Installatori elettrici: servizi in esclusiva da Schneider Electric

Il settore elettrico sta vivendo una trasformazione tecnologica e normativa che richiede un’evoluzione delle competenze professionali della filiera del settore dell’impiantistica.

Schneider Electric, per supportare gli installatori elettrici, ha realizzato una pagina dedicata agli installatori e agli elettricisti con un’area riservata dove registrandosi è possibile accedere ad approfondimenti, innovazioni tecniche di prodotto, ma soprattutto servizi e vantaggi studiati e dedicati all’installatore elettrico.

Una pagina completa con tutte le informazioni necessarie che riguardano gli impianti da progettare e installare: innovazioni tecniche di prodotto, cataloghi e brochure da consultare e scaricare, video tutorial e la possibilità di usufruire di un esclusivo supporto tecnico.

Oggi è necessario essere consapevoli del valore e dei benefici che le innovazioni e le soluzioni possono offrire.

pagina installatori elettrici Schneider Electric

Servizi e vantaggi pensati per agevolare il lavoro

È sufficiente collegarsi alla nuova sezione del sito dedicata in particolare a piccoli installatori ed elettricisti , registrarsi e scoprire una “cassetta degli attrezzi” virtuale a cui attingere nel lavoro quotidiano:

Iscriviti alla pagina dedicata agli elettricisti avrai IN ESCLUSIVA servizi riservati per la tua attività

Il mondo Schneider Electric in “tasca”

Sempre dal sito è possibile scoprire tutte le caratteristiche di MySchneider, l’app disponibile per tutti i dispositivi mobile Android o iOS pensata per facilitare l’attività professionale “tenendo in tasca” tutto il mondo Schneider Electric e disponendo di un canale di contatto immediato per esigenze di assistenza.

Semplice e intuitiva, consente di ottenere informazioni utili per il lavoro quotidiano con un semplice click.

Melchioni Ready: il primo e-commerce 100% italiano

Affidabile, rapido, conveniente: Melchioni Ready è il primo e-commerce high service level (HSL) tutto italiano a servizio degli operatori B2B del mondo elettronico ed elettromeccanico. Un canale di fornitura privilegiato, cui fare riferimento anche nel caso vi sia la necessità di ordinare pochi pezzi e, soprattutto, di ricevere i materiali in tempi stretti.

La nuova piattaforma unisce infatti lo storico know-how di Melchioni – oltre 70 anni sul mercato e un fatturato annuo 150 milioni di euro nel 2018 – alle competenze di un gruppo di manager provenienti da posizioni di primo piano nel settore specifico. “Siamo orgogliosi di essere il primo distributore HSL di origine italiana – commenta il presidente Mario Melchioni -. Il progetto online ambisce a diventare rapidamente protagonista del mercato, appoggiandosi sulla reputazione, alla forza e alla tradizione del brand Melchioni”.

I 5 plus di Melchioni Ready

Il servizio specializzato nella vendita online di componentistica elettronica, elettromeccanica, utensileria e strumentazione, trova sbocco ideale ovunque serva ricevere con urgenza prodotti da utilizzare per progettazione, prototipazione, installazione e manutenzione di apparecchiature o apparati industriali.
Scegliendo Melchioni Ready, i professionisti del settore possono contare su almeno 5 plus:

fondatori Melchioni ReadyCosa significa 100% italiano?

L’e-commerce Melchioni Ready è interamente italiano, non solo in termini amministrativi: anche logistica e catena di approvvigionamento vengono gestite direttamente sul territorio nazionale, con conseguenti vantaggi per l’acquirente in termini di condizioni commerciali e rapidità di consegna.

“Il nome Melchioni Ready racchiude l’essenza della nostra azienda – aggiunge l’amministratore delegato Ermanno Maffè -: Melchioni, come il gruppo italiano di cui siamo parte; Retailed, come la nostra offerta; Advanced, come la nostra struttura informatica; Dynamic, come il nostro servizio”.

Online da inizio gennaio, Melchioni Ready è l’alternativa tutta italiana per l’acquisto online di componenti elettronici ed elettromeccanici

Realtà virtuale e illuminazione in una App da Signify

Stabilire la corretta illuminazione, soprattutto in un punto vendita, può fare una grande differenza. Creare un ambiente gradevole per la clientela e, contemporaneamente, che valorizzi la merce esposta è l’obiettivo di chi progetta questo tipo di illuminazione.

Per venire incontro a queste esigenze, la nuova app Philips VR Fashion Lighting di Signify consente di intervenire in modo personalizzato sulla luce e mettere ancor più in risalto i prodotti esposti sfruttando l’illuminazione per creare mondi virtuali per i clienti, dando loro modo di sperimentare nuove atmosfere di luce.

Realtà virtuale e illuminazione insieme

Rendering App SignifyChe si tratti del proprio negozio preferito o delle vie cittadine, come è possibile ottenere l’illuminazione perfetta per vedere ciò che più ci piace sotto la corretta luce?

L’innovativa soluzione tecnologica di Signify – il nuovo nome di Philips Lighting da maggio 2018 – permette di offrire un’esperienza di realtà virtuale per i potenziali clienti, che potranno così avere un’idea in anteprima di come l’illuminazione possa trasformare i negozi o le strade della città in cui vivono.

Disponibile per iOS e Android, la nuova app Philips Fashion Lighting VR permette di utilizzare il proprio smartphone all’interno di un apposito visore VR e osservare gli accurati rendering 3D realizzati dalla app.

Sarà così possibile “muovere i primi passi” nel negozio virtuale e provare in prima persona come l’illuminazione sia in grado di animare le vetrine per catturare l’attenzione dei passanti e convincerli ad entrare. L’app, oltre a rendere il bianco più brillante, il nero più nitido e gli altri colori più vivaci, rivela anche l’importanza di una corretta illuminazione nel negozio, in modo da influenzare positivamente le decisioni di acquisto.

Non solo: consente di variare con semplicità i parametri e osservare in tempo reale gli effetti che questi hanno sull’intero ambiente, permettendo di prendere decisioni con maggiore rapidità e “a colpo sicuro”.

MCE – Mostra Convegno Expocomfort 2020: nuovo layout espositivo

Innovazione, integrazione fra mondo termico ed elettrico si fondono con efficienza energetica, risparmio e sostenibilità per un nuovo modo di progettare gli edifici e le città. In linea con questa filosofia progettuale, MCE – Mostra Convegno Expocomfort 2020 ha pensato a un nuovo layout espositivo per l’edizione in programma dal 17 al 20 marzo 2020 in Fiera Milano.

La nuova disposizione espositiva ha l’obiettivo di creare omogeneità e continuità fra i diversi comparti, valorizzare le differenti aree, dimostrare come l’integrazione sia ormai non solo fattibile, ma anzi auspicabile e in grado di facilitare sia le esigenze delle aziende espositrici sia degli operatori professionali dell’intera filiera dell’impiantistica.

I nuovi orizzonti del comfort sono sempre più legati alla gestione e al controllo di tutti i parametri in grado di garantire efficienza energetica, risparmio, benessere e un uso intelligente e accorto delle risorse.

MCE Mostra Convegno Expocomfort 2020 planimetriaLayout espositivo: interpretare l’evoluzione impiantistica

Una configurazione che va oltre la classica ripartizione dei comparti industriali presenti a MCE: dal Riscaldamento all’Attrezzeria e Componentistica, dal Condizionamento dell’aria alla Refrigerazione e Ventilazione, dalla Tecnica Sanitaria al Trattamento dell’acqua, dalle Energie rinnovabili alla Home & Building Automation e alla Mobilità Elettrica.

In particolare, il mondo della climatizzazione, del condizionamento, della refrigerazione andrà a occupare oltre agli storici padiglioni 13/15 e 22/24 anche il padiglione 9/11 insieme That’S Smart (area dedicata alla building automation, alla domotica, allo smart metering, alle rinnovabili elettriche e alla mobilità elettrica) dove si concretizza la sinergia fra mondo elettrico e termico.

Il settore della componentistica sarà collocato nei padiglioni 2/4 avvicinandosi ai tradizionali spazi dedicati al riscaldamento, alle energie rinnovabili e ai servizi per la progettazione (pad.1/3, 5/7 e 10), settori complementari e sinergici.

“Una maglia espositiva che ci ha portato ad avvicinare alcuni comparti merceologici riuscendo ad assicurare continuità e, allo stesso tempo, una suddivisione logica in grado di rendere chiaramente identificabili le varie aree merceologiche e naturalmente, facilitare il percorso di visita dei nostri operatori – sottolinea Massimiliano Pierini, Managing Director di Reed Exhibitions Italia – Uno schema completamente nuovo che sono certo riuscirà a raccontare al meglio il presente e il futuro del mercato”.

BIE – Biomass Innovation Expo: naturale completamento

Il nuovo layout espositivo coinvolge anche la seconda edizione di BIE – Biomass Innovation Expo, la manifestazione dedicata alle biomasse legnose che completa in maniera sinergica l’offerta espositiva di MCE dedicata al comparto della climatizzazione invernale e la produzione di acqua calda.

Proprio la nuova disposizione nel padiglione 6 comunicante con il padiglione 10 riservato al riscaldamento punta a facilitare l’integrazione fra gli operatori professionali delle due manifestazioni e offrire una visione a 360° sulle tecnologie innovative in grado di ottimizzare il comfort a garanzia di sostenibilità e risparmio energetico.

“Con questo progetto vogliamo dare risalto a un settore che è fondamentale per la nostra industria, per la nostra filiera. BIE – Biomass Innovation Expo aggiunge valore a quel tessuto imprenditoriale di MCE che lavora sull’efficienza energetica e sulla qualità ambientale” ha sottolineato Massimiliano Pierini, Managing Director di Reed Exhibitions Italia.

Innovazione, normativa, una progettazione integrata e una corretta manutenzione degli impianti sono il cuore dell’evoluzione di questo settore.

Un’edizione, quella di MCE 2020, che intende rappresentare l’evoluzione dell’impiantistica sempre più legata a piattaforme intelligenti, facilmente utilizzabili, interattive, in grado migliorare l’uso delle risorse, ridurre lo spreco e offrire un nuovo modo di vivere human-centric.

Energia e sostenibilità: sfide e opportunità

Progressi compiuti nella gestione dell’energia e della sostenibilità, riduzione delle emissioni di anidride carbonica delle grandi imprese, barriere, opportunità e trend innovativi, è quanto emerge dal report 2019 Corporate Energy & Sustainability Progress presentato da Schneider Electric.

Lo studio – realizzato da GreenBiz Research – si basa su un questionario che ha coinvolto oltre 300 professionisti, responsabili per l’energia e la sostenibilità in aziende con oltre 100 milioni di dollari di ricavi annuali. L’obiettivo è comprendere come le grandi organizzazioni acquistano energia dalle utility, come gestiscono la domanda, come usano i dati, come sviluppano e finanziano programmi per l’efficienza e la riduzione di emissioni.

“Oggi più che mai chi guida le aziende capisce di dover prendere le redini e far pesare il proprio ruolo in uno scenario energetico e ambientale che è in evoluzione – ha commentato Jean-Pascal Tricoire, Presidente e CEO di Schneider Electric. – Essere consumatori passivi è uno svantaggio operative e competitivo. Per questo, a prescindere da regolamenti e mandate, le aziende stanno adottando in modo aggressivo strategie per tagliare le emissioni, aumentare l’efficienza, mettere l’energia a servizio del pianeta e del loro bilancio”.

Il report rivela che la maggioranza delle grandi aziende ha stabilito pubblicamente obiettivi di sostenibilità nonostante la difficoltà a reperire i fondi necessari e ad analizzare i dati. Questo circolo virtuoso sta stimolando l’adozione di strategie e tecnologie innovative e soprattutto aumentando la percezione del valore della conservazione ambientale e della lotta al cambiamento climatico.

investire in sostenibilità

Sostenibilità ed efficienza per competere

Ridurre energia, emissioni di anidride carbonica e produzione di rifiuti è fondamentale per vincere le sfide di un mercato in continua evoluzione e ovviamente a prescindere dal fatto di doversi adeguare per indicazioni normative e legislative.

Emerge un dato molto interessante: oltre il 60% delle aziende coinvolte si sono impegnate pubblicamente a ridurre il consumo di energia, le emissioni di CO2, i rifiuti e un ulteriore 9% sta prendendo in considerazione di adottare politiche che vanno nella direzione della sostenibilità.

Tra le motivazioni troviamo al primo posto la preoccupazione per l’ambiente, seguono la volontà di essere considerati come un’azienda che fa la differenza in tema sostenibilità e la capacità di diventare più competitivi.

Un bilancio tra opportunità e ostacoli da superare

La ricerca rivela che le aziende stanno cercando soluzioni innovative: l’efficienza energetica resta ancora il target principale, ma stanno guadagnando terreno iniziative come la decarbonizzazione e la decentralizzazione. Tra le tecnologie più utilizzate: energie rinnovabili prodotte onsite o offsite, batterie di accumulo, mobilità elettrica.

Il 52% delle aziende produce energie rinnovabili on-site, il 40% ha contratti di acquisto di energie rinnovabili off-site e il 34% usa certificati di attribuzione energetica – come crediti per l’energia rinnovabile o garanzie di origine – per controbilanciare le emissioni derivate dall’elettricità che comprano e consumano (emissioni di scopo 2).

crescita rinnovabili e sostenibilità

L’accesso al capitale è solo in parte una barriera: ottenere fondi per progetti e programmi dipende dalla capacità di dimostrare il ritorno sull’investimento e dal coinvolgimento diretto della leadership aziendale

Solo il 10% ha identificato nella disponibilità di capitale la motivazione primaria per cui i programmi sono approvati e finanziati.

La vera sfida si gioca sui dati condivisi

Ecco qui uno dei nodi da sciogliere: le aziende dispongono di dati in abbondanza, ma la qualità delle fonti e una condivisione non efficace continuano a ridurre la capacità di creare valore dalle informazioni.

Questo significa che il problema si è spostato dal dato al suo utilizzo in maniera concreta, utile e affidabile.

La ricerca, infatti evidenzia:

Le “bollette” energetiche sono la fonte più comune, seguita dai sistemi di gestione dell’energia; ma solo il 22% delle aziende condivide tutti i dati relativa energia e sostenibilità nei vari dipartimenti, il 58% ne condivide alcuni e il 21% non ne condivide affatto.

Il report mette in luce come la gestione delle risorse e dell’energia sia una leva strategica che offre reali opportunità di cambiamento: nuovi meccanismi di finanziamento per accelerare l’adozione; nuovi fornitori e modelli di business per contribuire a risparmi sostenibili; nuove tecnologie e soprattutto nuovi modi per analizzare e condividere flussi di dati e informazioni.

È un mondo che cambia e le aziende devono stare al passo con i tempi per assicurarsi di rimanere competitive.

Per maggiori informazioni e scaricare il report completo visitare insights.se.com.

Nuova serie V5 per i pannelli fotovoltaici LG NeON 2 e LG NeON 2 Black

La divisione Solar di LG Electronics presenta la serie V5 per i moduli fotovoltaici LG NeON 2 e LG NeON 2 Black certificata secondo il nuovo standard internazionale per i pannelli, IEC 61215 del 2016, che verrà applicato a partire dal 1° aprile.

La nuova serie sostituisce la precedente – la A5 – ed è caratterizzata da miglioramenti che riguardano le prestazioni con una potenza da 345 Wp per NeON 2, e di 330 Wp NeON 2 Black e il peso dei moduli stessi (17,1 kg).

I moduli LG NeON 2 e NeON 2 Black sfruttano la tecnologia Cello che sostituisce 3 barre collettrici con 12 fili sottili per migliorare la potenza di uscita e l’affidabilità.
Come suggerisce il nome, il modulo fotovoltaico monocristallino LG NeON 2 Black è completamente nero. Il design discreto gli permette di integrarsi con qualsiasi abitazione.

L’introduzione della serie V5 mette in luce l’impegno di LG Electronics nello sviluppo costante di moduli solari innovativi e fornire al cliente molto di più della sola efficienza.

Il valore aggiunto è costituito dalla garanzia estesa, dalla durata, dalle prestazioni in condizioni reali e dal design estetico, che lo rende particolarmente adatto all’installazione sui tetti.

La serie offre una garanzia sulle prestazioni lineari fino all’89,6% di potenza erogata dopo 25 anni; anche il coefficiente di temperatura è ulteriormente migliorato, arrivando a 0,36% per grado Celsius.

I moduli solari LG vengono testati in modo rigoroso nel corso dell’intero processo di produzione, il doppio rispetto a quanto previsto dalla normativa IEC. Soddisfano, quindi, i più severi criteri di qualità, permettendo a LG di offrire garanzie di alto livello su prodotti.

“Con l’introduzione della serie V5, LG mette a disposizione di rivenditori, installatori e utenti finali i moduli fotovoltaici più potenti ed efficienti – ha dichiarato Davide Ponzi, Solar Business Manager Italy & Spain di LG Electronics. – Questo rende tutti i nostri interlocutori ancora più sicuri del fatto che stanno investendo nella tecnologia più avanzata e affidabile presente oggi sul mercato.”

Scommettere sulle bioenergie conviene all’Europa

Nel percorso verso la decarbonizzazione le bioenergie possono fornire un contributo importante. Lo crede l’International Energy Agency, che ha voluto dare il proprio avvallo, assumendo pochi giorni il ruolo ufficiale di facilitatore della Biofuture platform. Si tratta di un network composto da 20 paesi che intendono accelerare lo sviluppo e aumentare la diffusione di moderne alternative sostenibili rispetto ai combustibili fossili e a basso tenore di CO2 in vari settori, dai trasporti alla chimica. Perché la IEA ha preso questa decisione? Lo spiega il suo direttore esecutivo, Fatih Birol, parlando di bioenergy come del “gigante trascurato delle energie rinnovabili”. “Prevediamo che le bioenergie moderne continueranno a guidare il settore e hanno enormi prospettive di ulteriore crescita”. Certo, serviranno politiche avvedute e norme stringenti per assicurare la sostenibilità e per dare pieno slancio alle potenzialità di questa fonte, che comprende forme di energia prodotte da biomasse, bioliquidi e biogas.

Ma già oggi, sottolinea, la quota di bioenergie nel mix di consumo energetico di rinnovabili nel mondo è di circa il 50%, ovvero tanto quanto prodotto da energia idroelettrica, eolica, solare e le altre fonti green.

L’Europa in tutto questo potrebbe ritagliarsi un ruolo prioritario nello scacchiere mondiale. Ne ha tutte le potenzialità.

Bioenergie, principali fonti rinnovabili d’Europa

L’obiettivo della Biofuture platform è accelerare la transizione verso una bioeconomia globale avanzata, a basse emissioni di CO2. Un obiettivo possibile grazie alle bioenergie su cui, però sono state sollevate anche perplessità: per esempio, la biomassa a base legnosa è un argomento controverso e molto dibattuto nelle discussioni sul clima; secondo alcuni scienziati emetterebbe fino al 50% in più di CO2 rispetto al carbone. Tuttavia, i suoi sostenitori, inclusa l’EPA – Agenzia USA dell’Ambiente, la ritengono una fonte di energia “carbon neutral”.

E come fonte energetica green ha sicuramente un peso specifico considerevole. Secondo Cristina Calderón, Market Intelligence Director di Bioenergy Europe, le bioenergie costituiscono oggi la principale fonte rinnovabile in Unione Europea, con una quota del 63,83% nel mix energetico verde. “È anche la più versatile tra tutte le fonti rinnovabili, può essere utilizzata per produrre elettricità e calore e come base per carburanti”. Grazie a questa sua dote, rileva nel report 2018 sullo stato dell’arte delle bioenergie in Europa, è una fonte cruciale per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici UE.

Concorda sul tema il segretario generale dell’associazione, Jean-Marc Jossart, che nello stesso report, segnala come il potenziale di biomassa in Europa, superiore a 700 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, è cinque volte superiore al consumo attuale.

Ma già oggi, anzi nel 2016 (dati Eurostat), per la prima volta hanno superato il carbone in termini di produzione di energia primaria. Tra l’altro, il 95,9% della bioenergia consumata nell’UE è prodotta localmente. Un buon risultato che però non basta a rendere indipendente l’UE dall’import di combustibili, in particolare petrolio e gas.

Per comprendere più facilmente il suo valore sul green mix energetico, è possibile riprendere sempre da Bioenergy Europe una stima: calcolando che l’Europa avrebbe fatto affidamento, dal primo gennaio al 20 ottobre 2018, su energia fossile e nucleare per 293 giorni, per i restanti 72 giorni il fabbisogno energetico sarebbe stato soddisfatto dalle rinnovabili, 43 dei quali grazie alle bioenergie.

Il peso specifico delle bioenergie in Italia

E in Italia? Come segnala l’ultimo rapporto Ispra, dal 1990 al 2016 il consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili è quadruplicato passando da 6,4 a 26,018 Mtep, sul totale biomasse e rifiuti contribuiscono per 13,177 Mtep.

Nello stesso si segnala che: “Le sorgenti di energia rinnovabile prevalenti sono state storicamente quella geotermica e idroelettrica che dal 1990 al 2000 rappresentavano più dell’80% del consumo interno lordo di energia rinnovabile. La restante quota era soddisfatta principalmente da energia proveniente da biomasse e rifiuti. Dopo il 2000 quest’ultima fonte mostra un tasso di crescita considerevole, e dal 2007 supera la quota del 50%. Nel 2016 la quota di energia da biomasse e rifiuti rinnovabili è pari al 50,6% del consumo interno lordo di energia rinnovabile”.

quota relativa di rinnovabile fonte Ispra

Quota relativa di energia rinnovabile per fonte nel consumo interno lordo nazionale – Fonte Rapporto Ispra

Innovazione tecnologica e servizi al cliente: la ricetta di Baxi

Quasi 10 milioni di caldaie prodotte dal 1978, oltre 540 mila nel 2018, 4000 unità al giorno sono alcuni dei numeri che rappresentano la qualità e l’affidabilità di Baxi, azienda italiana che offre una gamma completa di prodotti energeticamente efficienti per garantire massimo comfort e risparmio.

Un’azienda che negli anni ha saputo innovarsi passando dall’offerta di singolo prodotto al sistema integrato con fonti rinnovabili perseguendo obiettivi precisi: progettare e produrre soluzioni che rispondano alle esigenze del mercato e dei clienti in termini di efficienza energetica, sostenibilità, facilità di installazione e di utilizzo.

Oggi in un mercato sempre più digitalizzato e connesso, Baxi punta a fornire soluzioni intelligenti per il comfort a impatto ambientale quasi nullo e servizi di valore per i clienti e i professionisti.

8 obiettivi per competere al meglio

L’azienda nel 2018 ha portato il proprio fatturato a 287 milioni di Euro, in crescita del 12,5% rispetto al 2017: il 35,1% proveniente dal mercato italiano, nonostante la forte concorrenza nazionale ed estera. Una conferma del fatto che il prodotto di un’azienda italiana, frutto di costante innovazione e garantito da un servizio pre/post vendita, resta una prima scelta del cliente. La mission per i prossimi anni è continuare nel solco di quanto fatto fino ad ora in un percorso identificato in 8 step:

  1. espandersi nel mercato delle pompe di calore e dei sistemi ibridi, la migliore risposta all’attuale esigenza – spinta anche dalla normativa ErP – di utilizzare fonti di energia sostenibile
  2. crescere ulteriormente nella quota export, che attualmente soddisfa le richieste di oltre 50 Paesi
  3. investire in servizi connessi, specifiche App per il controllo a distanza, nella progettazione BIM con gli schemi d’impianto
  4. aumentare le quote di mercato nel settore Professional
  5. differenziazione di prodotto con omogeneità di piattaforme
  6. snellire i processi infrastrutturali
  7. puntare sulla Customer Experience attraverso fidelizzazioni, servizi e tool esclusivi
  8. formazione di qualità attraverso convegni e corsi normativi per i professionisti

Una storia di qualità e affidabilità

Baxi è un’azienda nata nel 1925 quando la famiglia tedesca Westen fondò lo stabilimento delle Smalterie Metallurgiche Venete dove venivano prodotti scaldacqua elettrici e vasche da bagno oltre a prodotti per il riscaldamento quali corpi scaldanti in acciaio.

Alla fine degli anni Settanta il focus aziendale si incentra nel settore del riscaldamento, trasformandosi in uno dei primi stabilimenti a introdurre gli apparecchi domestici a gas con la produzione di caldaie murali.

Nel 1999 entra a far parte del gruppo inglese Baxi Group, attivo in Europa nel settore del riscaldamento.

Nel 2009 nasce il Gruppo BDR Thermea dalla fusione di De Dietrich, Remeha e Baxi Group con lo scopo di diventare una delle più importanti realtà nel settore del riscaldamento: oggi produce sistemi e servizi innovativi per il riscaldamento e per l’acqua calda sanitaria per applicazioni domestiche e commerciali, con un fatturato di oltre 1,7 miliardi di Euro.

Baxi è il centro ricerca e sviluppo di eccellenza per il gruppo BDR Thermea.

Uno stabilimento sostenibile

Lo stabilimento Baxi di Bassano del Grappa, il più grande del settore a livello europeo, occupa una superficie di 100.000 m2 e dispone di 13 linee produttive nel totale rispetto dell’ambiente, grazie ai 6.000 m2 di pannelli fotovoltaici che soddisfano il 100% della richiesta energetica necessaria per la fabbricazione delle caldaie.

Smart Road, digitalizzare l’asfalto e renderlo “intelligente”

I vantaggi nella digital transformation delle infrastrutture stradali è sì finalizzato a una migliore e più sicura esperienza di viaggio. Garantisce anche una valorizzazione dell’asset stradale. Secondo Research and Market il mercato globale delle autostrade intelligenti, pari a 19,89 miliardi di dollari (dati 2017) si prevede raggiungerà un valore economico di 54,11 miliardi entro il 2023 con un CAGR del 18,15% nel periodo di previsione 2018-2023.

Smart Road, digitalizzare l’asfalto e renderlo “intelligente” con l’AI

Detto questo, le parti in causa per portare la digitalizzazione sull’asfalto sono varie.
Schneider Electric ha cercato di dare una risposta pragmatica al concetto di smart road, concentrandosi sulla migliore gestione dell’infrastruttura e il suo controllo real time, focalizzandosi così sui bisogni del concessionario stradale.

L’approccio del gruppo industriale in tema di Smart Road, concretizzato in EcoStruxure si fonda su:

Volontà di integrazione intelligente

In tutto questo l’Intelligenza Artificiale svolge un ruolo importante, permettendo di rendere smart i processi che sovrintendono alla gestione coordinata dell’infrastruttura.

GianMarco SolaMa il punto focale nella visione di Schneider Electric è l’integrazione nativa OT con il campo connesso: «l’insieme da noi concepito non può prescindere da dispositivi di campo nativamente connessi – spiega Gianmarco Sola, Head of Trasportation segment Italy and Europe operations Schneider Electric – Per noi è importante che la connettività del dispositivo fisico, sotto forma di PLC, attuatori o altro, sia in grado di erogare in modo semplice, con protocolli aperti e soluzioni di facile integrabilità tutte le informazioni possibili, digitalizzandole, utilizzandole per finalità diverse, potendo per esempio sapere le sue condizioni di stato del dispositivo e programmando le relative manutenzioni sulla base delle sue condizioni di vita».

L’architettura di Schneider Electric è quindi costituita da un centro di controllo cui vengono demandate funzionalità di machine learning e di intelligence collegate a tutti i sotto sistemi collegati in un tratto stradale, e dei centri di automazione, lungo i tratti stradali, all’interno dei quali sono presenti sotto sistemi indipendenti che a loro volta gestiscono parte della smart road: pensiamo, per esempio, nel progetto Smart Road a Green Island, ovvero la parte deputata alla gestione delle smart grid, oppure a smart tunnel, per la gestione delle gallerie. Ci sono poi varie funzionalità collegate alla gestione della rete dei vari dispositivi intelligenti, che non dovranno essere più cablati; per esempio, le traffic cam, per cui esistono soluzioni ad hoc per la gestione del traffico costituite da piattaforme che elaborano il dato acquisito sotto forma di immagine, e attivando una risposta sulla base di quanto ha visto e riconosciuto.

La prossima frontiera: vehicle-to-infrasctructure

C’è poi una parte suscettibile di uno sviluppo futuro ed è quello che riguarda la parte di comunicazione vehicle-to-infrasctructure, «perché c’è un’evoluzione in atto ed è giusto attendere il consolidamento di un protocollo o di una tecnologia», rileva Sola.

Quello che invece Schneider Electric vorrebbe integrare è la parte IoT dedicata alla sensoristica wireless in campo potendo acquisire informazioni da oggetti non necessariamente connessi fisicamente all’infrastruttura.

Spazio a sensoristica IoT

La sensoristica wireless giocherà un ruolo importante nello sviluppo del progetto Smart Road. Ne è convinta Schneider Electric che nella sua architettura dedicata ha dedicato spazio a questo ambito.

«La nostra idea, basata su quanto già vediamo pronto da questo punto di vista è il protocollo LoRaWan e stiamo facendo in modo che i nostri sistemi di automazione integrino questo protocollo in maniera nativa perché offre potenzialità elevate. Pensiamo ai sensori di monitoraggio strutturale di ponti, volte e cavalcavia che non avrebbero più necessità – per l’esistente ancor di più – di cablare un’infrastruttura: sarebbe sufficiente posizionare un sensore con questa capacità di comunicazione e mettere ai capi del ponte dei sistemi di captazione che consentano di incorporarlo e le informazioni da esso generate», illustra Sola.

Si può pensare a sensori per ottenere informazioni meteo, oppure a centraline per il monitoraggio del terreno in contesti franosi. Pensiamo anche a sensori per controllare il livello di ghiaccio formato sulla sede stradale. «Le possibilità aperte dalla sensoristica “senza fili” sono quindi moltissime: siamo convinti delle opportunità già oggi pronte sul mercato e delle possibilità di sviluppo di questo comparto tecnologico».

In futuro si potrà contare su ulteriori opportunità: basti pensare a sensori da inserire nell’asfalto stradale e comunicanti in LoRaWan, capaci di fornire informazioni sulle condizioni di traffico, sul tipo di veicoli in transito e tanto altro ancora.

La smart home semplice passa dall’interruttore

Il risparmio energetico ha un alleato: la consapevolezza nel metterla in atto. La tecnologia è di grande aiuto, attraverso sistemi di domotica. Qui cominciano i problemi perché molti ancora sono restii a pensare di installare impianti evoluti per migliorare la gestione dei propri consumi e fare efficienza energetica.

La startup è partita proprio da qui, dalla necessità di semplificare le cose per portare la smart home all’interno di qualsiasi abitazione senza stravolgere le abitudini e soprattutto senza effettuare alcun lavoro di muratura o altro intervento invasivo. Niente trucchi, ma solo uno stratagemma: rendere smart gli interruttori domestici della luce.

Un’idea di smart home made in Italy

powahome dispositivo per smart homeSi chiama Powahome, è una realtà innovativa italiana nata nel 2017 dall’ingegno di due fratelli. L’idea alla base del sistema si deve, infatti, a Michele Longo, architetto, e al fratello Pasquale, ingegnere elettronico: sono loro a fondare la realtà che oggi conta su otto persone, tra i quali informatici, designer, marketing manager.

A gennaio 2018 ha vinto il Klimahouse startup award, premio assegnato in occasione della rassegna dedicata all’efficienza energetica e alla sostenibilità in edilizia. Un riconoscimento che ha permesso alla giovanissima società di farsi conoscere e apprezzare. Al CES 2019 da poco conclusosi era presente anche lei tra le 44 startup italiane che si sono messe in mostra con le loro idee e le loro soluzioni innovative.

In occasione della manifestazione di Las Vegas, Powahome è stata scelta da Google tra tutte le soluzioni di smart home presenti sul mercato per mostrare le potenzialità del suo assistente vocale, se abbinato a oggetti smart. Powahome, infatti, ha ufficialmente ricevuto lo scorso dicembre la compatibilità con l’assistente vocale di Google. In questo modo, con Powahome si può rendere smart l’impianto elettrico di casa e controllarlo vocalmente.

Powahome punta al risparmio energetico consapevole

Uno degli aspetti che piacciono dell’idea del kit Powahome è il concetto di fare risparmio energetico consapevole: «Powahome è un sistema di smart home che permette il controllo luci, prese e tapparelle elettriche. Ciò significa che è possibile, tramite smartphone, pure lontano da casa, verificare se sono state lasciate accese le luci di casa o è rimasto alzato una tapparella. C’è di più: grazie all’Intelligenza artificiale di cui sarà dotato, il sistema potrà gestire gli input che provengono dal dispositivo e auto apprendere le abitudini dei proprietari: così, se nota un’anomalia la segnala al proprietario, tramite app installata su smartphone», spiega Michele.

Sembra banale, ma è stato calcolato che ogni anno in Italia gli sprechi causati da dimenticanze o disattenzioni elettriche ed energetiche provoca sprechi economici che possono raggiungere gli 80 euro a famiglia.

Quanto costa Powahome

Ecco perché a fronte di una spesa tutto sommato modica, è possibile ottenere risparmi tali da coprirlo agevolmente in pochi anni, come sottolinea il cofondatore: «per un appartamento di 80-100 metri quadri bastano cinque o sei dispositivi che possono arrivare a una decina se ci sono anche gli avvolgibili elettrici. Tradotto in cifre, significa sostenere una spesa iniziale di 500 /1000 euro circa, ammortizzabili nel giro di due o tre anni al massimo», grazie ai risparmi energetici ottenuti. Longo segnala che la spesa può ridursi molto grazie agli incentivi del Bonus casa. «Una volta terminata l’ammortizzazione della spesa, contare su un impianto Powahome permette di risparmiare sulla bolletta, contando quindi su benefici a lungo termine».

La smart home passa dall’interruttore

powahome fondatoriIl sistema è semplice: basta inserire il dispositivo dietro le placchette degli interruttori. Non servono né lavori di muratura né modifiche all’impianto elettrico esistente.

«Con cinque dispositivi si controllano fino a dieci punti luce, che vanno a collegarsi al modem già utilizzato per collegarsi a internet». Grazie a Powahome, la casa con questi dispositivi si trasforma in smart. Trattandosi di dispositivi elettrici da installare su impianto, l’intervento di un installatore è necessario; «se l’utente non avesse un elettricista di fiducia, stiamo lavorando per costruire una rete di professionisti abilitati che in caso di necessità possano svolgere l’intervento in casa del proprietario che lo richiede», afferma ancora il co-founder di Powahome.

Alla sostenibilità economica si unisce anche quella ambientale, sottolinea Michele: «fare risparmio energetico significa tagliare sulle emissioni evitate in atmosfera. Ma c’è di più: installare oggi un impianto domotico classico richiede un intervento di ristrutturazione che ha un impatto non solo economico, ma anche ambientale in termini di lavori di muratura. Con la nostra soluzione tutto ciò si evita».

Tempo di bilanci

Un anno dopo il riconoscimento a Klimahouse può fare un bilancio positivo: «lo scorso anno, a gennaio abbiamo concluso un round d’investimento da 120mila euro che ci ha consentito di avviare la produzione industriale. Tradotto in cifre, significa che i primi 1500 pezzi hanno visto la luce; a luglio abbiamo aperto il nostro e-commerce; a dicembre 2018 tutti i dispositivi del primo lotto di produzione sono stati venduti e consegnati in tutta Italia. Oggi un secondo lotto di produzione è quasi ultimato e abbiamo già ricevuto centinaia di pre-ordini con consegna a febbraio», conclude Longo.

Alla edizione 2019 di Klimahouse, Powahome è stata presente per mostrare il sistema di smart home completamente Made in Italy e già compatibile con Google Assistant e a breve con Amazon Alexa.