Le isole minori italiane bocciate in sostenibilità

È un ritardo che va annullato al più presto, quello accumulato dalle isole minori italiane in fatto di sostenibilità. Anche perché un conto è rendere completamente rinnovabile qualche remoto arcipelago vicino al circolo polare artico, risultato comunque meritevole, un altro sarebbe effettuare la stessa operazione presso i numerosi gioielli naturali, climatici e turistici collocati a pochi chilometri dalle coste dello Stivale. A delineare un quadro largamente insufficiente è il rapporto 2020 sulle Isole Sostenibili. Uno studio portato a termine da Legambiente e CNR-IIA che analizza i percorsi innovativi sperimentati sulle isole minori per contrastare i mutamenti climatici, prendendo in considerazione 27 realtà italiane e mettendo a confronto la situazione nostrana con le numerose buone pratiche esistenti nel mondo.

Enormi potenzialità di innovazione tecnologica e turismo ambientale

Il rapporto parte da una semplice ma importante considerazione: per fonti rinnovabili, efficienza energetica, depurazione delle acque, recupero e riciclo dei materiali, le isole minori potrebbero essere il regno della sostenibilità, territori all’avanguardia rispetto alla gestione delle sfide che il riscaldamento globale ci pone. E l’Italia, in primis, avrebbe molto da guadagnare dalle enormi potenzialità di innovazione e turismo ambientale che le sue piccole isole offrono.

Una premessa, però, che aumenta il disappunto per l’enorme divario tra le potenzialità dei nostri territori e le situazioni di fatto. Infatti, le nostre 27 isole minori abitate risultano attualmente fra i territori purtroppo meno virtuosi dal punto di vista della gestione del territorio.

Poca elettricità da rinnovabili e scarsa depurazione delle acque

In particolare, nonostante le isole minori italiane offrano, secondo tutti gli studi scientifici, potenzialità di produzione da rinnovabili particolarmente elevate, in nessuna si raggiunge il 6% dei consumi elettrici da fonti rinnovabili, quando nel resto d’Italia siamo oltre il 36%. Per la raccolta differenziata i valori medi sono circa del 40%, una percentuale che può essere raddoppiata con il porta a porta, considerando poi che si possono creare sistemi di raccolta e riciclo per alcune filiere direttamente sulle isole.

Ed ancora, per quanto riguarda la depurazione in alcune isole minori addirittura non esiste alcun sistema di trattamento delle acque reflue, ma pure in quelle che lo hanno si è ben lontani da una gestione ottimale. E così sono prevalentemente ancora le navi a garantire che la situazione non vada in crisi, portando gasolio da bruciare nelle vecchie centrali elettriche, acqua, e ripartendo con rifiuti di ogni tipo, soprattutto indifferenziati.

Osservatorio Isole sostenibili

Situazione anacronistica nonostante progresso tecnologico e finanziamenti

Insomma, quella delle isole minori italiane, sottolinea lo studio, appare davvero come una situazione anacronistica e priva di senso, soprattutto considerando che sono ormai disponibili tutte le tecnologie necessarie per entrare con decisione in una logica di sostenibilità. Operazioni che sono fra l’altro sostenute da diversi finanziamenti europei, contributi nazionali e incentivi.

“Se questa situazione era comprensibile alcuni decenni fa oggi siamo obbligati a cambiare strada – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente -. L’obiettivo del nostro lavoro è di far capire come oggi sia possibile e necessario realizzare un profondo e positivo cambiamento ambientale in questi particolari territori; occorre accelerare questa prospettiva perché tiene assieme obiettivi di interesse generale, dei cittadini residenti come dei turisti, dell’ambiente e dell’economia”.

Legambiente e CNR-IIA promuovono l’Osservatorio Isole Sostenibili

I target per diventare Isole sostenibiliE per cercare di invertire la rotta, Legambiente e l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR hanno promosso l’Osservatorio Isole Sostenibili. Si tratta di un progetto che ha l’ambizione di “diventare un acceleratore di interventi nelle isole attraverso lo scambio di esperienze e di conoscenza, anche attraverso partnership con network e associazioni internazionali, l’organizzazione di workshop ed eventi, la diffusione di documenti e report periodici per raccontare le potenzialità e l’urgenza di un cambiamento positivo e diffuso, con uno sguardo proiettato sullo scenario internazionale”.

Risultati e lavoro svolto possono essere seguiti sul portale “isolesostenibili.it”, che racconta parte degli interventi già realizzati, dal Pacifico all’Atlantico, dai Mari del Nord all’Australia, e che viene continuamente aggiornato con progetti e buone pratiche da tutte le isole del mondo sui temi dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti, della mobilità e del turismo sostenibile. Come quelle, per esempio, della centrale solare sull’isola di Kauai nell’arcipelago hawaiano, del movimento Plastic Free di Ibiza e Formentera, ma anche, in casa nostra, del progetto di recupero e valorizzazione del patrimonio paesaggistico-agronomico di Pantelleria.

Minimo impatto ambientale con massime efficienze

La missione di Daikin è da sempre quella di ridurre l’impatto ambientale tramite una continua innovazione per sviluppare prodotti ad alta efficienza energetica che consumano meno energia e utilizzano refrigeranti con un basso potenziale di riscaldamento globale (GWP). Grazie all’uso del refrigerante R32, la nuova unità VRV 5 di Daikin presenta un impatto ambientale del 70% inferiore alla serie precedente.

Il refrigerante R32, infatti, presenta un valore di GWP pari a un terzo di quello dell’R410A e consente anche una minore carica grazie alle migliori prestazioni termodinamiche.

unità VRV 5 a ventilatore singolo di Daikin

Compattezza e silenziosità per VRV 5

La nuova unità ad altezza ridotta (870 x 1.100 x 460 mm) è dotata della tecnologia VRT (temperatura del refrigerante variabile) che consente di ottimizzare il comfort e le prestazioni.

La nuova unità VRV 5 a ventilatore singolo risulta versatile: il ventilatore garantisce un’elevata portata d’aria, con una rumorosità ridotta pari a 39 dBA grazie a 5 gradini di rumorosità per adattarsi alle esigenze di qualsiasi applicazione e una prevalenza regolata automaticamente fino a 45 Pa, che ne consente l’installazione canalizzata.

La nuova unità può essere utilizzata con le unità cassetta RoundFlow e Fully Flat e con la gamma di unità a parete e canalizzate da incasso. È possibile integrare anche barriere d’aria e unità di trattamento d’aria.

VRV 5, in anticipo sui tempi, è già conforme ai requisiti europei dell’Ecodesign secondo il Lot 21 – Tier 2 in vigore nel 2021. Il nuovo VRV 5 sarà disponibile da settembre 2020.

PNIEC: l’Italia e il piano per l’energia e il clima

Lo conosciamo con l’acronimo PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), è il piano per l’energia e il clima presentato in versione definita dall’Italia a Bruxelles a fine 2019 – in attuazione del Regolamento (UE) 2018/1999 – dopo un’elaborazione durata circa due anni. Pubblicato a gennaio 2020 dal Mise (Ministero dello Sviluppo Economico), entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2021 e costituirà il punto di riferimento italiano per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2030.

5 punti per il Piano per l’energia e il clima

Il PNIEC definisce obiettivi, traiettorie e misure da adottare a livello nazionale, valutandone poi gli impatti. Si struttura secondo 5 argomenti – previsti da Regolamento Governance e Unione dell’energia europei:

  1. decarbonizzazione, attraverso riduzione di emissione di gas serra e sviluppo delle rinnovabili;
  2. efficienza energetica;
  3. sicurezza energetica;
  4. mercato interno, ovvero intervenire su interconnettività elettrica, infrastruttura di trasmissione, integrazione del mercato, povertà energetica;
  5. ricerca, innovazione, competitività.

Partendo da queste tematiche basilari, gli obiettivi vincolanti previsti dall’Europa, così come quelli presenti nel piano italiano, si dipanano su diversi settori:

Per ognuno sono stati stabiliti target e modalità di intervento. Queste, sostenute da precise politiche strategiche, sono strutturate in maniera integrata e coordinata.

I risparmi finali di energia derivanti da politiche attive previsti dal piano per l'energia e il clima
I risparmi finali di energia derivanti da politiche attive previsti dal PNIEC (fonte GSE – evento Elettricità Futura)

Obiettivi da raggiungere: quali e come

Vi sono ovviamente delle differenze tra obiettivi europei e nazionali. Ogni paese membro deve infatti dimensionare gli interventi in base alla propria situazione interna, partendo però da obiettivi UE vincolanti. Nello specifico questi prevedono il raggiungimento obbligatorio delle seguenti quote:

Gli obiettivi del Piano per l'energia e il clima
I principali obiettivi del PNIEC su rinnovabili, efficienza energetica ed emissioni di gas serra

PNIEC: lavorare su edifici e trasporti

Il nostro paese dovrà intervenire in maniera consistente soprattutto sui settori edifici e dei trasporti. Qui si devono concentrare i maggiori sforzi per raggiungere gli obiettivi posti dall’Europa. Su un totale di risparmi finali di energia pari a 9,5 Mtep, derivanti da politiche attive, il 35% riguarderà azioni messe in pratica nel residenziale e il 27% nei trasporti.

Gli interventi dovranno essere su più fronti e sinergici. Nel settore dei trasporti, per esempio, c’è ancora molto da fare per sviluppare il ricorso a fonti di energia rinnovabile. È stato stimato nel PNIEC che del target totale di incremento delle FER al 2030 (+30% pari a 11,4 Mtep), ben il 22% interesserà la mobilità. Mentre il ricorso a FER per riscaldamento e raffrescamento degli edifici dovrà essere pari a un aumento di 1,3% all’anno, in linea con quanto previsto anche dall’Europa.

Gli obiettivi di efficientamento energetico – 104 MTep nei consumi finali al 2030 – richiederanno invece una riduzione dei consumi energetici pari allo 0,8% annuo.

Obiettivi europei: cosa dobbiamo aspettarci

Definiti i target da raggiungere sarà tutto deciso? Niente affatto, perché è prevista anche una rivalutazione in corso d’opera. Sebbene il traguardo è posto, come si è detto, al 2030, nel 2023 è programmato un riesame di tutti i piani nazionali.

A modificare le carte in gioco potranno essere quindi, da un lato, questa revisione del piano, dall’altro eventuali novità contenute nella Climate Law che sarà varata dalla Commissione europea. La normativa accoglierà l’obiettivo fissato dal Green Deal europeo per arrivare a conseguire la neutralità climatica entro il 2050, con l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra.

Sustainability Report 2020, servono flessibilità e resilienza

Schneider Electric ha presentato lo studio Corporate Energy & Sustainability Report 2020. Giunto alla terza edizione, il report prende in esame i modi in cui le aziende affrontano opportunità e sfide che nascono dal cambiamento dello scenario energetico, focalizzandosi in particolare sulla gestione dell’energia e sulla decarbonizzazione.

I numeri del Sustainability Report 2020

La ricerca evidenzia come la gestione dell’energia sia diventata un elemento critico per realizzare strategie di sostenibilità integrate, mette in luce un aumento dell’uso di strumenti digitali per la raccolta e l’analisi dei dati e mostra come il tema del cambiamento climatico stia diventando sempre più centrale nelle scelte in materia di energia e risorse.

Raggiungimento obiettivi energia sostenibilità Schneider Electric Corporate Energy & Sustainability Report 2020

L’82,5% degli intervistati è convinto di essere sulla strada giusta per raggiungere i propri obiettivi legati alla sostenibilità e alla gestione dell’energia.

Dal report 2020, basato sulle risposte di 265 professionisti responsabili di energia e sostenibilità in aziende di tutto il mondo con oltre 250 milioni di dollari di fatturato annuo, emerge che oggi gli energy manager hanno un ruolo riconosciuto, integrato con le scelte operative e nel business, nella gran parte delle aziende; l’87% degli intervistati ritiene infatti che l’acquisto dell’energia stia diventando un tema più complesso e di maggiore impatto.

Non solo: il 56% degli interpellati dichiara ora di avere uno staff dedicato all’energy management. L’aumento in numero e varietà delle fonti di energia, la necessità di gestire meccanismi finanziari e sviluppi tecnologici nel settore in uno scenario sempre più volatile, sono fattori che portano ad aver bisogno di competenze specializzate per individuare strategie e best practice che facciano risparmiare sui costi.

Grande sensibilità inoltre nei confronti delle energie rinnovabili: ben il 60% degli intervistati ne sta valutando l’impiego come strategia da adottare nei prossimi tre anni per gestire la volatilità. Del restante, il 30% già utilizza energie rinnovabili.

Il ruolo dei dati

Rischi legati alla produzione e gestione energetica

Secondo gli intervistati, questi sono i 5 principali rischi connessi alla produzione e gestione dell’energia.

Anche nella gestione dell’energia il valore dei dati è sempre più rilevante. Risulta quindi fondamentale comprenderne al meglio il significato, spesso estrapolandoli da grandi quantità di informazioni provenienti da fonti eterogenee.

Nell’ultimo anno, però, più aziende hanno investito in tecnologie digitali per ridurre questa complessità: una percentuale doppia di persone del campione d’analisi (37%) rispetto al report del 2019 hanno dichiarato di usare strumenti IoT come meter, sensori e altri componenti smart. Investire in queste tecnologie ha un impatto positivo sull’azienda: il 63% dei rispondenti tra coloro che usano soluzioni digitali ha più fiducia nella sua capacità di esser pronto ad adottare innovazioni nella gestione delle risorse.

Anche se il 54% dei rispondenti ha affermato che di fatto gestisce ancora i dati usando dei fogli di calcolo, i vantaggi dell’investire in soluzioni digitali dedicate gli sono chiari.

 

Uno strumento di contrasto al cambiamento climatico

Gestione produzioneAl di là delle questioni meramente pratiche ed economiche, mitigare gli effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale e altre iniziative connesse al tema del clima sono oggi molto più al centro dell’operatività di business che in passato.

La ricerca ha evidenziato che la questione ambientale è uno dei principali driver dei programmi di sostenibilità e gestione energetica delle grandi aziende (51,5%) e che il cambiamento climatico è considerato il principale rischio a cui far fronte per quanto riguarda la scelta di come rifornirsi di energia e altre risorse (58%).

Efficienza energetica industriale: alla ricerca della crescita perduta

Matrimonio mancato, almeno per ora, tra digitalizzazione ed efficienza energetica industriale. L’emergenza sanitaria, in primis, ha inflitto un duro colpo all’evoluzione della digital energy in fabbrica, che nel 2019 è cresciuta dell’1,9%. Solo nel 2023 (forse), torneremo a contare investimenti superiori ai 2,6 miliardi di euro registrati lo scorso anno.

Ma non è tutto: il Digital Energy Efficiency Report 2020 dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano fotografa un settore già in fase calante rispetto al 2018, quando la crescita era stata del 4,1%. Per non parlare del +12% del 2017, performance ormai lontana dalle più rosee aspettative del prossimo futuro. Cosa non ha funzionato? Oltre il Covid-19, c’entrano un quadro normativo poco chiaro e una scarsa “maturità” degli operatori nel cogliere le opportunità della trasformazione digitale.

Efficienza energetica industriale: i dati 2019

Complessivamente, nel 2019 gli investimenti in efficienza energetica risultano flebili. Parliamo di 2,6 miliardi di euro, distribuiti per oltre il 90% su tecnologie hardware, mentre i software per controllo e monitoraggio smart dei cicli produttivi coprono il 7,5% della spesa. Un +1,9% che rispecchia un trend degli ultimi 5 anni più che allarmante per la filiera della digital energy industriale.

E&S Group: crescita degli investimenti in efficienza energetica anno su anno

Il software “vince” sull’hardware

“La frenata dell’hardware, per il primo anno con segno negativo al -0,9%, è dovuta al mancato cambio di passo del comparto dell’efficienza energetica industriale in Italia – commenta Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy&Strategy Group -. Ciò è determinato da due fattori: la saturazione del mercato interno per le tecnologie precedentemente ritenute motore di crescita e l’incapacità di esprimere appieno il proprio potenziale per le nuove soluzioni legate a processi produttivi e gestione dell’energia”.

La debole crescita del 2019 si deve quindi agli investimenti in tecnologie software, e in piccola parte all’avvio di progetti pilota UVAM. Un +34% che sfiora i 200 milioni di euro e testimonia la maggiore sensibilità degli imprenditori al tema del monitoraggio dei dati. Ma sembra esserci anche lo “zampino” dell’obbligo di legge legato alla diagnosi energetica.

Dove agiscono le aziende

Rispetto al 2018, la decima edizione del report registra crescite importanti in alcune aree di intervento, anche se non mancano le nette inversioni di tendenza.

In generale, gli investimenti delle aziende italiane sono legati a:

Bene gli interventi digitali, ma non basta

Dei 196 milioni di euro investiti in tecnologie software per l’efficientamento, circa 90 milioni di euro (46%) riguardano il monitoraggio energetico. Seguono sensoristica di base al 20%, sistemi SCADA al 12% e cloud computing, con il 10% di share.

In sintesi, le tecnologie con un maggior grado di maturità vengono installate per sostituzione e mostrano una contrazione degli investimenti. Quelle più recenti, in particolare gli interventi di processo per ridurre i consumi, si rivelano in crescita o comunque stabili.

Efficienza industriale: due scenari previsionali 2020-2023

Quale futuro per l’efficienza energetica smart

Il Digital Energy Efficiency Report 2020 mostra un mercato poco brillante, al quale sommare gli effetti dell’emergenza sanitaria. Nella migliore delle ipotesi, gli analisti prevedono per il 2020 una riduzione del 25% degli investimenti. Flessione che a sua volta taglierà del 20% il fatturato degli operatori del settore.

Due scenari previsionali

Sulla base dei dati raccolti circa l’anno di prevista “ripresa”, l’E&S Group disegna inoltre due scenari previsionali:

E relative ipotesi

Nella prima opzione, il 2020 registra una contrazione degli investimenti del 25% rispetto al 2019. Nel 2021, di contro, ci si aspetta un notevole rebound effect, tuttavia inferiore alla perdita dell’anno precedente e comunque limitata a quei 12 mesi. Gli anni seguenti registreranno infine crescite molto contenute, simili all’ultimo biennio.

Nello scenario full recovery, invece, per gli anni successivi al 2021 si stimano crescite sostenute, con percentuali più vicine al florido triennio 2014-17. Tuttavia, solo dal 2023 per il full recovery, e ben oltre il 2025 per lo scenario tendenziale, si tornerà a valori prossimi a quelli fatti registrare nel 2020. Una battuta di arresto non semplice da assorbire, che ricadrà negativamente sull’intera filiera di energia digitale e Industria 4.0.

Certificati Bianchi: urge un cambio normativo

A fronte dei dati presentati, si auspica un intervento normativo adeguatamente calibrato sulle esigenze di rilancio del comparto. Ma il quadro non risulta favorevole, soprattutto in merito ai Certificati Bianchi. I risparmi conseguiti da nuovi progetti sono in calo dal 2016 (0,06 Mtep nel 2019), anche per la riduzione costante dei TEE riconosciuti. Nel 2019, infatti, ne sono stati riconosciuti 2.906.000: circa 927.000 titoli in meno rispetto al 2018, in calo del 24%. In soli due anni, il numero di TEE riconosciuti si è praticamente dimezzato, portando a uno squilibrio sul mercato e a crescenti difficoltà nell’adempimento degli obblighi di legge.

Certificati Bianchi: trend nuovi progetti

Concausa del fallimento, l’esito dei procedimenti riconosciuti dal GSE. Infatti, il 97% degli oltre 5.000 procedimenti del 2019 si è concluso negativamente: una percentuale ben più alta che per altri incentivi. Altri due fattori sono la non ammissibilità di alcune tipologie di interventi e la non cumulabilità dei TEE con gli incentivi del Piano Impresa 4.0. Solo una profonda riforma normativa potrà dunque rilanciare i Certificati Bianchi, alimentando gli investimenti in efficienza energetica nel comparto industriale.

Credere nel potenziale efficiente dei trasporti

Il report si chiude con un breve focus sulle potenzialità dei trasporti. Un’opportunità di rilancio per il periodo post- Covid che coinvolge soprattutto la pubblica amministrazione e i relativi servizi di mobilità. Infatti, il settore dei trasporti in Italia “occupa” il 32,4% del consumo energetico nazionale. Circa l’83% riguarda il trasporto stradale, il resto copre aviazione, navigazione e ferrovie.

Negli ultimi 10 anni, inoltre, il comparto ha ridotto del 10% dei consumi complessivi, così suddivisi:

Sempre a livello di numeri, il trasporto pubblico locale impiega circa 124.000 addetti in 930 aziende, con un fatturato annuo di 12 miliardi di euro (ricavi da traffico e contributi pubblici). Un sistema che coinvolge 5,4 miliardi di passeggeri all’anno e oltre 15 milioni al giorno. Le potenzialità di intervento riguardano, più che i veicoli obsoleti, le infrastrutture. Parliamo di investimenti per 22,7 miliardi di euro al 2033, il 60% dei quali per lo sviluppo di infrastrutture metropolitane, tranviarie e per il trasporto rapido di massa, che a loro volta genereranno 110.000 posti di lavoro.

È ancora possibile invertire la rotta? “Certamente sì – risponde Chiaroni -, in particolare esplorando nuove vie, come quella dell’efficienza nei trasporti”.

 

A parete o a soffitto, b!klimax AIR+ è il sistema radiante che offre aria pulita

b!klimax AIR+ è un sistema di climatizzazione radiante adatto al riscaldamento e al raffrescamento degli ambienti installabile a soffitto o a parete grazie a un ingombro ridotto.
Realizzato da RDZ, b!klimax AIR+ ha anche un’altra “freccia” al proprio arco: è pensato per regalare un’aria pulita e salubre all’interno di case ed esercizi commerciali.

Installazione semplice e presenza discreta

rdz bklimaxNumerosi sono i vantaggi dell’impianto firmato da RDZ: dalla capacità di migliorare la qualità dell’aria al comfort termico sia in estate che in inverno, dall’efficiente performance energetica all’installazione pratica, veloce e a basso impatto estetico.

Grazie ai soli 12 cm di ingombro, b!klimax AIR+ assicura la massima libertà nell’installazione e nella gestione degli spazi, lasciando all’utente finale la scelta nella disposizione degli arredi (cosa non sempre possibile con i tradizionali termosifoni e climatizzatori).

Offre una ripartizione uniforme del caldo e del fresco nell’ambiente grazie alla modularità di installazione. Inoltre, la collocazione a soffitto è particolarmente adatta per eseguire interventi di ristrutturazione meno invasivi, per preservare una pavimentazione pregiata preesistente oppure nel caso sia necessaria una controsoffittatura degli ambienti per adattare l’altezza dei locali alla destinazione d’uso.

La trasmissione di caldo e freddo per irraggiamento elimina la presenza di fastidiosi getti d’aria, riduce drasticamente lo spostamento di polvere e assicura un comfort termico ottimale e una piacevole sensazione di benessere.

Elevate prestazioni termiche

La bassa inerzia termica permette a b!klimax AIR+ un funzionamento ottimale sia in estate che in inverno. Mantiene infatti la struttura del precedente b!klimax+, costituito da pannelli radianti composti da una lastra in cartongesso su cui sono fissati, tramite diffusore in alluminio, quattro circuiti idraulici in PE HD Xc diametro 6 mm con barriera contro la diffusione dell’ossigeno. I pannelli sono disponibili con uno strato isolante dello spessore di 40 mm realizzato in polistirene o, se è richiesta una specifica reazione al fuoco, anche in lana di roccia.

L’allacciamento dei singoli pannelli radianti alle linee di alimentazione – realizzate in PB diametro 20 mm e rivestite con guaina isolante di spessore 6 mm – avviene mediante distributori appositi e raccordi a innesto rapido.

Aria pulita in estate e inverno

Ma come è possibile che b!klimax AIR+ migliori anche la qualità dell’aria? Tutto merito di una speciale lastra in cartongesso capace di catturare e neutralizzare gli inquinanti indoor che causano il cosiddetto inquinamento domestico consentendo un abbattimento fino all’80% della formaldeide.

Da sempre un’aria pulita è tra gli obiettivi nello sviluppo dei prodotti RDZ: alla base di questa particolare tecnologia c’è un principio attivo che, mediante reazione chimica, cattura e trasforma la formaldeide in elementi inerti. La reazione avviene in qualsiasi condizione climatica ed esclude la reintroduzione delle particelle inquinanti nell’aria. La lastra inoltre non rilascia nell’ambiente composti organici volanti (VOC).

Disponibilità di alimentazione in applicazioni ospedaliere critiche

Nel 2006 Socomec si è aggiudicata un contratto con lo University Hospitals Trust di Strasburgo, volto alla realizzazione di una piattaforma ospedaliera al New Civil Hospital, uno dei sei siti del complesso. Come parte del progetto di realizzazione della nuova Unità muscoloscheletrica e di tecnologia medica e del nuovo Istituto oncologico regionale nel sito di Hautepierre, Socomec ha fornito 39 quadri medicali per garantire la continuità dell’alimentazione elettrica nelle sale operatorie.

La nuova unità muscoloscheletrica e di tecnologia medica ospita dipartimenti specializzati in ortopedia, chirurgia del trauma e chirurgia maxillofacciale. Include 39 sale operatorie per un costo totale di implementazione pari a 150 milioni di euro. Questa unità è strettamente connessa al nuovo Istituto oncologico regionale. L’ospedale di Hautepierre ha inoltre equipaggiato il proprio reparto di angiografia con due nuove sale operatorie.

Thierry Oswald, Operations Electrical Engineer presso il complesso ospedaliero, ha deciso di combinare le necessità di dispositivi elettrici per tutti questi progetti in una singola soluzione in grado di rispondere a tutte le esigenze: “La mia idea consisteva nell’approfittare della costruzione di due nuove sale destinate al reparto di angiologia per adottare un blocco di quadri medicali che sposasse gli obiettivi del progetto edilizio dell’Unità muscoloscheletrica e di tecnologia medica e dell’Istituto oncologico regionale”.
I lavori sono stati completati a metà del 2017 e la nuova infrastruttura è operativa dal 2018.

Istituto oncologico regionale nel sito di Hautepierre

Continuità dell’alimentazione elettrica tra i requisiti stringenti

In un contesto ospedaliero è di estrema importanza la disponibilità ininterrotta di alimentazione in una sala operatoria. Le soluzioni installate dovevano superare diverse sfide. A Hautepierre, le sale operatorie sono alimentate da due linee provenienti dal quadro elettrico di bassa tensione alimentato a sua volta da due trasformatori MT-bt; questa ridondanza permette di ridurre qualsiasi possibilità di guasto. Se si verifica un’interruzione di alimentazione a monte dei trasformatori, i gruppi elettrogeni di backup subentrano.

“La filosofia del Trust non si basa su un’architettura con UPS a monte dei quadri elettrici che alimentano le sale operatorie – ha dichiarato Thierry Oswald. – Vogliamo che la conversione di energia elettrica sia integrata all’interno del quadro medicale, che è esattamente ciò che fa la soluzione Medisys di Socomec”.

Tra i requisiti richiesti, la configurazione IT richiedeva che il quadro avesse un dispositivo di controllo dell’isolamento per proteggere gli operatori da contatti indiretti. Infine, l’installazione elettrica della nuova Unità muscoloscheletrica e di tecnologia medica doveva essere conforme alla norma NFC 15-211, che definisce il design, l’implementazione e i metodi operativi per l’alimentazione in bassa tensione in strutture sanitarie. Questa norma e lo standard HD 60364-7-710 richiedono un sistema IT medicale di gruppo 2 e almeno un trasformatore per ogni sala operatoria o sito medico. Per il Trust, il quadro elettrico che alimenta una sala operatoria deve soddisfare i livelli di criticità 1 e 2 dello standard NFC 15-211.

La soluzione installata doveva:

Una soluzione completa per le sale operatorie

La soluzione implementata include trentanove Medsys 60, realizzati interamente da Socomec, che equipaggiano le sale operatorie della nuova Unità muscoloscheletrica e di tecnologia medica e le due sale operatorie di angiografia.

L’armadio modulare Medsys è equipaggiato con un trasformatore d’isolamento totalmente estraibile, un controllore d’isolamento ISOM, specifico per le applicazioni medicali, un UPS Netys per assicurare il livello di criticità 1 senza interruzioni ed un commutatore ATyS per assicurare la ridondanza tra le due alimentazioni a monte.

Il quadro Medsys può supportare fino a due circuiti ITm ognuno dotato di un trasformatore di isolamento fino a 10 kVA: per ogni circuito vi è un dispositivo di monitoraggio di isolamento HMD420. Per assicurare il livello di criticità 2 (interruzione < 15 s), a monte di tutto vi è un commutatore ATyS p M che interviene in modo del tutto automatico qualora una delle due sorgenti dovesse presentare un malfunzionamento.

In caso di guasto di isolamento o di surriscaldamento del trasformatore, l’interfaccia di monitoraggio RA 780L avvisa il personale di chirurgia con un allarme visivo e sonoro.

Continuità dell’alimentazione elettrica con ATYS Socomec

Un secondo trasformatore di isolamento è installato a monte dell’inverter; se una delle sorgenti presenta un malfunzionamento, subentra il gruppo di continuità nel momento in cui avviene la commutazione su ATyS p M

Sicurezza e continuità d’uso

La soluzione realizzata offre numerosi vantaggi e risponde a tutti i requisiti richiesti:

Frédéric Kapps, responsabile vendite regionale di Socomec, afferma che l’unità Medsys 60 implementata è il risultato di una stretta collaborazione tra Thierry Oswald e l’ufficio progettazione di Socomec: “Il progetto dell’Unità muscoloscheletrica e di tecnologia medica e le sale operatorie per il reparto di angiografia hanno spronato Socomec a creare un quadro medicale fatto su misura per le esigenze del cliente: l’aver preso in considerazione le richieste dell’utente finale e le caratteristiche della struttura, ci ha permesso di portare Medsys 60 a nuovi livelli di efficienza e di raggiungere prestazioni eccellenti”.

Socomec ha fornito trentanove quadri medicali necessari per garantire la continuità dell’alimentazione elettrica

La soluzione realizzata garantisce sicurezza per gli operatori e per l’impianto, continuità di servizio grazie a dispositivi certificati e conformi alle norme NFC 15-211 e allo standard HD 60364-7-710, ingombri ridotti e facilità di implementazione e manutenzione

I sistemi di accumulo alla luce del PNIEC

Il PNIEC (Piano per l’energia e il clima) è un’importante e sfidante piano che disciplina la transizione energetica del paese, all’interno del quale il ruolo dei sistemi di accumulo è fondamentale visto l’enorme impatto che l’energia prodotta da fonte rinnovabile avrà sulle reti elettriche.

Vincenzo Ferreri, Amministratore Delegato Sonnen Srl e Sonnen eServices Italia Srl

Vincenzo Ferreri, Amministratore Delegato Sonnen Srl

Con i protagonisti del settore – Fronius Italia, Solarwatt, Fimer, Senec e Sonnen – abbiamo discusso delle prospettive del mercato dello storage nell’articolo “Rinnovabili: le prospettive dei sistemi di accumulo”, ora ci concentriamo proprio sugli obiettivi fissati dal PNIEC. Tutti concordano nell’affermare che i sistemi di accumulo rappresentino il presente e il futuro del rinnovato paradigma energetico italiano.

“Sarà importante sfruttare in modo trasversale i sistemi di accumulo sia nel residenziale sia su impianti di taglia commerciale e abilitare quanto prima queste tecnologie nel rilascio di servizi di flessibilità sia nel mercato dell’energia sia nell’ambito dei servizi di dispacciamento – sostiene, infatti, Vincenzo Ferreri, Amministratore Delegato Sonnen Srl e Sonnen eServices Italia Srl -. Se nel residenziale il loro utilizzo grazie anche al nuovo DL Rilancio è pressoché scontato, cosí non è per il settore commerciale. Pertanto sarà importante supportare l’adozione di sistemi di accumulo attraverso apposite normative che possano dare stabilità agli investimenti necessari per il loro utilizzo”.

sistemi di accumulo sonnen

sonnenBatterie è una soluzione di accumulo energetico dotata di un software intelligente per la gestione dei flussi di energia durante il giorno

Quale ruolo rivestono i sistemi di accumulo?

Vito Zongoli, Managing Director di SENEC Italia

Vito Zongoli, Managing Director di SENEC Italia

I sistemi di accumulo rivestono e rivestiranno un ruolo sempre più vitale nel sistema energetico italiano. Ai 30 GW di energia rinnovabile si devono aggiungere anche i 6 milioni di veicoli elettrici e i 3 milioni di pompe di calore che, secondo Terna, sono previsti entro il 2030.

Le parole dell’’Ing. Vito Zongoli, Managing Director di Senec Italia non lasciano dubbi sull’importanza strategica dello storage. “Tutta questa massiva elettrificazione, unita all’incremento nella produzione energetica da fonti rinnovabili non programmabili, condurrà ad un’estrema instabilità della rete elettrica, che può essere tenuta sotto controllo solamente grazie ai sistemi di accumulo aggregati nelle UVAM. La previsione di Terna infatti è di 15 GWh di capacità di accumulo installata entro il 2030. Questo si traduce in circa 3 milioni di sistemi in esercizio! I sistemi di accumulo saranno quindi una componente essenziale in un sistema elettrico basato sulle rinnovabili”.

Prevalgono le applicazioni residenziali

Alberto Pinori – Direttore Generale di Fronius Italia

Alberto Pinori – Direttore Generale di Fronius Italia

Attualmente il sistema di accumulo vede una maggiore percentuale d’impiego in applicazioni prevalentemente residenziali, quindi impianti fino ad un massimo di 10 kW come evidenziato dalle parole di Alberto Pinori – Direttore Generale di Fronius Italia.

“Per questo, anche considerando la crescita significativa che ci attendiamo, l’apporto dei sistemi di accumulo per gli obiettivi del PNIEC risulta essere abbastanza contenuto. Va però detto che i sistemi di accumulo stanno generando importanti benefici economici nella filiera italiana: per gli installatori ed i progettisti, i distributori ed i produttori stessi. Inoltre è da tenere in considerazione il loro contributo all’equilibrio della rete elettrica. In termini di PNIEC potrebbero, quindi, risultare non determinanti dal punto di vista numerico, ma sono sicuramente rilevanti in termini economici”.

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Fronius propone diverse soluzioni per aumentare l’autoconsumo residenziale

… non solo residenziale

Giovanbattista Napolitano, è Technical Support Coordinator Italy di Fimer

Giovanbattista Napolitano Technical Support Coordinator Italy di Fimer

Lo sviluppo tecnologico nel campo delle soluzioni storage ha spinto un numero sempre maggiore di utenti all’installazione di impianti fotovoltaici innovativi nelle proprie abitazioni.

“Tale tendenza che si è evidenziata negli ultimi anni in Italia, contribuirà al raggiungimento degli obiettivi fissati dallo PNIEC, in particolare nei segmenti Residenziale e Commerciale. – afferma Giovanbattista Napolitano, è Technical Support Coordinator Italy di Fimer – Infatti, soprattutto per le nuove abitazioni, è sempre maggiore la domanda di soluzioni intelligenti per la gestione dei propri fabbisogni energetici. Tuttavia, in casi specifici, anche il segmento Utility sta manifestando un interesse verso l’impiego di soluzioni storage nei grandi impianti. Fimer sta ampliando la gamma di soluzioni con storage e ciò non riguarderà solo i sistemi residenziali ma anche gli altri segmenti, proprio perché crediamo nell’importanza presente e futura di questa tecnologia”.

Stabilità del sistema elettrico con i sistemi di accumulo

Marco Boschello, Coord. Tecnico e Commerciale Solarwatt

Marco Boschello, Solarwatt

La capacità installata dalle fonti di energia rinnovabile è cresciuta notevolmente negli ultimi anni ed è destinata a crescere ulteriormente, rispondendo agli obiettivi nazionali, spinta dalla riduzione del costo degli impianti eolici e fotovoltaici.

Marco Boschello, Coord. Tecnico e Commerciale Solarwatt evidenzia come “in questo scenario dovranno essere prese in considerazione le problematiche di inerzia e regolazione di tensione e frequenza per non avere ripercussioni sulla stabilità del sistema elettrico nazionale. A livello locale, la risposta a queste possibili problematiche può essere data dai sistemi di accumulo aggregato in grado di fornire velocemente servizi di regolazione”.

 

Smart mobility: l’approccio giusto è circolare

Le immatricolazioni di veicoli elettrici nel mondo hanno superato la soglia dei 2 milioni nel 2019 (il 9% in più rispetto al 2018) arrivando a pesare per il 2,5% delle immatricolazioni complessive di auto destinate al trasporto passeggeri e veicoli commerciali leggeri. La Cina resta il mercato più grande per la mobilità elettrica, con un valore circa doppio rispetto all’Europa, seguito da Stati Uniti e Giappone.

La dimensione del mercato italiano delle auto elettriche è ridotta, nonostante nel 2019 sia stato fatto un grosso passo avanti con poco più di 17.000 auto elettriche immatricolate (+78% rispetto al 2018 che si è fermato a 9.579 auto elettriche secondo i dati dell’Osservatorio Smart Mobility Report 2019 redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.

Il mercato della Smart Mobility nel 2020

A partire da marzo 2020 c’è stato l’impatto negativo della crisi sanitaria sulle immatricolazioni di auto elettriche: un rallentamento deciso, anche se percentualmente più contenuto rispetto a quanto successo alle auto tradizionali. Secondo i dati dell’associazione Motus-E, a maggio con la ripartenza il mercato delle auto elettriche ha risposto meglio delle aspettative e giugno 2020 ha visto il ritorno dei tassi di vendita pre-crisi.

Per comprendere come la mobilità elettrica abbia cambiato le abitudini degli utenti e ottenere una fotografia reale del mercato italiano abbiamo parlato con Laura Andi Abati, Communication E-Mobility di Scame.

Perché il mercato italiano ha dimensioni così ridotte?

“Innanzitutto è bene ricordare che il mercato delle auto elettriche in Italia è partito con un sostanziale ritardo rispetto ad altri paesi europei: la principale azienda automobilistica nazionale ha attuato (e lo sta facendo ancora) forti politiche a favore di motorizzazioni alternative come gpl e metano (non a caso l’Italia è ancora il primo paese in Europa per numero di immatricolazioni gpl e metano). Solo da un anno e mezzo ha ufficialmente sposato la filosofia dell’elettrico annunciando l’arrivo sul mercato di vetture ibride e 100% elettriche, ma di fatto non ancora in vendita, mentre a livello europeo altre case automobilistiche nazionali sono già molto più avanti da questo punto di vista”.

È bene sottolineare che in Italia la mobilità elettrica non cresce ovunque nello stesso modo. Ad esempio, anche le politiche di incentivazione sono diverse da regione a regione: tra le più generose troviamo Trentino-Alto Adige e Molise.

“Le regioni del sud fanno più fatica a realizzare l’infrastruttura di ricarica elettrica (pubblica e privata) e questo rende più difficile per un potenziale acquirente scegliere un veicolo elettrico. – evidenzia Laura Andi Abati – Ad aggravare la disparità bisogna considerare la mancanza di un’azione coordinata e condivisa a livello centrale, ma esistono soluzioni e proposte spot declinate diversamente da regione a regione, perfino da città a città”.

Presa per la ricarica elettrica Scame

Buone pratiche per lo sviluppo

All’estero c’è molta più attenzione verso la sostenibilità e quindi anche la mobilità elettrica ne beneficia. Basti pensare alla Germania, che ha appena varato una legge statale che incentiva fino a 6.000 euro per l’acquisto di una auto elettrica, ma obbliga anche tutte le stazioni di servizio a dotarsi di colonnine di ricarica. E in Italia?

“Le pubbliche amministrazioni, e chi in generale si occupa della promozione, dovrebbe tenere conto di questo cambiamento di paradigma nel trasporto, che si traduce nell’adozione di un metodo unico: una somma di buone azioni (obblighi e incentivi) che devono essere coordinate e condivise a livello centrale con lo scopo di facilitare l’approccio alla ricarica favorendo tanto le ricariche private quanto quelle pubbliche, senza dimenticarsi delle esigenze del turismo” riassume Laura Andi Abati.

In Italia ci sono casi virtuosi, ma sono lasciati alle singole amministrazioni. Ad esempio, per poter parcheggiare gratuitamente nelle strisce blu a Bergamo è necessario esporre sull’auto un tagliando (che rilascia il Comune), mentre a Milano non è necessario in quanto vengono individuate le targhe tramite telecamere. “È auspicabile l’adozione di buone pratiche comuni su tutto il territorio italiano per agevolare gli utenti nell’utilizzo del mezzo elettrico”.

3 criticità che frenano lo sviluppo

Nonostante la mobilità elettrica stia crescendo, ci sono ancora alcune problematiche che sono difficili da superare per l’utente finale, anche se con le evoluzioni tecnologiche (range della batteria, tempi di ricarica, diffusione dell’infrastruttura di ricarica, interoperabilità). Molte paure non sono più così reali. Pensiamo ad esempio ai punti di ricarica pubblici: a fine 2019 si stimano in oltre 9.100 in Italia.
Laura Andi Abati analizza nello specifico 3 fattori chiave, sfatando alcuni miti:

la soluzione Scame di mobilità elettrica per per parcheggi

Semplificare la ricarica elettrica

Il segreto per una massiccia diffusione delle auto elettriche risiede nella parola semplificazione, a partire dal rifornimento di carburante elettrico.

Ad oggi l’accesso alle colonnine installate nei luoghi pubblici è vincolata all’utilizzo di diverse App, che comportano diverse modalità di accesso, costringendo l’automobilista “elettrico” a informarsi per tempo e ad avere diverse app e abbonamenti attivi.

“La soluzione ottimale è l’adozione del roaming, un po’ come avviene con le compagnie telefoniche all’estero: il mio gestore ha accordi con gli altri gestori praticamente in tutto il mondo e cercherà di assicurarmi sempre una copertura. – aggiunge la manager – In ambito ricarica elettrica, oggi esistono operatori che, di fatto, non hanno aperto i propri protocolli al roaming e questo è un grande ostacolo, soprattutto se ci si vuole spostare in tutta Europa utilizzando la medesima app, pur caricandosi dalle stazioni di diversi operatori. Così facendo, ci si trova con una app non utile o con una card non riconosciuta da una particolare colonnina di ricarica”.

Un altro passo avanti è legato al concetto di plug and charge, la capacità della colonnina di ricarica a riconoscere l’auto e viceversa. Questa tecnologia garantisce l’interoperabilità tra auto e stazione e può essere usata con qualsiasi modello di auto e con qualsiasi rete di ricarica, indipendentemente dall’operatore.

La mobilità elettrica richiede un nuovo approccio

È richiesto un diverso approccio da parte di tutti gli attori coinvolti: amministrazioni, aziende, enti. È necessario innanzitutto verificare quali sono le reali necessità degli utenti – o dei potenziali tali – e agire di conseguenza.

“L’approccio alla mobilità elettrica è dunque diverso dal classico modello del distributore di carburante: non mi carico quando sono in riserva, ma mi carico ogni qualvolta ne ho la possibilità. – conclude Laura Andi Abati – Alla sera quando torno a casa non mi preoccupo di quanta carica residua ho sul cellulare: lo ricarico in ogni caso. Ecco, l’approccio all’auto elettrica dovrebbe essere un po’ questo”.

stazioni di ricarica di Scame

Le nuove stazioni di ricarica BE-A e BE-B di Scame sono dotate di prese con led di stato e shutter di protezione integrati a garanzia di massima visibilità ed ergonomia d’utilizzo

Pittogrammi luminosi per il distanziamento sociale

L’emergenza da Covid-19 è tutt’altro che passata: lo dimostrano le tante regole che ancora siamo costretti a rispettare. Si tratta però del modo migliore per limitare i possibili contagi, quindi è un piccolo “sacrificio” per un grande fine.

Ma come sapere cosa fare e come comportarsi in ogni momento, ambiente o situazione?
Per questo Eaton ha sviluppato una serie di pittogrammi per il distanziamento sociale che si inseriscono all’interno della linea di apparecchi di segnalazione CrystalWay, pensati per contribuire al rispetto dei requisiti previsti dalle istituzioni locali.

Dall’illuminazione di emergenza al distanziamento sociale

Pensiamo ad esempio all’illuminazione di emergenza: in caso di evacuazione di un edificio rappresenta un riferimento importantissimo per le persone, favorendo il flusso corretto, sicuro, tempestivo ed efficiente dagli spazi pericolosi. Tuttavia, il ruolo degli apparecchi di segnalazione non è sempre e necessariamente quello di indicare le vie di esodo. Un sistema di illuminazione di emergenza efficace deve poter fornire anche informazioni utili, come ad esempio aiutare le persone a identificare facilmente la posizione dei dispositivi di sicurezza e primo soccorso o dei punti di raccolta.

Distanziamento sociale 2 metri EatonI pittogrammi per il distanziamento sociale per CrystalWay sono pensati per soddisfare le esigenze dei proprietari di edifici e dei responsabili della sicurezza e fanno leva sull’esperienza e il know-how di Eaton nel mercato dell’illuminazione di emergenza (come ad esempio l’elevata luminanza) per favorire la chiara visibilità della segnalazione, con l’obiettivo di educare gli occupanti dell’edificio e favorire il rispetto delle normative locali in tema di distanziamento sociale.

Il prodotto è stato sviluppato sulla base dell’apparecchio di illuminazione di emergenza CrystalWay, applicabile a soffitto o a parete, e viene fornito completo di due pittogrammi (da applicare sui due lati del dispositivo) che indicano la distanza di 2 metri, 1,5 metri e 1 metro nella confezione, così da permettere il miglior utilizzo in base alle norme di ciascun ambiente e di ogni Paese.

Eaton, consapevole dell’impatto del Coronavirus e del ruolo chiave che le aziende possono ricoprire nel garantire la sicurezza delle persone, ha fatto un ulteriore passo e ha deciso di donare in beneficenza tutti i proventi derivanti dalla vendita di questo prodotto durante il 2020.