Campus di Lodi: energia intelligente e sicura per 2.400 studenti

Energia intelligente, integrazione e design salgono in cattedra nel nuovo campus di Lodi. Inaugurato a ottobre 2018, il polo universitario dell’Università di Milano ospita oltre 2.400 studenti e una corposa area dedicata a strutture dipartimentali, aule, laboratori di ricerca e servizi. Una complessità progettuale efficacemente “risolta” dall’impiantistica elettrica intelligente, sicura e affidabile sviluppata da Zaffaroni con i sistemi di media e bassa tensione ABB.

La sfida del campus di Lodi? Unire tecnologia e architettura

La struttura lodigiana unisce infatti innovazione tecnologica e stile: l’architetto giapponese Kengo Kuma ha sapientemente inserito la Facoltà di Medicina Veterinaria nel contesto agricolo circostante, includendo un canale d’acqua (la Roggia Bertonica) come elemento fondamentale del progetto. Le doghe in legno di cedro rosso sottolineano la simbiosi con il territorio, mentre il paesaggio diventa parte integrante della struttura, grazie alle grandi vetrate che ne favoriscono il contatto con i fruitori del campus.

Cabina MT Bt ABB

Il Power Center, sullo sfondo il quadro in media tensione UniSec

Accompagnano questo design sofisticato ma funzionale, i sistemi smart di distribuzione dell’energia targati ABB e la domotica delle aule didattiche, dotate di schermi touchscreen, strumenti di condivisione wireless e apparati per il recording delle lezioni con connessione AV tra più aule.

Energia intelligente e sicura: ABB un partner globale

Dai quadri agli interruttori automatici, le soluzioni in bassa e media tensione di ABB selezionate per il campus consentono di sviluppare impianti elettrici intelligenti, sicuri ed efficienti in una superficie lorda di 20.000 metri quadrati. A cominciare dal quadro di cabina in media tensione realizzato con UniSec e dai quadri di distribuzione principale System pro E power.

L’unità isolata in aria a 24 kV UniSec garantisce all’intero impianto affidabilità e continuità di servizio. Questo perché la gamma ABB è interamente progettata e testata secondo la norma IEC 62271-200 e presenta elevati valori di tenuta all’arco interno. Inoltre, il sistema standardizzato con un ridotto numero di componenti richiede all’Università Statale di Milano minori risorse per la manutenzione e per la formazione del personale, la cui sicurezza è garantita in ogni circostanza.

Centralino ABB

I centralini da incasso System pro E comfort Mistral

System pro E power offre invece una soluzione completa per la distribuzione dell’energia elettrica fino a 6300 A con corrente di cortocircuito fino a 120 kA e si integra efficacemente con le apparecchiature ABB in bassa tensione per rispondere alle più diverse esigenze impiantistiche.

Sempre in tema di media tensione, ai quadri si uniscono i centralini Mistral 41 in materiale termoplastico Halogen Free. L’ampia disponibilità di taglie (fino a 72 moduli) ha permesso ad ABB di coprire tutte le esigenze del Campus.

Come si misurano i consumi energetici?

Per la distribuzione in bassa tensione, il campus di Lodi ospita gli interruttori smart di ultima generazione SACE Emax 2 con moduli Ekip Measuring e Ekip Power Controller, componenti chiave della piattaforma digitale ABB Ability per la gestione intelligente dell’energia.
In particolare, il modulo Ekip Measuring connesso all’interruttore Emax 2 consente di effettuare le misure di tensione, potenza ed energia; Power Controller gestisce invece i carichi per ottimizzare la potenza consumata.

Monitoraggio e manutenzione edificio: domotica con KNX

ABB e Zaffaroni hanno pensato anche alla gestione degli oltre 2000 punti luce e dei 700 comandi delle tapparelle, utilizzando ABB i-bus KNX. Il sistema composto da sensori, attuatori e bus di connessione con protocollo KNX coniuga qualità e flessibilità e semplifica notevolmente il monitoraggio e la manutenzione dell’edificio.
Perché KNX? La scelta dei progettisti è caduta sul noto protocollo di comunicazione per la sua affidabilità e per il supporto che ABB è in grado di offrire nell’esecuzione di grandi impianti integrati tramite lo standard internazionale KNX.

Dulcis in fundo, la serie civile Chiara

placche chiara ABB

Gli interruttori della serie civile Chiara si adattano alla moderna eleganza degli ambienti

Il progetto impiantistico di Lodi si completa con gli apparecchi di comando della serie civile Chiara (interruttori, pulsanti, deviatori, ecc.), il cui design luminoso e armonico si integra perfettamente con lo stile moderno dei nuovi ambienti universitari.

La flessibilità di Chiara di riflette anche nell’installazione: i frutti larghi 22 mm sono adatti a tutte le scatole da incasso rotonde (diametro 60 mm) e rettangolari in commercio, mentre i supporti e le placche sono disponibili nelle versioni da due, tre, quattro e sette moduli. Inoltre, la composizione del punto luce è particolarmente semplice e il telaio è realizzato in materiale semitrasparente per facilitarne il fissaggio alle scatole da incasso.

Energia intelligente e monitoraggio dei consumi sono la chiave dell’installazione di Zaffaroni e ABB per il campus universitario di Lodi

ABB e il campus di Lodi: l’installazione in 8 punti

In conclusione, vale la pena riassumere l’articolato intervento di ABB per il polo universitario di Lodi.
Eccone gli 8 punti principali:

E-Vai PUBLIC: car sharing elettrico condiviso tra Comune e cittadini

E-Vai PUBLIC, è un modello di car sharing che prevede l’utilizzo condiviso di veicoli elettrici tra amministrazione comunale e cittadinanza, in fasce orarie diverse e compatibili tra loro. Nasce dalla collaborazione tra la società di car sharing del Gruppo FNM e il Comune di Dalmine (BG), nell’ambito del progetto europeo I-SharE LIFE, E-Vai PUBLIC è una soluzione di mobilità sostenibile adottabile da tutte le amministrazioni per una gestione più efficiente della flotta comunale e a una riduzione del numero di vetture circolanti sul territorio.

Il Comune di Dalmine si è dotato di due auto elettriche – con 400 chilometri di autonomia – che saranno utilizzate dal personale per svolgere le attività lavorative dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 17.30.

Al di fuori di questi orari i veicoli saranno noleggiabili dai cittadini, ritirandoli e riconsegnandoli nelle postazioni che il Comune sta realizzando nei pressi della biblioteca comunale e che faranno parte degli oltre 100 E-Vai point presenti in Regione Lombardia.

“Il car sharing è certamente una delle soluzioni che potrà limitare gli accessi di veicoli diretti anche verso l’Università – dichiara Il Sindaco Lorella Alessio-. Questa iniziativa nasce anche con lo scopo di voler agevolare quegli studenti che si spostano con le linee ferroviarie.”

Il comune di Dalmine crede fortemente nella mobilità elettrica come una delle soluzioni per ridurre l’inquinamento dell città. Infatti, oltre a questo servizio saranno installate 6 colonnine di ricarica elettrica.

I vantaggi di E-Vai PUBLIC

Grazie a questo modello di mobilità condivisa, l’amministrazione comunale ottiene un duplice obiettivo: modernizzare il proprio parco auto con macchine ecologiche e offrire un servizio aggiuntivo ai cittadini grazie a un servizio di car sharing. Il cittadino può disporre di un autoveicolo elettrico per le proprie esigenze di mobilità senza assumersi l’acquisto della macchina stessa.

“E-Vai PUBLIC è una soluzione che risponde in modo innovativo all’esigenza di mobilità sostenibile in tutto il territorio lombardo – commenta Augusto De Castro, Consigliere delegato di E-Vai –. Grazie alla collaborazione delle amministrazioni comunali, il car sharing può arrivare anche in realtà locali non raggiunte dai grandi operatori rendendo più efficiente e sostenibile la gestione del parco vetture del comune”.

Gruppo di continuità trifase ad alta efficienza Galaxy VS

Schneider Electric amplia la gamma Galaxy V con la soluzione Galaxy VS, un UPS trifase da 20 a 100 kW efficiente, modulare e di facile installazione progettata per l’alimentazione critici di infrastrutture IT, commerciali e industriali.

Design compatto e flessibile ideale per qualsiasi ambiente che consente a Galaxy VS di essere posizionato in uno spazio più piccolo rispetto agli UPS tradizionali, facendo risparmiare tempo e denaro ai clienti.
Inoltre, rappresenta il giusto equilibrio per i clienti edge e cloud che necessitano di soluzioni innovative facili da implementare in questo ecosistema ibrido.

UPS Galaxy VS Tra i plus: efficiente fino al 99%, disponibile con batterie agli ioni di litio in alternativa alle classiche VRLA, che raddoppiano la durata della batteria, possibilità di ridondanza in parallelo, riduzione del costo totale di proprietà (TCO), facilità di installazione e manutenzione grazie all’accesso anteriore, scheda di gestione di rete integrata.

Le batterie agli ioni di litio:

I componenti critici del sistema sono costruiti come moduli con una progettazione fault-tolerant che consente ridondanza interna a livelli di carico ridotti e un tempo inferiore per la riparazione

Schneider Electric propone diversi livelli di assistenza con opzioni per la scelta della manutenzione di componenti singoli o in pacchetto strutturabili secondo le esigenze.

Galaxy VS è compatibile con EcoStruxure che garantisce: tranquillità, monitoraggio a distanza dello stato del UPS in qualsiasi momento e ovunque tramite l’app per smartphone, gestione semplificata con visibilità globale delle prestazioni

Una gamma completa

Galaxy VS è disponibile nelle potenze da 20 a 100 kVA (400/480 V) e da 10 a 50 kVA (208 V) ed è la soluzione adatta per Data Center perimetrali e di piccole e medie dimensioni e infrastrutture critiche in strutture commerciali e industriali.

I Big Data entrano negli Smart Building

Nel 2016, il volume stimato di traffico mobile a livello mondiale è stato pari a 6,2 miliardi di Gbyte (6,2 Exabyte) al mese. Per il 2020 si prevedono quasi 40.000 Exabyte di dati (40 Zetabyte). Su Google vengono eseguite oltre 3,5 miliardi di ricerche al giorno, mentre gli utenti di Facebook aumentano all’incirca del 22% anno dopo anno. Possiamo aggiungere i 187 milioni di email, i 38 milioni di messaggi Whatsapp e i 18 milioni di sms scambiati ogni minuto, e così via. Si stima che dalla sola Cina, entro il 2020, proverrà il 20% di tutti i dati generati sul pianeta.

Difficile visualizzare numeri di questo tipo. Per dare un’idea, ecco un paio di termini di paragone. Supponendo che su tutte le spiagge della Terra vi siano 700.500.000.000.000.000.000 granelli di sabbia, i 40 Zb citati prima equivarebbero a 57 volte tale quantità. Oppure, se potessimo salvare tutti i 40 Zb su dischi Blu-ray, il peso di tali dischi (senza custodia) sarebbe pari a quello della portaerei da guerra Nimitz. L’espressione ‘Big Data’ si riferisce appunto alle grandi quantità di dati come queste.

Di tutti questi dati, solo un quarto potrebbe dimostrarsi utile ad aziende e consumatori, se opportunamente classificato e trattato. Ma solo il 3% di essi viene ‘taggato’ e una percentuale ancora minore, stimata nello 0,5 %, viene davvero esaminata.

È tuttavia evidente che una massa tanto enorme di dati non può essere gestita e analizzata utilizzando metodi tradizionali per estrarre le informazioni in essi ‘nascoste’ ed eseguire operazioni come la manutenzione predittiva degli impianti, l’analisi dei comportamenti dei consumatori, proiezioni di mercato e così via.

Big data: come sfruttarli negli edifici

Anche gli edifici sono pieni di dispositivi e sistemi che producono grandi quantità di dati: dai BMS (Building Management System), ai sensori di temperature e umidità, al controllo degli accessi e così via. Il problema diventa pertanto quello di combinare i vari flussi di dati provenienti da diverse sorgenti eterogenee in un singolo centro di raccolta nel quale i dati stessi possano essere analizzati per ricavare delle informazioni utili.
Il primo problema posto dai Big Data nell’edificio è costituito dalla molteplicità delle sorgenti e dalla loro eterogeneità. La corretta denominazione ed etichettatura dei dati diventano quindi critiche per potere assicurare la coerenza fra le varie sorgenti.

In generale, i Big Data possono essere caratterizzati da 5 ‘V’:

Del volume abbiamo già detto. La velocità si riferisce invece alla quantità di dati accumulati nell’unità di tempo, considerando che nei Big Data vi è un flusso enorme e continuo di dati.

Per quanto riguarda la varietà, essa si riferisce alla natura dei dati, che possono essere strutturati o meno. I dati strutturati sono fondamentalmente dei dati organizzati, con lunghezza e formato definiti mentre i dati non strutturati, in genere non organizzati, sono dati che non si inseriscono nella tradizionale struttura a righe e colonne dei database relazionali. Esempi possono essere testi, immagini, video, ecc.

La veracità indica le incongruenze e l’incertezza nei dati, perché i dati disponibili, provenendo da più sorgenti diverse, possono essere disordinati, rendendo difficile il controllo della qualità e della precisione. In particolare, una massa di dati disordinati può creare confusione, mentre pochi dati possono fornire informazioni incomplete.

Infine, il valore. Dobbiamo ricordare che una massa di dati non ha alcun valore ed è sostanzialmente inutile se non viene trasformata in qualcosa di significativo, da cui si possano estrarre delle informazioni. Di fatto, questa è la ‘V’ più importante delle cinque.

Potenzialità enormi

Dopo la loro combinazione e normalizzazione, i Big Data possono mostrare tutte le loro potenzialità. Per esempio, si possono applicare modelli di analisi e algoritmi per identificare i possibili risparmi in termini operativi e di energia, si possono prevedere i futuri malfunzionamenti dei sistemi dell’edificio ed è possibile ottimizzare l’edificio stesso.

Prendere decisioni sulla base dei modelli e dei trend individuati nei dati raccolti può creare la differenza nella gestione dell’edificio. Il problema è farlo con un BMS, che tipicamente è progettato per il comando e il controllo dei sistemi dell’edificio mentre i dati vengono raccolti. Occorre quindi una nuova piattaforma da affiancare al BMS che, appunto, si occupi del data mining, ossia dei programmi di estrazione di informazioni utili dalle grandi quantità di dati disponibili.

Smart city Enea: efficienza e sostenibilità a Livorno

Come si costruisce una città intelligente? Lampioni a LED e semafori smart, sensori e telecamere per la gestione del traffico e strumenti integrati per il monitoraggio ambientale sono solo alcune delle novità che trasformeranno Livorno in smart city Enea. Il programma di riqualificazione avviato nella città toscana consentirà inoltre risparmi energetici fino al 70%, e un taglio delle emissioni di CO2 superiore alle 1.400 tonnellate annue.

“Insieme all’amministrazione comunale stiamo predisponendo soluzioni tecnologiche che, oltre ai benefici economici e ambientali, avranno un impatto positivo anche sulla vita dei cittadini”, commenta Stefano Pizzuti, responsabile del laboratorio ENEA “Smart Cities and Communities”.

Livorno: 8 tecnologie per diventare smart city Enea

La riqualificazione smart della città di Livorno rientra nel progetto ES-PA (Energia e Sostenibilità per la Pubblica Amministrazione), coordinato da Enea, per rafforzare le competenze degli amministratori pubblici su temi energetici ed eco-friendly e costruire modelli replicabili in tutta Italia.

Ecco le 8 risorse tecnologiche messe in campo a Livorno per una trasformazione digitale, sostenibile e soprattutto a misura di cittadino:

Questo primo modello di smart city su scala urbana prevede inoltre lo sviluppo di strumenti e procedure standard per ottimizzare l’utilizzo delle soluzioni presenti sul mercato.

Misurare efficienza energetica e sostenibilità con PELL

Nell’ambito del progetto livornese, Enea ha sviluppato anche la piattaforma informatica PELL – Public Energy Living Lab, che permette di monitorare e misurare le prestazioni dell’intera infrastruttura digitale. “Grazie a questa applicazione – sottolinea Nicoletta Gozo della divisione Enea “Smart Energy” -, per la prima volta in Italia durante la gara per l’affidamento dell’illuminazione pubblica è stato possibile adottare l’istituto del dialogo competitivo, con modalità più flessibili che riescono a conciliare la prestazione di un servizio pubblico con la capacità innovativa delle imprese”.

Quanto costa la smart city Enea?

smart cityIl modello smart city Enea rappresenta la combinazione vincente tra innovazione, tutela ambientale e risparmio economico: gli investimenti necessari per introdurre le tecnologie concordate tra Enea, amministrazione comunale e aziende saranno sostenuti interamente dalle imprese coinvolte. Senza dimenticare il rapido recupero dei costi generato dal risparmio energetico.

“In sostanza, il Comune di Livorno non dovrà effettuare alcun investimento, mentre i costi di gestione del nuovo sistema smart saranno inferiori del 20% rispetto a quanto attualmente speso per la sola illuminazione pubblica”, aggiunge Mauro Annunziato, responsabile della divisione Enea “Smart Energy”. Come già confermato dai coordinatori del progetto, il modello smart city Enea applicato a Livorno diventerà una policy nazionale, replicabile in diversi contesti italiani.

Ecco cosa significa realizzare una città intelligente capace di risparmiare risorse energetiche, ambientali ed economiche per offrire ai cittadini servizi digitali, sicurezza e benessere.

Mobilità a zero emissioni: Bosch prende il Treno Verde 2019

Mobilità a zero emissioni, zero incidenti e zero stress nelle 12 tappe del Treno Verde promosso da Legambiente e Ferrovie dello Stato. Protagonisti dello speciale corner allestito nella seconda carrozza, le tecnologie connesse e i trend dell’e-mobility dell’iniziativa Missione Ambiente by Bosch, con attività interattive dedicate a studenti, giovani e adulti.

Il convoglio partito il 18 febbraio da Palermo, è approdato a Milano il 3 aprile per l’ultima fermata di un viaggio all’insegna della sostenibilità ambientale e della qualità dell’aria, che ha toccato per tre giorni le altre città italiane di Bari, Napoli, Roma, Pescara, Arezzo, Civitanova Marche, Rimini, Padova, Genova e Torino.

Il futuro della mobilità a zero emissioni

Nato nel 2008, il progetto di Corporate Social Responsibility del Gruppo Bosch ha l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi e le loro famiglie sull’importanza dei piccoli gesti quotidiani, nella tutela ambientale e nell’uso responsabile delle nuove tecnologie. In questo primo trimestre 2019, Missione Ambiente by Bosch ha preso il Treno Verde per diffondere in modo ancor più capillare il tema dell’aria pulita e della mobilità a zero emissioni.

Per questo, Bosch ha pensato di dedicare le attività sul vagone non solo ai bambini, ma anche agli adulti, presentando la propria visione della mobilità sostenibile.

Cosa significa mobilità sostenibile?

Bosch ha coinvolto il pubblico italiano del Treno Verde di Legambiente nella propria concezione di mondo urbano sicuro, connesso e sostenibile, attraverso un percorso che si fonda sui tre principali ambiti della mobilità del futuro:

Un esempio di cosa significhi mobilità a zero emissioni per Bosch è rappresentato dalle e-Bike esposte durante la tappa di Torino. Le biciclette a pedalata assistita permettono infatti rapidi spostamenti grazie a batterie sempre più leggere, performanti e amiche dell’ambiente.

Mobilità connessa: come viaggiare senza stress

La connettività svolge un ruolo fondamentale nel percorso verso il trasporto del futuro. Viaggiare senza stress, spendendo poco e con un ridotto impatto ambientale è oggi possibile anche grazie a SPLT, l’app di car pooling aziendale rivolta a chi condivide lo stesso tragitto per recarsi al lavoro.

Come funziona SPLT? Il servizio digitale di car sharing è molto semplice da utilizzare: un algoritmo trova la combinazione migliore e calcola il percorso più veloce, con l’obiettivo di ridurre il traffico e rendere più rilassati gli spostamenti quotidiani dei pendolari. Le aziende, le università o gli enti pubblici autorizzano l’accesso alla piattaforma ai propri dipendenti, i quali scaricano la app SPLT, si registrano e cercano o offrono una corsa da condividere.

Shuttle elettrici: la mobilità a zero emissioni diventa smart

In un futuro non troppo lontano, secondo Bosch vedremo nelle nostre città shuttle elettrici, senza guidatore e perfettamente connessi. Le tecnologie per la mobilità a zero emissioni di Bosch si spingono infatti fino ai componenti per la guida autonoma di questi veicoli elettrici pronti a integrarsi in nuovi servizi di mobilità smart.

I cittadini avranno a disposizione 24 ore su 24 per tutto l’anno un ecosistema intelligente e perfettamente connesso che comprenderà piattaforme di prenotazione, condivisione e networking, parcheggio e ricarica, oltre a specifici software per la manutenzione dei veicoli e servizi di infotainment.

Nell’attesa di scoprire queste invenzioni green, il futuro della mobilità a zero emissioni attraverso iniziative in grado di avvicinare i cittadini alle tecnologie sostenibili come il Treno Verde di Legambiente.

Efficienza energetica e fotovoltaico contro la povertà energetica

La povertà energetica è una condizione che colpisce tre milioni di famiglie italiane. Il fenomeno è diffuso anche in Europa, con livelli diversi di gravità per ogni Paese. Per contrastare il problema il Governo italiano ha predisposto diverse misure nella proposta di Piano nazionale integrato per l’energia e il clima che puntano sia a sostenere la spesa energetica, sia a promuovere l’efficienza energetica degli edifici. Ma una misura da considerare è l’installazione di impianti fotovoltaici per promuovere l’auto produzione, in condizioni molto favorevoli per l’utente finale.

La povertà energetica in Europa e in Italia

mappa europea povertà energeticaCominciamo però a capire quanto sia diffuso il problema a livello europeo. Da quanto si legge in Open Exp, la classifica predisposta – la prima a livello europeo – mostra che la maggior parte dei Paesi UE ha livelli marcati di energy poverty e delinea un divario marcato tra i paesi nord-occidentali e quelli del Sud-est europeo. Un aspetto considerevole che emerge è la diffusione temporale del problema: infatti, non riguarda solo la stagione invernale, ma si presenta tutto l’anno. I cambiamenti climatici in atto potranno solo aggravare la situazione, dato che le ondate di freddo e di caldo stanno diventando sempre più frequenti ed estreme.

La quota della spesa energetica delle famiglie è in aumento in Europa, con incrementi più sensibili nelle famiglie a basso reddito, dove la spesa è aumentata del 33% tra il 2000 e il 2014.

Altri fattori da considerare: da una parte, i Paesi con una forte regolamentazione edilizia e un PIL pro capite più elevato mostrano livelli inferiori di povertà energetica; dall’altra quelli con i risultati peggiori si trovano ad affrontare la povertà energetica sia in inverno che in estate.

Strumenti anti povertà: efficienza energetica ed ecobonus

In tutto questo scenario, l’Italia è al 19esimo posto sui 28 Paesi membri, mostrando significativi livelli di povertà energetica. Nel testo della proposta del Piano nazionale Energia c’è più di un rimando specifico al problema. Per ridurlo, si legge, occorre “aumentare l’efficacia delle misure esistenti a sostegno della spesa energetica e, nel medio termine, favorire le soluzioni di efficientamento energetico degli edifici”.

Si fa riferimento anche interventi di deep retrofit, ovvero di riqualificazione profonda degli edifici residenziali pubblici (social housing). Trovano spazio anche le misure già oggi presenti in aiuto, come il bonus elettrico e gas, ma anche ecobonus che “si prestano, se opportunamente modificati e coordinati, a contrastare il fenomeno della povertà energetica in Italia. A tal fine, sarà utile anche stabilire una “misura ufficiale” della povertà energetica”.

A tal proposito si ragiona sulla possibilità di avviare un Osservatorio nazionale sulla povertà energetica. Ma c’è di più. Nel documento è presente un accenno alla possibilità di considerare sostegni specifici per interventi di efficienza e per l’installazione d’impianti a fonti rinnovabili in autoconsumo.

Autoproduzione fotovoltaica, i provvedimenti degli enti locali

Intanto che la proposta di Piano nazionale è in consultazione, alcune amministrazioni pubbliche si sono mosse sul piano di produzione energetica da fonti rinnovabili per contrastare la povertà energetica. Il primo in Italia è il Comune sassarese di Porto Torres, che lo scorso anno ha avviato un Fondo rotativo fotovoltaico che prevede un tetto fotovoltaico per circa 100 famiglie, utilizzando i fondi messi a disposizione dall’ente comunale. Le risorse stanziate permettono di acquistare impianti fotovoltaici da dare in comodato d’uso a famiglie in difficoltà economica. Esse potranno beneficiare per un tempo massimo di 25 anni potendo soddisfare le proprie necessità di elettricità, l’energia prodotta in più viene ceduta alla rete nazionale e i ricavi reimmessi per alimentare il fondo rotativo.

In Puglia ci si sta muovendo in questa direzione. Lo conferma una proposta di legge da poco approvata. Prevede che la Regione acquisti impianti fotovoltaici per le utenze domestiche residenziali in condizioni di disagio socio-economico, mettendoli poi a disposizione, in comodato d’uso gratuito per nove anni, rinnovabili fino a un massimo di 25, a fronte dell’impegno dei beneficiari ad attivare il servizio di scambio sul posto dell’energia prodotta dagli impianti.

Anche nel Lazio con la proposta di adottare tutte le azioni per istituire il “Fondo rotativo per il reddito di cittadinanza energetico” e a individuare le risorse in favore di soci di cooperative edilizie in difficoltà economiche.

Rete Irene e Casa Clima: accordo per la riqualificazione energetica

Perché investire sulla riqualificazione energetica? Intervenire in ottica di integrazione impiantistica sugli edifici esistenti significa diminuire i consumi energetici, risparmiare in bolletta e adottare soluzioni eco-friendly. Va in questa direzione l’accordo tecnico scientifico sottoscritto da Rete IRENE e l’Agenzia per l’energia Alto Adige – CasaClima per fare chiarezza nel mondo della riqualificazione energetica, pensando in particolare agli interventi operativi sul territorio nazionale. La rete di imprese per la riqualificazione energetica si prefigge l’obiettivo di ridurre i fabbisogni e di garantire sostenibilità alle strutture che scelgono la via del rinnovamento.

La partnership con CasaClima rientra nell’ulteriore “goal” di creare delle linee guida utili a tracciare con maggiore precisione come realizzare interventi corretti, in accordo con la ristrutturazione di II livello e con la riqualificazione energetica.

Dalla sinergia tra Rete IRENE e CasaClima nascerà anche un protocollo di certificazione dell’efficientamento delle strutture condominiali datate.

Le 4 vie della riqualificazione energetica secondo IRENE-CasaClima

“Il comparto edile e impiantistico riferito al patrimonio edilizio esistente sente la necessità di adeguare gli interventi di riqualificazione energetica verso uno standard più elevato – commenta Manuel Castoldi, Presidente di Rete IRENE -. La qualità degli interventi deve alzarsi e diventare un modello attuativo e di esempio per tutta la filiera”.

Per questo il gruppo ha deciso di coinvolgere i protagonisti di questa trasformazione edilizia in una serata di approfondimento dell’accordo, dedicata a progettisti e amministratori di condominio.

Ecco le 4 vie della riqualificazione energetica:

Certificazione IRENE-CasaClima: edilizia più competitiva

RETE IRENE CASACLIMAFiore all’occhiello della proposta congiunta, il protocollo di certificazione IRENE-CasaClima diventerà uno degli strumenti più innovativi a disposizione di chi progetta interventi di riqualificazione energetica del patrimonio esistente. Oltre a rappresentare un importante veicolo per gli operatori professionali dell’edilizia e una valida guida verso interventi corretti, il protocollo offrirà alle famiglie e ai partner finanziari un motivo in più per investire in interventi di riqualificazione energetica.

Il vantaggio competitivo della partnership tra Rete IRENE e CasaClima (attiva fino a giugno 2022) si rivolge soprattutto a progettisti e imprese, che avranno a disposizione un documento contenente linee guida validate da professionisti del settore per portare a termine interventi di riqualificazione “da manuale”.

Lo conferma anche Ulrich Santa, Direttore Generale dell’Agenzia CasaClima: “La riqualificazione energetica è una delle più grandi sfide per l’intero comparto edilizio e va affrontata con strumenti e processi che tengano conto delle specificità dell’esistente, per garantire un risultato duraturo e di qualità”, spiega Santa.

La concretezza tecnica di Rete IRENE e la qualità del sistema CasaClima si incontrano in questo accordo per la riqualificazione energetica, gettando le basi del tanto atteso rinnovamento edilizio dei condomini.

EM54, il misuratore ambientale per impianti di climatizzazione

Il misuratore ambientale multi-funzione EM54 di Flir è uno strumento adatto per l’ispezione di canalizzazioni, motori elettrici, apparecchiature di riscaldamento per il residenziale, commerciale e industriale.

Facile da usare, questo misuratore è utile per identificare rapidamente i sintomi di filtri otturati, perdite nelle canalizzazioni che riducono il flusso d’aria e il sovraccarico di sistemi di condizionamento.

Misurazioni accurate con Flir EM54

EM54_tripodDotato di anemometro esterno a rotore per misurare la velocità del flusso d’aria in un ampio range di misura ad alta risoluzione, Flir EM54 consente di verificare la velocità dell’aria all’ingresso e all’uscita delle canalizzazioni in modo preciso. In questo modo è possibile calcolare facilmente il flusso d’aria e diagnosticare i problemi in modo efficiente.

L’igrometro integrato nel misuratore ambientale identifica le differenze di livello di umidità relativa, evidenziando il rischio di cariche statiche in siti produttivi e di disagi in abitazioni e uffici. La sonda di temperatura a contatto di tipo K in dotazione è utile per controllare la corretta temperatura di funzionamento di motori elettrici e di componenti di apparecchiature di riscaldamento. EM54 calcola, inoltre, la temperatura con sistema a bulbo umido e di punto di rugiada.

È dotato di display multifunzione facile da leggere, di una funzione di registrazione min-max- media e un timer programmabile per lo spegnimento automatico. Robusto e affidabile, questo strumento diagnostico multifunzione è coperto da una garanzia limitata di tre anni.

Le isole minori sono pronte alla transizione energetica

Le isole minori hanno tutte le carte in regola per affrontare la transizione energetica che le potrebbe portare da una dipendenza dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili. Si aprirebbe un mondo decisamente green, quanto meno per le oltre 2200 isole abitate nell’Unione Europea. In questi siti si fa ancora oggi riferimento al petrolio e derivati, malgrado le potenzialità per essere autonome energeticamente grazie all’energia solare, eolica e da moto ondoso.

Grazie all’adozione di rinnovabili combinate con soluzioni di energy storage e di efficienza energetica, oltre che sistemi di smart lighting e avviando una politica di sostegno e uso della mobilità elettrica potrebbero trasformarsi in isole green. Un obiettivo possibile e per 26 di esse si trasformerà in realtà grazie all’iniziativa europea Clean Energy for EU Islands.

Salina, Favignana e Pantelleria pronte alla transizione energetica

26 isole europee hanno ufficialmente dato il via alla transizione verso l’uso di green energy con il sostegno del Segretariato della Commissione europea, che funge da sportello unico per la comunità insulari europee che vogliono passare alle energie pulite. L’iniziativa si svolgerà in due fasi: nella prima sei isole svilupperanno e pubblicheranno i loro programmi di transizione verso l’energia pulita entro l’estate 2019; le altre lo faranno l’anno successivo. Tre isole minori italiane sono considerate: nella fase uno è chiamata Salina, mentre Favignana e Pantelleria sono comprese nella fase due.

isole minori transizione energetica

Isola di Salina

Salina è la seconda isola più grande delle Eolie, patrimonio Unesco. Definita la più verde dell’arcipelago, è un autentico paradiso, ma con un limite: consuma annualmente 1.800 tonnellate di gasolio e gas di petrolio liquefatto, ossia oltre il 70% del consumo energetico dell’isola. Da qui la decisione di cambiare strada. Prima di tutto ha firmato il Patto delle Isole nel 2013, seguita dall’istituzione del PAES – Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile con obiettivi chiari per il 2020. Da allora, l’isola ha preso iniziative per promuovere l’ecoturismo e ridurre l’inquinamento e il degrado ambientale, e prevede di attuare misure di efficienza energetica e di risparmio energetico.

Anche Favignana e Pantelleria sono state coinvolte. La seconda, in particolare, troverà il sostegno del Politecnico di Torino. L’ateneo piemontese è attivo da anni nella sperimentazione di fonti energetiche alternative sull’isola, anche in progetti per energia da moto ondoso ed è riuscito a coinvolgere Regione Sicilia e tutti i soggetti del territorio a cogliere questo obiettivo.

Le isole minori che ce l’hanno fatta a diventare green

Salina, Favignana e Pantelleria fanno anche parte delle 20 isole minori abitate e non interconnesse con la rete elettrica su cui si è focalizzata l’attenzione di Legambiente. Essa ha predisposto un rapporto dedicato, “Isole Sostenibili” da cui emerge che qualcosa è stato fatto. Il fotovoltaico è la fonte rinnovabile più diffusa sulle isole, mentre l’eolico, nonostante le condizioni favorevoli, è presente soltanto a Pantelleria con 2 micro generatori. Sempre in termini di green energy, Pantelleria è la più importante per capacità installata, con 20,8 mq di solare termico, 449 kW di solare fotovoltaico e 32 kW di eolico. A Lipari, sul Monte S. Angelo, dal 2012 è in funzione la centrale fotovoltaica più grande delle isole minori (1120 kW).

Ma la strada verso l’autosufficienza è lunga: occorrerebbe prendere spunto da chi nel mondo è in cammino verso l’obiettivo 100% rinnovabile. Lo sono 36 isole in tutto il mondo, dal Pacifico all’Atlantico, dai Mari del Nord all’Australia, sempre segnalate da Legambiente, ricordando a questo proposito che: “L’interesse di queste esperienze sta, anche, nel fatto che i risultati sono stati raggiunti valorizzando le risorse naturali locali e stimolando le economie del territorio, coinvolgendo le comunità di residenti”.

Ce la stanno facendo realtà molto piccole, come gli atolli polinesiani di Funafuti e Vaitupu, 7500 abitanti in due, che hanno una capacità rispettivamente di 500 (tutti con impianti su tetti) e 46 kW di fotovoltaico ma il cui governo di Tuvalu intende arrivare al 100% entro il 2020. C’è già chi è riuscito: l’isolotto di King Island, in Australia, dove vivono duemila persone, è stato il primo sistema insulare ibrido (fotovoltaico, eolico e accumulo) a raggiungere il 100% di copertura rinnovabile sulla scala del MW.