Energy Mobility Tour, il roadshow di VP Solar con la Jaguar elettrica I-Pace

Nuove tecnologie e soluzioni per il mercato dei sistemi energetici e un esclusivo drive test della Jaguar full electric I-Pace: sono queste le peculiarità dell’Energy Mobility Tour di VP Solar che si svolgerà dal 12 al 15 novembre.

4 tappe – Treviso, Milano, Torino e Modena – dove i clienti di VP Solar avranno la possibilità di intraprendere un percorso di formazione che prevede l’installazione dei sistemi di ricarica agli acquirenti delle Jaguar I-Pace, grazie all’accordo nazionale tra Jaguar-Land Rover Italia e Mennekes, di cui VP Solar è distributore.

L’incontro ha la finalità di dare risposte ad alcuni quesiti: Quali sono le prospettive e i trend di mercato? Come scegliere una colonnina di ricarica? Quali le normative e gli standard? La mobilità elettrica può far parte di un sistema connesso alla produzione di energia rinnovabile? Perchè lo storage, quali sono i vantaggi?

Infatti, durante il roadshow verrà illustrata la naturale integrazione del fotovoltaico con l’accumulo di energia e la ricarica delle auto elettriche: un binomio che rappresenta nuova prospettiva di sviluppo per gli operatori del settore.

Saranno presentate soluzioni e novità da parte di produttori di moduli, inverter fotovoltaici e sistemi di storage come Fronius, Varta, Q Cells, SMA, Trina Solar, Solaredge, LG.

Il team di ingegneria di VP Solar è a disposizione per offrire un sistema energetico ottimizzato; inoltre verrà presentato in anteprima l’innovativa tecnologia di eggs saver, per il risparmio di energia nelle utenze trifasi da 20 a 100 kW. Il sistema è stato sviluppato in una gamma di prodotti destinati ai diversi settori: industriale, commerciale, direzionale, artigianale, agricolo e ricettivo, e consente un risparmio dei consumi energetici.

La tecnologia vanta già circa 1.000 installazioni nel mondo, ed ora è distribuito in esclusiva in Italia da VP Solar. Il sistema può beneficiare dell’iper-ammortamento e presenta tempi di pay-back dell’investimento veramente interessanti.

La partecipazione al roadshow è gratuita per gli operatori del settore, previa registrazione sul sito a questo link.

Questa visione di rapida evoluzione del mercato dei sistemi energetici è contenuta nel libro “Sistemi Energetici 4.0, tecnologie innovative per gli edifici e la mobilità” realizzato da Vp Solar che verrà omaggiato a tutti i partecipanti al roadshow.

Custodie Heavycon Standard con bloccaggio a staffa rapido e affidabile

Le custodie Heavycon Standard di Phoenix Contact sono realizzate in alluminio di elevata qualità resistente alla corrosione e sono adatte anche per applicazioni EMC grazie alle superfici elettricamente conduttive.

Le nuove custodie nelle taglie B32 e B48 consentono di alloggiare due inserti portacontatti a polo fisso uno accanto all’altro, risparmiando molto spazio nel cablaggio.

Le custodie B32 possono ospitare due inserti B16 e dispongono di chiusura trasversale mentre le custodie B48 dispongono di chiusura longitudinale ed offrono spazio per due inserti portacontatti B24.

Le custodie sono disponibili con uscita del cavo laterale o diritta ed anche con coperchi abbinati. Sono progettate per resistere ad elevate sollecitazioni meccaniche e vibrazioni e sono compatibili con gli standard industriali grazie alle dimensioni a norma delle custodie protettive, da incasso e a zoccolo.

I vantaggi delle Custodie Heavycon Standard

Mario l’Elettricista e l’infrastruttura fisica multiservizio passiva

L’integrazione dei sistemi è un trend destinato a modificare ruoli e professioni nel campo dell’impiantistica residenziale e commerciale. L’installatore deve evolvere la propria preparazione, allargare i propri orizzonti per creare nuove opportunità di business.

Mario l’Elettricista, il nuovo compagno di lavoro per gli installatori del settore elettrico di Schneider Electric, affronta l’installazione della fibra ottica e i vantaggi dell’infrastruttura fisica multiservizio passiva introdotta con la Legge 164 dell’11 novembre 2014.

L’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio è costituita da adeguati spazi installativi e comprende le installazioni presenti all’interno degli edifici contenenti reti di accesso cablate in fibra ottica, con terminazione fissa o senza fili, che permettono di fornire l’accesso ai servizi a banda ultralarga e di connettere il punto di accesso dell’edificio con il punto terminale di rete.

Il concetto di infrastruttura fisica multiservizio cambia il modo di pensare, progettare e realizzare impianti: fino ad oggi veniva realizzata un’infrastruttura per ogni impianto – allarme, domotico, tv, videocitofonico – ora invece il paradigma è un solo impianto con tante funzionalità.

Cosa cambia per gli installatori?

Mario l’Elettricista affronta una delle problematiche che gli installatori si trovano ad affrontare: lo spazio nei tubi corrugati è spesso insufficiente per infilare i cavi dell’impianto televisivo. Proprio la Legge 164/2014 indica l’obbligo di prevedere spazi installativi adeguati negli impianti dedicati alla distribuzione del segnale televisivo e dell’accesso alla banda ultralarga.

Ma perché passiva? Perché gli apparati – cavi, partitori, derivatori… – non dispongono di componenti di elaborazione di segnali come trasmettitori o ricevitori, ma si limitano a creare una rete di trasporto per le diverse applicazioni.

Come è strutturata l’infrastruttura fisica multiservizio passiva

Segui la prima storia di Mario che racconta come l’architettura tipica sia basata su dispositivi passivi connessi tramite cavi ottici e comprende:

Per creare una soluzione di rete domestica flessibile e di lunga durata, Schneider Electric propone il kit LexCom Home Essential completo di tutti gli accessori necessari per gestire le esigenze di un bilocale/trilocale, garantendo possibilità di estensione per superfici più grandi.

Qui di seguito il video di Mario l’elettricista, mentre approfondimenti tecnici e normativi sono disponibili sul sito Schneider Electric nella sezione dedicata agli elettricisti.

Energy Storage, gli investimenti supereranno i 1200 miliardi

L’energy storage non significa solo accumulo di energia ma anche di investimenti. Lo sviluppo del comparto è talmente rapido che ha portato la società di analisi Bloomberg New Energy Finance a ritoccare le previsioni e proprio ieri (6 novembre) ha pubblicato un aggiornamento in cui si evidenzia una cifra monstre: 1200 miliardi di dollari. Sono gli investimenti che attirerà il mercato mondiale dei sistemi di stoccaggio da qui al 2040.

Energy storage, boom da 942 GW

BNEF parla di un autentico boom d’installazioni di sistemi di energy storage in tutto il mondo nei prossimi 22 anni. E segnala che il mercato globale salirà fino a un totale di 942 GW/2.857 GWh entro il 2040.

L’ultima previsione specifica a lungo termine di BNEF vede il costo del capitale di un sistema di accumulo con batteria agli ioni di litio calare ulteriormente del 52% tra il 2018 e il 2030, superiore alla diminuzione già sensibile registrata all’inizio di questo decennio. Ciò implicherà una trasformazione positiva, anche in termini economici, sia per l’automotive che per il settore elettrico.

Secondo il responsabile BNEF del settore, Logan Goldie-Scot, “l’energy storage crescerà fino a raggiungere il 7% della potenza totale installata a livello globale nel 2040”.

grafico energy storage BNEF

I protagonisti della crescita: nove Paesi e i veicoli elettrici

A fare la parte del leone saranno Cina, USA, India, Giappone, Germania, Francia, Australia, Corea del Sud e Regno Unito: nove Paesi in cui confluiranno i due terzi della potenza installata nei prossimi 22 anni. Nel breve termine, sarà la Corea del Sud a dominare il mercato, sempre secondo BNEF, segnalando però che saranno poi gli Stati Uniti a subentrare nei primi anni del 2020, superati poi dalla Cina fino al 2040.

Ma in questo scenario saranno protagonisti soprattutto i Paesi in via di sviluppo dell’Africa, in cui si assisterà a una rapida crescita delle batterie di accumulo.
Di sicuro, si apriranno grandi opportunità per le soluzioni di stoccaggio, innanzitutto perché forniranno flessibilità e sostegno a bilanciare domanda e offerta energetica. L’energy storage diventerà un’alternativa pratica ai sistemi di produzione di nuova generazione o al rafforzamento della rete.

Nonostante la rapida crescita dei livelli attuali, la domanda di sistemi di accumulo stazionario comporterà solo il 7% della domanda totale di batterie nel 2040. La fetta più grande del mercato se la aggiudicheranno i veicoli elettrici, influenzando significativamente l’equilibrio tra domanda e offerta e i prezzi di litio e cobalto.

Madoka, il nuovo comando Daikin per la gestione del comfort di casa

Madoka di Daikin Italy – azienda attiva nel settore della climatizzazione e del riscaldamento – è il nuovo comando dal design raffinato e interamente per la gestione del comfort di casa studiato per ottimizzare e soddisfare l’esperienza dell’utente.

Il nuovo comando di Daikin Madoka – vincitore dei premi iF Design Awards e Red Dot Design Award – è il mix perfetto tra innovazione, design e comfort, risultato di un’attività di ricerca e sviluppo in grado garantire flessibilità, praticità e accessibilità.

Questo comando rappresenta un nuovo approccio alla gestione e alla messa in servizio del sistema di climatizzazione.

Madoka, termine giapponese che significa “cerchio” e che ne ricorda la forma estetica, è disponibile in tre colorazioni – bianco, argento e nero – per adattarsi a qualsiasi arredamento e ambiente.

Dimensioni compatte, solo 85 mm x 85 mm, forma elegante e raffinata, display circolare blu con schermo chiaro, numeri di facile lettura: queste sono le peculiarità del nuovo comando Daikin che ne fanno un’icona di stile.

A tutto questo si aggiunge una user experience semplice e intuitiva in grado di soddisfare qualsiasi esigenza, grazie anche alle funzionalità gestibili tramite tre pulsanti touch.

In un mondo ormai dove il comfort di casa è gestibile da remoto e da smartphone, non poteva mancare la presenza di una APP – su iOS e su Android – per ottimizzare temperatura, risparmio ed efficienza energetica e garantire flessibilità di utilizzo.

Utilizzando il Bluetooth Low Energy (BLE), l’impostazione e la regolazione possono essere eseguite con la app Madoka Assistant che semplifica l’impostazione avanzata dei parametri, consentendo l’accesso a diverse funzioni quali la programmazione oraria, la limitazione del setpoint e l’attivazione delle funzioni di risparmio energetico.  Madoka è collegabile a tutti i sistemi Sky Air e VRV nuovi ed esistenti.

Nelle applicazioni residenziali, Madoka semplifica la programmazione e consente agli utenti di accedere alle funzioni quali accensione e spegnimento, temperatura, modalità d’uso, velocità del ventilatore, alette e filtro. È inoltre possibile monitorare il proprio consumo di energia comodamente dal proprio divano, dal momento che il controllo dallo smartphone è possibile entro la portata Bluetooth.

Il mercato elettrico si muove, tra progressi e ostacoli

Il mercato elettrico è quanto mai in evoluzione e tende a guardare con sempre maggiore attenzione ai prosumer. Lo indica l’UE, attraverso la Commissione Europea e il suo Energy Clean Package, tra le cui proposte legislative vi è l’introduzione della definizione giuridica di auto-consumatore di energia da fonti rinnovabili, il prosumer appunto. Inoltre, è proposto anche l’obbligo per gli Stati membri di autorizzare e regolare l’auto-consumo senza che esso sia soggetto a oneri sproporzionati, nonché l’inserimento di un articolo dedicato alla produzione, al consumo, allo storage e alla vendita di energia da parte delle renewable energy community, ovvero comunità energetiche, che possono essere anche PMI.

Comunità energetiche, distretti commerciali e industriali dove prosumer e consumer si scambiano energia, aggregatori virtuali e sistemi di storage elettrico diffuso sono tutti termini che fino a qualche anno fa sarebbero stati solo un argomento tra la scienza e il fantasy mentre ora sono opzioni in divenire.

Però “niente di tutto questo ancora in Italia è reale: si sono avviate nel 2018 le prime sperimentazioni con risultati incoraggianti, approvate e sotto il controllo di Arena, ma la strada è ancora lunga e tortuosa”. A sottolinearlo è l’Electricity Market Report, dell’Energy&Strategy Group – School of Management Politecnico di Milano. Un punto di vista importante su cui riflettere per il presente e il futuro del mercato elettrico.

Mercato elettrico: spazio ai prosumer e alle configurazioni “virtuali”

«In Italia a oggi non è consentito l’autoconsumo collettivo, limitato all’utenza unica, ma in uno scenario di apertura progressiva si inserisce la delibera 874 di Arera di fine 2017 con cui è stato parzialmente ampliato lo spettro di possibili utenze da ricondurre al concetto di auto-consumo: tra queste quelle complementari e quelle del cliente finale presenti all’interno di un’area industriale, che rientrano nel concetto di unica utenza, come pure garage e solai di un condominio possono essere ricondotti al concetto di auto approvvigionamento così anche impianti di un condominio in aree condominiali possono essere serviti dalla linea elettrica dello stabile». Lo afferma Vittorio Chiesa, Direttore del think tank accademico milanese.

configurazioni fisiche mercato Elettrico

Le possibili configurazioni del mercato elettrico

Accanto a questa vi è un’altra strada che si è creata, rappresentata dalle configurazioni elettriche “virtuali”, «conseguenza della grande diffusione della generazione distribuita e anche della gestione dell’energia con le tecnologie digitali che hanno abilitato determinate soluzioni. La convergenza di questi due fenomeni e la volontà di aprire al mercato la possibilità che queste soluzioni offrano al mercato determinati servizi ha permesso di concepire questo tipo di soluzioni virtuali, ovvero aggregazioni di unità di produzione e consumo non localizzate nel medesimo sito».

Tale opportunità apre le porte a un ruolo potenzialmente coperto da operatori già presenti sul mercato oppure da nuovi nella veste di balancing service provider, ovvero il soggetto che coordina le attività. Lo snodo cruciale è rappresentato dalla introduzione della delibera 300/2017 da parte dell’Arena, che ha avviato con Terna una serie di progetti pilota finalizzati alla generazione distribuita di partecipare al Mercato dei Servizi di Dispacciamento, creando così unità virtuali aggregate, dando vita alla figura dell’aggregatore e consentendo a queste realtà di offrire servizi all’MSD. Sono state quindi introdotte le Unità Virtuali Abilitate (UVA) e, appunto, la nuova figura nodale dell’aggregatore, in qualità di abilitatore della partecipazione delle unità non rilevanti al Mercato dei Servizi di Dispacciamento (MSD).

Le Unità Virtuali Abilitate e le configurazioni

Sono quattro le possibili configurazioni “virtuali” nel nostro mercato elettrico: UVAC, UVAP, UVAM, UVAN.

configurazioni virtuali mercato elettrico

Le quattro possibili configurazioni “virtuali” nel mercato elettrico

Le prime sono caratterizzate dalla presenza di sole unità di consumo, cioè impianti per il consumo di energia elettrica connessi a una rete pubblica tali che il prelievo complessivo di energia sia utilizzato per un singolo impiego o finalità produttiva.

Fino a settembre 2018 sono stati abilitati 516 MW di UVAC e di questi, solo nel periodo giugno-settembre, sono stati contrattualizzati a termine 288 MW. Da giugno 2017 ad aprile 2018 sono stati movimentati circa 700 MWh, i tre quarti dei quali correttamente forniti, in termini di riduzione di consumo o di immissione da parte degli impianti misti.

Le UVAP sono caratterizzate dalla presenza di sole unità di produzione non rilevanti, ovvero con potenza complessiva dei gruppi di generazione associati inferiore a 10 MVA, sistemi di accumulo inclusi. Il progetto pilota per questa tipologia di aggregatore è ufficialmente iniziato a novembre 2017 e a oggi si hanno circa 100 MW già abilitati. Anche in questo caso sono stati movimentati circa 700 MWh fino ad aprile 2018, con un’affidabilità di oltre il 75%.

Le UVAM sono caratterizzate dalla presenza sia di unità di produzione non rilevanti, inclusi i sistemi di accumulo, “stand alone” o abbinati a UP non rilevanti e/o a unità di consumo, sia di unità di consumo, incluse quelle che prestano il servizio di interrompibilità. Il progetto pilota per questa tipologia di aggregatore si pensa possa effettivamente essere operativo tra la fine 2018 e inizio 2019. In quest’ultima configurazione andranno a confluire sia le UVAC sia le UVAP.

Per quanto riguarda infine le UVAN (dove la N sta per “Nodali”) non vi sono progetti in corso.

Configurazioni virtuali nel mondo: la situazione

Se la situazione di queste configurazioni, a livello progettuale italiano, è ai primordi, lo è anche a livello mondiale: infatti, sono solo 197 quelli classificabili come progetti di configurazioni elettriche fisiche, in particolare micro-reti, e “virtuali”. A fare la parte del gigante è l’America, con il 50,8%; a seguire ci sono Asia (23,4%), Africa (10,7%), Europa (7,6%), Australia (6,6%) e Antartide (1%).

Sul totale dei progetti, quelli già attivi sono 146, ovvero il 74%, mentre il restante 26% si suddivide tra la fase iniziale di progettazione (23%) e di costruzione (3%). Segnala ancora il report che “due terzi sono riconducibili alle configurazioni fisiche, ma ben 47, già operativi, sono virtuali e rappresentano il 24% del campione. Il 61% è alimentato sia da energie rinnovabili sia da fonti tradizionali, mentre il 34% alimenta la rete solamente con energie rinnovabili. I pannelli fotovoltaici sono la tecnologia maggiormente utilizzata (63%), seguita da eolico (31%), idroelettrico (5%) e biomassa (1%). Il 56%, inoltre, a supporto degli impianti ha installato anche sistemi di accumulo”.

Configurazioni fisiche e virtuali

Il quadro sui progetti pilota italiani mostra i primi timidi tentativi di applicazione di configurazioni virtuali. Anche a livello globale la diffusione di queste configurazioni è da considerarsi ancora a livello embrionale

 

MEWA Dynamic Allround: un unico indumento protettivo con più funzioni

Gli indumenti protettivi spesso non risultano particolarmente confortevoli perché ostacolano i movimenti: MEWA Dynamic Allround rappresenta un ottimo risultato in termini di ergonomia e flessibilità, è stata sviluppata per proteggere dal calore, dagli agenti chimici, dalle cariche statiche ed è certificata contro i rischi termici da arco elettrico.

MEWA, fornitore di servizi tessili, da sempre sviluppa linee di abbigliamento realizzate con tessuti leggeri e comodi da indossare e in grado di garantire la massima libertà di movimento.

MEWA Dynamic Allround è ideale per specifici settori industriali e si distingue per i tagli comodi ed ergonomici, la leggerezza e la praticità dei modelli.

MEWA Dynamic Allround: sicurezza a prova di normative

MEWA Dynamic Allround chemL’abbigliamento di protezione contro il calore, le fiamme e i lavori di saldatura MEWA Dynamic Allround è certificato EN ISO 11611 A1, Classe 1 & EN ISO 11612 A1, B1, C1, D1, E3, F1 – Protezione da fiamme, calore e lavori di saldatura; EN 1149-5 Proprietà elettrostatiche Anti-statica e EN 61482-1-2, Classe 1 – Abbigliamento protettivo contro i rischi termici di un arco elettrico. È disponibile:

A noleggio: ci pensa MEWA

MEWA Dynamic Allround non si acquista ma si noleggia grazie al sistema di servizi che l’azienda tedesca ha studiato per sollevare il cliente da tutte le incombenze relative alla gestione dell’abbigliamento da lavoro dei dipendenti. La consulenza, soprattutto nei casi in cui in azienda vengano effettuate più tipologie di lavoro concomitanti, viene inserita in un contesto generale di valutazione dei rischi.

È il primo step di cui si occupa MEWA, prima di stabilire quale sia la linea più adatta, le quantità e le taglie necessarie. Una volta consegnati gli indumenti, questi vengono periodicamente ritirati, lavati e riconsegnati puliti, ma solo dopo aver superato il controllo di qualità e dopo aver verificato che siano ancora conformi alle norme per cui sono stati certificati. In caso contrario, vengono riparati o sostituiti.

Comfort ottimale in un click con la App Smart ThinQ LG

Temperatura di casa sempre sotto controllo e comfort climatico ottimale grazie all’ultimo modello della gamma residenziale LG: Libero Plus R32, il climatizzatore con Wi-Fi integrato.

Libero Plus R32 si caratterizza per il basso impatto ambientale grazie al gas ecologico R32 che al contempo migliora l’efficienza energetica e ottimizza le performance.

Grazie a LG Smart ThinQ, l’app che permette di tenere sotto controllo la temperatura di casa in modo intelligente, è possibile accendere, spegnere, impostare il funzionamento in riscaldamento, regolare la temperatura ambiente e il flusso d’aria del climatizzatore, tutte funzioni che è possibile gestire anche quando si è fuori casa, da remoto.

Libero Plus_WiFiOltre alle funzioni di base, la app di LG consente il monitoraggio dei consumi, la programmazione giornaliera o settimanale con orari di inizio e di fine attività, e la temporizzazione della manutenzione filtri.

Inoltre, con la funzionalità Smart Diagnosis dell’app, è possibile controllare le impostazioni di configurazione e di installazione del prodotto e ottenere le informazioni utili relative a eventuali problemi o malfunzionamenti, direttamente sul dispositivo mobile. Questo consente un immediato contatto con l’assistenza e la risoluzione rapida di eventuali problematiche.

Ridurre i consumi energetici

Il climatizzatore Libero Plus R32 consente di ridurre i consumi di energia e di ottimizzare l’efficienza energetica poiché è dotato di:

Grazie a LG Libero Plus R32 e a Smart ThinQ, tutta la famiglia può gestire il proprio impianto di climatizzazione domestico: ogni dispositivo può controllare più split e, allo stesso tempo, ogni split può essere configurato all’interno della app di diversi apparecchi, per rendere il controllo flessibile e accessibile in base alle singole necessità.

L’Internet of Things è semplice, un Lab lo dimostra

L’Internet of Things può risolvere problemi, permettere di creare progetti e occasioni di business ed è alla portata di tutti, grandi aziende o piccole e medie imprese. Già, proprio così. Ormai si è giunti a un grado di maturazione tecnologica che permette davvero di cogliere le potenzialità offerte dall’IoT.

Di recente Fujitsu, attraverso IDG Connect, ha presentato un report in cui emerge che la tecnologia Internet of Things ha concluso la fase sperimentale e le aziende e i responsabili IT prevedono di ottenere risultati concreti entro tre anni o anche meno. Così è possibile passare dalla teoria alla pratica, grazie al fatto che gli oggetti IoT, interconnessi e pilotabili, sono sempre più numerosi e diffusi.

C’è solo un ostacolo: solo l’1% degli svariati miliardi di oggetti che fanno parte del nostro quotidiano sono collegati in rete. Come riuscire a permettere quest’ultimo passo? Una risposta la fornirà L’IoT Open Lab. È uno spazio pronto ad aprire i battenti a Illuminotronica (BolognaFiere, 29-30 novembre / 1 dicembre). Al suo interno si potrà imparare a progettare gli oggetti IoT, realizzarli utilizzando le più diffuse piattaforme, programmarli e integrarli via software.

LUMI racconta il nuovo mondo dell’integrazione e dell’IoT, ma soprattutto mette in mostra la tecnologia

Internet of Things Open Lab: cos’è

Fabio Gatti AssodelCome si riuscirà? Cosa permetterà l’IoT Open Lab? Lo spiega Fabio Gatti, esperto IoT Assodel, parte integrante del team di esperti software e hardware presenti nello spazio. «Si tratta di una proposta per capire e padroneggiare l’elettronica e la tecnologia che sta alla base degli oggetti IoT». L’Internet delle Cose è reale, presente e funzionante. Bando agli slogan e largo, quindi, a questa proposta pratica.

Grazie alla collaborazione con Farnell Italia, si darà avvio a questo ambiente dotato di un paio di reti, bluetooth e Wi-Fi, soluzioni hardware quali Raspberry e Arduino: «il visitatore deve solo venire a trovarci con la propria idea o progetto: gli mostreremo come integrarsi nel sistema IoT e sfruttarne le potenzialità», spiega Gatti.

Un laboratorio IoT utile per comprendere la smart city

Sensori, scheda elettronica, parte radio di collegamento, un’applicazione, un server: così si compone l’architettura Internet of Things per attivare il processo che dalla raccolta dati giunge fino alla loro gestione.

«Nel laboratorio ci collegheremo in live a luoghi quali Milano e a Londra, mostrando anche come la smart city sia già realtà. Infatti, esistono sensori diffusi in tutto il mondo da cui raccogliere dati diversi, relativi per esempio a temperatura, umidità e inquinamento dell’aria, o altri potenzialmente utili per chi voglia creare un proprio progetto e modello di business».

Il Lab sarà anche utile a chi espone, come servizio aperto per mostrare una propria tecnologia. «Si vuole abbandonare l’idea di una fiera come evento statico, rendendola invece viva», sottolinea l’ingegnere ed esperto IoT.

Uno spazio di conoscenza, formazione e divulgazione IoT

Quindi, in buona sostanza nell’area Internet Of Things Open Lab è possibile provare un vero ambiente IoT collegando sensori, dispositivi reali e simulati e altri oggetti in un vero ecosistema connesso. I visitatori potranno toccare con mano i vantaggi di un ambiente aperto alla condivisione dei dati e provare a collegare un proprio dispositivo. Non solo: il visitatore potrà persino presentarsi con una propria scheda proof of concept collegabile con l’infrastruttura, sperimentare una soluzione, raccogliere dati e valutare le prestazioni con una tempistica impostata e un budget prefissato.

«Intendiamo far comprendere con la pratica come l’IoT già esista e sia semplice da usare, adottando alcune condizioni, prima delle quali il rispetto degli standard di comunicazione. Solo così tecnologie eterogenee possono dialogare tra loro in un modo codificato. Ragionare e lavorare così è vantaggioso perché non si ha a che fare con soluzioni proprietarie, ma si possono utilizzare e sfruttare soluzioni e conoscenze già sperimentate e fruibili».

Un altro punto a favore del Lab è che ci si staccherà da una visione machine-to-machine e si ragionerà in ottica integrata, dialogando con fornitori eterogenei e contando su ricadute economiche assai convenienti.

Grazie a opportunità come il Lab, Illuminotronica si mostra per quello che è: non solo una fiera di prodotto, ma una vera occasione di conoscenza.

«Ci saranno momenti formativi e nello specifico al Lab chi verrà a trovarci potrà porre domande, fare esperienza concreta – sottolinea l’esperto Assodel – Il Lab così è un’occasione per fare divulgazione non fine a se stessa, ma per creare occasioni di business. Da qui chi verrà potrà uscirne con la consapevolezza reale di poter risolvere problemi».
Chi entrerà nel Lab come ne uscirà? «Ben consapevole di un’idea: l’IoT esiste ed è attuabile», conclude Gatti.

Illuminotronica 2018Scopri come l’Internet of Things entra sempre più a far parte della nostra vita quotidiana: vieni a Iluminotronica (BolognaFiere, 29-30 novembre / 1 dicembre).

Alternanza Scuola Lavoro più smart con il volume Industria 4.0

Consolidare conoscenze, orientare percorsi di studio, integrare teoria e pratica della trasformazione digitale sono gli obiettivi condivisi da Schneider Electric e Hoepli nel progetto editoriale Industria 4.0, prima tappa di un viaggio didattico all’insegna delle competenze trasversali e di un nuovo modo di “fare” scuola che coinvolge anche l’Alternanza Scuola Lavoro.

Intercettata la reale esigenza di una formazione multidisciplinare e integrata, per affrontare con successo la complessità tecnologica dello smart manufacturing, le due autorevoli realtà imprenditoriali hanno infatti unito le forze “coronando” con questo testo le esperienze sul campo vissute dagli studenti.

“Il volume Industria 4.0 è frutto della ventennale esperienza di Schneider Electric nel settore scolastico – spiega il responsabile attività scuola dell’azienda Gianfranco Mereu, responsabile attività scuole di Schneider Electric -. Nasce dall’attento ascolto delle esigenze di studenti e insegnanti e da ulteriori considerazioni sulle competenze richieste dalle aziende del territorio, senza dimenticare le indicazioni del MIUR in tema di alternanza scuola lavoro. Un progetto che vuole arricchire le competenze dei giovani soprattutto a partire dalla formazione dei docenti e dei coordinatori didattici, nella sfida di integrare processi aziendali e trasformazione digitale alle necessità della scuola nel suo complesso”.

La convergenza digitale investe la didattica

tavola rotonda Industria 4.0 per Alternanza scuola lavoroIl progetto editoriale Industria 4.0, con la sua ampia sezione di contenuti multimediali per la didattica laboratoriale, si inserisce proficuamente nel circolo virtuoso dell’Alternanza Scuola Lavoro, consentendo, come sottolineato dal rappresentante del MIUR Antonio Scinicariello, di veicolare conoscenze e linguaggi diversi da quelli tradizionalmente appresi in classe.

“I periodi di Alternanza Scuola Lavoro svelano agli studenti nuove modalità di lavorare in gruppo, confrontandosi con persone esterne in un processo di apprendimento interattivo mantenuto “vivo”, una volta rientrati in aula, dal manuale di Schneider Electric e Hoepli – commenta il relatore -. La competenza ricercata dall’industria non è frutto solo di studio o intelligenza, bensì proviene da una conoscenza applicata da consolidare nel tempo, sia a scuola sia in azienda, con il supporto di docenti preparati e attenti alle necessità del mercato digitale”.

Una didattica smart, sempre più orientata alla convergenza multidisciplinare tra elettrotecnica, informatica e automazione, già avviata da alcune realtà scolastiche italiane. Interessante, in quest’ottica, il caso del CFP Rebaudengo di Torino, che ha fatto della trasformazione digitale l’emblema del proprio approccio formativo.

“Abbiamo stravolto i nostri percorsi introducendo qualche anno fa l’iPad nelle classi, al duplice scopo di supplire l’ignoranza digitale e di promuovere un uso più consapevole e positivo di questi strumenti – racconta Fabrizio Berta, direttore dell’opera salesiana piemontese -. Il libro Industria 4.0, integrato alle nuove tecnologie, potenzia la didattica negli istituti tecnici perché offre esercitazioni e situazioni applicative, accompagnando i percorsi di laboratorio e aiutando i docenti a cambiare il proprio metodo di insegnamento”.

Gli alunni diventano così protagonisti della loro formazione, mentre gli insegnanti si trasformano in coach, mentori, facilitatori di competenze trasversali.

“Solo dalla contaminazione tra materie, persone e conoscenze nascono persone appassionate e capaci di lavorare in team, diverse dai meri esecutori di indicazioni tecniche”, conclude Berta.

Industria 4.0, Alternanza Scuola Lavoro ed esperienze sul campo

Gli oltre 700 studenti in “forza” al polo di Stezzano (BG) nel solo anno scolastico 2017/2018 e il successo dell’Accademia ITS Smart Manufacturing Project, testimoniano la concretezza della mission formativa di Schneider Electric, tradotta con altrettanta efficacia nella collana editoriale proposta con Hoepli.

“I riscontri ottenuti quest’anno ci spingono ad alzare l’asticella verso nuovi obiettivi dedicati alla digital transformation – aggiunge Gianfranco Mereu -. Abbiamo infatti notato con piacere che il volume Industria 4.0, inizialmente pensato per gli ITS, è stato accolto favorevolmente anche da altri istituti in ambito elettrico, meccanico e informatico, a riconferma della trasversalità del tema affrontato”.

Ma cosa ne pensano, del volume Industria 4.0, i protagonisti del mercato?

Gianfranco Mereu per Alternanaza scuola lavoroLo abbiamo chiesto, in chiusura della tavola rotonda, agli studenti e agli insegnanti presenti in sala. Significativo l’esempio del neodiplomato all’ITS Lombardia Meccatronica Luca Tencati Corino, primo studente a sperimentare il volume Industria 4.0, per il progetto presentato all’esame finale, e oggi assunto in stage presso Schneider Electric. “Il libro mi ha supportato in ogni passaggio della realizzazione di questa applicazione. Sarebbe stato difficile ottenere un risultato così soddisfacente senza avvalersi di questa guida concreta, precisa e puntuale”, racconta il giovane.

Giudizi positivi vengono anche dal fronte docenti, rappresentato da Maurizio Chiappa, dirigente scolastico dell’IIS G. Marconi di Dalmine (BG): “Industria 4.0 è uno strumento didattico fondamentale in questo mondo in continua evoluzione – commenta Chiappa -. Ho consigliato la guida al corpo docente del percorso di automazione proprio in virtù di quel “fil rouge” interdisciplinare verso la trasformazione digitale, una sfida che la scuola deve necessariamente affrontare per offrire competenze aggiornate al mercato del lavoro”.

Spetta infine a Giuseppe Ronco, laureando in Scienze Economiche Aziendali, facoltà di Amministrazione, auditing e controllo dell’Università di Milano Bicocca, portare una testimonianza del mondo accademico. “La mia tesi su Industria 4.0, in partnership con Schneider Electric, rappresenta le molteplici sfaccettature di questa tematica, integrando trasversalmente economia, tecnologia, informatica e diritto. Il volume è stato particolarmente utile per sviluppare la parte finale del lavoro, in quanto mi ha permesso di applicare i risvolti tecnologici agli aspetti teorici, valorizzando ulteriormente la tesi che mi accingo a discutere e il mio intero percorso di studi”.

Gli studenti e i docenti che hanno sperimentato il libro lo ritengono uno strumento didattico concreto e multidisciplinare