Mettere in luce i prodotti alimentari

È facile constatare che negli ampi spazi della grande distribuzione alimentare – supermercati, ipermercati – tutte le pareti sono attrezzate per l’esposizione dei prodotti in vendita e per la segnaletica. In alcuni casi – dove è possibile – la luce naturale penetra nell’ambiente interno dalle finestre ricavate nelle zone alte dei muri di confine, oppure dai lucernari in copertura, mentre i supermercati ubicati ai piani interrati non hanno nessuna apertura verso l’esterno.

Nella maggioranza dei casi, dunque, prevale l’illuminazione artificiale con impianti attivi anche durante le ore diurne. Siamo abituati, perciò, a fare i nostri acquisti sotto la luce delle lampade e spesso è una luce potente perché deve favorire l’orientamento in aree di notevole estensione, permettere ai clienti di riconoscere i vari reparti a grande distanza, leggere annunci e scritte.

Lampade adatte allo scopo

Luce led Eataly

Gallerie e piano terreno della sede milanese di Eataly

Di pari passo con la diffusione della grande distribuzione alimentare ha trovato sviluppo la produzione industriale di sorgenti luminose studiate per ottenere la massima resa estetica nell’illuminazione di tutti i prodotti alimentari. Anche in questo ambito l’utilizzo dei LED ha permesso di fare rilevanti passi in avanti nella realizzazione di impianti ad alte prestazioni.

Alcune caratteristiche peculiari sono alla base delle migliori soluzioni. Ci riferiamo, innanzitutto, all’assenza di radiazioni infrarosse nei loro spettri di emissione. In pratica ciò significa che gli alimenti illuminati da luce LED non ricevono radiazioni termiche e quindi la loro temperatura non subisce alterazioni, a vantaggio della loro integrità e conservazione. Si evita il riscaldamento anche nei casi in cui la distanza tra i prodotti alimentari e le fonti luminose è ridotta, come accade negli espositori a scaffali o nei banchi refrigerati.

Con l’illuminazione localizzata si riesce a dare maggiore evidenza sia ai prodotti, sia alle loro etichette e ai cartelli segnaletici.

Il modulo LED più performante in queste applicazioni è sicuramente la strip LED, o modulo lineare, grazie al suo sviluppo in linea continua e alla larghezza contenuta in una manciata di millimetri. Il funzionamento in micro-spazi a bassa temperatura, come nei banchi refrigerati, aumenta il dato dell’efficienza luminosa, già elevato alla normale temperatura ambiente.

Luce LED: resa dei colori

Ma ci sono ulteriori caratteristiche che spiegano la preferenza accordata ai diodi luminosi. Ci riferiamo alla capacità di dare rilievo a quelle gamme cromatiche che fanno apparire gli alimenti più freschi e genuini, promuovendone così la vendita.

La luce diventa il mezzo per attrarre l’attenzione dei potenziali acquirenti rendendo gradevole e invitante l’aspetto del cibo.

Come è noto, la luce di tonalità bianca emessa dal LED è il risultato della trasformazione della luce blu generata dal chip, ossia da minuscolo corpo emittente all’interno del diodo. Il chip è ricoperto da un sottile strato di polveri a base di fosfori che agiscono come un filtro trasformando la luce blu del chip in luce bianca in uscita.

Modulando opportunamente le polveri del rivestimento è possibile ottenere spettri in cui sono potenziate alcune radiazioni. Il risultato, in termini di resa dei colori dell’oggetto illuminato, è il rafforzamento di alcune gamme cromatiche. Ad esempio: i pomodori appariranno rossi come appena colti grazie allo spettro dei LED calibrato per emettere quelle radiazioni che l’alimento riflette, rivelando così all’osservatore il suo tipico colore rosso.

Considerata la richiesta di un settore commerciale in continua crescita come quello della grande distribuzione, è nata un’industria specializzata nella produzione di LED specifici per l’illuminazione di ogni genere alimentare: frutta e verdura, pane e pasticceria, vini e liquori, carni, salumi, pesce, gastronomia. Girando all’interno di un supermercato è facile accorgersi dei cambiamenti delle tonalità della luce utilizzata reparto per reparto.

Le tonalità fredde, con valori elevati di temperatura di colore (=> 4000 K) si trovano in genere nel reparto ittico e dei cibi surgelati, mentre le tonalità calde (=< 3000 K) sono scelte per i prodotti di panetteria e da forno. Casi a parte sono i reparti frutta-verdura e macelleria, dove si usano LED con spettri ricchi di radiazioni rosse e verdi.

La luce led esalta la macelleria Eataly

Reparto macelleria nella sede milanese di Eataly

Apparenza che può ingannare

La scelta degli spettri calibrati richiede al progettista e all’installatore dell’impianto grande attenzione e senso della misura.

Volendo forzare la resa di alcune circoscritte gamme cromatiche dei cibi in esposizione si rischia di generare nei consumatori l’idea di essere in qualche misura “ingannati” dalla luce. Infatti, l’alimento che appare fresco e genuino quando viene osservato nel suo reparto può risultare agli occhi molto diverso se visto, ad esempio, sotto la luce che illumina il piano di lavoro di una comune cucina casalinga, luce con una normale distribuzione di potenza nelle radiazioni. E’ bene che i consumatori siano consapevoli della funzione “promozionale” dell’illuminazione nei luoghi della grande distribuzione alimentare.

In apertura foto del reparto vini di un supermercato Coop

MELCloud è compatibile con l’assistente vocale Alexa

MELCloud, la soluzione Wi-Fi di Mitsubishi Electric che consente di controllare i climatizzatori da pc, tablet o smartphone, è compatibile con Alexa, l’assistente vocale di Amazon.

MELCloud garantisce all’utente un controllo agevole delle unità di raffrescamento/riscaldamento, grazie all’applicazione dedicata per iOS, Android e Windows.

L’applicazione consente il controllo istantaneo, timer settimanali e stagionali per diversi sistemi di condizionamento, riscaldamento o ventilazione con recupero energetico di Mitsubishi Electric.

È inoltre possibile ricevere la segnalazione di errori e anomalie sia da locale sia da remoto. L’applicazione MELCloud fornisce informazioni come il meteo locale e dettagli sul supporto tecnico per il cliente.

Il controllo vocale

Grazie alla compatibilità con Alexa, è possibile utilizzare i controlli vocali del dispositivo Amazon per:

“La compatibilità con Alexa – ha dichiarato Fabrizio Maja, Division Manager di Mitsubishi Electric, Divisione Climatizzazione – è un grande traguardo. Uno degli obiettivi delle nostre soluzioni è semplificare la vita delle persone, sia in termini di comfort ambientale, sia in termini di facilità di utilizzo dei prodotti”.

MELCloud è disponibile con i modelli più recenti di climatizzatori, i sistemi di ventilazione Lossnay e i sistemi Ecodan.
L’obiettivo di Mitsubishi Electric è quello di offrire sempre più modelli nativi con MELCloud integrato.

Configurare e utilizzare MELCloud: i video tutorial

Installare e configurare MELCloud di Mitsubishi Electric non è mai stato così semplice. Questo video tutorial consente di installare rapidamente l’unità di controllo remoto Wi-Fi.

Utilizzare MELCloud: video tutorial alla scoperta delle funzioni e dei comandi del controllo remoto Wi-Fi

Sul canale Youtube di Mitsubishi Electric sono disponibili dei video tutorial.

Architettura Datacenter Management as a Service con EcoStruxure IT

Schneider Electric risponde alle sfide del mercato Data Center con la soluzione EcoStruxure IT che rivoluziona il DCIM (Data Center Infrastructure Management) offrendo un’architettura Datacenter Management as a Service (DMaaS). In un mondo sempre più connesso, è fondamentale mantenere l’infrastruttura del Data Center al passo con le nuove complessità introdotte dall’IoT e dei nuovi ambienti IT dinamici on-premise, cloud ed edge.

Crescita esponenziale dei dati

Secondo IDC, entro il 2025 i data center gestiranno 175 zettabyte di dati (1 zettabyte equivale a un miliardo di terabyte, o un trilione di gigabyte). In un contesto di questo tipo, la scalabilità e il dinamismo delle Infrastrutture IT è fondamentale. Le soluzioni spaziano dalle dimensioni di piccoli involucri montati a parete, per le esigenze degli ambienti di Edge Computing, fino ai grandi moduli prefabbricati delle dimensioni di interi locali.

Inoltre, le soluzioni DCIM basate su cloud di nuova generazione stanno aumentando la visibilità dei dati operativi assicurando prestazioni ottimizzate del data center e dei computer periferici.

I vantaggi del Data Management as a Service

Con l’introduzione della nuova generazione di EcoStruxure IT, Schneider Electric ha creato un’architettura che consente di beneficiare al 100% dei vantaggi dell’approccio DMaaS degli ambienti IT. Scegliendo il Data Management as a Service si possono:

I plus con EcoStruxure IT

Storie di packaging 4.0: l’etichettatura digitale entra nel pharma

Trasformazione digitale dal doppio valore aggiunto, nella strada tecnologica per il packaging 4.0. PackLab, azienda mantovana specializzata in etichettatrici autoadesive lineari, si è affidata alla piattaforma EcoStruxure per digitalizzare le proprie macchine, affacciandosi così al mercato farmaceutico con una proposta pienamente conforme alle normative di settore.

La nuova etichettatrice smart, sviluppata con Schneider Electric, consente infatti a PackLab di guadagnare competitività in questo segmento. Come? Offrendo ai clienti tutti i vantaggi della connettività IIoT in ottica di ottimizzazione dei processi industriali e di sostenibilità energetica.

Angelo Gringiani con la nuova etichettatrice digitaleLe 4 sfide della missione packaging 4.0

Come in ogni progetto vincente, per comprendere l’evoluzione digitale di PackLab serve partire dalla sua genesi. Un percorso nato da quattro sfide ben precise:

Quest’ultimo requisito legato alla normativa pharma prevede uno standard di trattamento dati che garantisca il controllo degli accessi alla macchina e la raccolta e conservazione dei dati di log. Tutto per soddisfare le necessità di tracciabilità e serializzazione del prodotto in ogni sua componente.

La risposta nei software EcoStruxure

Tante esigenze, due protagonisti tecnologici: i software EcoStruxure Machine SCADA Expert ed EcoStruxure Augmented Operator Advisor. “SCADA Expert rappresenta un’ottima soluzione per non introdurre ulteriore complessità nella gestione dell’accesso alle reti aziendali, ottenendo la compliance alla normativa specifica per il pharma – commenta Angelo Gringiani, amministratore delegato di PackLab -. Infatti, questa piattaforma consente di mantenere l’accesso unificato a tutte le risorse aziendali, alle quali le persone già sono abituate, senza richiedere interventi”.

Dalla macchina all’operatore, il potenziale del software Machine SCADA Expert soddisfa le esigenze presenti e future dei clienti più importanti di PackLab

EcoStruxure Augmented Operator Advisor combina invece informazioni dinamiche contestuali e locali, per sperimentare in soluzioni industriali di realtà aumentata la combinazione di ambiente fisico reale e oggetti virtuali tramite dispositivi mobili. L’integrazione dei due software EcoStruxure risponde dunque efficacemente alle esigenze di gestione del parco installato, offrendo agli operatori la possibilità di sfruttare sul campo la realtà aumentata per lavorare in modo più efficiente, produttivo e smart.

Digitalizzazione e sostenibilità per la fabbrica connessa

Cosa significa dunque packaging 4.0 per l’azienda di San Giorgio Mantovano? “Proponiamo al mercato una macchina innovativa – aggiunge Angelo Gringiani -, che riteniamo possa attirare l’interesse dei nostri clienti più importanti, e delle aziende di grandi dimensioni in particolare, verso la digitalizzazione dell’etichettatura. Un processo fondamentale per il confezionamento”. Nascono così soluzioni adatte sia mondo healthcare sia all’industria del food, che coniugano efficienza operativa e risparmio energetico in un organismo produttivo integrato.

Tra i vantaggi delle etichettatrici connesse:

Curiosi di scoprire le caratteristiche della nuova macchina? La proposta PackLab sarà tra le best practice di digitalizzazione ed efficienza nell’industria presentate da Schneider Electric a Interpack 2020.

Tecnologia e IoT: come cambia il mercato immobiliare

La rivoluzione digitale che stiamo vivendo travolge ogni settore dell’attività umana. Ognuno di noi può rendersi conto della velocità con cui la tecnologia evolve e di come questo si riflette sulla nostra quotidianità, sia in ambito privato che lavorativo. Nel caso del settore immobiliare si parla, nello specifico, di PropTech, ovvero un termine coniato appositamente per unire le parole Property e Technology.

Quali sono le tecnologie che cambiano il settore immobiliare

La tecnologia cambierà “faccia” ad ogni componente del settore immobiliare, dalla modalità di ricerca di un immobile, fino alla gestione della casa stessa, tanto che tutti i processi attualmente utilizzati sono già stati messi in discussione. Il digitale è utile per gli agenti immobiliari e per gli affittuari, si sviluppano software dedicati, sensori e dispositivi appositamente pensati per semplificare tutti i processi tipici del settore.

Le principali tecnologie di questa trasformazione sono la blockchain, l’IoT, i Big Data e la realtà virtuale ed aumentata.

La blockchain è una sorta di registro digitale in grado di registrare dei dati, in modo sicuro e trasparente. Questa tecnologia, forse più conosciuta per i bitcoins, permetterebbe di sviluppare degli Smart Contracts, ovvero dei contratti digitali per transazioni di diverso tipo, in modo sicuro, tracciabile e irreversibile.

Questa applicazione potrebbe essere utile in diverse circostanze, dalla compravendita, all’affitto, arrivando ad eliminare il coinvolgimento di terze parti. Si tratta, però, di un sistema ancora agli inizi e la strada da fare, sia in ambito legale, che finanziario, è ancora molta. Inoltre, alle tecnologie citate è possibile aggiungere anche il BIM, ovvero un nuovo modo di progettare integrato che permette di mantenere sotto controllo e gestire ogni fase del ciclo di vita dell’edificio.

la tecnologia cambia faccia a ogni aspetto del settore immobiliare

L’IoT e i Big Data per il Real Estate

L’Internet of Things, che connette gli oggetti e permette di digitalizzare anche interi edifici o quartieri, ha lo scopo di ottimizzare l’utilizzo delle risorse e di raccogliere una grande quantità di dati molto precisi e puntuali. I principali vantaggi offerti dall’IoT e dai Big Data, si possono beneficiare nel campo della gestione degli immobili, soprattutto nel caso di grandi edifici.

L’installazione di appositi sensori e dispositivi, infatti, permette di dare informazioni immediate e costantemente aggiornate sullo stato di ogni componente dell’edificio.

Questo permette di gestire i servizi quotidiani legati al funzionamento di un edificio (dalla pulizia alla fornitura di qualsiasi altro servizio/prodotto), ma anche – e soprattutto – la manutenzione costante e ordinaria dell’immobile. In un certo senso, è come se si estendesse la possibilità di intervenire e migliorare uno spazio durante l’intera vita dell’edificio, che non è più un oggetto “statico” una volta terminata la fase progettuale e di costruzione. Big Data e IoT, quindi, permettono di rispondere nel migliore dei modi alle esigenze delle persone, intervenendo di volta in volta a seconda delle necessità.

Cambiano gli edifici, ma anche le persone che li vivono

I cambiamenti del settore immobiliare dipendono da diversi fattori, tra i quali il cambiamento degli edifici stessi.

Allo stesso tempo, però, cambiano anche le persone, le loro aspettative e le loro abitudini. Sono proprio questi cambiamenti che hanno spinto le aziende di tecnologia a concentrarsi sul settore immobiliare, ormai in transito per il processo di completa digitalizzazione. Tramite realtà virtuale ed aumentata, è possibile visitare un immobile senza accedervi fisicamente, sia esso esistente o ancora in fase di costruzione o ristrutturazione.

Si parla, in questo caso, di applicazioni di “Indoor Mapping. La gestione della proprietà, come anticipato, diventa digitale, più semplice e, anche più economica, così come esistono sempre più strumenti per favorire la comunicazione diretta e semplificata tra agenti immobiliari e possibili clienti.

Daikin si aggiudica il premio Circular Energy

Daikin Italy vince il Premio speciale “Circular Energy” del concorso “Best Performer dell’Economia Circolare” 2019/2020 promosso da Confindustria con il supporto di 4.Manager e la collaborazione di Enel X.

È un’iniziativa che mira a valorizzare le aziende orientate a fare dell’economia circolare e della sostenibilità un driver di sviluppo strategico.

Circular Energy: progetto per il recupero e la rigenerazione dei gas refrigeranti

Innovazione e alto contenuto tecnologico sono i valori che da sempre contraddistinguono Daikin. Daikin si è distinta con il progetto “Economia Circolare” che ha l’obiettivo di rendere l’azienda carbon neutral entro il 2050.

Per farlo, Daikin Italy ha avviato progetto prevede il recupero e la rigenerazione dei gas refrigeranti. Un vero e proprio movimento circolare in grado di unire l’innovazione di prodotto con l’innovazione di processo, portando un beneficio tangibile e significativo all’ambiente.

Il progetto è realizzato con la collaborazione di installatori fedeli a Daikin, adeguatamente formati a svolgere questo ruolo ed è in linea con l’ultimo regolamento Europeo degli F-gas del 16 aprile 2014.

“Il nostro obiettivo in Italia è creare un movimento che coinvolga l’intera filiera e catena del valore. – sottolinea Mr. Takayuki Kamekawa, Presidente e Amministratore Delegato di Daikin Italy – Come per il lancio del refrigerante R32 nel 2014, Daikin vuole farsi promotore del cambiamento e portare un beneficio tangibile sull’ambiente. Sappiamo di aver intrapreso la direzione giusta e siamo consapevoli che dare il buon esempio sia fondamentale per un futuro più sostenibile”.

Le fiere ai tempi del Coronavirus

In questi giorni a dir poco surreali in cui arrivano solo mail con oggetto “Rinviato a data da destinarsi…”, “Annullato…”, “Spostato a giugno o settembre…” le regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto fanno i conti con il Coronavirus. Eventi, convegni, presentazioni, semplici incontri stampa: tutto sospeso in ottemperanza alle indicazioni per contenere il contagio da Coronavirus.

Sembra di vivere in una bolla, nella quale anche solo respirare pare arduo e lavorare (al di là dello smart working) sembra qualcosa a cui difficilmente si riesce a pensare. Forse anche per questo la mia mente ha pensato a “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel García Márquez. Certo la situazione e le conseguenze sono decisamente diverse, ma “le fiere ai tempi del Coronavirus” è un titolo che rende bene l’idea di ciò che sta capitando.

Un problema enorme per le fiere nazionali e internazionali che nel mese di gennaio (e fino a metà febbraio) hanno pensato e sperato di poter ospitare aziende e visitatori in sicurezza. Poi, in un weekend di follia, tutto è cambiato e una dopo l’altra sono arrivate disdette e spostamenti in tutti i settori.

Sistema fieristico italiano

“Le fiere italiane sono uno strumento di grandissima importanza per la nostra economia. Ogni anno il comparto italiano coinvolge circa 200.000 espositori e 20 milioni di visitatori, genera affari per 60 miliardi di euro e dà origine al 50% delle esportazioni delle imprese che vi partecipano. Numeri importanti che crescono se consideriamo anche l’indotto come trasporti, ricettività e ristorazione” sottolinea Giovanni Laezza presidente di AEFI-Associazione Esposizioni e Fiere Italiane nel comunicato.

“Con la crisi sanitaria in atto, è impossibile fare delle stime sull’incidenza economica dell’epidemia di Coronavirus, in quanto i provvedimenti del Governo e delle Regioni sono in continuo cambiamento. – aggiunge Laezza – È molto difficile prevedere l’evoluzione della situazione e la durata nel tempo, ed è difficile prevedere gli effetti a livello internazionale perché non dobbiamo dimenticare che il problema non coinvolge solo l’Italia”. E aggiungiamo ricadute economiche che coinvolgono qualsiasi settore: industria, turismo, trasporti, ristorazione, agricoltura e commercio in generale.

Il coronavirus impatta sulle fiere dell’impiantistica, dell’illuminazione e del design

Da domenica 23 febbraio si susseguono i comunicati che annunciano la posticipazione di fiere internazionali e di eventi.

Tra le prime vittime nel nostro settore Light + Building 2020, una delle principali fiere internazionali dell’illuminazione, in cui tradizionalmente le aziende italiane fanno la parte del leone. La manifestazione in programma a marzo è stata rimandata a settembre.

Subito dopo, l’annuncio della regione Emilia Romagna che comunica che per tutto il mese di marzo non verranno svolti eventi fieristici. Di conseguenza MecSpe, originariamente prevista dal 26 al 28 marzo a Parma, viene ricalendarizzata dal 18 al 20 giugno 2020.

Nella serata di ieri è arrivata la decisione di spostare i due principali appuntamenti milanesi: MCE-Mostra Convegno Expocomfort e il Salone del Mobile.

La fiera internazionale delle ferramenta Eisenwarenmesse – prevista a Colonia dal 1 al 4 marzo 2020- è stata rinviata praticamente di un anno, a febbraio 2021.

Senza contare Eventi come Mido (a più importante fiera internazionale degli occhiali) a Milano, Cosmoprof (la fiera della cosmesi) a Bologna, Identità Golose… un lungo elenco che sembra non avere mai fine.

Spostati, probabilmente a settembre, l’evento MCE In the City e la Settimana delle Energie Sostenibili del Comune di Milano, previsti a Milano dal 18 al 22 marzo 2020.

Anche Vinitaly di Verona – che sembrava resistere  – è stato stato posticipato al 17-20 giugno 2020.

Fiere della distribuzione elettrica

Anche le fiere dei distributori di materiale elettrico – dedicate ad installatori e impiantisti – non passano indenni dal coronavirus: la prima ad essere spostata è Elettromondo 2020 di Padova che doveva svolgersi dal 16 al 18 aprile 2020. A momento è posticipata a giugno.

Le nuove date

8-11 settembre 2020
MCE – Mostra Convegno Expocomfort, principale appuntamento dedicato a impiantistica civile e industriale, climatizzazione ed energie rinnovabili – Rho Fiera
BIE – Biomass Innovation Expo, l’evento riservato alla filiera delle biomasse termiche – Rho Fiera

27 settembre – 2 ottobre 2020
Light + Building 2020 – Francoforte

28-30 settembre 2020
Sps Italia – Parma

16-21 giugno 2020
59a edizione del Salone del Mobile, principale appuntamento al mondo dedicato a arredo e design

 

Sostenibilità delle auto elettriche: ecco come valutarla

Prima domanda: le auto elettriche inquinano di meno rispetto a quelle spinte da motori a combustione? Quasi certamente la totalità degli interpellati risponderà di sì. Anzi, le stesse persone daranno probabilmente una risposta affermativa anche a una seconda domanda: un’auto elettrica non inquina affatto? E di conseguenza reputeranno senza senso il terzo quesito: quanto è minore l’inquinamento prodotto da un’auto elettrica rispetto ad una tradizionale?

Eppure proprio questa terza domanda non soltanto ha ragione di esistere, ma rappresenta uno dei quesiti più importanti che accompagneranno l’impetuoso sviluppo della mobilità elettrica nei prossimi decenni…

L’importanza delle metodologie di misurazione utilizzate

Di tutto questo si occupa un illuminante studio di RSE (acronimo di Ricerca sul Sistema Energetico) dal titolo esplicativo: “Auto elettrica e decarbonizzazione facciamo chiarezza“. Un’indagine dove per una volta più dei risultati contano le metodologie utilizzate, le stesse con cui sarà opportuno familiarizzare per comprendere il reale impatto sull’ambiente dell’intero ciclo produttivo legato ai veicoli elettrici.

Lo studio parte proprio dall’evidenza legata alla domanda d’apertura, ovvero che “ragionando solo in termini di inquinamento locale, non servono analisi quantitative per concludere che i veicoli elettrici sono una soluzione indubbiamente superiore rispetto ai veicoli dotati di motore a combustione interna”.

A questo punto, però, l’indagine RSE si occupa di un aspetto fondamentale anche se spesso trascurato: “È lecito chiedersi, tuttavia, se le emissioni legate alla produzione di energia elettrica per caricare le batterie non siano superiori a quelle causate dalla combustione di diesel o benzina nei motori endotermici tradizionali. Per caricare la batteria, infatti, occorre dell’energia elettrica che, nel suo ciclo produttivo, comporta delle emissioni di gas clima-alteranti (principalmente anidride carbonica)”.

Considerare anche le emissioni legate alla produzione del veicolo

Da questa premessa si arriva alla logica conseguenza che per una corretta valutazione degli effetti delle auto elettriche sulla riduzione delle emissioni clima-alteranti, bisogna considerare anche le emissioni che avvengono prima dell’utilizzo del veicolo, legate alla sua fabbricazione, così come per quelle che derivano dalla produzione dei modelli diesel e a benzina.

Un approccio omni-comprensivo, sintetizzato dalla definizione inglese well-to-wheel (dal pozzo alla ruota), che rende possibile un confronto attendibile fra le emissioni clima-alteranti di veicoli elettrici e di veicoli tradizionali, anche perché valuta le emissioni di tutti i gas che contribuiscono al cambiamento climatico, anidride carbonica in primis, ma anche metano ed altri, tutti pesati come anidride carbonica equivalente (CO2eq).

Nel suo studio RSE prende in considerazione anche un altro fattore. Infatti, “poiché i veicoli elettrici sono profondamente diversi dai veicoli tradizionali, si pensi solo alla batteria di circa 300 kg di cui è dotato un veicolo elettrico medio, occorre anche considerare gli effetti legati alla produzione e alla dismissione di veicoli e batterie. È opportuno quindi adottare un approccio di analisi del ciclo di vita o Life Cycle Assessment (LCA)”.

 

Analisi RSE sulla sostenibilità delle auto elettriche

Ribadito il vantaggio ambientale delle auto elettriche

Fin qui la metodologia dell’indagine. Quanto ai risultati, emerge che per quanto riguarda l’analisi well-to-wheel i veicoli elettrici emettono comunque meno CO2eq dei corrispondenti veicoli a combustione interna. Questo è tanto più vero quanto più alta è la penetrazione delle fonti rinnovabili e quanto minore è la presenza di carbone nel mix energetico utilizzato per ricaricare la batteria.

In relazione, invece, alle analisi di LCA la situazione è più articolata. I parametri da considerare sono molteplici, come le emissioni che avvengono per la produzione dei veicoli, per la loro manutenzione, per la dismissione e, nel caso delle auto elettriche, per la produzione e dismissione delle batterie. In ogni caso, anche considerando l’intero ciclo di vita, l’auto elettrica emette meno CO2eq di auto a combustione interna simili per prestazioni e dimensioni.

C’è da aggiungere che il vantaggio dei veicoli elettrici in termini di ridotte emissioni di CO2eq nell’intero ciclo di vita è variabile. Ad esempio, una recente analisi dell’Agenzie Europea per l’Ambiente indica come nel caso in cui l’energia elettrica venisse prodotta solo da fotovoltaico la riduzione delle emissioni supererebbe il 90%. Al contrario, nell’ipotesi peraltro inverosimile di energia prodotta esclusivamente da carbone, il veicolo elettrico potrebbe emettere più gas climalteranti dei veicoli a combustione interna.

Riqualificare i condomini con le Linee Guida CasaClima

Le nuove Linee Guida CasaClima per la riqualificazione energetica dei condomìni rispondono alla necessità di efficientare gli edifici esistenti, operando sia sull’involucro edilizio sia sull’impianto termico. Un percorso irrinunciabile, per il patrimonio immobiliare italiano, che integra obiettivi di risparmio energetico ed economico, rivalorizzazione degli immobili e sensibilità dei cittadini.

Lo strumento gratuito, frutto della collaborazione tra Rete Irene e CasaClima, è stato presentato ufficialmente a Bolzano in occasione di Klimahouse 2020. Ripercorriamone i punti salienti.

Il patrimonio immobiliare chiede sostenibilità ed efficienza

Linee guida CasaClima, la presentazione a BolzanoAlla base del protocollo Rete Irene – CasaClima, il condiviso obiettivo di ridurre i consumi degli edifici energivori e, di conseguenza, le emissioni di gas serra in atmosfera. Non dimentichiamo, infatti, il ruolo del riscaldamento nella “battaglia” per un’aria e un pianeta più puliti. Un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec su dati del Politecnico di Milano conferma come, nelle città, gli impianti termici degli edifici incidano sul totale delle emissioni di CO2 fino a sei volte di più rispetto al traffico veicolare.

Diventa quindi urgente migliorare le prestazioni energetiche delle strutture datate, al fine di:

Come riuscirci? Intervenire sui fabbricati esistenti può risultare piuttosto sfidante: i maggiori vincoli di contesto e le minori libertà sul piano impiantistico necessitano di progettisti flessibili e preparati.

Cosa offrono le Linee Guida CasaClima?

Il nuovo documento nasce proprio per supportare il professionista impegnato nella realizzazione di interventi di qualità, utili all’ottenimento della Certificazione CasaClima. Oltre a illustrare gli aspetti tecnici e normativi per una corretta riqualificazione dei condomìni, le Linee Guida ne approfondiscono la sostenibilità economica attraverso incentivi e possibili forme di finanziamento. Questo permette al progettista a redigere la migliore soluzione in termini di rapporto costi/benefici, mantenendo le redini del progetto in ogni sua fase.

Più supporto al progettista che intende eseguire interventi di qualità per ottenere risparmio energetico, vantaggi economici e contribuire alla riduzione delle emissioni inquinanti

La flessibilità tecnologica e impiantistica necessaria a soddisfare le esigenze di chi già abita le strutture è garantita da una ricca raccolta di Appendici. Un interessante ausilio pratico dedicato alle principali normative nazionali e locali, che offre anche schede checklist per i sopralluoghi e il rilievo dei dati in ogni fase progettuale. Non manca infine l’abaco di dettagli tecnici costruttivi frutto delle esperienze di cantiere di chi opera nella riqualificazione energetica degli edifici.

La proposta fa bene a progettisti, edifici e ambiente

Il lato tecnico non è tutto: le Linee Guida aiutano il professionista a presentare meglio il frutto del suo lavoro al committente. Infatti, realizzare un buon capitolato con l’approccio Rete Irene – CasaClima significa:

Questo documento è il primo passo di una collaborazione destinata a crescere. “Nei prossimi due anni ci attende una grande sfida – spiega a Klimahouse Manuel Castoldi, Presidente di Rete Irene -: realizzare insieme ai progettisti molti interventi di riqualificazione dei condomìni esistenti utilizzando uno strumento efficace. Un supporto oggi disponibile per tutti”.

Ink System: rivoluzione con un cavo conduttore in gomma

Ink System di Linea Light Group rappresenta un’evoluzione nel mondo dell’illuminazione: non un semplice apparecchio luminoso ma un vero e proprio sistema brevettato, concepito per soddisfare le esigenze illuminotecniche e superare le problematiche dovute a impianti elettrici incompleti oppure a limitazioni ambientali che ostacolano la libera installazione degli apparecchi luminosi.

Cavo conduttore in gomma per Ink System

Ink system si adatta a ogni ambienteIl cuore di questo sistema è un cavo conduttore in gomma, elastico e sottile. Partendo da questo semplice cavo, la luce diventa una striscia continua ad emissione indiretta sospesa a poca distanza dal soffitto; oppure, un percorso a parete/soffitto lungo il quale agganciare proiettori, profili lineari e lampade da sospensione della stessa famiglia. Basta scegliere dove posizionarli, fissare l’apparecchio con una leggera pressione, avvitare i grani di sicurezza.

Il cavo funge da conduttore: grazie ad un sistema di aggancio tramite pin, è possibile fissare l’apparecchio illuminante scelto in qualunque punto.

Profili luminosi con emissione diffusa oppure ad UGR<19 grazie ad apposite celle darklight, faretti orientabili e lampade a sospensione. Ink System offre infatti una gamma infinita di opzioni perfette per qualunque contesto, sia residenziale che contract. Allo stesso tempo, il cavo si trasforma in un elegante segno grafico.

Ink System, proprio per le sue caratteristiche innovative ha ottenuto l’IF Design Award, il premio che celebra il design di prodotto.