Come utilizzare la termografia?

termografia FlirPer meglio conoscere e utilizzare la termografia e le sue applicazioni, l’Infrared Training Center di Flir Systems organizza una serie di corsi di formazione destinati agli operatori del mondo della termografia.

Forte di un approccio formativo strutturato ed efficace, l’ITC cura la formazione degli operatori termografici insegnando gradualmente un corretto modo di ragionare per poter cogliere le significative informazioni costantemente presenti in un termogramma. Un obiettivo che raggiunge partendo dalle nozioni di base per poi crescere nel successivo percorso formativo in modo totalmente naturale, consentendo così di utilizzare a pieno gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia a infrarossi.

FLIR immagine termografica trasformatoriI corsi dell’ITC sono tenuti da docenti professionali tra i più esperti del settore della termografia, spaziano da quelli di certificazione a quelli sulle applicazioni avanzate e includono anche la formazione via Web oltre alla possibilità di contattare gli esperti nelle particolari aree applicative, e accedere a soluzioni personalizzate e servizi in loco.
In particolare, lo scopo dei corsi di certificazione ITC è quello di fornire al candidato tutte le informazioni necessarie per sostenere un esame che ne attesti le competenze acquisite, nel rispetto delle condizioni, delle procedure e dei requisiti stabiliti dalle normative nazionali e/o internazionali.

Partecipando ai corsi ITC è anche possibile entrare nella community on line dedicata, che consente di scambiare idee, problemi e soluzioni sul forum, di ricevere la newsletter mensile e tutte le informazioni sulle applicazioni della termografia ad infrarossi.

Come spiega Roberto Rinaldi, Manager ITC EMEA South East: «Un corso di formazione è il modo più rapido per entrare nel mercato del lavoro: consente agli operatori, o aspiranti tali, di imparare a conoscere la strumentazione, i parametri di misurazione e le potenziali applicazioni. Per l’ITC di Flir si tratta del modo più veloce per evitare grossolani errori d’interpretazione, che porterebbero a conclusioni errate: un corso di formazione è il modo più efficace per creare una rete di conoscenze tra gli operatori termografici, imparare di più su ciò che ha da offrire la community ITC e diventare dei professionisti, beneficiando delle conoscenze maturate, con istruttori professionisti, nell’esperienza sul campo».

All’indirizzo http://irtraining.eu/en/courses/course-schedule.html è possibile visionare il calendario dei prossimi corsi ITC di Flir Systems.

 

New entry nel mercato dell’energia solare

Wartsila energia solareCon le proprie centrali elettriche fotovoltaiche (PV) da 10 MW e oltre, e con quelle ibride, che comprendono impianti solari PV e motori a combustione, Wärtsilä ha deciso di entrare nel mercato dell’energia solare offrendo soluzioni fotovoltaiche appositamente studiate per la clientela industriale.

L’offerta, per entrambe le opzioni, integra le fasi di progettazione, le procedure di approvvigionamento e la costruzione (EPC).

Una decisione che è stata presa alla luce delle previsioni fatte da Wärtsilä di una rapida crescita nel mercato del solare, che dovrebbe portare a vendite annue pari a 300 milioni di euro nel 2020.

«Siamo entusiasti di espandere il nostro portafoglio con innovazioni sostenibili e di aiutare i nostri clienti a ridurre le emissioni di carbonio. Il solare su larga scala rappresenta un’ampia fetta di mercato e si prevede una quadruplicazione della capacità degli impianti installati, raggiungendo i 450 GW entro il 2025. La nostra competitività si basa su tre elementi: capacità EPC globale, un’ampia rete di vendita e assistenza e una clientela acquisita in 176 Paesi», spiega Javier Cavada, Presidente di Wärtsilä Energy Solutions.

In particolare, la società svedese è tra le prime a proporre centrali solari ibride dedicate ai clienti industriali, una soluzione che combina un parco solare PV con una centrale elettrica Wärtsilä Smart Power Generation ultraflessibile: due unità di generazione integrate che lavorano in perfetta sincronia per limitare il consumo di carburante da parte dei motori.

L’esordio sul mercato avverrà con un primo progetto per l’ammodernamento di una centrale Smart Power Generation da 250 MW, con sedici motori Wärtsilä 50D, in Giordania, che sarà affiancata da un parco solare di 46 MW, con la fornitura di moduli fotovoltaici installati su un’area di 81 ettari, di inverter, di sistemi di comando e controllo e di linee di trasmissione aeree.

Con questa nuova offerta, Wärtsilä si rivolge, in particolare, alle società pubbliche di servizi, ai produttori indipendenti di energia (IPP) e ai clienti industriali che operano principalmente in Africa, Medio Oriente, America latina e Sudest asiatico.

 

IP360, il videocitofono di Bpt non si pone limiti

IP360 Came BPTLa creazione e la gestione di una rete videocitofonica dipende generalmente dalla sua complessità ed estensione. Came ha risolto alla radice il problema realizzando IP360, il nuovo sistema videocitofonico Bpt creato per offrire prestazioni evolute in linea con i più moderni scenari residenziali, commerciali, industriali e terziari.
Basato su rete Ethernet e protocolli di comunicazione standard, IP360 non ha limiti applicativi consentendo l’utilizzo della videocitofonia Bpt all’interno di impianti multi-divisione: che si tratti di dispositivi del gruppo o di sistemi terzi, la comunicazione è assicurata grazie all’impiego di un linguaggio comune.
Tutti i dispositivi del sistema IP360 possono essere collegati su reti LAN già esistenti, senza l’obbligo di cablaggi dedicati. Il sistema utilizza la distribuzione Ethernet come struttura principale per la comunicazione, garantendo un’estensione pressoché infinita dell’impianto in termini di numero dei dispositivi collegabili, di dimensioni della rete e di chiamate in contemporanea audio/video.
Bpt ha inoltre sviluppato la app XIP Mobile per smartphone e tablet iOS e Android attraverso la quale gestire direttamente sul dispositivo mobile le chiamate audio/video provenienti da elementi del sistema videocitofonico digitale IP360. In più, con un semplice tocco, possono essere attivate le funzioni di apertura della porta, accensione luci scale, inserimento della funzione privacy video, ottenute attraverso la programmazione dei comandi ausiliari.
IP360 è completamente integrato con il nuovo sistema domotico Came Domotic 3.0, evitando così l’installazione di dispositivi aggiuntivi dal momento che il server domotico è anche il gestore delle chiamate da posto esterno.
IP360 Came BPT biancoIP360 può inoltre visionare le immagini di TVCC provenienti dal posto esterno o da telecamere sia di tipo tradizionale sia IP. Le possibilità di integrazione sono molte: in caso ad esempio di eventi di motion detection delle telecamere IP, possono essere generate azioni tipiche di un impianto di videosorveglianza (come l’accensione delle luci o la chiamata video verso smartphone e tablet).
Il sistema IP360 consente infine l’interfacciamento di dispositivi di terze parti provvisti di protocollo SIP, quali terminali domotici o centralini telefonici VoIP. Sarà così possibile ricevere la chiamata videocitofonica e attivare l’apertura di un cancello o di un varco direttamente da touch panel senza la necessità di avere un videocitofono all’interno dell’abitazione.

Smart city: illuminazione led modulare e innovativa

illuminazione led Phileo di Arianna 2Arianna – società specializzata nella progettazione e produzione illuminazione LED Made in Italy che sfruttano il brevetto sulla riflessione totale – presenta Phileo, il nuovo corpo illuminante per applicazioni stradali nato nell’ottica delle Smart city. Phileo, infatti, oltre ad essere led e garantire efficienza energetica è intelligente, smart, grazie al telecontrollo a onde convogliate o wireless.

Phileo è un prodotto studiato per ridurre i costi di gestione e manutenzione e per massimizzare il comfort visivo, è modulare, semplice da installare e soprattutto affidabile.

Rappresenta la soluzione per l’illuminazione di strade, piazze, parcheggi, in generale di aree urbane. Il design lineare e armonioso rende il corpo illuminante adatto a diversi contesti, inoltre garantisce uniformità di illuminazione.

La modularità è la caratteristica che lo distingue e lo rende versatile. Il riflettore è costituito da singoli moduli con una potenza installata che varia dai 17,5 W fino a 105 W a seconda dell’esigenza di montare da uno a sei moduli.

Si possono inserire più ottiche, simmetriche o asimmetriche, in modo da poter rispondere personalizzazioni richieste dai clienti. L’azienda, infatti, dedica particolare attenzione alle specifiche di progetto e propone soluzioni mirate di illuminazione LED che si adattano perfettamente al contesto installativo.
illuminazione led Phileo di Arianna

Le caratteristeche tecniche

Il riflettore è realizzato in lamina di alluminio rivestito d’argento a garanzia di una riflettività pari al 98%. L’utilizzo del riflettore, inoltre, permette di direzionare la luce in modo uniforme e solo in specifiche zone, in modo da massimizzare il risparmio energetico e il comfort visivo.

Phileo è anche facile da manutenere, infatti, ha un design tool free con apertura a clip, che rende più veloci e comode le attività di manutenzione.

Il brevetto sulla riflessione totale è una innovazione tecnologica nata dalla contaminazione con l’astronomia. Il sistema utilizza un riflettore all’interno del corpo illuminante che ha lo scopo di collimare i fasci luminosi del LED e direzionarli in maniera uniforme. I LED, in questo modo, sono nascosti alla vista e l’abbagliamento viene ridotto garantendo comfort visivo e risparmio energetico.

 

GecApp, una app per controllare la temperatura di casa

Gecapp antraciteL’offerta di cronotermostati Geca vanta soluzioni per ogni realtà – civile o industriale – ed esigenza.
Da oggi è disponibile anche GecApp Crono, pensato per essere comandato a distanza in modo semplice e intuitivo tramite un’apposita applicazione per smartphone.
Proprio come avviene quando si controlla la posta elettronica sul proprio telefono, da oggi con la stessa semplicità sarà possibile verificare lo stato della temperatura dei propri locali e modificarne i valori.
La nuova app, disponibile sia su App Store per dispositivi Apple sia su Google Play per quelli basati su Android, può essere abbinata ai cronotermostati digitali touch screen Gecapp Crono per monitorare e impostare i valori di temperatura desiderati. Qualora non si disponesse di uno Smartphone è comunque possibile gestire il GecApp Crono via SMS.

I Cronotermostati digitali GecApp Crono con tecnologia touch screen e display retroilluminato sono semplici da installare a parete o su scatola 503 e, grazie al fatto di poter essere comandati attraverso una semplice App, rappresentando la soluzione ideale per il controllo a distanza dell’impianto di riscaldamento.

Gecapp telecomandoDispongono inoltre della doppia modalità di funzionamento estate e inverno, utile per comandare sia impianti di raffrescamento sia impianti di riscaldamento. È sufficiente sfiorare la superficie del display per attivare la retroilluminazione e far comparire le icone di comando che consentono, oltre al controllo della temperatura, di variare il differenziale termico e di attivare la funzione di blocco delle impostazioni stesse.
Geca ha previsto anche il programma antigelo, attivabile e impostabile dall’utente o gestibile attraverso l’impiego di una sonda opzionale da 4 metri per la rivelazione della temperatura in remoto. I cronotermostati GecApp Crono sono infine dotati di un secondo relé che consente di replicare lo stato del cronotermostato su altri termostati o cronotermostati presenti nell’abitazione o di attivare/disattivare dispositivi e sistemi esterni come l’apertura o la chiusura di una valvola, un allarme ecc.

Come proteggersi dalle sovratensioni – Terza parte

Esempio SPD fulmini sovratensioniProsegue con questa terza parte l’analisi delle opzioni legate alla protezioni dalle sovratensioni. La prima parte è stata pubblicata a questo indirizzo, mentre la seconda a questo indirizzo.

La Norma prodotto CEI EN 61643-11, per i limitatori di sovratensioni connessi a sistemi di bassa tensione, ha introdotto la classificazione degli SPD secondo le diverse modalità di prova (I, II e III).
La classe di prova I è intesa a simulare correnti impulsive parziali condotte. Gli SPD provati secondo le modalità di prova di classe I sono raccomandati per l’installazione nei punti maggiormente esposti come, per esempio, all’ingresso di linee in edifici già protetti da sistemi contro i fulmini (LPS).
Gli SPD provati con i metodi di prova II e III sono sottoposti a impulsi di durata inferiore e sono generalmente raccomandati per l’installazione in punti meno esposti.
Alle classi di prova I, II e III corrispondono altrettante tipologie di SPD:

La Norma stabilisce in modo molto chiaro che cosa il costruttore deve, come minimo, fornire al fine di consentire l’identificazione del prodotto. Tra le informazioni obbligatorie vale la pena di ricordare:

–    Iimp per gli SPD di Tipo 1;

–    Imax per gli SPD di Tipo 2;

–    U0c per gli SPD di Tipo 3;

 

Mediante questi parametri è possibile scegliere e dimensionare correttamente gli SPD per ottenere un sistema di protezione adeguato come richiesto dalle Norme CEI 81-10.
La Norma di prodotto CEI EN 61643-21, per i dispositivi di protezione dagli impulsi collegati alle reti di telecomunicazione e di trasmissione dei segnali, ha, invece, introdotto la classificazione degli SPD per linee di segnale. A differenza degli SPD per le linee di energia, quelli per le linee di segnale spesso combinano la protezione contro le sovratensioni con quella contro le sovracorrenti.
Le caratteristiche essenziali per il loro corretto funzionamento sono:

Gli SPD sulle linee di segnale devono convivere con quelli presenti sulle linee di energia e sono collegati alla stessa barra equipotenziale.
Anche in questo caso possiamo affermare che la Norma di prodotto permette di identificare la protezione necessaria a soddisfare quanto richiesto dalla CEI 81-10 in virtù dell’analisi del rischio.

Protezione degli SPD

L’SPD potrebbe non essere in grado, da solo, di interrompere correnti di cortocircuito significative; deve, pertanto, essere protetto con un opportuno dispositivo magnetotermico o fusibile. La Icc da considerare per il dimensionamento della protezione è quella trifase o monofase e non quella F-PE.

Corretta installazione

SPD protezione sovratensioniL’installazione corretta di un sistema di SPD comporta una serie di operazioni molto semplici che, tuttavia, impongono di tenere presente la funzione svolta dagli SPD e le variabili che influiscono sulla loro prestazione.
Tensione residua (Ures): è la tensione di picco che appare ai terminali di un SPD a seguito del passaggio della corrente di scarica.
Livello di protezione (Up): è un valore che caratterizza il comportamento dell’SPD nel limitare la tensione ai suoi terminali, scelto tra una serie di valori preferenziali, e deve essere riferito a In oppure a Iimp o a entrambe.

Livello di protezione effettivo (Up/f): è il valore di tensione Up comprensivo della tensione induttiva (∆U) sui cavi di collegamento all’SPD. Se i cavi di collegamento sono attraversati dall’Iimp avente forma d’onda di corrente di fulmine 10/350, la caduta di tensione sui cavi di collegamento (che dalla fase conducono all’ingresso dell’SPD, e dal morsetto di terra conducono alla barra di equipotenzializzazione) è di circa 1 kV per ogni metro di cavo posato. È ovvio che la lunghezza dei conduttori di collegamento costituisce una variabile decisiva sul valore effettivo di protezione. Collegamenti lunghi vanificano la funzione protettiva degli SPD. Per ridurre la lunghezza dei conduttori di collegamento si possono utilizzare i morsetti degli SPD e realizzare delle connessioni “entra/esci”. Qualora questo tipo di connessione non sia realizzabile (a causa, ad esempio, della sezione dei cavi) si possono usare altri accorgimenti quali il sistema “entra/esci” per il solo collegamento al morsetto di terra, realizzando una connessione tradizionale sul morsetto di fase. Un altro metodo per ridurre la lunghezza dei collegamenti è di installare all’interno del centralino una barra di terra equipotenziale.

Applicazione industriale

L’impiego di SPD deve fare riferimento a una corretta valutazione del rischio

Nelle applicazioni industriali, l’impiego di SPD deve fare riferimento a una corretta valutazione del rischio, come indicato dalla Norma CEI EN 62305 (CEI 81/10), parte 2. Non esiste una soluzione univoca, perché sono molteplici le situazioni da affrontare.
Ci troviamo, infatti, di fronte a diverse possibili combinazioni di fattori quali il tipo di sistema di distribuzione, l’ubicazione delle cabine elettriche, le posizioni dei quadri elettrici e delle apparecchiature che s’intendono proteggere. Questi elementi devono, poi, essere confrontati con l’esistenza o meno di un LPS esterno posizionato sulla struttura esaminata, e con il tipo di LPS adottato: a maglia, a fune, ad asta, eccetera.
La Norma CEI EN 62305 (CEI 81/10), con le sue quattro parti, risponde puntualmente alle necessità progettuali di arrivare a fondo del problema tecnico sul quale il progettista intende indagare. I metodi di calcolo suggeriti dalla Norma e dagli Allegati consentono di determinare con attendibilità il valore delle frazioni di corrente di fulminazione che ci si aspetta in un punto prestabilito dell’impianto.
La Norma parla nello specifico di “Sistema di SPD”, questo significa che è in genere difficile risolvere i problemi delle sovratensioni utilizzando un unico SPD. Si dovranno utilizzare diversi SPD combinati e coordinati tra loro per il raggiungimento dello scopo finale, che è quello di “tenere le sovratensioni sotto i livelli di tenuta d’isolamento degli impianti e delle apparecchiature”. Questo è indispensabile negli impianti estesi che contengono le apparecchiature più diverse, dalla potenza ai segnali, alle trasmissioni dati.
Il sistema di SPD è composto da un corretto dimensionamento e coordinamento di SPD di classe di prova I (Tipo 1), classe di prova II (Tipo 2) e classe di prova III (Tipo 3).

Applicazione per circuiti di misura

CaviAl fine di ottimizzare i flussi produttivi, gli impianti industriali subiscono un continuo sviluppo tecnologico che porta ad avere un numero sempre maggiore di dispositivi elettrici ed elettronici atti al rilevamento e gestione dei dati di misura e regolazione.
In un ambiente industriale, le apparecchiature elettriche ed elettroniche di gestione, misura e controllo quali PLC, PC, HMI, DCS rappresentano un’area da proteggere necessariamente ed adeguatamente dai fenomeni di sovratensione, derivanti anche da fulminazione diretta o indiretta.
In un ambiente di automazione, i fenomeni di sovratensione, se non adeguatamente controllati ed attenuati, possono provocare malfunzionamenti alla strumentazione o addirittura guasti ingenti alla stessa.
Le conseguenze della mancata protezione da sovratensione della strumentazione possono arrivare a un processo produttivo a regime instabile, se non al completo fermo impianto. Ne conseguono interventi di manutenzione da parte del personale qualificato con i relativi costi di riparazione o sostituzione della strumentazione danneggiata.
Abbiamo due principali famiglie di segnali da e per il campo:

Per entrambe le famiglie servono opportuni dispositivi di protezione da sovratensione che combinano vari dispositivi elettrici ed elettronici passivi e attivi come: scaricatori a gas, varistori e diodi soppressori. Questi ultimi sono utilizzati proprio per limitare velocemente l’effetto della sovratensione in maniera sicura e, soprattutto, entro limiti di tolleranza accettabili dai circuiti elettronici della relativa strumentazione alloggiata a bordo macchina o impianto.

Applicazione per linee dati e telecomunicazioni

EthernetAnche per proteggere le reti di linee dati e telecomunicazioni valgono gli stessi principi e le stesse regole delle linee di alimentazione elettrica. La necessità di installare misure di protezione va valutata sulla base dell’analisi del rischio che consideri:

Gli eventuali SPD dovranno essere scelti conformemente alle Norme CEI EN 61643-21 e alle specifiche del sistema da proteggere.
Gli SPD vanno generalmente installati secondo un approccio a più livelli di protezione, nel punto di passaggio tra zone di protezione (LPZ) successive. Il primo livello di protezione, solitamente collocato all’ingresso dell’impianto, ha in genere lo scopo di proteggere l’installazione da danni distruttivi.
Qualora l’analisi del rischio ne evidenzi la necessità, sarà necessario utilizzare degli scaricatori di corrente atmosferica caratterizzati con correnti d’impulso 10/350 µs. La linea in uscita da tale dispositivo ha un livello di energia ridotto e diventa l’ingresso per i livelli di protezione successivi, che provvedono a ridurre ulteriormente i disturbo a livelli accettabili per le LPZ e le apparecchiature a valle. Vengono allora inseriti degli scaricatori di sovratensione (tipo 8/20 µs) rispondenti alle esigenze delle diverse interfacce.

 

Si ringrazia il Gruppo Limitatori di Sovratensione – ANIE CSI

Utilizzo dei gruppi statici di continuità (UPS)

Emerson Network Power UPSI gruppi statici di continuità (UPS, Uninterruptible Power Supply) sono necessari per la protezione e la continuità di carichi critici e preferenziali; per ottenere questo obiettivo possono essere installati in diverse configurazioni, intrinseche o impiantistiche, per potere garantire, oltre alla continuità di alimentazione, anche una maggiore affidabilità.

In questo primo articolo approfondiremo l’utilizzo di questi dispositivi, per individuare la soluzione installativa adeguata.

 

Configurazioni intrinseche

Monolitico: si intende un UPS a sé stante costituito di tutte le sue parti: raddrizzatore, inverter, commutatore statico di by-pass, by-pass di manutenzione; realizzato in uno o più armadi interconnessi fra loro. Nel caso uno dei componenti interni si guasti, per la riparazione è necessario disalimentarlo completamente, eventualmente spostando il carico sul sezionatore di manutenzione.
Modulare: si intende un UPS realizzato con vari moduli intercambiabili, addizionabili, rimovibili, sostituibili o riparabili mentre gli altri moduli continuano ad alimentare il carico; dotato di ingresso in comune, uscita in comune, spesso un unico commutatore statico di by-pass e un unico by-pass di manutenzione. Dotabile di batterie modulari o centralizzate. Come minimo ogni modulo di potenza è costituito da raddrizzatore e inverter. Potenze da pochi kVA a MVA.
Tower: dotato di una struttura autoportante, può essere dotato di ruote, nelle taglie fino a 60 kVA può contenere batterie, può essere accoppiato ad armadi batterie esterni. Può avere dimensioni che permettono di inserire l’intero armadio dentro un armadio rack 19″. Può essere realizzato con armadi identici agli armadi rack 19″.
Per Rack 19″: con dimensioni compatibili al posizionamento interno ad armadi rack 19″, talvolta dotato di guide di supporto opzionali; talvolta dotato di supporti per il montaggio come tower, in genere prevede batterie interne e cassetti di batteria esterni sempre per armadi rack 19″.

Configurazioni impiantistiche

Configurazione centralizzata: un unico dispositivo di grandi dimensioni che protegge l’intera infrastruttura. Vantaggi: maggiore efficienza energetica, un unico sistema da manutenere e monitorare, migliore controllo del raffreddamento e delle condizioni ambientali poichè collocato in locale tecnico, minor costo totale, ottimizzazione degli spazi occupati, maggiore aspettativa di vita sia per l’UPS che per le batterie. Svantaggi: maggiori costi di installazione e cablaggio, maggiore distanza dal carico da proteggere, singolo punto di guasto (problema risolvibile scegliendo installazioni ridondanti).
Configurazione distribuita: numerosi dispositivi di bassa potenza a protezione di gruppi di dispositivi o anche di singole apparecchiature. Vantaggi: facilità di installazione, facilità di ricollocazione dei sistemi esistenti, flessibilità del sistema, dimensionamento dedicato e vicinanza ai carichi da proteggere. Svantaggi: minore efficienza energetica, maggior numero di batterie da manutenere e sostituire, maggior numero di dispositivi da manutenere, eventuale estensione di autonomia o ridondanza più costosa, maggiore costo totale.

Configurazione UPS

Singolo: un solo UPS che alimenta tutti i carichi preferenziali o un carico preferenziale particolare (ad esempio uno generale che alimenta tutto un ospedale oppure che alimenta solo una Risonanza Magnetica).
In parallelo: si collegano in parallelo due o più UPS, ad esempio per ottenere una ridondanza N+1 e/o per aumentare la potenza disponibile, ad esempio 3 da 500kVA per alimentare un carico fino a 1000kVA con ridondanza 1 su 3.
Parallelo Distribuito: UPS dotati ciascuno di un proprio commutatore statico. I commutatori statici devono funzionare tutti in parallelo (talvolta si aggiungono induttanze interne a monte di ciascun commutatore statico).
Parallelo Centralizzato: viene utilizzato un unico commutatore statico centralizzato separato dall’UPS, non viene utilizzato quello interno ai singoli; prevede una affidabilità maggiore nel caso di un alto numero di UPS in parallelo.
Stand-by: particolare configurazione di collegamento con massimo 2 dispositivi, in cui l’uscita di uno alimenta l’ingresso di by-pass di quello a valle, il quale alimenta il carico preferenziale. Si utilizza solo per aumentare l’affidabilità e la disponibilità di alimentazione su un certo carico. Ridondanza 1+1. Possono essere utilizzati due UPS di costruttori diversi, in quanto non devono coordinarsi fra loro. La potenza disponibile è relativa a quello che alimenta il carico. L’affidabilità è simile a quella del paralello ridondante di 2 UPS, 1+1.
Doppio radiale: configurazione di impianto realizzabile quando i carichi o la maggior parte di essi sono dotati di doppio alimentatore. Separando il più possibile l’impianto in due parti speculari, a partire dal singolo carico fino a due diverse cabine elettriche con due diverse linee di media o alta tensione, si ottiene un valore di affidabilità e disponibilità elevatissimo. La separazione deve permettere che qualsiasi tipo di guasto su una linea (anche acqua e incendio) non abbia nessun effetto sulla seconda linea. Molto dipende anche dalla facilità e dalla rapidità della manutenzione. Negli USA è nata una classificazione chiamata TIER che con numeri da 1 a 4 indica la complessità, il costo e l’affidabilità dell’impianto (Riferimenti TIA 942, Uptime Institute).

Classificazione TIER UPS

Affidabilità: indica la capacità di funzionamento dell’UPS nel tempo.L’affidabilità viene spesso indicata con la sigla MTFB (Mean Time Between Failure).
MTBF: indica il tempo medio, espresso in ore (h) o migliaia di ore (kh), che intercorre fra un guasto e un altro guasto; per gli UPS con il termine guasto non si intende qualsiasi tipo di guasto, ma quello in grado di disalimentare il carico. Considera il valore di MTBF dei componenti interni e della tipologia circuitale interna, estendendosi a sistemi complessi di più UPS.
MTTR: tempo medio di riparazione, considera il valore dei tempi di riparazione in ore (h).
Disponibilità: è il rapporto fra MTBF ed MTTR; più  è  alto il numero di 9 del risultato più è alta la disponibilità.

Disponibilità UPS

Trasformatore: l’UPS fino ad alcuni anni fa utilizzava il trasformatore in uscita all’inverter per adattare la tensione dello stesso a quella nominale di uscita, migliorando la qualità della forma d’onda derivante da una frequenza di commutazione bassa. Inoltre, si posizionava un trasformatore con due secondari sfasati di 30° elettrici a monte del raddrizzatore per ridurre le armoniche di corrente generate dal funzionamento degli SCR, UPS di tipologia dodecafase. Gli UPS di più recente progettazione, utilizzando IGBT con commutazione a più alta frequenza, il booster per innalzare la tensione di batteria, un inverter al posto del raddrizzatore, o comunque un raddrizzatore con il ponte a piena conduzione (PFC), non sono dotati di trasformatori interni, riducendo ingombri e migliorando i rendimenti. I trasformatori possono essere ancora necessari, nell’UPS o nell’impianto, per esigenze specifiche tipo:

Nella seconda parte dell’articolo approfondiremo la valutazione delle protezioni elettriche, l’interfaccia con i generatori elettrogeni e gli accumulatori per l’immagazzinamento dell’energia da utilizzare in caso di mancanza rete.

 

di Lodovico Piermattei, consulting & solutions engineer
Emerson Network Power in Italia per ElettricoMagazine

Illuminotronica 2016: illuminazione LED, domotica e sicurezza

illuminotronica 2016Giunta alla quinta edizione, Illuminotronica, la fiera dell’illuminazione a LED, della domotica e della sicurezza che si terrà a Padova dal 6 all’8 ottobre 2016, si presenta fin da ora con un programma ricco di contenuti e d’iniziative speciali.

I prodotti, le soluzioni e i servizi per lo Smart Lighting, la Home Automation, la sicurezza e l’Internet of Things saranno i protagonisti della rivoluzione tecnologica “intelligente”, riunendo sotto una comune matrice tecnologica e in un unico momento d’incontro e di aggiornamento i mondi dell’illuminazione, della domotica e dell’elettronica, per far conoscere ai visitatori le possibilità tecniche e le opportunità professionali offerte da questi settori.

Un percorso di successo, come testimonia la crescita negli anni della mostra/convegno organizzata da Assodel (Associazione Nazionale Distretti Elettronica), che per l’edizione 2016 occuperà 2 Padiglioni (5 e 11) della Fiera di Padova.

La capacità di abbattere i consumi energetici non è il solo vantaggio che ha contribuito alla diffusione dell’illuminazione a stato solido: fondamentale sono stati anche la facilità di regolazione e la semplicità d’integrazione con le altre tecnologie “intelligenti”, un elemento, quest’ultimo che ha portato a non poter più considerare il LED come indipendente dalle altre soluzioni per la casa intelligente. L’influenza della luce sul benessere psicofisico delle persone (Human Centric Lighting) e la flessibilità del LED ne hanno fatto uno strumento imprescindibile per la progettazione degli scenari luminosi, mentre la domotica ha consentito di inserire i sistemi d’illuminazione all’interno della gestione e controllo degli spazi di relazione (abitazioni, negozi, uffici, ecc.), mettendola in contatto con le altre tecnologie del visibile, ovvero videosorveglianza e sicurezza, e con le soluzioni per la gestione dei consumi energetici.

Alla base del successo di Illuminotronica, questo percorso riunisce tutte le soluzioni “smart” e richiama numerose figure professionali che ogni giorno si confrontano sul mercato: le aziende, che propongono soluzioni innovative, architetti e progettisti, installatori, system integrator, tecnici professionali, rappresentanti della Pubblica Amministrazione, utenti finali alla ricerca della migliore soluzione per soddisfare le proprie esigenze.

Toccare con mano una Smart Home

Tra le iniziative speciali che affiancano i momenti formativi, le tavole rotonde, i workshop e i laboratori, nel padiglione 5 verrà allestito un ambiente dove conoscere e toccare con mano le più innovative soluzioni di domotica e sicurezza per la casa intelligente. Promossa dal Gruppo Hut di Assodel, con la supervisione e il coordinamento tecnico di KNX, in collaborazione con Casa su Misura Professional e CasaClima, offrirà l’opportunità di vivere direttamente i benefici di queste tecnologie e le opportunità di business per aziende e professionisti, facilitate anche dalle politiche di defiscalizzazione e dalle esigenze di riqualificare e rendere più efficiente il patrimonio edile italiano.

In questo contesto, il progetto Smart Hut, dopo aver portato le tecnologie per la Smart Home in giro per l’Italia con i roadshow della domotica, propone uno speciale percorso per gli installatori, con aree demo e corsi di formazione per il conseguimento del patentino europeo di Smart Pro, certificazione nata dalla collaborazione con ENEA, nell’ambito del progetto Bricks, destinato a valorizzare la transizione verso l’integrazione domotica dei professionisti.
In crescita, infine, i momenti che valorizzano tecnologie, innovazione, design in tutti i settori coinvolti dalla manifestazione padovana.

Tra questi:

Sonepar Italia prosegue il rinnovamento con un cambio al vertice

Sergio Novello Sonepar ItaliaLasciandosi alle spalle la crisi, Sonepar Italia guarda con ottimismo al futuro – grazie anche ad un fatturato 2015 di 500 milioni di euro, in crescita del 18% rispetto allo scorso anno – rinnovando il vertice societario, che ha visto alla fine di aprile il passaggio di consegne tra l’Amministratore Unico Carlo Mazzantini e Sergio Novello, già Direttore Generale dell’importante distributore di materiale elettrico italiano dal mese di ottobre 2015.

Il cambiamento ha coinvolto anche l’assetto dell’azienda, con una “governante” più snella e con il ripristino del Consiglio di Amministrazione, composto ora da Sergio Novello, Presidente e Amministratore Delegato, e da due Consiglieri Delegati, Donato Fiore e Piero Perrone, già dirigenti della società.

Un segnale chiaro di come l’Italia, dopo anni di contrazione del mercato elettrico (tra il 2011 e il 2014 la riduzione è stata del 24%), torni a essere una nazione nella quale il Gruppo francese che controlla Sonepar Italia intenda investire e consolidare la propria posizione di vertice nel nostro Paese.

Attualmente, l’attività di Sonepar Italia, iniziata nel 1988 con l’acquisizione della società di Padova Elettroingross e sviluppatasi poi costantemente negli anni attraverso la crescita interna e una serie di acquisizioni (l’ultima delle quali nel gennaio 2015 con l’acquisto del Gruppo Matel), conta su una copertura nazionale garantita da 91 punti vendita, presso cui lavorano oltre 1.200 dipendenti.

Sonepar Italia logoAll’insegna, quindi, dell’ottimismo le prime dichiarazioni del neo Presidente e Amministratore Delegato, che ha illustrato anche quali saranno le linee strategiche di sviluppo: «Ho trovato un’azienda solida con persone altamente qualificate e motivate ad affrontare nuove sfide. Il mercato nasconde ancora insidie, non illudiamoci. Ma gli assi di sviluppo su cui puntiamo ci sono chiari: Omnichannel retail, Key account e apertura al mondo digitale. A questo proposito, oggi possiamo offrire on line, nel nostro catalogo, oltre 350.000 articoli, di cui più dell’80% con immagini e schede tecniche di dettaglio. Noi crediamo fermamente nel mondo digitale e nelle capacità dei nostri commerciali, che non consideriamo solo semplici venditori, ma professionisti in grado di offrire soluzioni e consulenze, in particolar modo nel mondo del lighting, dell’automazione industriale e dell’efficientamento energetico. La nostra presenza capillare ci garantisce, inoltre, un servizio logistico con consegne entro le 24 ore su tutto il territorio».

 

Sistema di controllo miniaturizzato per gli apparecchi a led

Nimbus sistema di controllo minuaturizzatoNimbus Group, attenta alle richieste di professionisti e lighting designer, ha ampliato il proprio portafoglio prodotti con nuove soluzioni di illuminazione a led dotate di sistema di controllo.

L’elemento di controllo miniaturizzato, consiste in un variatore di luce controllabile tramite un’interfaccia 1-10 Volt, un’interfaccia DALI, il Nimbus Light Control o con la tecnologia Wireless IQ.

La tecnologia Wireless IQ permette di raggruppare le lampade formando gruppi luce specifici, grazie alla “swarm intelligence”. Il sistema di comunicazione radio permette la creazione di scenari luminosi. Inoltre, Le lampade dotate di questa tecnologia garantiscono elevata efficienza energetica, permettendo di illuminare gli spazi di lavoro in base alle necessità, tenendo conto della luce ambientale e della presenza.

La nuova serie di corpi illuminanti a led si caratterizza per l’installazione facile e rapida grazie al sistema di fissaggio magnetico brevettato da Nimbus.
L’unico elemento da fissare al soffitto è un anello metallico piatto su quale viene appoggiata la lampada per mezzo di tre magneti.

Le nuove soluzioni di illuminazione a soffitto presentano un profilo ultra-sottile: la testa, l’involucro e il sistema di controllo formano un’unica unità.

Nimbus_GroupInoltre, collegare le lampade all’impianto elettrico è davvero semplice grazie alla tecnologia plug and play con cavo di collegamento.

Sono a disposizione dei professionisti diverse tipologie di ottiche al fine di garantire il miglior risultato in ogni contesto installativo.
Ad esempio il pannello zigrinato Softlight Diffuser è una versione avanzata dei comuni diffusori in vetro acrilico dotati delle tacche coniche brevettate sempre da Nimbus. Grazie ai nuovi PCB LED e al pannello Softlight Diffuser in vetro acrilico traslucido, Nimbus ha eliminato i riflessi ottenendo una luce brillante e uniforme.

Le lampade a soffitto e a sospensione delle serie Modul Q Project e Modul R Project grazie al profilo sottile riescono a fondersi con l’ambiente circostante, per un’illuminazione efficiente dal punto di vista energetico e libera da riflessi.