sviluppo nella divisione Comau Robotica. Quest’ultima offre una vasta gamma di prodotti innovativi, dagli Scara ai robot con piccolo payload utilizzati soprattutto per i processi del settore delle materie plastiche e per applicazioni di assemblaggio, handling, asservimento macchine, dispensing e pick&place, fino agli antropomorfi di taglia più grande dotati di welding guns.

Tra i suoi prodotti innovativi vanno citati il robot collaborativo di grande taglia AURA, il robot modulare e.Do open source e controllato da tablet capace di svolgere attività di pick&place, i veicoli AGV guidati automatizzati, la famiglia di welding gun e le soluzioni con sorgenti laser LHYTE (Laser HYbrid TEchnology).

Sviluppo e prototipazione elettrica dei cablaggi

L’esigenza di Comau era quella di poter realizzare e ottimizzare in termini di output i progetti di sviluppo e prototipazione elettrica dei cablaggi, ridurre le possibilità di errori sui collegamenti e realizzare dei layout dettagliati per la produzione di cablaggi e cavi prima che il prototipo meccanico venga realizzato, quindi usando il 3D sulle meccaniche degli impianti.

Per rispondere a questa necessità l’azienda ha scelto il software SPAC Automazione di SDProget e, in particolare, i moduli Traduttore testi, Cavi 8, Lunghezza cavi 3D e Generatore PDF 3D, oltre ai moduli Layout 2D, Schema filare e 3D di Cabling 4D (Cabling for Design).

Applicazione software Cavi8 SdProget

Un pacchetto completo

SPAC Automazione è il CAD Elettrico dedicato alla progettazione per l’automazione industriale e le macchine speciali. Si tratta di un sistema di progettazione altamente automatizzato e flessibile, in grado di garantire la massima produttività nella progettazione di impianti elettrici per l’automazione industriale.

Cabling è il sistema CAD destinato a diversi settori di applicazione che offre specifiche funzioni per realizzare rapidamente lo schema costruttivo del cablaggio elettrico partendo dai dati forniti in fase di ideazione e progettazione. Si tratta dell’applicativo specifico per il disegno e la progettazione di cablaggi elettrici, layout e fasci di cavi in molteplici settori. Facile ed intuitivo da utilizzare, Cabling è composto da due ambienti grafici di progettazione che si integrano e completano tra loro: funzionale per lo schema elettrico del cablaggio e costruttivo per lo schema planimetrico nel quale sono definiti sviluppo, dimensioni e caratteristiche di assemblaggio.

Cabling 4D (Cabling for Design) è il software CAD che dispone di una serie di funzionalità complementari a Cabling for SPAC, il modulo opzionale di SPAC Automazione che consente di integrare i dati Cabling direttamente nella distinta materiali di SPAC e di velocizzare il lavoro riallineando automaticamente i layout Cabling con gli schemi elettrici di SPAC Automazione.

Velocità ed efficienza nella progettazione

Comau in precedenza aveva già utilizzato AutoCAD, quindi per i progettisti è stato semplice capire le modalità di funzionamento del nuovo software. “Il passaggio da AutoCAD a SPAC Automazione e Cabling ci ha permesso di utilizzare la maggior parte della grafica creata precedentemente nei nostri disegni e di modificarla ulteriormente per la realizzazione dei blocchi intelligenti, usando funzioni come la Custom Block Suite – spiega Alina Paulina Turcus, Hardware Engineer di Comau. – Un altro vantaggio del nuovo software è la realizzazione della nostra libreria personalizzata che comprende tutti i blocchi intelligenti, cavi, connettori e vari accessori che sono a disposizione dei nostri progettisti e possono essere riutilizzati in qualsiasi momento su nuovi progetti.”

Cablaggi in evidenza su braccio robotico

Cablaggio in evidenza su braccio robotico

Grazie al modulo Cavi 8 per la gestione avanzata di cavi e fili del software SPAC Automazione, Comau è riuscita a ridurre i tempi di progettazione, a modificare gli elementi posati sugli schemi e a ridurre le possibilità di errore sui collegamenti tra vari oggetti dell’impianto elettrico. Inoltre, il modulo generatore PDF 3D ha migliorato il lavoro offrendo la possibilità di generare un documento dinamico con tutti i percorsi cavi 3D dell’impianto finito.

“Un altro vantaggio dell’utilizzo di questa soluzione è la facilità di realizzazione del layout costruttivo dei singoli cavi con Cabling 4D partendo dai dati del circuit diagram di SPAC Automazione, cosa che permette di ottimizzare cavi e cablaggi, anche come lunghezza, usando la funzione Routing e ci consente di ottenere automaticamente le lunghezze dei cavi e la generazione delle distinte base del prodotto finito – aggiunge Alina Paulina Turcus. – Il Modulo Traduttore, dotato di un database multilingua, ci ha dato inoltre la possibilità di usare le 1200 frasi disponibili in numerose lingue e di inserirne altre nuove, frasi che utilizziamo quotidianamente aggiungendole su schemi funzionali e disegni costruttivi dei cavi.”

Dettaglio connettori 3D sul cablaggio in varie posizioni

Dettaglio connettori 3D sul cablaggio in varie posizioni

Un supporto tecnico fondamentale

Grazie alle soluzioni SPAC Automazione e Cabling, Comau ha potuto:

“SPAC Automazione e Cabling 4D sono molto potenti, flessibili e garantiscono un supporto tecnico fondamentale. Un importante valore aggiunto per la nostra attività è stato il fatto che SDProget Industrial Software ci ha aiutato ad aumentare la standardizzazione dei progetti, a ridurre gli errori di connessione e i tempi di progettazione, a progettare usando solo le matematiche 3D prima di avere il prototipo e a facilitare tutte le modifiche”, conclude Alina Paulina Turcus.

Sonepar Italia si rinnova puntando al risparmio energetico

Sonepar Italia, azienda specializzata nella distribuzione elettrica, punta al risparmio energetico e alla sostenibilità attraverso il restyling delle 3 sedi di Padova Roma e Napoli, dei centri distributivi e dei 110 punti vendita. Inoltre, è intenzionata a trasformare la propria flotta aziendale in elettrico.
Gli interventi – alcuni sono già stati terminati – sono improntati sulla gestione smart dell’energia e sulla riduzione degli sprechi.

Il restyling degli uffici della sede di Padova

Gli uffici sono diventati smart grazie a luci con tecnologia LED che si accendono e si spengono automaticamente in base all’illuminazione esterna e solo se sono presenti persone all’interno degli ambienti. Analogo funzionamento per il sistema di riscaldamento e raffreddamento che, grazie a termostati intelligenti in ogni ufficio, si attiva in modo autonomo, mantiene una temperatura costante di comfort e raggiunge la temperatura desiderata solo in presenza delle persone all’interno.

Gli uffici sono stati suddivisi da pareti in vetro trasparenti e sono state create aree di attesa o relax e postazioni di lavoro libere.

Uffici Sonepar Italia

Rinnovamento dei punti vendita

Sempre in ottica di risparmio energetico, Sonepar Italia ha effettuato il relamping nei centri di distribuzione di Padova e Pomezia (Roma) sostituendo gli apparecchi obsoleti con nuove lampade a tecnologia Led.

Prosegue, inoltre, il piano di rinnovamento dei punti vendita con nuovi arredi e nuove logiche espositive.

Sonepar Italia punta sulla mobilità elettrica

Tra gli investimenti che l’azienda sta sostenendo, la sostituzione della propria flotta aziendale con auto elettriche e ibride. Una svolta green che oggi conta già più di 50 le vetture ecologiche.