Mobilità, il futuro secondo Alperia

Alperia è un provider di servizi energetici in Alto Adige ed è tra le aziende di spicco nel panorama nazionale nel settore delle energie rinnovabili e dell’e-mobility; Klimamobility 2019, tenutasi in concomitanza con Klimahouse 2019 a Bolzano, è stata l’occasione per fare il punto sulle esigenze infrastrutturali per lo sviluppo della mobilità in chiave smart.

Alperia TowerSostenibile e a misura di cittadino, meno inquinante e capace di rendere le città più efficienti e vivibili: questa la mobilità del futuro secondo Alperia, che promuove la mobilità intelligente utilizzando energia al 100% rinnovabile proveniente dalle centrali idroelettriche altoatesine.

In Italia, le immatricolazioni e le infrastrutture legate alla smart mobility sono in significativo aumento ma, se si considera che nel 2017 le auto elettriche vendute sono state solo lo 0,24% del totale, appare chiaro che il nostro Paese è almeno un passo indietro rispetto ad altre nazioni (europee e del resto del mondo).

Proprio per questo il Ceo di Alperia – Johann Wholfarter – ha tenuto un intervento dal titolo “Esigenze infrastrutturali per una mobilità in cambiamento” sulle possibilità future che la tecnologia offre alla mobilità e il ruolo chiave che quest’ultima gioca all’interno dello sviluppo delle aree urbane.
Con ben 300 stazioni di ricarica installate, la maggior parte delle quali pubbliche, e con l’obiettivo di portarle a 5.000 entro il 2021, Alperia detiene il parco auto elettrico numericamente più consistente in Alto Adige.
Lo scorso maggio, inoltre, è stato inaugurato il primo hypercharger in Italia e tra i primi in Europa per la ricarica di auto elettriche con una potenza fino a 300 kW, in grado di caricare i veicoli in meno di mezz’ora.

L’azienda ha inoltre siglato un accordo di interoperabilità con Enel X affinché i clienti di Alperia possano usufruire delle oltre mille stazioni di ricarica Enel distribuite lungo tutto il territorio italiano e utilizzare così la propria auto elettrica anche per lunghi tragitti in totale serenità.

Photo.Synth.Etica: facciate viventi

Presentata per la prima volta a Dublino durante il Climate Innovation Summit 2018, l’installazione Photo.Synth.Etica di ecoLogicStudio – studio di progettazione urbana con sede a Londra, guidato da Claudia Pasquero e Marco Poletto – si presenta a primo sguardo come una grande quinta, una “tenda urbana” composta da 16 moduli trasparenti di 2 x 7 metri. Il prototipo, che avvolge il primo e il secondo piano della facciata principale dell’edificio Printworks al Castello di Dublino, lavora come un grande fotobioreattore, un contenitore in bioplastica realizzato digitalmente che utilizza la luce diurna per nutrire le culture microalgali viventi e rilasciare le ombre luminescenti durante la notte.

Photo.Synth.EticaMa come funziona esattamente? Catturando l’anidride carbonica dall’atmosfera e immagazzinandola in tempo reale: circa un chilo di CO2 al giorno, equivalente a quello di 20 alberi di grandi dimensioni! Grazie al loro design a serpentina, i moduli ottimizzano il processo di cattura del carbonio: l’aria non filtrata viene introdotta nella parte inferiore della facciata dove sale naturalmente entrando in contatto con microbi voraci. Le molecole di CO2 e gli inquinanti atmosferici vengono catturati e immagazzinati dalle alghe e trasformati in biomassa mentre l’ossigeno appena fotosintetizzato viene rilasciato nella parte superiore di ciascuna unità nel microclima urbano.

Il progetto, che prende il nome dal consorzio Photosynthetica diretto da ecoLogicStudio in collaborazione con Urban Morphogenesis Lab – UCL e Synthetic Landscapes Lab dell’Università di Innsbruck, è realizzato grazie al supporto di Climate-KIC, la più importante company europea per l’innovazione climatica, che mira ad accelerare le soluzioni ai cambiamenti climatici globali per creare una società inclusiva e resiliente, fondata su un’economia circolare a zero emissioni.

Un approccio complesso, sistemico e innovativo al tema dell’integrazione di architettura e sistemi intelligenti al servizio del benessere e della sostenibilità dei centri urbani. Photo.Synth.Etica infatti suggerisce che, nell’età antropocenica, l’implementazione di tecnologie all’avanguardia basate sull’intelligenza digitale e biologica sono sempre più al centro del design urbano nello stimolare la sensibilità collettiva su questioni ambientali, ogni giorno più stringenti.

Tra digital energy e automazione, pensare smart conviene

Cinque anni di trasformazione digitale, 41 Paesi coinvolti, un’ambiziosa missione: offrire al mercato prove concrete del potenziale sprigionato da digital energy e automazione in ambito industriale, commerciale e nel settore pubblico. Riusciranno i vantaggiosi orizzonti tracciati dal Global Digital Transformation Benefits Report 2019 a convincere anche le menti più scettiche?

Digital Transformation Report Schneider ElectricLo scopriremo osservando il mercato nei prossimi mesi, certi del fatto che i risultati ottenuti da Schneider Electric nei 230 progetti di digitalizzazione oggetto di studio non abbiano lasciato indifferente la prestigiosa platea del World Economic Forum di Davos.

A cominciare dal’80% di risparmi in CapEx (spese in conto capitale), grazie all’ottimizzazione dei tempi e dei costi di progettazione, passando per l’85% in meno di consumi energetici – sul fronte OpEx -, fino ai vantaggi relativi a manutenzione, performance e sostenibilità ambientale, le esperienze generate dalla piattaforma EcoStruxure ripongono tutte a favore della convergenza digitale, intesa come integrazione di molteplici aspetti tecnologici di una realtà aziendale. Dal report emerge infatti una visione più ampia della trasformazione digitale, che unisce energy management e automazione. Quando si digitalizzano entrambi, non ci sono più limiti applicativi e strutturali alla diffusione di soluzioni realmente convenienti per tutti gli attori della filiera.

Digital transformation in 4 punti

Lo studio presentato da Schneider Electric abbraccia 4 settori chiave dell’economia globale:

Fattore comune a questi ambiti digitali – grandi “incubatori” di business – il percorso di trasformazione che cambierà radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo e trascorriamo il nostro tempo.

“Fare di più con meno”: perché la digitalizzazione non costa troppo

 vantaggi concreti della Digital TransformationRispondendo alla principale obiezione dell’odierno dibattito su digital energy e Industria 4.0, i dati del Global Digital Trasformation Benefits Report 2019 archiviano il timore di imbattersi in scelte troppo costose in termini di CapEx, adozione di nuovi sistemi e integrazione dei processi esistenti.

I vantaggi concreti della trasformazione digitale per edifici, industria e infrastrutture

Lo studio dimostra infatti che la digitalizzazione dei processi di progettazione può far risparmiare in media il 35%, incidendo sulle spese in conto capitale e sull’ottimizzazione dei tempi. Inoltre, i costi per il commissioning di nuovi sistemi e asset possono ridursi in media del 29%. Senza dimenticare che, grazie alla connettività IoT, le aziende coinvolte da Schneider Electric riferiscono un risparmio medio del 24% sui consumi di energia, unito a ulteriori traguardi di efficienza, affidabilità e sicurezza.

In ambito industriale, la trasformazione digitale permette realmente di “fare di più con meno”: produrre di più con meno energia, materiali e ore lavorative. Una maggiore produttività (fino al 50%) deriva dalle efficienze create in termini di gestione dell’energia e dell’automazione su tutta la catena del valore, con le più diverse applicazioni: dal tracciamento del prodotto basato sull’IoT all’automazione delle linee produttive.

Creare valore digitale con EcoStruxure

“Tecnologie come IoT, intelligenza artificiale, big data e analytics stanno già producendo innovazione, risultati, vantaggio competitivo – commenta Jean-Pascal Tricoire, Presidente e CEO di Schneider Electric -. Questo studio evidenzia che molte organizzazioni hanno bisogno di qualcuno in cui riporre fiducia per gestire questa complessità e liberare il pieno potenziale della trasformazione digitale. Le nostre tecnologie, basate su EcoStruxure, sfruttano il potere della digitalizzazione, permettendo ai nostri clienti di diventare più efficienti, sicuri, affidabili, connessi, sostenibili: in poche parole, i leader della nuova economia digitale”.

Dal 2009, EcoStruxure sfrutta l’evoluzione tecnologica di IoT, mobility, sensorisica, cloud, analytics e cyber security per creare innovazione digitale a tutti i livelli. La piattaforma plug & play, aperta e interoperabile è infatti già impiegata in più di 480.000 siti; gode del supporto di un ecosistema composto da oltre 20.000 sviluppatori e system integrator; connette più di 1.600.000 asset gestiti tramite gli oltre 40 servizi digitali disponibili. Non solo, grazie a EcoStruxure, il 45% delle vendite di Schneider Electric nel 2017 è stato generato da soluzioni legate al mondo IoT.

I risultati del report e le cifre registrate da Schneider Electric riflettono le performance di una piattaforma ottimizzata per sfruttare al meglio il cloud e i servizi digitali, producendo valore aggiunto in termini di sicurezza, affidabilità, efficienza, sostenibilità e connettività.

A questo link è possibile scaricare il report completo.

Impianti fotovoltaici: chiarezza sulla prevenzione incendi

Sostenibilità, efficienza energetica, energia da fonti rinnovabili hanno portato a un incremento di installazioni di impianti fotovoltaici. I Vigili del Fuoco hanno redatto un documento sulla prevenzione incendi e sono state sviluppate procedure standard per gestire l’intervento dei Vigili del Fuoco.

Il documento “Sicurezza antincendio degli impianti fotovoltaici” della Scuola Provinciale Antincendi della Provincia autonoma di Trento, a firma dell’Ing. Daniele Alessandrini, aiuta a fare chiarezza su questo importante aspetto e sottolinea la non obbligatorietà di dispositivi elettronici per il sezionamento per gruppi di moduli FV, ovvero l’ottimizzazione dei moduli.

Il Documento è stato redatto in seguito alla realizzazione di un impianto sperimentale – presso il centro di addestramento di Marco di Rovereto – da 5,7 kWp costituito da 30 moduli da 190 W e sottoposto a varie prove per verificare l’esposizione al rischio degli operatori in caso di incendio di un impianto fotovoltaico.

La normativa relativa agli Impianti Fotovoltaici

La normativa di settore si basa principalmente sulla norma CEI 64-8 relativa impianti elettrici in bassa tensione. A questa si aggiungono la Guida CEI 82-25 “Guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di Media e Bassa Tensione” affronta i principali aspetti elettrici degli impianti fotovoltaici, compresi gli aspetti relativi alla protezione contro i contatti diretti e indiretti e alcune circolari del Ministero degli Interni come quella del 7 febbraio 12 specifica sulla prevenzione incendi degli impianti fotovoltaici.

La prevenzione incendi non è certamente da sottovalutare, ma bisogna sottolineare che la casistica degli incendi generati da impianti fotovoltaici è molto bassa: su 750mila impianti FV installati in Italia, la percentuale di incendi è pari a 0,006% all’anno.

A proposito di dispositivi di sezionamento

Nel documento l’Ing Alessandrini rispetto alle prove di funzionamento dei sistemi di messa fuori tensione evidenzia “Vale quanto riportato nella circolare nr 1324/2012 e ss.mm del Ministero dell’Interno-Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – Si segnala che è stata presa in considerazione l’installazione di dispositivi di sezionamento per gruppi di moduli, azionabili a distanza, ma ad oggi non se ne richiede l’obbligatorietà in quanto non è nota l’affidabilità nel tempo, né è stata emanata una normativa specifica che ne disciplino la realizzazione, l’utilizzo e la certificazione”.

L’Ing Piergiacomo Cancelliere – funzionario presso il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – sottolinea che “Gli interruttori elettronici non potrebbero assumere la funzione di sezionatori secondo la CEI 64-8 art. 537.2.1.3 perché non operano un’interruzione galvanica del circuito, prerogativa dei sistemi elettromeccanici, e nel caso in esame, del sistema ad aria compressa. Inoltre, non si può completamente escludere la possibilità che eventuali disturbi di natura elettromagnetica possano portare in conduzione i semiconduttori, sia pure per brevi istanti, sebbene i moderni sistemi di protezione hanno ridotto le probabilità che si verifichino. Anche in caso di avaria del semiconduttore, questo passerebbe alla completa conduzione, cioè che eventuali guasti nei componenti possano rendere inefficace l’operazione di cortocircuitazione del modulo”.

Litio e chimica per batterie più efficienti

Elevata densità di energia, lunga durata e nessun effetto memoria: le batterie a ioni di litio sono il più diffuso sistema di accumulo di energia per dispositivi mobili e per l’elettromobilità. Il mondo della ricerca sta studiando materiali innovativi in modo da spingere le batterie a ioni di litio a un livello più elevato di prestazioni, sicurezza, durata e per renderle più facilmente utilizzabili in dispositivi su larga scala.

Proprio in questo contesto si inserisce lo studio del Group for Applied Materials and Electrochemistry – GAMELab del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino, svolto in collaborazione con il Dipartimento di Chimica Inorganica e dei Materiali Funzionali dell’Università di Vienna, pubblicato come front cover sulla rivista “Advanced Energy Materials”.

Nuovi materiali per batterie agli ioni di litio

Micrografia ottenuta con microscopio a scansione ad alta risoluzione del materiale attivo a base di ossidi metallici misti e grafene.

“I materiali nanostrutturati per batterie Li-ione potrebbero rappresentare una soluzione ottimale. – spiega Claudio Gerbaldi, coordinatore del gruppo di ricerca GAMELab e autore principale del lavoro insieme al docente dell’Università di Vienna Freddy Kleitz – I materiali compositi a base di nanostrutture di ossidi metallici misti mesoporosi e sottilissimi multistrati bidimensionali di grafene aumentano notevolmente le prestazioni elettrochimiche delle batterie Li-ione. Nei test che abbiamo svolto, il nuovo materiale elettrodico aumenta drasticamente la capacità specifica del dispositivo, a cui si aggiunge una stabilità senza precedenti fino a 3000 cicli di carica e scarica a correnti molto alte, che superano i 1280 milliampere, mentre le attuali batterie Li-ione registrano una caduta delle prestazioni dopo circa 1000 cicli di carica”.

Il nuovo materiale è stato ottenuto tramite la combinazione di ossidi metallici misti e grafene, e ha previsto diverse fasi: partendo dalla miscelazione di rame e nichel, il composto è stato sottoposto a “nanocasting” per renderlo mesoporoso e, in un secondo momento, con il processo di spray drying si sono ottenuti sottili fogli di grafene che si avviluppano strettamente attorno alle nanoparticelle di ossido metallico misto, ottenendo così un notevole aumento della conducibilità elettronica e della stabilità meccanica.

Oggi l’utilizzo delle batterie a ioni di litio per l’e-mobility è considerato problematico dal punto di vista ecologico soprattutto per la produzione intensiva dei materiali attivi, spesso costosi e di difficile reperibilità. Piccole batterie che possono stoccare quanta più energia possibile, che garantiscano la durata più lunga possibile al minor costo possibile di produzione potrebbero garantire la loro rapida diffusione nel mercato dei dispositivi di accumulo su larga scala.

Solarwatt cresce nei moduli fotovoltaici vetro-vetro

In Germania, un impianto residenziale su tetto su dieci utilizza la tecnologia doppio vetro di Solarwatt. Un risultato importante, che indica come il produttore di Dresda abbia triplicato le proprie quote di mercato nel proprio paese negli ultimi 3 anni.

In base ai dati ufficiali della Federal Network Agency dall’inizio del 2016 a fine 2018, Solarwatt ha aumentato la quota di mercato dal 2,3% a oltre l’8% nella fascia di mercato dai 3 ai 10 kWp.
Ai moduli vetro-vetro della famiglia Vision si affiancheranno dal prossimo febbraio i moduli fotovoltaici ECO, pensati per offrire alta qualità a un costo interessante anche per quei clienti particolarmente sensibili al prezzo.

I moduli fotovoltaici ECO

Modulo fotovoltaico Solarwatt Vision

I nuovi moduli fotovoltaici ECO saranno disponibili i due versioni.
La prima, denominata ECO 60 M, sfrutta celle monocristalline con potenza nominale rispettivamente da 280 a 290 Wp, backsheet bianco e cornice d’argento.
La seconda, ECO 60 M Style, dispone di celle monocristalline PERC con potenza nominale rispettivamente da 295 a 305 Wp, backsheet nero e cornice nera.

Tutti i moduli sono ingegnerizzati in Germania e la produzione è realizzata da un OEM presso uno stabilimento certificato ISO 9001 e ISO 14001, che ha superato i test del TUV. Il processo produttivo è vincolato a verifiche periodiche da parte della direzione qualità Solarwatt. I prodotti finiti sono sottoposti ai test affidabilità nei laboratori di Dresda.

I moduli Vision, con due lastre di vetro temperato da 2 mm, estremamente resistenti e duraturi, resteranno il top della gamma e con garanzia trentennale.
Fabrizio Limani, country manager Solarwatt Italy, è soddisfatto di questa ulteriore diversificazione dell’offerta.

“L’introduzione dei moduli ECO è una grande opportunità per fidelizzare la nostra rete di vendita, che potrà contare su una soluzione completa per tutte le esigenze. I nostri installatori avranno a disposizione moduli di qualità con diverse fasce di prezzo, batterie d’accumulo modulari e configurabili e l’energy manager per ottimizzare la gestione dei carichi. Tutti i componenti saranno perfettamente compatibili fra loro, semplificando le attività di installazione e con un unico interlocutore per il supporto post-vendita”.

A scuola di trasformazione digitale con le Accademie Schneider Electric

Cosa chiedono le aziende ai giovani? Soprattutto, cosa manca al sistema scolastico italiano per confrontarsi al meglio con l’attuale mondo del lavoro? A queste impellenti domande, in un panorama tecnologico e professionale in continua evoluzione, le Accademie Schneider Electric rispondono con un’innovativa, nonché vincente, interpretazione dei progetti di alternanza scuola lavoro. Mentre la trasformazione digitale corre veloce, aumentando i requisiti di integrazione tra prodotti, processi aziendali e gruppi di lavoro, i tradizionali percorsi formativi spesso faticano a cogliere l’anello di congiunzione tra le esperienze didattiche e le esigenze sempre più trasversali delle aziende e del mercato in generale.

Gianfranco Mereu Schneider ElectricUna carenza prontamente recepita da Schneider Electric, che ha creato e perfezionato, anno dopo anno, progetti formativi volti a far comprendere agli studenti degli istituti tecnici le competenze e le tecnologie che stanno cambiando l’industria, gli edifici e l’energia, puntando oggi soprattutto su Industria 4.0 ed efficienza energetica.

“Le Accademie sono nate ancor prima dell’entrata in vigore della legge sull’alternanza scuola lavoro, con una sperimentazione co-progettata insieme al MIUR e suggellata a dicembre 2017 con la sigla di uno specifico protocollo d’intesa volto a favorire la connessione tra formazione e imprese in ottica digitale – spiega Gianfranco Mereu, Responsabile Relazioni con le Scuole e le Università di Schneider Electric -. L’innovazione dei contenuti ha infatti trasformato le precedenti esperienze in leva sinergica per coinvolgere studenti, docenti e aziende in un efficace percorso di apprendimento sul campo, che genera significative opportunità professionali legate alle tecnologie smart”.

Cosa sono, in pratica, le Accademie Schneider Electric?

Cinque giornate di formazione intensiva presso la sede di Stezzano (BG), dedicate agli alunni più meritevoli delle classi quinte di diversi indirizzi tecnici, ai quali viene riservata un’esperienza interattiva con il mondo del lavoro, accompagnata dalla riflessione sui futuri scenari tecnologici e industriali e da un approfondimento sulle soluzioni che ne abilitano la digitalizzazione.

Questo avviene attraverso tre specifiche Accademie Formative:

Efficienza Energetica: si pone come obiettivo far comprendere agli studenti i benefici dell’efficienza energetica nella sfera personale come in ambito pubblico. Si richiede infatti ai ragazzi, una volta rientrati, di collaborare alla realizzazione di un progetto di efficientamento della propria scuola utilizzando le soluzioni apprese in Accademia.
Industria 4.0: punta ad approfondire la digitalizzazione dell’industria a 360 gradi, simulando un progetto di smart manufacturing basato su soluzioni Schneider (es. un biscottificio). Gli studenti possono capire cosa vogliono le aziende aderenti al piano Impresa 4.0 in qualità di partecipi attori di una maggiore sinergia tra scuola, aziende e istituzioni per lo sviluppo di competenze multidisciplinari.
Progettazione Elettrica: dedicata ai soli studenti di elettrotecnica, prevede un percorso tecnologico applicativo su iQuadro, che insegna a realizzare quadri elettrici intelligenti dalla carpenteria alla messa in opera della soluzione.

Accademie Schneider ElectricTra formazione interattiva e reti di competenze, le Accademie Schneider Electric consentono ai professionisti del futuro di ottenere le soft skills richieste dall’attuale mercato del lavoro.

“Nell’ottica di un approccio formativo multidisciplinare e integrato, chiediamo ai ragazzi di lavorare in team formati, per esempio, da studenti di elettrotecnica, meccanica, informatica e meccatronica, chiamati a realizzare piccoli progetti da presentare al termine dell’Accademia – aggiunge Mereu -. Solo in questo modo i ragazzi possono mettersi in gioco e comprendere davvero cosa significhi lavorare nell’era della trasformazione digitale”. Altrettanto importante, al rientro in sede, il concetto di “dissemination”: Schneider Electric chiede infatti ai partecipanti di divulgare quanto appreso durante l’Accademia al resto della classe, preparando un progetto da condividere con i compagni.

Con le Accademie Schneider Electric, l’alternanza scuola lavoro si trasforma in un’esperienza integrata e multidisciplinare della trasformazione digitale

Un segreto chiamato approccio multidisciplinare

Il successo dei progetti di alternanza scuola lavoro targati Schneider e i riconoscimenti ottenuti sia dal MIUR sia dalle principali associazioni di categoria, nascono dunque dalla scelta di incentrare la didattica sulle innovazioni della convergenza digitale, attraverso percorsi formativi multidisciplinari che integrano professionalità e tecnologie in un approccio concreto.

Le nostre Accademie si fondano sul concetto del “saper fare”, ovvero puntano a offrire strumenti utili nell’immediato, coinvolgendo anche le aziende del territorio”, racconta il responsabile dei progetti. Altro aspetto distintivo delle Accademie Schneider Electric, la presenza durante i cinque giorni di almeno una ventina di dipendenti dell’azienda, dalla dirigenza ai ruoli operativi, che collaborano attivamente alla riuscita del percorso.

“I ragazzi – precisa Gianfranco Mereu -, vengono trattati come professionisti e introdotti al 100% nei meccanismi di una global company come Schneider Electric. Inoltre, durante la settimana intervengono anche alcuni partner e clienti, che illustrano ai partecipanti l’importanza delle competenze trasversali nel loro mercato di riferimento”.

Interessanti prospettive che si uniscono alle attività di orientamento riservate all’ultima giornata dell’Accademia, quando i rappresentanti del panorama formativo locale introducono i percorsi ITS e le proposte universitarie. Si chiude in questo modo il cerchio sinergico che consente a Schneider Electric di applicare l’alternanza scuola lavoro alle reali esigenze del mercato e alle attitudini di ogni futuro professionista digitale.

CAME mette in sicurezza la Croisette e la zona balneare

Mettere in sicurezza le vie principali di accesso pedonale alla Croisette di Cannes e il litorale di Boccacabana, tutelando gli ambienti urbani e le persone, è stato l’obiettivo di CAME che ha fornito dissuasori ad alta sicurezza della gamma ONE EVO e fissi G6 EVO.

Il progetto di sicurezza sviluppato da CAME promuove la pedonalizzazione e garantisce il controllo dei flussi veicolari nel passaggio del “quadrato d’oro” verso la Croisette durante gli eventi. La zona è stata così dotata di dissuasori ad alta sicurezza della gamma ONE EVO, in grado di resistere a scontri contro veicoli “ariete” e certificati secondo le più recenti normative internazionali, e di dissuasori fissi G6 EVO.

Tutti gli accessi messi in sicurezza dai dissuasori retrattili sono connessi al software Sygma 3, il sistema per il controllo accessi che consente la gestione generale di tutte le parti delle componenti di accesso remoto.

“Questo progetto mostra la capacità di CAME di saper gestire la sicurezza e il controllo di grandi opere e contribuire alla pianificazione degli spazi urbani al fine di renderli “safe and smart” come richiedono le attuali dinamiche delle metropoli internazionali. – ha dichiarato Paolo Menuzzo, Presidente di CAME Group – Il nostro obiettivo è assicurare contesti di vita più vivibili e fruibili grazie a soluzioni tecnologiche intelligenti e personalizzate”.

Il progetto CAME

CAME_CANNES dissuasori sicurezzaDavanti all’accesso della spiaggia Macé sono stati installati 6 dissuasori retrattili ONE 50 EVO con entrata e uscita controllate e 2 dissuasori fissi ONE 50 EVO. L’autorizzazione al passaggio dei veicoli è ottenuta tramite un sistema di interfono presente su un totem City 6 EVO che consente l’integrazione di tutti gli elementi di funzionamento, come la piastra di montaggio PLC, i dispositivi di comando e le componenti di segnalazione, ed è collegato alla polizia municipale.

La sfida è controllare l’accesso dei veicoli che caricano e scaricano le attrezzature nel Palazzo dei Festival. Il modello ONE 50 EVO, concepito per proteggere i santintrusione Came, iti sensibili e garantire livelli di protezione elevata, è in grado di arrestare 2 camion da 7,5 tonnellate lanciati a 80 km/h. I dissuasori sono personalizzati con il logo della città e sono dotati di corone luminose così da integrarsi in maniera armoniosa con il contesto urbano.

La croisette-Serbes – uno dei viali più famosi del lungomare francese – necessitava di soluzioni in grado di mettere in sicurezza i pedoni e gli utenti della strada, ma anche i commercianti nel periodo degli eventi organizzati. Sui due accessi del viale sono stati installati 6 dissuasori retrattili ONE 40 EVO, in grado di resistere all’impatto di un camion di 7,5 tonnellate alla velocità di 64 km/h. I dissuasori sono controllati da due totem City 6 EVO dotati di un sistema di interfono collegato direttamente alla polizia municipale. Completano la sicurezza di questi accessi 4 terminali G6 EVO fissi.

L’accesso alla strada Cdt-André è stato dotato di 2 dissuasori retrattili ONE 40 EVO e da 2 dissuasori fissi G6 EVO, gestiti da un totem City 6 EVO e dal sistema per il controllo accessi SYGMA 3. Trattandosi di un asse di uscita dalla Croisette, il controllo dell’accesso di questa strada è fondamentale per la sicurezza dei pedoni durante gli eventi.

Nella promenade di Boccacabana, inaugurata nell’estate 2017, sono stati installati 115 dissuasori fissi G6 EVO rinforzati per mettere in sicurezza la passeggiata di 700 metri lungo il litorale.

Quanta CO2 produci? Scopri la tua impronta

Migliorare l’impatto delle proprie azioni per salvaguardare l’ambiente è fondamentale, ma è necessario esserne consapevoli: Vaillant ha presentato – presso la sede dell’Università degli Studi di Milano – “La tua impronta”, un importante progetto riguardante il tema delle emissioni quotidiane di CO2.

Sviluppato in collaborazione con il Prof. Maurizio Maugeri dell’Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, La tua impronta permette di calcolare la quantità di CO2 che ognuno di noi, con le proprie azioni e scelte quotidiane, contribuisce inconsapevolmente a emettere nell’atmosfera, con il trasversale obiettivo di promuovere l’adozione di comportamenti virtuosi.

conferenza stampa la tua improntaVaillant è fortemente impegnata sul versante dell’eco sostenibilità e, come ha sottolineato Gherardo Magri amministratore delegato dell’azienda, il futuro sarà sempre più orientato verso l’uso di pompe di calore a impatto zero. A riprova della sensibilità che Vaillant da sempre riserva alla problematica ambientale, sono stati anche apportati sostanziali cambiamenti all’interno della storica sede aziendale: dal rinnovo dei serramenti alla copertura con fotovoltaico, fino alla sostituzione della flotta aziendale con auto elettriche e l’installazione di colonnine per il relativo ricarico.

Calcola la tua impronta

Il progetto La tua impronta nasce da un’indagine promossa presso i consumatori da Vaillant Italia, che ha evidenziato come la popolazione sia consapevole della gravità del problema, ma non sia a conoscenza degli strumenti e delle modalità da utilizzare per poter concretamente contribuire a ridurre l’emissione di CO2 nell’atmosfera.
E La tua impronta si pone proprio con l’obiettivo di fornire al consumatore tutte le indicazioni necessarie.

“Amare la Terra e salvaguardarla”: con queste parole Gherardo Magri ha esordito per sottolineare l’importanza del rispetto ambientale e per illustrare, nel dettaglio, come si sviluppa il progetto e le sue finalità.

La tua impronta è un semplice questionario, accessibile all’indirizzo www.thegreenevolution.it, che fornisce in modo preciso l’indicazione di come le nostre scelte quotidiane, abitudini e stili di vita influiscono sul clima e sull’ambiente e cosa fare per modificarli.

La collaborazione al progetto da parte del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali (ESP) dell’Università degli Studi di Milano, che ha curato la parte scientifica dei questionari e sviluppato una serie di algoritmi mirati a calcolare l’impronta di carbonio, ha consentito a Vaillant, che ha messo a punto quelli per le emissioni relative al riscaldamento domestico e produzione di acqua calda, di realizzare uno strumento di facile fruizione e semplice comprensione.

4 sezioni per scoprire l’impatto sull’ambiente

Il questionario è articolato in quattro sezioni:

Le domande presenti nel questionario sono relative all’abitazione e al sistema di riscaldamento previsto, all’impianto di illuminazione, al tipo di elettrodomestici presenti e alla loro frequenza di utilizzo, per poi passare ai mezzi utilizzati per gli spostamenti, le abitudini alimentari e lo smaltimento dei rifiuti. Le domande prevedono inoltre degli approfondimenti che consentono di comprendere meglio le varie dinamiche di impatto ambientale.

Il flusso delle domande è così immediato che permette di verificare velocemente quanto le nostre scelte e le nostre singole attività quotidiane possono incidere sul clima.
Al termine della compilazione, è poi possibile scoprire direttamente la propria impronta di carbonio totale, confrontandola con la media italiana ed europea e valutare quanto incide sul valore complessivo rilevato ogni singola area di attività.

la tua impronta risultati test

Gli obiettivi del progetto

La tua impronta ha un duplice e importante obiettivo. Da un lato, sensibilizzare i consumatori sulla necessità di modificare le abitudini per preservare il pianeta dal riscaldamento globale, creando così una vera e propria “cultura” dell’eco sostenibilità. Dall’altro, mediante la rielaborazione dei dati emersi a livello nazionale, creare una mappatura delle abitudini e stili di vita della popolazione italiana, suddivisibili per regioni, province e comuni, utilizzabile in un momento successivo per la messa a punto di ulteriori iniziative mirate. Uno strumento statistico davvero importante, impiegabile ad ampio raggio e per diverse finalità.

La salvaguardia ambientale è un tema di estrema attualità e un obiettivo irrinunciabile per ognuno di noi. È quindi davvero importante, partendo proprio dalle individuali scelte quotidiane, consapevolizzarsi su come e quanto è possibile fare per preservare questa nostra meravigliosa Terra.

Vaillant Italia con La tua impronta mette a disposizione di ogni consumatore uno strumento semplice ma efficace per poter dare ogni giorno un piccolo ma prezioso contributo nel perseguire una reale politica ecologica.

La casa connessa vale di più?

La casa del futuro non è più un “semplice” insieme di pareti, impianti e arredo: progettare una casa connessa significa mettere al centro la persona, con tutto quell’ecosistema di bisogni e desideri che caratterizzano i moderni abitanti della trasformazione digitale. Se, oggi, le aspettative di benessere psico-fisico degli acquirenti di un immobile sono di gran lunga più complesse rispetto al passato, quanto può essere importante giocare d’anticipo, interpretando il boom della smart home come una grande opportunità di crescita per il mercato immobiliare italiano?

Ce lo spiega Regina del Albertis, presidente di Ance Giovani: “Mediamente, un impianto di domotica incrementa il valore dell’immobile del 5-8%, a fronte di un aumento del costo complessivo di realizzazione della struttura pari all’1% circa. Dalla semplice automazione di luci, tapparelle e comfort termico a ogni livello superiore di integrazione, quando le nuove costruzioni incontrano la tecnologia digitale in sistemi aperti e scalabili si realizza esattamente quello che intendiamo per progettazione focalizzata alle esigenze del cliente e alla sua quotidianità, a fronte di un forte aumento di redditività della struttura”. Senza dimenticare che la casa connessa garantisce ai proprietari anche una gestione più intelligente dei sistemi di sicurezza, unita all’efficienza energetica e al risparmio economico derivanti dal monitoraggio dei consumi domestici.

Ma il valore della smart home, secondo la rappresentante del mondo edile, non si ferma al nuovo: anche gli interventi di ristrutturazione possono beneficiare di soluzioni intelligenti utili ad aumentare il livello di integrazione impiantistica e, di conseguenza, il prestigio della casa.

Il fatto, poi, che il mercato della casa intelligente sia destinato a toccare quota 550 milioni di euro entro il 2020 (fonte: Osservatorio del Politecnico di Milano), contribuisce a gettare le basi di un pensare connesso ancor più vicino al mercato dell’edilizia, da un lato, e dell’integrazione di sistemi, dall’altro.

Questione di software, cosa conta nella vera casa connessa

evento Home and Me Ed eccoci al cuore dell’evento “Home and Me”, organizzato da Easydom al Museo della Scienza e delle Tecnologie di Milano per approfondire gli ultimi sviluppi strategici e tecnologici della casa intelligente, in occasione del lancio del nuovo sistema operativo Easydom HoMe.

Il potenziale economico delle soluzioni immobiliari intelligenti e sostenibili rischierebbe infatti di rimanere inespresso se non adeguatamente ricondotto – anche sul fronte tecnologico – alla centralità del cliente, che vive e “giudica” gli ambienti smart. Spetta a Fabio Santini, direttore divisione Partner & Pmi di Microsoft Italia, il compito di spostare la riflessione sul futuro, non troppo lontano, della casa connessa e, più in generale, degli ecosistemi digitali.

“Quando vogliamo innescare una tecnologia normalmente ci muoviamo verso essa, decidiamo in sostanza di utilizzarla – esordisce il manager – D’ora in avanti, invece, sarà l’innovazione digitale a venirci incontro, instaurando una relazione molto più spontanea. Gli oggetti connessi entreranno a far parte della quotidianità di ognuno di noi in maniera fluida e “invisibile”. Basti immaginare la complessità nascosta dietro il nostro semplice dialogo con un assistente vocale!”. Il valore commerciale e funzionale degli smart device risulta dunque strettamente legato allo scambio e alla gestione dei dati, dunque al software, fattore chiave per la loro interconnessione a dispositivi mobili, app e piattaforme.

Creare un ecosistema IoT significa integrare tutti gli scenari domestici in una casa connessa che ascolta le necessità dell’utente

I 4 trend del futuro digitale

casa connessa evento home and MeDalla connettività al software, anche Davide Bigoni, project manager Product and Solutions di Samsung Italia, ha voluto sottolineare i driver di ricerca del proprio team, impegnato nello sviluppo di elettrodomestici smart.

Il futuro digitale targato Samsung, altro storico partner di Easydom, segue 4 trend tecnologici:

Intelligenza artificiale: innovazione tecnologica e algoritmi volti a migliorare la user experience del cliente nell’utilizzo di smart device;
IoT: significa realizzare oggetti dotati di sensori, in grado di scambiare informazioni e di interconnettersi, anche “delocalizzando” l’intelligenza;
Living service: le applicazioni IoT superano le aspettative dell’utente con servizi digitali evoluti, in grado di apprendere e adattarsi in tempo reale alle sue necessità;
5G: il suo avvento aumenterà sensibilmente i dispositivi IoT connessi e le possibilità di integrazione soprattutto nei mercati mission critical (Industrial IoT).

“Il tutto – aggiunge Bigoni -, declinato nelle caratteristiche fondamentali nostra smart home, ovvero semplicità, flessibilità e sicurezza, applicate a ogni livello di integrazione. Dal comfort alla security, dall’intrattenimento all’efficienza energetica, Samsung offre alla casa connessa un insieme di prodotti e sistemi smart pienamente interfacciabili con il software Easydom”.

La casa connessa ti ascolta

A questo punto, se ogni singolo oggetto è dotato di intelligenza, come può l’utente gestire efficacemente la “babele” di app, dati e protocolli di comunicazione chiamati in causa?

Salvare l’experience della casa connessa – nonché la sicurezza fisica e logica dei suoi occupanti e dei sistemi integrati – è l’obiettivo della proposta Easydom.

“Il nuovo software HoMe unisce la robustezza di un sistema professionale alla flessibilità degli smart device, integrando anche i tanto amati assistenti vocali di Google e Alexa, pur offrendo un altro tipo di ascolto, che contempla l’interazione tra sistema, servizi e oggetti connessi” – spiega Sergio Tucci, fondatore e presidente di Easydom, che sottolinea anche la libertà di scegliere marchi, quantità e dimensioni – il volto e l’anima della nostra smart home – interconnettendone ogni aspetto in una sola interfaccia Microsoft semplice e aperta.

La casa connessa mostrata “live” a Milano ascolta l’utente in una reciproca interazione che non “regala” dati sensibili a innumerevoli app proprietarie, bensì centralizza le informazioni in un unico grande cervello.

“Questo ci permette di aumentare il valore delle case e il benessere degli individui – conclude Tucci, tornando all’argomento iniziale -, aiutando il mercato immobiliare a emergere dal periodo di crisi che tutti abbiamo vissuto. Continueremo a lavorare insieme a questi partner d’eccellenza per creare reti di imprese votate all’integrazione”.

Con il software HoMe, Easydom coniuga efficacemente la robustezza di un sistema professionale alla flessibilità degli smart device e dei comandi vocali