Fino a 500 euro di bonus a chi compra mezzi per la mobilità sostenibile

A volte una foto può valere più di mille parole. Come accaduto per quella istantanea di una via del centro di Milano oggetto nei giorni scorsi di un grande rifacimento della segnaletica stradale per creare od ampliare spazi percorribili dalle biciclette e dai pedoni. Tutto, naturalmente, per scongiurare il rischio, esaurito il lockdown per il coronavirus, di un boom del ricorso all’auto privata a causa delle enormi limitazioni al trasporto pubblico dovute al distanziamento sociale.

Incentivi alle due ruote per arginare il ritorno all’auto privata

La questione si pone per Milano così come per tutti gli altri centri con elevata densità di popolazione lungo lo Stivale, tanto che il governo sta mettendo a punto una serie di provvedimenti, inseriti nel cosiddetto Decreto Rilancio che dovrebbe essere licenziato nei prossimi giorni, racchiusi in un Articolo dal titolo eloquente: “Misure per incentivare la mobilità sostenibile“.

La filosofia dell’intervento legislativo è molto semplice: limitare il più possibile il ricorso alle quattro ruote incentivando il più possibile l’utilizzo delle due ruote in versione non inquinante. Da qui la previsione di un significativo incentivo economico all’acquisto di mezzi green per la mobilità sostenibile, accompagnata da modifiche ad hoc del Codice della Strada per renderne più sicuro il loro utilizzo.

Buono mobilità sostenibile nei Comuni con più di 50.000 abitanti

In particolare, il Decreto Rilancio prevede che “ai residenti maggiorenni nelle Città metropolitane ovvero nei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti è riconosciuto un “buono mobilità”, pari al 70 per cento della spesa sostenuta e comunque non superiore a euro 500, a partire dalla data di entrata in vigore della disposizione e fino al 31 dicembre 2020, per l’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, nonché di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, quali segway, hoverboard, monopattini e monowheel ovvero per l’utilizzo dei servizi di mobilità condivisa a uso individuale esclusi quelli mediante autovetture”.

Va ricordato che il concetto di buono mobilità richiama un provvedimento che era già stato emanato in tempi antecedenti alla pandemia, il decreto legge n. 111 del 2019, che ha appunto istituito il «Programma sperimentale buono mobilità» con l’obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni inquinanti, climalteranti e acustiche, dei volumi di traffico privato, della congestione veicolare e dell’occupazione dello spazio pubblico.

monopattini elettrici per la mobilità sostenibile in città

Stanziamento di 120 milioni di euro per il 2020

Nella versione adesso prevista nella bozza del Decreto Rilancio, il buono mobilità può essere richiesto per una sola volta ed esclusivamente per una delle destinazioni d’uso previste. Al riguardo, si prevede uno stanziamento complessivo di 120 milioni di euro per l’anno in corso. Non è invece ancora chiaro il metodo di erogazione: il cittadino potrebbe pagare il prezzo intero del mezzo o del servizio di mobilità condivisa e poi chiedere il rimborso allo Stato, oppure il recupero economico potrebbe riguardare il negoziante che dovrebbe quindi vendere il bene ad un costo già scontato.

“Casa avanzata” e “Bike line” entrano nel Codice della Strada

Novità in arrivo, come detto, anche per il Codice della Strada. In particolare, il Decreto Rilancio prevede l’introduzione della “Casa avanzata”, ovvero una linea di arresto dedicata alle biciclette posta in posizione avanzata rispetto alla linea di arresto per tutti gli altri veicoli per garantire maggior sicurezza alla circolazione su due ruote.

Ed ancora, fa il suo esordio la “Bike line“. Quest’ultima è una corsia dedicata che viene descritta come “la parte longitudinale della carreggiata, posta a destra, delimitata mediante una striscia bianca discontinua, valicabile e ad uso promiscuo, idonea a permettere la circolazione dei velocipedi nello stesso senso di marcia degli altri veicoli e contraddistinta dal simbolo del velocipede”.

Una nuova serie di interruttori orari da Hager Bocchiotti

In uno scenario dove l’automazione è sempre di più presente negli ambienti residenziali e commerciali, la possibilità di gestire in modo automatizzato le programmazioni orarie è certamente un aspetto che concorre alla gestione ottimale ed efficiente di un edificio.

A tal proposito, Hager Bocchiotti ha presentato la nuova linea di interruttori orari che combina tutte le funzionalità necessarie per impostare i programmi orari utilizzando le funzioni giornaliere, settimanali o annuali e impostando, per esempio, le settimane di routine o quelle per cui si prevedono eccezioni, oppure effettuando in anticipo la pianificazione per l’intero anno.

Quattro soluzioni di interruttori orari

Interruttore orario Hager BocchiottiGli interruttori orari Hager EGN100, EGN200 ed EGN400 combinano tutte le funzioni di un moderno interruttore orario. Chi invece avesse la necessità di effettuare operazioni di commutazione oraria settimanale meno complesse, la gamma prevede l’EGN103, una soluzione a un canale semplice ed economica.

L’orologio in tempo reale integrato funziona a temperature da -40 a +85 °C, con un margine di errore di solo ±90 secondi all’anno. Questo garantisce la massima efficienza dei programmi orari temporizzati, senza che sia necessario regolare l’orario manualmente a causa di deviazioni eccessive dall’orario reale. Inoltre, l’orario viene sincronizzato ogni qualvolta un dispositivo finale viene connesso tramite Bluetooth.

Tra i vantaggi nella programmazione degli interruttori orari è che può essere realizzata anche attraverso la nuova app Hager Mood che consente di creare o modificare un programma tramite smartphone e, successivamente in qualsiasi momento, inviare i programmi orari al dispositivo tramite Bluetooth con un risparmio significativo di tempo e maggiore sicurezza. La connessione e l’invio dei programmi orari tramite Bluetooth infatti richiedono una conferma sul dispositivo, in modo da impedire l’accesso a terzi non autorizzati.

L’utilizzo dell’app, oltre ad una maggiore semplicità di programmazione data dalle dimensioni più ampie dei display dei dispositivi utilizzati (smartphone o tablet) consente, una volta inseriti manualmente i dati relativi alla posizione, una personalizzazione automatica delle specificità locali, quali l’orario dell’alba e del tramonto, i periodi di vacanza e le feste nazionali.

App Hager MoodL’archiviazione dei dati relativi alla programmazione avviene in modalità sicura direttamente dalla app al cloud di Hager. Tramite il cloud (MyHagerBocchiotti) si possono dunque richiamare le programmazioni salvate ogni volta che si vuole su tutti i dispositivi compatibili.

Il collegamento radio Quicklink con il Box IP Controller Coviva permette poi il comando dei canali degli interruttori orari multifunzione anche in remoto tramite la App Coviva da qualunque parte del mondo ci si trovi.

Rilevare l’alba e il tramonto

Gli interruttori orari possono essere abbinati a sensori di luminosità per implementare la funzione crepuscolare.

Il sensore rileva le variazioni delle condizioni di illuminazione in loco e regola il timer automaticamente. Peraltro è possibile utilizzarli come normali crepuscolari.
Nel caso di illuminazione di edifici, grazie alla funzione astronomica integrata, gli interruttori orari Hager Bocchiotti rilevano automaticamente l’alba e il tramonto, regolando così la commutazione oraria di conseguenza. I comandi relativi a illuminazione e orari specifici possono essere comodamente programmati senza bisogno di effettuare continue operazioni manuali.

La funzione zero-crossing fa in modo che le correnti di spunto elevate dei LED non rappresentino una criticità. Questo protegge i contatti e garantisce una durata di vita ancora maggiore degli interruttori orari.
Gli interruttori orari Hager Bocchiotti possono essere programmati anche prima di eseguire l’installazione effettiva, assicurando così massima flessibilità durante la pianificazione e un notevole risparmio di tempo.

Domotica alberghiera per ripartire in sicurezza

Salvare il turismo con la domotica alberghiera? Si può fare: automazione, IoT e sistemi integrati consentono infatti di accogliere gli ospiti in completa sicurezza.

L’emergenza sanitaria ha imposto il distanziamento sociale e la chiusura temporanea delle strutture ricettive, ma la “fase due” alla vigilia del periodo estivo chiede agli operatori di adeguare la propria offerta e di organizzare un’ospitalità più smart. Pena, la mancata ripartenza in una stagione decisamente strategica per il turismo in Italia.

Una risposta a queste nuove esigenze viene dalla tecnologia VDA e dai suoi diversi scenari di integrazione.

Quattro tappe per la domotica alberghiera

Obiettivo primario, aiutare gli hotel a ripartire con soluzioni tecnologiche che diano risposte adeguate in tempi brevissimi. Per questo l’azienda ha tradotto le richieste degli albergatori in quattro azioni:

Come metterle in pratica? Nella consapevolezza che la riapertura degli alberghi resta un momento molto delicato, le soluzioni connesse rappresentano un valido strumento per riorganizzare rapidamente la struttura nel rispetto delle misure anti-contagio.

Domotica alberghiera per check-in via appIl check-in si fa smart

Partiamo dalla fase più critica: accogliere gli ospiti senza generare assembramenti. All’esterno si propone l’utilizzo di termo-telecamere per rilevare la temperatura corporea, mentre all’ingresso le classiche operazioni di reception possono essere sostituite da un’app che, previa registrazione, consenta di accedere alla camera tramite il proprio dispositivo mobile.

In alternativa, gli ospiti possono utilizzare un totem per il self check-in e ritirare la chiave RFID per accedere alla camera, evitando code alla reception.

Come avere una camera “contactless”

Una volta entrati in camera, la domotica riesce a limitare il contatto con dispositivi e interruttori considerati “a rischio” ma necessari per la gestione di questo spazio. La via più semplice è il sensore di movimento, che rileva la presenza/assenza dell’ospite e abilita/disabilita i servizi in camera. In alternativa al classico sensore volumetrico, si può anche simulare la presenza dell’ospite in modo continuativo, così da abilitare tutti i servizi in camera fino al check-out.

Le tecnologie connesse diventano alleate degli albergatori per una riapertura sicura e responsabile

Altrettanto importante, individuare le altre superfici da mettere in sicurezza nell’avvicendarsi degli ospiti. Per minimizzare i rischi e trasmettere un maggiore senso di igiene, VDA propone l’impiego di pellicole monouso per telecomandi, interruttori e dispositivi di controllo in generale. Anche gli assistenti vocali rappresentano un valido alleato della domotica “contactless”. Tale integrazione, infatti, permette di attivare e gestire ogni funzione con la propria voce, evitando di toccare in modo diretto le superfici.

Cambia l’interazione tra personale e ospiti

Anche il sistema di interazione tra responsabili della struttura e ospiti dovrà cambiare, trovando alternative al tradizionale contatto diretto o telefonico con la reception. Qui entra in gioco il sistema di Interactive TV: l’albergatore può condividere comunicazioni utili per gli ospiti e la loro sicurezza, mentre questi ultimi riescono a prenotare tutti i servizi offerti dall’hotel – compresi i pasti in camera – e a effettuare il check-out direttamente dalla propria stanza.

Mai come in questo momento, quindi, le soluzioni connesse sono al servizio delle persone e del mondo hospitality. Un intero comparto pronto a ripartire garantendo sicurezza e comfort ai propri ospiti.

Adeguamento delle tariffe idriche con il supporto di EGO Energy

Il nuovo Metodo Tariffario deliberato dall’Autorità per l’Energia e l’Ambiente per il periodo 2020 -2023 incentiva, oltre al risparmio e al riuso dell’acqua, anche l’efficienza energetica. Alle utility dell’acqua è quindi richiesto di investire in attività di misura e monitoraggio dei consumi energetici per potere adeguare le tariffe dei servizi idrici. EGO Energy sta già collaborando con alcune importante utility con l’obiettivo di calcolare e monitorare, a partire dalle misure in campo, i KPI (Key Performance Indicator), al fine di quantificare il livello di efficienza energetica raggiunta nel tempo.

Più efficienza, anche nella gestione delle risorse idriche

Gran parte degli investimenti relativi alla gestione del servizio idrico integrato sono coperti dalla bolletta: si tratta infatti di un settore regolamentato nel quale le tariffe sono calcolate sulla base di modelli definiti dall’Autorità per l’Energia e l’Ambiente ARERA.

In sintesi, ogni quattro anni l’autorità dispone il metodo tariffario che dovrà essere utilizzato dalle aziende che gestiscono il servizio idrico. Si tratta di una serie di formule che tengono conto di molti parametri, fra cui gli investimenti fatti, l’efficienza operativa e finanziaria della gestione.

Il metodo tariffario MTI-2, emanato nel 2016 e applicato dal 2018 al 2019, ad esempio, prevedeva meccanismi incentivanti per il miglioramento della qualità contrattuale e tecnica del servizio. Il metodo MTI-3, pubblicato nel 2019 e che deve essere seguito per il calcolo delle tariffe dal 2020 al 2023, prevede una serie di incentivi, alcuni dei quali legati alla riduzione dei consumi di energia elettrica; nel caso specifico il 25% del risparmio conseguito per interventi di efficientamento è riconosciuto in tariffa. Le utility devono quindi disporre, oltre che di strumenti di misura, di un sistema di analisi dei dati e dell’impostazione di KPI che diano indicazioni sul miglioramento dell’efficienza negli anni.

L’esperienza di EGO Energy

Chiara Basso efficiency manager di EGO EnergyEGO Energy è stata una delle prime Energy Service Company ad estendere l’esperienza e le competenze maturate nella gestione dei servizi energetici in ambito industriale al settore idrico. Nel 2018 ha presentato e ottenuto riscontro positivo dal GSE per un progetto relativo alla riduzione dei consumi di energia elettrica nella distribuzione di acqua alle utenze finali della rete idrica del comune di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova.

“Per l’ottimizzazione dei consumi energetici è necessario avere servizi di monitoraggio e una base storica per il confronto dei dati. – afferma Chiara Basso, efficiency manager di EGO Energy – EGO dispone della tecnologia e dell’esperienza necessari all’acquisizione e all’interpretazione dei dati, utilizza inoltre sistemi di intelligenza artificiale per la valutazione dei consumi di baseline, necessari per ottenere gli incentivi previsti dal meccanismo dei certificati bianchi. Il riconoscimento dei risparmi energetici in tariffa è un importante stimolo per avviare un percorso culturale verso l’efficienza energetica e l’adozione di Sistema di Gestione dell’Energia, che consente anche di ottemperare agli obblighi di Diagnosi energetica del DM 102/2014 e potere conseguire la certificazione ISO 50001″.

Ripartenza produttiva e Piano Transizione 4.0

Per ripartire, il Piano Transizione 4.0 potrebbe cambiare, con nuovi vantaggi per le imprese che vogliono investire in innovazione e sviluppo. Nel segno di un aggiornamento più favorevole per le imprese, già per la seconda metà del 2020, di tetti e aliquote del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali, e per le attività di ricerca e innovazione.

L’emergenza Coronavirus ha paralizzato l’attività produttiva di gran parte delle imprese italiane: il Centro Studi di Confindustria ha stimato che nel primo semestre del 2020 si potrà registrare un calo del Pil del 10%, mentre nel periodo di quarantena più stretta contro il virus è stato operativo solo il 40% delle aziende manifatturiere. La conseguenza è che le imprese hanno dovuto rinviare gli investimenti, sfruttando ben poco la copertura finanziaria del Piano Transizione 4.0 prevista per quest’anno. Il che lascia spazio a un forte rafforzamento già da subito.

Confindustria ha chiesto al Governo di potenziare gli incentivi fiscali alle imprese per gli investimenti privati, a partire proprio dal Piano Transizione 4.0, per il quale si auspica “un incremento delle aliquote dei crediti di imposta già previsti”, e con “un orizzonte temporale non inferiore a 3 anni”. E il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha rilevato: “questa crisi può essere l’occasione per stanziare definitivamente le risorse per rendere gli incentivi triennali, dopo che la Manovra 2020 aveva stabilito un primo impegno su questo punto”.

Da Industria 4.0 a Transazione 4.0, ma sempre Piani annuali

Gli incentivi fiscali dello Stato per sostenere e incoraggiare l’innovazione tecnologica del Paese sono iniziati con il Piano Industria 4.0 nel 2016, per poi proseguire con il Piano Impresa 4.0, e arrivare così a quest’anno con il Piano Transizione 4.0.

Ma ciò che imprenditori, industriali e aziende chiedono da tempo è proprio il fatto di andare oltre a misure e incentivi che durano sempre lo spazio di una Manovra, di una legge di Bilancio, che non ‘vede’ oltre la fine dell’anno a cui si riferisce, per ottenere e arrivare finalmente a misure più strutturali e di più ampio respiro. Ad esempio, di durata almeno triennale. Altrimenti le imprese devono sempre correre per cogliere al volo l’opportunità degli incentivi fiscali, senza mai sapere cosa accadrà subito dopo. Come se incentivare e sostenere l’innovazione e lo sviluppo tecnologico del Paese fosse come una promozione conveniente al supermercato, che dura poco e tutti devono affrettarsi alle casse.

Ora sono richiesti sforzi e reazioni straordinarie. In più, visto il blocco su vasta scala delle attività, e l’incertezza per il futuro, in questa fase le imprese non hanno investito né in 4.0 né in altri beni strumentali. È quindi evidente che ci sono gli spazi finanziari per aumentare in modo molto significativo nel secondo semestre la capacità di incentivazione del Piano Transizione 4.0. L’ipotesi è quella di ridistribuire sul secondo semestre dell’anno i 7 miliardi di euro previsti dalla legge di Bilancio per l’intero 2020 – rimasti finora in gran parte inutilizzati –, e avere quindi un sostanziale rafforzamento del Piano a costo in pratica pari a quasi zero.

Piano Transizione 4.0 Italia

Cosa prevede oggi il Piano Transizione 4.0?

Il Piano Transizione 4.0 (ex Industria 4.0 e Impresa 4.0) attualmente prevede diversi incentivi, tutti sotto forma di crediti d’imposta, sia per gli investimenti in beni strumentali, sia per le attività di ricerca, sviluppo, innovazione e design. Per quanto riguarda l’acquisto di beni strumentali, gli incentivi prevedono:

Per quanto riguarda invece l’attività di ricerca, sviluppo, innovazione e design, le misure attualmente previste nella Manovra 2020 consistono in:

Come potrebbe cambiare il Piano Transizione 4.0

Un adeguamento e aggiornamento del Piano Transazione 4.0 porterebbe all’aumento di aliquote e tetti degli incentivi per l’acquisto di beni strumentali per la Manifattura e le aziende. In particolare, un’idea è quella di aumentare in modo consistente l’aliquota dei crediti d’imposta per i beni strumentali generici, attualmente al 6%. Un valore piuttosto basso, e che può essere rafforzato. Per quanto riguarda invece gli investimenti sui beni 4.0, per i quali il Piano Transazione 4.0 prevede un’aliquota già abbastanza alta al 40%, sono più probabili ritocchi marginali.

In questo caso l’idea è di lavorare sui tetti degli investimenti incentivabili. Attualmente il tetto massimo è di 10 milioni di euro, ma potrebbe essere raddoppiato a 20 milioni, tornando a quello che era il tetto originario ai tempi dell’Iperammortamento. Anche la soglia dei 2,5 milioni – il limite per accedere all’aliquota massima del 40% – potrebbe essere alzata, allargando così la platea di acquisti che potrebbero sfruttare un incentivo maggiore.

Confindustria e Governo stanno anche pensando di ritoccare le aliquote dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0 per le attività di Ricerca e Sviluppo. Attualmente sono al 12%, nel limite massimo di 3 milioni di euro per periodo d’imposta. Una percentuale che, anche in questo caso, potrebbe anche raddoppiare. Tutto ciò con quali tempistiche? Le modifiche alle aliquote dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0 potrebbero essere previste in un intervento del Governo che vedrà la luce nel corso di maggio. Le priorità per la ripartenza, secondo gli esperti, devono essere, nell’ordine, liquidità, riapertura e poi investimenti.

BIM Manager, il modulo di BetaCAD per il BIM

BetaCAD ha reso disponibile per i propri software il modulo BIM Manager, utile per semplificare l’importazione dei file IFC e la conversione in entità DWG native.
Il BIM (Building Information Modelling) è infatti un requisito fondamentale nella progettazione di nuove strutture. Ottimizza la programmazione, la pianificazione, la realizzazione e la gestione delle costruzioni mediante software dedicati.

Con il modulo BIM Manager tutti i dati di una costruzione possono essere raccolti, combinati e collegati.
Si hanno quindi a disposizione tutti i dati grafici e anagrafici per sviluppare la parte di progetto ed esportarlo o collegarlo al software BIM in formato DWG. Il modello virtuale, dinamico e tridimensionale, contiene tutte le informazioni geometriche, impiantistiche, di manutenzione e di sicurezza che riguardano l’intero ciclo di vita della costruzione.

Senza il modulo BIM Manager di BetaCAD non è possibile importare nel software ElettraCAD i dati grafici e anagrafici del progetto, quindi non è possibile collaborare all’interno di un progetto gestito con modalità BIM.

Le funzionalità di BIM Manager

BIM ManagerMolti progetti richiedono la collaborazione di diverse figure professionali e diverse aziende. Il modulo BIM Manager si rivolge a tutti coloro che progettano con un software BetaCAD e desiderano collaborare in un progetto BIM.
Il modulo viene utilizzato quando il progetto complessivo dell’opera da realizzare è gestito con un processo BIM e standard IFC, in modo tale che tutti i dati di una costruzione possano essere raccolti, combinati e collegati.

Il file IFC può essere esportato con diverse configurazioni. Se si necessita della sola struttura dell’edificio è bene procedere con una semplice importazione selettiva dei soli elementi esterni. A importazione avvenuta è possibile scegliere cosa visualizzare o nascondere tramite il BIM manager o con i layer gestiti dalla struttura IFC e coerenti con il progetto (ad esempio da file con estensione .rvt di Revit).

Se si preferisce importare invece l’intero progetto sarà sufficiente decidere cosa visualizzare operando sui layer o nel BIM Manager. Isolata la parte sulla quale si lavora, si potrà procedere a lavorare con il software BetaCAD, con tutte le funzionalità specifiche per sviluppare il progetto che infine sarà collegato o inserito nel file BIM.

Ricambio d’aria e protezione dal Covid-19 con la VMC Helty Flow

Sanificazione aria con sistema VMC Helty FlowL’ingresso nella cosiddetta Fase 2 impone a tante realtà, in particolar modo a uffici ed esercizi commerciali, di confrontarsi in modo nuovo con il tema della sanificazione degli ambienti.
Dal recente Rapporto ISS COVID-19 n. 5/2020 del Gruppo di lavoro Ambiente e Qualità dell’Aria dell’Istituto Superiore di Sanità emerge chiaramente come negli ambienti lavorativi (uffici, strutture sanitarie e RSA, ambulatori, farmacie, banche, poste, supermercati, stazioni, mezzi di pubblici ecc.) sia fondamentale garantire un’aereazione costante, ovvero un ricambio d’aria tra interno ed esterno attraverso appositi sistemi di ventilazione meccanica controllata o aprendo frequentemente le finestre. Un continuo rinnovo d’aria mediante ventilazione dell’ambiente chiuso, infatti, aiuta a limitare la permanenza nell’aria di bioaerosol potenzialmente virali che potrebbero restare infettivi anche per svariate ore.

In locali commerciali, dove sono presenti più persone e non sempre è possibile aprire le finestre con regolarità, una soluzione semplice ed efficace è dotarsi di sistemi di VMC decentralizzati come quelli proposti nella gamma Helty Flow, in grado di consentire un ricambio d’aria ininterrotto a fronte di un’installazione e un ingombro minimamente invasivi.

L’estrazione continua dell’aria viziata e l’immissione di aria nuova garantiscono una diluizione costante degli agenti inquinanti dispersi nell’aria. Analisi fluidodinamiche condotte dall’ente di ricerca MultiPhysiXLAB hanno confermato per le tecnologie Helty Flow una capacità di abbattimento del 96% della frazione di volume del contaminante presente in aria, nel contesto di una stanza chiusa di dimensioni standard 4x4x2,7 metri.

Retrofit VMC Helty Flow in ogni contesto

Sistema VMC Helty Flow a incasso

Progettati per essere inseriti in qualunque contesto abitativo o lavorativo già esistente, i modelli di VMC decentralizzata Helty Flow permettono un costante ricambio dell’aria senza intervenire in modo invasivo sulla struttura dell’edificio. Le tecnologie Helty, infatti, sono studiate per il ricambio d’aria di singole stanze (fino a 30 m2) e prevedono un’installazione semplificata a parete che richiede solamente una presa di alimentazione e due piccoli fori nel muro esterno. Nessuna canalizzazione e nessuna necessità di manutenzione: a differenza degli impianti centralizzati, i quali presuppongono una sanificazione ricorrente piuttosto complessa ed economicamente dispendiosa – e tuttavia indispensabile, in quanto all’interno delle condotte si crea l’habitat ideale per la prolificazione di acari, batteri e virus patogeni – i sistemi Helty Flow necessitano solo di un veloce cambio filtro, che può essere sostituito in autonomia dall’utente quando si accende l’apposita spia.

Le macchine Helty rispondono in modo versatile alla necessità di ventilare gli spazi chiusi limitando al minimo l’apertura delle finestre. Sono inoltre dotate di filtri in entrata F7+G4, in grado di arrestare il 90% delle particelle fino a 0,4 micron, impedendo l’accesso a pollini, spore e polveri sottili come PM10 e PM2,5.

Lo scambiatore entalpico a doppio flusso incrociato controcorrente, inoltre, permette di recuperare fino al 91% del calore contenuto nell’aria in uscita, utilizzandolo per riscaldare l’aria in entrata prima di immetterla nei locali.

La pandemia gela i consumi elettrici, ma non quelli da rinnovabili

Si comincia a far di conto. Anche perché di calcoli da compiere ce ne saranno parecchi, con una larga maggioranza di risultati, purtroppo, preceduta dal segno meno. Nel mondo della green economy, fra le prime associazioni a confrontarsi sull’impatto del coronavirus in Italia (su consumi energetici, efficienza, rinnovabili) c’è Elettricità Futura che ha organizzato un webinar dal titolo eloquente: “La transizione energetica in Italia ed Europa: quali gli effetti del Covid-19?”.

Molto articolato il lotto dei partecipanti, a coprire l’articolato mondo delle rinnovabili, da Nigel Hawkins (moderatore) e Alessio Cipullo dell’Area Affari europei e Ufficio Studi di Elettricità Futura, a Gilda Amorosi, Senior Advisor di Sustainability Eurelectric, e Giulia Cancian, Policy Director di Bioenergy Europe, ed ancora Raffaele Rossi, Policy Analist di SolarPower Europe, e Diletta Zeni, Advisor Energy & Climate Change di WindEurope.

I consumi elettrici in Italia durante il lockdown

L’occasione, dunque, per un primo confronto su impatto ed effetti della pandemia nonostante, come hanno rimarcato un po’ tutti i partecipanti, la situazione sia ancora troppo carica di incognite per poter effettuare delle previsioni precise, specie sulle conseguenze a medio e lungo termine. E non sono mancate alcune interessanti rilevazioni statistiche legate ai consumi elettrici durante il periodo del lockdown generale appena concluso. Dati che hanno riservato anche una sorpresa…

In particolare sono due i raffronti legati all’attualità che compaiono nell’indagine di Elettricità Futura, entrambi con un esito tutto sommato prevedibile. Il primo prende in considerazione l’andamento della domanda elettrica globale nel nostro Paese relativa al mese di marzo, periodo nel quale l’infezione da coronavirus ha dispiegato progressivamente i suoi effetti. Ebbene, rispetto allo stesso periodo del 2019 si è registrato un calo dei consumi pari al 10,2%.

Scheda consumi elettrici convegno Elettricità Futura

Trend fortemente negativo dalla seconda metà di marzo

Assai più sensibile, invece, l’arretramento dei consumi elettrici andando a considerare il secondo raffronto, ovvero quello relativo al periodo del lockdown, quando il governo ha decretato la chiusura di molte attività industriali e commerciali. Nel periodo dal 22 marzo al 20 aprile la flessione rispetto al medesimo lasso di tempo del 2019 è stata di ben il 20,7%, un trend che peraltro è sicuramente continuato fino al termine di aprile poiché l’inizio della Fase 2, con la riapertura di molte attività, è datato 4 maggio.

Produzione energetica da rinnovabili in netta controtendenza

In questo contesto si è però sviluppata, come anticipato, una dinamica per certi versi sorprendente, a cominciare dal segno più che la descrive. Ad aumentare, infatti, è stata la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel periodo del lockdown. Un incremento niente affatto trascurabile: + 4,5% rispetto all’analogo periodo del 2019. Nel dettaglio, a fronte di una sostanziale stabilità nella produzione energetica da biomasse e risorse geotermali, si è registrato un significativo rialzo nella quota di elettricità garantita dall’idroelettrico e dal fotovoltaico, mentre l’unico settore delle rinnovabili in controtendenza è risultato l’eolico.

Dall’illustrazione dei numeri, nel corso del webinar, alla sottolineatura dell’incoraggiante resilienza del settore delle rinnovabili il passo è stato ovviamente breve, anche se non basta questo per indurre ad un ottimismo assoluto per il futuro. Infatti, se il buon andamento durante la pandemia è legato anche alla naturale incomprimibilità della produzione energetica green rispetto a quella derivante dal fossile, nei prossimi mesi e anni entreranno in gioco ulteriori fattori.

Scheda produzione elettrica da rinnovabili Convegno Elettricità Futura

Futuro incerto con il nodo degli investimenti da sciogliere

Non a caso la principale preoccupazione espressa da tutti i partecipanti all’incontro virtuale di Elettricità Futura è legata all’andamento futuro degli investimenti nelle rinnovabili, resi probabilmente più problematici dalla concorrenza del fossile a basso prezzo. Una situazione che rischia di penalizzare particolarmente l’Italia, che nonostante l’ottima posizione attuale occupata nello scacchiere internazionale della green economy, ha bisogno già ora di un cambio di passo, ad esempio nel fotovoltaico, per centrare senza affanni i target europei per il 2030.

Si amplia la gamma Digital Inverter di Toshiba

Toshiba ha ampliato con la taglia da 3,5 HP la famiglia Digital Inverter della gamma di condizionatori Light Commercial e ha completato la transizione verso il gas R32 con la taglia da 6 HP con alimentazione sia monofase che trifase.
L’unità da 3,5 HP permette di soddisfare i requisiti dei clienti per applicazioni Light Commercial, offrendo elevata efficienza energetica in classe A++. Si tratta di una unità ideale per il condizionamento di piccoli spazi commerciali, ristoranti e uffici, nonché per alcune applicazioni residenziali.

Toshiba R32 3.5 HP

L’unità esterna, grazie a uno chassis compatto (630x800x300 mm per 47 kg di peso), può essere installata facilmente e assicura un basso livello di rumorosità (51 dBA di pressione sonora in modalità raffreddamento).
Grazie al compressore DC twin rotary Toshiba e all’inverter digitale, il sistema raggiunge un rendimento energetico A++. L’ampio intervallo di temperature di funzionamento del sistema, da -15° C a + 46° C, lo rende adatto a tutti i climi europei.

L’unità esterna può essere abbinata a quattro tipi di unità interne per garantire la massima versatilità impiantistica: cassetta a 4 vie, canalizzabile, a soffitto e a parete. Il sistema può essere utilizzato in molte applicazioni differenti avendo una lunghezza massima possibile delle tubazioni di 50 metri.

Digital Inverter: anche in versione trifase

Le nuove unità in R32 da 6 HP, con l’inedita versione trifase che amplia l’offerta della gamma Digital Inverter trifase con potenza di 14 kW, permettono di soddisfare le esigenze dei clienti per applicazioni Light Commercial, di dimensioni medio grandi offrendo elevata versatilità di applicazioni.

L’unità esterna, dotata di doppio ventilatore e di un’ampia superficie di scambio termico, è più leggera del 5% rispetto alla versione precedente. Le caratteristiche meccaniche sono le stesse sia per la versione monofase che per quella trifase.
Grazie al compressore DC twin rotary e alla tecnologia inverter proprietaria Toshiba, il sistema ha un rendimento migliorato rispetto alla versione precedente. L’ampio intervallo di temperature del sistema, da -15 °C a +46 °C, la rende adatta alle condizioni climatiche più severe.
Sia per l’unità da 3,5 HP che per quelle da 6 HP è possibile utilizzare l’apposito telecomando di Toshiba per accedere a una serie di funzioni di monitoraggio dell’energia, che consentono di tenere traccia del consumo energetico del sistema giorno per giorno o settimana per settimana.

Superbonus 110% su ristrutturazioni green e antisismiche?

Gli interventi di isolamento termico sull’involucro dell’edificio, la sostituzione impianti di riscaldamento con impianti a pompe di calore, gli interventi di prevenzione antisismica, il rafforzamento del bonus facciate sono alcuni degli interventi che potrebbero agevolare del Superbonus 110% allo studio. Il nuovo decreto “aprile” – attualmente in discussione – vede un potenziamento delle percentuali di detrazione (Ecobonus e Sismabonus) fino al 110%, oltre allo sconto immediato in fattura,  la cessione del credito alle banche, un allungamento dell’orizzonte temporale per usufruire degli incentivi.

Dopo il lockdown dovuto all’emergenza coronavirus, è fondamentale far riprendere l’economia e, nella cosiddetta Fase 2, proprio l’edilizia è al centro della strategia del governo.

Fase 2: Ecobonus e sismabonus fino al 110%

Il Governo sta mettendo a punto una maggiorazione della detrazione fino al 110% sia per gli interventi di efficientamento energetico, sia per quelli di messa in sicurezza antisismica.
La detrazione del 110% sarà riconosciuta ai contribuenti che sostengono le spese per la realizzazione dei lavori, mentre per chi non ha la liquidità necessaria, potrà optare per lo sconto in fattura. Questo significa che il fornitore anticiperà il totale costo dei lavori, sotto forma di sconto, ma riceverà un credito di imposta pari al 110%. È possibile per tutti cedere il credito alle banche o a intermediari finanziari.

A usufruire del Superbonus 110% dovrebbero essere i progetti più importanti, cioè gli interventi – come quelli sull’involucro e la sostituzione degli impianti, gli interventi strutturali – che hanno un elevato impatto sull’efficientamento energetico.

Gli interventi minori dovrebbero bonificare della detrazione maggiorata solo se eseguiti contestualmente a quelli più importanti. Dovrebbero dunque rientrare il fotovoltaico, lo storage, la sostituzione degli infissi e gli interventi di riqualificazione energetica.

Ovviamente il condizionale è d’obbligo poiché il decreto è ancora in discussione e queste indicazioni fanno parte di discorsi e interviste rilasciate del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli e il sottosegretario di Stato Riccardo Fraccaro.

Bonus facciate inglobato nel superbonus 110%

Tra le ipotesi del governo anche quello di inserire – all’interno del Superbonus – anche il bonus facciate se il rifacimento della facciata sarà realizzato con gli interventi più importanti.

Al momento il bonus facciate – entrato in vigore a gennaio 2020 – usufruisce di una detrazione del 90% fino a fine 2020. Il lockdown rischia, però, di bloccare questa tipologia di intervento per scadenza dei termini.

L’obiettivo è dunque quello di incentivare gli interventi di efficienza energetica di case, palazzi e condomini dando ossigeno a tutta la filiera dell’edilizia. Inoltre, questo potrebbe essere un modo per dare una forte spinta al green.