Unità per il comando decentralizzato: pre-assemblate e pronte all’uso

Per le applicazioni di comando decentralizzato, Rafi propone le unità “Rafix in the Box” che offrono libertà di personalizzazione per numero e tipologia dei dispositivi di comando integrati, dimensioni della custodia e connettori. Rafi fornisce le unità di comando compatte già pre-assemblate e subito pronte per essere collegate.

Le custodie in alluminio pressofuso verniciate a polvere sono disponibili in dimensioni standard con una larghezza di 57 mm o 82 mm e una lunghezza di 100 mm, 150 mm o 200 mm.  Nella versione di dimensioni ridotte, è possibile inserire una singola fila di connettori, mentre la versione larga è possibile aggiungere comandi su due file.

Personalizzare le unità di comando decentralizzato

Per personalizzare sono a disposizione dispositivi di comando della serie Rafix 22 FS+ e Rafix 22 FSR. Grazie alla loro ridotta profondità di incasso, l’altezza delle custodie di questi prodotti è di soli 32 mm. Gli elementi di azionamento comprendono:

A seconda delle esigenze, le custodie Rafix possono essere utilizzate anche come unità portatili. Tali custodie possono essere dotate di piedini magnetici per essere fissate su qualsiasi superficie metallica.  Inoltre, possono essere montate su pareti o profili da 40 mm con accessori come morsetti e staffe di montaggio.

I collegamenti delle unità sono configurabili in base alle esigenze: sono disponibili tutti i tipi comuni di connettori e cavi, lunghezze e raccordi.

Le custodie si caratterizzano per design robusto, grado di protezione fino a IP65, schermatura EMV.

Rafix in the Box: pronte per l’installazione

Le custodie Rafix sono delle unità chiuse e compatte per il comando decentralizzato che vengono realizzate su richiesta dei clienti e consegnate complete e pronte all’uso. Tutti i dispositivi sono cablati in base alle specifiche di ogni cliente.

Piani Urbani di Mobilità Sostenibile: lo stato dell’arte nelle grandi città italiane

La mobilità sostenibile rappresenta uno dei temi cruciali per i grandi centri urbani italiani e per l’intero pianeta. Di questo argomento si è discusso in occasione del Webinar “Città e nuova mobilità: è ora di cambiare aria”, tenutosi martedì 7 aprile 2020. L’appuntamento è stato organizzato da Motus-E, la prima associazione italiana costituita su impulso dei principali operatori industriali, del mondo accademico e dell’associazionismo ambientale e d’opinione per favorire la transizione del settore nazionale dei trasporti verso l’adozione massiva di mezzi sostenibili, in collaborazione con Kyoto Club e CNR-Istituto sull’Inquinamento Atmosferico.

Il Webinar ha visto la partecipazione, come relatori, di Anna Donati, Responsabile Mobilità del Kyoto Club, Francesco Petracchini, Direttore del CNR-IIA, e di Maria Lapietra, Assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità nel Comune di Torino.

Diversi gli argomenti trattati nel ricco appuntamento online. Tra questi anche i PUMS, ovvero i Piani Urbani di Mobilità Sostenibile delle maggiori città italiane, il cui punto della situazione è stato illustrato da Anna Donati. Scendiamo nel dettaglio per scoprire come si sta adoperando il nostro paese per indirizzarsi verso una nuova mobilità green.

I Piani Urbani di Mobilità Sostenibile in Italia

I PUMS derivano dalle linee guida europee, che nel nostro paese sono state recepite all’interno di un apposito decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) del 2017. Nel decreto si prevede che tutte le città superiori ai 100mila abitanti nonché le città metropolitane debbano dotarsi di questo strumento di programmazione relativo alla mobilità sostenibile.

Analizzando i dati dell’Osservatorio PUMS, si riscontra che molte città italiane stanno lavorando sul tema della programmazione della mobilità sostenibile. In totale, vi sono 164 realtà urbane che stanno mettendo in piedi un piano urbano di mobilità sostenibile. Di questi, 36 piani sono già stati approvati e 25 adottati. Per adozione si intende che la giunta ha già delineato uno strumento programmatorio che deve tuttavia essere ancora soggetto a un processo di valutazione ambientale strategica (VAS) nonché a un lungo e corretto procedimento di partecipazione da parte dei cittadini.

Tra i PUMS approvati, 4 riguardano le grandi città, 17 i Capoluoghi di provincia mentre la restante parte è costituita da Comuni inferiori ai 100 mila abitanti. Ciò significa che vi sono anche dei centri urbani che pur non essendo obbligati ad adottare un PUMS in base alle linee guida europee, hanno comunque deciso di lavorare su interessanti piani di mobilità sostenibile.

PUMS comunali e PUMS metropolitani

Alcune città, tra cui Torino, Milano e Napoli, hanno preferito adottare un PUMS a livello comunale, nonostante le linee guida suggerissero piani urbani a livello metropolitano.

Allo stato attuale sono presenti due casi di PUMS approvati:

Dai dati dell’Osservatorio emerge anche come diverse grandi città stiano lavorando al PUMS ma molte risultino ancora indietro. Tra queste Venezia, Napoli, Bari, Messina e Catania.

Alcune realtà urbane, come Bologna, Firenze e Genova, hanno invece deciso di puntare verso un PUMS di area metropolitana, senza avere un PUMS comunale.

Ci sono infine diverse città, tra cui Venezia, Milano, Roma e Torino, che hanno annunciato la partenza dei lavori per un PUMS a scala metropolitana, d’intesa con il Comune.

PUMS in Italia: Case Studies

Per tracciare ancor più nel dettaglio il quadro della situazione, indichiamo di seguito alcuni esempi di PUMS in Italia.

Il PUMS a Milano

Il PUMS di Milano, con un orizzonte al 2024, prevede tra i vari obiettivi:

Un’altra forte innovazione presente nel PUMS di Milano prevede non solo un potenziamento del trasporto pubblico, che nel capoluogo meneghino si contraddistingue già per un’offerta ampia, ma anche la sua trasformazione al 100% in elettrico. L’azienda ATM ha già reso pubblico il bando di gara per l’acquisto dei nuovi veicoli.

Mobilità urbanaInfine, si ipotizza anche un forte slancio nei confronti della Sharing Mobility e della mobilità elettrica, puntando sull’installazione di oltre 10.400 punti di ricarica, di cui 1.040 su suolo pubblico.

Il PUMS nella Città Metropolitana di Genova

Genova dimostra di avere degli obiettivi interessanti sul piano del riequilibrio modale ma molto meno sotto il profilo ambientale. Si prevede una riduzione delle emissioni di CO2 che passerebbe da 1,6 a 1,5 tonnellate in dieci anni per la parte veicolare. Sul fronte dell’equilibrio modale, per il 2028 è prevista la riduzione degli spostamenti con veicoli privati dall’attuale 44,88% al 39,42 %, con un forte incremento del trasporto pubblico dal 25,4% odierno al 31,4%. Restano invece quasi immutati gli spostamenti a piedi (dal 22,8% al 23,05%) così come quelli in bicicletta (dall’attuale 0,06% allo 0,11%). Nel trasporto pubblico si prospetta un potenziamento attraverso il prolungamento della rete metropolitana esistente e l’implementazione di nuove linee elettriche. Si prevede inoltre che il Car Sharing Free Floating sarà elettrico.

Il PUMS nella Città Metropolitana di Bologna

La Città Metropolitana di Bologna evidenzia un piano molto improntato alla sostenibilità, con una forte riduzione dell’auto dal 57% al 41% e con una crescita del trasporto in bici fino al 14%, partendo dall’attuale 5%. L’obiettivo prefissato è di raggiungere una riduzione di CO2 pari a meno del 40% entro il 2030. A partire dal 2020, inoltre, la Città Metropolitana di Bologna acquisterà solo autobus elettrici.

Il PUMS a Roma

Il PUMS di Roma evidenzia dei punti significativi ma anche qualche criticità. La riduzione di CO2 è stimata dalle attuali 3.856.431 tonn/anno alle 3.140.903 tonn/anno al 2030. IL PUMS prevede inoltre che al 2020, la quota di auto elettriche e ibride plug-in sia pari al 2-3% del totale. Per la flotta pubblica di autobus si ipotizza invece che al 2030 l’80% dei mezzi sia a metano, a trazione ibrida o elettrica, senza tuttavia specificare le quote esatte. Il trasporto in bici cresce, invece, fino al 5% ma nel contempo si stima una diminuzione dei movimenti realizzati a piedi.

Conclusioni

Compiendo un’analisi complessiva sui Piani Urbani di Mobilità Sostenibile relativi alle 14 grandi città italiane si può riassumere quanto segue:

Prosiel: webinar “E-Mobility – Guidiamo il cambiamento”

Stiamo attraversando un profondo cambiamento nel modo di vivere e di muoverci all’interno delle città: Prosiel e CEI organizzano per il 15 aprile 2020 un webinar gratuito dal titolo “E-Mobility – Guidiamo il cambiamento”.

Lo sviluppo urbanistico eco-sostenibile delle Smart Cities poggia su tecnologie in grado di ridurre l’inquinamento o generare energia alternativa. La mobilità elettrica è uno dei pilastri dei nuovi modelli di città per rendere più efficienti, sicuri, integrati e sostenibili gli spostamenti e rispondere ai cambiamenti climatici.

L’introduzione di politiche e piani d’incentivazione hanno dato slancio all’e-mobility e le case automobilistiche propongono nuovi veicoli elettrici e soluzioni innovative per aumentarne l’autonomia. Nonostante i dati relativi al mercato della e-mobility sono ancora bassi, stiamo assistendo a una diminuzione dei costi per l’acquisto dei veicoli e alla diffusione delle infrastrutture di ricarica. Due segnali positivi per la crescita del settore.

Temi trattati nel webinar E-Mobility – Guidiamo il cambiamento

Il webinar della durata di due ore (dalle 10.30 alle 12.30) affronta i diversi aspetti che stanno guidando il mondo della mobilità elettrica:

webinar E-Mobility – Guidiamo il cambiamento”

Come partecipare

Per partecipare al Webinar “E-Mobility – Guidiamo il cambiamento” – organizzato da Prosiel, Associazione in prima linea nella promozione della cultura e della sicurezza elettrica, in collaborazione con il CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano – è obbligatoria l’iscrizione.
Il webinar gratuito si svolgerà il 15 aprile 2020, dalle ore 10.30 alle 12.30.

È possibile iscriversi compilando la scheda presente sul sito CEI alla voce Eventi > Seminari e altri Convegni entro il 14/04/2020.

Il link per partecipare all’incontro verrà inviato via email il pomeriggio precedente all’evento.

ABB, il reparto Motion usa sempre più elettricità green

ABB ha segnalato come il 38% dell’elettricità acquistata dal business Motion provenga da fonti rinnovabili. Grazie a questa iniziativa, ABB ha ridotto le proprie emissioni di CO2 di 63.000 tonnellate (equivalenti alle emissioni di 40.000 auto), ottenendo una diminuzione delle emissioni globali di gas serra del 49% rispetto al 2013.

Energia pulita e meno emissioni per ABB

Il business Motion di ABB prevede l’utilizzo di forme di energia rinnovabile presso impianti, uffici e fabbriche. Nel 2018 solo l’8% dell’elettricità acquistata per questi scopi era verde. Il Global Motion HSE Team ha deciso di acquistare certificati energetici EAC (Energy Attribute Certificate) al fine di ottenere un effetto immediato sulla riduzione delle emissioni di CO2 in attesa di finalizzare un piano strategico di misure a lungo termine, come investimenti in efficienza energetica e generazione di energia rinnovabile in loco.

La prima fase della iniziativa per l’elettricità verde ha coinvolto le sedi di Shanghai e Pechino in Cina, Fort Smith, Flowery Branch, Ozark, New Berlin e Saint Louis negli Stati Uniti, oltre a Faridabad in India.

Tutti i siti nel mondo stanno inoltre promuovendo l’efficientamento energetico e l’utilizzo di energia verde per ridurre sia i costi energetici, sia le emissioni di CO2. Ad esempio, quest’anno la fabbrica di azionamenti a Pechino ha adottato un Sistema di Gestione dell’Energia secondo la norma ISO 50001 e nove degli impianti NEMA e MPT negli Stati Uniti sono stati interamente convertiti all’illuminazione a LED, più efficiente e più ecologica. Così facendo sono state ridotte le emissioni globali di gas serra del 49% rispetto al 2013, raggiungendo così l’obiettivo di sostenibilità del Gruppo per il 2020.

In Italia, tutte le sedi ABB utilizzano il 100% di elettricità da fonti rinnovabili già dal 2016. Ciò, unito all’aumentata consapevolezza di tutti i dipendenti e agli investimenti in efficienza energetica, ha contribuito a ridurre le emissioni di gas serra di Motion Italia del 58% rispetto al 2013.

Costruzioni sostenibili: un manifesto per guardare al futuro

Partire dalle costruzioni sostenibili per pensare a un’Italia più green. Gli edifici rappresentano un grande potenziale nel raggiungimento degli obiettivi Ue di lotta ai cambiamenti climatici, e la loro valorizzazione con materiali ecocompatibili ed efficienza energetica diventa uno stimolo più che mai vitale per il mercato italiano dell’edilizia.

Ne sono convinti gli esperti di Green Building Council, che hanno redatto un vero e proprio manifesto per esortare politica e istituzioni a riconoscere il ruolo del settore delle costruzioni nell’evoluzione a emissioni zero del Paese. Come preciso e programmatico piano d’azione, il documento dal titolo “Un ambiente costruito sostenibile per l’Italia del futuro: le proposte di GBC Italia” elenca i temi del cambiamento e le azioni da mettere in campo per potenziare l’intera filiera e sostenere la trasformazione del nostro patrimonio immobiliare.

Il manifesto evidenzia chiaramente il peso dell’edilizia green in Italia e fornisce temi e strumenti del cambiamento

I 7 pilastri delle costruzioni sostenibili

La proposta di GBC Italia nasce dalla certezza di quanto sia possibile ottenere lavorando correttamente sulle costruzioni. Gli edifici, in Europa, sono responsabili del 36% di tutte le emissioni, del 40% dei consumi energetici, del 50% dell’estrazione di materie prime e del 21% del consumo di acqua.

Per cambiare rotta, il manifesto si concentra su 7 temi cardine:

E come metterli in pratica per ottenere edifici green

Il manifesto suggerisce strumenti legislativi, normativi e finanziari che puntino ad azzerare le emissioni di CO2 degli edifici entro il 2050. Obiettivo che GBC Italia definisce “impegnativo ma realizzabile”, a patto che si mettano in campo ulteriori azioni quali:

Sul piano tecnologico, GBC Italia sostiene l’importanza di monitorare le prestazioni degli edifici attraverso piattaforme pubbliche nazionali, attivare un Piano Edilizia 4.0 e promuovere l’adozione dei protocolli energetico-ambientali in coerenza con gli obiettivi europei e il framework Level(s).

Il dopo coronavirus? Edilizia sostenibile ed economia circolare

Impossibile non calare il manifesto nell’attuale situazione di emergenza sanitaria. Infatti, nei prossimi mesi l’Italia sarà chiamata a compiere scelte decisive per il rilancio dell’economia e della coesione sociale. Il passaggio all’economia circolare e le costruzioni sostenibili possono dunque rappresentare la chiave per il rilancio del settore edile.

“Con questo manifesto GBC Italia non vuole semplicemente stimolare il mondo istituzionale – spiega Giuliano Dall’Ò, presidente di GBC Italia -, ma si mette a disposizione per collaborare affinché le politiche già messe in campo vengano rafforzate, nell’interesse di tutti gli attori coinvolti nella filiera delle costruzioni e delle infrastrutture, molti dei quali fanno già parte della nostra comunità”. L’augurio è che sia impegno di tutti promuoverlo e migliorarlo, perché quanto proposto venga fattivamente avviato, a beneficio dell’ambiente, dell’economia e dei cittadini.

FlexiTech, segnaletica di sicurezza più flessibile e pratica

Eaton ha lanciato la nuova gamma di apparecchi FlexiTech pensati per guidare l’esodo degli occupanti di un edificio fino al luogo sicuro in situazioni di pericolo.
Dal design semplice e moderno, le nuove linee FlexiTech ED e FlexiTech SE offrono all’installatore una soluzione flessibile e facile da installare, che ben si adatta a tutte le tipologie di edificio e alle diverse applicazioni.

FlexiTech ED

FlexiTech EDFlexiTech ED (Exit Sign Dual position) è un apparecchio di segnaletica di sicurezza estremamente flessibile. FlexiTech ED può essere infatti installato sia a parete che a soffitto e offre una segnalazione mono o bi-facciale con una distribuzione luminosa omogenea e ottimizzata, oltre a un livello di luminosità regolabile in funzione SA.

Inoltre, FlexiTech ED CGLine+ include la nuova funzionalità di visibilità aumentata – per evacuazioni ancora più sicure – che consente agli occupanti di un edificio di individuare in modo rapido ed efficace le vie di esodo in tutte le situazioni di emergenza, anche negli ambienti più luminosi. Durante la fase di evacuazione, l’apparecchio di segnalazione dotato di funzionalità di visibilità aumentata inizierà a lampeggiare o a pulsare in modo da migliorare il riconoscimento delle vie di esodo, permettendo di guidare le persone all’esterno dell’edificio in modo rapido e sicuro. Anche in caso di black out i pittogrammi dell’apparecchio sono chiaramente visibili senza alcun rischio di accecamento per la persona.

FlexiTech SE

FlexiTech SEFlexiTech SE (Safety light for Escape route illumination) è progettato per soddisfare le richieste di illuminazione delle vie di esodo con un unico prodotto, oltre a ottimizzare lo spazio tra gli apparecchi sfruttando al meglio l’elevato flusso luminoso.

Facile da installare, FlexiTech SE offre elevate performance luminose con la possibilità di modificare la distribuzione ottica tramite un’apposita lente opzionale. Inoltre, il livello luminoso nella modalità SA può essere modificato in modo tale da adattarsi al meglio a tutte le applicazioni.

 

Sicuri e di semplice installazione

Entrambi i prodotti hanno una base trasparente con un’impronta a nido d’ape per offrire un ampio spazio di lavoro e semplificare la sostituzione dei prodotti esistenti. Morsetti a innesto rapido e fori di entrata per i cavi in gomma facilitano il collegamento ed evitano la rottura di elementi in plastica in caso di accesso posteriore. La possibilità di montaggio dell’apparecchio direttamente sulla scatola di derivazione è un’altra funzionalità intelligente che semplifica l’installazione.

I nuovi apparecchi FlexiTech possono essere testati automaticamente o monitorati centralmente tramite sistema CGLine+ al fine di ridurre gli interventi di manutenzione, risparmiando tempo e denaro.

Il coronavirus impatta sulla salute del fotovoltaico

Nella situazione di massima incertezza sul futuro creata dal diffondersi del coronavirus una cosa appare purtroppo già sicura: la calamità biologica sta innescando una recessione economica globale di portata enorme. Ovviamente anche il settore della green economy non può sperare di farla franca, ed anzi già adesso c’è chi prova ad individuare i primi effetti provocati dalla pandemia.

Alla metà del mese di marzo Italia Solare ha condotto un’indagine sugli associati operatori per capire come l’emergenza Covid-19 stia avendo effetti su tutta la catena del fotovoltaico e quali possano essere le soluzioni per affrontare il post-emergenza. Molteplici le figure professionali coinvolte nella ricerca, fra cui installatori di impianti fotovoltaici, progettisti, distributori, produttori di materiali, sviluppatori di impianti.

Prospettiva completamente cambiata con l’arrivo del virus in Italia

Dall’indagine è subito emersa la mutata percezione dell’impatto del coronavirus sul settore fotovoltaico da parte degli addetti ai lavori. Infatti ad inizio anno, quando il COVID-19 era ancora un problema esclusivamente cinese, la principale preoccupazione era quella di una mancanza di forniture dall’Oriente che potesse mettere in difficoltà la realizzazione degli impianti senza tuttavia impattare sull’attività quotidiana. Adesso, con il virus in casa nostra, le preoccupazioni sono di tutt’altro genere, con gli operatori che si trovano nell’impossibilità materiale di chiudere i cantieri aperti e di sviluppare nuovo business.

Atteso un crollo degli ordini già prima dell’estate

In particolare, il 74% degli operatori ha registrato un consistente calo degli ordini dall’inizio della crisi, con una riduzione che va dal 10 al 30%, per il 40% degli intervistati, mentre c’è un 10,6 % del campione che ha registrato una diminuzione addirittura tra il 70 e l’80%. E sull’arco temporale dei prossimi 4 mesi lo scenario è tutt’altro che roseo: quasi la metà degli intervistati prevede un calo degli ordini superiore al 50% prima dell’estate.

Fin qui meno allarmante la dinamica dei prezzi. La netta maggioranza degli operatori non ha registrato un aumento dall’inizio della crisi a oggi. Ed anche su una prospettiva semestrale non emergono particolari timori, se non per il 7% degli intervistati che teme un rialzo dei prezzi di oltre il 15%, mentre il 35% stima un rincaro contenuto tra il 5 e il 10%. Non altrettanto si può dire sul fronte degli approvvigionamenti. Infatti, se a oggi la metà degli intervistati ha dichiarato di non aver registrato problemi, da qui alla fine del primo semestre il 79% degli operatori prevede degli intoppi alle forniture.

Gli interventi statali auspicati per tutelare il fotovoltaico

Tra le principali negatività riscontrate nelle prime settimane d’emergenza coronavirus, la difficoltà a chiudere i lavori ma anche quella di avviare lavori già appaltati e di effettuare sopralluoghi. Quanto agli auspicati interventi anti-crisi, gli operatori chiedono al governo soprattutto di intervenire con un incremento del credito d’imposta per le aziende. Un altro provvedimento atteso è l‘incremento della percentuale di detrazione fiscale relativa all’installazione di impianti fotovoltaici per le persone fisiche, oltre che l’introduzione di contributi a fondo perduto e finanziamenti dedicati.

#iocontinuodacasa: corsi digitali Schneider Electric

La costante evoluzione tecnologica e normativa chiede ai professionisti di stare al passo con il cambiamento. Schneider Electric contribuisce alla crescita professionale mettendo a disposizione un calendario corsi sempre aggiornato secondo le tendenze di mercato e lo fa anche in questo momento sfruttando i canali digitali.

La vita professionale è cambiata, molte persone hanno attivato lo smartworking cambiando il loro modo di lavorare. Schneider Electric vuole essere vicina ai propri clienti e dare la possibilità aumentare le competenze tecniche portando i corsi direttamente a casa.

“La formazione tecnica è nel DNA di Schneider Electric e l’attenzione alle competenze è uno degli elementi più importanti nella nostra cultura aziendale – ha raccontato Dario Pastorelli, Responsabile Formazione Tecnica di Schneider Electric – Infatti da poco è stato presentato il nuovo portale per la formazione tecnica ripensato nell’ottica di un rafforzamento dell’offerta di e-learning.”

L’azienda, da sempre attiva nella formazione, ha spostato su piattaforme digitali di Learning Management System – in questo momento – molte delle attività formative in modo tale da massimizzare la diffusione di competenze specifiche e di una cultura di attenzione alla gestione dell’energia.

Fitto calendario di corsi digitali Schneider Electric

Un ricco calendario è disponibile alla pagina https://events.schneider-electric.it/iocontinuodacasa/dove è possibile scoprire le diverse tematiche trattate e registrarsi.
Tutti i corsi online e gli Innovation Talk sono tenuti da tecnici specialisti delle varie tematiche e si rivolgono a progettisti, quadristi, installatori, costruttori di macchine e aziende utenti.

Corsi digitali Schneider Electric

La pagina – in continua evoluzione – presenta tutti i webinar programmati e a cui registrarsi e quelli che saranno proposti successivamente. Semplici icone identificano il percorso dedicato alle diverse figure professionali.

I corsi hanno durate differenti (da 45 minuti a 180 minuti) a seconda delle tematiche trattate che spaziano dall’automazione e controllo alla distribuzione elettrica, dall’energy management all’infrastruttura per la digitalizzazione dell’edificio fino a trend di mercato come il “Cloud, destino delle macchine!” o “La sicurezza macchine” o “Industria 4.0 raccontata dai protagonisti”. Non mancano corsi dedicati al tema della Cybersecurity per gli impianti industriali o sulle normative dedicate alla sicurezza funzionale per gli impianti di processo.

Ampio spazio all’illuminazione di emergenza: si parte il 7 aprile alle ore 17 con un intervento che evidenzia come aumentare la sicurezza e ridurre i costi di manutenzione, mentre l’8 aprile un webinar ne racconterà l’evoluzione.

Il 17 aprile alle 14 si terrà il webinar sulla progettazione elettrica nell’era della trasformazione digitale: come assicurare continuità di servizio e qualità dell’energia alle Imprese 4.0 dedicato a progettisti, installatori; mentre il 21 aprile sempre alle 14 si potrà partecipare al webinar sulla tecnologia bus per il controllo degli edifici.

Scopri tutti corsi digitali Schneider Electric e dedica del tempo alla tua formazione professionale!

Stop forzato delle auto elettriche ai tempi del Covid-19: consigli per la gestione

Il lockdown che sta interessando l’Italia e gran parte del pianeta a causa dell’epidemia di Coronavirus, sta comportando tutta una serie di imprevisti inattesi nella quotidianità di tutti noi. Tra questi c’è anche la gestione delle auto elettriche. Come puntualizzato dagli esperti, quando un veicolo alimentato a batteria rimane parcheggiato senza muoversi per un lungo periodo, possono infatti verificarsi diversi contesti problematici. Dagli Stati Uniti giungono allora degli utili consigli per far fronte alla situazione.

Gestione delle auto elettriche ferme

A fornire una serie di suggerimenti pratici per evitare problemi ai nostri veicoli elettrici forzatamente bloccati, è il magazine specializzato Green Car Reports. Il primo consiglio ai proprietari delle auto è quello di consultare le istruzioni fornite dal costruttore. Diversi modelli di veicoli, difatti, quando restano parcheggiati a lungo e non sono collegati alla ricarica, si posizionano automaticamente nella funzione “sleep”, che corrisponde a una sorta di “letargo”.

Un altro elemento che gli esperti raccomandano di monitorare con attenzione, è lo stato di carica del pacco batteria principale. Come evidenziato nel magazine, le celle agli ioni di Litio presenti nei pacchi batteria di gran parte delle auto elettriche moderne, non gradiscono di essere mantenute in uno stato di carica completo o molto basso per periodi di tempo prolungati. Se i veicoli offrono l’opportunità di impostare la ricarica su uno stato specifico, è allora preferibile farlo a circa metà della capacità della batteria, limitando qualsiasi sessione di ricarica a una quota massima pari all’80%.

I consigli delle Case automobilistiche

Nel magazine si specifica inoltre che diverse Case automobilistiche, tra cui la Tesla, raccomandano di mantenere l’auto collegata nei casi in cui si ha a propria disposizione una colonnina di ricarica individuale, come può accadere ad esempio presso il proprio domicilio o ufficio. Questo accorgimento permette di fornire energia al veicolo così da consentire ai sistemi di raffreddamento o di riscaldamento della batteria di funzionare correttamente.

La nipponica Nissan suggerisce, invece, di lasciare le autovetture Leaf scollegate in modo tale da permettere loro di entrare in modalità “deep sleep”.

Un altro problema da fronteggiare riguarda l’autonomia residua. Quando il veicolo elettrico è scollegato a lungo, il pacco batterie può arrivare a scaricarsi fino al 3%, una percentuale variabile a seconda di vari fattori, come la presenza di dispositivi connessi e di servizi che continuano a essere attivi.

Come ultimo suggerimento, gli esperti raccomandano di non utilizzare con eccessiva frequenza la verifica dello stato di carica delle auto attraverso le App installate sullo smartphone.

Anche il dialogo con i sistemi di connessione, infatti, assorbe energia utile.

Quelli forniti da Green Car Reports sono quindi una serie di consigli che, ora come ora, risultano più che mai d’aiuto, nell’attesa che tutto riprenda il suo regolare corso.

Nuovi armadietti compatti Rittal

La digitalizzazione e l’automazione nell’era di Industria 4.0 stanno ponendo nuove sfide nel settore degli armadi industriali.
Di pari passo con l’aumento del numero di sensori e attuatori utilizzati nelle macchine e negli impianti, cresce anche il numero di componenti e cavi da installare nei quadri elettrici. Inoltre, la digitalizzazione si fa sempre più strada nella realizzazione dei quadri elettrici per la crescente esigenza di automazione, flessibilità e disponibilità dei prodotti.

Il gemello digitale

Armadietti compatti RittalIl gemello digitale dell’armadio reale fornisce dati di elevata qualità per l’intero processo di progettazione, configurazione e produzione. Tutte le parti sono dotate di codici QR per poter essere identificate e assegnate in modo univoco in ogni ambiente. Con il lancio di AX e KX, anche i nuovi armadietti compatti e i contenitori di piccole dimensioni sono ora parte integrante di questo processo e sono disponibili a magazzino.

Rittal Configuration System (RiCS), ad esempio, consente di configurare in modo semplice e veloce contenitori, accessori e modifiche. Il sistema di controllo automatico di fattibilità assicura che gli accessori appropriati siano configurati correttamente. Il risultato può essere trasferito direttamente sul Rittal Online Shop con immediate indicazioni di prezzo e tempi di consegna. Allo stesso tempo, i dati della configurazione possono essere trasferiti nei software di progettazione Eplan e quindi utilizzati per progetti successivi, completi di eventuali modifiche. In questo modo si riducono notevolmente i tempi e le risorse necessarie per il processo di progettazione.

Perfettamente integrati nei processi digitali, i nuovi AX e KX non solo offrono una installazione più semplice e veloce, ma anche maggiore flessibilità e sicurezza. Rittal ha ripensato e riprogettato le nuove gamme allineandole con i dettami di Industria 4.0. La digital transformation pone nuove sfide in termini di prodotto, del suo ambiente operativo e della sua disponibilità. Questo lancio segna la trasformazione digitale di un prodotto standardizzato che Rittal realizza da oltre 50 anni e che con oltre 35 milioni di unità prodotte è il contenitore compatto più diffuso al mondo.

Installazione facilitata senza utensili

Anche l’installazione di porte e chiusure a filo, solitamente possibile senza utensili, è reso più semplice; il supporto di montaggio a parete ora può essere avvitato rapidamente dall’esterno degli armadietti compatti o del contenitore di piccole dimensioni, mantenendone inalterato il grado di protezione. In questo modo si riduce notevolmente anche il rischio di danni da trasporto, poiché i supporti a parete sporgenti possono essere montati anche sul luogo di installazione. Un ulteriore vantaggio è il maggior spazio disponibile che i contenitori AX e KX offrono rispetto ai loro predecessori, AE, CM, KL, EB e BG.

Armadietti compatti RittalLa struttura modulare dei nuovi contenitori, le aperture ottimizzate e le piastre passacavi maggiorate creano mediamente fino a un terzo di spazio in più per i cavi. Inoltre, i rilievi integrati nelle pareti laterali consentono di incorporare in modo semplice, preciso e veloce le guide di allestimento interno. Poiché anche le guide sono dotate di griglia di foratura con passo da 25 mm, è possibile utilizzare accessori, come lampade o morsettiere del sistema di armadi VX25. In questo modo è possibile avere un magazzino ricambi più snello e non è necessario effettuare alcuna lavorazione meccanica (come le forature).

Quando i componenti vengono installati negli AX e KX, il loro grado di protezione viene mantenuto senza limitazioni. Questo vale anche per la certificazione UL, essenziale per l’impiego sul mercato nordamericano. Nel complesso, le nuove caratteristiche costruttive rendono gli armadietti compatti più robusti e garantiscono una maggiore resistenza, in particolare ai carichi dinamici.