L’importanza del monitoraggio nel fotovoltaico

Quando hai deciso di installare un impianto fotovoltaico per la casa, hai fatto una scelta importante per la tua autonomia energetica e per la salvaguardia dell’ambiente.

Per rientrare dall’investimento in tempi rapidi e certi è di importanza capitale tenere sotto controllo la produttività dell’impianto. Puoi monitorare che non ci siano inefficienze o perdite e assicurarti che l’impianto generi tutta l’energia elettrica che deve generare e nel modo migliore, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Dato che è impossibile controllare tutti i giorni il contatore, gli inverter, tutti i numeri e le misure di questo complesso sistema, l’unico modo per farlo è di impiegare un sistema elettronico di monitoraggio che controlli automaticamente tutto ciò che c’è da controllare.

Come funzionano i sistemi elettronici di monitoraggio dell’impianto fotovoltaico

Esiste un gran numero di software per il monitoraggio degli impianti, declinati a seconda delle esigenze specifiche delle utenze.
Per esempio, per un’utenza domestica sono disponibili impianti che rilevano i consumi direttamente dal contatore, senza bisogno di agire a mano.

Connessi a una rete ADSL o GPRS, questi comunicano i dati ad un portale o a un database in cloud, che tu puoi tranquillamente visionare su ogni dispositivo accedendo con le tue credenziali. Tutte le informazioni vengono memorizzate su di un server o su di un dispositivo di archiviazione e per conservarle, basta scaricarle.

È l’esempio dei dispositivi elettronici di monitoraggio di 4-Noks, società del gruppo Astrel Group di Gorizia, tra i pionieri di questo settore con 20 anni di esperienza.
Questi apparecchi lavorano in remoto, ricevendo e memorizzando tutti i dati sul funzionamento dell’impianto fotovoltaico in tempo reale.

Quando si rilevano variazioni della produzione dei kWh tali da far sospettare la presenza di guasti o malfunzionamenti, il sistema contatta istantaneamente il proprietario con degli Alert che possono essere inviati in vario modo: con sms sul cellulare, per esempio, oppure con un’e-mail, con un segnale acustico o luminoso.

Sistema di monitoraggio per impianti fotovoltaici: le funzioni principali

Andiamo allora a ricapitolare le funzioni fondamentali di questi utilissimi dispositivi:

Con i sistemi elettronici per il monitoraggio automatico del tuo impianto fotovoltaico, puoi così programmare, pianificare e verificare i tuoi risparmi sulla bolletta elettrica e rientrare più velocemente dell’investimento. Inoltre, contribuisci anche tu a rendere il mondo più pulito!

Gli italiani scelgono la casa efficiente

La casa efficiente si vende meglio? Affermativo, a giudicare dal +6% di immobili classe A+, A e B oggetto di compravendita e dal +12% sugli interventi di riqualificazione registrati sul territorio italiano nel 2018.

Lo studio presentato da Enea, FIAIP (Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionisti) e Istituto per la Competitività (I-Com), evidenzia il netto miglioramento delle dinamiche del mercato immobiliare in funzione delle caratteristiche energetiche degli edifici.

Efficienza energetica: questione di classe A+, A e B

Le risposte degli oltre 600 agenti immobiliari italiani coinvolti si concentrano sulla classe energetica delle abitazioni e sulla sensibilità dei player della filiera in termini di efficienza. Partiamo dalla classe G: la percentuale di immobili “energivori” venduti varia dal 37% delle villette al 46% delle ville unifamiliari, rispetto a 54% e 67% del 2017. Una buona notizia accompagnata dalla complessiva flessione delle ultime quattro classi energetiche (D-G) rispetto all’anno precedente, dall’90% all’80%. Speculare, in questa direzione, il passaggio dal 22% al 28% della compravendita di immobili in classe A+, A e B.

Guardando alla distribuzione per classe energetica rispetto all’ubicazione dell’immobile, i risultati migliorano in tutti i segmenti analizzati dalla survey, salvo nelle zone centrali. Un dato più che comprensibile, se consideriamo le difficoltà di intervento sul sistema edificio-impianto nei centri storici italiani.

divisione case per efficienza energetica

Casa efficiente, meglio comprare o ristrutturare?

Interessante, nella relazione tra compravendita immobiliare ed efficienza energetica, la distribuzione percentuale delle classi rispetto allo stato di conservazione dell’immobile. La prima variazione riguarda gli immobili nuovi: il 77% delle nuove costruzioni vendute nel 2018 è in classe energetica A+, A e B. Un traguardo generato soprattutto dagli elevati standard normativi sui nuovi edifici e dal notevole stock di invenduto in via di “smaltimento”.

Relativamente stabile, invece, la situazione 2018 per gli immobili in buone condizioni e da ristrutturare, dove gli edifici appartenenti alle prime tre classi energetiche rappresentano rispettivamente l’11% e il 5% del totale. La casa efficiente piace soprattutto in termini di ristrutturazione: la compravendita di edifici ristrutturati in classe A+, A e B nel 2018 ha coperto il 22% del mercato, contro il 10% del 2017.

andamento storico casa efficiente

I dati sulle compravendite del 2018 confermano il ruolo primario della casa efficiente nella ripresa del mercato immobiliare italiano

Efficienza energetica sul mercato: il ruolo degli agenti immobiliari

“Dopo anni di “timidezza” e di scarsa attenzione – commenta il presidente di Enea Federico Testa -, il settore immobiliare inizia a riconoscere la valenza strategica dell’efficienza energetica. Il cambiamento nella percezione dei vantaggi economici e del comfort derivanti dalla compravendita di un immobile di classe energetica elevata è una grande vittoria anche per Enea, impegnata nel supportare amministrazioni, imprese e cittadini in questo cruciale passaggio”.

Ma lo studio non porta solo buone notizie: la cultura del risparmio energetico nel patrimonio immobiliare italiano non si può ancora definire una vera pratica sociale. La “battaglia” contro gli edifici energivori si vince coniugando valutazioni tecnologiche ed economiche a questioni di carattere sociale.

Tradotto, gli agenti immobiliari possono contribuire in modo significativo all’acquisto di case più efficienti e sostenibili, accelerando di fatto la ripresa dell’intera economia italiana.

L’auto elettrica oggetto del desiderio di tanti italiani

Quello della mobilità elettrica è indubbiamente uno degli argomenti più importanti ed interessanti degli ultimi anni, e questo a qualsiasi livello, dal cittadino comune a chi governa un Paese.

In Italia, poi, al diluvio di parole hanno per ora fatto seguito pochi fatti, intesi come incentivi alla produzione ed all’acquisto dei veicoli, nonché la creazione di un’adeguata e capillare rete di colonnine per la ricarica. A fare il punto della situazione arriva ora una ricerca condotta da ECU Testing, azienda leader nel settore del ricondizionamento delle centraline elettroniche dei veicoli. Un’indagine svolta con l’obiettivo di capire le ragioni per cui le auto elettriche sono poco utilizzate in Italia, oltre che verificare il livello di conoscenza sul funzionamento di questi veicoli ed i benefici che si attendono dalla loro diffusione. I risultati della ricerca sono stati ottenuti attraverso un sondaggio svolto su un campione significativo di 1.000 guidatori italiani distribuiti su tutto lo Stivale.

Pochissimi la possiedono ma moltissimi la vorrebbero

ABL ricarica elettricaBasta leggere la percentuale di risposte affermative alla domanda base del sondaggio – comprerebbe un’auto elettrica? – per rendersi conto di quanto il tema sia caldo. Infatti, ben 8 italiani su 10 (per la precisione l’82% del campione intervistato) vorrebbero comprare una macchina elettrica. Purtroppo, però, è il classico caso in cui tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, se è vero che solo l’1% degli interpellati ha dichiarato di possederne già una.

Nonostante la scarsa diffusione, sono state raccolte delle risposte molto precise in relazione ai maggiori benefici assicurati dall’impiego di un veicolo elettrico. Il 76% del campione lo comprerebbe principalmente per l’impatto positivo ambientale, ritenendolo fra l’altro il principale motivo per cui molti governi in tutto il mondo stanno ponendo incentivi per l’acquisto contemporaneamente alla rottamazione di un modello diesel o a benzina. Ed ancora, un italiano su 2 dichiara di apprezzare il fatto che le auto elettriche siano più silenziose di quelle tradizionali mentre il 47% pensa al lato pratico, ovvero la possibilità di guidare in aree urbane ZTL e pertanto non subire restrizioni sul traffico. In totale ben il 97% ha detto di vedere comunque uno o più benefici legati alluso di auto elettriche.

Di contro, non mancano coloro che continuano a preferire macchine a benzina o diesel. Intervistati su quali fossero i principali motivi per prediligere una macchina tradizionale, il 44% ha dichiarato che le auto con propulsione “fossile” sono più economiche, il 33% ha detto che un’auto elettrica ha una scarsa autonomia mentre il 46% ha affermato chiaramente di evitare l’elettrico per la mancanza di colonnine di ricarica poste a una distanza ragionevole dai luoghi di residenza e di lavoro. Quest’ultima risulta anche essere la principale ragione che dissuade dall’acquisto i potenziali acquirenti di un veicolo elettrico.

Fondamentale, poi, il tema degli incentivi all’acquisto. Ben l’80% del campione si è dichiarato più propenso a comprare un’elettrica in presenza degli incentivi che peraltro possono essere di vario genere. In particolare, il 51% degli intervistati, specie quelli residenti nelle grandi città, apprezza di poter guidare in ZTL. Il 37% dichiara che comprerebbe un’auto di nuova generazione per avere i primi 5 anni esenti da bollo mentre il 24% si dice attratto dalla possibilità di ottenere sconti sull’assicurazione.

Disinformati sui costi, le prestazioni e le emissioni

Quanto alla conoscenza del funzionamento di un veicolo elettrico c’è ancora parecchia strada da fare. Ad esempio, il costo medio di una ricarica completa con una presa privata domestica è di soli 9 euro, ma ben l’84% ha indicato cifre ben più alte. Il 33% del campione ha dichiarato che uno dei motivi per continuare a comprare macchine tradizionali sta nella scarsa autonomia di un veicolo elettrico. Ma data l’attuale capacità media di percorrenza pari a più di 300 chilometri, il 67% degli intervistati ha indicato un’autonomia ben più bassa per le elettriche.

Per quanto riguarda invece le emissioni di CO2 risparmiate (in media 35.000 kg di CO2 nell’intera vita del veicolo) il 46% dei guidatori ha ammesso di non averne proprio idea.

C’è poi un dato che può avere un effetto spiazzante: i cosiddetti baby boomers (55 e più anni d’età) sembrano molto più interessati all’ambiente dei giovanissimi (18-24 anni). Infatti, l’83% di loro ha dichiarato che comprerebbe una macchina elettrica proprio per ridurre l’inquinamento mentre i giovanissimi sono più attratti dalle macchine tradizionali se è vero che uno su 4 le trova più affidabili, trendy e con più scelta sui modelli.

In termini geografici le differenze appaiono poche. In Italia sono tutti d’accordo sui benefici all’ambiente dell’auto elettrica anche se nelle Isole e al Sud questo sembra un fattore di maggiore importanza. Al Nord, invece, vince la praticità. Il 54% la comprerebbe per poter evitare il traffico e avere accesso alla ZTL, contro solo il 37% al Sud e nelle Isole.

Il rilancio delle rinnovabili passa dal recepimento della Direttiva Ue

È una grande occasione, ma trattandosi del nostro Paese dietro l’angolo c’è sempre il rischio che possa trasformarsi in un grande problema… Stiamo parlando della Direttiva 2018/2001 dell’Unione europea, in particolare gli articoli 21 e 22 che rappresentano, appunto, un’opportunità da sfruttare subito, come sottolinea il rapporto “Comuni rinnovabili 2019” redatto da Legambiente. Le due norme, infatti, definiscono principi e regole relativi agli prosumer (produttori-consumatori) e alle comunità energetiche che operano con fonti rinnovabili. Il possibile problema, però, sta nella politica poiché è una scelta di Governo e Parlamento decidere quando recepire la Direttiva. Ed ogni eventuale ritardo in tal senso non troverebbe davvero giustificazioni considerando la congiuntura economica attraversata dal Paese, con investimenti nelle rinnovabili praticamente fermi nell’ambito della difficile situazione per le famiglie e per le imprese.

Il perché dell’importanza del pronunciamento comunitario è presto detto: la Direttiva 2018/2001 prevede che le norme nazionali devono eliminare barriere e discriminazioni, ostacoli finanziari o normativi ingiustificati, per chi si autoproduce, accumula e vende energia da rinnovabili. Allo stesso tempo i singoli Paesi aderenti all’Unione devono favorire la partecipazione dei cittadini, delle imprese e delle Autorità locali alle nuove iniziative sulle rinnovabili. Come detto, è quindi fondamentale il pronto recepimento di questi input europei da parte dei singoli Stati. Tanto più che la Direttiva elenca nel dettaglio la tipologia degli interventi normativi da effettuare.

Prosumer e Comunità di energia rinnovabile

Rinnovabili In particolare, l’articolo 21 si occupa di prosumer di energia da rinnovabili, definendoli come i soggetti che possono produrre per i propri consumi, immagazzinare e vendere energia elettrica da fonti rinnovabili. L’intervento normativo dovrà quindi definire le regole per i prosumer singoli e anche per quelli collettivi, in particolare per lo scambio di energia, in modo da rendere possibile queste soluzioni all’interno di uno stesso edificio o condominio, o tra edifici contigui posti dentro distretti produttivi o quartieri. Inoltre, si dovranno fissare le regole per gli autoconsumatori da sole fonti rinnovabili e per quelli che usano anche energia elettrica derivante da impianti di cogenerazione ad alto rendimento (CAR).

Per quanto riguarda l’articolo 22, è incentrato sulla Comunità di energia rinnovabile, ossia di un soggetto che può produrre per i propri consumi, immagazzinare, scambiare all’interno della Comunità, vendere energia elettrica da fonti rinnovabili secondo i caratteri previsti dalla Direttiva stessa. In questo caso l’intervento normativo dovrà definire le regole per la partecipazione da parte di cittadini, imprese, amministrazioni comunali e enti pubblici, le condizioni per valorizzare il legame con il territorio e raggiungere gli obiettivi sociali fissati dall’Unione, fra cui la partecipazione di famiglie a basso reddito.

Smontare le barriere che impediscono lo scambio d’energia

Inoltre, la Direttiva prevede la diffusione dei cosiddetti sistemi di distribuzione chiusi, ovvero le reti private di distribuzione di energia elettrica, da rinnovabili e da cogenerazione ad alto rendimento, all’interno di siti industriali, artigianali e commerciali entro aree geograficamente limitate. L’obiettivo è che si possano definire contratti tra utenze limitrofe che decidono di produrre, immagazzinare e scambiare energia da rinnovabili e da CAR, nonché contratti con la rete per favorire la partecipazione ad un mercato reso realmente flessibile.

Tornando al Rapporto di Legambiente, l’associazione sottolinea come l’Europa ha definito principi e regole per le comunità energetiche e i prosumer (produttori-consumatori) di energia da fonti rinnovabili con l’intento, ad esempio, di smontare le barriere che oggi impediscono di scambiare energia pulita nei condomini o in un distretto produttivo e in un territorio agricolo. In più con il recepimento della Direttiva si aprirebbero le porte a investimenti innovativi che tengono assieme fonti rinnovabili, efficienza energetica, sistemi di accumulo e mobilità elettrica. Da qui l’auspicio che Governo e Parlamento si impegnino a varare entro l’anno le conseguenti norme nazionali.

Comfort e risparmio con Baxi Hybrid App

Sempre attenta nella ricerca e sviluppo di tecnologie e strumenti per migliorare le prestazioni degli impianti di riscaldamento/raffrescamento, Baxi presenta Hybrid App, la nuova App per i sistemi ibridi a incasso CSI IN H (con integrazione pompa di calore e caldaia) o E (in pompa di calore con integrazione solo elettrica) Wi-Fi.
Con Hybrid App è possibile gestire l’impianto da remoto tramite smartphone o tablet per avere in qualunque momento le condizioni di comfort ottimali.

Facile da utilizzare, Hybrid App consente di tenere tutto sotto controllo: è possibile accendere, spegnere o modificare la temperatura di ogni stanza in cui è presente la sonda ambiente, regolare quella dell’acqua sanitaria. Inoltre in caso di anomalie o problemi è possibile richiedere direttamente l’intervento della Rete Service autorizzata Baxi, che potrà verificare da remoto il funzionamento del sistema e intervenire in caso di malfunzionamenti o guasti.

Hybrid App tutto sotto controllo con un click

Comfort e risparmio con Baxi Hybrid AppHybrid App rientra nell’offerta di strumenti e servizi innovativi a disposizione dei professionisti e degli utenti che consentono di ottenere il massimo comfort, risparmio energetico e rispetto per l’ambiente.
Una nuova possibilità per chi desidera uno stile di vita confortevole e senza sprechi che consente di:

Tools e servizi per professionisti

Baxi propone tecnologie e servizi innovativi per supportare i professionisti come una libreria con circa 300 schemi di impianto, un tool per creare il preventivo, e diverse App come Baxi On the Go per consultare documenti, certificazioni e moduli in formato pdf.
Inoltre, per gestire da remoto le centrali termiche, Baxi mette a disposizione il sistema di remote monitoring RM-PRO, che consente di effettuare la supervisione e il controllo di impianti per il settore commerciale.

Edifici 4.0: digitalizzazione delle costruzioni

Edifici 4.0: è questa la nuova sfida per il mondo dell’edilizia? Un fatto è sotto gli occhi di tutti: in un momento storico in cui il comparto della produzione industriale viene guidato dalle prospettive e dagli incentivi di Industria 4.0, bisogna ammettere che il mondo delle costruzioni resta, ad oggi, uno dei comparti industriali meno digitalizzati, con tutte le conseguenze del caso in termini di produttività e costi di realizzazione.

Digitalizzazione: un’opportunità per il settore delle costruzioni

edifici digitaliAlcune stime – emerse durante il convegno “Build Smart: comfort, sicurezza, sostenibilità, innovazione” – rivelano che l’utilizzo di tecnologie digitali, che si traduce in nuove applicazioni a livello software e nell’impiego di piattaforme digitali negli edifici, porterebbe a una riduzione del costo totale del ciclo di vita dell’edificio del 20% e a risparmi annuali tra i 20 e i 30 miliardi di euro sulle spese totali per l’acquisto di beni e servizi per la costruzione di edifici, derivanti proprio dallo sfruttamento della digitalizzazione nelle fasi di progettazione e di costruzione.

L’impiego del digitale porterebbe anche a un incremento degli investimenti nel settore senza considerare le ricadute positive sulla collettività (ci riferiamo, per esempio, all’housing sociale) e al possibile allargamento dell’offerta a nuovi servizi (come la consulenza energetica, la teleassistenza, i servizi di manutenzione remota e di monitoraggio, e così via).

Edifici 4.0 e Smart City

Attualmente oltre il 60% degli edifici esistenti ha più di quarant’anni e quasi l’80% è stato costruito prima del 1990, seguendo normative che non garantiscono gli attuali livelli di sicurezza, di efficienza energetica, fruibilità e connettività richiesti oggi agli edifici moderni.

In quest’ottica, la prospettiva degli Edifici 4.0 rappresenta un’importante occasione di trasformazione, essenziale per la filiera delle costruzioni.

Si tratta, infatti, di una grande opportunità per riuscire finalmente a mettere fine alla crisi del settore, ricreando occupazione, ma anche per migliorare la qualità del costruito e, di conseguenza, la qualità della vita di chi abita o utilizza gli edifici.

Il concetto di Smart City si estende a molti ambiti e coinvolge una visione strategica a livello politico e sociale e l’adozione di politiche energetiche precise, fondate sulla generazione da fonti pulite e rinnovabili. Con le città intelligenti, del resto, si punta proprio alla qualità della vita complessiva dei cittadini. Si può però parlare di Smart City solo quando una città è capace di gestire il proprio sviluppo in modo intelligente, riuscendo a sviluppare la propria rete infrastrutturale e di servizi in modo sostenibile. Un esempio? Bike sharing e car sharing, energia da fonti rinnovabili, edifici smart.

Foto costruzioni

Numero degli edifici in Italia suddivisi in anni di costruzione (fonte Istat – da Manifesto Federcostruzioni)

L’importanza dell’adozione del BIM

Lo scenario degli Edifici 4.0 rappresenta quindi una occasione di trasformazione essenziale per la filiera delle costruzioni, una opportunità per uscire definitivamente dalla crisi del settore, per crescere e per favorire crescita e occupazione, per migliorare la qualità del costruito e la qualità di vita di coloro che lo abitano o ne usufruiscono, per mettere al centro le persone ma anche le imprese.

Per favorire questa transizione la filiera può contare su nuovi strumenti innovativi come il BIM (Building Information Modeling), uno dei più strategici.

L’adozione del BIM in fase di appalto, e quindi di progettazione e realizzazione della commessa, pubblica o privata che sia, consente infatti una migliore integrazione delle fasi di progettazione, prevenendo errori progettuali e di costruzione, riducendo i costi di commessa, rendendo più efficiente tutto il processo. Le piattaforme digitali nelle costruzioni si configurano quali fondamentali acceleratori del processo di digitalizzazione delle costruzioni, abilitando l’accesso a numerose applicazioni Smart 4.0 negli Edifici.

10 proposte concrete per gli Edifici 4.0

L’applicazione della digitalizzazione in modo diffuso in un processo di Rinnovo del Paese, che parta dalla Rigenerazione Urbana e dalla Riqualificazione Immobiliare, può portare a vantaggi eccezionali per la collettività in termini economici, di sicurezza e di rispetto per l’ambiente.
Federcostruzioni ha predisposto un Manifesto con 10 proposte concrete che hanno l’obiettivo di contribuire al dibattito politico sull’evoluzione che porterà gli Edifici del nostro Paese a diventare dei contesti digitalizzati, degli Edifici 4.0, ovvero nodi attivi di network interconnessi. Evoluzione che le tecnologie a disposizione rendono già attuabile.

  1. Miglioriamo la sostenibilità urbana – Nuovo sviluppo delle città, tenendo conto dell’evoluzione digitale e dei suoi riflessi sulla vita dei cittadini
  2. Riqualifichiamo il patrimonio immobiliare – Ammodernamento e rinnovo con un’integrazioni dei sistemi di controllo e gestione intelligente degli edifici
  3. Miglioriamo l’efficienza e il comfort degli edifici – Ridurre i costi di gestione degli edifici e rendiamoli più confortevoli e attivi nel servizio dell’utente
  4. Rendiamo più sicuro il patrimonio immobiliare – Riqualificazione intelligente dal punto di vista della sicurezza strutturale e sociale.
  5. Riduciamo i costi della Pubblica Amministrazione – Ammodernamento degli edifici pubblici con progetti innovativi e sostenibili puntando anche su gestionali digitali per abbattere i costi delle inefficienze
  6. Tuteliamo e valorizziamo gli edifici storici – Realizzazione di una mappatura digitale del patrimonio culturale per una migliore gestione e fruizione per il pubblico
  7. Riduciamo i costi di gestione degli edifici – Istituire un controllo delle performance attraverso infrastrutture digitali
  8. Diffondiamo l’uso del BIM (Building Information Modeling)
  9. Promuoviamo una cultura del riuso e del costruire sostenibile – L’attenzione alla sostenibilità ambientale riveste una centralità intrinseca anche nel mondo delle costruzioni
  10. Creiamo un quadro normativo a supporto della Digitalizzazione – Dare un supporto allo sviluppo e aggiornamento normativo per supportare una evoluzione digitale degli edifici

Efficienza energetica e produttiva a servizio della competitività

I consumi dei vari vettori energetici in una fonderia rappresentano una voce aziendale importante. Per questo motivo la Fonderia di Torbole che sviluppa, produce e commercializza dischi freno e tamburi freno, getti grezzi e lavorati per il settore Automotive, ha deciso di investire in soluzioni tecnologiche in grado di monitora e controllare i processi produttivi.

Avere un tool per identificare parti più energivore e dispendiose della fabbrica è risultato fondamentale. Schneider Electric ha fornito un sistema di monitoraggio in grado di gestire e monitorare la rete di distribuzione elettrica massimizzando l’affidabilità e l’efficienza operativa. Inoltre, questo sistema consente di prendere decisioni tempestive assicurando il totale controllo del sistema elettrico e identificando le inefficienze.

Con questo investimento, Fonderia di Torbole ha migliorato la propria capacità di assolvere agli obblighi normativi e ottenere le agevolazioni previste per le cosiddette Imprese Energivore (identificate a livello normativo dal DM 5 aprile 2013 e dal DM 27 dicembre 2017), promuovere le misure di efficientamento energetico previste dal D.Lgs 102/2014 accedendo ai sistemi di incentivazione, i Titoli di Efficienza Energetica.

Efficienza energetica e produttiva

Grazie all’integrazione di dati dai dispositivi connessi, il sistema di monitoraggio adottato esegue analisi di Power Quality. Conseguenze dirette di una bassa qualità dell’energia, e che incidono sui costi aziendali potrebbero essere:

Schneider Electric per Fonderia di TorboleCon il sistema di monitoraggio Schneider Electric, Fonderia di Torbole si è adeguata ai requisiti richiesti per legge dal D.Lgs 102/2014, che prevede che le aziende energivore adottino progressivamente sistemi di efficientamento energetico o sistemi conformi alla norma EN ISO 50001.

I risparmi si traducono in 4300 MWh di Energia elettrica consumata in meno (9%) e 12.000 SMc di gas naturale risparmiati (7%) con una riduzione di circa 2900 ton di CO2. Questo ha consentito di ottenere circa 1800 Titoli di Efficienza Energetica.

Ad aumentare ulteriormente efficienza e continuità, i quattro UPS (unità di protezione dell’alimentazione) dotati di scheda di rete presenti nello stabilimento sono stati collegati a un servizio gestito di Schneider Electric – EcoStruxure Asset Advisor, che si occupa delle condizioni di funzionamento anomalo degi UPS segnalando proattivamente al cliente le anomalie.

schneider Electric quadri elettrici

Tutti i passi per l’efficienza energetica

Per maggiori informazioni: Monitoraggio dei vettori energetici della Fonderia di Torbole

 

Armonizzare l’etichettatura dei relè

Omron e Cembre hanno firmato un accordo con lo scopo di armonizzare l’etichettatura dei relè, in conformità con le norme europee sull’identificazione.

Omron – conosciuta per l’innovative-Automation, l’approccio per linee di produzione flessibili del futuro – è un’azienda che vanta oltre 50 anni di esperienza nello sviluppo di relè e pone particolare attenzione alla ricerca e alla selezione di componenti e materiali.

Stessa attenzione anche per quanto riguarda la scelta delle stampanti e delle etichette per i relè da abbinare ai propri prodotti: e etichette dei relè devono essere conformi alle norme europee, come quella relativa all’identificazione richiesta per il marchio CE, EN 60204-1.

Cembre mette a disposizione il proprio know-how nel campo dei sistemi di identificazione ed etichettatura e dei connettori elettrici, grazie a un’attività di ricerca e sviluppo che ha come obiettivo la continua innovazione nelle tecnologie di produzione e nelle specifiche di prodotto. L’azienda punta su prodotti di alta qualità, affidabili, durevoli e sicuri per rispondere alle aspettative del mercato.

Stampante a trasferimento termico

Omron raccomanda la stampante a trasferimento termico MARKINGenius MG3 e i supporti di stampa di Cembre per produrre etichette e targhette per morsettiere, relè e componenti per i quadri elettrici.

La soluzione consigliata per i relè Omron, MARKINGenius MG3, è un sistema di siglatura d’uso facile ed intuitivo, realizzato per tutte le necessità di identificazione nel campo elettrico e dell’automazione con una qualità di stampa superiore e duratura.

Le soluzioni di Cembre e Omron sono altamente complementari e l’obiettivo di questa partnership è riuscire a fare la differenza consentendo ai quadristi di implementare un’etichettatura per relè armonizzata e di facile utilizzo garantendo qualità e affidabilità, nel rispetto degli standard di settore.

Rendering: come ottenere rapidamente scene luminose di buona qualità

La rappresentazione quanto più realistica degli ambienti interni ed esterni è stata sempre considerata un’operazione complessa e dagli esiti incerti, da addetti ai lavori dotati di una buona dose di esperienza. In particolare la costruzione prospettica delle scene luminose ha impegnato intere generazioni di architetti, ingegneri e designer.

Capacità artistiche e abilità grafiche e pittoriche premiavano alcuni e mettevano in difficoltà tanti altri. Per sua intrinseca natura il progetto deve anticipare fedelmente quanto sarà costruito, attraverso simulazioni con un grado elevato di realismo, con il supporto di disegni, immagini e modelli. Lo richiede la committenza ma è necessario per lo stesso progettista che deve compiere le sue scelte prevedendo i risultati secondo una modalità di verifica che, nel caso dell’illuminazione, è affidata principalmente alla vista.

Calcolo unito al rendering

Tutto è cambiato nell’era dei personal computer. Grazie ai software di grafica è stato possibile affrontare il problema con strumenti informatici sempre più raffinati e alla portata di tutti i progettisti. All’abilità grafico-pittorica è subentrata la competenza nell’uso dei programmi CAD (Computer Aided Design).

Nel settore del Lighting Design gli strumenti informatici più utilizzati assolvono a due funzioni fondamentali: il calcolo delle grandezze fotometriche (illuminamento e luminanze per ogni superficie) e i rendering, cioè le scene luminose foto-realistiche fornendo ad un tempo la verifica quantitativa, indispensabile per il rispetto delle normative, e la valutazione qualitativa dello spazio illuminato così come si offrirà alla visione una volta realizzato l’impianto.

Rendering con Dialux software

Rendering della zona living in interno residenziale realizzato con il software di calcolo illuminotecnico Dialux Evo (archivio Dialux)

Anche un computer non particolarmente potente permette di ricavare in una manciata di secondi una gran quantità di dati fotometrici per ogni superficie od oggetto presenti in un ambiente indoor o outdoor.

L’unica condizione per non rallentare il processo di calcolo è costituita dal livello di dettaglio dell’elaborato grafico che simula l’ambiente da illuminare. Si raccomanda sempre di non appesantire troppo i file con elementi architettonici o di arredo dalle forme complesse e dettagliate, con finiture ricche di particolari o molto voluminose. Di solito l’importazione di oggetti modellati in tre dimensioni con software CAD grava sull’occupazione della memoria e tende a rallentare tutte le procedure in particolare il calcolo e il rendering.

E’ preferibile, per quanto è possibile, modellare direttamente nel software illuminotecnico sfruttando i comandi a disposizione, evitando l’importazione di file prodotti con altri programmi.

Modellare gli spazi con la massima cura

La modellazione è una fase del lavoro da eseguire con grande impegno perché è determinate sia per l’esattezza de calcoli, sia per la qualità delle scene luminose. I software migliori agevolano gli operatori con comandi e procedure di modellazione semplici e intuitive. Le ultime versioni mettono a disposizioni una ricca varietà di strumenti per elaborare – in due e tre dimensione, attraverso piante, prospetti e sezioni – le forme e i volumi sia costruttivi (pareti, pavimenti, tetti, finestre, porte), sia di allestimento e arredo. Sono di grande aiuto gli archivi dei materiali e degli oggetti già pronti per essere inseriti con il mouse negli ambienti.

Rendering con Dialux Evo

Scena luminosa per un locale illuminato con un modulo LED lineare. Nella colonna a destra sono raccolti i risultati dei calcoli degli illuminamenti su parete e pavimento (software utilizzato: Dialux Evo)

E’ possibile per ogni elemento scegliere le colorazioni e le texture. Si tratta di variabili che hanno una forte incidenza sull’esito grafico finale. La velocità del calcolo e nella elaborazione dei rendering è una delle caratteristiche peculiari da non penalizzare in nome della restituzione grafica dei dettagli minuti. La rapidità di lavoro del computer è determinante nello sviluppo del progetto perché consente di sperimentare diverse soluzioni, con modifiche anche drastiche su tutti i fronti: spazi di varia volumetria, apparecchi di diverso tipo, nuove dislocazioni, sorgenti luminose in alternativa alle tradizionali.

Lavorando su ambienti dalle dimensioni contenute (indicativamente dai 20 ai 200 m2) il calcolo è veloce e per moltiplicare le possibili soluzioni impiantistiche può essere ripetuto più volte in poco tempo. Analizzando i risultati finali nella ricca documentazione di output si sceglie la soluzione migliore semplicemente scartando le altre.

Accensioni e regolazioni parzializzate per rendere flessibile l’impianto

rendering con software Dialux Evo

Rendering della zona piscina in interno residenziale realizzato con software Dialux Evo

Una volta stabilite le caratteristiche degli apparecchi, la loro quantità e dislocazione zona per zona, è possibile creare dei raggruppamenti e regolare separatamente i flussi emessi ottenendo così una serie di scene luminose.

Se, per esempio, stiamo progettando l’illuminazione di un negozio, tramite le accensioni separate e le regolazioni dei flussi sarà possibile avere luce per differenti funzioni: la sola pulizia del locale, la custodia e la sorveglianza, il suo uso parziale per la presenza di luce naturale, il pieno utilizzo nei periodi di maggiore affluenza dei clienti. Ogni scena sarà corredata dei dati fotometrici relativi alla specifica attivazione e regolazione dei flussi luminosi emessi. In pratica, simulando l’effettiva gestione dell’impianto, sarà possibile costruire diverse composizioni di luci e rappresentare visivamente tutta la flessibilità d’uso dell’impianto.

Ultima annotazione per concludere: in Internet si trovano ottimi programmi di calcolo e rendering interamente free, cioè liberamente scaricabili con regolare licenza d’uso senza spese, poiché sono stati prodotti con il contributo economico dei fabbricanti di lampade ed apparecchi; un’ottima occasione per tutti coloro che vogliono cimentarsi con il Lighting Design.

Trasformazione digitale e formazione: questione di competenze

Come nascono gli specialisti della trasformazione digitale? La rivoluzione chiamata Industria 4.0 non coinvolge solamente linee produttive, processi e modelli aziendali. Con la fabbrica connessa cambiano anche le competenze che i lavoratori 4.0 devono possedere per ritagliarsi il giusto spazio nel nuovo corso imprenditoriale.

Impossibile negare, su questo punto, le criticità di un sistema scolastico ancora irrigidito da visioni verticalizzanti e di aziende che faticano a individuare la “check list” di necessità che accompagnano gli investimenti. Lo confermano i dati dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano: tra le barriere all’adozione di risorse digitali si segnalano la mancanza di competenze specifiche per gestire la complessità tecnologica e la resistenza al cambiamento.

La soluzione? Intercettare il punto d’incontro tra formazione, impresa e istituzioni per uscire, insieme, dalle rispettive “comfort-zone”. Emblematiche, in questa prospettiva, le riflessioni dei relatori della tavola rotonda promossa da Schneider Electric a Cuneo, nella sede di GAI Macchine Imbottigliatrici, che ha coinvolto i protagonisti di questa rete formativa 4.0.

5 competenze per fare smart manufacturing

tavola rotonda formazione delle competenzaTorniamo all’identikit dei nuovi lavoratori digitali. Le cinque competenze più richieste dall’industria, sempre secondo il Politecnico di Milano, riguardano:

Perché sfruttare il bonus formazione 4.0

Industria 4.0 richiede quindi competenze 4.0: per colmare questo gap formativo, le aziende possono ancora contare sul bonus formazione 4.0, prorogato dalla Legge di Bilancio 2019 con qualche differenza legata alla dimensione delle imprese.

Ecco le novità sul credito d’imposta dedicato allo sviluppo di competenze per la fabbrica digitale:

Ma il salto di qualità non è fatto di sola tecnica: servono altre soft skill spesso difficili da sviluppare.

Parliamo di capacità manageriali, problem-solving, pensiero creativo e capacità di lavorare in squadra; inoltre, ai professionisti di oggi è richiesto di cambiare pelle al ritmo sempre più rapido dell’evoluzione tecnologica.

Studenti e professionisti in marcia verso la trasformazione digitale

tavola rotonda Schneider Electric GaiColtivare competenze multidisciplinari sembra dunque l’unica risposta alle necessità smart del mondo industriale. Una sfida che unisce pubblico e privato nella necessaria integrazione tra risorse del territorio, come confermato da Ivana Morando, Referente Alta Formazione Regione Piemonte. “In questa visione sinergica vorrei riprendere il concetto di “scuola bottega” – spiega la relatrice -: il post diploma rappresenta il momento ideale per completare la professionalità dei ragazzi in ottica Industria 4.0. Conoscenze tecniche e competenze trasversali si integrano in percorsi formativi dinamici, dove manager e tecnici accompagnano gli studenti in contesti lavorativi reali”.

Fare rete significa dunque tradurre le esigenze delle imprese nei contesti istituzionali e nell’accesso ai progetti formativi. Solo coniugando bisogni e percorsi, secondo la referente piemontese, si costruiscono quelle competenze “su misura” che modellano i lavoratori del futuro sulle leve competitive dell’industria italiana.

Da don Bosco a Industria 4.0: l’approccio formativo salesiano

Quando la formazione tecnica incontra la dimensione creativa, nascono le esperienze didattiche salesiane del CNOS-FAP (Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale). Una storia votata all’innovazione, nella preparazione dei giovani al mondo del lavoro, che affonda le sue radici nella personalità del suo fondatore.

“Vorrei partire da un aneddoto molto significativo – esordisce Don Pietro Mellano, direttore nazionale dell’associazione CNOS-FAP -. Don Bosco aveva partecipato all’Expo del 1884 di Torino con un macchinario per la stampa davvero unico per la tecnologia dell’epoca. Sebbene la proposta meritasse la vittoria, la giuria gli assegnò solo la medaglia d’argento, suscitando la sua ferma reazione di orgoglio. Ecco cosa significa credere nell’innovazione, in campo tecnologico come nell’offerta formativa che noi salesiani sosteniamo, per dare ai ragazzi tutti gli strumenti necessari ad affrontare la trasformazione digitale”.

Un percorso fondato su tre pilastri:

formazione 4.0 competenze

Che si parli di scuola o di formazione dei lavoratori, l’universo Industria 4.0 sembra richiamare personalità “plug & play”: giovani immediatamente disponibili per l’inserimento in contesti digitali e capacità di comprendere rapidamente le future evoluzioni del settore.

Schneider Electric e la formazione integrata, un impegno polivalente

Come raggiungere questo traguardo formativo? Risponde Laura Bruni, Direttore Affari Istituzionali e Relazioni Esterne di Schneider Electric: “Vogliamo contribuire concretamente alla formazione in chiave 4.0, intercettando i bisogni delle aziende e trasferendoli al mondo educativo. Per implementare questo percorso ci affidiamo nuovamente alla partnership con i Salesiani: 15 anni di visione comune, di operazioni formative a valore e di progetti concreti per giovani e territorio”.

Ecco la proposta lanciata dal tandem Schneider Electric-Salesiani, in partenza entro la fine del 2019:

L’ulteriore passo avanti a favore di Industria 4.0 si unisce alle consolidate proposte formative di Schneider Electric: “Il presente è digitale – conclude Gianfranco Mereu, Responsabile Relazioni Scuole e Università dell’azienda -: mettiamo in campo la nostra esperienza di oltre 25 anni nella formazione dei giovani per creare competenze trasversali attraverso le Accademie e i progetti condivisi come quello presentato oggi”.

Solution provider, aziende, enti di formazione e associazioni possono rispondere, facendo rete, alle esigenze di Industria 4.0: qui risiede il futuro della trasformazione digitale italiana.

La scuola del fare: la trasformazione digitale richiede competenze tecniche e soft skill da sviluppare attraverso maggiori sinergie tra scuola e impresa