Stop al mercato tutelato di energia e gas: come scegliere il fornitore?

Nel luglio 2019 non esisterà più il mercato tutelato dell’energia (quello che i fornitori definiscono “di maggior tutela”). Posticipato di un anno questo passaggio – fino a poche settimane fa era previsto per luglio 2018 – resta comunque il dubbio: ci sarà l’ennesima “stangata” per l’utente finale?

Mercato libero e mercato tutelato: le differenze

Scegliere Mercato libero o mercato tutelatoInnanzitutto le differenze tra mercato libero e mercato tutelato: come con il mutuo bancario a tasso fisso o variabile, anche in questo caso i fornitori di gas ed elettricità propongono due possibilità. Usufruire di una tariffa fissa (e quindi evitare di correre il rischio derivante da possibili aumenti, in genere nell’arco di due anni) o affidarsi al mercato libero e beneficiare di tariffe altalenanti, spesso al ribasso ma non solo.

Passare nel 2019 al mercato libero può spaventare, ma esistono accortezze che consentono comunque di mantenere sotto controllo i prezzi.

 

Come scegliere il fornitore di energia elettrica e di gas

Detto questo, per chi si troverà a dover scegliere il fornitore per il mercato libero è buona cosa tenere presente alcuni importanti fattori.

Prima di tutto occorre porsi alcune semplici domande, come comprendere cosa incide sui costi della bolletta, quante persone ci sono nel nucleo famigliare, quando nell’arco della giornata vengono utilizzati i dispositivi più energivori, in quale località si vive ecc.

offerte on-lineQuesto primo passo è fondamentale per calcolare l’eventuale risparmio cambiando il gestore.
Sul sito dell’Autorità per l’Energia è presente un comodo motore di ricerca che permette di confrontare le offerte disponibili. Proprio come fanno i comparatori on-line, valuta i costi su una base indicativa di consumi periodici. Anche per questo è importante conoscere i propri consumi medi, al fine di avere una comparazione precisa.

Un altro vantaggio può derivare dalle offerte on-line: spesso i fornitori garantiscono interessanti sconti a chi si affida al web poiché risparmiano sulle strutture di vendita tradizionali.

Pur con il mercato libero, è possibile scegliere offerte a prezzo fisso della componente energia o a costo variabile: anche in questo caso le variazioni sono contenute, occorre valutare l’offerta caso per caso per giudicare quale faccia al caso proprio.

Persino la modalità di spedizione della bolletta può incidere sul costo complessivo: farsela spedire in PDF via e-mail consente in genere di risparmiare rispetto alla classica busta inviata per posta.

energia da fonti rinnovabiliPer i più attenti all’ecologia, i fornitori indicano le fonti di energia utilizzate: in questo modo è possibile scegliere – spesso ma non sempre con un leggero sovrapprezzo – di avere solo energia da fonti rinnovabili.

A parità di costi, alcuni fornitori offrono inoltre programmi fedeltà o sconti con altre società partner: è bene tenerlo presente e ricordarselo quando si fa shopping presso le aziende indicate.

Infine, è bene ricordarlo, il cambio di gestore non interrompe l’erogazione del servizio. Il passaggio è totalmente trasparente per l’utente.

Efficienza energetica nella Pubblica Amministrazione

Il 2016 è stato caratterizzato da fattori che hanno influenzato in maniera positiva gli investimenti in efficienza energetica, ci sono però ancora molte possibilità di miglioramento e la strada per raggiungere gli obiettivi di efficientamento è ancora lunga.

Se nel 2016 si è assistito a un rafforzamento della filiera dell’efficienza energetica e una maggiore diffusione della cultura dell’efficienza nel comparto industriale, è necessario evidenziare le criticità che hanno trattenuto il mercato: l’incertezza del quadro normativo, l’attuazione limitata dei piani d’azione per l’energia sostenibile e la scarsa diffusione degli edifici con soluzioni ad alta efficienza (Nzeb).

L’Energy Efficiency Report 2017 – realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano – ha analizzato lo scenario complessivo relativo alla Pubblica Amministrazione e i 46 Comuni italiani con più di 100.000 abitanti per valutare il livello di diffusione dei PAES (Piani d’azione per l’energia sostenibile) e il loro stato di avanzamento relativamente all’efficienza energetica.

Da questo è emerso che 38 città hanno aderito al Patto dei Sindaci (movimento europeo che coinvolge le autorità locali e regionali che si impegnano volontariamente a migliorare l’efficienza energetica e promuovere l’installazione di energia rinnovabile) e hanno presentato un PAES.

Il 63% è già nella fase di monitoraggio dei risultati e il 16% ha integrato nei propri obiettivi anche la definizione delle azioni chiave per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

L’investimento stimato era di circa 4,9 miliardi di euro per realizzare 300 azioni, ma ne sono state realizzate solo 144 con un investimento di 1,1 miliardi di euro.

efficienza energetica nella pubblica amministrazione

Le città più virtuose sono Milano, Torino e Verona che hanno dimostrato una grande attenzione agli interventi di efficientamento energetico con un approccio che ha reso il PAES un vero e proprio strumento di pianificazione e programmazione per le politiche ambientali della città.

La Pubblica Amministrazione sta approcciando la questione dell’efficienza preferendo numerose azioni a minor costo rispetto a pochi interventi strutturati ma dispendiosi.

Tra gli ambiti di intervento più utilizzati troviamo l’illuminazione pubblica con l’installazione di impianti a led e la riqualificazione energetica degli edifici e l’installazione di pannelli fotovoltaici su proprietà comunali. Restano però spesso escluse le azioni di natura strutturale con un impatto sui consumi che vada oltre la bolletta energetica della sola Pubblica Amministrazione che è legata per il 65-75 % a consumi elettrici e la rimanente parte ai consumi termici.

Report Efficienza energetica 2017

La bolletta energetica – Fonte Report La filiera dell’efficienza energetica

“La propensione dei Comuni italiani verso i PAES sembra essere al momento solo di facciata, senza aggredire in maniera decisa il problema dell’efficientamento energetico. La mancanza di fondi e la ridotta diffusione di meccanismi virtuosi di finanziamento sono alla base di questa situazione. Va tuttavia sottolineato come, almeno sulla carta, vi sia in Italia una pianificazione piuttosto capillare ed estesa di interventi di efficientamento energetico, un patrimonio importante da cui partire” ha sottolineato Vittorio Chiesa, direttore dell’E&S Group della School of Management del Politecnico di Milano.

 

Un terziario più smart con Lens Panel LED di Beghelli

Agli obiettivi di efficienza energetica e al benessere di chi quotidianamente vive i luoghi di lavoro è rivolta la tecnologia multi-lenticolare di Lens Panel LED, ultima proposta Beghelli per l’illuminazione a LED in ambito terziario. Un ambiente di lavoro davvero confortevole è frutto anche della corretta illuminazione dei singoli uffici e degli spazi comuni, per questo eleganza, prestazioni ottimale e gestione intelligente si uniscono in un corpo illuminante spesso 8 mm, che integra uno schermo con ottica multi-lenticolare progettato per massimizzare l’illuminamento al suolo, evitando i fenomeni di abbagliamento e mantenendo inalterata l'efficienza luminosa, superiore a 130 lm/W. 

Lens Panel LED può essere installato a incasso, in moduli M600, ma raggiunge la massima espressione estetica e funzionale nelle installazioni a plafone e a sospensione, senza l’ausilio di cornice adattatore.

Lens Panel LED porta lo smart lighting in ufficio

Lens Panel LED di BeghelliLens Panel LED è disponibile in diverse versioni: quella EcoDriver vanta un alimentatore di dimensioni ridotte, inserito all'interno del profilo, che garantisce all'installazione a plafone lo spessore totale di 8mm. Il sistema SmartDriver, invece, apre le porte alla domotica e allo smart lighting, in quanto consente la gestione delle scene luminose, del rilevamento di persone e della dimmerazione pilotata o automatica.

La versione SmartDriver della proposta Beghelli per il terziario integra un fotosensore intelligente che consente di regolare l’intensità luminosa in base  alla luce naturale presente nell’ambiente, per un risparmio energetico superiore al 75%, e di ridurre automaticamente l'intensità luminosa in assenza di persone, per un ulteriore risparmio del 20%.

Infine Lens Panel LED è disponibile in versione HCL (Human Centric Lighting), come sistema di illuminazione a LED biodinamico basato sul ritmo circadiano, che permette di seguire, durante le ore del giorno, i ritmi e la temperatura colore della luce solare per migliorare l’efficienza e il benessere delle persone.

Regolamento CPR: quali i cavi conformi e quali quelli non conformi?

Il 9 agosto entrerà in vigore il Decreto legislativo 106 del 16 giugno 2017 “Adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 305/2011, che fissa condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti da costruzione e che abroga la direttiva 89/106/CEE” che ha creato in questi ultimi mesi un po’ di confusione tra gli addetti ai lavori, in quanto il Decreto sul Regolamento CPR e la normativa CEI 64-8 Variante 4 (dove erano indicati tempi e modi relativi all’installazione dei cavi conformi al regolamento) non viaggiavano nella stessa direzione in merito all’utilizzo di cavi non conformi.

In questi giorni si sono svolti alcuni incontri per cercare di chiarire la situazione poiché a seguito del Decreto dal 9 agosto possono essere installati solo ed esclusivamente cavi che sono conformi al regolamento CPR e per chi non installerà cavi non conformi sono previste pesanti sanzioni.

Tra i punti discussi risulta che potranno essere installati cavi non marcati CE purché conformi alla norma armonizzata EN 50575 (il periodo di coesistenza è durato dal 10 giugno 2016 al 1 luglio 2017) e al regolamento CPR.

Se il cavo è stato immesso sul mercato prima della fine del periodo di coesistenza della norma armonizzata, allora il cavo è conforme al Regolamento e quindi al Decreto Legislativo 106/2017.

Questo significa che possono essere installati senza problemi e senza sanzioni.

Continueranno nei prossimi giorni incontri e spiegazioni in merito al regolamento CPR e alla normativa di riferimento e a settembre potrebbero esserci nuovi tavoli di lavoro per eliminare qualsiasi equivoco o incomprensione legislativa e normativa.

Sistema passacavo KDSClick di Conta-Clip con grado di protezione IP66

Semplicissimo da assemblare e montare, il sistema passacavo KDSClick di Conta-Clip – produttori di morsetti elettrici – con grado di protezione IP66, consente di inserire rapidamente sia cavi intestati e non intestati, sia cavi preassemblati attraverso le pareti di quadri elettrici o cassette di derivazione.
Il sistema – grazie agli elementi di tenuta – risponde ai requisiti richiesti norme DIN EN 62444 riguardanti le forze di resistenza alla trazione sui cavi.

Il sistema passacavo KDSClick si compone di tre soli elementi di base: cornici, inserti ed elementi di tenuta che vengono combinati in maniera modulare.

Per inserire gli elementi di tenuta non è necessario aprire e chiudere le cornici: Conta-Clip infatti ha realizzato robuste cornici monoblocco, disponibili in quattro taglie, in grado di ospitare 4, 6, 8 o 10 elementi di tenuta.

sistema pressacavo KDSClickIl sistema passacavo KDSClick si caratterizza per:

La creazione dei singoli passaggi cavi attraverso la cornice avviene modo semplice utilizzando quattro tipo di inserti: a barra, a T, a croce e doppia croce.
Un semplice click garantisce il corretto montaggio.
Il sistema passacavo KDSClick permette di realizzare diverse configurazioni per soddisfare le diverse esigenze di passaggio di cavi, tubi flessibili, tubazioni pneumatiche e idrauliche. Inoltre, la facilità di accoppiamento e montaggio è facilitata dal taglio ondulato degli elementi di tenuta. 

Conta-Clip offre anche il passacavo KDSClick nella versione circolare che si presta a sostituire pressacavi con filettature da M20 a M63.

Smart city, ecosistema vantaggioso, ma va messo in pratica

Si parla spesso di smart city. Ma a che punto siamo a livello italiano e internazionale? È un tema di cruciale importanza dato che nelle città vive il 50% della popolazione mondiale, in grado di consumare globalmente fino all’80% dell’energia.

Abbiamo voluto comprendere lo stato dell’arte con uno dei maggiori esperti italiani e non solo: Mauro Annunziato, direzione della divisione Smart Energy, del dipartimento Tecnologie Energetiche dell’Enea, e coordinatore del progetto Smart City per l’Agenzia nazionale. 

Qual è la situazione che vive l’Italia? 

Mauro Annunziato coordinatore progetto Smart CityUna situazione articolata. A fronte di un panorama internazionale in evoluzione significativa, in Italia siamo ancora alle prime sperimentazioni pilota. Non solo: siamo ancora fermi a progetti di scala ridotta.

A livello europeo è stata avviato, all’interno di Horizon 2020 un programma di finanziamento denominato Lighthouse (“città faro”) applicato su un distretto, ossia su un ambito urbano che interessi almeno 10mila cittadini. Sono stati messi a bando e avviati una trentina di progetti in altrettante città europee. La dimensione prevista è sufficiente a dimostrare la concretezza e l’attitudine a livello tecnologico di risolvere problematiche, ma anche la capacità di essere compresa e ben accolta dai cittadini, oltre che essere un’esperienza economicamente sostenibile. Quest’ultimo aspetto in particolare non è ancora stato raggiunto, e la conseguente replicabilità su scala urbana è ancora tutta da dimostrare.

In Italia solo due progetti sono stati avviati due anni fa, a Firenze e a Milano, i cui risultati si vedranno solo tra due/tre anni. A parte questi, a livello nazionale sono stati condotti progetti o su piccola scala o riguardanti un singolo aspetto, ad esempio l’illuminazione. Il progetto smart city riscontra invece un vantaggio significativo quando coinvolge e integra varie infrastrutture digitali e servizi urbani, avvantaggiandosi a vicenda dal reciproco scambio d’informazioni. 

A livello europeo/mondiale quali Paesi sono più avanzati? Quali i modelli virtuosi?

Le realizzazioni più interessanti in questo senso sono quelle realizzate all’interno del progetto citato. Tra queste, vale la pena citare Barcellona, Amsterdam, Stoccolma.

Cosa manca perché si creino le situazioni per uno sviluppo ampio e coerente? 

Quando fu lanciato a livello europeo quest’idea progettuale di smart district, tre anni fa, diversi Paesi europei, tra i quali Austria, Gran Bretagna e Norvegia, decisero di investire mediante l’adozione di piani di finanziamento nazionali. In Italia esistono fondi strutturali analoghi, come il PON (Programma Operativo Nazionale) Metro: si tratta di somme ingenti che potrebbero essere stanziate per costruire questi distretti dimostrativi.

Finanzierebbe 14 città metropolitane (Torino, Genova, Milano, Bologna, Venezia, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina e Palermo). L’iniziativa è al momento in fase di avvio. Il PON Metro è coordinato dall’Agenzia di Coesione territoriale e si stanno facendo sforzi importanti. Occorre, però, attuare un percorso di convergenza, senza frammentazioni tra città, potendo contare sulla capacità di replicabilità da una all’altra tale da permettere costi sensibilmente inferiori. L’Enea è impegnata proprio su questo fronte: a tale proposito ha organizzato a Bologna un convegno dedicato, a respiro internazionale. 

Quali sono i problemi che sconta maggiormente l’Italia?

smart cityPremetto che persistono alcune barriere comuni a livello comunitario, principalmente causati dalla mancata individuazione dei modelli di business per riuscire a giungere a soluzioni praticabili in modo che il finanziatore possa ritornare nell’investimento sotto varie forme.

A livello nazionale scontiamo, come detto, una frammentazione a ogni grado: a livello di imprese, non si è compreso che la smart city non è un’azienda che investe su una città ma è un ecosistema, in cui le aziende si devono mettere d’accordo su alcuni aspetti, per esempio sugli standard. Ma la frammentazione la si ritrova anche nell’organizzazione politica della città stessa: molto spesso si ragiona a compartimenti stagni, tra assessorati, senza che ci sia un coordinamento.

Ed è fondamentale questo aspetto perché i servizi in ottica smart city vanno a integrare aspetti attinenti vari settori e diversi assessorati, quindi occorrono tavoli di coordinamento, una delega specifica per mettere d’accordo tutti gli attori interessati e formare anche in questo caso un ecosistema.

L'aspetto normativo e gli investimenti pubblici e privati aiutano o ostacolano lo sviluppo?

Nel caso degli investimenti occorre considerare due aspetti: il primo riguardante la possibilità di dimostrare la disponibilità di un ritorno degli investimenti per quanto riguarda le aziende. Per quanto riguarda l’investimento pubblico abbiamo riscontrato grandi limitazioni causati dai vincoli del Patto di Stabilità. Per quanto riguarda invece l’aspetto normativo permangono anche in questo caso vincoli, per esempio in materia di privacy. Ci vuole cautela, da una parte, ma dall’altra c’è l’esigenza di “liberalizzare” la gestione dell’energia, ottenendo risparmi consistenti e minori spese.

Forse manca ancora la percezione dell’utilità della smart city.

È bene ribadire i vantaggi connessi alla realizzazione di una realtà di questo genere, non crede?

Certamente. Non abbiamo ancora di fatto visto ancora la realizzazione di una smart city, quindi per ora siamo ancora a livello teorico.

Ma i vantaggi sono concreti e significativi: creare una smart city significa abbattere i costi energetici, per esempio. Solo mettendo in connessione il sistema del traffico e l’illuminazione pubblica, utilizzando i dati e mettendoli a frutto, è possibile regolare l’intensità luminosa dei lampioni, permettendo risparmi energetici anche del 30%.

Ma è solo un esempio: i vantaggi sono ampliabili in vari aspetti, dalla sicurezza alla qualità di vita. Anche nel caso di edifici nuovi dove sono installati dispositivi smart home, i residenti si rendono bene conto di cosa significhi abbattere notevolmente i costi della bolletta. Bisogna, quindi, arrivare a realizzare i progetti nei vari quartieri interessati dal programma europeo e permettere così di percepire vantaggi, notevoli e ad ampio raggio. La stessa possibilità di contare su un’ampia disponibilità e quantità di dati permette di aprire un mercato completamente nuovo di servizi a disposizione con vantaggi notevoli e costi molto contenuti.

La strategia Enea in ottica smart city

Lo scorso giugno, a Bologna, durante il workshop “Building the Italian Smart City Ecosystem in the European Framework”, è stata presentata la strategia Enea per una città del futuro sempre più smart, sostenibile e inclusiva.

Il convegno è stato organizzato nell’ambito della iniziativa europea EERA JPSC (European Energy Research Alliance Joint Programme on Smart Cities), di cui Enea è membro dell’Executive Committee dal 2010. L’evento ha avuto l’obiettivo di “promuovere l’integrazione tra sistemi urbani e nuovi approcci intelligenti nel design e nella gestione dei sistemi energetici delle città e definire una roadmap per la rigenerazione urbana comune a istituzioni, centri di ricerca, municipalità e imprese”, ha segnalato l’Agenzia nazionale in una nota, precisando che si tratta di un ecosistema nazionale delle città “che fonde esperienze e tecnologie, architetture innovative e piattaforme ICT, dove tecnologie innovative integrano smart building e smart home, mobilità elettrica e rinnovabili e interagiscono con cittadini e amministratori attraverso nuovi linguaggi e indicatori, ma anche processi di citizen engagement e coworking per cogliere la sfida della Smart City”.

 

Fotovoltaico e accumulo nel pacchetto di risparmi Edison My Sun

Abbiamo più volte commentato la transizione delle grandi utility dalla semplice fornitura di corrente elettrica o gas a un'offerta di servizi di più ampio spettro, che coinvolgano anche autoproduzione e rinnovabili.

Tra le prime prove tangibili di questa tendenza, l'unione tra fotovoltaico, accumulo e gestione di bollette e incentivi proposta da Edison My Sun, un servizio “chiavi in mano” per l'efficienza energetica nelle abitazioni che comprende progettazione e installazione di impianto fotovoltaico e batteria per l'energy storage, assistenza tecnica e ulteriore supporto al consumatore dal punto di vista burocratico, per accedere a finanziamento e detrazioni fiscali.

Con Edison My Sun autoproduzione, efficienza energetica e tagli alla bolletta

L'adesione al programma Edison My Sun garantisce la fornitura gratuita di energia elettrica a integrazione della produzione del fotovoltaico e al 100% da fonte rinnovabile – attestata con il rilascio della garanzia d’origine – fino a 10 anni. Oltre alla possibilità di accedere a un finanziamento, sempre di 10 anni, e all’accesso alla detrazione fiscale per il 50% dell’investimento.

“My Sun si inserisce nell'innovativa piattaforma di servizi Edison World, con cui Edison ha impresso un cambio di passo strategico, andando al di là dell’offerta classica di luce o gas – commenta Alessandro Zunino, amministratore delegato di Edison Energia -. L’obiettivo è soddisfare la richiesta di una casa sempre più intelligente e connessa, con Edison Smart Living, una casa sicura e protetta dai guasti all’impianto luce e gas, con Edison Casa Relax, una casa dai costi trasparenti, con Edison World Luce e Gas e una casa autosufficiente e alimentata da energia rispettosa dell’ambiente, intento raggiunto con Edison My Sun e My Forest“. 

Nell'impegno strategico per una maggiore presenza sul mercato delle soluzioni “chiavi in mano” per una casa intelligente, sicura e all'avanguardia nell'autoproduzione di energia elettrica, Edison ha intrapreso partnership con realtà terze del settore, sia in campo tecnologico sia in chiave finanziaria, per consentire un maggiore accesso alle nuove proposte. In questa prospettiva, Edison My Sun nasce dalla collaborazione con Solar Energy Group, società proprietaria del marchio Super Solar attiva trent'anni sul mercato del fotovoltaico e del solare termico.

Ecobonus 65%: il primo rapporto Enea sulla riqualificazione energetica

ecobonus 65%Presentato il Rapporto ENEA sulle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una fotografia aggiornata degli investimenti grazie all’Ecobonus 65%.

Nel triennio 2014-2016 sono stati realizzati circa un milione di interventi, di cui 360.000 nel 2016: la metà riguarda la sostituzione di serramenti e per circa il 20% la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale e l’installazione di schermature solari. Gli investimenti nel 2016 sono stati di oltre 3,3 miliardi di euro, il 7% in più rispetto al 2015).

I risparmi nel triennio sono stati di circa 3.300 GWh/anno, Con incentivi fiscali per la riqualificazione energetica (detrazione fiscale del 65%) e per la ristrutturazione (detrazione fiscale attualmente del 50%, ma con aliquote diverse dalla prima introduzione nel 1998), sono stati realizzati oltre 14,2 milioni di interventi, che hanno riguardato il 55% delle famiglie italiane.
Gli investimenti ammontano a 237 miliardi di euro, di cui 205 miliardi per il recupero edilizio e circa 32 miliardi per la riqualificazione energetica.

Questi interventi hanno permesso di contenere la crisi economica nel settore delle costruzioni che ha affrontato un calo del 30% degli investimenti negli ultimi anni.

Progettisti, professionisti, installatori e distributori hanno dovuto adeguare le proprie competenze ed i propri magazzini per rispondere alle esigenze di mercato e la ricerca e l’innovazione hanno dovuto rispondere a una richiesta di materiali e impianti tecnologicamente avanzati e sempre più efficienti e sostenibili.

Questo ha portato a una valorizzazione degli edifici che hanno effettuato interventi di efficienza energetica, infatti, secondo alcuni studi è stimato un incremento di prezzo del 6%.

Ma quali sono le tecnologie incentivate e installate grazie all’Ecobonus 65%?

In questi anni abbiamo assistito a un’evoluzione del mercato delle tecnologie incentivate dalle detrazioni fiscali del 55-65% e le soluzioni disponibili sono in grado di coniugare qualità, efficienza, innovazione, costi contenuti e adeguamento alle nuove normative.

Nel settembre 2015, l’entrata in vigore della Direttiva Ecodesign ha imposto che tutti i prodotti per il riscaldamento devono soddisfare requisiti minimi di efficienza energetica e sostenibilità ambientale.

L’obbligo, in prima battuta ha riguardato i produttori di caldaie, che dal 26 settembre 2015 non possono più immettere sul mercato modelli con rendimenti stagionali al di sotto di una certa soglia (di fatto i generatori non a condensazione), fatte salve le scorte  disponibili di caldaie tradizionali prodotte antecedentemente.
Questi obblighi hanno messo in moto il mercato della climatizzazione, e nel 2016 sono state vendute più di 530.000 caldaie a condensazione a gas, con un incremento del 70% circa rispetto al 2015 (fonte Assotermica).

Nel 2014 è stata introdotta la tariffa elettrica sperimentale D1 per i sistemi a pompa di  calore utilizzati in ambito domestico come fonte di riscaldamento primario, che ha portato a una crescita: a dicembre 2016, gli impianti a pompa di calore che usufruivano della D1 e che quindi venivano utilizzati in ambito domestico risultavano 16.000, tre quarti dei quali installati proprio tra 2014 e 2016, durante la fase di sperimentazione della tariffa.

Inoltre, circa il 60% di coloro che si sono dotati di pompe di calore e richiesto la tariffa D1 hanno anche installato l’impianto con un sistema fotovoltaico con scambio sul posto.
Il mercato 2016 delle macchine a pompa di calore utilizzate come impianto primario di riscaldamento è stimabile in circa 220.000 apparecchi, di cui 176.000 a split e  multisplit (fonte Assotermica).

Per quanto riguarda, invece, l’installazione dei pannelli solari termici, i dati Gse e Assotermica evidenziano un trend negativo che non riguarda però solo l’Italia, ma anche altri paesi europei.

Tra le tecnologie per l’efficienza maggiormente installate grazie all’ecobonus 65%, troviamo serramenti e facciate continue nel 2016 hanno raggiunto un valore di circa 4,27 miliardi di euro, di cui 2,75 nel settore residenziale e 1,52 in quello non residenziale, inclusi 485 milioni di euro di facciate continue (fonte: UNICMI).

Dal 2008 al 2016 si è verificato un cambiamento graduale delle quote di mercato dei tre principali materiali utilizzati per produrre serramenti: quelli in PVC sono passati da una quota di mercato del 16% nel 2008 ad una del 26% nel 2016, a discapito dei serramenti in legno; mentre quelli in alluminio non hanno subito nel tempo significative variazioni.

Il rapporto mette in luce come siano ingegneri, architetti e geometri le principali figure professionali coinvolte nella progettazione e realizzazione degli interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico.

Inoltre, rivestono un ruolo di responsabilità per garantire l’efficacia e la conformità dei lavori, sia nei confronti dei cittadini, sia nei confronti dei livelli minimi di qualità richiesta dal quadro normativo e dal mercato.

“Riteniamo che i risultati ottenuti meritassero di essere raccontati e valorizzati con aggiornamenti e analisi di mercato delle tecnologie incentivate. Enea, da quest’anno, ha deciso di realizzare un nuovo Rapporto sulle detrazioni del 65% poiché l’esempio di una politica virtuosa è diventato un driver formidabile per portare l’efficienza energetica nelle case degli italiani” ha sottolineato Federico Testa, presidente di Enea.

Elettrodomestici smart: è arrivato il linguaggio universale?

Gli elettrodomestici intelligenti stanno entrando nelle nostre case portandoci a una connettività sempre maggiore. Ma, davanti a utenti che cercano soluzioni sempre più semplici, come possiamo garantire che questa maggiore connettività non aumenti anche la complessità? Durante la Settimana Europea dell’Energia Sostenibile 2017, EEBus, Energy@home insieme con alcune aziende leader in Europa nella produzione di elettrodomestici hanno dato la risposta presentando elettrodomestici smart che non solamente parlano la stessa lingua, ma comunicano con sistemi per la gestione dell’energia all’interno di un ecosistema domestico integrato. Una soluzione che, assicurando una gestione intelligente dell’elettricità, può portare benefici in bolletta per i consumatori.

Uno standard comune per produttori diversi

EEBusEEBus ed Energy@home sono due tra le più importanti associazioni no profit che promuovono tecnologie energeticamente efficienti per la casa intelligente e per l’Internet of Things (IoT).

Nel 2014, durante la European Utility Week, avevano annunciato la volontà di collaborare per la creazione di un linguaggio comune e aperto che permettesse agli elettrodomestici smart di dialogare tra loro; l’obiettivo era quello di individuare soluzioni per una miglior gestione dell’energia all’interno della casa.

La collaborazione ha dato buoni frutti: a fine giugno, alla Settimana Europea dell’Energia Sostenibile 2017 a Bruxelles, hanno dimostrato che il linguaggio comune sviluppato permette realmente di far interagire diverse tipologie di elettrodomestici smart di marche differenti con un energy manager domestico. Sono stati mostrati diversi scenari di gestione della casa e le interazioni smart con la rete elettrica.

Le interazioni tra gli elettrodomestici e l’energy manager sono state attivate attraverso un linguaggio neutro chiamato SPINE (acronimo per Smart Premises Interoperable Neutral-message Exchange). SPINE, che è stato sviluppato da EEBus ed Energy@home per la comunicazione tra i dispositivi domestici, si basa su un modello dati chiamato SAREF (Smart Appliances REFerence ontology) sviluppato proprio per l’interazione tra dispositivi intelligenti sotto il patrocinio dalla Commissione Europea. La dimostrazione fatta apre la strada a una maggiore convergenza degli standard di comunicazione nel settore dell’energia e dell’automazione domestica, oltre a essere un importante passo in avanti che supera un certo modo di pensare per settori distinti, ad esempio: elettrodomestici da un lato e veicoli elettrici dall’altro.

Energy@homeQuesto nuovo linguaggio lavora con differenti protocolli di comunicazione e mira a garantire che gli apparecchi collegati, anche se provenienti da aziende diverse, siano in grado di comunicare costantemente sia tra di loro, sia con un energy manager domestico. Lo scambio di informazioni tra tutti i dispositivi collegati permette al sistema di gestire l’utilizzo di energia, ottimizzandolo.

Per esempio, approfittando delle migliori tariffe energetiche o degli orari di punta per la generazione di energia rinnovabile. Questo diventerà sempre più importante con l’evoluzione di reti energetiche intelligenti e un maggiore ricorso ad energie auto-prodotte come l’uso dei pannelli fotovoltaici.

I brand coinvolti

Il fatto che CECED abbia aderito alla creazione del nuovo standard è un ottimo punto di partenza. Dell’associazione fanno parte i maggiori produttori di elettrodomestici smart in Europa: Arçelik, Gruppo Ariston Thermo, BSH Hausgeräte GmbH, Gruppo Candy, Daikin, De'Longhi, Dyson, AB Electrolux, Gorenje, Groupe Atlantic, LG Electronics, Lieberhaus Hausgeräte, Miele & Cie. Groupe SEB, Vestel, Vorwerk e Whirlpool.

Dal canto proprio, EEBus è un’organizzazione no-profit con più di 65 membri attivi in tutti i campi della casa connessa, della mobilità elettrica, dell’energia e degli apparecchi intelligenti. I membri di EEBUS collaborano in vari gruppi di lavoro per creare un linguaggio standardizzato e comune per l’interoperabilità dei dispositivi connessi. Riscaldamenti intelligenti, veicoli elettrici, impianti fotovoltaici, sistemi intelligenti per la casa, gestori di energia e altri apparecchi possono così comunicare senza problemi nella gestione dell’energia. 

I cavi LAN Actassi sono conformi al Regolamento CPR

Schneider Electric presenta i nuovi cavi della gamma Actassi conforme al Regolamento Prodotti da Costruzione CPR 305/11, con marchiatura su guaina così come previsto dalla norma armonizzata EN 50575.

Il Regolamento Prodotti da Costruzione (CPR) disciplina – a livello europeo – i requisiti base e le caratteristiche essenziali che tutti i prodotti devono avere per essere installati in modo permanente nelle opere di ingegneria civile, per il rispettivo ambito di applicazione.

Il regolamento è stato recepito in Italia con la Norma CEI UNEL 35016, che fissa le classi di reazione al fuoco per i cavi elettrici e di trasmissione dati che consentono di rispettare le condizioni di installazione previste dalla Variante 4 della normativa CEI 64-8.

Con i nuovi cavi Actassi di Schneider Electric, gli installatori possono essere sicuri di disporre del prodotto aggiornato e conforme alla CPR entrata in vigore il 1 luglio 2017.

I cavi disponibili nella gamma Actassi rispondono alle esigenze specifiche e normative sia per gli edifici a uso civile (CEI 64-8 articolo 527 – ambienti ordinari), sia per gli ambienti a maggior rischio di incendio (articolo 751). 

Sono disponibili cavi dalla Cat.5e alla Cat.6 in lunghezze da 305 o 500 m con classificazione EuroClasse Eca; inoltre sono disponibili cavi Cat.6A fino alla Cat.7A in lunghezze da 500 o 1000 m, che dispongono di classificazione superiore EuroClasse Cca – s1b, d1, a1.

Approfondimenti

Articolo relativo a tutte le nuove norme in materia di cavi modificate per rispondere alla CPR 

Articolo sul Regolamento CPR