La tecnologia digitale aiuta le utility a migliorare la sostenibilità degli utenti

Le utility e i gestori di rete di distribuzione elettrica hanno una posizione privilegiata sul tema della sostenibilità: non solo hanno la possibilità di controllare il proprio “carbon footprint” ma anche di promuovere tra gli utenti un uso dell’energia più efficiente e sostenibile. Possono migliorare la sostenibilità e ridurre le emissioni di anidride carbonica per contribuire alla lotta al cambiamento climatico ed allo stesso tempo supportare l’evoluzione delle esigenze dei consumatori – sia che si tratti di integrare in modo progressivo ed efficiente i veicoli elettrici nella rete sia che di migliorare l’accessibilità dell’energia.

Stiamo assistendo ad un aumento molto significativo nell’uso di veicoli elettrici, perché i consumatori cercano modalità di trasporto più pulite, prive di emissioni. Nel 2016 le vendite di veicoli elettrici hanno battuto i record in tutto il mondo e ci si aspetta che questa crescita prosegua. Alcuni prevedono che una macchina su sei sarà elettrica entro il 2025.

Che vantaggi porterà alla utility questa così grande popolarità della mobilità elettrica?

È una grande opportunità, perché questi veicoli hanno bisogno di stazioni di ricarica ed altre infrastrutture elettriche essenziali, e dipenderanno dalle utility per fornirsi di energia proveniente da fonti rinnovabili e massimizzare l’uso dell’energia di ricarica nelle fasce non di picco. Queste esigenze faranno sì che i veicoli elettrici possano contribuire allo sviluppo di un sistema energetico e di infrastrutture più pulite e digitalizzate, centrate sulle necessità del cliente, e allo stesso tempo supporteranno gli obiettivi di sostenibilità delle utility stesse.

Le utility si stanno anche concentrando su una differente sfida legata alla sostenibilità: come decarbonizzare l’energia e allo stesso tempo ampliare l’elettrificazione e promuovere l’efficienza nelle aree rurali e in via di sviluppo del mondo. In molte zone, le microgrid e le fonti energetiche pulite, a basse emissioni, come il solare – sono l’opzione più pratica e sostenibile per avere elettricità.

La tecnologia digitale gioca un ruolo chiave nel risolvere i problemi di un nuovo mondo dell’energia, perché una rete più intelligente e data-centered permette di usare meglio le risorse rinnovabili e migliora la performance complessiva.

Le risorse energetiche distribuite (DER) come solare ed eolico continuano a rafforzare la loro presenza e popolarità; BNEF (https://about.bnef.com/new-energy-outlook/) prevede che queste due modalità domineranno il futuro dell’elettricità, con il 72% dei 10.200 miliardi di dollari che si spenderanno nel mondo per generare nuova energia entro il 2040 investiti proprio in nuovi impianti solari ed eolici.
Per ottimizzare gli asset di rete oggi, però, le utility devono spingersi oltre gli attuali limiti di queste fonti di energia.

Questo richiede un’infrastruttura focalizzata sui dati che dia:

La digitalizzazione ha un impatto importante sulla sostenibilità permettendo di ottimizzare l’operatività della rete e di integrare sistemi IT, IoT e OT.

È evidente che la diffusione della mobilità elettrica e delle fonti energetiche distribuite richiede sistemi operativi più sofisticati per le utility della distribuzione. Avranno bisogno di operatività e controllo in tempo reale per reggere con successo in un mercato più dinamico che mai. Per restare competitive, inoltre, le utility dovranno anche ripensare i loro modelli di business.

Il futuro è a basse emissioni e ci sono molti vantaggi nell’adottare iniziative per la sostenibilità – inclusi sostanziali ritorni economici per gli investimenti in soluzioni a basse emissioni, un durevole accesso al mercato, competitività e resilienza.

Se desiderate approfondire il tema delle strategie per sfruttare strumenti destinati alle smart grid che possano aiutare a vincere queste sfide, mettiamo a disposizione gratuitamente il white paper Schneider Electric “Smart Distribution Utility Strategies that Maximize Grid Efficiency.”

Articolo di Frederic Abbal, EVP Energy, Schneider Electric

MEWA, ora l’abbigliamento professionale è garantito contro pericoli multipli

La collezione MEWA Dynamic è oggi disponibile in versione “Allround”, una variante pensata per garantire protezione dal calore, dagli agenti chimici e dagli archi elettrici, oltre che dalle cariche statiche.
Rimangono invariati il comfort e la qualità dei tessuti, così come la disponibilità a noleggio dei capi.

La domanda di indumenti di protezione in grado di soddisfare i requisiti di sicurezza è alta, tanto quanto la richiesta di capi comodi e pratici da indossare per molte ore e in condizioni operative difficili.
Esteticamente MEWA Dynamic e MEWA Dynamic Allround sono molto simili: in questo modo è possibile mantenere invariato il look dei vari dipendenti aziendali, ciascuno con il proprio grado di protezione e indipendentemente dal fatto che debbano indossare o meno indumenti protettivi.
Restano alcuni dettagli pratici come la tasca per il metro pieghevole, i passanti per gli utensili e lo spazio per riporre le minuterie, utili per agevolare il lavoro quotidiano dei professionisti.

Protezione garantita

Abbigliamento protettivo MEWA Dynamic AllroundDynamic Allround protegge dai pericoli termici dell’arco elettrico (Classe 1) e dalle cariche statiche. Questa linea di abbigliamento protettivo è dunque ideale per fabbri, elettricisti e installatori, nonché per chi lavora nelle aziende municipalizzate, nelle aziende fornitrici di energia, nell’impiantistica per l’industria chimica o elettrica.

In funzione del rischio e delle esigenze, l’abbigliamento protettivo contro il calore e le fiamme è disponibile in altre varianti: anche con protezione dagli agenti chimici, con protezione dagli archi elettrici (Classe 2) o con protezione dagli agenti chimici e dagli archi elettrici.

La modalità a noleggio assicura che i capi rispondano sempre agli standard di sicurezza previsti: vengono infatti ritirati, lavati e riconsegnati puliti. Dopo ogni lavaggio vengono sottoposti a manutenzione professionale e controllati, per verificare che siano ancora conformi alle norme per cui sono stati certificati. In caso contrario, vengono riparati o sostituiti.
Il mantenimento della funzione protettiva è dunque garantito da MEWA.

Le caratteristiche di MEWA Dynamic

L’abbigliamento di protezione contro il calore, le fiamme e i lavori di saldatura è certificato EN ISO 11611 A1, Classe 1 & EN ISO 11612 A1, B1, C1, D1, E3, F1 – Protezione da fiamme, calore e lavori di saldatura; EN 1149-5 Proprietà elettrostatiche Antistatica e EN 61482-1-2, Classe 1 – Abbigliamento protettivo contro i rischi termici di un arco elettrico. L’abbigliamento è disponibile anche nelle seguenti varianti:

La raccolta RAEE come driver di economia circolare

Aumenta la quantità di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche – noti come RAEE -, come aumentano i rischi per salute, ambiente ed economia globale. Per fortuna, a questi trend allarmanti si contrappone il successo delle iniziative legate alla raccolta RAEE e al trattamento volto al riciclo di rifiuti elettronici, come testimoniato dall’attività di ERP (European Recycling Platform) e dal suo significativo contributo allo sviluppo di una economia circolare in Europa.

Dalla sua fondazione nel 2002, infatti, ERP ha raggiunto e superato i 3 milioni di tonnellate di RAEE raccolti e riciclati, cifra che equivale ai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche generati dall’intera Unione europea in un anno ed evita, in termini di impatto ambientale, l’emissione di 32 milioni di tonnellate di CO2.

ERP approva le mosse europee in tema di raccolta RAEE, imballaggi e plastica

L’annuncio di questo significativo traguardo si trasforma in occasione per sottolineare l’impegno concreto di ERP nel sostenere e implementare politiche comunitarie legate alla raccolta RAEE e al corretto smaltimento di rifiuti potenzialmente dannosi per cittadini e ambiente.

L’organizzazione ha infatti accolto favorevolmente l’intesa, pubblicata lo scorso 16 gennaio, tra Consiglio dell’Unione europea, Parlamento europeo e Commissione europea, risultato di negoziazioni trilaterali riguardanti i rifiuti degli imballaggi e la strategia sulla plastica. Passi importanti che contribuiscono ad aumentare la raccolta e il riciclo di grandi flussi di rifiuti quali RAEE, imballaggi, pile e accumulatori.

raccolta RAEE ERP

Dal 2002 a oggi ERP ha raccolto e riciclato oltre 3 milioni di tonnellate di RAEE, posizionandosi come vero e proprio driver di economia circolare in Europa

“ERP sostiene le iniziative europee che rafforzano il principio della responsabilità estesa del produttore e creano concorrenza nel mercato dei rifiuti – commenta Umberto Raiteri, CEO di ERP -. Il trattamento di 3 milioni di tonnellate di RAEE dimostra che ERP ha contribuito significativamente all’economia circolare europea e che la responsabilità estesa del produttore in un ambiente competitivo apporta enormi benefici per l’ambiente a un costo ragionevole per i produttori”.

Pur evidenziando la bontà di misure in tema di responsabilità estesa del produttore – chiamato secondo questo principio a farsi carico dell’intero ciclo di vita del prodotto, smaltimento compreso – per i venditori a distanza, che commerciano da uno Stato membro all’altro, ERP auspica una revisione della recente intesa che contenga una più chiara definizione delle responsabilità organizzative dei manufacturer. Passando invece alla strategia sulla plastica, la European Recycling Platform valuta positivamente la modifica proposta alla direttiva su imballaggi e rifiuti di imballaggi volta ad armonizzare le norme sull’efficienza del riciclo di tali rifiuti e a rafforzare ulteriormente il principio di responsabilità estesa del produttore.

Casa domotica: cosa ne pensano installatori e utenti finali?

Cosa chiedono gli utenti a una casa smart? Quanto ne sanno di domotica? Ma, soprattutto, a chi si affidano per rendere le abitazioni connesse e sicure?
RISCO Group si è posta queste domande e ha interpellato installatori e utenti finali per comprendere quale sia il livello di conoscenza in materia di domotica. I risultati sono incoraggianti, ma c’è ancora molto da fare.

Installatori pronti

Installazione casa domoticaA fronte di poco più del 25% di installatori che hanno già realizzato progetti in tema di domotica, un altro 60% ne sta pianificando una per il prossimo futuro.
Rendere le abitazioni connesse e sicure è infatti un lavoro complesso, ma che offre sicuri benefici su molti fronti.
A conforto del trend arrivano i dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, che mostra un mercato italiano in buona forma (ha superato a fine 2016 i 180 milioni di euro), con un consistente +23% rispetto all’anno precedente.
Nonostante l’offerta di prodotti in kit pensati per il fai da te, oltre l’80% degli utenti finali preferisce appoggiarsi a un professionista: l’indagine di RISCO Group mostra come gli installatori siano interessati a questo nuovo trend, tanto che il 41% prevede addirittura di acquistare un sistema per provarlo in prima persona per apprenderne meglio i tecnicismi e sperimentarne con mano i benefici prima di proporlo.

Il punto di vista dell’utente finale

Cosa ne pensano – e ne sanno – gli utenti finali? Nell’indagine di RISCO Group c’è spazio anche per chi dovrà fisicamente viverci, in queste nuove case intelligenti.

Smart home utente finaleLe soluzioni per la smart home si stanno moltiplicando e di pari passo anche le esigenze e le aspettative dei consumatori, ormai ben consapevoli delle caratteristiche e delle funzionalità che la casa intelligente deve essere in grado di offrire. Ricevere notifiche e gestire da remoto la propria abitazione è considerata una prerogativa irrinunciabile dal 66% degli intervistati, seguita da facilità di utilizzo (54,1%) e flessibilità (36%), ossia la possibilità di aggiungere elementi alla soluzione installata, anche successivamente, senza bisogno di cambiare il sistema centrale.

Sul fronte applicativo, la sicurezza risulta saldamente al primo posto degli interessi, mentre su comfort e riduzione dei costi (e dei consumi) la visione di installatori e utenti finali è differente. Nello specifico, quasi la metà dei consumatori guarda alla possibilità di rendere smart la propria casa come a uno strumento in primis per ridurre i consumi (42%) e poi migliorare il comfort domestico (41,5%), mentre gli installatori hanno una percezione dei bisogni degli utenti differente che corrisponde rispettivamente al 25% (comfort) e 7% (riduzione di costi).

Comprendere le esigenze dell’utente finale può dunque portare a una migliore proposta, che sappia rispondere al meglio alle necessità di casa. È infatti pari al 10% del campione la quota di privati che ha intenzione di acquistare oggetti intelligenti e connessi nei prossimi 2 anni, oltre al 42% che si dichiara disposto a investire tra i 1.000 e i 5.000 euro per rendere la propria casa più sicura, smart e confortevole grazie alla tecnologia.

Il “freno” è dato invece dai costi elevati per circa la metà degli intervistati, il timore di malfunzionamenti (41%) e la paura di essere hackerati (37%). Inoltre, anche la paura di dover effettuare lavori invasivi in casa rappresenta una preoccupazione abbastanza comune (30,9%).

DSG Automation: nuovi progetti di automazione HVAC

Per realizzare due nuovi progetti di automazione HVAC nelle navi da crociera, DSG Automation – un system integrator italiano che fornisce soluzioni elettroniche e digitali per il controllo di processi produttivi e industriali in vari settori – ha scelto la tecnologia Schneider Electric per garantire modularità, standardizzazione e soluzioni di controllo pronte al futuro.

La richiesta è stata quella di sviluppare e realizzare il commissioning di un sistema completo per il controllo del ciclo di condizionamento dell’aria per offrire ai passeggeri benessere e comfort a livello delle migliori strutture ricettive “a terra”.

La difficoltà di realizzazione è dovuta al fatto che sulla nave da crociera ci sono ambienti diversi – dalle cabine agli spazi per intrattenimento e spettacoli, dalle aree ristorante a quelle dedicate allo sport – con esigenze diverse.

Il progetto

È stata realizzata un’architettura di controllo distribuita per una gestione capillare del comfort, la raccolta di dati ambientali, il controllo degli allarmi di processo per un rapido intervento automatico di tutte le strumentazioni – connesse su base Ethernet.

L’impianto agisce su numerosi componenti e macchine, anche di fornitori diversi: è stato fondamentale la standardizzazione e l’adozione di tecnologie non vincolate a livello proprietario, come la possibilità di un monitoraggio e controllo granulare ed efficace dal punto di vista dell’ottimizzazione operativa e della sicurezza.

Sia a livello hardware, sia a livello software, le soluzioni Schneider Electric hanno consentito di raggiungere il risultato ottimale.

Sono stati installati 70 PLC della serie M340, configurati e gestiti da software sviluppato nell’ambiente Unity; stazioni di supervisione realizzate su piattaforma SCADA VijeoCitect, per poter controllare l’intero impianto; mentre le applicazioni software di controllo sono state create su misura e collaudate da DSG Automation, in collaborazione con Schneider Electric.
Per il controllo di sistemi HVAC è stato utilizzato il PLC Modicon M340 di Schneider Electric che si caratterizza per versatilità e flessibilità e consente ampliamenti o integrazioni.

La soluzione SCADA VijeoCitect ha interessanti potenzialità, infatti la piattaforma è utilizzabile per creare strumenti di acquisizione e analisi dei dati dell’impianto, che consentono di attivare servizi come la manutenzione predittiva, una gestione più evoluta della connettività in ottica Industrial Internet of Things e Cybersecurity.

Partnership DSG Automation e Schneider Electric

DSG Automation è parte del programma di partnership Schneider Electric “Alliance System Integrator Partner Program” dedicato alle realtà più innovative nell’automazione di processo.

“La partnership con Schneider Electric per noi ha un grande valore” – spiega Gianluca Danesin, titolare di DSG Automation e presidente del consiglio di amministrazione di DSG Robotics – “È una opportunità per crescere dal punto di vista tecnico e commerciale. Per quanto riguarda lo specifico dell’ambito navale, lavorando su due progetti precedenti a questi ultimi siamo stati in grado di crearci una competenza unica e un’offerta distintiva per questo settore applicativo. Abbiamo maturato un’esperienza che ora ci permette di far fronte a nuove commesse in modo efficace, partendo da una architettura hardware e software collaudata”.

Ultima tappa a Roma per il Tour Restart Fronius

Ultima tappa a Roma per il Tour Restart, il percorso sulla sostenibilità, sul rispetto e la coscienza per un’energia pulita e rinnovabile fortemente voluto da Fronius e supportato dai suoi partner di fiducia: Mitsubishi Electric, Kioto Solar, Delta Dore, Sunreport, oltre che alla Esco Seaside.

Un percorso nato da un grande evento organizzato a Verona l’8 giugno con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema rispetto dell’ambiente attraverso una coscienza volta all’utilizzo di energia sostenibile.

9 tappe che hanno coperto tutta Italia, con oltre 600 partecipanti fra installatori, progettisti e operatori del settore per raccontare i vantaggi, i benefici e il valore delle energie rinnovabili, dell’integrazione impiantistica e dell’efficienza energetica che sono sempre più rilevanti nel nuovo paradigma energetico.

Un’esperienza ricca di soddisfazioni che ha dimostrato come il mercato sia ormai maturo per un cambiamento di rotta dove soluzioni tecnologicamente avanzate sono in grado di rispondere a tutte le esigenze di comfort, benessere e risparmio energetico.

Questo percorso ha messo in luce – attraverso esperienze aziendali, interventi istituzionali – che la strada verso la realizzazione di edifici intelligenti, di case sostenibili, di città più vivibili è ormai tracciata.

Informazioni pratiche per partecipare al Tour Restart

L’ultima tappa di questo percorso si svolgerà il 1 marzo presso la sede del GSE in Viale Maresciallo Pilsudski, 92 a Roma.

La partecipazione a Restart di Fronius è gratuita con registrazione obbligatoria, che può essere fatta direttamente on-line a questo link, dove è presente il programma aggiornato.

Big Data, IoT, analytics: le aziende trainano la ricerca

È l’ora dei Big Data: lo conferma anche una recente ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence del Politecnico di Milano, secondo cui il mercato italiano è passato da 693 milioni di euro nel 2014 a 1103 milioni nel 2017.

Ma cosa sono i Big Data analytics e quali vantaggi possono offrire nel processo di digitalizzazione dell’energia e nella migliore gestione in ottica smart city del tessuto urbano?
Stefano Rizzi Professore Università di bologna“Data analytics è un termine piuttosto generale, seppure oggi molto in voga. Esso definisce uno strumento in grado di offrire ai decisori la possibilità di trarre conclusioni utili per prendere decisioni a partire da una gran mole di dati, che per la loro ingente quantità rendono difficile l’attività esplorativa. I data analytics presuppongono l’uso di tecniche specifiche per estrarre le informazioni”. Lo spiega Stefano Rizzi, professore ordinario presso il corso di Laurea in Ingegneria e Scienze informatiche dell’Università di Bologna, dove insegna business intelligence e ingegneria del software.

“Non nascono oggi i data analytics, ma già se ne parlava negli anni Novanta, sotto forma e nome di business intelligence e mediante le tecniche di data warehouse. La differenza sta nel fatto che quando si consideravano questi due aspetti, la mole di dati cui ci si riferiva era limitata esclusivamente all’ambiente aziendale e finalizzata ai processi interni. Ora, invece, specie parlando di Big Data analytics, si amplia ulteriormente il contesto, dato che nel processo decisionale viene considerata una mole ancora più imponente di dati, provenienti anche da contesti esterni all’azienda, per esempio gli open data “catturati” dall’amministrazione pubblica. Inoltre, presuppone l’inclusione di tecniche ancora più sofisticate per l’analisi dei dati, alcune già affermate altre che stanno attirando sempre più interesse come il machine learning”.

Che vantaggi sono in grado di offrire i big data e tutti gli strumenti di analytics per il bene pubblico, specie quello urbano e ancor più in ottica smart city?

Vi sono vari esempi di utilità, dalla gestione del traffico e della mobilità a contesti più particolari a favore, per esempio, della predizione – e prevenzione – del crimine. Sulla base dei dati raccolti da telecamere e da altre fonti di informazioni mirate è possibile arrivare a rafforzare la presenza delle forze dell’ordine in determinate zone e in orari in cui è più probabile l’attività criminale. Non è fantascienza: esperimenti di questo genere sono stati avviati negli Stati Uniti, ad esempio a Los Angeles.

In chiave energetica quale beneficio porteranno?

Da questo punto di vista il contesto maggiormente sfidante è quello legato ai prosumer. Qui sta la vera difficoltà algoritmica nella gestione della rete: ovvero nel momento in cui gli stessi consumatori producono, la rete di distribuzione dovrà essere attiva nei due versi (consumo/produzione) e nello stesso tempo essere necessario accumulare energia in maniera estremamente intelligente per ridurre al minimo i distacchi da sovraccarico. Qui entriamo nel mondo dell’IoT, in cui è possibile contare su una rete di interconnessione estremamente fitta tra strumenti anche piuttosto semplici (come uno smart meter) che permette di ri-direzionare in tempo reale i flussi energetici.

Veniamo al rapporto tra Big Data e IoT. Che beneficio potranno ottenere i primi dall’Internet delle Cose?

Big data analyticsL’IoT è una fonte ulteriore di Big Data. Potendo contare su una serie piuttosto ampia di sensori che generano un flusso continuo d’informazioni in tempo reale, occorre immagazzinarli e procedere all’analisi, processo possibile attraverso gli analytics.

Un esempio: in Emilia Romagna è in corso un progetto regionale per l’agricoltura di precisione in cui si sono posizionati sui campi agricoli sensori che permettano di misurare la presenza d’insetti infestanti. La gran mole di dati prodotti vengono combinati con quelli provenienti dai satelliti sulle aree verdi con i dati provenienti dai sistemi geografici che permettono di confrontare le diverse coltivazioni presenti sul territorio e con le informazioni desunte dai sistemi meteorologici. Dalla loro integrazione si riescono a mettere a punto trattamenti mirati che solo qualche anno fa non era nemmeno pensabile attuare, in quanto i dati venivano gestiti in maniera separata. Qui è possibile vedere in pratica come entrano in gioco IoT, integrazione di dati e innovazione tecnologica anche sotto forma di data analytics.

In base alla sua esperienza finalizzata all’ambito aziendale, quanto potrà essere utile l’impiego di Big Data analytics per un ambito quale quello della mobilità tradizionale ed elettrica?

I Big Data analytics sono già oggi parte di questo campo di applicazione e finalizzati alla gestione ottimizzata del traffico e dei servizi collegati che se messi a sistema possono avvantaggiare il territorio. In termini di mobilità elettrica, quando sarà una realtà più significativa il loro utilizzo potrebbe essere utile, per esempio, nella gestione smart dei punti di ricarica.

A che punto siamo con l’impiego dei Big Data analytics?

Se consideriamo l’ambito della ricerca, qui possiamo constatare un rapido e continuo sviluppo, non solo perché si stanno battendo nuove vie e sperimentando novità tecnologiche, ma anche perché si stanno recuperando tecnologie e metodi già esistenti. A mio avviso, ciò che è decisamente sorprendente è l’approccio del mondo aziendale: fino a qualche anno fa era restio e tardivo a includere al proprio interno temi e soluzioni provenienti dal mondo della ricerca, oggi invece fa quasi da traino e da sprone al processo di innovazione.

Già in termini di data analytics e machine learning sono le aziende stesse, dei più disparati settori, che ci pungolano e ci stimolano interrogandoci su nuove opportunità e potenzialità. È un aspetto sorprendente, ma decisamente positivo per l’ambito accademico-scientifico. Le aziende stanno avendo un ruolo importante in questa piccola rivoluzione.

Perché la definisce “piccola”?

Perché in parte non è un mondo così nuovo: in molti casi si tratta di tecniche già collaudate, almeno a livello algoritmico e applicate in un contesto differente. Tuttavia, l’elemento nuovo e “disruptive” c’è e riguarda la dimensione gestionale dei dati, per esempio sul fronte modellistico e tecnologico, dove si è assistito a vere e proprie rivoluzioni. Anche in questi casi le aziende sono state molto veloci a impadronirsene, a volte anche in modo affrettato, ma comunque ottimo come stimolo.
A tutto questo va aggiunto il fascino esotico di alcune tecnologie generato dalla moda del momento, ma anche dalla maggiore consapevolezza della loro importanza in ambito business.

Tutta questa innovazione e spinta delle aziende avrà ricadute positive anche sull’utente finale, in ottica di utilità pubblica?

Certamente. Le stesse soluzioni che, pur in ambito più ristretto, esistevano già alcuni anni fa, ma non erano sufficientemente impiegate, ora stanno conoscendo uno sviluppo notevole in termini di utilizzo. Ciò favorirà l’utente finale con benefici fino a poco tempo fa impensabili proprio perché la disponibilità e la quantità di dati coincide con la possibilità di gestirle in maniera intelligente e mirata.

La casa connessa piace sempre di più agli italiani

250 Milioni di euro è il valore che ha raggiunto la casa connessa in Italia nel 2017 segnando una crescita pari al 35%, un incremento che vede al primo posto le applicazioni legate alla Sicurezza che continuano a trainare il mercato, con sensori per porte e finestre in grado di rilevare tentativi di infrazione, videocamere di sorveglianza, serrature e videocitofoni. Seguono le caldaie e i termostati connessi per la gestione del riscaldamento, e a sorpresa gli elettrodomestici, con le lavatrici connesse, controllabili via App e dotate in alcuni casi di assistente vocale.
Questi alcuni dei dati che emergono dall’Ossservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano sulla Smart home.

“Tra i principali driver del mercato la possibilità di avere la propria abitazione sotto controllo, la maggiore comodità nello svolgere attività ricorrenti e il risparmio energetico – ha sottolineato Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio – La grande diffusione delle soluzioni in ambito Sicurezza testimonia come per il consumatore sia fondamentale avere tutto sotto controllo, con la possibilità di gestire la propria abitazione a distanza. Cresce anche l’attenzione del consumatore verso il risparmio energetico, in particolare per quanto riguarda l’acquisto di prodotti come caldaie e termostati connessi”.

il mercato della smart home

Le principali barriere per lo sviluppo della casa connessa

Nonostante un mercato in forte crescita, sono diverse le barriere da superare come l’installazione dei prodotti, l’integrazione dell’offerta con servizi di valore e la scarsa riconoscibilità di molti dei brand che oggi sono sul mercato.

Il 2017 è stato un anno sicuramente positivo ma il processo di installazione degli oggetti smart risulta essere ancora una problematica: se sulla carta la maggior parte delle soluzioni disponibili sul mercato dovrebbe poter essere installato in autonomia dall’utente finale (il famoso DIY – Do It Yourself), alla prova dei fatti non è così e l’utente deve poi rivolgersi a un installatore specializzato, con conseguenti costi aggiuntivi.

L’altra nota dolente è sicuramente la carenza di servizi in grado di creare valore: solo nel 27% dei casi è presente almeno un servizio aggiuntivo come la gestione dei dati su cloud o l’invio di notifiche push qualora si verifichi una problematica o un evento non desiderato. Ma questi pochi servizi non sono in grado di soddisfare i bisogni dell’utente.

driver e barriere casa connessa

A livello internazionale la battaglia per la conquista del mercato si sta giocando sugli assistenti vocali intelligenti, gli home speaker: Amazon, Google e – con qualche ritardo – Apple.
Si tratta di veri e propri hub (concentratori) – dotati di altoparlanti, microfoni, display e un processore in grado di renderli intelligenti – che nascono per diminuire la complessità di connessione e per gestire un insieme di oggetti intelligenti eterogenei. Purtroppo in Italia li stiamo ancora aspettando.

In un futuro ormai prossimo il sistema sarà in grado di prevedere, personalizzare e configurare l’utilizzo in base alle esigenze dell’utente.
L’Intelligenza Artificiale consente sia di semplificare la gestione dei dispositivi connessi, sia di migliorare la gestione di prodotti e servizi offerti.

“Troppo spesso si tende a limitare l’ambito di azione della casa intelligente all’automazione di semplici funzionalità già esistenti o alla gestione remota di dispositivi domestici – ha osservato Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. L’Intelligenza Artificiale si candida a diventare la nuova “governante” della casa: un aiuto concreto e personalizzato per vivere meglio, abilitando servizi di valore che vanno dalla gestione dell’energia al supporto agli acquisti, dalla vigilanza all’individuazione della necessità di pulizie in occasioni speciali”.

L’evoluzione dei protocolli di comunicazione

Come sottolineato nel rapporto, il settore della Smart Home continua a essere caratterizzato da una eterogeneità di protocolli di comunicazione che rendono difficile la convergenza verso un’unica soluzione.

Da un lato i protocolli ereditati dalla domotica, principalmente cablati (ad esempio BACnet, LonWorks, KNX, X10, Universal Powerline Bus), dall’altro evolve la categoria dei protocolli radio IoT a corto raggio (ad esempio ZigBee, ZWave, EnOcean, Thread).

Parallelamente, le evoluzioni in ottica IoT dei protocolli general-purpose (come ad esempio WiFi HaLow, Bluetooth Low Energy 5.0) proseguono nel loro sviluppo, mentre il WiFi tradizionale continua a giocare un ruolo di primo piano per tutte quelle applicazioni e che non necessitano di autonomia dal punto di vista energetico o che richiedono ampie porzioni di banda di comunicazione (ad esempio per audio-video).

“Da un punto di vista tecnico, alle funzionalità inizialmente sviluppate è stata aggiunta la gestione di dispositivi smart in casa sfruttando l’integrazione di servizi cloud – ha evidenziato Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. Questo approccio consente di supplire alla mancanza di soluzioni nativamente interoperabili. Ma ci sono delle limitazioni, come il ristretto set di funzionalità a cui accedere e l’eccessiva dipendenza dalla stabilità della connessione Internet”.

L’evoluzione dei canali di vendita

slide convegno Poli Smart HomeLa filiera tradizionale – composta da produttori, architetti, costruttori edili, distributori di materiale elettrico e installatori – mantiene un ruolo di leadership all’interno del mercato Smart Home, con una quota sempre consistente (70%), veicolando prodotti e servizi per circa 175 milioni di euro. Si rafforza però il ruolo degli altri canali di vendita, retailer online e offline, assicurazioni, telco e utility che riescono a rendere accessibile la casa connessa a un pubblico sempre più vasto.
Emergono due dati significativi:

Purtroppo però la filiera è ancora poco coinvolta e informata e spesso è una barriera per l’installazione di soluzioni per la casa connessa. La formazione è ancora una volta il perno su cui si gioca la diffusione della casa connessa.

Il 2018 sarà un anno importante per le utility e le telco: la principale novità sarà data dalla possibilità di fare leva sulla crescente presenza di contatori elettrici (smart meter) di seconda generazione, la cui installazione è iniziata a gennaio 2017 e che consentiranno di raccogliere dati sui consumi energetici in tempo quasi reale (ogni 15 minuti), utili per abilitare nuovi servizi per la casa smart. – ha aggiunti Salvadori – Per quanto riguarda le telco la strada è tracciata: fiducia nel brand, forza commerciale e possibilità per l’utente di appoggiarsi alla rete cellulare, complementare e in alcuni casi più affidabile rispetto a quella WiFi, sono i punti di forza che permetteranno a questo canale di crescere”.

CasaClima Tour 2018 e Mitsubishi Electric Climatizzazione

La Divisione Climatizzazione di Mitsubishi Electric rinnova la propria partecipazione al CasaClima Tour 2018 “Qualità sostenibile dalla carta alla realtà”, una serie di incontri itineranti organizzati dall’Agenzia CasaClima, che hanno l’obiettivo di raccontare le buone pratiche ed gli errori da evitare nel campo della sostenibilità e della qualità edilizia, dal risparmio energetico all’efficienza energetica invernale ed estiva, dal comfort termo-igrometrico a quello acustico, dall’involucro agli impianti.

Riqualificazioni energetiche e ristrutturazioni edilizie, nuove costruzioni al tempo degli NZEB, gli edifici ad energia quasi zero.

Nuovo il format del CasaClima Tour 2018 che prevede una seduta plenaria al mattino e tavoli tematici nel pomeriggio della durata di 2 ore articolati in 4 workshop di 30 minuti.

I tavoli tematici saranno l’occasione per ottenere approfondimenti sugli argomenti trattati, richiedere soluzioni e risposte alle proprie esigenze e saranno moderati, da un tecnico-relatore dell’azienda e da un consulente.

Il tour si articolerà in 11 tappe, la prima si svolgerà a Milano il 22 febbraio 2018 presso il Cosmo Hotel Palace, via F. De Sanctis 5, a Cinisello Balsamo dalle ore 9 alle ore 17:30.

Nella tappa di Milano il tavolo tematico è dedicato a “La responsabilità del progettista. Edifici sostenibili, sicuri, confortevoli” e Mitsubishi Electric affronterà il tema delle pompe di calore come scelta impiantistica all’avanguardia e ad alta efficienza energetica.
“Continuiamo ad essere al fianco dell’Agenzia CasaClima per promuovere iniziative volte a sensibilizzare e responsabilizzare tutti i cittadini sui temi del risparmio energetico e della sostenibilità – ha dichiarato Raffaella Fusetti Marketing Communication Section Manager – Questo è un appuntamento a cui non possiamo e non vogliamo mancare poiché è indispensabile creare una forte sinergia tra le diverse parti coinvolte che hanno come obiettivo quello di realizzare edifici confortevoli per l’uomo e rispettosi dell’ambiente”.

È possibile partecipare gratuitamente, l’importante è iscriversi previa prenotazione sul sito dell’Agenzia CasaClima.

CasaClima Tour 2018 dà diritto ai crediti formativi professionali per gli Ordini e i Collegi secondo i rispettivi regolamenti.

Casa Hager: nuova organizzazione commerciale Hager Bocchiotti

Un’azienda con un DNA familiare, agile e flessibile che propone soluzioni innovative, affidabili e intelligenti per la gestione e la canalizzazione dell’energia, sicurezza e comfort: Hager Bocchiotti presenta Casa Hager, la nuova sede a disposizione dei partner e dei clienti.
Dopo un lungo percorso di integrazione le due società, già parte del Gruppo Hager, si presentano come un’unica realtà, come partner ideale per il terziario e il residenziale nelle nuove installazioni e nella modernizzazione d’impianti esistenti.

Conferenza Casa Hager“Grazie a questa integrazione siamo in grado di valorizzare sinergie e capacità d’offerta verso i mercati di riferimento – ha sottolineato Sergio Bonalumi, Direttore Generale Italia, Hager Group – La nostra sfida è quella di fare dell’Italia un paese con un ruolo ancora più strategico all’interno del Gruppo facendo leva sui cambiamenti organizzativi, sulle persone, su servizio come fonte di generazione della domanda (marketing, assistenza e formazione tecnica, customer service) e focalizzando sul lavoro con installatori, quadristi e progettisti”.

Focus sulla formazione tecnica

La formazione tecnica è basilare sia per lo sviluppo di un’azienda sia per i suoi partner; insieme a coerenza e chiarezza commerciale delineata sulla scelta della distribuzione come un unico canale di vendita.
E proprio la nuova sede, Casa Hager è il luogo deputato ad avvicinare clienti e installatori, un “concept space” dove poter apprezzare un’esperienza interattiva e multisensoriale, un luogo ideale per riunioni, formazione, workshop ed eventi che distributori, installatori e clienti possono organizzare.

“La nuova Hager Bocchiotti si pone come partner dei clienti con le sue soluzioni innovative, affidabili, intelligenti per gli ambienti residenziali, terziari e industriali – ha aggiunto Stefano Bianchi, Direttore Marketing e Comunicazione Italia – Il nostro approccio si svilupperà in tre direzioni: focalizzazione (su business, applicazioni, soluzioni e clienti); l’agilità (di processo, approccio, relazione e servizio) e la filosofia “Glocal”, un approccio che sfrutta le potenzialità di un marchio globale declinato in maniera specifica sulle logiche territoriali”.

Ovviamente a tutto questo si aggiungono alcuni plus che sono insiti nel gruppo: centralità del cliente, attenzione all’ambiente, linguaggio comune, integrazione.

Forte di tutto questo, nasce la nuova organizzazione commerciale con presidio territoriale, suddiviso in 6 aree, affidate ciascuna ad un Area Manager. “A loro è affidato il compito di armonizzare il valore umano e di competenze in esse contenuti, dando continuità all’immagine di credibilità e professionalità, che hanno da sempre contraddistinto la storia commerciale delle società Hager e Bocchiotti. La credibilità è l’asset centrale attorno al quale si continuerà a costruire il rapporto esclusivo per la commercializzazione dell’offerta che passa attraverso un unico canale: la distribuzione di materiale elettrico” ha concluso Gianfranco Ferroni, Direttore Vendite Italia.

Una sfida in un mercato in continua evoluzione e trasformazione forti della consapevolezza che i risultati si costruiscono grazie a un approccio concreto, continuativo, sistematico e organizzato, che mantenga il valore alla vendita lungo tutta la filiera.