Pompe di calore: protagoniste di efficienza energetica

Tra le tecnologie in grado di fare efficienza energetica le pompe di calore hanno un ruolo di assoluto primo piano. Il calore rappresenta il 50% del fabbisogno europeo di energia finale. L’efficientamento del vettore termico diventa quindi una chiave essenziale nella strategia energetica da porre in atto per i prossimi anni.

C’è ancora molto da fare, in particolare per intervenire sugli edifici e per incrementare il ricorso alle rinnovabili nel settore termico.

L’energia di domani: il ruolo delle pompe di calore

Fernando Pettorossi, capo gruppo Italia – Pompe di calore di AssoclimaSe si guarda al settore civile – residenziale e terziario – le pompe di calore sono tra le tecnologie più conosciute e più applicate, in grado di garantire efficienza energetica, di generare un effetto di decarbonizzazione del paese e di combattere i mutamenti climatici. La forza della tecnologia sta in quello che Fernando Pettorossi, capo gruppo Italia – Pompe di calore di Assoclima, definisce “l’effetto moltiplicatore”.

“Sono macchine eclettiche” spiega “che si adattano e dialogano anche con altre tecnologie: dal fotovoltaico al solare termico, dagli impianti ibridi alle centrali di cogenerazione ecc. Con le pompe di calore abbiamo un’esaltazione della resa energetica dei sistemi”.

La risorsa del suolo

Le combinazioni possibili sono molteplici: “vi sono pompe di calore che sfruttano l’aria, prelevandone l’energia e trasferendola nel luogo di utilizzazione, oppure pompe che utilizzano il calore del suolo, sfruttando l’energia geotermica grazie a sonde che si spingono nel sottosuolo”.

A circa 150 metri di profondità la temperatura del terreno si mantiene naturalmente stabile attorno ai 15 °C in qualsiasi stagione. È qui, spiega Pettorossi, che avviene lo scambio termico del fluido interno alle sonde, che si carica di energia dal sottosuolo e riporta in superficie una temperatura di 15 °C, dove viene integrata facilmente dal sistema elettrico per colmare la differenza termica – in eccesso o in difetto in base alla necessità – e assicurare comfort all’unità immobiliare. È stato calcolato che “una pompa di calore geotermica ha una resa superiore del 25% rispetto alle altre pompe di calore. Di contro presenta però costi di installazione molto più elevati”.

Energia green e stabilizzazione della rete

La pompa di calore assicura quindi energia pulita, con anche un altro interessante vantaggio: fungere da stabilizzatore della rete elettrica.

Con il ricorso alla Smart Heat Pump – pompa di calore intelligente – “il sistema elettrico ha la possibilità di intervenire, attraverso chip installati sulle pompe di calore, per staccare l’impianto in caso di emergenza o di sovraccarico”. I picchi nella richiesta elettrica del paese – solitamente si registrano in luglio con una punta di richiesta massima di 60 milioni di kW, a fronte di uno zoccolo che si attesta, nell’arco della giornata, sui 24 milioni di kW, con un notevole surplus di kW di potenza – possono essere colmati da questi sistemi, senza la necessità del ricorso a nuove centrali o all’importazione di energia da altri paesi.

“La pompa di calore quindi ha più funzioni: non solo assicura elevata efficienza, riducendo di molto le importazioni di energia nel paese, ma risolve anche un problema ambientale e quello della stabilizzazione della rete elettrica”.

Perché scegliere le pompe di calore nelle abitazioni

classi di efficienza energeticaI vantaggi di questa tecnologia, dunque, sono svariati. Ma come comprendere quale sia meglio applicare alle proprie esigenze? Nel settore residenziale, continua Pettorossi, le tipologie di pompe di calore maggiormente utilizzate sono due: aria-acqua e aria-aria.

La pompa di calore aria-acqua in diversi casi può sostituire l’impianto con i radiatori esistente. “È sufficiente sostituire la caldaia dell’impianto, mentre il fancoil può essere posizionato al posto del radiatore. Vi è anche la possibilità, con pompe di calore ad alta temperatura, di utilizzare gli stessi radiatori; tuttavia questa scelta comporta una resa un po’ più bassa”.

La pompa di calore aria-aria è la tecnologia maggiormente diffusa, in quanto utilizzata soprattutto per la climatizzazione. In Italia, spiega Pettorossi, si calcolano 10 milioni di nuove installazioni di questo tipo di pompe di calore. “Vi si ricorre in particolare per generare raffrescamento estivo, mentre è meno usata per il riscaldamento invernale”.

Perché scegliere le pompe di calore nel terziario

Intervenire nel settore terziario è più semplice, “solitamente” prosegue Pettorossi “in questo comparto esiste un impianto già dotato di fancoil, alimentato generalmente da due sorgenti: una per il freddo, costituita da gruppi frigo, e una per il caldo costituita da caldaie di tipo tradizionale a metano ad alta potenza. Nel momento in cui si deve sostituire l’impianto, si opera a livello di centrale, eliminando tutti i gruppi frigo e sostituendo la caldaia con pompe di calore, senza ulteriori modifiche”. Il vantaggio è duplice: “oltre a migliorare l’efficienza dell’impianto si riducono i costi di manutenzione e gestione prima destinati alla caldaia”.

In definitiva, nel campo delle pompe di calore, le possibilità di scelta di quale tecnologia applicare alle proprie necessità sono ampie, “in ogni caso” conclude l’esperto di Assoclima “quando si affronta un investimento è importante rivolgersi a un professionista esperto che faccia un’analisi dettagliata di tutti i particolari e capisca costi e benefici di un eventuale intervento”.

Easergy P3: il relé di protezione universale

Il nuovo relé di protezione Easergy P3 di Schneider Electric rappresenta un importante passo avanti in termini di efficienza operativa nella protezione di apparecchiature in media tensione e di componenti di controllo. Progettato per garantire livelli superiori di efficienza, connettività e sicurezza, è dotato di innovative funzionalità di protezione e di comunicazione digitale.

Il prodotto è stato pensato per supportare al meglio quadristi e system integrator grazie a una configurazione e installazione semplice e sicura.

Per affrontare i cambiamenti nel settore dell’energia sono necessari prodotti più efficienti, facili da usare e rapidi da implementare.

Il nuovo relé di protezione Easergy P3 risponde alle esigenze di semplicità, efficienza e più produttività.

Il relè Easergy P3 è accompagnato da una serie completa di prodotti software e applicazioni, che consentono di risparmiare tempo e denaro.

Strumenti digitali per maggiore efficienza operativa

Protezione affidabile per le reti a media tensione

Relé di protezione Easergy P3 di Schneider ElectricEasergy P3 vanta funzioni di protezione e protocolli di comunicazione, per offrire connettività e interoperabilità avanzate, tra cui:

Easergy P3 e i vantaggi di EcoStruxure Power

EcoStruxure Power è l’architettura aperta e interoperabile di Schneider Electric abilitata per la IoT, che coniuga energia, automazione e software.

Essendo un prodotto connesso nell’ambito di EcoStruxure Power, Easergy P3 scambia dati sulla IoT per fornire ancora più valore in termini di sicurezza, affidabilità, efficienza, sostenibilità e connettività.

Questo consente di ottenere vantaggi quali:

Green Deal europeo: l’Europa pensa in grande

Spesso, e non a torto, all’Europa e alle sue Istituzioni viene rimproverata una visione miope e burocratica delle cose, incapace di indurre entusiasmo e senso di appartenenza nei suoi cittadini. Ebbene, almeno in tema di impatto ambientale l’Unione europea sembra seriamente intenzionata a cambiare le carte in tavola, come si evince dal piano, battezzato Green Deal europeo, presentato alla fine del 2019 e sottoposto al vaglio finanziario del Parlamento di Strasburgo proprio in questi giorni.

L’ambizione del Green Deal si evince subito dalle parole con cui viene illustrato sul sito della Commissione Ue: “Gli europei vogliono un’azione concreta in materia di cambiamenti climatici e vogliono che sia l’Europa a indicare il cammino da seguire. Accelerare la transizione green: diventare il primo continente a impatto climatico zero costituisce contemporaneamente la sfida e l’opportunità più grandi del nostro tempo”.

Neutralità climatica dell’Ue entro il 2050

Dunque il vecchio continente si candida a una leadership prestigiosa, e per questo “la normativa europea sul clima sancirà per la prima volta nella legge l’obiettivo della neutralità climatica dell’UE entro il 2050. Ciò significa emettere meno biossido di carbonio ed eliminare dall’atmosfera quello emesso. Per farlo è necessario estendere ad altri settori il sistema di scambio di quote di emissione che già aiuta l’Ue a ridurre le emissioni dei settori energetico e industriale. Lo sviluppo di fonti di energia più pulite e di tecnologie verdi (come le pompe di calore) ci consentirebbe di produrre, viaggiare, consumare e vivere rispettando di più l’ambiente. Occorre sviluppare un’economia realmente circolare e proteggere la biodiversità”.

Altro elemento importante, in un’Unione europea dove è sempre vivo il dibattito sui presunti figli e figliastri che ne farebbero parte, è rappresentato dal fatto che il Green Deal europeo prevede un percorso per “una transizione giusta e socialmente equa”.

Questo perché, sottolinea il documento Ue, il piano è concepito “in modo da non lasciare indietro nessun individuo e nessuna regione in questa grande trasformazione”.

Mille miliardi: il piano investimenti per il Green Deal europeo

Insomma, almeno sotto il profilo verbale a Bruxelles e Strasburgo non ci si è fatti mancare nulla per celebrare il Green Deal. Ma dato che in circostanze come queste per passare dalle parole ai fatti serve soprattutto il denaro, si è pensato bene di presentare già all’inizio di questo 2020 il “Piano di investimenti per un’Europa sostenibile“.

Un documento che è stato sottoposto subito al vaglio del Parlamento Ue con la sua dettagliata agenda degli investimenti necessari per trasformare il piano in una grande realtà.

In particolare, Unione europea e Commissione europea puntano a mobilitare qualcosa come 1.000 miliardi di euro, nei prossimi dieci anni, per finanziare la fase di avviamento del Green Deal. Tanti, tantissimi soldi che verranno trovati grazie ai fondi appositi inseriti nel bilancio europeo, ai prestiti che verranno erogati dalla Banca europea degli investimenti (Bei) ed alle operazioni di cofinanziamento da parte di soggetti privati.

Il meccanismo per garantire una transizione equa

Un ruolo cardine all’interno del Green Deal europeo è rivestito dal Just Transition Mechanism, nella nostra lingua “meccanismo per una transizione equa“. Uno strumento messo a punto partendo dalla considerazione che il piano, pur destinato ad avere un impatto notevole su tutto il territorio dell’Unione, cambierà faccia particolarmente alle regioni più inquinanti del continente, che essendo più dipendenti delle altre dalla “old economy” subiranno quindi maggiori disagi nella fase di transizione.

Per queste ragioni il Just Transition Mechanism prevede uno stanziamento di 100 miliardi di euro, nel periodo che va dal 2021 al 2027, per tutelare le aree dell’Unione europea che si troveranno maggiormente in difficoltà, economica e sociale, per le conseguenze derivanti dalla messa in atto del Green Deal.

Nel dettaglio, il meccanismo per una transizione equa consisterà essenzialmente di tre fonti principali di finanziamento:

Di cosa parlerà BIE – Biomass Innovation Expo 2020

Biomasse solide e fonti rinnovabili al centro di BIE – Biomass Innovation Expo 2020. Risorse fondamentali per la transizione energetica verso produzioni più green e “decarbonizzate”, che si preparano a calcare il palcoscenico internazionale di FieraMilano in concomitanza con MCE – Mostra Convegno Expocomfort (17-20 marzo 2020).

Il comitato scientifico di BIE presenta infatti un ricco calendario convegnistico dedicato al mondo degli impianti termici a biomassa, integrato agli spazi espositivi della manifestazione. Il tutto, in un’azione sinergica di riflessione e di confronto circa gli obiettivi europeo di riduzione del 55% delle emissioni inquinanti entro il 2030.

BIE – Biomass Innovation Expo 2020: dalla normativa alla tecnica

I contenuti proposti in ognuno dei quattro giorni di fiera vanno ad animare l’area Business & Conference del padiglione 10. Uno spazio condiviso con MCE, che ospita anche le iniziative di Energy Efficiency 4.0: il programma ad hoc per gli operatori di strutture sanitarie, industria alimentare e cogenerazione.

Si comincia martedì 17 marzo con l’Assemblea di Federforeste: l’associazione si occupa delle problematiche forestali per proprietà pubbliche, collettive e private in ottica di una gestione più sostenibile della relativa filiera energetica. Nel pomeriggio il focus si sposta sulle applicazioni residenziali, con “L’impianto domestico a biomassa” (a cura di CNA Installazione e impianti Lombardia). Approfondimenti sugli aspetti legislativi e normativi delle disposizioni introdotte dai decreti DM37/2008 e DM/74 2013 e successive disposizioni relative a esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici a biomasse legnose. Una preziosa occasione di aggiornamento per i tanti impiantisti e manutentori presenti in fiera.

Il punto sugli impianti a biomassa in tre momenti

BIE 2020 continua a “scandagliare” gli aspetti normativi e tecnico-impiantistici del settore con tre approfondimenti in programma il 18 marzo:

L’importanza degli incentivi

La nostra anteprima sui contenuti di BIE – Biomass Innovation Expo 2020 passa al giorno successivo con “Il Conto Termico e gli incentivi di prodotto” (ENEA, GSE e Amici della Terra). Il convegno si focalizza su detrazioni fiscali e conto termico: un’analisi dettagliata delle risorse di incentivazione disponibili per le soluzioni a biomassa, alla luce degli obiettivi di efficienza energetica del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) al 2030.

Tutti i convegni di BIE 2020 si svolgono nell’area Business & Conference del padiglione 10 di FieraMilano

Nel pomeriggio, spazio alla normativa tecnica nazionale e internazionale con CTI e Università Politecnica delle Marche. La sessione si concentra in particolare sui generatori a biomassa: installazione, trattamento e sicurezza, verifica dei sistemi di evacuazione, prestazioni e norme sui biocombustibili solidi. Chiude il ciclo di incontri 2020 “Il sistema fumario”: gli esperti Assocamini propongono un’interessante panoramica su materia legislativa, prodotti e applicazioni in questo ambito.

Trasformazione digitale e sostenibilità: fattori differenzianti per le aziende

Digitalizzare contribuisce a essere più sostenibili e per essere più sostenibili digitalizzare è un aspetto fondamentale. Da qui nasce l’indagine rivolta alle aziende su trasformazione digitale e sostenibilità di Kyoto Club e supportata da Schneider Electric.

L’obiettivo è quello di raccontare le buone pratiche digitali e sostenibili già avviate e di avvicinare le aziende che non hanno ancora colto le opportunità di questa rivoluzione.

Il Gruppo di Lavoro “Efficienza Energetica” di Kyoto Club – attraverso i risultati di questa indagine – desidera supportare le aziende nel fare sistema e rendere replicabili gli interventi virtuosi già messi a processo da alcune realtà produttive.

La digitalizzazione è un’opportunità reale di sviluppo sostenibile e rappresenta un elemento differenziante.

“Siamo convinti che si possa coniugare in modo efficace e virtuoso l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale – sottolinea Laura Bruni, Coordinatrice GdL ‘Efficienza Energetica’ di Kyoto Club e Direttore Affari Istituzionali di Schneider Electric –. Questa è un’occasione per capire come le aziende hanno approfittato dei piani governativi Industria/Impresa 4.0 e stanno ottenendo benefici anche in termini di efficienza energetica. Inoltre, ci consente di indagare quale sia il legame tra interventi di trasformazione digitale, crescita della competitività delle imprese e impatto sulla sostenibilità”.

Perchè partecipare all’indagine trasformazione digitale e sostenibilità

“Vorremmo dare voce alle eccellenze italiane, comprendere le ragioni di chi non percepisce la trasformazione digitale come opportunità di crescita, facendoci portavoce di bisogni e necessità di chiarimento – aggiunge Laura Bruni -. E supportare le aziende nell’iniziare un percorso digitale e sostenibile”.

Raccontare la propria esperienza green e digital è un’occasione per far comprendere come la trasformazione digitale sia una leva di sviluppo.
Le buone pratiche saranno poi valorizzate e promosse in convegni e pubblicazioni.

Come far parte di questo progetto

Per partecipare all’osservatorio è necessario rispondere al questionario presente a questo link

L’indagine è divisa in 5 sezioni:

I primi esiti verranno resi noti a partire dalla primavera/estate 2020.

Le diverse forme dell’antintrusione

Guardare all’antitrusione e ripensarla. Se è vero che il parterre delle tecnologie per la sicurezza di ambienti e persone è pressoché completo, le aziende che producono soluzioni per l’antintrusione e la videosorveglianza stanno dimostrando come, in realtà, il focus di attenzione si sia spostato ormai sul ripensare impianti e soluzioni in chiave aggiornata e migliorata, sfruttando tutte le possibilità presenti in campo tecnologico. Nascono così versioni evolute di tecnologie già esistenti che mantengono le caratteristiche precedenti adeguandole però alle attuali necessità e, naturalmente, ottimizzandole.

Ne sono un esempio l’antrustione con barriera a raggi a microonda lineari e i nuovi moduli per la videosorveglianza che si arricchiscono con la grande protagonista dei giorni nostri: la video verifica, richiesta dal mercato, studiata dai produttori.

Scopriamo alcune tra le più interessanti novità presentate a Milano in occasione di fiera Sicurezza 2019.

CIAS: antintrusione a microonda lineare

MICRO-RAY la nuova barriera a raggi a microonda lineari di CIASSi chiama Micro-Ray ed è la barriera a raggi a microonda lineari, novità di casa CIAS. Sviluppata dai laboratori interni di R&S dell’azienda è in grado di realizzare un raggio lineare antintrusione. Su ogni colonna possono essere installati da 1 fino a 4 raggi a microonda indipendenti nella gestione degli allarmi.

Micro-Ray offre una copertura lineare sopperendo ai limiti dell’applicazione delle barriere a raggi infrarosso.

Limiti quali la necessità di pulizia costante della cover e la sensibilità alle condizioni climatiche – temperature, riflessioni solari, nebbia – o al tipo di abbagliamento indossato dalle persone intercettate dalla barriera.

La nuova barriera, spiega Antonella Scuderi, responsabile marketing & communication dell’azienda, “è una rivoluzione nel campo delle microonde perché consente tutta una serie di installazioni diverse, facilitandole: non ci sono più zone d’ombra né necessità di incrociare le barriere. In sostanza la nuova soluzione offre da un lato la stabilità della microonda, grazie al segnale molto fermo, e dall’altro la linearità che è tipica, per esempio, delle barriere a infrarosso”.

Fianco a fianco, dal progetto all’installazione

CIAS organizza corsi di formazione tecnici per spiegare le particolari condizioni installative di Micro-Ray.

“Il raggio a microonda, essendo direttivo, può essere installato partendo da corridoi molto stretti, già da un’ampiezza di solo un metro, e questo configura una serie di applicazioni che prima non erano possibili con la microonda classica” continua Scuderi.

Pur non essendo i diretti referenti dell’azienda, che si avvale di una rete di distributori sia in Italia sia all’estero – CIAS opera anche in Polonia e negli Stati Uniti – all’installatore e al progettista, oltre alla formazione, è dedicata una specifica assistenza pre e post vendita.

“Abbiamo un service dedicato allo studio progetti, che aiuta i professionisti a sviluppare studi ad hoc, anche grazie al nostro portafoglio di sistemi che copre mercati anche verticali; mentre il nostro post vendita è a servizio dell’installatore che si trova in campo e che può contattare direttamente CIAS in caso di necessità”.

Hesa: antintrusione in primo piano

Il nuovo modulo VXI-CMOD di Optex HesaSul mercato della sicurezza, Hesa rinsalda ancor di più il proprio punto di forza, la sensoristica da esterno, e presenta per la prima volta in Europa i nuovi modelli della casa giapponese Optex. Le novità riguardano innanzitutto il modulo telecamera che si integra con i rilevatori della serie VX Infinity, VXI-CMOD, che consente di avere ora la funzione di video verifica, andando ad aggiornare anche i rilevatori VXI già installati.

Altra novità sono i sensori per uso esterno a 180 gradi della nuova serie WXS, che garantiscono un portata fino a 12 metri e la funzione antimascheramento. E ancora la nuovissima serie di rilevatori passivi d’infrarossi a montaggio alto, i QX Infinity (QXI) con area di rilevamento a 12 metri e fino a 120 gradi.

Restando nel segmento antintrusione l’offerta di Hesa si arricchisce anche di una nuova gamma di prodotti, l’intera linea di nebbiogeni UR Fog, entrando in un mercato mai esplorato prima dall’azienda. Capaci di garantire elevate densità della nebbia e velocità di propagazione, questi sistemi sono di facile installazione, non richiedono particolare manutenzione e hanno un basso consumo energetico.

“Oggigiorno i nebbiogeni rappresentano l’unico sistema di protezione veramente attiva e in grado di svolgere un’azione dissuasiva forte nei confronti degli intrusi” spiega Andrea Hruby, amministratore delegato di Hesa. “Le dimensioni di queste apparecchiature si sono ridotte molto nel tempo e consentono ora di essere usate in maniera più diffusa e sicura”, non a caso, spiega, la richiesta di questo tipo di sistemi è in continua crescita.

In ambito switch industriali, infine, l’azienda italiana ha assunto la distribuzione del produttore taiwanese Voltek. “Si tratta di dispositivi avanzati, dotati di interfacce di utilizzo che consentono un’installazione guidata molto semplice, ideale anche per gli installatori che non hanno conoscenze particolari e approfondite di reti”.

Il “Centro formazione sicurezza” per l’installatore

Tecnologie avanzate, quindi, che richiedono la massima competenza anche da parte dei professionisti che si occupano di installazione; a questo scopo Hesa impiega molte risorse nella formazione tecnica e non solo.

“Abbiamo creato una struttura all’interno della nostra azienda che si chiama Centro formazione sicurezza” racconta Hruby “nella quale forniamo consulenze, informazioni su aspetti normativi – relativi, per esempio, alla privacy, o a come l’installatore si debba comportare nei confronti della legislazione vigente –, oltre naturalmente a corsi relativi alle soluzioni tecniche”.

Unitamente alla formazione prevendita l’installatore può avvalersi anche dell’assistenza post vendita garantita da “una decina di tecnici online in grado di rispondere in tempo reale a qualsiasi esigenza che possa venire dal campo”.

Gewiss lancia 3 nuovi dispositivi KNX per la gestione della energia

Sono basati sul protocollo KNX i nuovi dispositivi per la gestione dell’energia di Gewiss. Pensati per tenere sotto controllo i consumi domestici (anche da remoto), funzionano grazie alla Smart Gateway App.

Quello della gestione dell’energia e dello Smart Metering è infatti uno dei temi chiave attorno ai quali ruota lo sviluppo di nuove tecnologie per la casa intelligente. Questo perché da un lato ciò permette di agevolare le operazioni di monitoraggio dei consumi e, dall’altro, di incrementare l’efficientamento energetico domestico in termini ecologici ed economici.

Per questo Gewiss ha lanciato una nuova gamma di prodotti KNX per la gestione intelligente dell’energia in ambito domestico, che comprende un Contatore di energia KNX, il P-Comfort KNX e un Attuatore KNX 3 canali.

Gestione della energia con 3 semplici dispositivi

Gestione energia con sistema KNX GewissIl Contatore di energia KNX è un dispositivo che misura direttamente il consumo di energia elettrica. Le grandezze elettriche sono consultabili sul display integrato e vengono inviate sul bus KNX per poter essere visualizzate su un dispositivo mobile tramite la App Smart Gateway. Le misurazioni effettuate possono essere utilizzate dall’utente per attivare logiche di controllo, carichi e gestione di energia.

L’attuatore KNX 3 canali si utilizza per l’attivazione di carichi tramite contatti di uscita ed è in grado di rilevare la misura dell’energia consumata di ogni singolo canale. Anche in questo caso le grandezze calcolate possono essere visualizzate dall’utente su smartphone o tablet tramite la App Smart Gateway, dopo essere state inviate dal dispositivo sul bus KNX. L’attuatore può essere utilizzato per un semplice controllo carichi in locale o abbinato a un sistema di gestione energetica avanzato.

Il P-Comfort KNX, infine, è un dispositivo che, oltre a misurare il consumo di energia elettrica, permette di effettuare la gestione dei carichi associati grazie alle logiche di controllo integrate, prevenendo lo sgancio del contatore elettrico per superamento della potenza contrattuale.
I tre dispositivi possono essere collegati all’impianto domestico per realizzare un sistema completo di controllo carichi a Norma CEI 64-8.

Esempio controllo carichi

Illuminazione esterna: lusso e rigore in Franciacorta

Cosa può rappresentare un progetto di illuminazione esterna, se non un elegante biglietto da visita per chi varca la soglia di casa? Ancor più quando si tratta di una lussuosa e imponente villa privata, incastonata tra le colline di un territorio “magico” come la Franciacorta.

A questo avranno pensato i lighting designer impegnati nel trasformare la luce outdoor della realizzazione bresciana in un chiaro elemento architetturale. Un aspetto tutt’altro che secondario da intrecciare alle forme squadrate e rigorose della struttura principale.

Luce e materia nel gioco di illuminazione esterna

La residenza è costituita da un monoblocco principale su due piani e da un edificio secondario sviluppato su un unico piano. I volumi secondari sono longitudinali, presentano una copertura planare orizzontale e sono collegati al corpo principale tramite un corridoio.

Un attento studio delle rese cromatiche e degli spazi circostanti mette la luce al centro dello stile architettonico

Tuttavia, la peculiarità del progetto torna agli spazi esterni. Un moderno colonnato si estende in tutta l’area frontale in uno sfarzoso gioco di pieni e vuoti. Fondamentale, anche qui, l’illuminazione: grandi vetrate e luce artificiale che evidenziano la matericità delle superfici, enfatizzando l’ampiezza dei volumi. Colori neutri, materiali naturali come il legno delle travi a vista del soffitto, vetro e forme geometriche si integrano nel concept architettonico senza abbandonare i propri tratti distintivi.

Quali soluzioni illuminotecniche per un risultato ideale?

Illuminazione del porticato della villa in FranciacortaNon ci resta dunque che approfondire quali soluzioni illuminotecniche garantiscono design, comfort e funzionalità alla grande villa. A cominciare dal viale d’accesso, con il suo ciottolato dal sapore della tradizione franciacortina, dove spuntano gli effetti a parete della lampada Brick di Francesconi Architectural Light. I progettisti hanno utilizzato entrambe le misure della collezione, per regalare profondità all’illuminazione perimetrale. Il connubio perfetto tra comfort visivo e sicurezza a ogni orario della giornata.

Una volta raggiunto il maestoso ingresso principale, siamo accolti dalla scalinata, sulla cui sommità poggiano le colonne e il raffinato aggetto del secondo piano.
Il percorso continua poi fiancheggiando il caseggiato e la piscina, accompagnati da un ampio parco.

In queste aree, l’illuminazione esterna è così suddivisa:

Completa con discrezione l’intero progetto di luce la serie Slim con ottiche asimmetriche su pali alti 3,5 m al confine del parco. Ancora una volta sicurezza, omogeneità e performance luminose.

Ogni progetto ha la sua luce

In questo progetto di design, quindi, la luce diventa un vero e proprio elemento architetturale grazie allo studio di ottiche differenti, alle particolari temperature di colore e potenze luminose calibrate con precisione sulle caratteristiche di ogni oggetto da illuminare.

Un “sodalizio” perfetto tra linee guida dei progettisti, materiali e soluzioni tecnologiche che permette di esaltare le geometrie esterne della struttura.

Oltre le Smart City: cosa sono le Smart Community e gli Smart Landscape

Una sempre maggior attenzione alla sostenibilità dei centri urbani, lo sviluppo della tecnologia e la ricerca di una migliore qualità della vita per i cittadini, si combinano e portano a nuove soluzioni urbane. Si tratta, appunto, delle Smart City, ovvero di città rese più intelligenti dalla tecnologia, più rispettose dell’ambiente e il cui focus è sempre il cittadino. La digitalizzazione ha toccato tutti i campi dell’attività umana e una delle sue caratteristiche è proprio la velocità con cui porta a diversi cambiamenti.

Lo sviluppo delle Smart City, ad esempio, è relativamente recente, ma in continuo cambiamento e oggi l’obiettivo è quello di estendere il più possibile il concetto di intelligenza, andando oltre i confini cittadini.

Cosa sono le Smart Community

Nel 2012 è stata emanata una legge che fa riferimento alle “comunità intelligenti” (Art. 20 del D.L. 179/2012), tradotto dall’inglese “Smart Community”. La necessità di parlare di Smart Community nasce dalla consapevolezza che, in una città intelligente, le relazioni tra infrastrutture e persone e le innovazioni non sempre sono strettamente correlate ad una dimensione geografica, ma spesso dipendono proprio dalle persone.

Questo non significa che una comunità intelligente non possa essere chiaramente identificata, ma piuttosto che i confini sono più variabili, dato le Smart Community sono intese come un insieme di cittadini che condividono necessità, possibilità e servizi.

A differenza delle Smart City, le comunità intelligenti sono più fluide e dinamiche e diventano un contesto ottimale per lo sviluppo dell’innovazione sociale, con lo scopo di migliorare la qualità dei cittadini anche grazie al loro coinvolgimento. Si tratta di un fenomeno complesso, che necessita di soluzioni tecnologiche adatte, ma anche e soprattutto, di adeguate forme di governance, individuando politiche e livelli corretti. In conclusione, possiamo dire che le Smart Community definiscono nuovi modelli di sviluppo del territorio, che sfruttano sì la digitalizzazione e la tecnologia, ma che partono dal cittadino e dalle sue necessità.

Cosa sono gli Smart Landscape

Nonostante alcune incertezze in merito al concetto di Smart Community, è sicuramente chiaro che la Smart City non può essere considerata in modo lineare, ma deve essere vista come un insieme complesso, fatto di sottoinsiemi e fattori che concorrono alla sua definizione. Il termine Smart Landscape, quindi, va oltre i confini urbani e ridefinisce “nuovi contenitori” di crescita e progetti.

Con questo concetto cambia l’ottica di approccio allo sviluppo di soluzioni intelligenti, in quanto si parte dal presupposto che persone e territorio formano una rete di connessioni trasversale a tutte le aree di intervento abbinate alla Smart City, dall’ambiente all’economia. In questo nuovo paradigma di sviluppo territoriale, assumono molto rilievo le infrastrutture dei trasporti, il ruolo delle imprese e della produttività e la collaborazione tra enti pubblici e privati.

La situazione in Italia e cosa aspettarsi per il futuro

La smartness è fondamentale per lo sviluppo delle smart cityLa consapevolezza che la digitalizzazione, la partecipazione delle persone e lo sviluppo delle infrastrutture possono portare a risultati più efficienti se progettati a scala territoriale è la base per lo sviluppo degli Smart Landscape anche in Italia. A tutto ciò si abbina la costante crescita del mercato dell’Internet of Things.

La volontà di spostarsi dal paradigma di Smart City a quello di Smart Landscape è stata esplicitata con il Piano triennale 2019-2021, che prevede l’individuazione di sistemi di governance a nuovi livelli, definendo anche nuovi rapporti tra enti, persone e imprese.

Inoltre, spostando il livello di intelligenza a scala territoriale, troveranno sempre più sviluppo sistemi quali dispositivi e strumenti per il monitoraggio del territorio, nuove tecnologie per i trasporti e le infrastrutture e sistemi per lo sviluppo delle imprese. Anche la logistica rivestirà un ruolo chiave nello sviluppo degli Smart Landscape e di conseguenza sarà un settore di investimento strategico.

L’Agenzia per l’Italia digitale ha iniziato a lavorare sul tema e ha proposto la piattaforma Smart Landscape Platform, dedicata a tutti i territori su cui è possibile intervenire per aumentarne l’intelligenza.

Connettersi: la smart city come sfida del futuro

Sono sempre più le persone che si trasferiscono nelle città, la ricerca di spazi e risorse è una delle sfide impegnative. La smart city – la città connessa alla rete e intelligente – è una soluzione ai problemi dell’urbanizzazione: l’utilizzo di tecnologie digitali rende le città più sicure, più efficienti e più sostenibili.

A Francoforte dall’8 al 13 marzo 2020, Light + Building 2020 presenterà prodotti e innovazioni dedicati alla smart city e soluzioni per la gestione dell’automazione intelligente degli edifici, dell’energia, della sicurezza connessa.

Le sfide del futuro come l’urbanizzazione e i cambiamenti climatici possono essere vinte solo con idee e approcci innovativi.

L’innovazione è il fattore chiave

Gli sviluppi e le innovazioni tecnologiche svolgono un ruolo chiave nei progetti di città intelligenti. Tra le basi sicuramente lo sviluppo della tecnologia dell’informazione e della comunicazione al fine di garantire una rete sicura ed efficiente. A cui si affiancano la mobilità elettrica, le energie rinnovabili, l’efficienza energetica.
L’intenso collegamento tra gli impianti tecnici all’interno degli edifici e la raccolta dei dati sono già una realtà.

Smart Building al centro delle smart city

Gli edifici intelligenti sono il nucleo di una città intelligente. È lì che si trascorre la parte del tempo, vivendo nelle smart home o lavorando in edifici appositamente costruiti, gli smart building. L’urbanizzazione sta riducendo sempre più lo spazio disponibile: gli edifici diventano più grandi, più alti e più complessi.

In questo processo è necessario migliorare la sicurezza, l’efficienza energetica e il rispetto dell’ambiente nell’edificio e nella città. Attraverso una rete di sensori saranno disponibili dati in grado di valutare l’efficienza degli impianti e promuovere politiche di riduzione dei consumi.

L’automazione intelligente degli edifici può portare risparmi nella domanda di energia e nelle emissioni di CO2 dal 20 al 30 %. I sistemi di autoapprendimento favoriscono un coinvolgimento degli utenti, ad esempio attraverso il controllo della luce, della climatizzazione e del riscaldamento in base alle esigenze.
Sarà anche possibile installare sistemi di sicurezza che non solo identificano pericoli come incendi o furti con scasso, ma possono aiutare a prevenirli.

Smart lighting: contributo al risparmio energetico

L’illuminazione presenta un grosso potenziale di risparmio energetico: l’introduzione di apparecchi di illuminazione a LED ha consentito di modificare la quota di energia dedicata alla luce con un risparmio che può arrivare fino all’80 % rispetto alle luci convenzionali.

Anche la luce intelligente ha un forte impatto sul benessere delle persone e sul senso di sicurezza. La regolazione della temperatura e del colore dell’illuminazione mediante apparecchi a LED consente di creare scenari individuali, che aumentano il benessere e la produttività.

Infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici

Le città, già oggi, soffrono di ingorgo e alti livelli di inquinamento: è necessario un nuovo modello di mobilità urbana insieme alla gestione intelligente del traffico e alla rete. Lo sviluppo della mobilità elettrica e dell’infrastruttura dedicata sono fondamentali.

Sarà necessario fornire punti di ricarica per veicoli elettrici e un sistema intelligente di gestione di ricarica attraverso una rete elettrica intelligente (smart grid) sostenibile con l’installazione di accumulo energetico per evitare il sovraccarico dell’infrastruttura.